Interludio: Eroi (autunno dell'anno 75QE, sud della Terra di Mezzo) | Terra Di Mezzo | Forum

Ambito del forum


Confronta



Opzioni del forum



Lunghezza min ricerca: 3 caratteri - Lunghezza max ricerca: 84 caratteri
Password persa?
sp_TopicIcon
Interludio: Eroi (autunno dell'anno 75QE, sud della Terra di Mezzo)
RSS
1236 Messaggi
(Offline)
1
Luglio 13, 2008 - 9:29 pm

[FONT=Calibri][SIZE=3][Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[FONT=Verdana][SIZE=2]Paraphion Fuindil[/SIZE][/FONT][/SIZE][/FONT]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]Paraphion aggrottò le sopracciglia guardando il fumo che sorgeva da sud. Voltandosi sulla sella ne vide altro sorgere da ovest e da est. Anche se la maggior parte rappresentava fattorie ormai abbandonate, i guerrieri di Gondor e Umbar avevano avuto una serata impegnativa. Quanti ce ne volevano per incendiare tutte quelle fattorie, anche correndo fra una e l’altra e impiegandoci non più di quello che serviva a lanciare una torcia in una casa vuota o un campo incustodito?[/SIZE]
[SIZE=2]Forse tanti quanti ne avevano uccisi dall’inizio dell’assedio. Cosa le diceva tutto questo riguardo al numero di nemici già presenti nel retroterra di Ostelor e Rò-Mollò? [/SIZE]
[SIZE=2]Non sembrava possibile che il solo esercito di Cirmoth avesse fatto tutto questo, incendiare tutte quelle case e distruggere l'armata di Yamo Nindamos.[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]Scesero dal bastione. Attorno alle incudini salvate dalle forge che gli Umbareani avevano incendiato erano raggruppati sei uomini, sei sfaccendati, e un altro pompava pigramente un grosso mantice di cuoio finché Tanadas smontò da cavallo e non lo mandò via dai lunghi manici con uno spintone. Con grande sorpresa di Paraphion ascoltarono quando disse loro di tornare sulle mura, senza alcun discorso per piegarli alla volontà del consiglio di guerra, solo spiegando che lì alle forge c’era da fare. Certamente il fabbro avrebbe potuto fare lo stesso da solo, ma s’inchinò a Paraphion e la ringraziò profusamente prima di rimettersi al lavoro.[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2][Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[COLOR=navy]Tanadas
[/COLOR][/SIZE]

[SIZE=2]Chinandosi dalla sella, Paraphion toccò uno degli uomini per la spalla, un contadino calvo che si chiamava Eldin, chiedendogli di restare e di mandare via chiunque altro avesse provato a disturbare il fabbro. Eldin doveva essere tre volte più grande di lei, ma il volto rugoso dell’uomo annuì e si piazzò vicino a dove Haral faceva risuonare il martello sul ferro caldo. Adesso, poteva andare via, poteva tornare da Thargelion; era l’ora di allattarlo, il seno le faceva male.[/SIZE]
[SIZE=2]Prima che riuscisse a far voltare il cavallo, apparve Nàmir, lancia in spalla ed elmetto sotto al braccio robusto. [/SIZE]
[SIZE=2]“Signora, deve esserci un modo più veloce per far rientrare le sentinelle e gli esploratori se veniamo attaccati nuovamente. Anche mandando i corridori più veloci, Anath non è riuscito a far rientrare la metà di loro prima che gli Elfi sbucassero dai boschetti.”[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]Quello era facile da risolvere, le bastò ricordarsi del trombettiere sulla torre meridionale e decidere un segnale di tre suoni lunghi che anche la sentinella più lontana avrebbe sentito. Vennero in mente anche segnali per altre cose, naturalmente. [/SIZE]
[SIZE=2]Dopo di ciò, Domanel dovette essere calmato. Il vecchio falegname, con i capelli bianchi e il naso affilato, sapeva molto bene che la maggior parte degli arcieri si preparava le frecce da sé, ma si opponeva decisamente a farsi aiutare qui in città, come se da solo fosse in grado di tenere tutte le faretre piene. Paraphion non si spiegava come fosse riuscita a calmarlo, ma in qualche modo lo lasciò mentre insegnava allegramente a un gruppo di ragazzi a legare e incollare delle impennature di piume.[/SIZE]
[SIZE=2]Candwin, il grosso bottaio, aveva un problema differente. Con così tanta gente che aveva bisogno di acqua, aveva più secchi e barili da costruire di quanti ne potesse cerchiare in settimane da solo. Non ci volle molto a trovargli degli aiutanti, ma giunsero altre persone con domande e problemi che pareva solo Paraphion fosse in grado di risolvere, dalla scelta del posto in cui bruciare i corpi dei morti alla possibilità di ritornare alle fattorie per salvare il salvabile. All’ultima domanda rispondeva sempre con un fermo no – ed era quella più frequente, da uomini e donne che guardavano cupi il fumo che saliva in campagna – ma il più delle volte si limitava a chiedere a chi le aveva posto la domanda quale riteneva fosse la soluzione migliore, quindi consigliava di metterla in atto. Raramente doveva fornire una risposta, la gente di Ostelor sapeva cosa fare, aveva solo la sciocca convinzione di dover prima chiedere a lei. Due o tre voci la chiamarono, ma si rifiutò di ascoltarle. [/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]Qual era il problema di questa gente? [/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]La gente dei Valdacli non si comportava così. Certamente non a Ostelor. Voleva dire sempre la sua. Prima di decidere qualcosa, di solito dovevano esplodere infinite discussioni davanti al Consiglio, o fra gli elementi del Consiglio stesso. Tutti volevano qualcosa. E lei, cosa voleva, adesso? [/SIZE]
[SIZE=2]‘Cosa voglio?’ pensò furiosa. ‘Quello che voglio è il mio bambino. E qualcosa da mangiare, da qualche parte dove nessuno mi parli nell’orecchio’.[/SIZE]
[SIZE=2]Smontando da cavallo davanti alla locanda inciampò e pensò che avrebbe dovuto aggiungere un letto a quella breve lista. Solo mezzogiorno, con Tanadas che aveva fatto tutto il lavoro, e lei era già debole. [/SIZE]
[SIZE=2]Quando entrò nel salone, la sala era quasi vuota. Comare Marin le rivolse un’occhiata e la spinse su una sedia con un sorriso materno. “Può anche smettere di dare ordini per un po’, signora” disse con fermezza. “Ostelor può benissimo sopravvivere un giorno da sola mentre mangia qualcosa”. La donna se ne andò prima ancora che Paraphion riuscisse a rispondere che Ostelor poteva benissimo sopravvivere senza di lei, punto e basta.[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[SIZE=2]Sha Bla[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]“Comare Marin ha detto che finalmente si è stancata di stare in sella” incominciò Sha Bla, apparendo dalla porta della cucina. Sorprendentemente indossava un lungo grembiule bianco come quello di Marin, aveva le maniche arrotolate sopra i gomiti e farina sulle mani. Come se se ne fosse appena accorto, si tolse il grembiule pulendosi rapidamente le mani e lo appoggiò sullo schienale della sedia. [/SIZE]
[SIZE=2]“Non ho mai impastato nulla prima d’ora”, osservò.[/SIZE]
[SIZE=2]Paraphion rimase in silenzio, scuotendo il capo.[/SIZE]
[SIZE=2]“Cosa le prende, Paraphion? Sembra preoccupata. Non credo che potrebbero esserci difese migliori e mura più forti, e dal porto i rifornimenti giungono liberamente. Non passeranno. Siamo al sicuro; anche Thargelion lo è. Andalonil tornerà”.[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]“Non è quello, Sha Bla, questa storia di ‘Paraphion fanciulla di Ostelor’ sta sfuggendo di mano a tutti. Non so chi pensano io sia, ma continuano a chiedermi cosa fare, o se va bene quello che hanno deciso, quando sanno già cosa va fatto, se ci pensano per almeno un attimo”.[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]Sha Bla la studiò a lungo, quindi disse: “Quanti anni sono trascorsi da quando un re ha governato a Ostelor?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Un re? Non lo so. Forse trecento anni. Quattrocento. Che cosa c’entra con tutto il resto?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Ostelor non ricorda come comportarsi con una regina, o con un re. Stanno cercando di scoprirlo. Dovete essere paziente con loro.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Una regina?” esclamò flebilmente. Lasciò cadere la testa sulle braccia appoggiate al tavolo. “Oh, miei dei”.[/SIZE]
[SIZE=2]Ridendo piano, Sha Bla le si avvicinò. “Bé, forse non una regina. Dubito molto che le altre città dei Valdacli approverebbero. Una guida, più probabilmente. Ma sono certa che approverebbero una donna che riportasse loro le terre che Yamo ha perduto dopo cento anni di pace e anche più. Certamente di quella donna farebbero una principessa. Paraphion della casata Fuindil, signora di Ostelor. Suona bene.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Non c’è bisogno di nessuna casata Fuindil a Ostelor” gridò contro il tavolo. “O re o regine. Siamo un popolo libero!”[/SIZE]
[SIZE=2]“Anche gli uomini liberi possono avere bisogno di seguire qualcuno” rispose gentilmente Sha Bla. “Gli uomini vogliono credere in qualcosa di più grande di loro, qualcosa di più largo dei loro campi. Per questo esistono i regni, Paraphion, e i popoli. Anche Tanadas e Nàmir si vedono come parte di una totalità che va oltre i loro scudi. Ne hanno persa la maggior parte, hanno visto morire amici e parenti, ma vi sosterranno, vi difenderanno, combatteranno ancora, perché appartengono a qualcosa di più di qualche scudo e cavallo.” [/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]

1236 Messaggi
(Offline)
2
Ottobre 4, 2008 - 12:28 pm

[SIZE=2]Inverno dell'anno 75 della Quarta Era, a Minas Tirith.[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

