The Falkenberg Legion | Pagina 2 | Cyberpunk | Forum

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The Falkenberg Legion
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Novembre 18, 2007 - 11:35 am

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E’ un’ora che stiamo percorrendo questi cunicoli nelle fogne, schivando i nostri inseguitori.
Un palmare, con segnati tutti i vicoli, ci sta semplificando il tragitto. Puntini rossi che indicano le squadre che stanno perlustrando i tunnel, sono molte, anzi troppe, per un gruppo di fuggiaschi senza importanza. Non sono truppe della polizia, troppo organizzate, troppo ben armate, sono uomini dell’Arasaka e tutti noi abbiamo più di un conto in sospeso con quella corporazione.
Adoro essere libera, è per questo che non mi è mai piaciuto essere un burattino nelle mani dei potenti; libera di poter fare ciò che voglio, libera di andare dove mi pare. Ora, sentirmi in trappola, bloccata da eventi costruiti da altri che mi crollano sulla testa, non mi va, non lo sopporto.
Ma quando è iniziato tutto? Quando è cominciato quest’incubo?
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---
Era una notte buia e tempestosa…
Cominciavano sempre cosi le serate da una settimana a questa parte, come un vecchio holofilm del terrore.
Un'altra notte di pioggia con continui blackout, un'altra notte che non posso dedicare ai miei lavori straordinari.
Non amo stare sola in notti come queste, non perché m’infastidiscono, ma perché non mi piace stare senza far niente.
Un giro in moto è quello che ci vuole per distrarsi, una cavalcata libera, una cavalcata senza meta.
Le strade sono quasi deserte: solo poche macchine circolano con questo tempo infernale, le strade sono buie e sgombre, si odono solo rumori di sirene in lontananza sfrecciare per la città.
La pioggia scende fitta e s'infrange sulle strade; riesco a sentire il peso di quelle gocce d'acqua spinte dal vento che mitragliano il mio corpo, indietro, sulla sella, nonostante la bassa velocità che tengo per non perdere il controllo del mio destriero.
Il cielo funesto è dipinto a tinte scure, grigie e nere… un cielo triste, un cielo ferito e piangente.
Fioche luci dai locali riescono ad infrangere la coltre di pioggia che mi separa dalle loro vetrate, emanate probabilmente da lampade d’emergenza o candele.
Nemmeno cavalcare libera per le strade mi porta conforto, ho bisogno di compagnia, ho bisogno di pensare a qualsiasi cosa per riempirmi la mente.
Ma non qui, non nel quartiere corporativo. Qui ci sono solo stucchevoli persone che si nascondono dietro a comportamenti di una falsa, antica nobiltà.
Devo allontanarmi dal centro, voglio trovare un posto accogliente e magari amichevole.
Ma non riesco a pensare, il grigiore che mi circonda sembra avermi pervasa.
Ombra nella notte.
Una svolta a destra, una svolta a sinistra, mi sembra d’essere come una cavia in un labirinto senza una meta da raggiungere.
Finalmente un’insegna conosciuta, un locale familiare dove fermarmi, dove non sentirmi sola.
La porta automatica è fuori uso per via del blackout ed un cartello appeso al vetro indirizza i clienti a quella di servizio.
Un'ombra scura passa davanti alle vetrate, ma la fitta pioggia e l'oscurità all'esterno la rendono totalmente invisibile agli occhi di chiunque.
Un refolo di vento gelido irrompe attirando l'attenzione su quella figura vestita di nero. Il locale è quasi vuoto, solo tre tavoli sono occupati. Il vento all'esterno fattosi più forte, costringe l’ombra appena entrata ad aiutare la porta a richiudersi.
Passi piccoli e lenti la portano davanti al bancone dove si siede sullo sgabello d'angolo. Appoggia la borsetta sul bancone, si toglie il casco scoprendo il suo volto e l’addossa alla prima.
Il barista che, spalle alla sala, non aveva minimamente dato bada alla persona che era entrata, dice:
“ Allora cosa posso servire a questo bellissimo angelo?”
“ Dammi il solito FixIt”.
Chinandosi sotto il bancone il barman ne riemerge con un bicchiere colmo di un liquido biancastro. “Lo sai che questa roba ti fa male. Se non al tuo fisico, sicuramente al tuo portafoglio”.
“Lascia stare il portafoglio, per ora non ho di questi problemi”.
“ Giornata cupa!”
Lasciando scivolare la giacca di pelle, che l'aveva protetta dalla pioggia, giù dalle spalle fino a terra la ragazza scoprì un corpetto dall’ampia scollatura.
“Sono qui per rubare i tuoi raggi di sole e farli miei”.
“Mmmh, una ladra nel mio locale, ma bene! Ma dove credi che li possa nascondere i miei raggi di sole in una giornata come questa?”
La ragazza si sporge sul bancone allungandosi verso l'uomo e portandogli la mano al petto risponde con voce calda e sensuale.
“Qui! E ho intenzione di rubarteli tutti”.
I due rimangono in silenzio per qualche istante fissandosi negli occhi come due pistoleri prima di una sfida, poi scoppiano a ridere. E’quello che la ragazza sta cercando, un po’ di rumore nel vuoto di quella giornata cosi buia.
“Allora, come vanno le cose nel bel mondo delle Corp? Ti trovi bene?”
“Diciamo che m’impegnano le giornate, ma non è tutta questa meraviglia, è abbastanza monotono anche se ora lavoro molto da casa; lo sai che la cosa che preferisco di più è stare con i miei amici”.
“ Fammi pensare… Amici? No, oggi non ho visto nessuno dei tuoi amici” commenta l’uomo sogghignando .
“ Mmmh… peccato!” Facendo spallucce “Ecco perché non mi trovo qui ora, ...”
“ Scusami un momento”.
La suoneria del cellulare di FixIt interrompe il dialogo dei due; l'uomo risponde e si allontana dirigendosi verso il retrobottega lasciando la giovane sola a sorseggiare la sua bevanda.
Una donna provocante come lei però non è passata inosservata ed un uomo seduto ad un tavolo si alza e le si avvicina ciondolando.
“Posso offrirti da bere?”
“No grazie, sono già servita.” Risponde la donna senza neppure voltarsi.
“Che ci fa una ragazza tutta sola in un posto come questo?” Chiede toccandole il fianco.
“Credo che stia bevendo qualcosa, non le pare?”
“Su, dai, bellezza! Conosco un bel posto qui vicino, che ne dici di fare un salto?”
“Ci puoi andare da solo!” Risponde lei scostando bruscamente la mano dal suo fianco.
Il modo grezzo, scontato e goffo di quell’uomo non merita nemmeno uno sguardo.
L'uomo ci riprova due, tre volte ma senza nessun risultato, la sua espressione cambia ed estrae un coltello puntandoglielo contro, ma nella sua frenesia non si è accorto che il gestore del locale è rientrato e da sotto il bancone ha estratto una pistola a canna lunga e gliela sta puntando alle spalle.
“Qualche problema?”
“Non t’impicciare, barman.”
Un tossire di FixIt richiama l'attenzione dell'uomo sulla minaccia incombente, poi le parole violente che seguono spingono l'uomo a saldare il conto e ad allontanarsi nel minor tempo possibile dal locale.
“Ti ringrazio FixIt, ma lo sai che mi so difendere da sola.”
“Sì certo che lo so, ma non vorrai mica che non mi faccia notare quando nel mio locale c'è un bel pezzo di figliola come te? Pensa alla mia reputazione, ne risentirebbe moltissimo.”
“A proposito della tua reputazione ...” La ragazza cerca nella borsetta “... non è che per caso mi potresti procurare qualche colpo di questo calibro?” Chiede, porgendogli un bossolo.
“Fammi vedere ... mhhh. Proiettili di grosso calibro! Ti stai dando per caso alla caccia grossa? Devi stendere un elefante?”

