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The Falkenberg Legion
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Agosto 1, 2007 - 12:00 pm

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Mr. Smith si sedette alla sua scrivania ripetendo i soliti gesti con una ritualità quasi compulsava.
Osservò la lucida superficie valutando se fosse stata spolverata a dovere, sistemò ogni singolo oggetto accomodandolo secondo il suo personale senso di simmetria e accese il suo terminale per il controllo delle comunicazioni.
Il ronzio di un generatore olografico precedette solo di un istante l’apparire, sospeso a dieci centimetri sopra il ripiano della scrivania, di uno display su cui campeggiava il logo del ministero della difesa.
Il puntatore del suo occhio iniziò a selezionare argomenti sul menù del display.
Smith era uno di quelli che non riusciva a rinunciare ad una tastiera, attivò quindi anche una tastiera virtuale sulla superficie della scrivania.
Lesse con molta attenzione le comunicazioni e i rapporti.
Uno in particolare catturala sua attenzione.
Gli dedicò un po’ di riflessione, poi richiamò un fascicolo riservato sul monitor.
Durante la lettura la sua espressione rimase inalterata.
Premette un pulsante e attivò la chiamata in vivavoce.
“ Buongiorno generale ”Una voce roca si diffuse nella stanza.
“ Buongiorno lei, Mr. Smith, mi dica tutto. ”
“ Ci sono novità ”
“ La ascolto ”
“ Riguardano Falkenberg ”
“ Falkenberg? ”
“ Si, dopo un viaggio molto breve in Europa si è licenziato, ha disdetto il contratto d’affitto e si è reso irreperibile. ”
“ Ritiene che si stia muovendo? ”
“ Mi sembra molto probabile.”
“ Cosa suggerisce? ”
“ Intensifichiamo la sorveglianza e valutiamo tutti i suoi potenziali ultimi contatti, dobbiamo capire se sono un elemento di rischio. “
“ Va bene , proceda tempestivamente. ”
“ Mi autorizza a utilizzare le squadre speciali?”
“ Naturalmente ”
“La ringrazio”
La comunicazione si chiuse, lasciando Smith a fissare la foto di Falkenberg in divisa da colonnello.

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2
Agosto 3, 2007 - 11:29 am

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In quella baracca Stuart Falkenberg si sentiva decisamente più a suo agio. Le comodità a lungo andare lo stancavano.
Poggiò la sua sacca sul pavimento nudo della baracca di lamiera e si sedette terra.
Trasse fuori il suo palmare, si accese una sigaretta e fece alcune telefonate.
In quella stessa mattinata Dizzy Flores, Scott Foley e Robert Morales
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non andarono al lavoro e, dopo aver preparato un bagaglio scarno e pratico, uscirono di casa senza lasciare nulla dietro di loro.
Le loro abitazioni poco dopo furono devastate da un violento incendio. Un malfunzionamento dell’impianto elettrico, avrebbero detto i pompieri dopo aver spento gli incendi.

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3
Agosto 28, 2007 - 2:41 pm

Il chiosco di cibo thailandese aveva due attrattive fondamentali oltre al cibo buono: si mangiava svelto e si poteva guardare la televisione per distrarsi un po' dalla giornata lavorativa.
Così faceva un gruppo molto eterogeneo; muratori, avvocati poliziotti e street punk sedevano fianco a fianco, uniti sotto il segno degli involtini al maiale della nota catena WANG-THAI ltd
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"Un'altra breaking news.....è tutta la mattia che vanno avanti." fu il pensiero di molti.
La giornalista aveva un aspetto meno impeccabile del solito, segno di una mattinata di gran lavoro.
"Ci colleghiamo per fare il punto sul progedire della situazione di crisi che ha rapidmente iniziato a delinearsi, a partire blocco delle partenze dei rifornimenti verso le stazioni orbitali , luna e marte, deciso unilateralmente dai governi propretari delle strutture spaziali.
Ricordiamo ai nostri telepettatori che la risposta del neo-formatosi consiglio delle libere città extramondo, ha risposto con il blocco delle spedizioni di materie finite sulla superficie, cosa che di fatto era gia stata bloccata da alcuni giorni, anche se non ufficialmente.
Il passo successivo dei governi terrestri coinvolti è stato la decisione di militarizzare gli spazioporti, dichiarando un embargo totale.
E' di pochi minuti fa la clamorosa presa di posizione del rappresentante del consiglio delle nazioni africane, che congiuntamente ad altri rappresentanti di nazioni non titolari di stazioni orbitali, ha dichiarato appoggio totale alle ragioni dei secessionisti, della piena disponiobilità alla fornitura di materie prime e mezzi di sostentamento, nonche dell'uso del proprio spazio aereo e deli propri spazioporti.
La Casa Bianca ha immediatamente dato l'ordine al pentagono di chiudere la frontiera con il Messico.
A questo punto tutti gli analisti si domandano quanto manchi allo scoppio di una guerra. Lo chieiamo anche noi al professor John Fontecedro, esperto di politic nternazionale.
Ci dica professore...."

Il gestore del chiosco, arrampicatosi su diuno sgabello cambiò canale a favore di una partita di hockey, tra gli applausi degli astanti.

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4
Agosto 29, 2007 - 11:22 am

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A Hide faceva sempre un certo effeto andare negli Slums di San Francisco. Era impressionante constatare che a pohi chilometro dalla dorata city ci fosse una baraccopoli così grande e così sovraffolata. A volte ci veniva....per armi, documenti falsi o per altri affari....ma non era questo il caso.
Lui, come tutti gli altri gang leaders della città era stato invitato a partecipare ad una riunione, portandosi 3 dei suoi più fidati. L'invito era partito da Jeriko One e lui aveva accettato.
Arrivartono in prossimità del vecchio palazzo dello sport, che un tempo, prima di essere abbandonato, ospitava grandi eventi sprtivi. Ora neanche si distinueva, sepolto com'era da diversi strati di baracche, e oggi avrebbe ospitato l'incontro.
Entrarono quasi senza accorgersene all'interno della grande struttura abbandonata.
Un gruppo dall'aria estremamente attenta sorvegliava l'ingresso all'arena. Li capeggiava Virgil, cosa che stupì molto Hide.
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Cosa centrava la mafia di JamWorld con l'incontro?
Ma subito dopo rimase stupito di quanto era pieno lo spazio dove un tempo si giocava a basket.
C'erano tutti.
Presidenti, Starz, Clay Army, Preachers..... tutti i capi delle gangs della città, tutti assieme nello stesso posto, e tutti rispettavano la tregua.
Ebbe appena il tempo si sedersi sulle gradinate insiame ai suoi quando Jeriko appave su di un palco.
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Conlui c'erano un uomo e una donna che non aveva mai visto, non avevano le insegne di nessuna gang e non facevano evidentemente parte della mafia dello slum. Avevano un aspetto molto marziale.
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Jeriko iniziò a parlare.
Le sue parole volarono sulle teste di tutti come scintille , creando silenzio, stupore, attenzione. In breve si creò un clima di eccitazione, esaltazione, di onsapevolezza e rabbia. Jeriko finì di parlare in mezzo a grida di incitamento e con centinaia di pugni alzati all'unisono col suo.
Hide e i suoi se ne andarono alla fine dell'incontro con una luce diversa negli occhi, cambiati.....e come loro molti altri.

