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Punti esperienza: Tragico Epilogo
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Gennaio 25, 2010 - 12:38 am

[SIZE=2][COLOR=#0d1e3e][COLOR=#0d1e3e][SIZE=5][COLOR=darkred]PUNTI ESPERIENZA[/SIZE] [/COLOR][/COLOR]
[COLOR=#0d1e3e][SIZE=3][COLOR=navy]"TRAGICO EPILOGO"[/SIZE][/COLOR][/COLOR]
Dall'estate dell'anno 76 agli ultimi mesi d'inverno dell'anno 77, dalla 'Torre Eterna' nel centro del continente di Arda, fino al pinnacolo di Menelcarca, e poi in Ardor e nella Terra di Mezzo del Sud
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[SIZE=4]LIBERI DAL MALE[/SIZE]

[SIZE=2]Nella confusione della devastazione provocata dall’attacco del demone evocato da Fuinur, mente i ‘Compagni della Luna’ si riorganizzano, Arakhon, accompagnato da Ender e Suri, esplora la fortezza che circonda la ‘Torre Eterna’, alla ricerca degli oggetti di potere che gli sono stati sottratti da Ba e Alall e che simboleggiano il suo diritto al trono dei Valdacli. Li ritrovano accanto alle stanze dove Alall, in fin di vita dopo aver perso il bambino che portava in grembo, sta ricevendo le cure dei Sacerdoti Neri di Alatar. Ispirati da Ender, Arakhon e Suri affrontano i sacerdoti e li uccidono. Arakhon risparmia Alall, che gli parla e gli rivela di provare per lui rispetto e una certa forma di affetto, ormai; così come è accaduto ad Anysa, a Naiman e ad Arakhon stesso, liberata dal potere di Alatar, Alall pare una donna diversa. Le sue ferite, però, sono mortali, e Alall, priva delle cure dei sacerdoti, muore quella stessa notte, mentre Arakhon le stringe la mano.[/SIZE]

[SIZE=2]Artagora raggiunge Farah, prigioniera, ma Farah, ancora vittima dell’incantesimo del Signore delle Anime, dà l’allarme. Artagora è costretto a colpire Farah e stordirla, poi affronta coraggiosamente i guerrieri Rhûani che irrompono nei corridoi; il suo valore è grande, ma la sua sorte sarebbe segnata senza l’aiuto che improvvisamente giunge da uno dei guerrieri stessi: Minghan, che dopo le vicende di Tartaust e la morte dei suoi compagni si era unito agli Easterling schierati contro Zayed, ma che ora ha capito l’orrore che accompagna l’esercito di Alatar e vuole fuggire.[/SIZE]

[SIZE=2]Artagora è libero; assieme a Minghan, prende Farah e si ricongiunge con Arakhon e gli altri, che stavano salendo per cercarlo. Fyren, uno dei generali di Alatar, cerca di fermarli, ma deve a sua volta rinunciare e fuggire di fronte alla loro superiorità. Guidati da Minghan, i compagni di Arakhon si rifugiano prima nelle stanze superiori della fortezza, teatro dello scontro con il demone; poi, braccati dai Rhûani e privi di una via d’uscita, scendono nello stretto cunicolo fra la fortezza e la ‘Torre Eterna’ stessa. Non hanno altra possibilità se non tentare di entrare proprio nella ‘Torre’: Arakhon sembra aver guadagnato in qualche modo la capacità di interagire con essa, e crede di poter aprire un passaggio sotto l’architrave che gli scavi degli uomini di Alatar hanno portato alla luce, ma non comprende bene come e perché, e i ‘Compagni’ sono in preda al dubbio. Di fronte alla morte certa contro i Rhûani che si fanno sempre più vicini, decidono di tentare.[/SIZE]

[SIZE=2]Per un intervallo senza spazio e senza tempo, Arakhon, una volta all’interno della ‘Torre’, si ritrova a essere di nuovo parte di quello che la regina Wei ha molte volte chiamato ‘il Disegno’; la stessa cosa gli era accaduta a Morija, ma quella volta aveva Egaewe, la Sognatrice, assieme a lui. Questa volta è solo. Arakhon capisce presto di poter influenzare il Disegno così come in Ra-Morij, così come quella volta che aveva toccato la ‘Fonte’, il luogo magico dal quale, secondo Wei, si era originata la corruzione di Alatar; non sapendo come uscire dall’intervallo senza spazio e tempo rappresentato dalla ‘Torre’, Arakhon ci prova visualizzando l’immagine di Suri, ma così facendo cancella in pratica Suri stesso dal Disegno e riesce solo miracolosamente a ricreare un Suri nuovo, che prende il posto di quello che era esistito e che nei tempi recenti ha compiuto le stesse imprese e incontrato le stesse persone, ma che è una persona diversa. Arakhon sa che via via, in futuro, incontrerà altre persone che hanno compiuto imprese che Suri avrebbe dovuto compiere per mantenere la coerenza della trama, e che non solo cose buone verranno da questo. Il destino di Suri è mutato; forse, nel momento in cui Arakhon l’ha cancellato dal Disegno, Suri è morto.[/SIZE]