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“No! A dire il vero sto cercando colpi un po’ particolari come fumogeni, abbaglianti ed Emp. Quelli normali mi sono già arrivati nella cassa con l'arma.”
“Beh, sì, per domani dovrei riuscire a farteli avere. Quanti te ne servono?”
“Bah, credo che un centinaio per tipo dovrebbero bastarmi.”
“Nessun problema, angelo mio, per domani te li faccio avere.”
“Sei un tesoro FixIt, ...”
Dicendo questo Consuelo si sporge di nuovo sul bancone e, appoggiate le mani sulle guance di FixIt, avvicina a sé la testa e lo bacia sulla pelata tatuata. Nonostante il grande rispetto che porta per la ragazza, l’uomo non può evitare di posare gli occhi sulla scollatura che le si apre sul corpetto.
Poteva sembrare provocante o senza pudore, ma nel mondo in cui viviamo, con tutti questi congegni spia che ti possono guardare in qualunque momento ovunque ti trovi, effettivamente il pudore è qualcosa senza senso ormai, un sentimento del passato.
“...su di te si può sempre contare.” Lo guarda dritto negl’occhi
“Beh! Se non fosse cosi, non avrei clienti come te, giusto?”
“Certamente. In questo periodo mi sto annoiando un po’, non è che hai anche qualche lavoretto nuovo da propormi?”
“Forse si, ho un cliente che sta cercando una squadra, sto valutando chi mandargli e le tue abilità potrebbero essere molto comode.”
“Bene! E chi avresti intenzione di affiancarmi?”
“Ho in mente di proporgli una squadra ben assortita, con alcuni hai gia lavorato, ma sono ancora indeciso su uno ...
Il dialogo tra i due prosegue e presto il locale si svuota, la speranza è che spiova, ma il tempo non volge al meglio, costringendo Consuelo ad accettare l'invito di FixIt a passare la notte da lui nella stanza sopra il bar.
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I remember now!
Siamo oramai prossimi alle coordinate dateci da Falkenberg, siamo nella zona dove “l’Esercito di Argilla” sta combattendo, non so niente su di loro tranne che sono tutti cinesi, … forse è questo che ci rende deboli, siamo troppo legati alle nostre origini razziali: cinesi, giapponesi, ispanici, africani, …