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5
Settembre 2, 2007 - 7:17 pm

Stava camminando![Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Errante nel buio di Cisco. Spettro di una giungla di cemento!
Doveva fare un bel giro.
L'aveva chiamato. S'erano allontanati a Nord, oltre il Gate.[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Lei lo aveva portato verso la spiaggia! Era buio con le stelle. Sera inoltrata. In lontananza verso Sud le aurore della città. La cinese aveva visto suo padre ed in realtà secondo Edgar Ramirez, soldier of fortune, non l'aveva visto. Era stato un incontro formale. Un incontro tra due rispettosi di un'etichetta che non comprendeva. Si voltò e guardò bene indietro.
Non lo seguiva nessuno. Dalla giungla a migliaia, non morti nella testa.
Erano a pochi metri dalla battigia a far che? A parlare. Ramirez, l'uomo del silenzio che parlava! Con la cinese che aveva le sue milioni di insicurezze. S'erano accarezzati i capelli, s'erano guardati negli occhi. volevano le sicurezze che nessuno dà.
Lei parlò di terroristi e di incarichi.
Lui parlò di generali e guerre in sospeso.
Poi l'imbarazzo del posto era cresciuto, la paura del silenzio che presto sarebbe arrivato, il terrore dellisolamento avrebbe preso il sopravvento. Si allontanarono. Da loro stessi. Dal luogo.
Dalla spiaggia dove erano seduti sotto le stelle nel buio con un mondo in mezzo tra Nord e Sud si dileguarono.
Secondo Ramirez non avevano concluso nulla dopo il viaggio in Europa. L'avevano fatto per Greta. Anche lui l'aveva fatto per Greta.
Greta Vadek, origini svizzere.

Qualcuno aveva aspettato con suo padre! Un nuovo generale! Ramirez aveva pensato che Sonja Decker fosse un generale ed invece era solo un piccolo soldatino come lui. Signorsì! A qualsiasi costo, certo, solo signorsì!Le avevano fatto poche domande, ma Li non era andata ad un incontro di affari.

Non c'era alcun dubbio! Lei voleva suo padre. Sì! diceva:...e che voglio il suo rispetto...blabla... voglio sapere cosa pensa di me... voglio un padre! Era un grido quello, disperato, l'aveva vista piangere. Prima sulla spiaggia e poi al bar mentre bevevano birra!
Era stato duro con lei. L'aveva vista compatirsi per l'ennesima volta! La prossima volta le avrebbe dato un ceffone e l'avrebbe mandata su Marte! Si indeboliva, si contorceva nei suoi malati ragionamenti sul rispetto, si piegava ad assurde convinzioni! L'aveva vista combattere e prendere in mano la situazione meglio degli altri. Gli altri! Sputò d'istinto! una cosa che non faceva spesso.
Non si fidava più di Jagger! S'era venduto a Yaa senza farsi uno scrupolo. Aveva coinvolto Horiuki! Senza scupoli, pure lui, con il suo sorriso sghembo e falso, aveva agito alle spalle di Locatero: l'ispanica caliente, con la ciocca di capelli rossi su un lato del viso.
Si fidava di lei? Consuelo? poco. Molto poco! Almeno per ora non era evidente nessuna fregatura! Ormai non c'era più il gruppo. Aveva sperato che vendicare la morte di Crudelia li avrebbe uniti, ma non c'era stata vendetta, non c'era stata nessuna coesione, nessuno spirito di fiducia. Anzi! Per un po' di quattrini...
Ecco perché Li piangeva. Non aveva più una famiglia. Il team formato da Fixit era eccezionale, ma non era capace di serrarsi a pugno contro le avversità. Era ovvio che sperasse ancora in suo padre.
Ramirez aveva provato a dirglielo. Suo padre, il mandarino Zhang, doveva fermare quella valigia, ma non c'era riuscito. Qulacuno gli avrà chiesto come mai ci fosse stata sua figlia a bloccare il piano? Coincidenza o doppio gioco di Zhang? Anche se ciò poteva essere, era stata Vadek a coinvolgerli. Complice Yaa, il quale sicuramente sapeva di Zhang e di Li. E Santiago? Anche lui sapeva. Era stato tutto programmato? Il coinvolgimento di Li Ann Zhang era iniziato la notte dell'intrusione alla Norton. L'Arasaka non li aveva uccisi e li aveva mandati giù nel deserto. Pareva finita. Ma la legge della guerra sospesa era andare avanti, qualche variazione di programma, qualche aggiustatina e Li Ann Zhang s'era trovata sotto il fucile della Suntech. Se Mr. Zhang prima era in una cassamatta, lo smacco subito, lo aveva messo a rischio visto l'aggravante della partecipazione di sua figlia. Ripudiata certo, ma pur sempre sua figlia.
Sangue chiama sangue!
Crudelia! Era laggiù!
Ramirez stava male! In tutta questa storia era morto Carlos! Un ragazzo d'altri tempi. Uno che non c'entrava niente! Le colpe degli spettri! Avevano fatto delle promesse! Le persone mentono! Ennesima verità! Aveva solo la voglia, la stupida voglia, di andare alla tomba di Crudelia e dirle che era stato tutto fatto. Doveva farlo. Le avrebbe ricordato:
-Facciamo un mestire che non aiuta i progetti a lunga scadenza...Vivete un po' di più amici!- Facendosi serio.
Poi avrebbe sorriso e le avrebbe detto:- Ora devo andare! Lavoro con un gruppo di simpaticoni!-

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6
Settembre 3, 2007 - 10:02 pm

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Li si lasciò Edgar alle spalle. Avviò la moto lentamente, facendola scivolare quasi con dolcezza lungo le grigie strade della città. Poi si allontanò dal centro, puntando verso est.
Permise che l’aria le sferzasse il viso con forza crescente, mentre con il polso regolava la velocità, facendola salire lentamente. Sulla I-80 abbassò finalmente la visiera ed estrasse lo spinotto. Quando raggiunse Yerba Buena il tachimetro aveva sorpassato oramai di gran lunga le 100 miglia orarie.
Le piaceva farsi cullare dalle vibrazioni del motore. Anche se una parte della sua mente era impegnata a sentire pistoni, ruote e circuiti elettrici, guidare in realtà era una delle cose che le permetteva di ragionare più lucidamente. Sentiva il bisogno di correre. Poteva percepire l’adrenalina scorrerle nelle vene con la stessa precisione con cui sentiva il carburante scivolare lungo i tubi e fluire nei pistoni o il liquido di raffreddamento scorrere sul metallo reso rovente dal motore.
Arrivata all’incrocio con la I-580 puntò a nord, verso Richmond.
Il corpo disteso sul serbatoio, quasi a cercare di fondersi con esso, Li ripensava al suo incontro con suo padre. E a quello con Ramirez.
Ancora una volta ci era caduta. Ancora una volta lui l’aveva fatta parlare senza dirle niente si sé. Ancora una volta l’aveva spogliata ed era rimasto a guardare vestito.
Lo aveva incontrato con uno scopo ben preciso e aveva finito con l’ottenere l’effetto contrario. Aveva voluto vederlo per proteggersi, per evitare di mostrare lati di sé che tornavano ancora dolorosamente a galla e invece lui aveva puntato dritto a quelli. Si chiese se gli venisse naturale o se invece lo faceva apposta.
Si maledisse per aver lasciato sfuggire quelle lacrime. Per essersi mostrata tanto vulnerabile. Si maledisse per essere ancora vulnerabile.
Però forse Edgar aveva ragione. Qualcuno avrebbe davvero potuto abusare di quella sua vulnerabilità. Qualcuno poteva avere davvero l’intenzione di farlo. Doveva stare attenta. Doveva prestare attenzione.
Attenzione, già. In troppe occasioni quella sera non ne aveva prestata abbastanza. Ritornando con la mente a quanto era accaduto quella sera, alle parole che si erano scambiati, ai gesti, Li si diede della stupida. E della codarda.
Stupida per non aver colto segnali e verità che nel suo solito modo contorto Edgar le aveva offerto e codarda per non aver avuto il coraggio di afferrare quelli che invece non le erano sfuggiti.
Ma era stanca. Stanca di cercar di far entrare in quella testa matta cose che in realtà lui non voleva capire e stanca di volerne cavar fuori qualcosa, qualunque cosa, che non la facesse sentire così terribilmente sciocca e sola. Eppure non aveva alternative. Al momento, almeno, non aveva alternative. Siamo noi la tua famiglia, ora! le aveva detto. Aveva ragione. E l’elemento più saldo, il legame più forte, assurdamente stava in quel mistero ambulante dai capelli ricci.
Era un paradosso. Un controsenso. Ma accettare come naturali simili paradossi era insito nella sua cultura e lei non ci faceva caso.
Erano altre le cose che la preoccupavano, ora.

