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Linee di costruzione.
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1
Dicembre 5, 2008 - 11:29 pm

Osservò la città con calma. [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Un'altra infinita città.
La sensazione era diversa.
Almeno lo era ora e... per ora.
Non aveva quel brivido che sentiva quando era a Beijing credendosi sempre spiato, oppure pedinato a vista come quando era stato a Tokio.
Pose il berretto sulla lunghissima limosine e si tolse i guanti neri.
L'aria era fresca ed asciutta ed in sottofondo il rumore dei camion più grossi sul "bridge", pareva come quello rombante di qualche aereo in decollo.
Era passata una settimana.
Si erano appena sistemati e presto avrebbero comperato una casetta. La Signora era indecisa su un paio di scelte. Al Padrone sarebbe andato bene tutto. Comunque.
Era il suo lavoro.
Abbassare la tensione avrebbe fatto bene per i nervi e per i muscoli nuovi trapiantati da poco.
Il Signore aveva pagato tutte le spese mediche e la Signora era anche venuta a trovarlo all'ospedale.
Come riabilitazione non gli pareva male.
Aprì il portasigarette di avorio indiano, intarsiato da un vecchio a Xiyinsi Hutong, che suo padre gli aveva regalato quando venne assunto dalla zaibatsu. Era raffinato ed elegante.
Ne estrasse la bianca sigaretta e la picchettò sul cristallo del Sector EA per vedere l'ora.
La cena.
Doveva andare.

Prima però si concesse una Zhongnanhai (中南海) originale 8mg. Roba di gran classe.
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L'autista! Trent'anni fa...

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2
Dicembre 7, 2008 - 10:31 pm

Gli occhi si aprirono sul buio.
Nell'umido di un fango appena accertato, nel silenzio di schioccate in una melma putrefatta.
La pupilla artificiale si adattò in cerchi verdi e concentrici in una ricerca disperata per l’individuazione di luce e caldo ed il calore si rilevò poco e diffuso in un mucchio contorto di corpi morti, morti da molto, morti mutilati, morti da poco. Ossa e carne macilenta. Una fossa comune. In una vita come altre assieme ad altre.
Appena larga quattro forse, cinque metri.
Uomini sconfitti dal nemico o invece solo uomini qualsiasi presi nelle città, sequestrati nella notte, magari tornavano a casa o andavano a messa.
Presi e fatti scomparire.
Desaparecidos.
Uomini, ma anche donne con la camicia gialla e le labbra blu rotte da pugni d'acciaio.
Voci dal cielo stretto ed un colpo. Sentencia.
Il rumore di qualcosa che cade tra l'acqua putrida ed il macello di andati perduti.
Gli occhi ruotarono ed abbrancarono sul caduto.
Lo guardarono a lungo ed incapace di muoversi per i molteplici dolori toracici, per le membra intirizzite dall'acqua gelida, per le dita piegate e rotte dopo la tortura, per le bruciature di sigarette e d'accendino, per i tagli verticali cosparsi di sale . Ore a sentire un lento sibilare di una vita che si lasciava andare sul fondo del pozzo della morte. Solo occhi ed orecchie in ascolto nella pace senza fondo.
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Arrivò il giorno ed un disco di luce crebbe nel piccolo cielo rotondo del cenote per il dio della pioggia Chaak. Gli occhi guardarono l'ultimo arrivato e videro quello che il cuore sapeva da ore. Trapasso della testa con un calibro pesante a testa cava, mezza esplosione della faccia.
Provò a muoversi ed il dolore dei muscoli del petto e della schiena, colpi atroci di fucili sovietici, lo trapassò.
-Hombre!- bisbigliò a sé stesso
-T'hanno beccato!-
e si toccò i diversi fori sul corpo.
Presto le ferite lo avrebbero ucciso e provò a scherzarci sopra:
-Esta vez, boleto de ida! Gracias!-

Ed una voce estranea biasciante raucedine polmonare, si aprì a due metri.
-Hola amigo! hablar con los muertos?-
Un altro non morto.
-Que están fuera de lugar!-
Ed i cerchi restarono verdi, un uomo atermico.
Un fantasma.

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Winter cinque anni fa durante la guerra nella giungla degli indios.
Guerra nota come la Guerra SudAmericana.

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3
Dicembre 13, 2008 - 3:11 pm

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Kaito Nakamura delle Yamagato Ind. di Hong Kong.
Scott Foley controllò tutto l'incartamento cartaceo e pure quello virtuale.
Fece sera.
Lo ricontrollò ancora dopo aver bevuto dell'acqua fredda dal rubinetto del distributore.
Fece notte.
Infine diede un'occhiata approfondita a tutto ciò che ne era collegato.
La notte divenne fonda.
Mr. Nakamura delle Yamagato ind. era sì un cinese, ma di origini Giapponesi, i suoi genitori erano di Tokio e si erano trasferiti a ad Hong Kong e poi a Singapore ed avevano viaggiato molto nell'Hintrland.
L'evidente legame della moglie di lui con un fratello della grande zaibatsu della Toyota legata all'Arasaka ed alla vecchia yakuza, non gli ha impedito di scatenare le sue leve di imprenditore a Singapore calpestando il potere della Triade di Hong Kong ottenendo l'appoggio della SunTech. Aggiungendo il suo background di uomo di scienza territoriale delle migrazioni di massa, non pare affatto improvviso il suo investimento nella San Francisco, ultima megalopoli americana ad aver avuto le guerre corporative per la creazione dei suoi distretti di potere.
Investimenti iniziati otto anni fa, nei trasporti della metro, poi saltuari visite alla chinatown, viaggi a Seattle e stabiliti alcuni trasporti di merci Import-Export ed allargati a San Francisco e San Diego negli ultimi cinque con la produzione di alcune pellicole di action movie ad Hong-Kong ed a Los Angeles.
Progetti architettonici a Bombay e nello Sri Lanka. Vincitore dell'appalto a sfruttamento delle risorse biomarine nel Mar Giallo.
Affitto di tre piani di zone ufficio nella Transamerica Pyramid al 600 di Montgomery due anni fa, con uno studio architettonico ed uno di brooker.

Un giorno fa l'aveva ripreso per scarso rendimento e nemmeno un accenno ne era venuto fuori su un' importante trattativa come quella, non una scusante per dire della speranza in un potenziale contratto e profusione milionaria per il prossimo anno. Forse il sangue freddo di uno squalo in affari.

Ed oggi la firma per un contratto di assicurazione su danni, rischi, incidenti terzi e no. Prima rata di 290,000 euro dollari da versare i primo gennaio 2079. Stipula contratto 4 dicembre 2078.
Realizzato in neanche 15 giorni da questo ragazzino greco di nome Jorge Sofianopulos, orfano di madre messicana morta durante le guerre corporative. Un punto a favore.
San Francisco fu l'ultima città americana a cedere al diritto delle Megacorp per i loro territori.
Era sempre stata una città liberale.
E.. figlio di un dottore malato terminale, punto ancora a favore.
Scott Foley provò a pensare se sarebbe diventato un prossimo punto d'appoggio.
Jorge Sofianopulos nato il 4 dicembre 2054. Ventiquattro anni. Maschio, etero...
Fortunato... compleanno.

Nakamura a San Francisco.

A mezza mattina entrò nell'ufficio e Sofianopulos era al suo posto.
C’erano tutti.
Si fermò e richiamò i presenti:
- Ragazzi, Ehi! gente, un attimo d'attenzione!-
L'ufficio sempre animato dalle costanti voci al telefono, cercò di tacere, di abbassare il tono.
- Ragazzi!- Continuò Scott Foley avvicinandosi alla scrivania di Sofianopulos:
- Abbiamo qui l'uomo del giorno!- Gli posò la mano sulla spalla e la strinse. Era suo compito, doveva farlo.
- Un uomo da cui dovete prendere esempio.- poi si rivolse direttamente a lui con gli indici puntati.
- Conto su di te!- e teatralmente con un indice verso uomini in doppiopetto firmati.
- ...e su tutti voi!-
Applausi.

Raggiunse l'ufficio che ancora le voci degli individui, siglati come mediatori, si congratulavano con quel ragazzo.
Li aveva chiamati ragazzi, per un attimo stava per dire uomini come qualcuno faceva a sud, ma quelli..., quelli, quelli oltre il vetro blindato, erano solo ragazzi e lui era il loro capo responsabile di vendita.
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Scott Foley. Agente assicurativo della Clarkson-Mortgage Insurance Agency.

