Interludio: la Desolazione (autunno dell'anno 75QE, nel centro del continente) | Terra Di Mezzo | Forum

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Interludio: la Desolazione (autunno dell'anno 75QE, nel centro del continente)
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Agosto 16, 2008 - 11:19 am

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Saikhan[/SIZE]

[SIZE=2]“Tul Harar”. [/SIZE]

[SIZE=2]Saikhan gli liberò le braccia e Zalarit si strofinò di nascosto. Ma quella cautela non era necessaria: l’uomo non lo guardava più, aveva di nuovo lo sguardo fisso nel nulla. [/SIZE]

[SIZE=2]“Sì, ne ho sentito parlare”. Sembrava si fosse rivolto a qualcuno assai distante, o forse a sé stesso. “Quando l’Harad verrà agli Dei come ha fatto l’Amadan, condurrò la mia gente a Tul Harar, perché si immerga nella gloria. Là troveremo le navi che ci condurranno al cospetto del Maestro. Invierò discepoli a diffondere la sua parola in tutte le terre dei Valdacli e in Mumakan, nel Dàr, a Morija e nelle Terre di Confine, e guiderò il popolo perché possa inginocchiarsi ai loro piedi”.[/SIZE]

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[SIZE=2]Zalarit[/SIZE]

[SIZE=2]“Un piano saggio … ehm … oh Profeta degli Dei”. Un piano stupido, se mai ne aveva sentito uno. Ma questo non significava che non avrebbe funzionato. I piani sciocchi funzionavano spesso, per motivi oscuri, quando erano progettati dagli uomini potenti. E forse al Maestro avrebbe addirittura fatto piacere se tutti quei guerrieri si fossero inginocchiati al suo cospetto, se avessero cancellato Zayed e Tul Harar dalla faccia del mondo. “Ma noi … io non posso aspettare. Sono stato convocato, e quando il Maestro chiama, noi mortali dobbiamo obbedire. Devo trovare una guida verso la Torre Eterna”.[/SIZE]
[SIZE=2]Saikhan lo fissò così a lungo che Zalarit cominciò a innervosirsi. Il sudore gli colava sulla schiena, ed era solo parzialmente colpa del caldo. Quello sguardo avrebbe fatto sudare anche il Re Tempesta.[/SIZE]
[SIZE=2]Alla fine l’uomo annuì, lo zelo feroce si spense per lasciare spazio alla solita espressione di biasimo. “Sì” sospirò. “Se sei stato convocato, devi andare. Vai con la Luce degli Dei, e nella loro benevolenza. Vestiti meglio – chi è stato vicino agli Dei deve essere più virtuoso degli altri – e medita sulla salvezza”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Una guida per i miei carri?” insisté Zalarit. “Penso che tu sappia quale sentiero possa attraversare il deserto di pietre, per raggiungere direttamente la Torre o qualsiasi villaggio lungo i bordi della Desolazione. Se solo mi donassi una scorta, renderesti il mio viaggio molto più … veloce”. Stava per dire ‘facile’, ma non credeva che a Saikhan importassero molto i discorsi sulla facilità. Dopo la morte di Abit, si sentiva insicuro … e solo.[/SIZE]
[SIZE=2]“Non mi interesso di certe cose” gli rispose seccato. “Ma hai ragione. Quando il Maestro dà un ordine, bisogna essere solerti. Chiederò. Se è possibile assegnarti una scorta, qualcuno dei capi guerrieri me lo riferirà”. Il suo sguardo si spostò sugli altri due. “Voi procurerete che Zalarit sia al sicuro fino ad allora. Se insiste a vestirsi in questo modo, attirerà il riso e i ladri. Deve essere protetto, come un bambino ribelle, finché non si riunirà con il Maestro”.[/SIZE]
[SIZE=2]Zalarit si morse la lingua. Un salice, non una quercia. Riuscì a nascondere l’irritazione dietro un sorriso pieno di tutta la gratitudine che quell’idiota poteva desiderare. Sebbene idiota era comunque pericoloso ed era uno strumento per raggiungere la sua destinazione, ora che viaggiava da solo. Zalarit doveva tenerlo bene a mente.[/SIZE]

[SIZE=2]~[/SIZE]