Attraversò l’ennesimo ponte e si ritrovò a Vallejo. Sorrise.

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7
Settembre 11, 2007 - 12:25 pm

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Ogni posto era "ufficio" per Jagger..... ogni posto dove poteva concludere una transazione, uno scambio di informazioni, o semplicemente un'ascolto attento dichiacchere di quartiere.
In quel momento "ufficio" era un piccolo bar a Freemont, vicino al negozio di copact disc di antiquariato.
All'inizio pareva sarebbe stata una giornata sterile.....con nulla che lo sollevasse dalla delusione di aver constatato ancora una volta che c'era una parte della città in cui non si riusciva ad avere alcun tipo di aggancio serio. Ma poi.....
Aveva dovuto fare uno sforzo per non sussultare a quel nome, per non dare alcuna impressione che fosse merce preziosa. Era riuscito ad avere quella dritta a poco o niente..... un ottimo affare.
La giornata era radicalmente cambiata e il sole sembrava un po' più luminoso.
Si incamminò fischiettando.
E così qualcuno stava pianificando un'azione.
E il bersaglio era il professor Lorenz!

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8
Settembre 27, 2007 - 12:05 pm

¡Saludos!
Eravamo arrivati alla fine della corsa mentre il mondo stava cambiando.
Eravamo nella tomba dimenticata di un ragazzo.
Tutti i suoi amici erano giunti, forse a far festa, forse per non piangere.
I funerali non mi piacevano.
C'era un morto. La sua cenere.
Era apparso una sera. Ci serviva un aiuto, una mano forte.
Ce la diede con un sorriso.
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Era beffardo forse. Ma salì con noi sulla macchina. Sul torpedone. Sulla Locomotiva Europea. Trans Europe Express. Correva come un treno e lo amava.
Mi parve che si sentisse un re. Quando ci guardava era come se non sentisse alcun bisogno di imparare. C'era poco da imparare da noi. C'era solo una tristezza vendicativa dentro i nostri animi. Una tristezza di morte. Non so ancora oggi cosa sognasse, ma era aperto come un re. Un re della strada. Uno del quartiere. Uno che camminava con quella sicurezza giovane. Quella certezza che tutto, forse, in ultima analisi, andrà bene.
Pochi giorni. Molta energia. Un'energia di uomo vivo. Infinito.
I proiettili sono proiettili. Sono fatti solo per quello. Un'energia per eliminare un'altra energia. La sua.
Era nella strada da sempre, era venuto dal Sud America, dal Brasile. Era diventato un nomade. Un vagabondo e la sua casa era la strada.
Silenziosa. Distesa. Trafficata. Caotica. Veloce. Dolce.
All'approdo sul terzo continente, l'Europa, era ancora a casa. sempre per strada. Era morto per Strada. Era morto sulla strada.
In casa.
Con una donna meravigliosa che ancora non lo amava, al fianco.
Ero sempre stato convinto che i proiettili erano riservati per i vivi.
I suoi amici continuavano a posare proiettili di diversi calibri attorno alla sua urna.
Non capivo il perché.
Forse per continuare ad immaginarselo ancora vivo.
Odio gli spettri. Non ti mollano mai.
Loro, i sui amici topi di fogna, erano dei. Vivi ed eterni uniti in una fratellanza che invidiavo. Suonavano la musica al massimo del volume. Si abbracciavano e gridavano. Brindavo con miscele etiliche e pertrolifiche.
Si minacciavano di autodistruzione.
Erano fieri di Lui.
Lui.
L'avevo chiamato Pablo. Si chiamava Carlos.
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Un Ratos de Porão.
-Vada con Dios! Amigo!- Ma cosa dico?-
-¡Adios Carlos!¡Saludos al infierno! Se quema en los caminos del infierno como un fuego nuclear, y Lucifero tendrá una nueva luz ardiente!-

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9
Settembre 30, 2007 - 12:27 pm

Serano riuniti nel garage della morta. La macchina umana della realtà virtuale scampata alla vita del consistere.
Ci doveva essere una logica nella vita che ti inquadra in uno schieramento di parte.
Chi puntuale, chi in ritardo, chi ancora non era arrivato.
Nel garage.
Consuelo Beguna Locatero, ispanica sensuale, con due mèches rosse lungo il viso, stava ultimando il macchianrio.
Greta Vadek, ex donna dei servizi segreti europei, conservava la sua neutralità svizzera osservando l'uomo a cui aveva gettato i tarocchi all'alba. Era sparito con la sua moto. Erano stati nel suo appartamento e aveva notato che non vi metteva piede da un qualche tempo. Lo osservò.
Jason Horiuki, dottore in cybertecnologia di origini hawaiiane, scivolava sul velluto alle risposte dirette che il pistolero gli faceva.
Edgar Ramirez, ispanico, a detta, insolitamente ciarliero quella mattina, stava attaccando il doc con astio.
Betty Gardner, elemento dei Poser, elegante e silenziosa, stava rovistando tra i vecchi ricordi della morta, della sorella, persa in un giro di fotografie stampate su carta opaca, incurante della discussione.
Fu interrotto da LiAnn Zhang, la piccola cinese, dalle capacità insolite di guida veloce. Disse loro di smettere entrambi.
qualcuno passò la chiave dinanometrica a Locatero. Vadek e Ramirez notarono subito chi. Ramirez esortò Locatero di interrompere il lavoro.
Era là in piedi. Terrea nel suo pallore da viva. Oscura, nera, nel suo abito di latex. La morta. Lo spettro.[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Presente. Parlante. Terrena. Spettrale arcangelo del suo passato in cerca di negazione della morte.
Si ricordò della minuta LiAnna Zhang. Betty Gardner crollò a terra priva di coscienza. Locatero svenne pure. Ramirez parve il meno scosso.
Poi sparì. Come tutti i fantasmi. Ora ci sono. Ora non ci sono.
Jagger arrivò con oltre due ore di ritardo.
Zhang lo morse. Lui, il pelato, l'uomo delle notizie sotteranee della città boffonchiò sul suo lavoro. Zhang insistette sulla zona.
Betty Gardner capì. Decise come un tasello di domino, verticale, spinto dalla situazione cinetica. Sarebbe andata dai suoi. Dalla sua banda. I Poser.
Greta Vadek, origini svizzere, decise di restare con lo strano gruppo rimasto.
Locatero affermò lo stesso. Pose una condizione sulla sua famiglia. I Caballeros. In quel caso sarebbe stata con loro.
Horiuki cercò ancora una volta il velluto, ma disse d'accordo. Nel cosncesso del suo lavoro.
Zhang piantò la questione all'uomo sotteraneo della città. Jagger il quale si passò la mano sulla crapa liscia. Preoccupato. Disse infine che andava bene e guardò dritto negli occhi la cinese.
Zhang e Ramirez si intesero automaticamente.
Lui le disse:
-Sei una poco di buono!-
-Anche tu!- gli rispose.
-Anche tu!- gli ripetè.
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10
Ottobre 1, 2007 - 12:22 pm