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22
Novembre 18, 2007 - 6:10 pm

Era lì di traverso, in una postazione. C'era una certa deferenza in ogni suo gesto, qualcuno gli si avvicinava, qualcuno non gli si staccava. Era in una postazione di comando. Come ogni militare, era nel suo quadro operativo, il suo quartier generale era là intorno, non c'erano telefoni eppure ce n'erano, non c'erano furieri e comunque i porta ordini eseguivano. Era su un campo mobile in assetto di strategia di premeditata constatazione dell'evento imminente. Nessuna scrivania, nessuna mappa, nessun tabulato, nemmeno un muretto dietro il quale rannicchiarsi nel caso di un "Incoming" improvviso. Un passo dopo l'altro come se marciasse alla parata di un galà per i ministri di stato, nessun saluto, nessun attenti a destra, nessuna mano tesa sopra l'occhio. Niente bandiere, niente simbolismi in mostra, niente divise uguali, nienti guanti bianchi e passi al ritmo di fanfare. Niente bandierine di ragazzine affascinate da divise stirate e pulite, niente vecchi con alabarde piene di medaglie. Era in una postazione di comando mobile. A passo veloce. Giberne con caricatori due pistole, un fucile con ottica svizzera, un fucile d'assalto di origine sovietica, una mitraglietta israeliana, due pugnali, due pistole, due granate, uno zaino tattico da combattimento sulla schiena.
Si mordeva il labbro di tanto in tanto. Forse escludeva ogni tipo d'attacco per ora, però dava l'impressione di covare qualcosa, di avere un asso nella manica. Solo uno forse, ma certo avrebbe saputo dare fastidio su una mano. E forse aspettava solo una mano più propizia, più ghiotta, più ricca, più importante strategicamente, una mano decisiva. Non era diventato un generale, non avrebbe potuto sperarlo nemmeno. Uomini come lui, hanno poco di politica, ma molto di strategia, e che un soldato non arriva al compromesso di un ministro o di un generale. Il soldato ha la sua strategia in guerra, e la strategia in guerra è perseguita con un'unico sistema di vittoria. La rimozione. Rimozione terrena. Eliminazione fisica del nemico, ed il nemico è chiaramente quello che è nemico. Divisa, elmetto, fucile, scarponi, zaino tattico.
Oggi era solo guerriglia, azione di disturbo di una strategia iniziata secoli or sono in Spagna; le gang si erano separate in piccole mille azioni di disturbo.
Sono sempre state egli elementi incontrollabili, esse non hanno alcuna intenzione di sacrificarsi, ma fare un po' di casino contro qualche piccola pattuglia, contro qualche auto in transito, una banca, un posto di polizia, solo continui e disorientati effetti disturbanti alla quiete del vecchio mondo addormentato da talk-show subliminali, da soap ipnotiche, da news-gossip.
Ingaggio rapido. Disingaggio ultra rapido basato sulla conoscenza del territorio della gang.
Strategia della guerriglia, del disorientamento, colpire, fuggire, dileguarsi, riassemblarsi, colpire, fuggire, dileguarsi, riassemblarsi.
Migliaia di cellule impazzite che hanno sentito l'ordine silenzioso.
Operazione Cancro Mutogeno!
Ha sempre funzionato per anni. Impossibile da fermare.
Il cancro uccide. Per uccidere il cancro devi uccidere tutte le cellule, non sono quelle d'origine, non funziona uccide la testa, muore il corpo, ormai è iniziato, ormai il male è diffuso. Ogni minuto che passa, è più irreversibile.[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Stuart Falkenberg