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4
Dicembre 13, 2008 - 7:08 pm

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Non ricordava niente e poco gli era familiare...
Non un viso, nemmeno il proprio.
Non un ricordo, se non DOPO quella finestra sfondata, la fuga dal posto dove lo tenevano ( forse ) prigioniero e dove gli avevano fatto qualcosa ( "MA CHE COSA?!?!" ) ....quindi 24 ore di vita....un neonato.
La sensazione di un'arma intelligente che si adatta ai tuoi innesti quella si....
Il mirino inserito nell'ottica dell'impianto oculare che vira al l'infrarosso, ...anche quello era cosa nota.....
La sensazione dell'adrenalina quando scarichi il fucile sul nemico......anche quella era una cosa che ricordava.
Perchè era un nemico?
"Perché stava per imbracciare un fucile contro di me."
Avrebbe potuto uccidere uqualcuno senza motivo in quel momento...era perso.....
Tra quei qualccuno stava prendendo in considerazione sé stesso....uno sconosciuto come tanti.

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5
Dicembre 21, 2008 - 3:07 pm

James sciacquò la bocca tre volte.
Le labbra erano secche ed ogni volta che aveva bevuto dell'acqua per togliersi l'arsura, la quale gli scendeva nella gola, nella petto e secondo lui in tutto il corpo... ogni volta che aveva bevuto un sorso d'acqua, lo aveva espulso con un conato.
Decise di mettere la pasticca sotto la lingua e la lasciò lì.
La lasciò squagliare senza muoversi, senza deglutire, senza togliere lo sguardo da quel piccolo specchietto del bagno alla stazione degli autobus.
S'accorse che aveva una brutta faccia; non brutta, ma certo trasandata, malata, forse losca, da gansta, da criminale di Daly City. Non si sarebbe rasato, la barba avrebbe nascosto un po' l'atteggiamento da notturno e trasandato.
Sentì la saliva aumentare e l'acquolina assorbire la pillola aspra di limone e acido acetilsalicilico.
Un'aspirina non lo avrebbe ucciso. Chissà quante ne avrebbe dovute prendere per farlo. E con l'alcool?
Di meno sicuramente di meno.
In piedi davanti allo specchio ed al lavandino con i piedi rattrappiti dal freddo delle piastrelle umide.
Faceva ancora freddo, sicuramente era nevicato e già tutti dicono che tanta neve non s'era vista dal 2050.
Lui dov'era nel 2050?
Non era nemmeno nato, ma in effetti doveva essere stato da qualche parte in quel momento. Forse stava scegliendo che vita vivere e aveva deciso per la California e questa era andata bene! Non era tanto convinto di aver scelto San Francisco ed in effetti lui era nato a Menphis, ma i suoi genitori erano venuti a vivere qui quando le guerre corporative era scoppiate laggiù, e fu solo questione di altri vent'anni che le guerre iniziarono anche qui.
Forse nemmeno quella volta s’era accorto che a san Francisco nevicava.
Insomma aveva scelto una coppia di Menphis per andare in California, sicuramente gli altri angeli avevano prenotato con largo anticipo, certo ci doveva essere una gran richiesta ed una difficile amministrazione imparziale. Gli angeli… Aveva bevuto stanotte per non congelarsi… certo anche loro sognano i tramonti a Ovest, ma a San Francisco forse non considerano… ne aveva visto uno alato… considerano che c'è la nebbia e quest'anno addirittura la neve che non se ne vedeva dal lontano 2050 e lui...? Lui? Nel 2050 dove diavolo era? in coda per un tutto esaurito in California sulla Highway Number 66...sei.

Preso dai pensieri di probabilità tra i numeri di casi favorevoli ed il numero di casi possibili e quelli come il limite cui tende la frequenza relativa dell'evento al crescere del numero degli esperimenti, finì di indossare lo smoking
L'ex angelo prese per il collo la bottiglia conica di Cobra&Grass Whiskey e bevve un sorso abbondante.
Nessun conato si alzò!

La faccia nello specchio si spostò.
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San Francisco. Il giovane dottore James Leer durante la nevicata del dicembre 2078.

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6
Dicembre 26, 2008 - 5:25 pm

"Sara!"
Il cuore gli salì in gola.
Joannis era sotto la pergola della sua casa di mattoni rossi.
Era uscito a prendere il giornale avvolto in una busta di plastica.
Da qualche ora la pioggia scendeva nelle strade a catinelle. Neve misto a pioggia.
Joannis mise il giornale nella tasca della palandrana rosa della moglie, ma lo sguardo era verso la strada.
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Il Dottor Joannis Sofianopulos. Dicembre 2078.

Sara scese dalla macchina bianca e sotto l'ombrellino pallido come l'impermeabile, esitò a metà della strada quando lo vide attenderla sotto il porticato.
Di solito entrava sorridendo quando lui le apriva la porta, ma in quel momento lei sentiva solo un gran freddo alle caviglie nude. Era nevicato per alcuni giorni ed i media raccontavano della più grossa nevicata dal 2050, ma in quel momento lei desiderava solamente una delle tisane calde di Joannis.
Sentì la pancia stringersi.
Era stretta da tre giorni, da quando l’aveva sfiorata un pensiero.
Era nervosa, e non era sicura.
Non lo avrebbe detto finché non fosse stata sicura.

Joannis le sorrise e scambiò con lei due baci sulla guancia e la fece accomodare dentro casa.
-Sara che bella sorpresa! che ci fai qui?- le chiese un po' distratto con un tono caldo ed affabile, togliendole l'impermeabile.
-Secondo te?-
-Ti mancavo?- provò lui.
-Da morire!- gli disse lei abbracciandolo forte e baciandolo sulla testa.
Senti sciogliersi il groppo che aveva sotto lo stomaco, sentì il calore salirle come un liquido di contrasto.
Lui provò a resisterle, ma lei lo zittì bocca contro bocca e con la lingua gli si spinse dentro in cerca della sua.
Lei si schiacciò ancora contro di lui sulla parete ed allora finalmente egli reagì e la sollevò facendola precipitare sul divano pieno di libri di medicina. Rotolarono a terra urtando il tavolino basso, qualcosa di vetro e di ceramica cadde a terra.
-Sara!?- riuscì a dirle tra l'eccitazione e l'incertezza.
-Che c'è?- fece seccata lei.
Lui si rimise a posto gli occhiali.
-Che hai?- le domandò.
-Ti amo!-
Ecco glielo aveva detto.
Un'altra delle cose che non voleva dirgli.
Ed allora fu lui a spingersi verso il suo volto in cerca delle sue labbra.

Sara se n'andò.
Si sedette sul sedile dell'automobile bianca.
Lo vedeva sulla porta con la vestaglia della ex-moglie morta una decina d'anni prima.
Non le disse che la amava.
Lei glielo aveva detto e lui nulla.
Lui non poteva amarla.
Era malato.
Forse per questo.
Forse perché...
S'immaginò ancora sotto la veranda con lui... dietro a lui come a proteggerlo.
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... lui alzò la mano e la salutò.
Lei ricambiò, ma la sensazione contratta alla pancia era tornata.
Mise la cintura, la freccia, accelerò sotto la pioggia e cercò di concentrarsi sulla giornata importante di domani.
Walter la aspettava per cena.
Suo marito.
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La Dottoressa Sara Manko. Dicembre 2078.

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7
Dicembre 28, 2008 - 12:13 pm

Basil, il valoroso, era stato colpito e messo a terra.
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Baqi, l’eterno, il fratello, s’inginocchiò nella neve.
Sentiva l’odore di Winter, l’inverno, alle sue spalle.
Non gli piaceva Winter.
Era freddo, come quelle zone.
La neve gli faceva tremare i muscoli.
Winter non rideva mai, non scherzava, non aveva alcun comportamento naturale, umano.
Non era come loro; era diverso, eppure anche lui era uscito da quelle officine.
Baqi ispirò dentro le tracce fresche.
Non capiva come un uomo nudo poteva aver fermato suo fratello.
Nessuno li poteva fermare quando erano assieme sul terreno di caccia; erano i migliori.
Memorizzò l’odore asettico di una persona pulita e disinfettata.
Winter gli si fermò accanto.
Baqi sollevò lo sguardo; sentì le labbra piegarsi in un ringhio.
Winter lo guardava. Lo stava fissando.
-Non lo devi aver colpito!-.
Cosa stava guardando da dietro quegli occhiali?
Baqi non tremava a quelle temperature.
Cosa guardava Winter?
Forse le larghe e robuste spalle di muscoli trapiantati forti come quelle di un gorilla?
Oppure i coltelli alla cintura e sulle braccia mezze nude?
O forse le gambe d’acciaio C-50 scure come quelle di un puma?
Forse quella faccia?
Baqi abbassò lo sguardo come fa un cane quando comprende chi comanda e si leccò le labbra screpolate.
-L’ho fiutato!-. Affermò Baqi infine.
Odorò ancora l’aria e l’alito gli si condensò in una debole nuvoletta di vapore.
-E’ ferito! Sento l’odore del sangue!- Concluse Baqi.
Winter non lo guardava più, ma osservava la boscaglia di abeti e le montagne di neve.
Era evidente dove fosse andato il fuggitivo.
-Brava bestiola!- disse Winter facendo un passo verso la direzione.
Baqi saltò oltre di lui sulle mani anteriori.
Balzò altre tre volte in avanti.
Si voltò.
Guaì.
Si lamentò.
Come un cane.