[SIZE=2]“A questo proposito, signori, siete tutti ormai sufficientemente informati per comprendere la situazione, e quella delle terre dei Coloni Bianchi. Se Alatar le conquista, il valore dei nostri fratelli è vano, e la vittoria dello Stregone sarà rapida e totale, così totale che nessuno può prevederne le conseguenze. Se invece Alatar viene distrutto, egli soccomberà come Sauron, cadendo tanto in basso che nessuno potrà prevedere che si rialzi. Perché avrà perduto la forza insita in lui alle origini, e tutto ciò che fu fatto o cominciato con quella forza cadrà in rovina. In tal modo un grande male che impedisce al Sud di essere libero verrebbe scacciato.[/SIZE]
[SIZE=2]Signori, Sauron è sconfitto ed è diventato un fantasma di malizia intento a rodersi nell’ombra, incapace di crescere nuovamente e di prendere forma. Altri mali si sono rivelati dal giorno in cui l’Anello è stato distrutto, perché Sauron stesso non era che un servo o un emissario. Ma non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo; il nostro compito è di fare il possibile per la salvezza degli anni in cui viviamo, sradicando il male dai campi che conosciamo, al fine di lasciare a coloro che verranno dopo terra sana e pulita da coltivare. Il tempo che avranno non dipende da noi, tuttavia possiamo aiutarli. [/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]I nostri artifizi per conservare la pace nelle Colonie sono stati fonte di un grande danno e solo il coraggio di pochi uomini ci ha salvati, fermando la nostra mano prima che appiccassimo l’incendio che avrebbe potuto distruggerci. Ora Alatar sa tutto ciò, e sa altresì che il prezioso spirito che i Valdacli avevano perduto è stato ritrovato: uomini valorosi li conducono, ispirando i loro cuori e le loro gesta. Ed egli li insegue per abbatterli ed è in preda a un grande dubbio. Se infatti un nuovo re guiderà i Valdacli, essi avranno la forza sufficiente per spingere tutti i popoli di quelle terre alla ribellione e per riunirli sotto la sua bandiera. Ed egli lo sa”.[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2][Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[/SIZE]

[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]“Ma come sarebbe a dire?”, disse Beleridan. “Tutto è vano, quindi, dici, se Alatar sconfigge i Valdacli. Perché non li assale, se è così?”[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]“Non ne è ancora sicuro”, disse Elessar. “Li vuole come servi, non desidera distruggere le loro città e la loro potenza. Inoltre i coraggiosi che lo combattono nel Sud non posso apprendere in un solo giorno come sfruttare il loro potere. Non hanno guida, e finora sono stati soli; Alatar è stato maestro nel farli cadere nei suoi tranelli e ora si attenderà una disputa e che uno di quegli eroi prevalga sugli altri, in modo da poterli indebolire e colpire di nuovo, uno alla volta. In quel frattempo la progenie di Sauron che non si è ancora ritirata negli abissi dell’Ombra potrebbe aiutarlo, se egli agisse in modo repentino e se trovasse la via per chiamarla a sé.[/SIZE]
[SIZE=2]Alatar osserva. Vede e sente molte cose. Le sue spie sono in giro. Sono passate di certo sui campi di battaglia, prima del levar del sole, ed hanno visto e conosciuto quegli eroi. Alatar studia i segni: un discendente del popolo che lo derubò della sua vittoria di nuovo si oppone a lui; i venti della fortuna girati in loro favore e l’inaspettato esito dell’assalto ad Alsarias; la caduta di alcuni suoi capitani. [/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]Il suo dubbio starà crescendo, mentre noi qui discorriamo. Alatar guarda a Ostelor, quasi cieco ora ad ogni altro movimento. Ed è così che dobbiamo mantenerlo. Tutta la nostra speranza risiede in ciò. Ecco, quindi, la mia decisione. Noi non possiamo mandare il nostro esercito a sud. Per saggezza o per grande follia l’abbiamo mandato a est e nell’Harad, affinché i popoli di quelle terre potessero liberarsi. Senza di esso non possiamo con la forza sconfiggere la sua forza. Ma dobbiamo a tutti i costi distoglierlo dal vero pericolo. Non possiamo raggiungere la vittoria con le armi, ma con le armi possiamo dare al Re dei Valdacli la sua unica speranza, per fragile che sia. [/SIZE]
[SIZE=2]Così come Valadil ha cominciato, noi dobbiamo proseguire. Dobbiamo spingere Alatar fino al suo ultimo tentativo. Dobbiamo attirare fuori le sue forze nascoste, affinché il suo territorio rimanga vuoto. Dobbiamo servirgli da esca, anche se le sue mascelle rischiano di chiudersi su di noi. Ed egli morderà l’esca, spinto dalla speranza e dall’avidità, perché gli parrà di riconoscere nella nostra improvvisa fretta l’orgoglio del nuovo re di Gondor; ed egli penserà: 'Bene! Spinge avanti il suo collo troppo presto e troppo distante. Che avanzi pure, ed io gli tenderò una trappola dalla quale non potrà fuggire. E là lo schiaccero'.[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]Tale, penso, è il nostro compito. Le forze che recheremo a sud non debbono essere sufficienti a condurre un vero e proprio assalto contro Alatar, purché siano sufficienti a sostenere una battaglia. E devono mettersi in moto al più presto. Chiedo quindi ai Capitani: quante forze possiamo radunare e avviare, al più tardi fra due mesi? E devono essere uomini valorosi che partano volontariamente, consci del pericolo”.[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=1]Da "Il Signore degli Anelli", di J.R.R. Tolkien[/SIZE]

1236 Messaggi
(Offline)
3
Ottobre 26, 2008 - 11:17 am

[SIZE=2]Nei dintorni di Ostelor, novembre dell'anno 75 della Quarta Era
[/SIZE]
[SIZE=2]Valandor Hamina aveva posto la sua residenza invernale in un piccolo maniero fuori Ostelor, isolato in cima a una collina dalla quale si vedeva la città. La bandiera blu sopra il cancello ondeggiava in una brezza leggera, a volte dispiegandosi abbastanza da mostrare l’Albero Bianco. Quell’emblema dava a Cinrod i brividi, come prima succedeva con la bandiera di Eäromä. Se un uomo voleva evitare di immischiarsi con gli Elfi – cosa normale per chiunque non fosse un idiota – l’ultima cosa che doveva fare era sbandierare quel simbolo.[/SIZE]

[SIZE=2][Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[COLOR=navy]Cinrod
[/COLOR][/SIZE]

[SIZE=2]I fianchi della collina erano spogli ora, ma le tende degli Umbareani erano disposte circolarmente ai piedi del declivio e si estendevano attraverso gli alberi. Anche quello era normale, come il campo addossato alle mura, dozzine di tende basse, con i garzoni e i maniscalchi che si affaccendavano in ogni dove.[/SIZE]
[SIZE=2]In vista, nel cortile del maniero, c’erano solo alcuni dei guerrieri di Gondor, ma compensarono il loro scarso numero con l’intensità delle occhiate che gli rivolsero. Allungò il passo, sforzandosi di non manifestare il suo disagio stringendosi nelle spalle: poteva sentire quegli occhi puntati nella schiena come fossero bastoni che lo pungolavano. E, al ritorno, doveva passare nuovamente da lì. Alcune parole con Hamina, e sarebbe stata l’ultima volta.[/SIZE]
[SIZE=2]Solo che, quando si tolse il mantello e si abbassò per entrare nella sala delle feste, non c’era nessuno tranne Faravorn, appollaiato sui cuscini con una tavola per scrivere appoggiata contro un ginocchio e una coppa d’oro in mano.[/SIZE]

[SIZE=2]Cinrod fece una smorfia e imprecò. Avrebbe dovuto saperlo. Se Valandor fosse stato al castello, lui avrebbe dovuto superare un circolo di servitori prima di arrivarci. Molto probabilmente era su quella nuova torre. Una buona idea. Esaminare il campo di battaglia. Era la seconda regola, subito dopo ‘conosci il tuo nemico’, e fra le due non vi era un gran divario quanto a importanza.[/SIZE]
[SIZE=2]Il pensiero gli fece storcere la bocca in una smorfia amara. Quelle regole erano frutto dei pensieri di una nuova persona. Le sole regole che voleva tenere a mente erano ‘non baciare mai una ragazza senza averle offerto un fiore’ e ‘non scommettere mai senza sapere se c’è un’uscita sul retro’. Quasi rimpiangeva quei tempi.[/SIZE]

[SIZE=2]“Problemi con lo stomaco?” chiese pigramente Faravorn. “Forse una delle donne ha qualche radice per curarvi. Oppure potreste provare con gli Elfi”.[/SIZE]

[SIZE=2]A Cinrod quell’uomo non piaceva, sembrava sempre intento a pensare a una battuta che non aveva intenzione di condividere con nessuno. E aveva sempre l’aspetto di chi ha almeno tre servitori a prendersi cura dei suoi abiti. Tutto quel merletto al collo e ai polsini, i vestiti sempre freschi di bucato. E sembrava che non sudasse nemmeno. Perché Valandor lo tenesse sempre con sé era un mistero.[/SIZE]

[SIZE=2]“Tornerà presto?”[/SIZE]

[SIZE=2]Faravorn si strinse nelle spalle. “Quando decide di farlo. Forse presto, forse tardi. Nessun uomo detta il tempo al nostro sire. E sono poche anche le donne che possono farlo”. Eccolo di nuovo, il sorriso segreto. Un po’ più cupo, questa volta.[/SIZE]
[SIZE=2]“Aspetterò”. Sarebbe andato fino in fondo. Si era ritrovato fin troppo spesso a rinviare le decisioni.[/SIZE]
[SIZE=2]Faravorn sorseggiò il vino, scrutandolo dal bordo della coppa.[/SIZE]
[SIZE=2]Era già abbastanza spiacevole che i capitani di Valandor lo guardassero in quella maniera silenziosa e inquisitoria. A volte lo faceva anche Erendis: la donna era senza dubbio cambiata, metà maga e metà principessa ora. Ma dal leccapiedi di Valandor la cosa era sufficiente a fargli digrignare i denti.[/SIZE]
[SIZE=2]Vicino al camino, erano aperte due mappe. Una, copiata con cura da una cartina consunta e insanguinata ritrovata addosso ad Ar Venie, raffigurava la parte orientale della Grande Carovaniera, da est di Brilthor fin quasi alle città del Chennacatt. L’altra, disegnata di recente e appena abbozzata, mostrava il territorio attorno a Ostelor. Frammenti di pergamena tenuti fermi da sassi erano appoggiati su tutte e due le carte. Se voleva rimanere, e allo stesso tempo ignorare lo sguardo di Faravorn, non aveva che da mettersi a studiare le mappe.[/SIZE]

