[SIZE=2]Mo-Rhùn. Marzo.[/SIZE]
[SIZE=2]“Signora”, mormorò Ghaouti, sollevandola per portarla sul letto.[/SIZE]
[SIZE=2]Usò le sue arti, ed era la prima volta dopo che Sa’d l’aveva portata con sé a nord. In quel momento aveva un attimo di pausa dall’insopportabile tensione che l’aveva oppressa per tutto l’inverno, e dalla paura; paura di non fare in tempo ad avvisare Arakhon, paura di non essere all’altezza del compito che si era imposta, dalle pretese della sua scelta. Paura di quella che sarebbe stata la sua vita con Sa'd. La luna che indugiava nel giardino della locanda era piena: la luna di Naamah, una luna da amanti, tonda e argentata. Jampe lasciò che la trascinasse, che trascinasse entrambi, le maree del suo sangue in sintonia col suo richiamo. Un desiderio di lombi, semplice e dolce. Si dedicò a lui finché non guizzò come un pesce sulla lenza, teso e turgido.[/SIZE]
[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[SIZE=2]E Ghaouti sorrideva, come preso da un sogno lontano, finché, piena di desiderio, non lo spinse di schiena sul letto, montando a cavalcioni e guidandolo dentro di lei con un sospiro che gli provocò i brividi. [/SIZE]
[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[SIZE=2]Ghaouti rise piano, i capelli sul cuscino, le mani sui suoi fianchi mentre lo cavalcava e ondate di piacere si abbattevano una dopo l’altra su di lei.[/SIZE]
[SIZE=2]“Ah, signora! Ah!”[/SIZE]
[SIZE=2]“Ti stai lamentando?” ansimò. "La tua verga non basta più per tutto l'Harad?"[/SIZE]
[SIZE=2]“No.” Si mise a sedere senza spostarla, le braccia che la stringevano con forza. Lei gli avvolse le gambe intorno alla vita, gli prese il viso tra le mani. “Prendo questi doni come vengono”, mormorò Jampe sollevando la testa, “e non faccio domande al destino.”[/SIZE]
[SIZE=2]Neppure lui.[/SIZE]
[SIZE=2]Un giorno, forse, Ghaouti sarebbe diventato abbastanza saggio da comprendere le vie degli dei e di quegli uomini dell’Ovest. Un giorno. Per il momento gli era sufficiente prendere quanto veniva offerto, quell'avventura entusiasmante con capitan Suri, privo di preoccupazioni per il domani; e adesso quel piacere, puro e semplice, ingentilito dalla presenza di una donna così bella. Finché non si trovarono sdraiati, appagati ed esausti.[/SIZE]
[SIZE=2]“Perché mi guardi così?” chiese Farah.[/SIZE]
[SIZE=2]“Perché sei diventata molto bella, Farah, e mi stupisco che tu abbia potuto farlo restando così ingenua. Devi molto a Ender, in un certo senso. E Suri ha fatto bene a mandarti da me.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Suri ha detto che avrei fatto bene a vederti.” I suoi occhi scuri erano tranquilli, e per nulla stupiti.[/SIZE]
[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[SIZE=2]“Non credo che Suri parlasse sul serio, e se lo ha fatto, non credo che si riferisse a questo. Non è esattamente il tipo di cose che si aspetta che t’insegni.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Ma io si.” Mormorò, facendo scorrere tra le dita un pezzo di stoffa dorata. “Tu lo ami?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Chi può dirlo. Credo di si, eppure … la mia vita è stata così strana fin qui. Guarda dove siamo finiti, Farah; in mezzo al niente, solo pietre, sabbia e montagne. Arakhon forse è morto e noi … noi abbiamo davanti una strada molto lunga.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Però è Sa’d a rallegrarti. Dimmi che cosa si fa alla fine.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Alla fine, dormo sempre pochissimo. Ogni volta che torno a casa mi viene ricordato quanto è preziosa la vita che mi è stata donata, e quanto breve il tempo in cui apprezzarla. Sono stata la prescelta di Arakhon, Farah, ma noi donne siamo anche serve di Naamah. E di quando in quando lei ritiene giusto premiare i suoi servi.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Dimmi che cosa si fa.” Farah allungò la mano verso uno degli uccellini di stoffa, carezzandogli il piumaggio con le sue snelle dita scure.[/SIZE]