Edgar Ramirez quella mattina aveva deciso di farmi il terzo grado, da che parte stai, cosa nascondi e cosa spiacevole mi aveva rammentato Venezia.
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Ma dico cosa diavolo s’impiccia di Venezia la questione era se mai tra me e Consuelo e pensavo di averla risolta la cosa tra noi, anche se dopo quella disastrosa vacanza non ci siamo più parlati. Troppo poco tempo eventi che s’incalzavano l’uno sul altro, la missione in Europa la scoperta d’essere infetti, la successiva disinfestazione delle nanomacchine, la creazione della macchina per la disinfestazione, mi aveva assorbito più di quanto pensassi.
E adesso la cosa di decidere da che parte schierarsi, in tutta quella confusione avevo visto Consuelo divenire triste e preoccupata, forse gli altri non se n’erano accorti ma io si.
Ma prima che potessi solo cercare di parlarle, Consuelo si era fatta irreperibile, era passata solo per controllare lo stato della macchina e la parte di competenza di lei nella costruzione.
Poi c’era stato il funerale di Carlos, altra cosa spiacevole vedere la sua bara e ricordare che lui era lì dentro per un mio fallimento come medico, nessuno sembrava incolparmi ma quella bara mi pesava come un macigno sulla coscienza.
Morale erano tre giorni che non dormivo e ciliegina sulla torta mia madre voleva che trovassi Stephanie e il Trauma Team che aveva rinunciato alla pubblicità con Midori, per girare uno sceneggiato dal titolo il dottore e la cantante.
Tutto sembrava mettersi sulla mia strada per impedirmi di riavvicinarmi a Consuelo. Cosi ricordo di aver deciso di agire con ordine, avevo cercato Stephanie, e sorpresa lei si era recata da Jagger, l’avevo raggiunta per dirle che la cercavano e avevo scoperto che era una hacker, e che lavorava per Fixit, la cosa in un certo senso non mi aveva minimamente sorpreso avevo capito già da tempo che aveva dei segreti, adesso sapevo quali.
Da Jagger avevo visto una cosa interessante, la guardia del corpo di Midori era stata licenziata e cercava un nuovo impiego, perfetto capitava a proposito l’avrei assunta io cosi da tenere lontano Midori.
Cosi quella mattina invece di rimanere e cercare di parlare a Consuelo avevo preferito recarmi a casa e farmi una doccia, e prendere contatto con la sua nuova guardia del corpo.
Sono ritornato al garage che erano già tutti presenti tranne Jagger, e mi sono beccato il terzo grado da Ed, avevo risposto in malo modo per le mie abitudini, ma ero stanco e gli stimolanti che avevo assunto per stare sveglio avevano conseguenze, poi per fortuna è intervenuta Li a separarci, riportando l’attenzione su quello che dovevano discutere in quell’incontro.
Quando improvvisamente le nanomacchine erano apparse dal nulla e avevano preso l’aspetto di Crudelia ma io ero l’unico che grazie al chip ottico che riusciva a vedere quale fosse la realtà.
Milioni di nanomacchine assemblate insieme con uno scopo, quello di imitare la vita che le ha ospitate.
Gli altri come prevedibile erano scossi, Consuelo era svenuta, seguita poco dopo da Betty la quale non aveva retto la tensione.
Li con incredibile sangue freddo aveva parlato a quella cosa constatando che possedeva i ricordi di Crudelia ed era a caccia di brandelli di memoria, chiavi di ricordi, e dopo aver riconosciuto alcuni componenti del gruppo se n’era andata lasciando tutti con domande sospese.
Me compreso.
Che cosa era realmente quella cosa?
Macchine o che altro?
Possedeva la vita?
O la stava solo imitando?
L’unico che forse poteva mettere un po’ di luce in quell’oscurità caotica di domande era T.K.Lorenz, ma di lui non avevamo più notizie né contatti.
Cosi nuovi problemi erano arrivati a separarmi ancora una volta dal parlare a Consuelo dal chiederle cosa abbia, cosa la preoccupasse, altre cose ora imponevano la mia attenzione cose gravi urgenti che non potevano essere messe in secondo piano cosi sospirando e sentendomi stanco come non mai chiesi a Li:
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Per cosa ci hai riunito Qui?

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11
Ottobre 11, 2007 - 12:00 pm

Aspirò il fumo. Tenne il fiato.
Diede uno sguardo alla penombra. Del fumo nel sottobosco della giungla
Era certo che Greta lo avesse cercato. Non era stata una domanda buttata al vento. Non era Greta altrimenti. Le osservò il braccio liberandosi con un soffio della nicotina. Percepiva appena il suo respiro.
Aspirò altro fumo. Il respiro del fantasma all'alba
Era il braccio bionico.
Era arrivato il secolo della cibernetica. La razza umana aveva scelto di combinarsi con la macchina per avere i vantaggi di calcolo e conoscenza e resistenza, in barba alle teorie dell'evoluzione naturale delle specie.
Era stato Darwin. La teoria di Darwin. Due secoli fa.
Sentì il fruscio delle lenzuola ai loro piedi. Strisciò nel sottobosco
La stanza non era stata toccata da quando erano partiti per l'Europa e di sicuro Greta Vadek se n'era accorta. La polvere s'era accumulata sul pavimento.
Erano finiti laggiù, in quella cerca lontana, tra quelle strette pareti, sul letto piccolo, era stato tutto senza passione. Esercitazione della riproduzione. La selezione naturale dell'uomo era solo un ricordo. L'uomo si era avvicinato alla macchina. Sapeva che esistevano già alcuni modelli di cyborg. Alcune persone... le aveva viste nell'Arasaka, avevano ormai tutto il corpo meccanico. Restava loro solo un cervello.
Aspirò due volte. Guardò il fianco della donna svizzera.
Lo toccò. Il corpo morto del giapponese.
Il braccio di lei catturò la sua mano. Riflesso. Parve chiedersi chi fosse. La tirò al petto.
Lui se ne liberò.
Seduto accanto al corpo nudo di lei, pensava allo spettro.
La donna della rete. Gli spettri non sono morti.Gli spettri della giungla torneranno.
La ricordò qualche ora prima, al funerale del muchacho
vicino all'Audi grigia. In piedi. Nera ed oscura. Una tenebra. Fantasma di una vita nella rete... Crudelia.
-Tu sei Ed!- Lo aveva notato.
-Edgar, è il mio nome.- Le aveva ricordato. Ricordato.
Spense la sigaretta.
Annusò l'aria del profumo di Greta.
Falkenberg aveva detto che qualcuno stava passando informazioni all’Arasaka. Che tipo di informazioni? Pareva che la vicenda fosse conclusa. La gita in cui era morto Carlos doveva risolvere qualcosa, aiutare una sorella. Tutto là. Invece le cose si stavano ingarbugliando sempre più. Le grandi corporazioni stavano facendo il diavolo a quattro in tutto il globo per i problemi con le colonie o per una nuova possibile arma. Un arma intelligente, evoluta. Una nuove specie, tra cyborg e… umani? Era possibile che lo spettro fosse la possibilità di un connubio. La conoscenza umana le macchine le assorbivano da tempo e meglio dell’uomo, forse ora erano in grado di prendersene i ricordi. Sarebbe fantastico. Una macchina umana… oppure un umano macchina. Chi dei due si stava evolvendo. La tecnologia non s’era più fermata. L’essere umano invece… chi dei due avrebbe fatto il suo passo dentro l’evoluzione.
Socchiuse gli occhi.
Paura.
Paura del diverso.
Pensava a lei languida con Kane. L’avrebbe voluta ancora viva. L’unico spettro a cui non rimpiangeva di pensare. Perché? Aveva ripulito il proprio corpo al laboratorio del CERN, ed ora si chiedeva se forse era stato un errore. Gli erano sempre stati sulle scatole quelli lisci, quelli senza neanche un pezzo di ferro nel corpo; in loro presenza provava apprensione, ansia. Kane era uno liscio, pulito fino all'ultima cellula. Ora non più, chissà? Forse avrebbe dovuto rinunciare alla sua umanità una volta per tutte, forse l'evoluzione era quella. Una nuove specie. Poi avrebbe dovuto combattere per la sopravvivenza. Di nuovo la legge di Darwin.
Greta si girò verso di lui nella penombra, era sveglia.
Erano svegli tutti e due. Non c'era stata passione. Si toccarono le labbra. Le une sulle altre. La legge di Darwin. L'istinto della sopravvivenza, esercizio della riproduzione.
Qualcosa in più. Solitudine. Disperazione. [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
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Secondo. Amplesso. Umano. Bestiale lussuria.