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Baqi. L'Eterno. Il cacciatore. Lontano Nord. Alaska. Gennaio 2077.

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8
Gennaio 6, 2009 - 12:56 pm

Yamila osservò il cellulare.
Nervosamente azionò il display illuminandolo.
Lo aveva tenuto silenzioso.
Aveva sperato che almeno quella sera non si facesse vivo e stranamente era stato così.
Bruce la infastidiva sempre più, le diceva che l’amava ancora, che le voleva bene.
Certo anche lei gliene voleva ancora, ma doveva farla finita.
Non lo voleva più.
Aprì la porta di casa ed accese una piccola luce.

Quella sera faceva freddo, nevicava; tutti dicevano che sarebbe stato un bianco natale.
Quella sera la neve non scese.
Quella sera…
Jorge aveva ucciso il cane del signor Manko; James aveva preso una anfetamina di troppo.
James aveva una pistola; Jorge non le aveva nemmeno dato un bacio e…
… Bruce non l’aveva assillata con telefonate o messaggi osceni ogni quarto d’ora.
Aveva osservato la bella macchina di Jorge andare via lungo la strada spazzata dalla neve e dal ghiaccio, un uomo vestito da babbo natale aveva attraversato la strada con un campanaccio in mano.
Tutta la sera s’era sentita fuori posto.
James, non faceva che parlare di sciocchezze e Jorge era a metà tra i discorsi di suo padre, mezze stupidità e mezze curiosità.
Era una cena dove tutti cercavano di dare l’attenzione a James e lei presto s’era sentita sempre meno splendida e meno sicura.
Il vestito, le unghie, le calze, le scarpe, tutto il trucco, il rossetto.
Nessuno le aveva fatto un complimento a parte il vecchio dottor Sofianopulos quando era appena arrivata. Il, "papà", dottor Sofianopulos era stato discreto, le aveva preso il soprabito quando era arrivata, e senza che nessuno lo sentisse le aveva detto:
-Sei la meraviglia di questa difficile serata, Jamila. Vieni!- e l'aveva accompagnata al tavolo guardandosi attorno.
Peccato era vecchio, troppo vecchio, ma il figlio era bello. Bello, ma di un mondo troppo in alto per lei. Lei che era arrivata con il tram al convegno, che teneva i bambini di Alice e aveva noleggiato le scarpe.
Il vecchio Dottor Sofianopulos a tratti occhieggiava ad un altro tavolo dove stava l’ospite d’onore il dottor Myrick.
A quel tavolo che lei conoscesse c’erano i coniugi Manko.
Anche Jorge guardò in quella direzione un paio di volte. Non si catturarono mai uno sguardo per tutta la cena.
Lui era nei quartieri alti, e si diceva che avesse una bella ragazza molto ricca al suo contrario, una poveretta disastrata con una grave colpa sulle spalle.
Cercò di essere raggiante. Aveva cercato.

Ora rincasava sconsolata.
Poggiò dunque la borsetta, le chiavi, il cappotto all’ingresso dell'appartamentino.
Vide la mazza di baseball di Bruce poggiata allo stipite della scarpiera all’ingresso.
Doveva venire a prendersi ancora delle cose quel cocciuto, ma aveva paura di vederlo ancora. Si chiedeva se gli avrebbe resistito, se ce l’avrebbe fatta a dirgli di no.
E si sentì sciogliere dentro, e le crebbe un desiderio, ma stavolta non era per Bruce.
Diede un’occhiata nella stanza dove dormiva suo fratello.
Le parve tutto a posto.
Il desiderio continuò mentre si infilò le ciabatte viola, pelose, e fredde.
Corse al bagno per struccarsi ed il desiderio divenne voglia. Si impossessò definitivamente di lei quando arrivò nella camera dove si tolse il vestito del galà, sentì un languore d’acquolina nella gola. Si tirò il piumino svizzero addosso; era gelato e quel brivido la percorse lungo il corpo quasi nudo.
La sua fantasia trovò il giovane dottor Sofianopulos che la guardava diritta negli occhi, lo trovò seduto accanto a lei, a tavola, nella macchina e disteso nel letto dopo averla spogliata e la mano, la mano di Jamila… la sua mano la assecondò.

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Jamila Raa-Hii. Dicembre 2078.
Sesso: F
Età: 20
Professione: tirocinante infermiera.
Parenti: Un fratello paraplegico. Approfondire!
Dati del Dicembre 2076 da aggiornare.
Verificare indirizzo di residenza.
Verificare luogo d'impiego, altri lavori eventuali, amici, conoscenti, precedenti suoi e di chi conosce, genitori, parenti prossimi, proprietà, multe, situazione finanziaria.
Coinvolgimento marginale.
Non avvicinare.

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9
Gennaio 11, 2009 - 3:35 pm

San Francisco.
Sulla Lincoln bianca da 19 posti dal Marina District, dove aveva appena visto uno Yacht della Bentley da 50 metri a tre piani bloccato nel ghiaccio, verso l'Embarcadero. Pier 39.
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Mise gli auricolari nelle orecchie e stava pensando di inserirsi un chip a collegamento diretto nel collo, ma il dottore gli aveva detto che sarebbe bastato sostituire quello che aveva già con uno più avanzato.
Quella parola lo aveva fatto sentire vecchio... Avanzato.
Quindi significava che era superato.
Forse lo era dopo ottantacinque anni.
Ricordava ancora il presidente di colore Barrack Obama.
I missili di Isarele.
Il presidente Russo Putin.
Il presidente cinese Hu Jintao.
Ricordava Saburo Arasaka alla sua ultima apparizione sulla sedia a rotelle nel palazzo del 125esimo imperatore Akihito, nel lontano 2015. Akihito, figlio di Hirohito fu l'ultimo imperatore regnante nel mondo e poi...
Poi le Zaibatsu!
Furono molti i tentativi di metterle fuori legge, già dopo la seconda guerra mondiale del secolo scorso, ma senza risultato. La più vecchia, quella dei tre diamanti, Mitsubishi, fondata nel 1875 da Yataro Iwasaki, la Nakajima Aircraft Company ed altre in seguito come la Nissan e.. dopo le atomiche, la Arasaka.
Da tre diamanti a tre fiori bianchi.
Fiore di cui viene celebrata la sua bellezza ogni anno proprio nei giardini della reggia imperiale in occasione della fioritura.
Tre! Splendidi.
Responsabilità comune nei confronti della società;
Integrità e lealtà;
Conoscenza dei popoli attraverso il commercio.
1875. Due secoli fa.

-Richard Blakwell! Sono in linea!-

Mister Blackwell parlava con gli auricolari che gli pendevano dalle orecchie ad un microfono. Stava parlando da quindici minuti con un consociato cinese della Sunway Building Technology detta sul mercato semplicemente Suntech, ma come ben sapeva in un primo incontro loro tenevano una certa forma di protocollo di presentazione poiché essi non volevano mostrarsi come vecchi amici di cui fidarsi, ma solo come una seria società in cerca di consulenze legali sul territorio della California.
2078. Due secoli dopo.

L'uomo della Suntech lo aveva preso comunque in contro piede telefonandogli sulla linea privata, e questo voleva dire solo una cosa.
Il suo passato, la sua vita, i suoi affetti, i suoi soldi, i suoi segreti erano dentro qualche chip che quell'uomo doveva avere letto. E la proposta era interessante. Molto interessante al 600 di Montgomery Street.
Fissarono un appuntamento e Mister Blackwell staccò la linea satellitare.
Doveva pensare alla festa di compleanno che la sua figliola voleva per il suo alternativo punk boy-friend, quello con l’orecchino al naso, da cui stava da più di un anno.
Avrebbe potuto approfittare di quella via al numero 600 con un particolare regalo.
Sorrise. Ebbe l’idea e si disse che anche se era superato, poteva ancora godersi un paio di cose e se necessario prendersele.
Come un lupo.
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Mr. Richard Blackwell.
Maschio.
Passione per le belle donne, meglio se ricche.
Ex play-boy.
Ottantacinque anni.
Lavora per la Heiman&Koren.
Quattro divorzi e cinque matrimoni, vive separato dalla moglie attuale.
1000 fidanzate d'america.
La sua prima moglie si chiama Hillary Koren.
Sette figli di cui tre femmine.
La sua preferita si chiama Mia, è la figlia più giovane.
Vive nel distetto corporativo di Richmond a San Francisco.
Verificare contatto.