[SIZE=2]Arakhon vorrebbe continuare a toccare e cambiare il Disegno ancora, per rimediare a ciò che ha fatto e per salvare i suoi ‘Compagni’, ma in quel luogo sente una voce che riconosce come quella di Ciryaher, che gli dice di aspettare, di avere pazienza e di non pensare più al Disegno stesso. Avverte anche la presenza di un essere molto potente – forse la presenza di Alatar, o persino degli dei, di quegli ‘altri dei’ che il popolo di Morija credeva essere reali e antichi quanto il mondo. Tentato e intimorito, sicuro di non poter riuscire a controllare i cambiamenti da solo, Arakhon aspetta, fino a quando una fiamma, la fiamma di un drago, infrange le barriere che tenevano i Compagni prigionieri nella Torre Eterna; Minghan, il coraggioso Easterling che aveva aiutato Artagora e Arakhon, rimane ucciso, mentre la regina Wei, che cavalca Sereloth e che Arakhon credeva perduta, strappa Arakhon stesso e gli altri ‘Compagni’ alla morte, e li conduce lontani in volo, mentre attorno alla Torre Eterna infuria una terribile battaglia fra l’armata giunta da Morija in soccorso della Compagnia della Luna assieme a Ghaouti, Daoud e Jampe, e i guerrieri di Mo-Rhûn. Durante la battaglia si perdono le tracce di Tzu, che nel tentativo di fuggire dopo lo scontro con il demone si era nascosto in mezzo ai carri Easterling, nel grande cortile.[/SIZE]

[SIZE=2]Lo scontro è lungo e sanguinoso, la fortezza attorno alla ‘Torre’ viene stretta d’assedio per diversi giorni, ma gli uomini di Morija vincono. Al campo, Wei racconta ad Arakhon e ai compagni di esser ritornata fortunosamente a Ra-Morij dopo che gli Asha’man di Alatar avevano ferito lei e il drago, e di aver trovato le loro tracce grazie all’alleanza stretta con gli Avari della Valle del Drago e grazie ai guerrieri Nhi di Feier, ultima consanguinea di Iejasu e ora capo di quella famiglia; dopo averla sconfitta in una battaglia svoltasi a nord, vicino alle Terre della Cintura, Wei ha imposto a Feier l’Anno Bianco – per un anno e un giorno, Feier e tutta la sua famiglia dovranno fedeltà e servitù alla famiglia di Wei. Con la scorta dei Nhi e grazie al drago Sereloth, Wei ha esplorato i territori occidentali di Morija e le terre di Mo-Rhûn, sino a ritrovare Daoud in uno sperduto villaggio vicino alla Dorsale del Mondo. Da Daoud e Ghaouti, è venuta poi a sapere della guerra fra Naiman di Mo-Rhûn e Tul Harar, e del sospetto che Naiman stessa fosse stata soggiogata dagli incantesimi di Zalarit. Tratta in salvo Jampe, che è stata ricondotta verso Tul Harar, Wei con il drago ha potuto poi attraversare il deserto, scorgere la Torre e organizzare l’attraversamento della grande desolazione a ovest della Dorsale del Mondo; in tutti quei mesi, non ha mai smesso di temere per la sorte di Arakhon e dei suoi compagni, rimproverandosi per non aver potuto rimanere accanto a loro nel momento del bisogno. [/SIZE]

[SIZE=2]Wei non svela subito ad Arakhon di aver dato da poco alla luce il figlio Atanamir, che aveva concepito con lui nella notte dopo la vittoria a Ra-Morij e l’incoronazione; glielo dirà in seguito, una volta in viaggio, ricordando ad Arakhon che nessun obbligo deriva a lui a causa di quel figlio, non essendo stato lo stesso concepito per libera scelta ma per decisione degli anziani di Ra-Morij e per rispettare la Profezia. Secondo la Profezia, sarà Atanamir, infatti, che sopravvivrà alla madre, a riunire la stirpe di Ra-Morij e la stirpe dei coloni venuti da Numenor, e a completare le opere del padre – padre che accompagnerà nel luogo del Giuramento. Atanamir è ora al sicuro, a Ra-Morij, protetto da Naerus; pochi sono al corrente della sua nascita.[/SIZE]