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Ottobre 11, 2007 - 4:15 pm

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Una buona tazza di tisana digestiva, la termocoperta e la televisione sintonizzaa sul canale dei classici....un programma perfetto per la signora Ratzwerger.
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"....interrompiamo la normale programmazione per un comunicato giuntoci ora dall'ufficio stampa del ministero della difesa, in cui si invitano i cittadini di San Francisco e di tutta l'area periferica a non uscire di casa. Pare, gentili telespettatori che sia stato dichiarato un coprifuoco d'emergenza......"
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"Fonti.....lto...............li ci dicono di in.......mov.......ppe....attorno alla cit...."
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".....non.....sa.......orbitali........assalto....."
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"Proprio stasera che programmavano Arma letale 5....come si chiamava quel giovanotto.....Whirpool, chissà se lui fa anche l'antennista."Pensò sorseggiando la sua tisana.

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Ottobre 12, 2007 - 3:23 pm

(Quanto sangue)pensai,quando vidi il corpo di Ed steso con gli occhi sbarrati,l'ultimo tizio rimasto in piedi prima di morire lo aveva colpito spappolandogli il braccio,poco più avanti sull'ammezzato era steso Doc.
Toccai il collo di Ed ma non avevo bisogno di conferme,tolsi uno dei miei proiettili dal caricatore e lo misi nella mano del braccio rimasto,(usalo bene mi raccomando dissi tra me)e poi mi diressi verso Doc,a lui era andata meglio,aveva solo battuto la testa cadendo dalle scale,e bastarono due schiaffi per farlo rinvenire.
Li,"Miss Locatero"e quel bastardo di Joy giunsero pochi attimi dopo e quando videro la scena"Miss Locatero"quasi svenne(come se fosse una novità)e Li sbiancò in volto,la reazione non lo sorprese,sapeva forse meglio di lei stessa quanto gli sarebbe mancato.
Al di fuori del caseggiato il rumore del cannoncino era cessato,e un silenzio totale regnava sull'intera area.Dissi:
"Andate avanti,lo prendo io Ed"caricandomelo in spalla.
Giunto in cortile vidi che la carneficina non aveva risparmiato neppure l'esterno,e poi "la cosa"che un tempo chiamavo Crudelia apparve,non disse niente,semplicemente toccò il corpo di Ed,e per un attimo mi parve perdere consistenza,vidi che il braccio distrutto era stato rimpiazzato da un cyberarto.
"Non è ancora tempo,e io non voglio essere sola".
Il corpo di Ed tirò un lunghissimo respiro,mentre lo adagiavo a terra.
(Non è normale)pensai ancora una volta,poi non so perchè mi tornò in mente una frase del libro che da piccolo mia nonna leggeva:

"Quando i morti si ridestano è segno che sta per giungere L'Apocalisse"

Guardai Crudelia e Ed,e un brivido mi salì per la schiena,mentre pensavo al conflitto che stava per scatenarsi.

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14
Ottobre 20, 2007 - 3:53 pm

La mia morte è arrivata.

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Ottobre 20, 2007 - 4:52 pm

sonod'acciaio.Iosonod'acciaio,Polydermaantishockdiecistratipressatia 10kjoule.sonol'estensionestessadell'acciaioio,sonostatol'assassino,l'uccisoredellementidelsudigeneraliedell'est.
Iosonoilkillerdell'operazionetitano.Ilpiccolotitano:hotrovatoqueidocumentiesonodiventatoTitano.esecutore,ninjaronin,Condorandinocontroiltitanodelleterradellelacrime.
Sono il buio dei loro pensieri.L'imperatorem'hacercato.Soloioso.MaggiorebeniscicawaoperatorelatoOvestecuadorecolombia.GeneraleTodoniawèVenezuela. ColonelloAndonakanìmumaracopreguyanasurynameguyane.est.
Itredellaguerracolombianadellaarasakadivisioneoperativamilitare.itrenomiportatinellatombanelpiccolotitanoIlchipnell'alveolodelvulturgryphusconnesso nella mente dellassassinoninjailprogrammadipossessoedistruzionedell'obbiettivo.Io ricordo ora! I remenber now.

Hubo un hombre en la selva. C'era un uomo nella giungla.

___Su nombre es Edgar Ramírez es su nombre sin d Por el final.Si chiamava Ramirez Edgar è il suo nome, senza la d. Alla fine.

___Edgar es un gran nombre que es quién fue. Edgar è un bel nome ecco chi era.

He perdido la vida, pero me dio algo, un chip. L'ho ucciso, ma lui m'ha dato qualcosa, un chip.

___Una pena de muerte para el enemigo. Una sentenza di morte per il nemico.

___Interceptación de patrulla, choque de la destrucción de otro mundo.Intercettazione di pattuglia, scontro di distruzione per l’altro mondo.

___Yo entiendo la lógica de la sentencia, creo que la sentencia de la pena de muerte.Io capisco la logica della sentenza, io eseguo la sentenza di pena di morte.

___Yo verdugo. Me matan. Io boia. Io uccido.

Ellos y los que están en el medio, he cadáveres, las armas de cadáveres, de sus recuerdos de su alimentación, fui el interceptor de los buitres.Loro e chi si trova nel mezzo, mi nutro dei cadaveri, delle armi dei cadaveri, del loro cibo dei loro ricordi, io ero l’intercettatore degli avvoltoi.

___Examine su realidad y asimilar nueva información.Esaminare le loro realtà ed assimilare nuove informazioni.

___Informe. Riferire.

___Después de la muerte. Dopo la morte.

___El emperador sabe.L’imperatore sa.

___Él siempre lo supo.L’ha sempre saputo.

___Equipo de terror. Squadra del terrore.

Mal en las pequeñas mentes de la resistencia. Maleficio sulla piccola mente della resistenza.

___Hombres sin Dios, sin conciencia. Uomini senza dio, senza coscienza.

___Los antiguos escuadrones de la muerte. Gli antichi squadroni della morte.

___Volví. Sono tornati.

Cráneo y los huesos. Teschio ed ossa.

___Cuchillos carniceros.Coltelli da macellai.

___La gente desaparece.La gente scompare.

Los niños, las mujeres, los ancianos atrapados ignorantes, y paralizado de terror puro derecho. Bambini, donne, vecchi, uomini colti ignoranti, menomati, pura legge del terrore.

___Personas Desaparecidas. Scomparsa.

___Escuadrones de la muerte.Squadroni della morte.

Por último. Termino.

___Compruebe los tres samurais y a través de todas y todos en el nombre de los desaparecidos muerte.
Arrivo ai tre samurai ed attraverso tutto e tutti nel nome della scomparsa morte.

___ Los desconocidos de la vida y no la vida. L’incognita della vita, non vita.

___Desaparecen y miles de hombres en el año lento en la selva de espectros.Anche loro scompaiono e mille uomini nel lento anno passato nella giungla degli spettri.