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10
Febbraio 2, 2009 - 11:35 am

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Il suo corpo sapeva cosa fare, lui un po’ meno. Il suo corpo gli aveva detto che il danno di un pugno sarebbe stato devastante, e lui aveva seguito questa indicazione.
Il primo pugno infatti aveva gia probabilmente inflitto danni irreversibili.
Il secondo, animato da una rabbia ancestrale, aveva se possibile peggiorato la frattura cranica.
Ora era certo che le sue mani avevano le nocche trapiantate. Una mescola ceramica al titanio, sicuramente.
In piedi, tra il corpo di quell’animale travestito da babbo natale e quella donna pietrificata dalla paura, inspirò profondamente attraverso il naso e fece uscire un lungo respiro dalla bocca.
Cercò di pensare rapidamente al da farsi.
Nell’altra stanza il dottore ed il suo amico stavano medicando le vittime di babbonatale.
Prese da terra la pistola che fino a un minuto prima babbonatale teneva nella bocca della ragazza, una enorme Militech Hammer calibro 50 AE. Frugo poi fra i vestiti di SantaKlaus….un caricatore extra, due coltelli.
“Natale viene per tutti amigo…” pensò.
Per un’ istante rimase immobile col ricordo di una canzone in testa.
Sapeva che era un gruppo molto vecchio, sapeva che forse si chiamavano NoMeansNo
I gotta gun-gonna finally be someone
I gotta gun-gonna cut somebody down
I gotta gun- I gonna finally be someone
I gotta gun- I gonna shot somebody….
Scacciò quel flashback dalla testa.
Prese un asciugamano da vicino al letto e lo diede alla ragazza.
Era bella anche con volto deformato dal pianto e dalle paura.
Questa rimase immobile per qualche secondo poi, come se avesse realizzato la sua presenza solo in quel momento si ritrasse ansimando.
Ma lui non aveva tempo di consolarla. Era una cosa che non ricordava come si facesse, forse non aveva mai saputo fare.
“Ascolta, non ho tempo di chiarirti una volta per tutte che i ragazzi te li scegli male, per cui ascolta con attenzione.”
La ragazza lo guardò spaventata ma prese l’asciugamano per pulirsi il sangue che le colava dalla bocca.
“Ora arriverà la polizia e farà un sacco di domande a cui io non vorrei rispondere. L’eroe della situazione è il tuo amico dottore. E’ entrato brandendo la mazza da Baseball e ha spaccato la testa a Babbonatale…”
La guardò fissa negli occhi.
“Io non esisto.”
La ragazza probabilmente colse qualcosa di strano in quelle ultime parole ma ElCapitan si era gia alzato ed andava a passi sicuri nell’altra stanza.
Il dottore stava curando l’uomo che era probabilmente il suo stesso padre.
Brave persone tutte quante, gli spiaceva averle cacciate nei guai. M a non aveva avuto scelta.
Si pulì la mano insanguinata su di uno straccio, e passò poi lo straccio sulla superficie della mazza.
Appena il dottore ebbe finito di stabilizzare il vecchio gli prese la mano e ci cacciò il manico della mazza da BaseBall.
“Credi a me, meglio se alla polizia dici che sei tu quello che ha preso a bastionate SantaKlaus.”
Il dottore lasciò cadere la mazza e fece per protestare.
“Credi a me, tu sei rispettabile e giustificato ad essere qui, io meno. In questo momento suscito troppa curiosità.”
Guardò verso al soglia, poi di nuovo il dottore.
“La pistola di tuo padre la ho lasciata vicino a BabboAnimale, lui la ha tolta a tuo padre poco prima che tu arrivassi e la ha usata per sparare. Non credo che la polizia farà grandi indagini per una storia così, che oltretutto. si è risolta da sé.”
Poi si alzò e uscì dall’appartamento.
Scese le scale e andò all’esterno, nel vicolo dove avevano lasciato la giardinetta.
Avrebbe voluto scomparire dalla vita del dottore superchic, non coinvolgerlo…. ma quell’uomo sembrava sapere qualcosa di utile.
“Mi spiace dottore ma non ti posso lasciare ancora stare….” Pensò guardando verso il quinto piano della casa.

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Febbraio 7, 2009 - 5:28 pm

Lo sbirro se n'era andato.
Per l'ennesima volta le era salito dentro attraverso i fianchi nudi.
La donna nera di capelli e lisci, s’era annodata la sua cravatta al collo. L’aveva dimenticata.
Era la prima volta che dimenticava qualcosa.
Il sole era buio.
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Il Transbay Terminal Tower a San Francisco.

Il mondo fuori dall’appartamento del Transbay Terminal Tower era freddo.
La terra era fredda, e lei si stringeva nella giacca del completo che lui le aveva regalato per il compleanno. 26 luglio. Lei si sentiva una leonessa.
Lei che era la donna più richiesta nel Jet-Set della Good Society.
Lei che si spingeva dentro le menti più importanti della città e le privava della loro angoscia. Proprio lei che con le unghie gli aveva graffiato la schiena ed egli non aveva sofferto il dolore. Nemmeno la sentì alla seconda volta ed alla terza mentre in lei cresceva l’ostinazione e la sicurezza che fosse artificiale, sentì il sangue scendere dal fianco delineato e colarle sul ventre teso.
Spaventata gli aveva detto scusa e lui nemmeno aveva risposto.
Lui, quello sbirro bastardo, le sorrise sprezzante con quel ghigno cinico sulla faccia e lei, sentendo eccitarsi di più, lo graffiò con forza un’altra volta, alle reni, alle spalle, ai glutei, ma egli non si fermava, egli proseguiva nel movimento contro i suoi fianchi aperti.

lei, splendida amante, guardava fuori dai vetri dell’appartamento sull’estate di fine luglio sopra San Francisco, vedeva tutte le luci della baia fino all’isola degli angeli.
… lei, la donna del jet set, con le dita giocava con la cravatta attorno al collo. La sua cravatta.
Sentiva l’odore della stoffa nuova del vestito. Il suo regalo.
… lei, con un respiro freddo sul cristallo dello sky scraper, percepiva ancora il suo odore sulla sua pelle e le tracce vermiglie sulla sua pancia. Lo aveva ferito e forse era la fuori a leccarsi le ferite e pensava a lei. Magari era ancora eccitato come lei. Magari era la fuori nella strada che guardava verso la finestra ed allora lei si appoggiò con le palme al vetro speciale dell’appartamento. O magari era su uno dei mezzi della polizia che gravitavano nell’aria e la stava osservando.
… Non c’era nemmeno una luce nell’aria e lui non aveva voluto dirle dove andava. Non aveva importanza. Così le aveva detto.
Lei, amore di una stagione, sapeva che lui non era un uomo di ferro, dietro quel ghigno cinico, quella sfiducia nel nuovo mondo, lui era un’ottimista.
… Lei, stupida Julia, sapeva che si stava solo illudendo.

Julia non lo rivide più…
Lo sbirro era in giro per la città a cercare bastardi più di lui e per farlo non esitò ad eseguire la legge, ma lui non dimenticava, né la cravatta, né la triste Julia, né le sue scelte prive di sogni.
La gente non pensava.
La gente amava illudersi.
La gente amava credere nei sogni.
Si fermò davanti al cancello di Chinatown.
… E lui cosa ne sapeva dei sogni?
Mai sognato nulla lui.
Mai avuto nulla lui.
Avere qualcosa faceva male.

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Julia alcuni anni fa.

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Febbraio 12, 2009 - 12:33 am

SoJi era arrivato con una delle sue solite magliette ed un capello di lana bianco in testa.
SoJi sorrideva sempre e anche se non lo guardava negli occhi, pareva sempre interessato a quello che gli diceva.
Lo sbirro faceva sempre un sacco di domande.
Il perché di questo oppure come mai?
Soji s’era accorto che alcune volte il motivo vero delle cose non lo sapeva.
Anche lo sbirro se n’era accorto e sicuramente prima di lui.
Finiva che delle volte guardava andar via quello sbirro e si chiedeva se se n’era accorto che non sapeva in realtà rispondergli.
Quello sbirro che incontrava di notte, mentre lui amava anche andare in giro di giorno con tutti i negozi aperti ed un sacco di persone per le strade. Quello lì s’era mai chiesto il perché aiutassero un poveraccio che indossava un vestito liso sulle maniche ed una camicia sporca di quattro giorni almeno.
E quello spolvero nero?
Ed ora che si voltava lo salutava pure.
Questa volta però il vestito era fatto su misura ed era firmato Italiano e cosa ancor di più era profumato.
Non aveva quell’odore rancido di frittura da bettola di china town, c’era un aroma gradevole ed era sicuro che fosse il profumo di una donna.
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SoJi fa parte di una gang da poco nata appassionata di arti marziali e lame.

Lo sbirro s’era allontanato ed aveva deciso di andare a mangiare qualcosa e decise per Quong. Si girò ed osservò SoJi; adesso il capello di SoJi era blu; lo stava salutando con un sorriso ebete sulla faccia; lui ed i ragazzi come lui erano dei nullafacenti, poco di buono, ma non esageravano. . .