[SIZE=2]Lentamente la Compagnia ritorna a sud, verso il Golfo di Ormal, lungo le Vie Carovaniere. Naiman, dopo la morte di Ba Zalarit alla Torre Eterna, così come Alall si è ritrovata libera dall’incantesimo che l’aveva soggiogata, ed ha immediatamente interrotto la guerra e l’assedio di Tul Harar, ripristinando l’antica alleanza e mandando oro e doni per compensare i danni causati ai popoli da quell’anno terribile. Tul Harar, che era informata del pericolo rappresentato dal Male e da Alatar, accetta la pace con Naiman e le offerte, ed è libera, ma molti sono morti, e la guerra nel Grande Harad non si arresta completamente: i cavalieri Haradani e i carrieri Easterling delle tribù centrali, infatti, ancora alleati dei potentati di Tartaust e quindi nemici delle città del Golfo di Ormal, continuano a combattere, e affrontano le armate di Zayed nelle terre attorno a Rintark, ormai divenute una landa desolata e insanguinata. I giorni in cui Rintark era una piccola e ricca città nella quale Arakhon e Suri commerciavano il marmo, mentre Tara e Mutamin si fingevano marito e moglie per raccogliere notizie su Khalid, sono ormai lontani; Arakhon prova dolore per la sorte che, involontariamente, la ‘Compagnia della Luna’ ha imposto anche a Rintark. Anche Zayed, a causa delle sconfitte subite, della morte di Mobarek e dell’assassinio di Mohfa, vede tramontare per sempre le sue speranze di unire il Grande Harad sotto la sua bandiera; la sua influenza politica sull’Assemblea dei Parlatori è in declino, e così come gli aveva predetto Suri tanto tempo prima, Zayed ha segnato la fine del sogno di grandezza di Tul Harar nel momento in cui ha mosso i suoi eserciti verso ovest anziché rimanere incontrastato signore del Golfo di Ormal. Non più protetta dalle navi di Jamilah, uccisa forse da quegli stessi assassini che hanno ucciso Mohfa e uccisa perché alleata del Drago e di Arakhon, anche se l’alleanza con Morija e con Mo-Rhûn si va rafforzando Tul Harar sarà ora esposta al rischio di attacchi sia dal deserto che dal mare, e ha bisogno della protezione militare dei Valdacli. Valdacli che a loro volta, così Arakhon e Artagora credono, sono minacciati dagli eserciti di Orchi che il Male ha raccolto a Ny Chennacatt, e che potrebbero sciamare a ovest verso Alsarias e verso Ostelor, scendendo dalle montagne. In Ny Chennacatt, ora, si è rifugiato anche il drago Nailò, sfuggito al controllo di Arakhon per opera di Ba Zalarit e Alall.[/SIZE]

[SIZE=4]RITORNO A OCCIDENTE[/SIZE]

[SIZE=2]A Tul Harar la ‘Compagnia della Luna’ si riorganizza; altre navi sono giunte da Morija. Non è più tempo di attesa: Arakhon decide di partire per riunirsi a Mu’had, mandato come ambasciatore presso Barendar ed Erendis, principi dei Valdacli; molte lettere sono state scritte, molto è accaduto, e Arakhon ora sa che nel periodo in cui è rimasto prigioniero di Alatar, il suo nome e le sue parole sono stati usati contro di lui, nel tentativo di creare inimicizia e disarmonia fra i Valdacli stessi, forse al fine di renderli più deboli e incapaci di resistere proprio a quell’attacco che verrà da Ny Chennacatt. Occorre fare presto. Arakhon, Wei e la ‘Compagnia della Luna’, con la scorta dei guerrieri Nhi guidati da Ferie e dal capitano Ueo, partono verso le Colonie dei Valdacli; di nuovo verso casa, dopo così tanto tempo. Arakhon cerca di convincere Wei a ritornare a Morija, ma la regina è irremovibile; come ha promesso, intende accompagnare Arakhon “fino alla fine della storia”. Wei segue Arakhon sulle navi, rimandando a Ra-Morij il drago Sereloth, che potrebbe terrorizzare i popoli delle terre che attraverseranno e del quale non vuole rivelare l’esistenza.[/SIZE]

[SIZE=2]Muhad, nel frattempo, acquisisce più influenza sui Valdacli e cerca di consolidare la posizione di Tul Harar presso i Valdacli e di ottenere che i due governanti delle Colonie Orientali, Erendis e Barendar, incontrino Arakhon. Vuole inoltre scoprire di più sulla scuola di magia di Erendis. Inizialmente, la principessa Erendis si dimostra pronta ad ascoltarlo, ma fredda di fronte alle sue richieste; a Muhad appare chiaro che la donna elfica Maité, in qualche modo, ha forte influenza su Erendis – e Maité sta rallentando i movimenti degli eserciti di Erendis e Barendar, che si dirigono verso l’antica Corte di Ardor. Dopo l’incontro con la principessa Arcil e con l’esercito che lei stessa intende condurre contro Ardor, Muhad comprende che fra le due non vi è amicizia, e che Barendar non prenderà apertamente posizione, avendo deciso di lasciare il suo posto al figlio Ronethil, che sta conquistando le terre una volta rette dagli Umar del Mumakan. Muhad cerca quindi altre vie per rafforzare la sua posizione, ma d’improvviso l’atteggiamento di Maité nei suoi confronti cambia radicalmente; Maité, divenuta consapevole di ciò che sta succedendo alla Corte di Ardor, incontra Muhad con un pretesto, lo conquista grazie all’uso della magia delle sacerdotesse Tesarath, e ne diviene amante; allo stesso tempo mantiene il suo rapporto misterioso con Erendis. In quei mesi Muhad, perso nell’amore per Maité, dimentica completamente Arakhon e i motivi della sua missione all’ovest; e attraverso Muhad, Maité viene a conoscenza di tutto ciò che è accaduto alla Compagnia della Luna. Muhad si risveglierà bruscamente dal suo sogno di felicità solo dopo l’inverno, dopo l’attacco alla Corte di Ardor, quando Maité obbedirà all’ordine di Arakhon e lo libererà dal suo incantesimo di seduzione, rivelandogli di portare in grembo un figlio suo. Forse scosso nel profondo da quanto accaduto, dall’esser stato usato da Maité, dalla spietatezza della principessa Arcil e dalla consapevolezza di non poter far nulla per mutare la sorte che Arcil sembra voler riservare a Tul Harar, Muhad inizia a bere.[/SIZE]