[SIZE=2]Con la punta di uno stivale spostò alcuni sassolini sulla cartina della città per poter leggere cosa c’era scritto sulla pergamena. Pur non volendo, sussultò. Se gli esploratori sapevano contare e le sue spie erano affidabili, l’Alleanza del Sud aveva almeno centosessantamila lame, tra i soldati di Arpel e quelli che si erano uniti a loro dalle altre città e dalle isole. Una brutta gatta da pelare, con tanto di artigli snudati. Le terre dei Valdacli non vedevano un esercito di tale portata dai tempi di Phorakhon. [/SIZE]
[SIZE=2]La seconda mappa mostrava gli eserciti che si erano radunati attorno a Ostelor per l’inverno. Ormai si erano tutti schierati, differenti nel numero, secondo l’ordine in cui avevano lasciato la piana di Maldor e le mura di Alsarias. Uomini di Gondor, Umbareani, Valdacli di Valandor, Haradani del Dàr. In totale, potevano mettere assieme molto meno della metà degli uomini di Arpel. [/SIZE]
[SIZE=2]Non ne erano rimasti molti, di Valdacli, al nord. Se avesse controllato i passi, Valandor avrebbe potuto facilmente resistere fino a primavera attendendo rinforzi da Umbar. Poteva attaccare ancora una volta i passi, avrebbe avuto ancora un’occasione prima che gli uomini di Arpel sciamassero a settentrione passato l’inverno. Oppure conquistare Ostelor. Ma non entrambe le cose simultaneamente. [/SIZE]
[SIZE=2]Forse, però, la situazione sarebbe potuta cambiare. [/SIZE]
[SIZE=2]I capitani dei Valdacli che aveva incontrato nelle taverne non ne parlavano spesso né liberamente, e mascheravano l’idea con discorsi sull’unione delle Alleanze, ma in ogni momento uomini e donne del Sud decidevano di non poter accettare l’idea di una guerra contro Gondor o ciò che per le Genti Libere rappresentava re Elessar. Ogni mattina mancava qualche soldato, e non tutti si lasciavano le lance alle spalle. E c’era sempre la possibilità che alcuni dei fuggitivi si unissero al Nord.[/SIZE]

[SIZE=2]“Una situazione gradevole, vero?”[/SIZE]

[SIZE=2]Cinrod voltò il capo di scatto sentendo la voce di Balkazir , ma il generale era entrato da solo. [/SIZE]

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[SIZE=2]Balkazir[/SIZE]

[SIZE=2]“Sto solo dando un’occhiata mentre aspetto. Valandor sta tornando?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Sarà qui presto”. Con i pollici infilati dietro il cinturone della spada, Balkazir si mise accanto a Cinrod, per osservare la mappa. Dal suo viso trapelavano le stesse emozioni di una statua. “Dopo che le nevi si saranno sciolte, potrebbe cominciare la più grande battaglia dai tempi di Phorakhon”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Davvero?” [/SIZE]

[SIZE=2]Dov’era Valandor? Cinrod voleva parlare di altro, non degli eserciti di Arpel. Questa battaglia non mi riguarda, si disse. Non sto fuggendo da nulla che mi riguardi minimamente. [/SIZE]

[SIZE=2]“Cosa mi dite di loro?” Fece un cenno verso i frammenti di pergamena che rappresentavano gli Orchi visti sulla Carovaniera. “Si è scoperto se intendono venire ad assaggiare il nostro ferro o restarsene in disparte a guardare fin che non andremo noi a prendere le loro teste?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Chi può dirlo? Eäromä non sembra più informato di noi su questo. E se le sue maghe sanno qualcosa di più, non lo dicono. La sola cosa certa è che senza passare da Brilthor non vanno da nessuna parte, e là li fermeremo”.[/SIZE]

[SIZE=2]Di nuovo Brilthor. [/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]Una città piena di profughi, di povera gente. Cinrod cambiò posizione, a disagio, e fece mezzo passo verso la porta. No, avrebbe aspettato. [/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]Fissando lo sguardo sulle mappe, fece finta di studiarle ancora. Forse Balkazir lo avrebbe lasciato in pace. Lui voleva solo fare a Valandor il suo discorso, e poi sarebbe andato via.[/SIZE]
[SIZE=2]Il generale però sembrava aver voglia di parlare. “Cosa ne pensate, Faravorn? Dovremmo scagliarci contro Ostelor con tutte le nostre forze prima dell’inverno e schiacciarla?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Mi pare buono come un qualsiasi altro piano” rispose arcigno Faravorn. Svuotandosi in gola la coppa di vino la fece cadere sul tappeto. “Non guido eserciti, giudice. Non comando nulla in questa guerra tranne, qualche volta, me stesso”.[/SIZE]
[SIZE=2]Cinrod strinse le labbra e Balkazir lo guardò per poi ritornare allo studio delle mappe. “Non credete che sia un buon piano? Perché no?”[/SIZE]
[SIZE=2]Il generale gli aveva fatto quella domanda in tono così distratto che Cinrod rispose senza pensare. [/SIZE]
[SIZE=2]“Per due motivi. Certo, se l’esercito di Ostelor esce, e lo circondate, intrappolandolo fra voi e la città, potreste schiacciarlo contro le mura”. Quanto ci metteva Valandor? “Ma potreste ricacciarlo anche oltre le mura. Da quanto si sa, sono in pochi, il meglio di loro è morto ad Alsarias, e siete già quasi riusciti due volte a superarle, anche senza minatori o esperti di assedi, e la città si tiene insieme a stento”. Lui voleva solo fare il suo discorso e andare via. [/SIZE]
[SIZE=2]“Se lo spingete abbastanza, vi ritroverete a combattere dentro Ostelor. E non è bello combattere in una città. L’idea inoltre è di salvarla, non di contribuire a distruggerla”. [/SIZE][SIZE=2]Quei pezzettini di carta sulle mappe, nonché le mappe stesse, rendevano tutto così chiaro …[/SIZE]
[SIZE=2]Aggrottando le sopracciglia, Cinrod si accovacciò con i gomiti sulle ginocchia. Balkazir lo imitò, e Faravorn si avvicinò in modo da guardare oltre le sue spalle, ma lui non ci fece caso. Una questione di azzardo. Un problema affascinante. “Meglio se provate a spingerli via. Minacciate le vie d’acqua. Colpite soprattutto da ovest. Ma dopo aver conquistato l’est”. [/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]Indicò il fiume Celiant, e il grande ponte, molto vicino alla città. [/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]“Attirate i difensori verso di voi e fate attraversare Iant Elorion al loro esercito. Colpiteli di fronte e alle spalle. Ma lasciate a quei soldati un’apertura verso sud per arrivare ai boschi. Lasciate sempre una via d’uscita, a meno che non vogliate davvero scoprire com’è capace di combattere un uomo se non ha più nulla da perdere”. Il dito scivolò verso est. Per lo più colline e boschi. Un territorio non molto diverso da quello in cui si trovavano al momento. “Simulate l’abbandono del campo da parte di Valandor, ma lasciate intendere che Gondor è rimasta per sfidarli. Muovete gli uomini che abbandonano il campo a ovest, con un largo giro. Poi una forza piazzata qui, da questo lato del fiume, vi assicurerà che marcino oltre i ponti, se è abbastanza grande e posizionata nel modo giusto”. Si. Quasi la stessa situazione di Sulmein. “Una volta in movimento, vedranno certamente la vostra manovra di accerchiamento, a meno che il loro comandante non sia un completo idiota. Saranno veloci; potrebbero raggiungere il fiume in ordine, ma quei ponti li strozzeranno. Non ce li vedo i fanti di Ostelor a nuotare, o a cercare dei guadi. Mantenete la pressione, costringeteli a ritirarsi indietro mentre attaccate sull’altra riva. Se siete fortunati, romperanno gli schieramenti, e scapperanno fino alle montagne”. Gli ricordava anche lo scenario ai guadi di Celerion, sul finire della guerra contro Ardor. “Un peccato che non abbiate una cavalleria numerosa. La cavalleria leggera è la cosa migliore per questo tipo di manovra. Colpisce ai fianchi, costringe il nemico a correre e non gli permette mai di disporsi per la battaglia. Ma gli Haradani dovrebbero andare ugualmente bene”.[/SIZE]
[SIZE=2]“E l’altro motivo?” chiese con calma Balkazir.[/SIZE]
[SIZE=2]Ormai Cinrod era immerso nella pianificazione. Gli piaceva molto scommettere, e la guerra era una scommessa al cui confronto le partite a dadi nelle taverne erano cose per ragazzini e vecchi sdentati. La posta in gioco era la vita, la tua e quella di altri uomini, che non erano nemmeno presenti. Una puntata sbagliata, una scommessa sciocca potevano causare la fine di città o regni. Allo stesso tempo, la guerra era un gioco che faceva ribollire il sangue.[/SIZE]
[SIZE=2]Senza togliere gli occhi dalla mappa, Cinrod sbuffò. “Lo sapete bene come me. Se Arpel decidesse di muovere adesso anziché aspettare la primavera, vi attaccherebbe alle spalle mentre siete ancora fuori da Ostelor. Ostelor sarebbe l’incudine e loro il martello, con voi nel mezzo. Portate solo la metà delle vostre forze contro Ostelor. Questo vi costringerà a uno scontro alla pari, ma dovrete accontentarvi”. In guerra non esisteva il concetto di giustizia. Cogli il nemico alla sprovvista, quando meno se lo aspetta, quando e dove è più debole. “Vi rimane comunque un margine. L’altra metà del vostro esercito dovete dividerla in tre parti. Una per prendere le colline a occidente del porto e costruirvi delle macchine che fermino le navi, le altre due per bloccare i passi”. [/SIZE]
[SIZE=2]“Molto preciso” osservò Balkazir annuendo. Quel viso intagliato nella pietra non mutava mai di espressione, ma un tono di approvazione gli sfiorò la voce, anche se lieve. “Ovviamente, il Consiglio di Ostelor potrebbe decidere di non schierarsi fuori dalle mura, visto che finora non lo hanno fatto, ma se ciò accadesse, cambierebbe tutto”.[/SIZE]
[SIZE=2]Cinrod rise forte. “Tutto cambia, sempre. Il miglior piano dura solo finché viene scagliata la prima freccia. Questa vostra guerra sarebbe stata abbastanza facile da gestire anche per un bambino, se non fosse che avete messo Valandor al comando. I soldati di Ostelor usciranno, di questo mi occuperò io. E i passi, se non conquistati, possono essere resi difficili da attraversare. Non potete vincere ma potete rallentare l’Alleanza del Sud e costringerli a usare le navi, e questo potranno farlo solo a primavera. E poi dovrete lanciare i dadi e sperare, perché di sicuro i servi dell’Ombra saranno della partita. Almeno avrete abbastanza forze lontano dalla città per attirarli contro Arpel stessa. Io scommetto che il balivo del Trenth non starà a guardare, e non appena vedrà gli Orchi del Chennacatt scaglierà tutto ciò che ha contro di loro. Userete il nemico per vincere. E poi altri soldati e principi verranno da voi quando vi sarete sbarazzati del Consiglio di Ostelor. La vittoria scioglie i dubbi nelle menti di gran parte degli uomini”.[/SIZE]

[SIZE=2]Cinrod si accorse dell’improvviso silenzio. Faravorn stava in piedi in maniera rigida, fissandolo anche più duramente del solito. Come se non lo avesse mai visto prima e non sapesse chi fosse.[/SIZE]
[SIZE=2]E a quel punto Cinrod si rese conto di quello che era successo, di cosa aveva detto e dei ricordi che aveva richiamato. ‘Che tu sia folgorato, sciocco, se non sei neppure capace di tenere a freno la lingua!', pensò. Perché Balkazir aveva fatto in modo che la conversazione prendesse quella piega? Perché non si era messo a parlare di cavalli, di donne o semplicemente non era rimasto in silenzio? Il giudice non era mai sembrato impaziente di aprir bocca prima di allora. [/SIZE]