Spostò le tendine di Quong.
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Quong Ting Chiong possiede un ristorantino deambulante. La polizia lo sospetta di ricettazzione e contrabbando.
Quong era lì tra i fumi della sua cucina e gli sorrise indicandogli uno sgabello al banchetto del furgoncino senza ruote e si dileguò dalla sua vista.
Lo sbirro si sedette ed annusò.
Quong ricomparve e gli allungò la stecca di sigarette di Zhongnanhai (中南海) originali.
-Tutto bene Quong?- domandò lo sbirro mettendosi davanti il pacco.
-Tutto bene, capo.- rispose Quong sorridendo.
-Sicuro?-
La faccia di Quong non era vera, il sorriso era di circostanza e le labbra si mossero in parole:
-Veramente capo va tutto bene, ma potrebbe andare tutto molto bene se…-
Quong gli disse di un uomo molto cattivo con lui e che non aveva pagato l’ultima volta. Quell’uomo veniva a pranzo intorno alle 13 quasi ogni giorno.
Lo sbirro odiava uscire all’ora di punta, troppa gente, troppo traffico, troppi idioti attorno tutti intenti a non combinare nulla di buono.
Lo sbirro mangiò.
Annusò ancora
Lo sbirro voleva solo togliersi di dosso l’odore.
Quell’essenza.
Il profumo da 5000Eurodollari.
Di quella notte.
Con Julia.

Il giorno dopo lo sbirro uscì con il sole alto ed era in ritardo.
Mise un lumicino sulla macchina per arrivare in tempo.
L’uomo che era stato cattivo con Quong, non disturbò più Quong.
Mai più.
Apparve nel giorno e l’uomo cattivo non capì, non subito, finché lo sbirro non gli ruppe la mandibola.

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Takema al tempo in cui lavorava alla narcotici.
Asiatico.
Poliziotto.
Da tre anni nella omicidi di San Francisco, prima nella sezione narcotici.
Genitori deceduti.
Due fratelli, vivi entrambi.
Sospettato di aver ucciso un collega, il sottotenente Aaroon Scion.
Ogni accusa è caduta, ma il caso resta aperto e congelato.

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Febbraio 12, 2009 - 4:53 pm

Linee di costruzione …

La signora era venuta a trovarlo all'ospedale quando era rimasto ferito nell'attentato.
Vide il volto triste e buio della donna, cercò di sorriderle, ma il tubo del polmone artificiale non gli permetteva alcun movimento.
Provò allora ad alzare una mano, ma vide arrivare il marito.
Erano giovani e belli, e lui già con il pensiero tradiva la loro fiducia.
Sentiva dentro di sé l'amore verso quella donna con la pelle tenera e chiara come un giglio ed il conseguente impossibile dai dogmi della sua educazione. Quanto avrebbe voluto fumare una sigaretta adesso, magari una Zhongnanhai , 中南海, originale 8mg.
Il signore entrò nella stanza e gli disse grazie.
Lei piangeva, singhiozzava a modo.
Era riuscito a salvare la loro bambina.
Ed ora sarebbero partiti e se ne sarebbero andati oltreoceano dove nasce il sole e lui si sentì dispiaciuto, quasi abbandonato, ma lei gli disse:- Aspetteremo che lei guarisca!- e ricordava che l’aveva guardata con speranza, con lacrime invisibili negli occhi.
-La aspetteremo se lei vuole venire con noi in America.-
Dei suoni li avevano distratti, una serie di intermittenti cicalini ed il Signore uscì gridando dottore e poi infermiera.
Lui era rimasto con lei nella stanza la quale iniziò a piangere veramente ed allora provò a calmarla, ma non ci riuscì, provò lentamente ad alzare la mano, per farle un cenno, darle un segnale, ma quello che alzò era soltanto uno strano moncone carbonizzato.

Aprì gli occhi.
** you do not have permission to see this link ** Un Kata.
Si pose in alcune posizioni cercando l’autocontrollo del suo corpo e si concentrò sulla respirazione.
Quella volta doveva averla spaventata davvero.
Quella volta sarebbe stata una buona occasione per smettere di fumare.
Non s’era reso conto della situazione nella quale il suo corpo si trovava dopo l’esplosione.
Ora guardava fuori, era di turno, ma s’era addormentato.
L’aveva svegliato il rumore di una macchina.
** you do not have permission to see this link ** Bugatti Veyron. 300 esemplari costruiti. Valore del mercato da collezione 1,100,000EuroDollari. Velocità massima 408 Km/h.
L’aveva riconosciuta dal rumore; era la Bugatti Veyron rossa e nera della rimessa.
I signori erano via.
La ragazzina era tornata.
Erano sempre stati rigidi per quanto concerneva l’educazione della piccolina. Da una ragazza di buona famiglia come lei ci si aspettava che desse sempre il massimo e che rispondesse alle aspettative dei genitori e della società cui apparteneva, in modo da tenere alto il nome della famiglia, ma la ragazzina cresceva velocemente ed era stato lui ad insegnarle a guidare quelle auto. Quando l’aveva salvata ancora neonata dall’esplosione, non pensava di rivederla così grande ad uscire di nascosto da casa per incontrare i suoi amici.
Cancellò il file che testimoniava la fuga notturna. Avrebbe fatto il pieno della macchina e l’avrebbe lavata verificando eventuali graffi o ammaccature . . .

. . . poi alle 8e35 aprì la porta della camera e guardò dentro.
Lei dormiva con una mascherina sugli occhi a bocca aperta.
Rovistò tra le sue cose ed esaminò con le lenti la stanza. Infine si appropriò del cellulare e scaricò i nuovi due numeri che c’erano dentro.
“Non sarà facile piccolina.”
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L'autista una decina d'anni fa. . .

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Febbraio 14, 2009 - 3:46 pm

Il locale si chiama “la Scatola”. E’ l’ultima attrazione della città, un tavolo domani costerà 1800 EuroDollari, oggi è solo per loro.
Con invito o per amicizia si inaugura oggi il locale di due cantanti, uno rock e l’altro country rock, un locale che sarà aspirazione di molta, molta… popolazione.
Il posto è bello e sembra quasi uscire da un circo, forse Barnum, ma forse, solo stanchezza.
L’effetto della musica tormentosa, le facce distinte, e il continuo salutare, ciao, come stai, duemila contatti brevi da trenta secondi, facce sorridenti, addominali di palestra o bioscultura, zigomi innalzati verso il K2, o capelli in continua agitazione elettrica dal colore alla forma, occhi di variabili elementi cromatici e penetrazione, tatuaggi movimentati nelle pulsazione veneree attraverso tutto il corpo, ma ore, ma giorni dedicati ad una singola apparizione, ma ad un popolo che domani non sarà altro che un piccola sfumata reminiscenza di un qualche cosa di realizzato.
** you do not have permission to see this link ** Gli artisti della Mongolia 'Buratia Girls'
** you do not have permission to see this link ** Jackie.
** you do not have permission to see this link ** Strane facce.
** you do not have permission to see this link ** Vincent D'Onofrio nel film "The Cell".
** you do not have permission to see this link ** Moda.
Lo scorrere del tempo.
Una faccia diversa ad ogni secondo, deformata dalle ombre dai laser psicadelici, dalla continua trasformazione di nuovi arrivi in un modo o nell’altro sempre più eccessivi fino a raggiungere un glamour troppo calcato e licenzioso e lampante e popolaresco.
Seduta, con residui di anfetamina e alcolici in un tranquillo appartamento vuoto dopo che lo chauffeur di turno l’aveva accompagnata nell’hotel più sopraelevato possibile, lo sguardo non è sul mondo, ma su una sottile linea di fumo che sale su una sigaretta.
Volute di nebbia che scompaiono nel aria sciolte da una invisibile dissipazione della memoria di coesione, producendo colore che scompare.
In quel modo tutta la serata si sarebbe volatilizzata e domani sarebbe stata un’altra serata di probabili similitudini e come quella voluta prossima in una dissolvenza. . .
. . . mentre cresceva la cenere sul corpo di carta e tabacco la giovane ragazza si chiedeva cosa sarebbe rimasto domani di lei. . . agli altri, ma non a tutti, non a tutti poteva essere di lei semplice intervallo pubblicitario di una qualcosa che era comparso e subito scomparso in un’altra faccia, con una cercata speranza verso un qualcosa di notevole di più, di ancora. Affamate era la voglia, la piccola carica calda che bruciava dentro di lei lungo il suo corpo di carta e di tabacco fino a consumarsi ad un filtro che l’avrebbe sporcata come se fosse una vecchia, ed allora era meglio scivolare nell’aria e diventare un profumo, un odore, una sequenza di DNA alterata in un cielo stellato da un corpus. . .
L’ultima generata da suo padre che si sposava per la quarta volta tra un mese, seduta sulla seggiola della tigre morta del hotel sopraelevato pensò ad una purezza che le parve in smisuratezza dura, forte, inattaccabile, trasparente ed in attraversabile ed incontaminabile.
Un diamante.
E vide in sogno, ipnotica allucinazione, la pietra sulle sue dita e non sarebbe scomparsa come una foschia azzurra di tabacco e carta nello scorrere del tempo.
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Mia Blackwell in una foto di 2 anni fa.
Nata a San Francisco.
Bella.
Ricca.
Figlia di Richard Blackwell e Hilary Koren, nata in occasione di un ritorno di fiamma tra i due.
Lavora presso lo studio della madre Heiman&Koren.
Poco dedita alla vita notturna ed alle feste del jet-set a cui appartiene.
Ha avuto diversi ragazzi dell'alta società.
Storie brevissime.
Attualmente fa coppia Athenagoras Jorge Sofianopulos da più di un anno, con cui convine al 1112 di Hayes Street su Alamo Square.
Verificare i genitori, conoscenze ulteriori ed amicizie.