[FONT=Calibri][SIZE=3]“Ancora un poco e Saikhan ti avrebbe messo le maledette mani addosso! O meglio, avrebbe ordinato che qualcuno lo facesse e quel qualcuno avrebbe eseguito! Quando lui dà un ordine, ci sono sempre cinquanta maledette mani, o cento, o un maledetto migliaio se necessario, subito pronte!”[/SIZE][/FONT]

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[FONT=Calibri][SIZE=3][COLOR=navy]Oyugun [/COLOR][/SIZE][/FONT]

[FONT=Calibri][SIZE=3]Oyugun si allontanò a grandi passi, con Saed accanto, e Zalarit fu costretto ad avviarsi per non restare indietro. Oyugun camminava come se sapesse che Zalarit l’avrebbe seguito. E lui quasi andò nella direzione opposta, solo per dimostrargli che aveva torto. Abit gli mancava. Il fatto che andò comunque con loro non aveva certo a che vedere con la paura di perdersi in quel labirinto di strade. Avrebbe trovato il modo di uscire. Avrebbe trovato il modo di legare a lui un’altra donna. [/SIZE][/FONT]

[FONT=Calibri][SIZE=3][Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[COLOR=navy]Saed
[/COLOR][/SIZE][/FONT]

[FONT=Calibri][SIZE=3]“Ha fatto frustare uno dei signori del mare di Rhun – l’ha fatto frustare! – perché gli aveva parlato con la metà dell’impeto che hai usato tu” ringhiò il capo Easterling. “L’ha accusato di mancanza di rispetto per la parola degli Dei. Come ti è venuto in mente, dannazione, di rivolgerti a Saikhan in quel modo? All’inizio ti sei comportato bene, ma ho visto la tua faccia alla fine. Eri pronto ad attaccarlo di nuovo, per la miseria. La sola cosa che ti rimaneva da fare per peggiorare la situazione era chiamare per nome il maledetto Maestro. Per lui è una bestemmia. Come nominare Sauron”.[/SIZE][/FONT]

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[FONT=Calibri][SIZE=3]Rakhan[/SIZE][/FONT]

[FONT=Calibri][SIZE=3]Il codino di Rakhan sobbalzò quando l’uomo annuì. “Ti ricordi della dama di Umbar, Oyugun? Appena giunsero dal sud le prime voci sul Maestro, quella donna disse qualcosa riguardo a ‘questo Alatar’ in presenza di Saikhan, e lui ordinò un’ascia e un ceppo senza pensarci un istante”.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Calibri][SIZE=3]“Ha fatto decapitare un alleato del genere per qualcosa di così stupido?” chiese Zalarit incredulo.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Calibri][SIZE=3]“No”, mormorò Oyugun disgustato. “Ma solo perché la donna si è messa a strisciare ai suoi piedi quando ha capito che faceva sul serio. E’ stata portata fuori e appesa per i maledetti polsi al retro di un carro, quindi trascinata per le strade della città. I suoi stupidi servitori sono rimasti a guardare come un branco di contadini dalle interiora di pecora”.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Calibri][SIZE=3]“Alla fine,” aggiunse Rakhan “la donna ringraziò Saikhan per la sua misericordia, e lo stesso fece il signore suo marito. E fecero bene a ringraziarlo, Zalarit. Le loro non sarebbero state le prime teste finite sul ceppo per ordine di Saikhan. E la tua poteva essere l’ultima, in ordine di tempo. Magari insieme alle nostre”.[/SIZE][/FONT]