___ Hoy, uno de mañana dos.Oggi uno, domani due.

___Una semana hace diez.Una settimana fa dieci.

___Ayer a nadie, sino a quienes están vivos, alerta. Ieri nessuno, ma stanno sul chi vive, all’erta.

___La mano del fantasma de la selva. La mano del fantasma della giungla.

___Todo el mundo tiene miedo.Tutti hanno paura.

Personas mueren y desaparecen.La gente muore e scompare.

___I enterrar.
Uno en el fondo de los estanques, que se comen a los peces asesinos.Io li seppellisco.
Uno sul fondo dei stagni, li mangiano pesci assassini.

___ Me quedaba.
Uno de los árboles donde los buitres picotean.Io li appendo.
Uno su sugli alberi dove gli avvoltoi beccano.

___I enterrándolos.
Uno en el terreno donde la grasa gusanos rastreo. Io li interro.
Uno nel terreno dove i vermi grassi strisciano.

___Mi muerte llegó. La mia morte è arrivata.

Mi muerte llegó.
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La mia morte è arrivata.

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16
Ottobre 21, 2007 - 12:08 pm

Io ricordo![Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
A lucky shot of the ghost-cop!
Ho fatto un giro su me stesso. Dead dance!
Una piroetta ed ho visto la pistola volare via... ed anche il braccio ho visto volare via; con lei. La mia Fed.-gun. Me l'aveva procurata Papa-Jag.
Eppure non cado a terra. I couldn't, I have more things to do!
Non cado.
Sento di cadere ma non cado.
Dovrei.I must stand and remain on my position! No retreat!
Il dolore è troppo.
Devo eliminare lo sbirro con il fucile prima che mi ammazzi.
Ho ancora la Colt.
Lo punto. You roll your last dices! Farewell!
Ma si nasconde nell'ombra.
Precauzione inutile. Lo vedo con il mio occhio...
Non funziona nemmeno l'occhio. Horiuki l'aveva detto. Per alcune ore sarebbe stato inutilizzabile.
Non fa niente. Perchè ho il fucile in mano? Something wrong! I feel!
Non ricordo![Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

Remember when I was a small child. Nella Isla
I was happy whit a small soldier made of plastic.
I was, a plastic toy in my hand. It.
Whit a small gun in his arms, it, he kills anyone. British army!
Whit a shot in head. Some said the devil is dead!
Whit easiness and no smear on the uniform.
And now? The Devil is dead!
And now I'm a big man whit a big gun in my hand.
I kill the enemy of this land. Also said...
And not only.
All the countries. ...He rise again!
I'm good.
The best you can find.
How will I know, that you passed near to me?
You could be anywhere to capture my eye unaware.
You could be anyone. And Join The British Army!
But how I will know when my time has come?
In the middle of the day
or in the middle of the night.
If it's you.
If it's right.
And if it comes down to me
to go walking up to you
there's one million little things
that I'm more likely to do.
I know you are there.
You could be anyone
but how I will I know
if my time has come?
I had a big gun in my hand I win the battle!
and the blood flown on my darkest boots. and you, Death, you win the war!
In the end
you will come.
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But... how will I know?Una cosechadora hoz del banco en que se suspende de la tierra! La muerte!

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17
Ottobre 22, 2007 - 11:54 pm

Era successo tutto così in fretta. Anzi, stava ancora succedendo. Tutt’attorno a lei. Eppure sembrava tutto così irreale. La trama, la scena, gli attori…

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Crudelia. Un volto un tempo noto e a suo modo rassicurante e ora un’entità che non riusciva neppure ancora a definire, figuriamoci a capire se se ne poteva fidare o meno.
Eppure quando quello spettro ad alto tasso tecnologico aveva parlato non aveva esitato un attimo. Si era mossa. La fida Greta al suo fianco, era saltata in groppa alla moto ed era sgommata via.

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“Su tutti quelli che hanno contatti con le gang pende un mandato di arresto immediato” aveva detto il ricordo di un’amica e mentre il suo sguardo scorreva veloce sui presenti, il suo cervello era andato immediatamente a Joy, che se ne stava chissà dove a occuparsi di faccende “normali” mentre il suo mondo andava a brandelli.

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Aveva perso il conto delle volte in cui in un modo o nell’altro Hideoshi aveva messo a repentaglio la vita tranquilla che Joy sembrava essersi scelto. Alcune di quelle le facevano venire ancora i brividi. Eppure – ironia della sorte – in quell’occasione il capo degli Swords lo aveva deliberatamente tagliato fuori da quello che stava succedendo. Non riusciva ancora a capire perché. Il volto nascosto sotto il casco si concesse una smorfia mentre si accingeva a telefonare.
Molla tutto quello che stai facendo, prendi lo stretto necessario e preparati a partire gli aveva detto. Sto passando a prenderti. Non gli aveva dato spiegazioni e lui non ne aveva chieste. Aveva detto semplicemente di sì.
Così, mentre lei e Greta assaggiavano l’asfalto a causa di una manovra un po’ troppo arrischiata nel tentativo di districarsi dal primo posto di blocco, lui si era preparato ad abbandonare la sua vita ed i suoi progetti per un periodo di tempo indefinito. Senza battere ciglio. Senza scomporsi.
Maledetto zen! Non aveva ancora deciso se quello era un lato di lui che le piaceva o che le dava sui nervi, ma doveva ammettere che in quell’occasione aveva fatto dannatamente comodo che Joy fosse abituato ad accettare più o meno serenamente qualunque cosa gli serbasse il destino.

Quando lo avevano raggiunto sul retro dello Shamrock il locale era chiuso e lui era preparato a una lunga assenza. Casco in mano, le aveva assicurato di essere pronto e l’aveva seguita. Senza neppure sapere dove. Senza neppure sapere esattamente il perché.

Quand’erano giunti al garage di Doc, sebbene Greta li avesse lasciati da soli qualche minuto, il tempo continuava a stringere e non aveva potuto dilungarsi in grandi spiegazioni. Lo aveva semplicemente informato che stando alle informazioni in loro possesso la polizia aveva emesso un mandato di cattura su chiunque avesse rapporti con le gang locali.
Era loro intenzione cercare di togliersi da quella situazione alquanto scomoda e, non appena fossero riusciti a raggiungere Hideoshi e gli altri, lui sarebbe stato libero di decidere se unirsi al cugino o cos’altro fare. Anche in quel caso Joy si era limitato ad annuire senza fare commenti.
Ancora una volta si era chiesta se la cosa la rendesse felice o se quella serena accettazione l’avesse in qualche modo colpita… ferita, forse. Non voler tenere convulsamente stretto a sé qualcosa cui si tiene tanto costa fatica, specie quando si è consapevoli che ti basterebbe un nulla per perderlo definitivamente. E a lei ne era costata di fatica non pregarlo di restare al suo fianco, non esercitare la sia pur minima pressione per influenzare le sue scelte, lasciandolo totalmente libero di unirsi a una fazione diversa, quand’anche non opposta alla sua, se davvero lo avesse voluto. E lui per tutta risposta non aveva detto nulla. Nulla.
Senza particolari preamboli gli aveva consegnato il regalo che aveva avuto intenzione di dargli in occasione dell’apertura dello Shamrock. All’ultimo momento, proprio quella mattina, aveva deciso di optare per una versione meno elegante ma più pratica del presente che aveva avuto in mente per lui e, provvidenzialmente, Fixit era riuscito a consegnarglielo solo qualche ora pima che la situazione evolvesse in maniera così drastica.
Serio in volto, Joy aveva debitamente apprezzato il gesto e si era assicurato l’arma alle spalle, poi erano saliti in silenzio, entrambi consci che qualunque altra spiegazione avrebbe dovuto aspettare.