P.S. Regalo personale di Mia Blackwell per il suo boy-friend.
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Febbraio 20, 2009 - 8:56 pm

L’uomo, inconsapevolmente era tradito, ma l’uomo era appunto inconsapevole, fece una chiamata da un telefono pubblico.
Fu sorpreso nel vedere che era necessaria una tessera elettronica prepagata.
Chiamò.
La voce era severa, nonostante egli si fosse dimostrato cordiale dicendo le parole ed il problema, e minimizzando il tutto come una probabile coincidenza.
Poi riattaccò e lasciò il telefono pubblico.
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Cabina del telefono.
Alla fine degli anni 2070 nella città di San Francisco vennero installate moltissime cabine telefoniche che offrivarano diversi servizi oltre a quello del telefono: Il quotifax, il Meteoax, il Trafix, il collegamento gratuito con una centrale di taxi, la Guida elettronica dei numeri telefonici di tutta la baia, orari dei tram, dei filobus, degli aerei e dei shuttle, possibilità di prenotazione ed acquisto diretto dei biglietti. Planimetrie dei distretti con indicazioni di musei, teatri, biblioteche, parchi, parcheggi, ristoranti, alberghi, B&B, Hotel, cubibara, luoghi storici, luoghi turistici ed alcuni accenni storici.

La luce grigia, indicò un precedente ingresso.
Qualcuno doveva essere stato più lesto.
Qualcuno era stato informato precedentemente.
Qualcuno nella notte.
Qualcuno negli immediati momenti successivi alla sparatoria.
Entro una mezz’ora.
Troppo poco per essere stata la polizia, ma forse qualcuno in gamba come gli operatori della polizia.
I modi parevano quelli. Cercò la scia.
La scia grigia, quella residua.
Il segugio corse, poi rallentò, poi si confuse, poi ritornò indietro, ed infine si fermò.
Andata.
La traccia era scomparsa, ma sarebbe tornata.
Ne era sicuro.
Passivo, attese.
** you do not have permission to see this link **Un BloodHound.
Essenzialmente si tratta di un programma in grado di seguire la traccia dell'intruso fino alla fonte e comunicarla all'operatore una volta rintracciata.

Speedy si scollegò.
Takema gli aveva dato un sciocchezza da cercare, ma le cose che emersero nel coinvolgimento era tutti singolari. Un’infermiera che lascia un violento il quale la assale travestito da Santa Claus e spara al suo fratello sulla carrozzina della cui condizione appare responsabile dopo un incidente automobilistico di 3 anni fa, nel quale era lei a guidare sotto l’effetto di alcool e di sostanze stupefacenti.
Arrivano sul luogo due giovani dottori in tempo per fermare Babbo Natale e prestare i primi soccorsi ai due colpiti.
Già perché i due colpiti sono due.
Il fratello handicappato e un vecchio dottore, vedovo, con una malattia alle ossa.
Ed ad accorrere c’è il figlio di questi.
Ma Takema dice che c’era ancora qualcuno, un hacker.
Che però non lascia alcuna traccia nel soft.
Il dottore, che non è un dottore, lavora per la Clarkson-Mortgage Insurance Agency e per il Sanit George Memorial Hospital stesso ospedale dell’infermiera.
Ed il dottorino è il figlio di una coppia di Menphis, molto ricca che ora vive a San Josè.
Mentre lui risulta scomparso da due anni e c’è un avviso in tutte le Banche dei Corpi con D.N.A. accluso.
Invece il dottore più grande sta con la giovane figlia di Richard Blackwell, un monumento di San Francisco, pieno di soldi e vizi di lusso conosciuto per le sue feste sempre piene di belle donne.
Infine la password dell’infermiera cancella alcune cartelle cliniche, otto in tutto, su persone con handicap permanenti di locuzione.
Di cui l’ultimo, nome Johnathan Hobbs, di cui gli ultimi dati sono di 19 anni fa ed risulta iscritto alle liste della mensa pubblica del Saint George e poi niente, né domicilio, né conto in banca, né rifacimento di documenti, né dichiarazione dei redditi, né altro, né nulla da 19 anni.
Poteva solo essere uno senza dimora, un nomade? Uno senza tetto o solamente un senzatetto, baraccato sotto qualche ponte o qualche Highway.
** you do not have permission to see this link ** SPEEDY!
Corridore della Rete assiduo, Kerr Hank, utilizza questa piccola icona incappucciata, armata con un arco rosso, per "fluttuare" quando è connesso. Usa essenzialmente programmi e sostanze psicotrope che permettono di viaggiare nel Net a velocità molto elevate. L'icona, qui in bassa risoluzione, si rifà ad un supereroe del secolo scorso.

Nevicava, la mattina, nevicava ghiaccio, ed il corvaccio nero beccava nella neve fredda e compatta.
** you do not have permission to see this link **Un corvo a San Francisco durante la "Big Snowfall" del Dicembre 2078.

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Febbraio 28, 2009 - 3:29 pm

Tramite il satellite nello spazio qualcuno continuava ad osservare la Baia.
Erano passate quasi ventiquattro ore.
Il progetto N° 6258 era ancora latitante.
Era necessario cercare di isolare la città.
Mettere degli uomini sulle vie d’uscita, appoggiarsi alla polizia era un rischio, e forse vi era ancora una possibilità. Winter era a San Josè e Baqi aveva seguito quell’odore nella neve e nel bosco per quasi cento chilometri.
Tramite il telefono satellitare qualcuno chiamò.
** you do not have permission to see this link ** Immagine della San Francisco Bay Area dal satellite

Senza accorgersene seguì le strade lasciandosi cullare dalla sensazione ancestrale nella speranza di far riaffiorare qualcosa e si ritrovò a viaggiare sulla ottantesima nell parte sottostante del Bay-Bridge verso Oakland. Quando arrivò all’isola di Yerba Buena si fermò.
Quell’uomo che aveva sparato aveva detto di essere della polizia e forse ci sarebbero stati dei controlli sulle strade principali, all’aeroporto e alle stazioni dei treni e dei pullman. L’istinto forse lo lasciava guidare verso una casa lontana; forse l’inconscio sepolto lo voleva mettere in salvo, ma così era pericoloso, troppo avventato, troppo da animale in trappola.
Guardo le nuvole viola sopra la città.
Doveva tornare là dentro.
Non voleva essere il numero 6258
Per adesso andava bene essere Shadow.
** you do not have permission to see this link ** Il Bay Bridge collega San Francisco con Oakland attraversando tutta la baia passando per Yerba Buena Island

Il giornalista alla fine se n’era andato si doveva essere stancato di aspettare.
Era Edison Carte di Network 23.
Sara e Mia nella sala d’aspetto.
Joannis era sotto i ferri e Jorge era in sala operatoria.
Era il momento buono per agire.
La cosa era un po’ torbida, ma forse avrebbe funzionato.
Dopo un’ora e mezza lasciò Sara e Mia nella sala d’aspetto.
Yamila era stata dimessa nel tardo pomeriggio.
Sara era molto affezionata a Joannis e le lacrime le erano scese 2 volte in quello ora e mezza.
Andò al Saint George Hospital.
Forse il giornalista si sarebbe rilevato utile.
** you do not have permission to see this link **

Edison Carter di Network 23. "Le domande che nessuno vorrebbe fare." e "Venti minuti nel futuro." sono alcuni dei suoi migliori servizi i quali hanno sfiorato il premio Pulitzer.

Jorge era nella sala operatoria.
In automatico si mise a cercare quello che mancasse, il suo occhio clinico da tecno-dottore si mise ad esaminare ogni parte della sala con un’apprensione sempre maggiore. Non le mancava niente.
Questo non lo tranquillizzò. Affatto.
Il Barker Hospital era un ospedale di quart’ordine. Già si sentiva pronto a saltare addosso al chirurgo per strappargli i ferri dalle mani. Non fu necessario. Tutto lo staff fu all’altezza dell’intervento.
Suo padre, comunque, non era affatto fuori pericolo. Almeno altre 48 ore in bilico tra la vita e la…
Si chiese come gli era tornato in mente quel giro in barca fino a King Edward Island.
Sì sentì salir in gola un grosso nodo.
Deglutì forte e la vista gli si annebbiò.
** you do not have permission to see this link ** Athenagoras Jorge "George" Sofianopulos.
Giovane stipulatore nella Clarkson-Mortgage Insurance Agency e nelle notti difficili della città di San Francisco, presta servizio come Tecno-Medico nel Pronto Soccorso del Sanit George Memorial Hospital.
Maschio.
Etero.
24 anni.
Indirizzo 1112 Hayes Street.
Fidanzata: Mia Blackwell. Vedere allegato.
Coinvolgimento marginale.
Non avvicinare.
Osservazione Livello 2.