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Gennaio 27, 2010 - 10:54 pm

[SIZE=4]ANDALONIL[/SIZE]

[SIZE=2]Arakhon viaggia verso sud e poi verso ovest, attraverso Elemmakil e le Colonie Orientali, fra le isole; di nuovo sulla rotta di casa con la piccola flotta guidata dal capitano Suri, composta da navi di Morija e di Tul Harar. Dopo un fortunale, la flotta si ferma sulle isole, nel porto di Arith, dove sventolano le insegne di Andalonil, che Suri e Arakhon non hanno più incontrato dopo ciò che era accaduto a Ostelor anni prima. [/SIZE]
[SIZE=2]Ender intende da molto tempo comunicare personalmente ad Andalonil la decisione di lasciare il servizio per la sua famiglia e di seguire Arakhon; lo fa in occasione della cena che offerta per gli “ospiti” giunti da Tul Harar: Andalonil, infatti, non può sottrarsi al dovere di rendere omaggio alla regina Wei di Morija. Nel corso di quella cena, Suri discute con Andalonil di affari e delle proprietà della famiglia Eshe a Ostelor stessa, chiedendo anche del destino della moglie di Andalonil, Paraphion; Andalonil informa Suri di “aver già provveduto” in merito a tutte le proprietà, in una maniera che Suri comprende esser stata per nulla vantaggiosa per Arakhon nonostante molte delle proprietà siano ancora amministrate da Sha Bla Tiedra, e di essere dispiaciuto per aver dovuto ripudiare Paraphion, della quale ha acquisito tutti i beni, tutelando invece il loro figlio e togliendoglielo. [/SIZE]

[SIZE=2]Paraphion è stata giudicata colpevole di aver tradito il reggente Valandor parteggiando per i Valdacli del Sud nel corso della guerra, e rifiutando di consegnare Ostelor all’Armata del Nord; molti hanno testimoniato contro di lei. Il giudice Balkazir, al termine del processo, grazie alle richieste di indulgenza perorate da Yasini Faris e da Tara, le ha risparmiato l’esecuzione, ma l’ha bandita dalla città e l’ha privata di tutti i suoi beni. Paraphion ora è una popolana, che probabilmente lavora nei campi o nelle saline vicine alla città, e Andalonil asserisce di non poter far altro che provare vergogna per ciò che la moglie ha fatto. Suri s’infuria per la meschinità di Andalonil e per il suo evidente disegno: Andalonil stesso, probabilmente, ha fornito ai giudici prove contro sua moglie, per strapparle qualsiasi diritto sui beni della famiglia del padre Telumehtar. Suri si scontra con Andalonil, dal quale viene separato a forza; lo colpisce, e Andalonil promette vendetta. Wei si scusa con Andalonil per la necessità di dover lasciare così presto la cena in loro onore, e Arakhon è costretto, vista la situazione, a concordare su questo; la Compagnia della Luna abbandona il ricevimento sapendo di avere in Andalonil un pericoloso nemico, e Wei rimprovera Suri per il suo comportamento. Suri ha ragione, ma il tempo e i modi per confrontarsi con Andalonil sono stati scelti male, ora che Arakhon ha bisogno dell’appoggio di tutti i Valdacli; il momento della resa dei conti verrà.[/SIZE]

[SIZE=4]AL CAMPO DI ARCIL DI NINDAMOS[/SIZE]

[SIZE=2]La 'Compagnia della Luna', dopo aver attraversato gli stretti di Hathor e, dopo una brevissima sosta a Tanith (che Artagora rivede per la prima volta dal giorno della partenza per Same, nell’anno 71), lascia le navi più grandi nei porti del golfo e prosegue a nord, nella Baia di Koros, scortata da Xan stratega di Hathor, attraverso le terre di Geshaan e Dushera, divise a metà fra Arcil e Barendar. Arakhon deve incontrare Arcil di Nindamos ed Erendis, ma Arcil non si trova più ad Hathor, è impegnata nella campagna finale contro Fuinur, re di Ardor Rinata, ed è quindi accampata alle pendici di Menelcarca. Durante l’intero viaggio Artagora è a disagio, per la presenza di Xan, che si dichiara alleato di Arcil ma che sembra legato all’Oscuro, e ancor di più per la presenza attorno a lui dei sacerdoti dell’ordine della Morte. [/SIZE]