Non un generale; il generale ha paura del cancro; un generale non userebbe la guerriglia, ma forse un colonello sì!

Ramirez lo aveva analizzato tatticamante ed aveva fatto delle scoperte: Virgil non sapeva dei contatti avvenuti con colonello ed il suo gruppo, quindi non tutto era diffuso. Le gang non sapevano tutto, sapevano quello che bastava e non tutti i loro leader dovevano per forza esserne a conoscenza. La struttura era quello dell'esercito che muove e si divincola al contempo. Approvò.
Aveva immaginato il suo gruppo. Lo constatò. Inconsciamente lo aveva fatto. Forse ora sarebbe stato così. Forse quelle ragazze ed i ragazzi lo sarebbero stati.

Come avevano parlato bene certi telegiornali che già archiviavano le vittime della guerra e vedevano tutto con una semplice retrospettiva. Come avevano spezzato le realtà in una giusta occasione di accadimento per causa di forze inevitabili ed incontrollabili. Dove era finita tutta quella forza di determinazione dedita alla distruzione?

Nella lunga guerra sudamericana l'esercito americano composto in parte anche da mercenari dell'Arasaka, utilizzò la guerriglia, che però creò un effetto collaterale ritorcendoglisi inevitabilmente contro. Non racconteremo qui delle diserzioni e dei clamorosi volta spalle addiruttura di squadre, plotoni, o battaglioni interi che si disperdevano nella macchia della giungla. E' comunque documentato che in taluni casi quei combattenti sono stati uccisi o avvistati in azioni di disturbo contro l'esercito degli "States" regolare.
La più lunga guerra "Americana" mai sostenuta nella sua storia ha fatto crollare gli ultimi tentativi di "un grande stato americano" portandolo ad essere nemico di tutti i continenti della terra. Tutti i paesi del mondo lo condannarono ad atti incivili e sovversivi alla pace mondiale.
L'O.N.U decise pure un embargo nei suoi confronti, revocandolo però dopo tre mesi.
Gli eroi americani che combattevano la guerra furono in gran parte di origini ispaniche, taluni senza ancora il certificato di cittadinanza americana. Seguono i cinesi ed asiatici, quali indiani, sia mussulmani che indi, e giapponesi che diedero un grande rilancio agli scontri.
Australiani, cittadini della Gran Bretagna e dell'Irlanda, del Sud Africa, della Spagna, della Francia, della Romania, dell'Ucraina, della Russia, della Costa d'Avorio, del Congo, dell'Arabia Saudita partirono per il Sud America, alcuni arruolandosi nell'esercito americano per guadagnare denaro, medaglie e gloria ed altri proprio per combatterlo. Per combattere l'imperialismo di un paese che doveva assolutamente decidere di cambiare linea.
La politica di dominazione tecnologica era fallita, quella di dominazione economica sulla valuta era fallita, quella delle risorse energetiche pure.
Restò quella militare.
L'esercito militare fu al suo massimo per i primi due anni, poi crollò.
Sei portaerei furono affondate, alcuni sottomarini scomparvero, forse rubati, forse ammutinati, forse venduti. 46 incrociatori furono colati a picco da azioni di sabotaggio mai chiarite; lo stesso accadde per 106 fregate, 67 cannoniere, 29 motosiluranti, 34 gasiere, 29 petroliere, 30 elicotteri nella base di Guantanamo, una decina di piroscafi, e 24 motovedette della guardia costiera. Tutte queste azioni a tuttora poco chiare contribuirono al cedimento delle forza logistica nel Sud America.