[FONT=Calibri][SIZE=3]Zalarit s’incupì. Com’era possibile che quell’uomo avesse tanto potere? E non solo fra la sua gente, a quanto sembrava. D’altronde, non c’era motivo per cui i nobili non dovessero essere sciocchi come qualsiasi contadino. Molti lo erano anche di più. Ma il fastidio lo indusse a parlare. [/SIZE][/FONT]
[FONT=Calibri][SIZE=3]“Vi dirò una cosa: se prova a dare gli ordini alle persone sbagliate, provocherà una sommossa. Contro di lui. Non ho ancora conosciuto un uomo che non piangerebbe come un bambino se gli si toglie la possibilità di affondare il naso in una coppa di vino di tanto in tanto”.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Calibri][SIZE=3]“Forse vieterà quelle cose” disse Rakhan. “A volte impartisce i suoi ordini, altre volte li dimentica o li mette da parte perché ha qualcosa di più importante in testa. Saresti sorpreso” aggiunse con sarcasmo “di scoprire cosa i suoi seguaci sono disposti a tollerare senza lamentarsi”.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Calibri][SIZE=3]“Chi era quella donna che gli ha regalato i gioielli?” Di sicuro non era molto intelligente, se era diventata una seguace di Saikhan. Ma era bella; gli piaceva.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Calibri][SIZE=3]“Quella” rispose Oyugun “era Naiman, benedetta dalla Luce, regina di Mo-Rhun. E ha una dozzina di altri titoli, ammucchiati uno sull’altro come piace a voi del sud”.[/SIZE][/FONT]

[FONT=Calibri][SIZE=3]Zalarit si fermò. Una regina. Proprio ciò di cui aveva bisogno. “La voglio incontrare”, disse.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Calibri][SIZE=3][/SIZE][/FONT]
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[FONT=Calibri][SIZE=3]Naiman di Mo-Rhun[/SIZE][/FONT]

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2
Agosto 17, 2008 - 7:02 pm

[SIZE=2]“Mia regina”?[/SIZE]

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[SIZE=2]Naiman alzò gli occhi dal ricamo che aveva in grembo. La luce del sole entrava obliqua dalla finestra vicino alla camera con il letto. Il giorno era già caldo, senza un filo d’aria, e il sudore le imperlava il viso. Presto sarebbe stato mezzogiorno e non si era ancora mossa dalla sua stanza. Non era da lei. Non riusciva a ricordare perché avesse deciso di poltrire tutta la mattina con un ricamo. Di recente sembrava incapace di concentrarsi. La clessidra sulla mensola era vuota, era trascorsa un’ora da quanto si era seduta, e non rammentava che cosa avesse fatto. Doveva essere colpa del caldo.[/SIZE]
[SIZE=2]La giovane schiava, una ragazza d'oriente con un corpetto viola, in ginocchio, sembrava vagamente familiare. Una volta conosceva il nome di ogni sua schiava. Forse era una delle nuove.[/SIZE]

[SIZE=2]“N’goc” disse poi Naiman, sorprendendosi da sola. Era alta per la sua età e di bell’aspetto, ma non avrebbe saputo dire perché si ricordava di lei in particolare. Le aveva fatto qualcosa una volta? Molto tempo fa? “La mia amata N’goc”.[/SIZE]
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[SIZE=2]La ragazza la guardò con gli occhi sgranati prima di riportare lo sguardo sul pavimento. “Mia regina, perdonami, ma sono sorpresa che tu rimanga qui date le notizie di stamattina”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Quali notizie?” Sarebbe stato bello sentire qualcos’altro oltre ai pettegolezzi di Alteima sui nuovi venuti e sulle alleanze di Saikhan. A volte aveva l’impressione di avere qualcosa di più da chiedere al suo generale, ma la sua unica occupazione era spettegolare, cosa che non ricordava avesse mai fatto in passato. A Zalarit sembrava piacesse ascoltarlo, seduto su quella sedia alta davanti al camino con le gambe distese, le caviglie incrociate e un sorriso soddisfatto. N’goc aveva iniziato a indossare abiti abbastanza provocanti, Naiman doveva dirle qualcosa. Le pareva di averlo pensato in precedenza. ‘Non ha senso’, si disse. ‘Se lo avessi pensato le avrei già parlato’. Scosse il capo non appena si rese conto di aver distolto l’attenzione da quella giovane, che aveva iniziato a parlare e poi si era interrotta visto che la regina non l’ascoltava. “Ripeti. Mi sono distratta. E alzati”.[/SIZE]