[SIZE=2]Già prima di lasciare Hathor, Artagora incarica uomini di sua fiducia della ricerca di Aidea, che ricorda con affetto e desidera rivedere; viene a conoscenza delle accuse mosse nei suoi confronti – per i Valdacli, Aidea è un’assassina, che ha ucciso il capitano Tarush e contribuito a spargere false informazioni e notizie che avrebbero potuto condurre a una disastrosa sconfitta contro i Mumakani. Artagora non vorrebbe credere a queste accuse, ma sono sostenute, perlomeno nella parte che riguarda le informazioni false, da prove concrete; si rende quindi conto che Aidea ha effettivamente sostenuto la causa di Fuinur di Ardor contro i Valdacli, con intelligenza e con efficacia. Questo rende molto più difficile la sua situazione, e la condanna a morte rimane appesa sulla testa della donna.[/SIZE]

[SIZE=2]Arakhon e la ‘Compagnia della Luna’ giungono al campo di Arcil di Nindamos nell’ottobre dell’anno 76; Arakhon e Suri vengono accolti da Ardic, che è divenuto uno dei membri del seguito della principessa ed è ora, con loro grande sorpresa, aspirante all’Ordine di Nindamos - e da Yamo, un tempo nemico di Arakhon, ora apparentemente convertitosi alla sua causa dopo aver visto il valore di Ar-Venie e aver assistito al suo sacrificio nella battaglia di Alsarias. [/SIZE]
[SIZE=2]Yamo e Ardic, che è accompagnato dalla giovane Nin, figlia di Hamac, che intende adottare, raccontano ad Arakhon e a Suri di tutti gli eventi accaduti a sud fra l’estate dell’anno 75 e quella dell’anno 76. Lo informano della richiesta di Valandor Hamina di riunire il Consiglio dei Valdacli, e del risveglio della Corte di Ardor, motivo per il quale questo consiglio non si è ancora tenuto. Arakhon, dal re di Ardor Rinata, Fuinur, ha ricevuto una lettera, nel quale il re stesso gli chiedeva alleanza; consapevole del passato di Fuinur e di ciò che egli ai suoi occhi è diventato, ritenendo di non poter combattere Alatar - che ora è il Male - utilizzando come armi la magia corrotta di Ardor e quindi il Male stesso, Arakhon decide di non accettare, e di sostenere invece lo sforzo militare dei Valdacli del Sud contro Fuinur stesso e la sua ultima roccaforte, Menelcarca. Conscio del fatto che la battaglia sarà sanguinosa e terribile e che, comunque essa vada, perderà per sempre l’affetto di Fuinur, che un tempo gli era stato amico, o di Arcil, con la quale ha stabilisce un rapporto di reciproco rispetto e simpatia. Ancora una volta, come nella Profezia, la Compagnia della Luna porta stracci, cenere e sangue su un popolo che era stato amico; questa volta il popolo è quello di Fuinur, il popolo degli ultimi Elfi di Ardor.[/SIZE]

[SIZE=2]Arcil, consigliata dai suoi capitani Aginor e Aetos, e dal cugino Yamo, non è cieca di rabbia e di odio nei confronti degli Elfi di Ardor, come invece lo è la maggior parte dei suoi soldati e del suo popolo; non sta muovendo contro Fuinur per questo, anche se, in cuor suo, odia profondamente Ardor per ciò che è stata. [/SIZE]
[SIZE=2]Arcil ha invece bisogno di una grande vittoria, e Ardor è l’unico grande nemico che fa convergere su di sé l’odio di tutti, l’alternativa essendo una marcia contro Gondor e re Eäromä - marcia che, dopo le lunghe serate trascorse a parlare con i suoi capitani, con Yamo, Aetos, Aginor e Ardic (che via via è divenuto più influente alla sua corte, tanto da ottenere cinquemila soldati per la difesa di Passo Fiammanera e da sollevare l’invidia e l’odio del Balivo di Trenth), Arcil non vuole assolutamente intraprendere. L’esercito dei Valdacli è troppo grande, e allo stremo, Arcil non ha più nulla che consenta di sfamarlo. Si vocifera, con insistenza e concretezza (alcune di queste informazioni arrivano da Valandor stesso, e da Xan, e sono sostenute da testimonianze) che a Menelcarca siano custodite enormi ricchezze in oro, in pietre preziose e in Vero Argento, ricchezze che Fuinur sta accumulando per riarmare Ardor e i suoi alleati contro i Valdacli. [/SIZE][SIZE=2]Arcil ha bisogno di quelle ricchezze, e ha bisogno di apparire come la regina che salva il suo popolo dalla minaccia del Male; anche se volesse trascurare il pericolo rappresentato da Fuinur, cosa che non intende comunque fare dopo ciò che Fuinur ha a sua volta fatto nel Mumakan e in Hathor, non potrebbe farlo. [/SIZE]

