Articolo pubblicato in origine sulla webzine Downtobaker.com Lo psicologo clinico Jon Freeman si sentiva esausto. Trascorreva le proprie ore di lavoro in un ufficio aziendale di Manhattan, gestendo decine di assistenti ricercatori che sperimentavano prodotti farmaceutici su persone con disturbi d’ansia, di depressione e di insonnia. Nella ricerca disperata di un via di fuga, si accorse presto che sua figlia, spesso, non aveva nulla da fare dopo scuola. Come tutti i pomeriggi avrebbe raccolto il controller Nintendo Wii, sgusciando “in quel suo mondo di isolamento digitale,” come ricorda Freeman. Di tanto in tanto riusciva a richiamarla a un’esistenza più sociale attraverso l’utilizzo di giochi da tavolo. “Allora mi venne questa idea: perché non allargare l’espediente su di una scala più amp...
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