[SIZE=2]La ragazza si sollevò, il volto turbato, e fissò su di lei gli occhi per poi abbassarli di nuovo. Naiman guardò in direzione del suo sguardo e arrossì. L’abito che indossava era profondamente scollato. Ma a Zalarit piaceva così. A quel pensiero smise di preoccuparsi di trovarsi seminuda davanti alla finestra e al corridoio delle guardie.[/SIZE]
[SIZE=2]“Sii concisa” disse seccata. ‘Come osa fissarmi a quel modo? Dovrei farla fustigare’, pensò. “Quali notizie sono così importanti da entrare nella mia camera come se fosse una taverna?” [/SIZE]
[SIZE=2]Il viso della giovane avvampò, ma lei non sapeva se fosse per l’imbarazzo o per altro. ‘Come si permette di essere in collera con la sua padrona! Questa schiava pensa che non abbia altro da fare che stare a sentirla?’ si disse.[/SIZE]
[SIZE=2]“La guerra, mia regina” rispose lei con voce piatta, e tutti i pensieri sull’ira svanirono e gli sguardi scomparvero dalla mente di Naiman.[/SIZE]

[SIZE=2]“Dove?”[/SIZE]

[SIZE=2]“Lungo la frontiera meridionale e i deserti, mia regina. I tuoi soldati hanno sollevato la bandiera di Mo-Rhun, l’Aquila Rossa. I primi cavalieri partiranno oggi. E’ giunto per te un messaggero da Pietra Bianca”.[/SIZE]
[SIZE=2]Naiman iniziò a sentirsi nervosa. Adesso i pensieri le si affacciavano alla mente in modo più chiaro di quanto accadesse negli ultimi tempi. Guerra? Qualcosa riguardo Tul Harar, qualche traccia alla quale non riusciva a dar forma, le ronzava in mente. Ma una guerra aperta poteva diffondersi come un incendio incontrollato …[/SIZE]

[SIZE=2]“Il signore Zalarit ne è stato informato? Chi ha osato attaccarci, chi ci ha costretti a spiegare la bandiera?”[/SIZE]
[SIZE=2]Certo che no. Sarebbe andato da lei con la notizia, dandole suggerimenti su come gestire la faccenda. E i suoi consigli ovviamente erano sempre giusti. Consigli? Le sembrava di ricordare che l’uomo le ordinasse cosa fare. E che occupasse il suo letto. Ma questo era impossibile.[/SIZE]

[SIZE=2]“E’ stato informato, mia regina”. La voce di N’goc tremava, ma era pacata, a differenza del viso, ancora rosso come tizzoni in un camino. “Ha riso. Ha detto che Zayed dava problemi e un giorno o l’altro avrebbe dovuto fare qualcosa. Che sconfiggerlo sarebbe stata cosa di poco conto. E che il tuo ordine di marciare contro di lui per strappargli le viscere, mia regina, è stato corretto”.[/SIZE]

[SIZE=2]La regina scattò in piedi lasciando cadere a terra il ricamo, e le sembrò di vedere lacrime scorrere sul viso di N’goc quando le passò accanto. Una guardia le disse dove poteva trovare Zalarit, e lei marciò dritta verso il colonnato, con le fontane di marmo e le vasche piene di pesci e ninfee. Il luogo era fresco e leggermente ombreggiato.[/SIZE]

[SIZE=2]Zalarit era seduto sull’ampio bordo della vasca, circondato da molti uomini. Naiman ne riconobbe meno della metà. Jarid della casata Sarakhan col suo viso squadrato e scuro. Una giovane fanciulla, dalla pelle bianca e i capelli biondo miele, con gli occhi persi nel vuoto. Oyugun, dallo sguardo ottuso. Karikhan, un uomo magrissimo che portava addirittura la spada. Rakhan, un uomo col volto da caprone che avrebbe assalito qualsiasi donna fosse riuscito a chiudere in un angolo e che aveva seppellito già tre mogli. Saed, il mercante nero con il quale era giunto Zalarit. Gli altri non li conosceva, circostanza piuttosto strana, ma anche quelli noti non li avrebbe mai lasciati entrare a palazzo se non per circostanze eccezionali. Si erano tutti opposti a lei, alla sua successione. Karikhan aveva addirittura aspirato al trono di Mo-Rhun. Cosa aveva in mente Zalarit, perché li aveva condotti lì?[/SIZE]