[SIZE=2]Per ironia della sorte, assieme ai Mumakani gli alleati migliori per Fuinur contro i Valdacli di Nindamos avrebbero potuto essere … i Valdacli stessi, e questo è ciò che la Tesarath Maité aveva tentato di suggerire a Morgil e a Fuinur, ricevendo, in parte, il supporto di Fuinur, ma non in maniera tale da far cambiare la situazione in favore della Corte di Ardor - perché Fuinur e Morgil avevano agito troppo rapidamente e troppo apertamente su altri fronti. Il perfetto disegno di Fuinur, che avrebbe portato probabilmente a una dissoluzione della potenza dei Valdacli nella Terra di Mezzo del sud, si è infranto a causa della fretta eccessiva e del confronto troppo diretto.[/SIZE]
[SIZE=2]La decisione di muover guerra a Menelcarca è quindi, per Arcil, irrinunciabile; Aetos e Ardic, i più influenti su di lei seppure per due motivi diversi, finora le hanno consigliato prudenza, e Arcil si è mossa piano, ma ora, di fronte alla minaccia del terzo inverno che incombe su un esercito completamente armato e impegnato in campagna, non può più aspettare.[/SIZE]

[SIZE=2]Ardic è molto vicino ad Arcil, e sostiene la causa di Arakhon presso di lei; Muhad, nel frattempo, come abbiamo visto fa la stessa cosa alla corte di Erendis e Barendar, riuscendo nel suo intento soprattutto grazie alla magia oscura di Maité, che utilizza le sue arti segrete di Tesarath: la seduzione prima di ogni altra cosa, e la corruzione attraverso il Sogno. Maité crede ormai che l’unica speranza per quei sopravvissuti di Ardor che, per scelta, non hanno seguito l’Erede di Ardana all’Ovest, sia rappresentata proprio da Arakhon, unico dei Valdacli che Maité percepisce come capace di tollerare la presenza degli Elfi di Ardor e il loro terribile passato. Maité usa Muhad ed Erendis come giocattoli, come strumenti di pressione nei confronti di Arakhon, e li spinge ad allearsi ad Arcil nell’attacco a Menelcarca, ultima roccaforte di Fuinur.[/SIZE]

[SIZE=2]Per Fuinur, dai tempi in cui Ulrith era Madre di Tesarath e la madre di Fuinur stesso era parte dell’Ordine, Maité non ha mai provato amore, e nonostante i due abbiano stabilito un forte legame di reciproco rispetto durante i mesi di Menelcarca, Maité non perdona a Fuinur l’averla strappata contro la sua volontà al giuramento di fedeltà ad Ardana, che ha provocato la sua estromissione dall’ordine di Tesarath - e ancora di più, se possibile, non gli perdona il tradimento nei confronti del legittimo erede di sangue di Ardor, Numenion, al quale Fuinur ha, secondo Tesarath, disobbedito. Maité farà, a suo modo, ciò che Fuinur avrebbe desiderato: utilizzerà ciò che resta del Potere, della stregoneria e delle enormi ricchezze di Ardor per Arakhon e contro Alatar, per sconfiggere lo Stregone Blu, fino alla fine. Ma non muove un dito per aiutare Fuinur e Morgil assediati, e si adopera per volgere contro di loro la scuola di magia di Erendis e quegli stessi soldati che aveva portato in loro soccorso. Questa è la sua vendetta.[/SIZE]

[SIZE=2]Arakhon ha deciso, quindi, di combattere assieme ai Valdacli contro Fuinur. L’esercito si prepara a un assalto frontale, e Ardic e Artagora contribuiscono all’allestimento delle macchine da guerra; mentre è all’accampamento, Suri riceve l’inaspettata visita di Tuija, che si è unita agli esploratori che Valandor ha mandato presso Arcil come messaggeri. Tuija, che incontra anche Arakhon e Wei di nascosto, in una delle tende, concorda sul fatto che non ci sia alternativa all’attacco frontale, ma rivela di aver potuto accedere alla fortezza di Menelcarca per concessione dello stesso Fuinur e di Morgil, il Guardiano; il privilegio le era stato concesso da Fuinur re di Ardor in forza del profondo sentimento di amicizia che l’aveva legata ad Anysa, figlia di Fuinur, ed era stato Morgil stesso a chiamarla a Menelcarca, nel quale ha soggiornato per diversi mesi, nel corso dell’anno 76. Su incarico di Eäromä e Valandor Hamina, per poter essere utile alla causa di Arakhon e per ricambiare ciò che Eäromä aveva fatto per lei, Tuija aveva accettato di spiare Fuinur rischiando la sua stessa vita. [/SIZE]
[SIZE=2]Tuija conosce quindi molti dei segreti di Menelcarca; conosce anche una via attraverso la quale sarà possibile, per un manipolo di uomini, salire fino alle sale di Fuinur senza che questi se ne accorga. Tuija crede di non aver scoperto questa via per caso, pensa che siano state le sacerdotesse Tesarath incontrate a Menelcarca, in qualche modo, a trasmetterle questa conoscenza (in particolare una di loro, Caralin); peraltro, Xan stesso, che continua a seguire la ‘Compagnia’ e a insistere per un coinvolgimento diretto dei suoi uomini e dei sacerdoti di Thanatos nello scontro finale con Fuinur, è legato ad Alatar, e di questo Artagora e il resto dei Compagni hanno certezza. Tutto sembra muoversi contro Fuinur come se i fili fossero mossi da un distante burattinaio; la consapevolezza di questo, e la quasi certezza che il burattinaio sia Alatar, rende tese e scure le giornate di Arakhon e del suo seguito, ma non sembra esserci altra possibilità - l’alternativa, l’alleanza con Fuinur, apparendo peggiore.[/SIZE]