Stuart Falkenberg è lo stratega alla vigilia di una nuova guerra.

Edgar Ramirez si chiese che cosa l'avesse mantenuto in vita? domanda verso se stesso, verso un Fixit, verso un Virgil, verso una Dizzy Flores e Scott Foley oppure Robert Morales... anche loro erano nella lista dei morti, della dispersione, della scomparsa, della K.I.A. della fine dell'orizzonte. Altri Spettri dalla Giungla degli Indios!
Perché? si chiese. Perché era... Era quasi tornare a casa?

Eppure non sapeva di una sera di natale con l'albero nel porto di Cork!

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23
Novembre 19, 2007 - 6:31 pm

Un dolore sordo alla testa mi tormenta, alzo la mano per massaggiarmi le tempie e mi rendo conto d’essere stanco, infinitamente stanco.Faccio due calcoli, è dal funerale di Carlos che non ho dormito, sommato a quest’interminabile giornata fa sì che sono di nuovo costretto a prendere degli stimolanti.
So che se continuo rischio di diventare dipendente, la cosa più fastidiosa è il saperlo, ma non posso farne a meno, nell’attesa che faccia effetto provo a mettere ordine nei miei pensieri.
La costruzione della macchina ha assorbito quasi tutto il mio tempo, i turni al Trauma Team, il resto.
Non so come sono riuscito ad assumere Wendy, [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
né come ci siamo separati, tutto si è svolto in maniera caotica.
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Io e Consuelo avevamo appena finito di controllare le specifiche l’uno dell’altro, che questa come chiamarla guerriglia urbana, guerra, si direi che guerra è la parola esatta è scoppiata.
Il governo degli Stati Uniti è in guerra con le bande della nazione, e dalle notizie che circolano sui canali del governo, hanno portato un attacco in contemporanea ad Urania, la stazione orbitale, che in orbita stazionaria si trova esattamente sulle nostre teste. In più sembra proprio che le mega corporazioni abbiano approfittato della situazione per assumere il potere, insieme al presidente hanno pieno potere decisionale, in pratica di fatto sono uno stato nello stato.
Arasaka, Militech, Orbital’Air, hanno fatto fronte comune, mentre stranamente è rimasta in disparte senza prendere posizione la SunTech.
La Trauma Team invece è rimasta fedele al dio denaro, come mi sto accorgendo a spese della mia etica professionale, sono costretto a non poter soccorrere i feriti se non hanno la tessera, e molto spesso devo prendere sul flyer solo feriti leggeri mentre intorno a me è una carneficina, comincio a pentirmi di aver lasciato i miei amici, insieme a loro sarei stato più utile ed ora avrei meno rimorsi, e meno angoscia.
Dannazione per un po’ ero riuscito a non pensarci, l’angoscia per la loro sorte cominciava a divorarmi di nuovo, il tutto era cominciato con una chiamata per appurare le condizioni di una squadra di soldati Arasaka, che stavano trasmettendo alla centrale dei dati indecifrabili sulle loro condizioni vitali.
Procedura standard di sbarco, la sorpresa era che i dati venivano dalle fogne, strano che diavolo facevano li?
Sceso di sotto con la squadra scopro che le letture dei dati mi portano ad un mucchietto di cadaveri che stanno diventando banchetto per topi, e i dati provengono dai topi, ci credo che sono strani.
Mi guardo attorno, poco oltre i cadaveri ce un crollo dovuto a del plastico, tutto intorno ai corpi proiettili ed armi abbandonate un po’più in la dell’altro sangue, dalla quantità sembrerebbe che chi lo ha perso abbia una ferita molto seria.
Tutto l’insieme fa pensare ad uno scontro nelle fogne dove la peggio l’hanno avuta i soldati, ma la scena mi è troppo famigliare il plastico ed i proiettili mi ricordano,
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Consuelo e Greta, Li e Ed, cosi con una banale scusa prendo un campione di quel sangue che di sicuro visto la posizione non appartiene hai morti, e appena posso mi riprometto di esaminarlo.
Cosa che puntualmente feci 20 minuti dopo in un break di tempo tra un soccorso e un altro, purtroppo non mi era sbagliato il sangue apparteneva a Greta.
Cosi con molta cautela decisi di rischiare di mettermi in contatto con il gruppo con la ricetrasmittente che Consuelo aveva preparato allo scopo. Con sollievo ottenni risposta, si erano feriti, ma per il momento se la stavano cavando. Cosi diedi loro istruzioni che in caso di bisogno usassero la scheda che Consuelo aveva predisposto per il gruppo, ed io avrei fatto in modo di rispondere alla loro chiamata è recarmi sul posto.
Lo stimolante ha finalmente fatto effetto, il dolore alla testa dovuto ad un colpo del calcio di pistola della polizia, stava lentamente scomparendo, ma l’angoscia di ricevere il segnale di quella tessera mi stava divorando sempre di più, e purtroppo per quello esisteva un unica cura, riunirmi a loro.
Si ma come?