[SIZE=2]“ … le dimensioni della mia residenza a Tul Harar, mio signore” stava raccontando Karikhan, chino verso Zalarit. Quando Naiman si avvicinò, nessuno le rivolse più di uno sguardo. Come se fosse una cameriera che portava il vino![/SIZE]
[SIZE=2]“Voglio parlare con te per quanto riguarda il Grande Harad, Zalarit. In privato”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Me ne sono occupato, mia cara” le rispose pigramente lui, immergendo le dita nell’acqua. “Adesso mi preoccupano altre faccende. Credevo che avresti passato la giornata a ricamare. Dovresti ritornare nelle tue camere fino a quando non rinfresca, verso sera. Poi verrò a trovarti”.[/SIZE]
[SIZE=2]Mia cara. L’aveva chiamata ‘mia cara’ davanti a quegli intrusi! Per quanto le piacesse sentirlo quando erano da soli … Karikhan stava ridendo, coprendosi la bocca. “Non credo, Zalarit” rispose freddamente Naiman. “Verrai con me adesso. E questi altri dovranno essere fuori dal palazzo prima del mio ritorno, o li esilierò da Mo-Rhun”.[/SIZE]
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[SIZE=2]All’improvviso Zalarit era in piedi, un uomo alto e grosso che incombeva sulla regina, che non poté guardare altro che i suoi occhi scuri, mentre sentiva la pelle pungere come se un vento freddo soffiasse nel cortile. “Adesso andrai nelle tue stanze e mi aspetterai lì, Naiman”. La voce di lui era un boato distante che le riempiva le orecchie. “Mi sono occupato di tutto ciò che era necessario risolvere. Verrò da te stasera. Adesso vai. Vai!”[/SIZE]

[SIZE=2]Naiman sollevò una mano per aprire la porta del suo studiolo, e solo allora si rese conto di dove si trovava. E di cosa era accaduto. Zalarit le aveva detto di andare via, e lei aveva obbedito. Lo sguardo fisso sulla porta e un’espressione di orrore dipinta in viso, le parve di rivedere i sorrisi compiaciuti sui volti degli uomini e le risate aperte. ‘Cosa mi è successo?’, si chiese. ‘Come ho potuto lasciare che quell'uomo mi toccasse?’[/SIZE]
[SIZE=2]Intontita, si costrinse a girarsi, per andare via, via da lui. Fu difficile, dentro di sé tremava all’idea della delusione che Zalarit avrebbe provato non trovandola dove si aspettava. Appena giunta nel corridoio sentì una fitta di dolore alla testa, e il mondo le turbinò attorno per un attimo. Tremò anche di più quando si rese conto del desiderio che provava, e della propria adulazione. Si distese sul suo letto, e chiuse gli occhi.[/SIZE]

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3
Settembre 12, 2008 - 10:22 pm

[SIZE=3][SIZE=2]Ba guardò con circospezione la grande stanza, nelle profondità della Torre, e guardò Mòl, al suo fianco, con altrettanta circospezione. La ragazza sembrava in attesa, forse persino un po’ impaziente. Durante i pochi giorni trascorsi nei palazzi di Mo-Rhun, Ba aveva visto solo serenità nella donna, e una sottomessa accettazione del fatto che gli eventi fossero immutabili e si sarebbero presentati così come deciso dal Maestro.[/SIZE][/SIZE]

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[SIZE=3][SIZE=2]La stanza con la volta a cupola era stata scavata nel letto di roccia sul quale la Torre poggiava; la luce della lanterna che portava si rifletteva sulle pallide e lisce pareti di pietra. Proprio sotto il centro della cupola c’era una struttura formata da nove archi d’argento arrotondati, ognuno alto appena abbastanza da camminarci sotto, poggiati su uno spesso anello anch’esso d’argento, con le estremità che si toccavano. Archi e anello erano un pezzo unico. Ba non poteva vedere che cosa ci fosse all’interno; lì la luce tremolava in modo curioso, e gli dava fastidio allo stomaco se guardava troppo a lungo. Avvertiva, forte, l’antico potere dei Priminati. Mòl ancora indossava uno degli abiti che le aveva dato Naiman, chiaro e ricamato con piccoli fiori azzurri sulla sottana.[/SIZE][/SIZE]

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[SIZE=2]Mòl[/SIZE]