[SIZE=4]MENELCARCA[/SIZE]

[SIZE=2]Arakhon, Wei e i capitani elaborano un piano. Arakhon, guidato da Tuija, sfiderà la montagna per cogliere Fuinur di sorpresa con i suoi ‘Compagni’, assieme Nhi Feier e un manipolo di guerrieri Nhi, mentre Wei lascerà per qualche giorno il campo e richiamerà il drago Sereloth. Ardic sovrintenderà alle macchine da guerra e a un diversivo; Yamo condurrà il grosso dell’esercito contro Menelcarca apertamente. Arakhon vorrebbe attendere anche l’armata di Erendis e Barendar; la stessa però sembra ritardare, e Arcil decide di non aspettare oltre e di dare l’ordine di attacco. [/SIZE]
[SIZE=2]Mentre Arakhon aggira le difese di Fuinur, Yamo e Ardic, come concordato, si scontrano con esse frontalmente, e vengono ricacciati in un primo momento indietro con molte perdite. Fuinur sacrifica Eirbé, l’ultima delle sue Tesarath, per trasformarla in uno spirito assassino, ed Eirbé rapisce Ardic e Arcil dal campo di battaglia, come Fuinur ha ordinato, e li conduce all’interno di Menelcarca, dove incontrano Fuinur. Ardic è coraggiosamente disposto a sacrificare la sua vita per proteggere quella della sua principessa; Fuinur, dopo aver letto dentro la sua anima i veri eventi di Ny Chennacatt culminati nella morte di sua figlia Anysa, gliela risparmia, e lo fa riportare al piccolo villaggio elfico sito ai piedi dell’Interminabile Scala di Menelcarca - mentre trattiene prigioniera nelle sue aule Arcil, alla quale strappa tutta la sua conoscenza del piano di battaglia. Nonostante questo, tutto, per Menelcarca e per gli ultimi sette Elfi che rimangono con Fuinur, sembra perduto, perché il potere di Fuinur è grandissimo ma non infinito; la sua storia, e il suo sogno di Ardor Rinata, sono alla fine, non resta che combattere fino all’ultimo respiro. Fuinur dà l’ordine di diffondere una terribile pestilenza fra i soldati Valdacli, e instilla nella mente di Arcil un comando che la porterà ad attaccare Xan nel momento più favorevole, con l’intento di ucciderlo; poi, mentre si prepara allo scontro finale, sente un richiamo.[/SIZE]

[SIZE=2]Molti guerrieri Nhi sono stati perduti nella terribile scalata e a causa delle difese predisposte da Fuinur; il gruppo di Arakhon si è trovato in difficoltà e in grave pericolo, ma è riuscito, soprattutto grazie a Tuija e a Xan e ai suoi Hathoriani, a raggiungere l’ultimo tratto della via nascosta per Menelcarca. Wei è tornata, come promesso, assieme al drago Sereloth; riferisce ad Arakhon che anche il drago Nailò è nei cieli sopra Menelcarca, cavalcato da una figura di donna che Wei non ha riconosciuto, e certamente guidato contro Fuinur dalla volontà di Alatar – Alatar che scatena, contro colui che per un breve periodo era stato il prediletto fra i suoi discepoli e che era stato conosciuto come l’ ‘Elfo’, tutta la sua forza e la potenza della sua magia. A lungo si discute ancora, fra i ‘Compagni’, se non sia possibile trovare con Fuinur un accordo che eviti lo scontro finale, e che lo porti verso la Luce; Arakhon e Tuija ne dubitano, Tuija è certa che non sia possibile, Wei invece pensa di poter parlare a Fuinur e di potergli offrire, in cambio della sua resa (la caduta di Menelcarca e la scomparsa di Ardor sono comunque necessarie per Arcil e per i Valdacli), la vita di sua figlia Anysa. Nessun potere d’Essenza e di Flusso, all’Ovest, potrebbe farlo; ma Wei porta dentro di se la Luce dell’Est, quel tanto di purezza che è rimasto nel Disegno, che le è stato donato da Rugia e che Arakhon ha brevemente sentito. Wei è certa di poterlo fare, sacrificando forse una parte di quella Luce, ma per un buon fine. [/SIZE]