[SIZE=2]Balzò in piedi, si voltò e lasciò la sala a grandi passi.[/SIZE]

1236 Messaggi
(Offline)
4
Dicembre 8, 2008 - 11:23 am

[SIZE=2]Bar Araphor (Miredor), dicembre dell'anno 75 della Quarta Era[/SIZE]

[SIZE=2]La mattina seguente Wei si svegliò presto, riposata e serena. Passeggiò sulle terrazze costruite lungo il corso del torrente, osservando il pallido sole sorgere da dietro le montagne lontane e irradiare la sua luce obliqua attraverso una fine nebbiolina d’argento. Di tanto in tanto, guardava con stupore le alte vette a oriente, e la neve bianca sui picchi, incapace di convincersi della sua lontananza da Morija.[/SIZE]

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

[SIZE=2]Accanto al piccolo pozzo del cortile incontrò, seduti su un sedile intagliato nella pietra, Diora e Galadhrindal immersi in una conversazione. “Buon giorno, Regina d’Oriente”, disse Diora. “Ti senti pronta per incontrare il Re degli Elfi?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Mi sento pronta a qualsiasi cosa”, rispose Wei. “Ma ciò che mi piacerebbe di più oggi sarebbe di parlare con te, prima che con il Re. Per capire ciò che hai inteso dire, quando ci avete accolti; per capire il vostro popolo”. [/SIZE]
[SIZE=2]“Forse più tardi ne avremo l’occasione, Regina” disse Diora. “Ma per il momento non possiamo fare programmi; il Re ti aspetta, ed ha molto da sentire e da decidere oggi”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Allora andiamo”, disse Wei. “Il Re mi ha accolto nella sua casa; se è ansioso di parlarmi, non lo farò attendere oltre”.[/SIZE]

[SIZE=2]Wei seguì Diora lungo il sentiero fra gli alberi fino alla casa; Galadhrindal camminava poco dietro di loro, silenzioso. Giunsero al portico dove Wei aveva incontrato gli Elfi la prima volta, pochi giorni prima. La luce della limpida mattina invernale aveva già inondato la valle. Tutto era immerso nella calma e nella pace. A Wei la propria fuga dal Chennacatt attraverso il pericolo, il volo con Tara oltre le montagne gelate portando Tuija e l’oscurità dilagante nel mondo parevano soltanto i ricordi di un sogno inquieto ed agitato; ma i visi che si voltarono al loro ingresso avevano un’espressione grave.[/SIZE]

[SIZE=2][Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[/SIZE]

[SIZE=2]Eäromä era già seduto, circondato da molte altre persone silenziose. Wei vide Cuthalion e Nimrodel; in un angolo Verin, che aveva accolto Tuija conducendola a chi avrebbe potuto guarirla, sedeva solitaria e vestita di abiti scuri. Eäromä fece sedere Wei accanto a sé, e la presentò agli altri dicendo:[/SIZE]

[SIZE=2]“Eccovi, amici, la donna che ha per nome Wei Regina di Morija. Pochi sono quelli giunti sino a noi affrontando pericoli sì gravi e con notizie così urgenti”.[/SIZE]

[SIZE=2]Quindì indicò a Wei, nominandoli, coloro ch’ella non aveva ancora incontrato. Accanto a Eäromä erano molti altri consiglieri degli Elfi di Valagalen, di cui il capo era Firimar; con lui era Galdor, un Elfo venuto dai Rifugi Oscuri. Vi era anche uno strano Elfo vestito di verde e oro, di nome Daeron, inviato dagli Elfi Fùinar delle terre di Usakan. Un po’ scostato dagli altri Wei notò un uomo alto dai capelli grigi e dall’espressione orgogliosa e severa; aveva una collana d’argento ornata da un’unica pietra bianca, e i capelli erano tagliati sopra le spalle. Guardava Wei con grande meraviglia.[/SIZE]

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

[SIZE=2]“Questi è Valandor”, disse Eäromä rivolgendosi a Wei, “un uomo del Sud. Egli è re dei Valdacli, per nomina di Elessar Telcontar, e chiede consiglio, sul drago Sereloth e le voci che hai portato da Est. Consiglio su un uomo suo nemico, figlio di Ostelor, che si è proclamato anch’egli re. L’ho pregato di essere anch’egli presente, poiché questo consesso risponderà alle sue domande”. [/SIZE]

[FONT=Calibri][SIZE=3][FONT=Verdana][SIZE=2]Si fece silenzio, e tutti si volsero verso la regina di Morija. E lei tremò di timore improvviso, e sentì una grande riluttanza a parlare sotto lo sguardo degli Elfi. Avrebbe desiderato essere lontana.[/SIZE][/FONT] [/SIZE][/FONT]

1236 Messaggi
(Offline)
5
Dicembre 31, 2008 - 3:02 pm

[SIZE=2][Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[/SIZE]

[SIZE=2]Per buona parte della giornata, se ne stava appoggiata al parapetto e fissava la riva. Certo, non si aspettava di veder comparire all’improvviso Khalid o uno degli altri, ma la barca procedeva con tale lentezza che a volte ci sperava. Avrebbero potuto raggiungerla in un attimo a volo di drago, e rapidamente anche senza cavalcare a spron battuto. Se erano sfuggiti ai Sudroni. Se erano vivi.[/SIZE]

[SIZE=2]Il fiume scorreva senza mostrare alcun segno di vita, senza altre barche tranne la sua, ed era strano anche il fatto che sulla barca fosse da sola. Ma questo non significava che non ci fosse niente da vedere o niente per cui stupirsi. Il corso del fiume passò fra due dirupi che si estendevano per mezza lega: le pareti erano scolpite con figure di uomini e di donne, alte cento piedi, le cui corone li proclamavano re e regine. Non ce n’erano due uguali e lunghi anni separavano la prima figura dall’ultima. Il vento e la pioggia avevano consumato quelle all’estremità occidentale, rendendole quasi prive di lineamenti, ma i particolari diventavano più distinti man mano che si avvicinava a quelle più a oriente. Il fiume lambiva i piedi delle statue più vecchie, ridotti a sporgenze levigate, se non del tutto mancanti. La penultima statua era Arakhon; l’ultima, una donna dagli occhi a mandorla che somigliava a Qingwen. Poi c’era un blocco di pietra, un cantiere di una statua non ancora abbozzata. Tuija si domandò da quanto tempo esistessero e quanti secoli avesse impiegato il fiume a corrodere la pietra.[/SIZE]

[SIZE=2]In un'altra occasione, quando la riva orientale era divenuta di nuovo una prateria piatta interrotta a volte da boschetti, il sole brillò su qualcosa in lontananza. [/SIZE]
[SIZE=2]“Cosa sarà” si domandò Tuija, a voce alta. “Sembra metallo. Una torre di metallo. Una torre di metallo?”, si stupì. Seduta a gambe incrociate, si scosse dai suoi pensieri per guardar meglio, e annuì, continuando a parlare con sé stessa. “Di acciaio lucente. Alta duecento piedi e larga quanto una casa, senza il minimo segno d’aperture. Scommetto che conterrà un tesoro. Io scaverei. Quant’è lontana, questa … ” Un folto d’alberi nascose la torre lucente, ma lei rimase a guardare come se la scorgesse ancora.[/SIZE]
[SIZE=2]Poi scosse la testa. “No, non sono i tesori che ti spingono a vedere il mondo. Se trovi un pugno d’oro o di gioielli di un re morto, bene; ma sono le cose nuove che ti spingono a vedere oltre l’orizzonte. Cose da vedere e da scoprire. Rovine e frammenti e cose trovate sul fondo del mare. Cose che nemmeno ti sogni, in più posti di quanti non ne vedrei in dieci vite. Andavo sulle spiagge a scavare ossa. Una volta ho trovato i resti di un pesce, credo che fosse un pesce, grande come questa barca. Alcuni dicevano che portava male, scavare sulla spiaggia.”[/SIZE]

[SIZE=2]Ciryaher le rivolse un’occhiata penetrante. “Pensi già a casa, Tuija? E ti sei appena messa a girare il mondo! Ma il mondo ti prenderà all’amo ancora di più, vedrai. Darai la caccia al tramonto, aspetta e vedrai … e se mai torni, il tuo villaggio non sarà più sufficiente a contenerti.”[/SIZE]

[SIZE=2]“No!” esclamò Tuija, con un sobbalzo. Da quanto tempo non pensava più a casa? Da anni, sembrava. “Tornerò, un giorno, quando potrò. Alleverò pecore, come … come mio padre; e non mi muoverò più. Però, adesso, non voglio tornare ancora. I miei amici hanno bisogno di me.”[/SIZE]

[SIZE=2]La barca rollava piano, ma sulla prua il rollio la faceva ondeggiare in un ampio arco. Tuija gettò indietro la testa e rise felice nel vento che le soffiava in pieno viso. Tutto sembrava bizzarro; continuava a ridere, e fissava le rive che correvano via. Sembrava proprio che corressero, mentre lei stava ferma, certo; le rive correvano, alberi e alture marciavano ai lati. Lei stava ferma, e il mondo intero l’oltrepassava.[/SIZE]
[SIZE=2]Agendo d’impulso, tolse le gambe dagli stragli e allargò le braccia per tenersi in equilibrio nonostante il dondolio. Ci riuscì per tre archi completi, poi di colpo si sbilanciò. Mulinando gambe e braccia, cadde nell’acqua, ridendo ancora, e si sentì al colmo del divertimento.[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=1]Da "L'Occhio del Mondo", di Robert Jordan[/SIZE]

1236 Messaggi
(Offline)
6
Dicembre 31, 2008 - 3:11 pm

[SIZE=2]Svegliandosi, si trovò coricata a letto. Al primo momento pensò di aver dormito sino a tardi, dopo una notte agitata da un lungo sogno. O forse era stata malata? Ma il soffitto era strano e sconosciuto: piatto, e con travi scure finemente intagliate in motivi di fiori e viticci. Rimase qualche minuto a guardare i raggi del sole sul muro, ascoltando il suono di un torrente.[/SIZE]

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

[SIZE=2]“Dove mi trovo?”, disse ad alta voce rivolgendosi al soffitto.[/SIZE]
[SIZE=2]“Nella casa di Eäromä, re degli Elfi di Valagalen”, disse una voce di donna. “E’ il primo di gennaio”.[/SIZE]

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

[SIZE=2]“Qingwen!”, esclamò Tuija sedendosi nel letto. Su una sedia accanto alla finestra sedeva la regina.[/SIZE]
[SIZE=2]“Si”, disse, “sono qui. E sei fortunata se anche tu sei qui, dopo tutte le cose che hai passato.”[/SIZE]