[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[SIZE=2]Jampe pensò all’accolita Lainel della taverna di Drustané, e alle altre ragazze che ascoltavano tranquille. Pensò a Moiread. Alla battaglia sulla Daracil e al liuto di Ciryaher. Al giorno in cui Ender aveva comprato Farah al mercato di Tul Harar, riscattandola dalla sua sorte. E al cinghiale nero che era uscito di corsa dal bosco, quella volta. E adesso Farah era qui, non più bambina, piena di paura e di desiderio di scoprire. Era proprio vero, al mondo accadevano cose che andavano ben oltre la sua capacità di comprensione. Con una certa riluttanza, Jampe si sedette accanto a lei. Mal si adattava un sorriso al disagio di dover parlare proprio a lei in un certo modo. Tuttavia, era giusto.[/SIZE]
[SIZE=2]“Dunque. Dov’è che possiamo cominciare? Ti farò vedere delle stoffe, e come portarle. Dovrai aver fiducia del giudizio degli altri, e scegliere una tinta che ti dona. Ma non è la tinta la cosa più importante, dopo … lascia cadere a terra i vestiti stando in piedi in una zona illuminata, e lui impazzirà di desiderio per te. Tieni i capelli in una treccia, e scioglila per lui quando sarà nudo. Sfiora il suo petto con la punta dei tuoi seni, fai scivolare i tuoi capelli come fili di seta sopra le tue mani, sopra le sue spalle. Premi le tue labbra nell’incavo del suo collo, gusta il sapore salato della pelle, seguendo con la lingua la linea delle clavicole …”[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=1]Da "La Maschera e le Tenebre" di Jacqueline Carey[/SIZE]
[SIZE=2][Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]Zalarit si rammaricò del fatto che non ci fosse neppure un semplice trascrittore in grado di preparare un messaggio per i Valdacli, fra i servi di Naiman. Questa regione era terribile, primitiva e scomoda. Eppure, per certi versi gli piaceva. In una grande gabbia di bambù in fondo alla stanza, un centinaio di uccelli dal piumaggio lucente cantavano melodiosi, e i tanti colori delle loro piume li rendevano belli quasi quanto la ragazza nella veste trasparente accucciata al lato della porta, lo sguardo fisso su di lui, ansiosa di compiacerlo. E se le lampade a olio non erano luminose come i bulbi di luce che poteva creare nella fortezza di Alatar, supportate dagli specchi alle pareti producevano un certo barbaro splendore insieme alle dorature del soffitto a squame di pesce. Sarebbe stato bello dover pronunciare solo le parole, dettando, ma l’atto di metterle sul rotolo con la propria mano gli dava un piacere simile a quello che provava disegnando. La scrittura in Adunaico era piuttosto semplice, e imparare a duplicare la grafia di altre persone non era stato più difficile.[/SIZE]
[SIZE=2]Dopo aver firmato con uno svolazzo – non il suo vero nome, ovviamente – passò uno strato di sabbia sul rotolo, e lo sigillò con uno degli anelli di varie dimensioni disposti in riga sul suo scrittoio. Il falco e la spada di Arcil, impresse su un cerchio irregolare di cera blu e verde.[/SIZE]
[SIZE=2]“Portalo a Tul Harar con la massima velocità”, ordinò “e di’ solo quello che devi.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Spingerò i cavalli come se dovessi sfuggire ai demoni, mio signore.”[/SIZE]
[SIZE=2]Nazran si inchinò e prese il rotolo, mentre con un dito si carezzava i baffi sottili sul suo sorriso trionfante. Robusto, con la pelle di un marrone intenso e una bella giubba blu, era raggiante per il premio ricevuto. Zalarit lo considerava intelligente; ma non abbastanza. [/SIZE]
[SIZE=2]“Racconterò che ho ricevuto queste lettere dall’esattore Sa’d, che è morto a causa delle ferite ricevute ma è riuscito a dirmi che era un messaggero di Arakhon e che il rotolo doveva assolutamente arrivare all’Assemblea.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Assicurati che ci sia del sangue umano su quel rotolo” lo avvisò Zalarit. Dubitava che in quei tempi a Tul Harar sapessero distinguere il sangue umano da quello di altre creature, ma aveva avuto troppe sorprese per correre un rischio così inutile. “Abbastanza perché sia realistico, ma non tanto da rendere illeggibile quello che ho scritto.”[/SIZE]