La legge era nella strada scritta dalla vita dei tempi che correvano ed in ogni vicolo la legge cambiava ed andava da quella del più forte a quella del più nobile, a quella più bassa della sopravvivenza a quella degli occhi chiusi, a quella del vivi e lascia vivere, ma nel cielo grigio gonfio della neve vi erano ancora angeli scuri che sapevano del bene e del male ed in essi le preghiere erano rivolte.
E se nel bene vi era del male e nel male vi era del bene…
Padre Paolo Aliosha fece scorrere un pietra d’onice nel rosario ed iniziò:
“Ave Maria,
Dios te salve Maria,
ilena eres de gracia.
el Senor es contigo,
bendita Tu eres entre
todas las mujeres,
y bendito es el Fruto
de Tu vientre, Jesus.
Santa Maria, Madre de Dios,
ruega por nosotros pecadores,
ahora y en la hora
de nuestra muerte.
Amen!
** you do not have permission to see this link ** Reverendo Padre Paolo Aliosha.
Pastore e predicatore della Chiesa di Nuestra Señora de Guadalupe. Osservatore della legge di dio e conosciuto per i suoi tonanti sermoni contro gli "abiti del male".

La Lamborghini passò lungo la Lincoln Way. Takema doveva vedersi alle 2100 con SoJi. Il messaggio gli era sicuramente arrivato. Sulla sinistra C’era il Golden Gate Park completamente ricoperto dalla Gran Nevicata. I barboni scomparsi era probabilmente stati presi da qualcuno e probabilmente nessuno se ne sarebbe accorto se non ci fosse stata questa inaspettata nevicata. Si ricordò che quattro anni prima un barbone era morto a Downtown proprio ad Union Square sotto il monumento della Vittoria. Alcuni poliziotti setacciarono i bassi fondi per portare altri straccioni in strutture calde ed accoglienti di quei perbenisti della Salvation Army fino alla primavera del 2074.
Questa neve ne avrebbe potuto uccidere altri.
Chi aveva scelto i barboni per i suoi loschi affari s’era sicuramente detto che nessuno se ne sarebbe accorto, ma questa neve che scendeva dal cielo aveva intralciato i suoi piani.
La Lincoln Way divenne Frederick Street.
La Lamborghini rombò sotto un cielo viola.
** you do not have permission to see this link ** La Lamborghini Reventón dell'agente Takema.

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Marzo 2, 2009 - 1:10 am

Ho parlato con l'agente Takema del distretto 13. Come sempre ho dovuto frenare la mia ira per non prenderlo a ceffoni. Sembra completamente privo di pietà cristiana, anzi di qualsiasi tipo di pietà. Le voci che corrono su di lui confermano questa impressione. Sono più i delinquenti che manda all'altro mondo di quelli che porta in cella. Pare che ci provi gusto a picchiare qualche piccolo delinquente ma si guarda bene dal toccare quelli più in alto. Nella zona di sua competenza dopo il suo arrivo le acque si calmano, niente più delitti o rapine anche se aumentano droga, prostituzione e gioco d'azzardo. Gli affari prosperano e grazie a questo sono riuscito a mettere su la mensa e il dormitorio per i poveri.
Mi domando se questa è la giusta via per aiutare il prossimo. Anche se non ho prove sono sicuro che Takema prende diverse mance dalla malavita. Ogni tanto mi porta del danaro, a volte somme consistenti, ma lo fa con aria quasi divertita e con un sorriso di presa in giro sul suo brutto muso. Molti fedeli vengono alla messa perché sanno che questo li mette in buona luce ai suoi occhi. Ma tutto questo non c'entra nulla con la fede! E' una forma di umiliazione che vuole infliggermi e che io devo accettare.
Ho dovuto pregarlo di ritrovare dei miei assistiti scomparsi e lui ha promesso di farlo mentre li definiva rifiuti umani, vermi, buoni solo per il commercio di organi. Stringere tra le mani il mio caro rosario mi ha impedito di saltargli alla gola e ho dovuto ringraziare quell'essere per l'aiuto promesso. Tuttavia il dubbio mi tormenta: chi sono io per giudicare? Il rispetto e l'ammirazione che suscita sono sinceri e la gente è contenta di vederlo in giro. E se mi sbagliassi sul suo conto? Forse sono accecato dall'invidia e dalla delusione di non poterlo convertire alla vera fede!

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Marzo 5, 2009 - 3:23 pm

Ricordo la volta che nel profondo del fossa dicesti al muerto, qualcosa su un biglietto di sola andata.
Non so perché eri vivo. Io quando ci vollero fucilare mi gettai nel buco, spararono una raffica. Il braccio sx l’avevo già perso. Una katana monofilare di un capitano me l’aveva tranciato di netto e non avevo più il piede sinistro. Un proiettile l’aveva strappato via mentre m’ero buttato nel fosso.
** you do not have permission to see this link **
Quando mi accorsi di essere ancora vivo in fondo alla fossa dei morti, sapevo che avevo ancora poco tempo e che sarei morto presto. Ero pieno di ferite e tagli, le gambe non servivano più, l’amputazione sarebbe stata la cosa più naturale.
Il freddo, la melma, i vermi, avrebbero presto iniziato a farmi marcire assieme a tutto quel mucchio di cadaveri putrescenti
La cosa più naturale sarebbe stata morire.
Mi nascosi quando sentii gli altri spari provenire dall’alto. Altri esanimi caddero dal foro bianco della volta.Nemmeno pensavo che ci fosse uno vivo tra loro.
Tu eri tra loro.
Uno dei tuoi ti aveva abbracciato all’ultimo istante e ti aveva spinto nella voragine. L’ultimo gesto di dedizione verso il suo comandante. Dopo un giorno di silenzio e di pioggia che cadeva dal foro, tu ti sei mosso ed hai detto qualcosa in spagnolo su un biglietto di sola andata. Parlavi con il morto irriconoscibile. Tu sapevi chi era: lo chiamavi Rubia. I suoi capelli erano biondi ed era sposato. Aveva una bambina di due anni. Era, aveva. Era venuto con te.
I mercenari giapponesi vi avevano presi nel buio. Eravate in sei. Facevate sempre gruppi da sei.
Usavano i satelliti e vi tracciavano con il vostro calore corporeo. Erano troppi.
I feriti li presero, li seviziarono, li interrogarono, ed infine li eliminarono. Pareva che conoscessero questo buco, per il dio della pioggia e qui raccomandandosi ad un dio di nome Chaak, terminavano i feriti.
Mi avevi intravisto al campo di prigionia dei giapponesi. Eri comunque messo male, non peggio di me sia chiaro. Io non sentivo più le gambe e l’altra mano era girata nella direzione sbagliata.
Eravate in Messico da tre mesi ed avevate sabotato due campi, distrutto tre strade, alcune vie elettriche e fatto esplodere una polveriera e due motoscafi. Stavate scendendo verso Belize City, per rifornirvi e notificare nuovi bersagli e riceverne di nuovi, ma vi presero.
Nonostante tu avessi un buco nel petto, ed uno in una spalla, riuscisti ad arrampicarti. Dopo ore tornasti con una corda, ma io non riuscivo più a muovermi ed ero grato al freddo perché così avevo smesso di sentire il dolore delle ossa rotte.
Non ricordo, ma mi hai raccontato, sei sceso e mi hai legato e tirato su. Mi hai trasportato nella giungla a spalla per diversi chilometri, poi la mia gamba e l'unico mio braccio iniziarono a puzzare. Li tagliasti con una Katana monofilare. L’avevi presa ad un sergente giapponese. Tu eri un sottotenente dell’esercito dell’alleanza Sud Americana.
Riuscii a sopravvivere fino a Belize. Tu scherzavi che ero più leggero da traslocare e che i morti non camminano.
Parlavi molto e mi raccontavi del Perù. Non eri del Perù dicevi, ma non ci credevo. Lì avevi qualcuno.
A Belize, un dottore europeo che chiamavate “Oxi” curò le ferite che avevo, ma rimanevo un monco totale. Questo “Oxi” mi trovò il braccio di un droide e me lo applicò.
Non parlavo molto e tu avevi cominciato a chiamarmi “Invierno” come le nevi silenziose della Bolivia. Sapevi che ero russo dai miei deliri. Ora sono Winter.
Avevate tutti dei sopranomi, mi portasti attraverso l'Honduras ed in Nicaragua e “Oxi” iniziava a rimettermi a posto. Da una gamba cibernetica destra mi riattaccò il piede sx ed un moncone di ferro della gamba destra che mi avevi affettato tre volte a mano a mano che la cancrena era maturata. In Nicaragua mi rimisi in “piedi” ma ero ancora debolissimo.
Ricordo che quando arrivammo a Ciudad de Panama, asserragliati, in un campo di profughi tra i quali vi nascondevate, vi aiutai a difendervi. Quattro giorni dopo m’hai fatto salire su una petroliera vuota che andava a Macau. Erano sei mesi che ci conoscevamo.
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Winter. Un soldato di fortuna dalla fredda Russia.