[SIZE=2]Tuija si sdraiò di nuovo. Si sentiva troppo calma ed a proprio agio per pensare. Era del tutto sveglia ora, e i ricordi del Chennacatt le tornavano alla mente: la disastrosa idea di Khalid di suonare il corno nella fortezza del Nazgul; la stupidaggine di voler rimanere là mentre gli altri se ne andavano sui draghi; e la follia di affrontare i Sudroni da sola mentre Khalid combatteva contro Tund Hol. Mentre pensava a tutte queste cose, e cercava invano di ricordare l’arrivo nella casa in cui si trovava, vi fu un lungo silenzio.[/SIZE]

[SIZE=2]“Dov’è Khalid?”, chiese infine Tuija. “E gli altri stanno tutti bene?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Si, sono tutti salvi”, rispose Wei, “Tara, o Nielval come la chiama il re Eäromä, è stata qui fino a qualche settimana fa, poi è andata nella sua città di Ostelor. Arakhon, Khalid e il compagno di Tara, Artagora, sono andati subito a est per incontrare il re Zayed. Ardic è tornato alle sue terre di Fiammanera. Non ho loro notizie ma sono sicura che stanno tutti bene.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Che cosa è successo alla fortezza?”, chiese Tuija. “Tutto sembra così vago. Anche adesso.”[/SIZE]
[SIZE=2]“La ferita stava per sopraffarti. Sarebbe bastato ancora poco tempo e non avrei potuto fare niente per te. Ma sei tenace. Il re degli Elfi è generoso. E altri amici, credo, ti sono stati vicini. La pozione di Ciryaher e il suo amore hanno reso il tuo sangue più forte. Se soltanto l’avessi conosciuto prima e meglio, avrei potuto aiutarlo.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Vedo che sai molte cose”, disse Tuija. “Agli altri non ho detto niente di Ciryaher. Sulle prime era troppo strano, poi abbiamo avuto altro a cui pensare e dopo era tutto troppo orribile. Tu come fai a saperlo?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Hai parlato a lungo nel sonno, Tuija”, disse dolcemente Wei, “e non mi è stato difficile leggere nella tua mente e nella tua memoria. Non ti preoccupare. Ti sei comportata bene. Non è cosa da poco, ciò che hai fatto fino ad ora per i tuoi amici.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Non ce l’avrei mai fatta se non avessimo avuto te con noi, Qingwen. Vorrei sapere tutto di quello che è accaduto e chi è questo re degli Elfi.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Ogni cosa a tempo giusto, Tuija. Per ordine di Eäromä. Non parlare né muoverti, oggi. Presto saprai tutto ciò che vuoi, non appena ti sarai rimessa. E forse, in questo tempo, avremo notizie dei nostri amici. Come vanno la spalla e il fianco?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Non lo so”, rispose Tuija. “Non li sento affatto, ed è un miglioramento; ma riesco a muovere un po’ il braccio, e non è più freddo”, aggiunse, palpando la mano sinistra con la destra.[/SIZE]
[SIZE=2]“Bene. Sta guarendo rapidamente. Vedrai che fra pochi giorni sarai di nuovo in piedi e in forze. Fu Eäromä a chiedere ai suoi Elfi di curarti, in queste settimane, da quando giungemmo qui”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Settimane?” [/SIZE]
[SIZE=2]Tuija rabbrividì al ricordo dei pugnali dei Sudroni. [/SIZE]
[SIZE=2]“Non ho proprio coraggio da vendere. Penso che riposerò ancora un pochino, così dormendo evito di pensare e preoccuparmi, che è stancante”, disse ancora. [/SIZE]

[SIZE=2]Wei avvicinò la sedia al capezzale, e Tuija l’osservò per la prima volta da vicino. Il suo viso aveva un bel colore, e gli occhi erano limpidi e svegli; stava sorridendo, e pareva felice. Ma gli occhi di Tuija vedevano un altro cambiamento.[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]“Hai un aspetto meraviglioso! Splendido!”, disse ad alta voce. “Quando, e..?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Si. Il tempo trascorre in fretta. Presto dovrò lasciarvi, e festeggiamenti e allegria celebreranno il mio ritorno a Morija, e grandi signori, per non parlare dei ministri del Drago, si daranno pena e mi colmeranno di gentilezze. Ma mi ricongiungerò con voi appena mi sarà possibile farlo. La storia non è finita, ed Arakhon avrà bisogno di me.”[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]“Caro Arakhon”, disse Tuija insonnolita. “Vorrei sapere dov’è. E Suri … ”. [/SIZE]

[SIZE=2]Poi si addormentò profondamente.[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=1]Da "Il Signore degli Anelli", di J.R.R. Tolkien[/SIZE]

1236 Messaggi
(Offline)
7
Gennaio 1, 2009 - 5:34 pm

[SIZE=2]Ostelor, dicembre dell'anno 75 della Quarta Era. Dentro la città assediata[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[SIZE=2]Tara[/SIZE]

[SIZE=2]“Sebbene io abbia viaggiato molto”, disse Tara a Sha Bla, “raramente ho visto uno spettacolo più raccapricciante e deprimente della cantina dove sono conservati i cadaveri degli ammalati. Nei periodi più duri ne arrivano anche venti alla settimana e ora, con l’assedio … Ho esaminato il corpo, il custode è stato civilissimo e gentile quando gli ho detto che ero la moglie, ma finché non lo abbiamo rigirato sul dorso non ho trovato nessun segno particolare. Sulla schiena, però …”[/SIZE]

[SIZE=2]“Senza dubbio”, confermò Sha, “rinforza certamente le vostre convinzioni, ma temo che sarebbe inutile e perfino dannoso di fronte al Consiglio come prova, anche se fosse ammissibile. Se avessimo preso quell’uomo vivo e avessimo potuto indagare sulla sua storia, allora sarebbe stato un testimone di grandissimo valore, per quanto ostile; ma un cadavere senza volto, identificato per sentito dire, no, non può andare. No; dovremo ripiegare su altre possibilità.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Voi potreste avere una grande influenza su Paraphion, Sha: insieme con Nimraphor e Jasini, non potreste persuaderla ad accettare l’offerta di tregua di Valandor? Anche soltanto per un poco?”[/SIZE]
[SIZE=2]“No.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Temevo che avreste risposto così. Quando ho accennato a questo argomento, l’altro giorno, alla legazione di Hathor, non l’ha presa affatto bene. Io non sono una donna che si lasci intimidire facilmente, credo, e da una ragazza così giovane poi, ma mi sono sentita terribilmente a disagio quando si è raddrizzata in piedi gonfia di collera. Devo quindi lasciare di nuovo subito la città, perché la mia presenza qui potrebbe non essere più un segreto. Eppure, sapete, sono stati certamente quel vecchio avido e gli amici di Andalonil a diffondere ad arte le voci di un’amnistia per chi sosterrà la causa di Gondor; sono loro che si preparano ad aprire le porte di Ostelor, non Paraphion; e i suoi errori sono una sciocchezza rispetto ai loro. Sono in contatto con intermediari esterni, Sha: non vi sarà alcuna amnistia, non c’è niente da fare, presto Paraphion si troverà in minoranza, e se non si arrenderà, Valandor attaccherà, il Consiglio sarà deposto con la forza e lei verrà incolpata di tutto.”[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[SIZE=2]Sha Bla[/SIZE]

[SIZE=2]“In queste faccende non si lascerà influenzare da nessuno”, disse Sha Bla, “e poi ha un’altissima opinione della giustizia e dell’onore, è persuasa che basterà impugnare l’asta della bandiera e dire al popolo la verità pura e semplice, senza abbellimenti e dissimulazioni, perché tutti si schierino al suo fianco. Ha inoltre un rispetto reverenziale per i consiglieri più anziani in quanto parte dell’ordine costituito. E’ anche colpa mia; l’ho sostenuta, in questa idea, perché sentivo che aveva bisogno di credere in qualcosa. E anch'io.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Ma avrà sicuramente una certa esperienza della legge grazie al padre, non è vero?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Solo per quanto riguarda quegli interminabili dibattiti sulla proprietà e il commercio che sapete e che per lei non rappresentano affatto la vera legge, ma solo le guerricciole tra famiglie”, rispose Sha. “Per lei la guerra contro Gondor è qualcosa di molto più semplice e diretto: il Consiglio è saggio e imparziale, composto da uomini perbene e giusti, e forse qualche letterato per rappresentare coloro che non sanno esprimersi e rivolgere domande destinate a far emergere la verità. Domande alle quali lei stessa sarebbe felice di rispondere.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Già, lo avevo capito. Ma deve sapere, tramite voi, che se dovesse cadere nelle mani di Valandor Hamina non le sarà permesso di prendere la parola … dovete spiegarle la natura di un processo di fronte a Balkazir.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Dice che non ha importanza. Lei starà diritta di fronte ai nemici della sua città, il suo giudice e la giuria potranno guardarla in faccia, perché cammina nella Luce. Dice che ha una fiducia assoluta nella giustizia del suo popolo.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Sarebbe un gesto generoso ricondurla a una visione più terrena, più realistica delle cose. Perché devo dirvi che senza Ar-Venie temo molto per Paraphion Fuindil, e anche per Jasini e per voi, Sha Bla. Non mi sento affatto ottimista.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Voi credete che non possa accadere che il peggio. Bene, io non ho un’esperienza molto maggiore della vostra in queste faccende, Tara. Ditemi, come potrei agire nel modo più efficace?”[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=1]Da "Il Rovescio della Medaglia", di Patrick O'Brian[/SIZE]

1236 Messaggi
(Offline)
8
Gennaio 4, 2009 - 6:56 pm

[SIZE=2]Sbadigliò dietro una mano e la mascella schioccò. Era troppo vecchio per tutto questo. Era stanco e il ginocchio gli faceva davvero male. Notti senza sonno, battaglie, complotti. Troppo vecchio. Avrebbe dovuto trovarsi in qualche fattoria a condurre una vita tranquilla. Con le galline. Nelle fattorie c’erano sempre galline. E pecore. Non credeva che fosse difficile badare a loro; i pastori sembravano ciondolare e suonare lo zufolo tutto il tempo. Lui avrebbe suonato il suo flauto naturalmente, non lo zufolo. E nelle vicinanze ci sarebbe certamente stata una città con una locanda dove poter stupire le ragazze con qualche trucco. Fece svolazzare il mantello quando passò nella sala comune. Sì, una fattoria aveva i suoi pregi. Un posto tranquillo. Senza gente in giro a disturbarlo. Purché ci fosse stata una città nelle vicinanze.[/SIZE]