Quando erano entrati nell’appartamento di Oryuki, gli sguardi torvi e sospettosi che alcuni rivolsero a Joy non avevano fatto che accentuare il suo disagio. Non le sorrideva affatto l’idea di dover mescolare lavoro e vita privata. Tuttavia, se aveva accettato di trascinarlo in tutta quella situazione, era esclusivamente perché la situazione generale l’aveva praticamente costretta.
Non le sorrideva l’idea di esporlo deliberatamente a certi pericoli e tutto sommato le piaceva ancor meno metterlo a diretto contatto con… certe persone. La miscela sarebbe potuta diventare esplosiva e nessuno ne era cosciente quanto lei, tuttavia al momento non vedeva alternative.
Avviandosi verso il divano si fece forza per allontanare da sé il disagio che le attanagliava lo stomaco, cercando di affidarsi all’innata capacità di Joy di ambientarsi in qualunque situazione. Per quanto le riuscisse difficile reprimere l’istinto di protezione che provava nei suoi confronti, sapeva bene che in realtà lui sapeva cavarsela piuttosto bene anche per conto proprio ed era certa che anche in quel momento, sebbene apparisse tanto tranquillo e serafico, le sue antenne fossero ben ritte.

Non aveva fatto in tempo ad approfondire mentalmente quel discorso, ad ogni modo, che ancora una volta gli eventi avevano finito per prendere il sopravvento. La situazione era andata rapidamente degenerando e lei aveva messo al bando qualunque dubbio o emozione di carattere personale per abbandonarsi alle buone regole dell’azione.
Abbandonato Joy al suo buonsenso e, per certi versi, al destino, si era calata nella sua parte e, messa da parte qualunque reticenza, aveva estratto i cavi e si era connessa, davanti agli occhi di lui, accasciandosi semicosciente sui morbidi cuscini del sofà di Oryuki.
Da semplice tramite per condividere il privilegiato punto di vista del piccolo Giz, si era lentamente trasformata in un vero e proprio ponte umano, attraverso il quale fluivano e venivano condivise informazioni provenienti da uomini, macchine ed entità non meglio definite.
Non fosse stata per quella sua funzione di fulcro e smistamento d’informazioni, si sarebbe sentita terribilmente inutile. Vedeva accadere ogni cosa, ma non poteva fare assolutamente nulla. Doveva limitarsi a lasciare fluire attraverso di sé immagini e informazioni verso chi era in grado di agire.
Le prendeva da sé/Giz e da Consuelo, che distrattamente avvertiva connessa direttamente al proprio deck, e le riversava su Edgar, Greta, Wendy… e Crudelia, lasciando che le informazioni e le emozioni che riceveva di rimando fluissero liberamente tramite lei in tutte le direzioni. Come se lei fosse un hub umano. E tutti loro computer in rete.
Era difficile distinguere dove iniziasse l’uno e dove iniziasse l’altro. Ad un certo punto aveva perso perfino importanza. L’unica cosa che contasse davvero era il flusso di informazioni. La condivisione.

A un certo punto c’erano stati degli spari. Delle colluttazioni. Forse era stata lei ad agire. O forse qualcuno dei molti “io” che aveva sparsi per l’edificio. Difficile dirlo.
Da qualche parte, una remota coscienza le diceva che il suo corpo era ancora disteso sul divano. Al sicuro. Se avesse aperto gli occhi avrebbe sicuramente visto l’appartamento di Doc. E Joy. I profondi occhi scuri che la fissavano mentre si annullava di fronte a lui e lo sfidava silenziosamente a reagire.
Ma quelli erano pensieri pericolosi. Non poteva permetterseli. Qualunque tentativo di risveglio da parte della sua coscienza avrebbe potuto impedire o rallentare il flusso di informazioni che la stava attraversando. E in quel momento, lo sapeva bene, ogni informazione era vitale. Si sforzò di rintanare il suo io in qualche angolo remoto della sua mente e spalancare al massimo i canali di transito di terabyte e terabyte di immagini, pensieri, azioni…

Da qualche parte uno dei suoi numerosi occhi si offuscò, fece per spegnersi. Qualcuno doveva essere caduto. Svenuto? Morto? Non era in grado di dirlo.
In qualche altro luogo un’altra parte di lei sembrò risvegliarsi a quell’informazione. E reagire di conseguenza. Un pensiero unito eppure composito, probabilmente quello di Crudelia, si concentrò su quell’interruzione di informazioni. Si mosse con estrema rapidità. Poi parve scindersi. Fondersi. Confondersi.
Forse aveva capito cos’era successo. Ma si rifiutava di pensarci. Fu percorsa da brividi.

Consuelo doveva essersi sconnessa. La sentì accanto a lei. In carne e ossa. E muscoli. La stava sollevando delicatamente dal divano, accompagnandola mentre compiva passi incerti verso l’uscita dall’appartamento. La coscienza finalmente divisa tra quanto le giungeva via rete e quello che le trasmettevano i suoi sensi.
La testa le vorticava mentre cercava di mantenere intatto il canale attraverso cui fluivano ancora informazioni che oramai capiva non appartenerle. Stavano abbandonando l’appartamento di Doc.
I suoi occhi incrociarono quelli di Joy, che la guardavano seri. Imperscrutabili. “Ripulisci il posto” gli disse “recupera qualunque cosa di cui potremmo aver bisogno e non lasciare tracce”. Lui annuì, in silenzio. Poi lasciò che Consuelo la portasse fuori.
Scesero le scale. Alcuni piani più sotto incrociarono alcuni corpi riversi sul pavimento, pieni di sangue. Li aveva già visti tutti, quel giorno, ma uno di essi era dolorosamente assai più familiare.

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Edgar, con la spalla e la manica della giacca ancora scarlatta per il sangue perso, sembrava avere un braccio stranamente pulsante. Come se miriadi di punti neri le offuscassero in qualche modo la vista. E comprese. Comprese. Rabbrividì.

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18
Ottobre 26, 2007 - 3:06 pm

"Decidi qui,ora".
Piccola Tigre aveva pronunciato quelle parole rapidamente,cogliendomi di sorpresa.pensai
"Ok Li,allora sono fuori"dissi scendendo dall'autoblindo,la guardai un'ultima volta salutandola,disse qualche parola della quali io non udii nemmeno una sillaba,risposi automaticamente,lei si voltò e salì sulla sua ambulanza.
"Prima Joy,adesso invece è Falkenberg che ti porta via da me"mormorai tra me sputando una lacrima.
Aspettai che se ne andassero,poi mi diressi verso la moto e mi diressi verso il mio rifugio,evitai non so come tutti i posti di blocco della TechPol."Evidentemente qualcuno ha pensato che ne avessi gia ricevute abbastanza di bastonate per oggi",mormorai dietro la visiera del casco,parole di cui mi pentii non appena giunsi nei pressi del Manhattan Project.
Udii un esplosione mentre mi mancavano circa 400 metri a casa,e poi fermandomi a circa 100 metri udii l'inconfondibile rumore di raffiche.Mi avvicinai a piedi e,buttando un attimo la testa dietro l'angolo,vidi che l'intero complesso era circondato da almeno trenta o quaranta agenti,vidi che i miei "ospiti" avevano fatto in tempo a barricare le finestre e erano riusciti a far saltare l'autoblindo,privando gli agenti della copertura.
,pensai mentre vidi il primo degli agenti cadere,falciato da una raffica,mentre mi diressi di nuovo verso la moto.
dirigendomi verso il centro corporativo,
Dopo circa un ora (e due deviazioni sbagliate),giunsi al cordone militare esterno dell'anello corporativo,vidi il posto di blocco,mi fermai quando uno dei tizi alzò una mano,e si diresse verso di me.
Tenni le mani sempre in vista,erano già abbastanza nervosi non volevo che magari uno di loro fosse una recluta al primo incarico operativo.
"Documenti!"mi disse e mentre istintivamente allungai la mano verso il portafogli,vidi i fucili alzarsi.
Il tizio prese la mia Idcard,e la passò nello scanner,mentre cominciavo a sudare freddo.
"Identità confermata"sentenziò lo scanner,evitai di sospirare di sollievo mentre l'ufficiale mi restituì la mia card.
"Bene signor Merrywater,cosa la porta qui"
"Affari"
"Affari"ripetè lui "e dove li dovrebbe avere questi affari?"
"Alla torre del Drago"guardandolo fisso negli occhi.Mi guardò meglio e un accenno di rispetto emerse dalle sue parole.
"Avviserò la sicurezza interna del suo arrivo"mi disse prima di girarsi e di ordinare ai suoi uomini di lasciarmi passare.