[SIZE=2]“L’ora non aspetta nessuno”, borbottò Ba. “E’ tutto parte del Disegno … dove l’ho già sentito?”[/SIZE]
[SIZE=2]Mòl si avvicinò curiosa. “La pazienza è una virtù che bisogna imparare, ma dobbiamo tutti essere pronti per ogni cambiamento”, disse. La cosa più irritante che Ba aveva scoperto riguardo a lei era che a volte sembrava citare dei proverbi anche quando non lo stava facendo. Proverbi che aveva imparato da qualche parte, a Tul Harar forse più facilmente che a Ostelor. [/SIZE]

[SIZE=2]“Che cos’è, Zalarit?”[/SIZE]
[SIZE=2]“La Soglia”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Bé, questo non mi dice nulla. Che cosa fa?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Molte cose, bambina. E’ un residuo di un epoca leggendaria che usa l’Essenza del mondo. Una cosa molto rara. Alcuni di questi oggetti sono fatti per funzionare solo con la tua gente, come questo, altri fanno quello che devono con la semplice presenza di qualcuno che abbia in sé un po’ di magia. Sembra che ce ne siano anche altri che possono essere usati da chiunque, non solo dai Priminati; certi ho imparato a evitarli a mie spese. Negli anni, non pochi sciamani del Fuoco Segreto sono rimasti uccisi toccandoli o hanno perso il loro talento o peggio. Qualcuno è creato per un motivo speciale. Come questo”.[/SIZE]
[SIZE=2]A Mòl vennero i brividi. “E tu vuoi che io cammini là dentro, Zalarit?” La luce tra gli archi tremava di meno, adesso, ma lei non riusciva comunque a vedere cosa vi fosse celato all’interno.[/SIZE]
[SIZE=2]“Sappiamo cosa farà questa Soglia. Ti farà confrontare con la tua stessa anima, ma vincerai”. Ba sorrise, gentile. “Nessuno ti chiederebbe di affrontare cose per te insuperabili”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Mi devo limitare a entrare e uscire da ogni arco? E dopo è finita?”[/SIZE]

[SIZE=2]Ba si aggiustò il cappuccio sulla testa con un movimento irritato. “Se desideri tutto a questo, sì” disse secco. “Mentre venivamo qui ti ho spiegato ciò che devi sapere sul rito, tutto quello che è consentito sapere prima che si svolga. Se tu fossi stata un’allieva del Maestro, lo avresti saputo a memoria, ma non preoccuparti di commettere errori. Ti aiuterò io a ricordare, se necessario. Sei pronta?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Si.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Molto bene, allora. Ti dirò due cose che nessuno sa. La prima è questa: una volta che inizi, devi andare avanti fino alla fine; se ti rifiuti di proseguire, morirai”.[/SIZE]
[SIZE=2]Mòl aprì la bocca per dire qualcosa, ma Ba la interruppe facendo un gesto determinato. “Ascolta e parla quando saprai cosa dire. Seconda cosa: cercare, lottare, obbedire al Maestro significa conoscere il pericolo, e qui tu conoscerai il pericolo. Alcuni, nei secoli, hanno oltrepassato la Soglia e non ne sono mai più usciti. Quando a quello che ti aspetta oltre fu permesso di calmarsi, loro … non c’erano più. E nessuno li ha mai più visti. Molti non si ricordano nemmeno di loro. Esita, fallisci e …” Il suo silenzio fu più eloquente d’ogni altra parola.[/SIZE]

[SIZE=2]Mòl guardò gli archi d’argento con la coda dell’occhio. La luce all’interno non tremolava più; erano pieni di un morbido bagliore bianco. ‘Devo far pagare ad Arakhon quello che ci ha fatto. Devo’ , si disse. “Sono pronta”.[/SIZE]

[SIZE=2]Ba si avviò lentamente dentro la stanza, e si fermò a due passi dagli archi. Mòl gli camminò accanto. “Il tuo vestito”, disse Ba, senza guardarla. [/SIZE]
[SIZE=2]Le guance di Mòl arrossirono quando si rese conto di aver già dimenticato quello che Zalarit le aveva detto tante volte. Si tolse in fretta gli indumenti, le scarpe e le calze. Per un momento riuscì quasi a ignorare gli archi, intenta a piegare i vestiti e a riporli in bell’ordine al suo fianco. Poi fu veramente pronta; la pietra era fredda sotto i piedi nudi, e le venne la pelle d’oca dappertutto, ma rimase diritta e respirò piano. Non avrebbe lasciato che Zalarit capisse che era spaventata.[/SIZE]