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

[SIZE=2]Aprendo la porta della sua stanza si fermò. Tara si raddrizzò quasi avesse avuto pieno diritto di trovarsi in quel luogo a frugare fra le carte sparpagliate sul tavolo, e si sistemò la gonna con calma mentre si accomodava su uno sgabello. Adesso aveva davanti una bella donna, con tutta la grazia che un uomo poteva desiderare, inclusa quella di ridere alle sue battute. ‘Idiota! E’ una spia e sei troppo stanco per pensare correttamente’, si disse.[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

[SIZE=2]“Buongiorno a te. Zimiriel, giusto?” le disse, appendendo il mantello a un gancio. Evitò di guardare la cassetta per gli scritti, ancora riposta sotto al tavolo, dove l’aveva lasciata. Non c’era motivo di farle capire che era importante. Probabilmente non aveva nemmeno senso controllarla dopo che se ne fosse andata; avrebbe potuto aprire e richiudere il lucchetto, e non sarebbe mai stato in grado di capirlo. Stanco com’era, non avrebbe potuto nemmeno ricordarsi se ci aveva lasciato qualcosa di incriminante. O in qualsiasi altro posto, per dirla tutta. Ogni cosa nella stanza pareva in ordine. Non credeva di poter esser stato talmente stupido da lasciare qualcosa in giro. [/SIZE]

[SIZE=2]“Ti offrirei qualcosa di caldo da bere, ma temo di non avere altro che acqua”.[/SIZE]

[SIZE=2]“Non ho sete” rispose la donna con una gradevole voce melodiosa. Si inchinò in avanti e la stanza era abbastanza piccola da consentirle di appoggiare una mano sul suo ginocchio. [/SIZE]
[SIZE=2]“Vorrei aver potuto essere nelle tue vicinanze ad Alsarias quando è accaduto, Melcar. Adesso è troppo tardi. Mi spiace.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Una dozzina di soldati non sarebbe stata sufficiente” rispose Melcar. “E’ opera di traditori. Non sarebbe andata così. Traditori.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Lo so.”[/SIZE]
[SIZE=2]‘Cos’altro sa?’, si chiese Melcar. ‘Che cosa sta cercando?’, pensò.[/SIZE]

[SIZE=2]“Ieri è stata una giornata interessante” osservò Tara mentre si sedeva nuovamente.[/SIZE]
[SIZE=2]“Non chiamerei Arminidun e i pagliacci del Consiglio interessanti” replicò seccamente Melcar.[/SIZE]
[SIZE=2]“Non mi riferivo a loro. Il capitano Carleon è morto in un incidente al castello. Il suo buon amico Bardian apparentemente l’ha spinto giù da una scala molto ripida ed è caduto assieme a lui.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Non ne ho sentito parlare.” Melcar mantenne calma la voce. Anche se Tara aveva trovato il foglietto, non avrebbe potuto risalire a lui. Carleon in persona avrebbe creduto di averlo scritto di suo pugno. Non riteneva che la donna lo avrebbe ucciso, ma si rammentò ancora una volta che era un’assassina. Quasi avesse bisogno di un qualsiasi promemoria, con quel grazioso viso per nulla turbato davanti a lui, quei sereni occhi chiari che lo guardavano, pieni dei loro segreti. [/SIZE]

[SIZE=2]“Gli alloggi dei servitori pullulano di voci, ma ascolto di rado.”[/SIZE]

[SIZE=2]“Non lo fai?” mormorò Tara con calma. “Allora non avrai sentito che Milazor si è ammalato un’ora dopo aver fatto ritorno a Ostelor, subito dopo che la devota Nizre gli aveva offerto una coppa di vino per lavare il sale della perigliosa traversata. Si dice che si è messo a piangere quando ha saputo che intendeva curarlo lei in persona e nutrirlo con le sue mani. Senza dubbio lacrime d’amore. Ho sentito dire che Nizre ha giurato di non lasciare il suo fianco fino a quando non potrà alzarsi nuovamente. O fin quando non morirà.”[/SIZE]

[SIZE=2]Tara sapeva. Come, non riusciva a capirlo, ma sapeva. Perché però glielo stava rivelando? [/SIZE]
[SIZE=2]“Una tragedia” rispose Melcar con tono altrettanto calmo. “Paraphion avrà bisogno di tutti i leali consiglieri che potrà trovare, immagino.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Carleon e Milazor non erano affatto leali, nemmeno fra loro, a quanto pare. Erano a capo di una fazione che voleva uccidere Ar-Venie e tutti i suoi alleati e cercare di dimenticare che fosse mai vissuta.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Dici davvero? Presto poca attenzione a certe cose. I lavori dei potenti non sono cosa per un semplice menestrello.”[/SIZE]

[SIZE=2]Il sorriso di Tara fu poco meno di una risata, ma rispose come se stesse leggendo da una pagina. “Duimolcar Tedosian. Chiamato una volta la Volpe Grigia, da qualcuno che lo conosceva o sapeva di lui. Bardo di corte al palazzo di Phorakhon. Per un po’ amante di Isilme Fimiriel, dopo la morte di Anarion. Un evento fortunato per Fimiriel, la morte di Anarion. Immagino che non abbia mai saputo che Anarion la voleva morta per fare di sé il primo re di Arpel, un re ad Arpel, una cosa inusitata. Ma stavamo parlando di Duimolcar Tedosian, un uomo che, si dice, sia in grado di giocare a dadi durante il sonno. E’ una vergogna che un tale uomo si definisca un semplice menestrello. Ma quale arroganza mantenere quasi lo stesso nome.”[/SIZE]

[SIZE=2]Duimolcar mascherò la sorpresa con discreto sforzo. Quanto ne sapeva Tara? Troppo, anche se non avesse aggiunto un’altra parola. Ma non era la sola ad avere una certa conoscenza dei fatti.[/SIZE]

[SIZE=2]“Parlando di nomi, Zimiriel” rispose Duimolcar con lo stesso tono “è notevole quanto si possa ricavare da un nome. Nielval Eshe Emerwen. La giovane Aranel, a Erechor, sulla punta del promontorio. Tara, a Ostelor. La cugina più giovane di Eshe Far. Nipote del capitano Laredion, che fu fedele ad Araphor; una dei 'Bianchi', quindi. Ma sempre in mezzo allo sporco. Spia per conto di Eshe Far e di sua figlia Ar Venie. Tanto legata ad Ar Venie da far nascere delle morbose voci. E un’assassina, tanto per non dimenticare. Assassina non una volta, ma molte. Un’assassina che sta aiutando il suo amico Arakhon, quasi un fratellastro per lei, da prima che potesse sapere che non si trattava solo di un povero sciocco che non sapeva far altro che sperperare il denaro di casa. Una spia con molti amanti e connessioni molto in alto, in tutte le città della costa, direi. Altrimenti non avrebbe azzardato così tanto. Qualcuno dei signori dei Valdacli? Più di uno, direi; deve essere così. Una tale notizia farebbe tremare il Consiglio. Ma perché dovrebbero esserci problemi? Forse è meglio lasciare un vecchio menestrello rintanato nel suo buchetto negli alloggi degli inservienti. Solo un vecchio menestrello che suona l’arpa e racconta storie. Storie che non fanno del male a nessuno.”[/SIZE]

[SIZE=2]Se era riuscito a farla vacillare anche per un solo momento, la donna non lo dava a vedere. [/SIZE]

[SIZE=2]“Le congetture senza fatti sono sempre pericolose” osservò Tara con calma. “Non uso il nome della mia casata per scelta. I miei hanno meritatamente una brutta reputazione da prima che Far divenisse potente e rispettata. Dalla guerra contro Gondor è diventata peggiore, sempre meritatamente.”[/SIZE]

[SIZE=2]C’era qualcosa che avrebbe potuto scuotere la donna?[/SIZE]

[SIZE=2]“Cosa vuoi da me?” chiese irritato.[/SIZE]
[SIZE=2]Tara non batté nemmeno un ciglio. [/SIZE][SIZE=2]“Arakhon si è imbarcato in un’impresa che non può compiere da solo. Non potrà tornare ancora per molto tempo, Ostelor sta per cadere e diventerà un posto pericoloso per lui. Ha bisogno di alleati. Le tue conoscenze e abilità potrebbero aiutarlo più delle mie.”[/SIZE]

[SIZE=2]Quindi era questo. [/SIZE]

[SIZE=2]“Come hai detto, bella Tara, Ostelor adesso è pericolosa, ma lo è sempre stata. Auguro tutto il bene possibile al giovane Arakhon, ma non desidero infilare la testa in un cesto di vipere. Sono troppo vecchio per certe cose. Stavo pensando di mettermi a fare il contadino. Una vita tranquilla. Sicura.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Una vita tranquilla ti ucciderebbe, credo.” Sembrando chiaramente divertita, si mise a sistemare nuovamente la gonna con le piccole mani affusolate. Duimolcar aveva l’impressione che stesse nascondendo un sorriso. “Arakhon invece non lo farebbe. Te lo garantisco e, per l’affetto che ci lega, Duimolcar, sai che è la verità.”[/SIZE]

[SIZE=2]Duimolcar aggrottò le sopracciglia malgrado i migliori sforzi per mantenere il viso inespressivo. Tara l’aveva detto, e non aveva mai mancato di essere di parola con lui. ‘Che sia folgorata!’ “Perché dovrei andare da Arakhon?” Poteva rivolgersi alla sua vecchia compagna anche senza usare giri di parole e sotterfugi.[/SIZE]
[SIZE=2]“Per proteggere Urrit, la figlia di Ar-Venie.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Sono quindici anni che non vedo Urrit. Era una poppante quando ho lasciato il Miredor.”[/SIZE]

[SIZE=2]Tara esitò, ma quando parlò la voce fu implacabilmente ferma. “E i tuoi motivi per lasciare il Miredor? Una bambina, se non sbaglio. Owin. E una donna di quei poveri sciocchi di cui parlavi, che possono trovare la forza di opporsi all’Ombra. Il balivo del Trenth doveva difendere quei territori dalle scorribande degli Orchi delle montagne, come tutti gli altri affidati alla sua autorità, invece non ne ebbe le capacità oppure fu distratto da altro oppure era lui stesso un servo dell'Ombra, e lei rimase …”[/SIZE]

[SIZE=2]Duimolcar fece cadere la sedia alzandosi, quindi dovette appoggiarsi al tavolo perché gli tremavano le ginocchia. Owin non era vissuta a lungo dopo che era successo. Duimolcar non avrebbe potuto fare niente per evitare che sua figlia perdesse la voglia di vivere, o che la sua giovane moglie la seguisse nella tomba nemmeno dopo un mese.[/SIZE]

[SIZE=2]“Perché …?” Si schiarì la gola rozzamente, cercando di mascherare la voce meno forte. “Perché mi stai dicendo tutto questo?”[/SIZE]