[SIZE=2]Artagora, che non crede nella necessità del massacro, decide di attuare un pensiero divergente: mentre il gruppo è sul fianco della montagna, poco dopo una terribile tempesta di neve superata con estrema difficoltà e con grande rischio, senza consultare i suoi ‘Compagni’ richiama Fuinur, ed è quel richiamo che Fuinur sente: Wei e Arakhon, quindi, si trovano a fronteggiare il re di Ardor senza essersi potuti preparare a quell’incontro, e la sorpresa dell’attacco attraverso la via nascosta è vanificata: Fuinur sarebbe imbattibile, ora, affrontato a viso aperto. Wei cerca di parlare al re di Ardor Rinata e di convincerlo a lasciare Menelcarca accettando la sconfitta; Fuinur rifiuta sdegnosamente, apostrofa Arakhon di tradimento, e ritorna nelle sue sale. Mentre i ‘Compagni’ discutono sul da farsi, è Suri questa volta ad avvicinarsi a Wei, è lui a muovere un rimprovero alla donna che ama come una sorella: Wei ha parlato con troppo orgoglio a Fuinur, provocando così, da parte sua, una reazione ancora più violenta e chiusa.[/SIZE]
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[SIZE=4]TRAGICO EPILOGO[/SIZE]

[SIZE=2]Ora Wei ha paura. Sa che Suri ha ragione; sa che deve fare qualcosa per rimediare. Decide di affrontarlo da sola e di parlargli ancora una volta, è sicura che riuscirà a convincerlo a rinunciare a Menelcarca in cambio della vita e della felicità della figlia Anysa; ma quando, portata da Sereloth, sale nelle aule e gli parla, Fuinur, accecato dalla collera e pieno d’amarezza a causa del rifiuto oppostogli da Arakhon nei confronti della proposta alleanza contro Alatar, le riserva disprezzo: avverte in lei la verità, avverte un grandissimo potere che effettivamente non comprende, ma, non conoscendo la magia dell’Est e la storia di Wei Qingwen di Morija, nata nelle terre oltre la Cintura, non le crede: le chiede per due volte di allontanarsi da Menelcarca e di lasciarlo solo ad affrontare la battaglia finale, poi, di fronte al suo netto rifiuto e di fronte alla sua insistenza, con uno dei suoi potenti incantesimi di negromanzia divora la sua anima. Nel momento in cui l’anima di Luce di Wei Qingwen, semplice e pura, tocca quella di Fuinur, oramai ridotta solo a odio e Ombra, le loro essenze si equilibrano, scomparendo in infinite tonalità di colore che riscaldano Menelcarca. In un attimo, due esseri così potenti, che non hanno potuto conoscersi e comprendersi, svaniscono, cessano per sempre di essere parte di Arda; la maschera di Fuinur e la corona di Wei cadono a terra in mezzo ai loro abiti vuoti e alle loro cose. La resistenza a Menelcarca cessa in un attimo: Morgil scompare, forse nascondendosi nei recessi della fortezza o forse scegliendo l’oblio. Eirbé, l’ultima Tesarath fedele a Fuinur, trasformata da lui stesso in uno spirito indissolubilmente legato a lui, scompare a sua volta di fronte agli occhi dei guerrieri Valdacli in un terribile grido d’eterna agonia. Gli altri difensori di Menelcarca, privati del potere del loro signore, vengono uccisi uno a uno, fin quando all’esterno non c’è che morte, e all’interno della fortezza di Fuinur non rimane che silenzio. [/SIZE]

[SIZE=2]Nel vedere la furia del potere di Menelcarca esaurirsi, Arakhon è colto da un terribile presentimento; i guerrieri Nhi e i gli uomini di Xan completano assieme a lui la scalata, ed arrivano sulla spianata del tempio senza incontrare alcuna resistenza. Sono accolti da una donna dai capelli rossi, un Elfo, in piedi accanto al drago Nailò, che non risponde più alla volontà di Arakhon: Rilia, questo è il nome che dice di aver avuto un tempo, comunica ad Arakhon la notizia della morte di Fuinur e di Wei, e abbandona Menelcarca. Arakhon si precipita all'interno, ancora animato da speranza, ma nelle sale di Fuinur trova la Maschera accanto agli abiti di Wei e alle sue cose, e capisce che ciò che Rilia ha detto è vero. Wei non c'è più. Menelcarca risuona delle risa di Xan, ma la sua felicità e il suo trionfo sono di breve durata: nel momento in cui Arcil viene ritrovata, libera ma senza alcun ricordo, l'incantesimo di Fuinur si attiva, e la principessa uccide Xan il Difensore dell'Umanità pugnalandolo al collo, mentre i Nhi sono costretti a loro volta a uccidere i guerrieri Hathoriani di Thanatos. [/SIZE]

[SIZE=2]L'epilogo di Menelcarca è tragico. Inizia l'inverno; l'anno 76 volge al termine, Arakhon sa che per poter lasciare quelle montagne dovrà attendere la primavera, e ancora una volta sente di non aver tempo.[/SIZE]

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