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24
Novembre 24, 2007 - 12:06 am

"Ci vediamo alle dieci e mezza-undici"dissi prima di chiudere la chiamata.Bene anche questa era fatta,il tizio alla GlobalCom era stato di parola(non che avesse scelta).
pensai,mentre mi avviavo verso il mio albergo.
Quello che restava del cingolato era ormai una carcassa annerita e,dandogli un ulteriore occhiata sicuramente con niente che valesse la pena di raccattare,anche i cadaveri erano stati spogliati delle armi e armature,cosa che venne confermata quando vidi uno degli Elvis venirmi incontro con un elmetto della TechPol in testa.
"Peccato che tu non c'eri,è stato grandioso avresti dovuto vedere le loro facce mentre Rico faceva saltare l'autoblindo,proprio un attimo dopo che avevano suonato alla porta"mi disse,dal canto mio domandai come stessero gli altri"Jack e Mendoza si sono beccati un paio di colpi ma niente di grave,e il figlio del Sol Levante è un grande nel corpo a corpo,tre di loro erano riusciti sfondare il perimetro e lui era li che li aspettava.Ha scisso il primo in due"disse mentre pensavo a quando mi sarebbe costato di pulizia"e gli altri due che restavano hanno aperto il fuoco,credimi non so cosa cosa si è fatto montare,ma quel tipo danzava tra i proiettili,io ne ho fatto secco uno e l'ultimo che restava bhè direi che carne trita è un termine adeguato."
Lo salutai e mi diressi verso l'infermeria,per fortuna oltre che di fucili e munizioni avevo fatto scorta anche di kit medici,uno del gruppo se ne intendeva abbastanza da eseguire qualche piccola operazione e l'estrazione dei proiettili rientrava nelle sue capacità.Salutai Elvis e chiesi delle condizioni dei suoi:
"Tutto a posto,solo un paio di buchi,e il poliderma ha bloccato la maggior parte del danno".Gli chiesi se poteva accompagnarmi mentre facevamo il giro dell'albergo"no prob"rispose.
La maggior parte dei colpi non aveva causato danni,ma in un paio di locazioni avevano colpito il sistema elettrico,rendendo inutilizzabile una parte dell'albergo.Altri soldi da spendere,pensai mentre con un Dpad facevo il conto delle riparazioni.Finito il giro salutai la truppa e mi diressi nella mia stanza per poter finalmente stendermi per qualche ora prima dell'appuntamento con Ed.
Il mattino dopo mentre avevo già tirato fuori la moto per andare al luogo dell'incontro,mi arriva questo messaggio:

Ciao mi dispiace,ma non posso venire.
Ed

Scaraventai il cellulare contro il muro,

153 Messaggi
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25
Novembre 30, 2007 - 1:49 pm

Tornare a casa.

La sensazione di tensione e dolore, mi era cresciuta dentro sempre di più. Non era una giungla, ma mi pareva di essere in uno di quei piccoli villaggi a ridosso tra la grande città e la giungla primordiale amazzonica, a metà tra una valle ed una montagna. Incredibilmente mi sentivo vivo.
Avevo preso l'abitudine, di accarezzarmi il braccio alieno, delle volte lo guardavo, altre, aprivo e chiudevo la mano a pugno. Non avevo il coraggio di provare a serrare una lattina, non avevo il coraggio di provare a ferirlo. Ero solo contento che facesse quello che pensavo. Osservavo Greta, convalescente come me. Era come se ci sorridessimo in certi momenti. Era una piccola gara tra il suo corpo ed il mio. Uno di noi due sarebbe stato in piedi prima dell'altro ed io sapevo che sarebbe stata lei. Non sono mai stato uno forte di salute, ma forse questa volta l'avrei spuntata. Forse questa volta qualcosa sarebbe cresciuto in me.
Questa era la tensione.