[SIZE=2]Sul viso di Tara c’era simpatia. O poteva essere rimpianto? No di certo. Non da lei. Probabilmente anche la simpatia era falsa. “Non lo avrei fatto se non avessi saputo che era l’unico modo.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Perché, Tara? Perché?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Se vai da Arakhon ti rivelerò altre cose. E ti rivedrò ancora. E' nel Grande Harad, Duimolcar.”[/SIZE]
[SIZE=2]Duimolcar esalò un respiro irregolare. “Che bene mi faranno queste cose?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Un bravo e pericoloso giocatore di dadi potrebbe farne buon uso” rispose Tara.[/SIZE]
[SIZE=2]“Vuoi lasciarmi, per favore? Per favore?”[/SIZE]

[SIZE=2]Rimase in piedi appoggiato al tavolo fino a quando non fu andata via, non voleva che lo vedesse crollare goffamente sulle ginocchia, che vedesse le lacrime scendergli sulle guance. [/SIZE]
[SIZE=2]‘Oh, Luce’, pensò. Aveva seppellito il ricordo più che poteva. ‘Non arrivai in tempo. Ero troppo indaffarato. Troppo preso dai maledetti giochi’. Si strofinò il viso impazientemente. [/SIZE]

[SIZE=2]Tara poteva giocare il gioco al meglio. Manovrarlo a questo modo, tirando ogni filo che Melcar credeva perfettamente nascosto. Owin. Urrit. La figlia di Ar-Venie. Per la donna aveva provato solo affetto, forse poco più di quello, ma era difficile abbandonare una bambina che avevi fatto saltare sulle ginocchia. Quella ragazza in pericolo? Con Arakhon? Il mondo l’avrebbe sbranata anche senza guerra e senza Arakhon. Era una fossa di lupi rabbiosi. ‘E Tara mi farà i nomi’, pensò. Lo aveva preso come un serpente con un bastone da cattura, condannato ovunque si contorcesse. ‘Che sia maledetta’.[/SIZE]

[SIZE=1]Da "L'Ascesa dell'Ombra", di Robert Jordan[/SIZE]

1236 Messaggi
(Offline)
9
Gennaio 6, 2009 - 6:28 pm

[SIZE=2]Hathor, gennaio dell'anno 76 della Quarta Era[/SIZE]

[SIZE=2]“Era sola?” chiese alla donna vestita di rosso.[/SIZE]
[SIZE=2]“Si, sola. Si, lei …” [/SIZE]

[SIZE=2]“Bene, basta. Lasciamo che torni dal suo signore, contenta di ciò che abbiamo detto, e che la cosa vada avanti. Gli consentiremo di sedere sul trono e pronunciare le parole che sceglieremo per lui. Gli divertirà impartire a volte giustizia e a volte terribili ingiustizie, un governo che provocherò un conflitto per generazioni e conseguenze che andranno a nostro vantaggio. Ma Artagora!” La bocca si dischiuse in un ringhio. “Non ha più risposto alle mie lettere, dopo Alsarias. L’hanno messo in guardia contro di me, forse.”[/SIZE]

[SIZE=2]“Non credo sia più rientrato nel Miredor. Ho provato ad insistere con lui ma …”[/SIZE]

[SIZE=2]“Aidea. Ho mandato degli uomini, correndo un considerevole rischio, a liberarti e portarti qui. Per [/SIZE][SIZE=2]qualche motivo egli ti rispetta. Forse saremo abbastanza fortunati da riuscire a portare comunque qualcuno dei Valdacli dalla nostra parte. Ma prima dobbiamo condurlo in salvo.”[/SIZE]

[SIZE=2]“Non hai bisogno di Artagora” mormorò Aidea. “Ci sono i tuoi soldati, e molti più alleati di quando sono partita. Lo so. Non mi è stato permesso di parlare con nessuno, ma tu ascolterai il mio consiglio, si? Tu non hai intenzione di usare il loro potere per fare del male … “. Si interruppe guardando dubbiosa l’Arconte. “Non può essere una buona arma per Hathor, vero, si? Lo so.”[/SIZE]

[SIZE=2]Aidea rimase sorpresa quando si accorse che l’uomo stava tagliando sottili fili di seta con il suo pugnale. Fece un gesto, e la fece camminare fino ad averla proprio davanti a sé, con gli occhi scuri sgranati. [/SIZE]

[SIZE=2]“Adesso mi ascolterai, Aidea” disse freddo. “Hai sempre ottenuto privilegi e libertà, perché nella tua testa c’è qualcosa che funziona, a differenza che nella maggior parte delle donne come te. Se provi a camminare fuori da Parga e andare da altri, gli amici di Paios o di Creone potrebbero benissimo infilarti in un sacco. Peggio, qualcuno potrebbe scoprire che io e te abbiamo un accordo di un certo tipo. E questo non posso permetterlo. Sai già che cosa devi fare. Uscirai di qui di soppiatto, andrai dove ti ho detto e se non acconsenti, ti legherò, ti imbavaglierò e ti lascerò a morire di fame. Mi hai capito?”[/SIZE]

[SIZE=2]Aidea annuì leggermente, trattenuta. L’uomo emise un verso di approvazione. “Adesso vediamo se riusciamo a trovare qualcosa da farti indossare che sia consono per andar via indisturbata.”[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

1236 Messaggi
(Offline)
10
Gennaio 18, 2009 - 10:05 am

[SIZE=2]A Ostelor, Colonie Occidentali, nell'inverno dell'anno 76 della Quarta Era[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]Signora Paraphion Andalonil,[/SIZE]

[SIZE=2]Voi siete rimasta nella mia bella città, la città del mio nome, poiché nel mio nome si accompagna il nome della splendida Ostelor che si affaccia ad un mare tinto alla sera da splendidi tramonti.[/SIZE]
[SIZE=2]Porto essa, ogni via, ogni casa, ogni palazzo, nel mio nome. La porto con me nei miei ricordi.[/SIZE]
[SIZE=2]Voi siete rimasta ad ascoltare le voci della strada quando vostro marito se ne andò.[/SIZE]
[SIZE=2]Voi siete rimasta a passeggiare vicino al porto della città dei miei natali lungo quell’acqua salata che mi fece veleggiare verso Oriente.[/SIZE]
[SIZE=2]E calcolo le rotte ed il mondo con un meridiano che trafigge da nord a sud la città, così so sempre quanto lontano sono da essa.[/SIZE]
[SIZE=2]Voi siete rimasta nella città che riferisco al dire il mio nome.[/SIZE]
[SIZE=2]E tutti si chiedono che tipo di città possa essere la meravigliosa Ostelor.[/SIZE]
[SIZE=2]Voi siete rimasta dunque come al braccio di un cavaliere, Dama della città.[/SIZE]
[SIZE=2]Voi siete rimasta.[/SIZE]
[SIZE=2]E per questo avrete sempre la mia devozione. Dama della Città, signora di Ostelor.[/SIZE]

[SIZE=2]Arakhon Eshe di Ostelor[/SIZE]
[SIZE=2]Ar-Arakhon dei Domini[/SIZE]

[SIZE=2]“Ar-Arakhon”, disse lei con voce atona. Ripose la lettera, poi indicò con la testa una vecchia donna vestita di nero. “Dama Zidalleth”, aggiunse, “che ha sempre paura di tutto, mi aveva detto che un soldato aveva recapitato queste lettere e che di sicuro avrebbero contenuto brutte notizie.”[/SIZE]
[SIZE=2]“E voi avete atteso così tanto prima di accertarvene di persona?” chiese Tanadas. Alla sua destra la fiamma di una candela sgocciolante mandò guizzi rapidi come il battito del cuore di un uccellino.[/SIZE]

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

[SIZE=2]Paraphion si strinse nelle spalle. “Il capitano alla porta di Elorion è un codardo ed ero sicura che avrebbe cercato di scappare oggi. Quasi tutti sono pronti a scappare o ad arrendersi, perciò chi, se non io, poteva intervenire?”[/SIZE]

[SIZE=2]“Dama Zidalleth può stare tranquilla”, osservò Tanadas, accendendo un’altra candela.[/SIZE]
[SIZE=2]“Mi hanno anche detto che degli stranieri sono stati visti in città, alcuni avevano dei grandi archi neri”, e la voce di Paraphion tremò leggermente. “Se non è oggi, Tanadas, sarà domani.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Se non altro, non dovrete fare molta strada”, replicò lui, indicando la porticina laterale che dava nel cortile della casa del padre di Paraphion. Fece finta di non sapere che il sentiero fra gli alberi portava al passaggio fra le due guardiole, e da lì oltre le mura.[/SIZE]
[SIZE=2]Lei gettò all’indietro la testa. “Non scapperò, per ora”, tagliò corto.[/SIZE]
[SIZE=2]Ad ascoltarli c’erano altre due donne, che arretrarono nervosamente quando Tanadas si avviò verso di loro. “Allora, mia signora”, disse lui a Paraphion, “volete che vi scorti fino alla vostra dimora?”[/SIZE]

[SIZE=2]La giovane donna assentì bruscamente, con gli occhi che alla luce delle candele sembravano molto grandi e lucidi. Era dimagrita, si disse Tanadas, o forse era colpa della penombra della stanza, che le scavava le gote. Portava una cuffia legata sotto il mento e un ampio mantello nero che strusciava sul pavimento di pietra, mentre lei seguiva Tanadas verso il palazzo del Consiglio.[/SIZE]

[SIZE=2]“Vi ricordate di Arakhon?” gli chiese.[/SIZE]
[SIZE=2]“Rammento il suo nome e il suo volto”, rispose lui. “Il tempo passa così in fretta. Non era un uomo facile.”[/SIZE]
[SIZE=2]“No, non lo è”, replicò Paraphion. “E’ un essere bilioso, a volte. Un ubriacone. Non è gentile. Com’è quel termine che mi avete insegnato? Una carogna. Una vera carogna. Quando sono tornata in città dopo quell’orribile viaggio a Same, ho scoperto che aveva delle amanti. Prostitute, sapete. Andalonil mi ha detto che aveva intenzione di prendersi la mia abitazione dopo il nostro matrimonio e di lasciare la mia famiglia nei debiti. Di prendersi tutto e di farsi beffe di me!”[/SIZE]

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

[SIZE=2]Tanadas le tenne aperta la porta. Fuori stava piovigginando. “E avete creduto a ogni parola?”[/SIZE]