[SIZE=2]“La prima volta … “ iniziò Ba, in tono formale. Poi s’interruppe. La sua voce fremette come per una paura improvvisa. Aggrottò le sopracciglia. Non ricordava più. Avrebbe dovuto essere così facile, a quel punto; la Corona concentrava l’Essenza … quale corona? Mòl non portava niente nei capelli. Eppure … “E’ il momento di iniziare”, disse di nuovo. “Funzionerà meglio se ti avvicini”. [/SIZE]
[SIZE=2]Mòl mosse ancora un passo verso di lui; Ba spinse indietro il cappuccio e mise le mani su una delle colonne. Era così facile, ormai. Il potere che fluiva da lui al simbolo, da Mòl al simbolo; il simbolo scintillò, ebbe un’oscillazione. [/SIZE]
[SIZE=2]“Qualcosa sta succedendo” mormorò. “E ora, la chiave … “[/SIZE]

[SIZE=2]Quale chiave? Non ricordava. A Tul Harar aveva spiato quella donna e aveva capito l'ultima parte … quando? Anni prima, di certo. Scosse il capo. Quale donna?[/SIZE]
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4
Settembre 21, 2008 - 9:41 pm

[SIZE=2]L’entrata nell’Abisso avrebbe potuto essere una delle tante fenditure, ma da essa non provenivano luce o vapore. [/SIZE][SIZE=2]Era abbastanza larga da accogliere due uomini affiancati, ma il Senzanima continuava a precederlo. Il percorso discese quasi subito, il pavimento della galleria liscio come pietra lucidata. Il freddo divenne meno intenso mentre Alatar procedeva e, man mano che scendevano, il calore aumentava. Adesso ne era consapevole, ma non si lasciò toccare dal caldo. [/SIZE]
[SIZE=2]Dalla pietra emanava una luce pallida che riempiva tutta la galleria. Più chiara dell’eterno crepuscolo all’interno. Dal soffitto scendevano degli spuntoni di roccia, denti di pietra pronti a chiudersi in un baleno: le Zanne della Regina della Notte, le zanne di Melkor, pronte a squarciare gli infedeli e i traditori. Ovviamente non erano naturali, e la Regina della Notte era morta da tempo, ma sarebbero state comunque molto efficaci nei confronti degli imprevidenti.[/SIZE]

[SIZE=2]La galleria si aprì improvvisamente su un’ampia sporgenza che si affacciava su un lago di pietra fusa rossa e punteggiata di nero, sul quale danzavano fiamme dell’altezza di un uomo. Non vi era un soffitto, solo un enorme foro che si apriva nella montagna verso un cielo che non era quello di Ardor. Questo luogo era chiamato dai signori elfici della Corte il Pozzo del Destino, e pochi sapevano quanto quel nome fosse appropriato.[/SIZE]
[SIZE=2]Anche dopo tutto ciò che aveva visto, studiato e compreso – e il primo giorno in cui aveva compreso risaliva a molte centinaia di anni addietro – Alatar provava ancora soggezione. In quel luogo, scavato al momento della Creazione, aperto a lui dall’Elfo, percepiva lo spirito del Sommo Signore, imprigionato al di là del mondo. La sua sola presenza lo soverchiava. Fisicamente quel luogo non era vicino a Melkor di qualsiasi altro punto del mondo, ma la distanza tra loro, in Ardor, si era assottigliato e gli permetteva di percepirlo. [/SIZE]
[SIZE=2]Alatar fu più vicino a sorridere di quanto non gli fosse mai accaduto. Come era stato sciocco, l’Elfo, a rompere il loro patto, a opporsi a lui! Cercando la sua vendetta si era recato fin nel cuore del regno di Ardana, senza sospettare o immaginare, nella sua superbia, di poter essere seguito. Senza immaginare, senza sospettare che cosa potesse veramente nascondersi sotto le sue rovine. Se ne sarebbe accorto, senza alcun dubbio, ma solo troppo tardi. Certo, Melkor ancora esisteva, prigioniero, pur se la caduta di Sauron l’aveva allontanato ulteriormente da Eä. Ma presto il blocco sarebbe diventato eterno. Presto sarebbe giunto l’Ultimo Giorno di Melkor. Allora Alatar avrebbe governato il mondo per sempre. Naturalmente grazie al suo Potere. E con gli altri prescelti che fossero sopravvissuti.[/SIZE]