La mia squadra era stata uccisa nella giungla. Non ero il capo-squadra ed all'epoca volevo solo avanzare di grado, avere in pugno la situazione, il comando. Volevo essere il comandante, avere acesso ad un numero più elevato di informazini tattiche, non volevo essere solo il bravo soldatino di piombo da linea di infiltrazione che falcia nemici in quantità eseguendo ordini poco chiari. Volevo avere un piccolo comando. Dare la sicurezza e la forza alla mia squadra per colpire con precisione i nemici. Ora vedevo più chiaramente cos'ero in quel periodo della mia partecipazione alla guerra nel centro-sud america. Ed ora ero più sicuro della mia scelta a San Francisco, avevo le idee più chiare; avevo? ho; ho imparato molto, credo di essere cresciuto. Il fatto di non essere solamente una squadra della morte che spargeva terrore nelle retrovie nemiche mi sollevava il cuore, ma un'ombra mi si calava nei pensieri. Tutta questa coscienza di me, del mio gruppo, della nostra scelta, era offuscata dalla possibilità che tutto scomparisse. Qualcuno si sarebbe fatto male, forse qualcuno sarebbe morto, forse tutto sarebbe stato vano come un lume nel cimitero.
Questo dubbio mi faceva deglutire a fatica tutto ciò che accadeva. Steso nella branda da campo in convalescenza, sentivo le voci di combattimenti in diverse zone attorno alla baia, sentivo spari immaginari e grida. Immaginavo ripiegamenti e fughe tra auto in fiamme, sangue, botti di granate e mortaio, tra calcinacci e scarichi fognari. Odori di pirite, di carne bruciata, schiacciata, perforata, mutilata. Pensavo a tutti noi del gruppo lì nel mezzo ad arrancare tra la vita e la morte.
Questo era il dolore.

Tornare a casa.

452 Messaggi
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26
Dicembre 18, 2007 - 11:08 am

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

Sfiorò un punhto imprecisato della scrivania e una porzione di aria di fronte a lui iniziò a vibrare impercettibilmente, solleciata da un campo di contenimento, immediatamente dopo si materializzò una schermata sospesa ad una decina di cenimetri sopra il piano dello scrittoio.
Sorrise gelido scorrendo con lo sguardo le informazioni.
Sfiorò nuovamente la tastiera a infrarossi che veniva direttamente proiettata di fronte a sè e attivò il vivavoce.
"Kenji san?"
Srride nuovamente.
"Sono lieto di confermarle che due dei paccheti sono stati recapitati."
Sfiorò con le dita il display sospeso di fronte a lui ed evidenziò alcuni flussi di dati.
"Si, quanto basta."
Silenzio.
"No, non credo sia il caso di agire tanto presto, abbiamo acquisito un vantaggio tattico non indifferente...vale la pena di farlo fruttare al massimo."
Una breve risata.
"Si...si....finché serve li teniamo vivi poi ci libereremo della loro fastidiosa presenza."