[SIZE=2]Nazran si inchinò di nuovo, poi si raddrizzò e andò subito verso la porta, con un gran risuonare di stivali sul pavimento di legno. Non notò la giovane serva con lo sguardo ardente fisso su Zalarit, o fece finta di non notarla. Un tempo era stato innamorato di una donna così. Era bastato appena un tocco di coercizione perché sia lei che Nazran diventassero ansiosi di obbedire a Zalarit quasi quanto la serva, nonché per far avere a Nazran la certezza che fosse giusto darla come amante al discepolo del Maestro. [/SIZE]
[SIZE=2]Zalarit rise piano. Bé, Nazran credeva di aver già goduto a sufficienza di sua moglie, ed era contento così, adesso. Ovviamente, ormai la donna era inutilizzabile per qualsiasi altra cosa. Nazran invece avrebbe stremato i cavalli per raggiungere Tul Harar, e se quel messaggio consegnato dal cugino di Alsalam nonostante gli attacchi dei Servi dell’Ombra e scritto da uno dei Valdacli di Nindamos non avesse soddisfatto l’ordine del Maestro di far aumentare il caos, allora niente poteva riuscirci, tranne il fuoco eterno. E il messaggio avrebbe servito anche i fini di Zalarit. I suoi fini personali.[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[SIZE=2]“Il mio signore desidera che chieda a uno dei servi di portargli da mangiare?” chiese Farah. [/SIZE]
[SIZE=2]Zalarit la guardò di sottecchi, sorridendo.[/SIZE]
[SIZE=2]‘Che le tue azioni ottengano o meno l’effetto desiderato’ , pensò, ‘ ne avranno almeno tre che non ti aspetti, e di solito uno di questi sarà piacevole. La Legge delle Conseguenze Involontarie. Una gran filosofia, quella di Hathor’.[/SIZE]
[SIZE=1]Da "Il Sentiero dei Pugnali" di Robert Jordan[/SIZE]
[SIZE=2]Mo-Rhùn. I primi d'aprile.[/SIZE]
[SIZE=2]Sulle prime, Jampe rimase semplicemente immobile, studiando l’interno della casupola. Ghaouti pensò a qualcosa da dirle; c’era poco da dire, a una donna come lei, a parte l’ovvio, e restò zitto. Tutto qua.[/SIZE]
[SIZE=2][Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[/SIZE]
[SIZE=2]“Com’è successo?” chiese freddamente. [/SIZE]
[SIZE=2]Tuul provò a inchinarsi, ma lei lo fermò con un gesto appena accennato. Daud fece un gesto come per cingerla con un braccio e mostrarle il suo rispetto, e fu anche lui respinto da una mano alzata. Gli occhi di Jampe erano fissi oltre la porta, sulla piazza del serraglio, occhi calmi in un viso che era il ritratto della serenità di una gran cortigiana. L’espressione affranta di Ghaouti era come se non esistesse, per lei. [/SIZE]
[SIZE=2]“Quando vi ho visti venire tutti da questa parte, ho pensato … sapeva che aiutandoci sarebbe stato in grande pericolo, però …” Anche la sua voce era serena. “Che hai scoperto, Daoud? Com’è morto?”[/SIZE]
[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[SIZE=2]La compassione sembrava strana sul volto di Daoud. Schiarendosi la voce, prese una tazza di tè senza berlo. “Lo hanno impiccato con una falsa accusa. Questa mattina. Assieme a dei ladri.”[/SIZE]
[SIZE=2]Jampe annuì, senza mai distogliere lo sguardo dalla piazza. “Sa’d aveva una passione per il tè dolce orientale, all’oasi me l’aveva fatto apprezzare molto spesso.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Mi piace” disse Daoud.[/SIZE]
[SIZE=2]“In piccole quantità, preparato con cura, aiuta a sopportare il caldo e la fatica.” Dopo aver preso un lungo respiro, aggiunse: “Potrebbero essere vivi. Incapaci di farci sapere che cosa gli è successo, ma vivi. Chiunque abbia fatto ciò, voleva che sapessimo. Nessun rhûano importante avrebbe fatto quello che hanno fatto, non con questa brutalità. Sa’d era influente. Volevano che noi sapessimo. Zalarit è qui.”[/SIZE]
[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[SIZE=2]Ghaouti trasalì. Daoud si limitò ad annuire.[/SIZE]
[SIZE=2]“Non avremmo dovuto agire così allo scoperto”, disse Ghaouti. “È colpa di Suri. Siamo stati noi a uccidere Sa’d. Adesso Zalarit li ammazzerà tutti. Anche Farah.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Si, uno alla volta” concordò Jampe. La calma della donna fece accapponare la pelle di Ghaouti. “Li userà per farci andare da lui.” [/SIZE]
[SIZE=2]Daoud annuì di nuovo, provando la lama del suo pugnale su un pollice.[/SIZE]