[SIZE=2]“Adesso puoi andare via, Senzanima”. [/SIZE]

[SIZE=2]La creatura non si mosse.[/SIZE]

[SIZE=2]Alatar aprì la bocca e … una voce gli esplose nella testa.[/SIZE]

[SIZE=2]ALATAR.[/SIZE]

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

[SIZE=2]Chiamarla voce era come definire sassolino una montagna. Si sentiva quasi schiacciato all’interno del proprio cranio; era impotente, e cadde in ginocchio. Il Senzanima assisteva impassibile, ma solo una piccola parte di Alatar poteva notare quella creatura mentre la voce gli devastava la mente.[/SIZE]

[SIZE=2][COLOR=purple]ALATAR, COSA SUCCEDE NEL MONDO?[/COLOR][/SIZE]

[SIZE=2][SIZE=2]Non era mai certo di quanto sapessero i Valar. Alatar era rimasto stupito dalla loro ignoranza quanto dalle loro conoscenze. Ma non aveva dubbi su ciò che il Sommo Signore voleva sentirsi dire. Non avrebbe parlato. Percepì il dolore, la sofferenza. Le braccia e le gambe si contrassero. Adesso sudava.[/SIZE]

[SIZE=2][COLOR=purple]CHI MI AMA DIMINUISCE DI NUMERO, ALATAR. I DEBOLI CADONO. CHI MI TRADISCE PAGHERA’. CURUMO E’ MORTO A CAUSA DELLA SUA DEBOLEZZA. THAURON E’ RIMASTO VITTIMA DEL SUO ORGOGLIO. MI HA SERVITO BENE, MA NEMMENO IO HO POTUTO SALVARE IL SUO SPIRITO DAL FUOCO. NEMMENO IO POSSO USCIRE DAI CONFINI DELLA MUSICA.[/SIZE]

[SIZE=2]Per un istante, una rabbia terribile colmò quella voce orrenda – era forse frustrazione? – ma solo per un istante.[/SIZE]

[SIZE=2]ANCHE I TUOI FEDELI CADONO. LE SOGLIE CHIUSE UNA DOPO L’ALTRA. OPERA DEI MIEI NEMICI ATAVICI, ARRIVANO ORA A CAVALLO DEI MIEI DRAGHI. CONTRO DI TE. SCAGLIERESTI LE LORO ANIME NEL FUOCO A UN MIO COMANDO, ALATAR?[/SIZE]

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

[SIZE=2]Alatar esitò. Una perla di sudore gli colò lungo una guancia, ma sembrò impiegarvi ore. Il Sommo Signore sapeva già che il Valdaclo aveva risvegliato i Draghi. E pareva saperne più di lui su quale sarebbe stata la sua prossima mossa. Quanto sapeva? [/SIZE]
[SIZE=2]“A quanto mi ordinerai, Sommo Signore, io obbedirò”. I muscoli guizzavano, ma la voce era ferma come la roccia. Sulle ginocchia iniziavano ad apparire delle vesciche per via della pietra rovente, ma la carne avrebbe potuto anche essere quella di qualcun altro. [/SIZE]

[SIZE=2]QUESTO FARAI.[/SIZE]

[SIZE=2]“Sommo Signore, i Draghi possono essere distrutti, se tu mi darai il Potere”. Un uomo mortale non avrebbe potuto farlo. “Quegli uomini sono ignoranti e deboli, disperdono la loro attenzione in troppe direzioni diverse. I tuoi nemici sono degli sciocchi presuntuosi. Io …”[/SIZE]

[SIZE=2]ASCOLTA E SERVI. ASCOLTA CHI VIVRA’ E CHI MORIRA’.[/SIZE]
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