Winter spense il piccolo deck! C’erano molte altre cose da scrivere per il Comandante. Nomi e descrizioni dei compagni morti e vivi, e doveva anche raccontare della compagnia. C’era una guerra sotterranea.
Presto ci sarebbero stati nuovi bersagli.

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19
Marzo 9, 2009 - 12:33 pm

Nakamura esaminò ancora una volta tutte le documentazioni.
Era tutto in ordine.
** you do not have permission to see this link ** Kaito Nakamura.
Età: 68.
Presidente della Yamagato Industries consociata della Sunway Building Technology detta sul mercato semplicemente Suntech.

Il prossimo mese sarebbero cominciati i primi lavori di rilevamento, seguiti a febbraio, da ulteriori esami ed infine, a marzo…
Il telefono della linea personale squillò.
Riconobbe il numero e rispose in cinese.
- 是! -
Ascoltò con calma.
Si concesse di osservare il panorama. Questa città era una chiave nel mondo, lo era sempre stata, fin dal secolo scorso. La città della baia era accogliente anche con questo soffice mantello bianco.
Ascoltò con calma ed attenzione.
Nakamura chiuse la comunicazione e riesaminò la documentazione. Il progetto era veramente consistente. Era ora di presentarsi di persona al sindaco e riesaminò tutte le documentazioni, poi controllò tutti gli spostamenti del suo dirigente responsabile, verificò il tabulato delle sue chiamate, ascoltò tutte le registrazioni dei microfoni in casa sua, nella macchina e sul luogo di lavoro, ascoltò i tre rapporti quadrimestrali dell’autista. Anche la moglie pareva a posto. Dunque forse era necessario scendere più in basso, si trattava solo di un imprevisto, di un impaccio, ma era necessario arrivare ad una fine e… se necessario trovare un colpevole ed un martire ed un eroe. Fabbricare le prove, metter in giro le voci, sacrificare nel nome della fedeltà alcuni fedeli ed ignari. Sarebbe stato pericoloso. L’uomo che guidava il camion era stato ucciso da un cecchino ed il progetto 6258 fatto fuggire. A quel punto ritirarlo, ma la scorta aveva detto che il target s’era allontanato da solo e li aveva distanziati in un vicolo con la neve alta e che era stato visto salire a bordo di un automobile e si era liberato del bracciale Holter evolution. Nessun ostacolo esterno per la scorta, nessun vero prelievo, solo una fuga e un nuovo contatto, nei pressi del Barker Hospital.
Qualcuno aveva organizzato la cosa proprio durante il trasferimento, e non aveva toccato 6205 e nemmeno il vecchio 1578, qualcuno che sapeva del trasporto, qualcuno che sapeva dello spostamento e della consulenza, era possibile che fosse uno dei servizi di sicurezza il quale conosceva anche i codici di apertura del bagaglio, e che era riuscito a far in modo che il narcotico non agisse durante il tragitto, una sostituzione. Una dosa leggera, poi prelevarlo? No! nessun prelievo, solo liberare una pecora dal recinto e lasciata correre via, nel bosco tra i lupi. Era possibile. Oppure farlo fuggire verso un appuntamento, verso un luogo di raccolta, ma allora quel contatto al Barker? Sapeva che poteva arrivare a venti persone nel giro di un’ora, l’indomani mattina avrebbe avuto dieci nomi e verso sera forse sarebbero scesi a cinque. Poteva scendere a cinque oppure poteva fare piazza pulita ed uccidere tutti e venti assieme ai bracci destri ed alle famiglie e certo questo sarebbe parso un gesto da mafioso giapponese. Ponderò. La Yamagato Ind. doveva essere esclusa. Il mercato sarebbe esploso tra un anno, si mostrava troppo impulsivo e non era pronto. Ora serviva solo un buon segugio, ricordò… un cane… un abile cacciatore... 5…9…8…4.
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Baqi è il secondo di tre fratelli ed è un abile cacciatore in grado di seguire una preda nella foresta sotto la neve anche per due giorni consecutivi senza fermarsi, senza dormire, senza mangiare. Presto in città! Fate attenzione.

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20
Marzo 9, 2009 - 2:02 pm

Il dottore era nel laboratorio e certo, era infastidito da molte cose, e quella che gli passava ancora disagio, era quella risata. certo.
** you do not have permission to see this link ** Dr. Lawrence Myrick.
Neurochirurgo.Autore di alcuni testi sacri della neurochurgia moderna, ha potenziato le capacità di connessione neurale alle macchine come quelle dei cosidetti "rigger". L'abbiamo visto al convegno medico "Pensiero dell'uomo" al Trans Termial Tower (3T).

Le analisi che stava esaminando non erano facili a capirsi. Una serie di cifre.
Poggiò il cyberdeck, e si passò le mani sulla faccia.
Sbadigliò.
Era certo di esserci vicino.
La sensazione si rese conto che era solo una sciochezza.
Aveva avuto degli esiti positivi finalmente, e tuttavia si rendeva conto che insistere in quella direzione era sbagliato. Non c’era progresso. Camminò nella stanza e guardò oltre il vetro blindato. Doveva tentare.
Cambiare direzione poteva solo essere un vagare alla cieca per un altro anno o due. Doveva seguire la strada.
I rischi erano grossi. Se avesse trovato un fondo cieco però si sarebbe sentito più sicuro.
Sbattere il naso sul fondo. Doveva andare avanti. Avrebbe comunque escluso quella possibilità, e forse con i risultati conquistati sarebbe stato più chiaro. Eppure in tutto quel meccanismo s’era rotto qualcosa: la fuga di due pazienti, un incidente con una terza fuga. L’arrivo massiccio di uomini a verificare e cambiare le procedure ed i sistemi di sorveglianza. Il coinvolgimento di altri uomini della polizia asiatica, l’interesse dei cinesi in tutti quei movimenti.
Al discorso erano venuti anche uomini dei servizi segreti corporativi e del paese, ne era certo. Ogni invitato era stato sicuramente fotografato ed individuato, e forse ora qualcosa era trapelato. Si trattasse anche e solo di sospetti, erano sospetti fondati.
Camminò fino alle telecamere ed iniziò a cambiare sui diversi soggetti ed ad ogni pressione termica si convinceva che il cyberware era davvero l’unica risposta. L’unica possibilità per l’uomo era avvicinarsi alla macchina.
Diventare una meccanismo, un cyborg, oppure trasferirsi in un androide, i risultati erano stati buoni, ma non duraturi… i colleghi giapponesi ne sapevano di più e tuttavia non era il suo campo.
I finanziamenti erano arrivati e sarebbero bastati solo per chiudere quella strada e non aprirne un’altra.
Le probabilità di riuscire…
** you do not have permission to see this link **
« Vetruvio architetto mette nella sua opera d'architettura che le misure dell'omo sono dalla natura distribuite in questo modo. Il centro del corpo umano è per natura l’ombelico; infatti, se si sdraia un uomo sul dorso, mani e piedi allargati, e si punta un compasso sul suo ombelico, si toccherà tangenzialmente, descrivendo un cerchio, l’estremità delle dita delle sue mani e dei suoi piedi. »
Aveva fatto questa citazione indicando come ancora l’uomo al centro delle cose e l’uomo era della natura, una semplice osservazione, e da qui si poteva accedere a Darwin sull’evoluzione.
«Noi continuiamo a cambiare in diverse direzioni. Oggi scopriamo nuove malattie e nuove cure, ma ci domandiamo se sono sempre esistite oppure sono nate dopo? Nate in seguito a cambiamenti, ad incroci razziali, a mutamenti del nostro habitat o della società o dell’uomo stesso? l’uomo cura se stesso? »

Ricordò ancora quella risata.
“ Io sono un medico.” Aveva detto.
Perché avevano riso?
Perché?

James firmò la ricetta medica a Bob. Non gli sembrava che stesse tanto male, tuttavia aveva aspettato cinque ore per averla. Forse Bob aveva solo approfittato un po’ del caldo del P.S. visto che fuori si gelava. Il Metofax prevedeva un aumento della temperatura e lui ora avrebbe staccato il terzo turno di fila e sarebbe andato a “casa”. La casa si Joannis. Se la sarebbe cavata il signor Sofianopulos. ne era certo. Non poteva averlo salvato per niente da quel cagnaccio.
Uscendo dal Saint George, infilò la mano nella tasca del cappotto e vi trovò la fiaschetta, ne bevve un sorso e sentì il calore nella pancia contratta e affamata.
** you do not have permission to see this link ** Il giovane dottor James Leer. Forse ha trovato casa, ma niente ancora per la vista con tramonto sul mare.
“Sono un angelo io!” pensò.
Apparve il sole.
Sulla città.

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