[SIZE=2]Jampe chiese di restare da sola per un po’, e si sedette sul pavimento prima che fossero tutti usciti. Tuul, con il volto celato, aspettava all’esterno con altri due dei suoi.[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[SIZE=2]All’improvviso, nella casupola, esplose un lamento, l’urlo a squarciagola di una donna che piangeva la perdita di ogni cosa. E Ghaouti, tra tutti gli altri, si girò per tornare indietro, ma Daoud gli mise una mano su un braccio, e Tuul si piazzò davanti alla porta. Non c’era niente da fare se non lasciarli da soli, Jampe a urlare il suo dolore, Tuul a farle la guardia. E a condividerlo, in qualche modo, comprese Daoud; perché l’Easterling, nei giorni in cui erano stati fianco a fianco, a cavallo, aveva imparato ad ammirare quel buon padrone.[/SIZE]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Daoud si sentiva stanco… l’adrenalina che lo aveva tenuto in piedi tutta la notte ormai era stata assorbita dal suo organismo, soltanto la rabbia lo teneva in piedi.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Ma era una rabbia impotente la sua, non potendo scaricarla nei confronti di nessuno…[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Ripensò agli eventi dell’ultima la settimana: il tentativo della loro compagnia di raggiungere la regina di Mo-Ruhn per capire il perché del suo tradimento… La cattura del loro gruppo alla quale solo lui, Ghaouti, Jampe e Tuul con i suoi mercenari erano sfuggiti… La sommaria esecuzione del Principe Sa’d, impiccato come un comune brigante… E, per finire, il loro viaggio verso le montagne, nel tentativo di trovare degli sciamani che potessero aiutarli a liberare i loro amici, il timore degli Esterling che temevano che il luogo fosse maledetto (col senno di poi, come dargli torto?) ed erano tornati indietro e, in conclusione, l’attacco di quella strana creatura di luce e nebbia che aveva ucciso la loro guida, spezzato un braccio a Ghaouti e mandato in coma Jampe.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Ora toccava a lui decidere, e nessuno poteva aiutarlo: era metà mattina oramai, ma passare un’altra notte tra quelle rovine era impensabile, tutto sommato avevano avuto fortuna, ma non sarebbero sicuramente scampati ad un altro attacco di quella creatura: si sentiva ancora intorpidito dalla scarica che essa gli aveva inflitto…[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Pensò quindi al filo di fumo che la sera prima, assieme a Ghaouti aveva visto all’orizzonte, segno di un probabile insediamento umano o di un accampamento, e pensò alla stima della distanza che aveva fatto assieme ai suoi compagni: mezza giornata di marcia… e prese la sua decisione![/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Si diresse da Ghaouti, che stava ancora dormendo e lo riscosse: “Svegliati! Dobbiamo partire!” gli disse, iniziando a raccogliere le loro cose e a stivarle sui cavalli, miracolosamente scampati all’attacco notturno.[/SIZE][/FONT]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Chi? Come? Dove?”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] replicò il giovane, ancora per metà nel mondo dei sogni.[/FONT][/SIZE]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Laggiù! Nella direzione del fumo che abbiamo visto ieri sera!”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] deplicò Daoud “Cavalcheremo piano, tu reggerai Lady Jampe ed io sarò la vostra scorta… Raggiungeremo quell’insediamento e, se sarà possibile, chiederemo aiuto. D’altronde io non posso fare molto né per lei e tantomeno per te!”[/FONT][/SIZE]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Aiutò l’amico a salire in sella e gli assicurò alla schiena la donna. Per ultimo raccolse il corno, grazie al quale Ghaouti li aveva ritrovati la notte precedente, e lo assicurò alla sella: “Mi sarà utile più tardi” pensò.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Dopodichè partironono, lasciandosi alle spalle le rovine e qualunque cosa esse celassero.[/SIZE][/FONT]
2 Ospite(i)
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.