289 Messaggi
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27
Dicembre 18, 2007 - 4:06 pm

Le riparazioni dopo tre giorni erano state ultimate,e come ciliegina sulla torta ero riuscito a "recuperare
alcune corazzature per rinforzare passaggi critici sempre osservato da Hiro che mi guardava lavorare
con una bibita in mano.
La sera,dopo una doccia sonica e stanco morto mi diressi al frigo e poi alla poltrona,c' era la finale di Fightball
(buffo,nemmeno una guerra civile riesce a bloccate un campionato)e ci sprofondai dentro.
Accesi l'olo tv giusto per vedere la sigla di apertura del programma,a metà del primo tempo i Chainsaw Warrior stavano conducendo il gioco per dieci a sette (e un paio di fratture)contro gli Avalon God,finii la lattina e mi alzai a prenderne
un'altra quando sentii un rumore alle mie spalle:
"Buonasera chiunque tu sia,vuoi una birra?"gli dissi sapendo che se era riuscito ad arrivare qui senza far scattare gli allarmi
era dannatamente bravo,che sfortunatamente per me significava pericoloso.
"No grazie"rispose la voce di Ed.
"Ed hai fatto venire un colpo caz.."dissi girandomi e facendo il gesto di avvicinarmi
"Resta dove sei"mi disse"siediti dobbiamo parlare"mentre mi indicava la poltrona con una pistola.
"Hai detto che volevi parlarmi"
"Si,non ci speravo più che venissidopo il tuo ultimo messaggio ho saputo che l'Arasaka vi sta cercando"dissi senza perdere tempo in preamboli"vuole incontrarvi"
"L'Arasaka vuole incontrarci?,per quale motivo?"
"Sanno della macchina e sanno che abbiamo,scusa avete i piani per costruirla"
"Capisco,e cos'altro s....?"mi disse mentre voltavo la testa da un altra parte,movimento che Ed seguì.
"Ciao Crudelia"silenziosa come un fantasma(cosa cui era)era apparsa nel salotto e ci osservava entrambi e
sembrava divertita dal nostro alterco.
Cos'altro sanno?"ripete Ed
"Niente che volessero farmi sapere"
"E tu da quando fai favori all'Arasaka?"
"Favori"sbottai"l'Arasaka non chiede favori Ed,chiede e basta"
"L'Arasaka chiede e Jag esegue"disse con disprezzo.Che ipocrita pensai ma magari ci crede pure,se invece è un Colonnello a chiedere è tutta un'altra cosa lasciandolo nella sua illusione di possedere ancora il libero arbitrio.
A un tratto la porta si spalanca,e appaiono gli Elvis al gran completo,"tutto a posto ragazzi"dissi"sono am..."mentre spianavano due shotgun a ripetizione e tre fucili EMP,i quali fecero fuoco immediatamente su Crudelia riducendo la sua immagine a un mucchio di silicio e polvere metallica."State calmi e nessuno si farà niente"disse capo Elvis,mentre i tre che avevano sparato a Crudelia tiravano fuori dai loro zaini dei congegni e trafficavano per metterli assieme.
Ed era sempre più nervoso,anche solo dirgli qualcosa o sfiorarlo lo avrebbe fatto entrare in azione,quando vidi uno di loro toccarsi il collo e accasciarsi sul pavimento.
Contemporareamente Ed estrasse la seconda pistola e le spianò:
"Andatevene"con la voce più fredda che gli avessi mai sentito,"e lasciate qui quella macchina!".
Gli Elvis guardarono Ed e poi il capo mi disse:
"Lei non ha capito niente Jagger!"mentre i suoi uomini raccoglievano il loro collega,e si avviarono verso l'uscita.
"Torniamo a noi"dissi"ho quella cosa che m...."Ed appoggiando la canna della pistola alla bocca fece un cenno inequivocabile,e tese l'orecchio.
Dopo una manciata di secondi sentii esplodere dei colpi,allora non era venuto da solo sicuramente Li era nei paraggi,e sicuramente si era portato dietro qualche amico del Colonnello.Dopo un pò torno il silenzio,e Ed disse:
"Verresti con noi?"
"Venire con voi?mi piacerebbe"gli dissi
"Ti piacerebbe?"
"Ma non credo che sia il caso,sai ho quella cosa che mi avevi chiesto tempo fa"per un attimo vidi brillare un accenno di interesse nei suoi occhi(uno verde e uno castano)dirigendomi verso una scatola,la presi e mi avvicinai per consegnargliela appena arrivai vicino a lui però me la fece volare via,e contemporaneamente mi tirò un pugno (che non mi fece niente)ma finsi di accusare il colpo.
"Addio Jag"e uscì.
Poco dopo sentii un esplosione,mi diressi alla finestra e vidi Ed che si scrollava da dosso della polvere(evidentemente era finito su qualche "ricordino"inesploso lasciato dalla TechPol)poi lo vidi puntare un lanciamissili verso il cielo e fare fuoco.
Il cielo si illuminò:
"Addio Ed"

Mezz'ora dopo

"Cosi non avevo capito niente vero?,chi è adesso che sta respirando ancora"
Appunto mentale:

Ammazzare Fixit,una volta va bene,la seconda no!

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