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19
Novembre 9, 2007 - 4:20 pm

Segua la linea e prenda il prossimo ascensore,segua la linea e prenda il prossimo ascensore.
Quella nenia si ripetè almeno cinque volte,e era sicuro come la morte che ormai sapessero anche quanti peli avevo sul culo.
Ogni volta che cambiavo ascensore le facce erano sempre meno cordiali,dal tipo al centralino che avrebbe fatto da tappeto se gli avessi fatto questa richiesta mi ero trovato infine davanti a un tizio espressivo quanto un pezzo di marmo e altrettanto simpatico.
Senza dire niente l'uomo aprì la porta e si mise di lato,entrai e vidi alla scrivania il mio "amico"che mi fece cenno di accomodarmi.
Presi una sedia e aspettai che mi rivolgesse la parola:
"Buon pomeriggio,cosa la porta qui da noi?"accompagnando la frase con una smorfia che avrebbe dovuto essere un sorriso.
Senza perdere tempo in preamboli gli dissi:
"Attualmente su di me c' è un mandato d'arresto,e una mia proprietà è sotto assedio della polizia locale,sono venuto a riscuotere quel "favore" che mi doveva,se è in grado ovviamente."
"Mi consegni la sua IDcard,quella vera!"accompagnando la frase con lo stesso sorriso che aveva sfoggiato poco prima.quando la ebbe in mano la passò su uno scanner,e dopo un minuto me la restituì.
"Fatto"disse"la sua fedina è immacolata come il giorno che è nato"
"E la questione dell'assedio?"
"Ah già"battè qualche tasto sulla consolle che aveva davanti a se,e dopo un attimo apparve su Oloscreen l'immagine del mio "albergo"e vidi i poliziotti(almeno quelli ancora vivi)
sgombrare l'area.Sperai sinceramente che i miei ospiti stessero bene,poi Chen disse:
"Lasci che le presenti una persona"indicando un punto buio dell'ufficio,dal quale emerse un perfetto sconosciuto,"questo è il signor Smith,con il quale abbiamo stretto degli accordi e lei è uno di questi".
Sentii rimescolarmi lo stomaco,ero nella bocca del Drago e mi ero appena giocato il jolly.
"Cosa intende dire?"risposi sulla difensiva,ma fu Smith alzando una mano che prese la parola:
"Vogliamo contattare i suoi compagni,noi e l'Arasaka vogliamo parlargli."
.
"impossibile"risposi"questa guerra ci ha costretti a prendere strade diverse,e la mia non è più con la loro."
"Neanche se gli dessimo tutte le garanzie,nemmeno se"fece una pausa"gli
consegnassimo Kane?"
"No, non vogliono avere niente a che fare con l'Arasaka"risposi"specialmente da quando
uno dei vostri impiegati"Chen alzò una mano"la devo correggere,una nostra proprietà",ripresi il discorso"una vostra proprietà ha ucciso una nostra amica".
"Sta parlando di miss Crudelia vero?"disse Smith"sappiamo che nella missione per contodell'Arasaka in Messico siete stati esposti a un infezione di nanobot,che ve ne siete liberati in Europa e che la vostra defunta amica Crudelia non è più tale"
"Ripeto"disse Chen"ha il modo di contattarli?"
"Forse"dissi,"ma appena accennerò a voi spariranno come neve al sole".
"A noi premono due cose"disse Smith"la generazione zero e la macchina per l'estrazione delle nanomacchine".
pensai.
Mi concessi una risata:
"Tanto vale che mi chiediate la Luna,di Crudelia non so niente,e la macchina se la sono.."
Maledizione,ci ero cascato come un bambino.
"Quindi avete già assemblato la macchina!"era un affermazione,non una domanda.
"Dove?"disse Smith.
"........."
Chen pigiò un pulsante,e dopo una manciata di secondi apparve un omino in camice bianco e contemporaneamente mi trovai bloccato alla sedia.
"Lei ha scelto la via difficile per continuare questa discussione"Smith mi fece
chinare la testa in avanti,e dopo un paio di secondi sentii qualcosa che veniva appoggiato al collo,e una sensazione di freddo che duro circa un minuto.
"Penso che lei sappia cosa le abbiamo iniettato"disse Chen"ora ripeterò la domanda del signor Smith,dove avete messo la macchina?
"Ve lo ho già detto non lo so"l'omino fece un cenno di assenso verso Chen dopo aver alzato gli occhi da quello che sembrava essere un datapad.
"Allora potrà dirci dove l'avete assemblata?"
"Non lo so!"l'uomo dopo aver alzato gli occhi dal datapad,scosse la testa e io non riuscii più a respirare.
Quell'agonia durò dieci secondi,ma a me sembrò un eternità.
"Dove l'avete assemblata?"ripetè calmo Chen.
"....garage"
"Nel garage di chi?"
"Nel garage di Crudelia"dissi velocemente appena vidi la mano muoversi.
"E' un inizio"disse Smith,adesso lei dovra contattare i suoi amici,lei ha
molte risorse mister Jagger,sono sicuro che troverà il modo,altrimenti la sua utilità è esaurita. "Forse ho il modo,ma mi serviranno due o tre cose."
"Vedremo di farle avere quello che ci ha chiesto,arrivederci"mi disse mentre rimanevo bloccato sulla sedia,mi guardò divertito e dopo un attimo pigiò un altro pulsante lasciandomi libero.
"Conosce la strada vero?"

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20
Novembre 10, 2007 - 1:24 pm

La gente ha costruito...Gallerie nel fango del Sud-America.
Stiamo male. Guardo Greta, nel buio, il mio sensore termo grafico mescola sangue ad acciaio. Siamo sporchi di noi stessi. La sua maglietta, la mia camicia sono lorde di sangue. Il nostro!
Strano.Ho strisciato ed ucciso.
La guardo nel buio mentre spariamo agli uomini.Altri uomini; altra guerra.
Vedo il suo braccio subire l'impatto di un proiettile. L'energia cinetica del proiettile glielo scaraventa all'indietro strappandole la pelle artificiale.
Vedo l'acciaio.Altro sangue... altra vita.
Sta bene. Sta male. Stiamo morendo forse. Forse moriremo assieme. Con lei morirei. Nessuno va in guerra per morire.
Morire insieme a lei.Ci si va per ammazzare.
Ultima morte.Il più possibile.
La gente sa milioni di cose, eppure par loro di saperne poche. Sa che dovrà morire un giorno nel futuro, prossimo futuro, non domani, nel frattempo cerca quella felicità, quella leggerezza di pensiero insiepiegabilmente dolce che appassiona.Con un gusto per la morte.
Se morissi con lei...
sarei contento?Per l'uccisione di massa!

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