[SIZE=2]“Non la smetterete mai di predicarmi di essere più accorta, Tanadas?” ribatté Paraphion, poi, come per mitigare l’asprezza delle sue parole, gli prese il braccio.[/SIZE]
[SIZE=2]“Se non fuggirete, Valandor vi farà processare e vi darà in moglie a uno dei suoi uomini d’arme”, seguitò Tanadas. “Se vi trova qui, lo farà. O farà qualcosa di peggio.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Hanno già mio figlio. Mi hanno già violentata. Che cos’altro possono fare? No”, aggiunse lei, stringendo con forza il braccio di Tanadas, “rimarrò nella mia città accanto alla porta meridionale e, non appena Valandor farà il suo ingresso a cavallo in città, impugnerò una balestra e gli tirerò una quadrella nel ventre.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Potete fare di meglio fuggendo, e raggiungendo le Colonie meridionali.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Credete che io voglia finire impiccata o ammazzata da uno dei loro assassini?” chiese Paraphion, scoppiando in una breve e amara risata. “No. Ostelor cadrà, è stata tradita dal suo stesso Consiglio. Io rinuncerò alla vita in cambio della morte di Valandor Hamina, così tutte le Colonie e anche il re di Gondor sapranno che è stato ammazzato da una donna.”[/SIZE]
[SIZE=2]“E se dovesse restituirvi vostro figlio?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Non lo farà!” esclamò lei rabbiosamente. “Non cederà di fronte a nessuna supplica. E’ tutta una questione di terre, Tanadas”, aggiunse stancamente Paraphion, “terre e ricchezze. Andalonil ritornerà, e giurerà fedeltà a Valandor. E sarà tutto suo. Poi potrà sposare la figlia di un nobile di Umbar o di Gondor, perché la sua prima moglie sarà già stata impiccata come ribelle. Avrei dovuto sposare Arakhon, sapete. Se mi avesse detto prima le parole che oggi è stato capace di scrivermi …”[/SIZE]
[SIZE=2]“Avete idea di dove si trovi?” chiese Tanadas.[/SIZE]
[SIZE=2]“Tara mi ha detto che è lontano, ancora nel Chennacatt, con una compagnia di coraggiosi. Troppo lontano per aiutarci.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Siete sicura che lui sia lì?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Non sono sicura di nulla”, rispose Paraphion in tono stanco, “ma Tara ha sempre avuto rispetto per me e ama Arakhon come un fratellastro. Se mi dice che è così non ho motivi per dubitarne.”[/SIZE]

[SIZE=2]Poi l’accompagnò nella sala del Consiglio, dove un fuoco ardeva in un grande camino, e i servi portarono boccali di vino caldo e speziato, e vassoi con pane e carne fredda di maiale. [/SIZE]

1236 Messaggi
(Offline)
11
Febbraio 7, 2009 - 4:24 pm

[SIZE=2]Ad Hathor, nell'inverno dell'anno 76 della Quarta Era[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]Eccellentissimi Signori di Hathor.[/SIZE]
[SIZE=2]A voi va la mia riconoscenza.[/SIZE]
[SIZE=2]Per aver difeso innanzitutto la mia famiglia, e soprattutto la mia città natale: la meravigliosa Ostelor.[/SIZE]
[SIZE=2]E’ solo grazie a voi che ancora oggi ad Ostelor sventola il simbolo del Drago degli Eshe.[/SIZE]
[SIZE=2]Un Drago infuocato che calerà nella notte profonda a destare la speranza ai Valdacli.[/SIZE]
[SIZE=2]Costruite, vi prego, una nave per il Drago, forte, veloce, armata, ed audace, una cosa mai vista, con alti alberi e forte scafo, per cavalcare le onde più alte ed affrontare senza paura i pirati mumakani.[/SIZE]
[SIZE=2]Accettate il mio sostegno nelle vostre terre e lasciate che i miei ringraziamenti giungano ai familiari di ognuno di coloro che giace nella mia terra.[/SIZE]
[SIZE=2]Eccellentissimi Signori di Hathor,[/SIZE]
[SIZE=2]Grazie dei vostri favori.[/SIZE]

[SIZE=2]Ar-Arakhon dei Domini.[/SIZE]

[SIZE=2]Kadmos si alzò, facendo cadere il mantello sulla sedia. “Cosa sta succedendo fra i Valdacli, Athanasios? Questa lettera era indirizzata a te, ma si rivolge a tutti noi. E il messaggero ne portava una seconda, per Artagora.”[/SIZE]
[SIZE=2]Kadmos sentì che Thoth sospirava dietro di lui. “Cosa c’è che non sappiamo, Athanasios?” chiese il filosofo. “Finora ti abbiamo seguito, abbiamo percorso la tua strada. Gli Elfi sono venuti qui, li abbiamo incontrati come volevi. Pensavo non avessimo segreti. Sembra però che questo Arakhon sia un uomo molto potente; da ciò che scrive non si direbbe, ma i rapporti che abbiamo ricevuto sono precisi, parlano di lui come un possibile pretendente al trono. Si firma già come re. La sua lettera è un chiaro segno di benevolenza, di alleanza.”[/SIZE]

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[SIZE=2][COLOR=navy]Athanasios [/COLOR][/SIZE]

[SIZE=2]Athanasios parlò senza alzare gli occhi da terra. “Nessun segreto. Da tempo non ricevevo più lettere di Artagora; per diversi mesi, dopo la battaglia di Alsarias e prima del ritorno delle mie spie, l’ho creduto morto. Sulla base di ciò che ero venuto a sapere avevo valutato la fazione degli Eshe come purtroppo perdente nonostante i nostri sforzi per sostenerla. Vedo che non è stato così; Ar-Venie ha attirato su di sé l’attenzione dei suoi nemici, permettendo al fratello di muoversi con libertà a oriente. Una donna di grande intelligenza. I nemici di Arakhon sono anche i nostri nemici; vedo con favore questa sua lettera.”[/SIZE]

[SIZE=2]“Athanasios” disse Kadmos. “Stando a ciò che raccontano di lui questo Arakhon non ha paura di nessuno. Ha una compagnia di principi e generali con sé. Il sostegno di alcune famiglie del Grande Harad e dell’Oriente. Molto denaro. Molta influenza. Valdaclo fino all’intimo, quindi.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Non è proprio così”, rispose Athanasios. “So diverse cose più degli altri, su di lui. Ci siamo mossi bene e con grande anticipo, abbiamo quindi un vantaggio. Arakhon non può semplicemente presentarsi di fronte ai suoi e reclamare una corona da re, per diversi motivi. Prima di tutto la sua linea di discendenza non è pura; di conseguenza, Valandor Hamina …”[/SIZE]

[SIZE=2]“Pensa alla gloria, Athanasios” l’interruppe Thoth. “Valandor non è mai stato accettato completamente dai Valdacli. E’ stato scelto da Gondor, dopo la guerra nel nord. Ma pensa alla gloria di un uomo di Ostelor che riesca ad ottenere l’appoggio della maggioranza delle Colonie esistenti e magari anche di quelle più antiche e ormai indipendenti, come lo stesso Grande Harad. Pensa a quanto gli altri signori dei Valdacli possano essere orgogliosi di trovarsi al fianco di un uomo così coraggioso, magari di fronte allo stesso Valandor. Non hai idea delle vette che potrebbe scalare, un uomo così. Potrebbe essere un altro Elessar Telcontar, perché no, per quanto ne sappiamo; un discendente dimenticato …”[/SIZE]

[SIZE=2]“Thoth!” esclamò Kadmos, con gli occhi sgranati. “Non occorre che tu prosegua oltre, nella disamina della situazione. Stai suggerendo di accettare la sua offerta!”[/SIZE]

1236 Messaggi
(Offline)
12
Febbraio 7, 2009 - 5:54 pm

[SIZE=2]Elemmakil, Colonie Orientali, nell'inverno dell'anno 76 della Quarta Era[/SIZE]

[SIZE=2]Nobile Principe Barendar,[/SIZE]

[SIZE=2]So che combattete i pirati da anni, avrete gioia nel sapere che ho sbaragliato trenta navi della flotta di Umar Dwalat.[/SIZE]
[SIZE=2]Credo che questo nome vi dica qualcosa.[/SIZE]
[SIZE=2]Egli è fuggito vedendoci arrivare assieme a cinque delle sue navi, sarà ora indebolito, ma i prigionieri che abbiamo fatto ci hanno raccontato di stranieri che si sono presentati a lui e di averlo assoldato.[/SIZE]
[SIZE=2]Questi alleati devono essere molto potenti per permettersi i servigi di Umar Dwalat, vi metto dunque in guardia nel caso tentaste delle sortite contro i pirati.[/SIZE]
[SIZE=2]Vi aggiungo a questa missiva i luoghi che i prigionieri mumakani mi hanno indicato come loro zone sicure e porti dove si riforniscono di cibo ed acqua.[/SIZE]
[SIZE=2]Prometto,[/SIZE]
[SIZE=2]Di venire un giorno da voi e di solcare le vostre isole in cerca dei nemici dei Domini Valdacli ed intanto io vi prego di verificare quelle ubicazioni e di prendere dei provvedimenti e prego gli dei di incrociarvi nel mio difficile cammino di esule dalla mia terra, e non passa giorno che io non preghi di rimettere piede sul molo della mia amata Ostelor.[/SIZE]

[SIZE=2]Arakhon Eshe di Ostelor[/SIZE]
[SIZE=2]Colui che porta la Corona del Vento[/SIZE]
[SIZE=2]Ora Voi Sapete[/SIZE]

[SIZE=2]“Queste sono buone notizie” gli rispose Estean, ed era vero, che avesse porto i suoi saluti propriamente o meno. Aemlyn e suo marito Culhan erano potenti quasi quanto Maracon ed Estean. Arathel era più importante di tutti a esclusione di Delin e Luan. Gli altri appartenevano a casate minori, ma i nobili, finalmente, cominciavano a riunirsi. Buone notizie, pensò Ronethil, se fosse riuscito a unificare veramente le Colonie delle isole prima che i Mumakani decidessero di attaccare.[/SIZE]

[SIZE=2][Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[COLOR=navy]Ronethil
[/COLOR][/SIZE]

[SIZE=2]Ronethil guardò Estean per un istante, quindi gli porse la lettera con il sigillo degli Eshe. “Questa ci è stata consegnata la scorsa sera. Da uno stalliere, sporco, che non si è fermato fino a quando non ha potuto metterla nelle nostre mani.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Come intendi rispondere?” chiese Arathel.[/SIZE]
[SIZE=2]“Non lo so ancora”, rispose. “Arakhon, a mio padre, non chiede una risposta.” Ronethil guardò le lettere e fu appena consapevole della guardia che lasciava entrare un uomo con la livrea rossa e bianca di Andalonil. Questo Arakhon non sembrava un avversario. Piuttosto sembrava un condottiero contro il quale non sarebbe stato piacevole trascorrere anche una sola ora. [/SIZE]

[SIZE=2]Si appoggiò al tavolo, studiando le mappe, e sospirò. Supponeva che suo padre Barendar si sarebbe aspettato che prendesse una decisione.[/SIZE]

[SIZE=2]“Attacchiamo i porti di Dwalat. Non con tutte le nostre forze, ma con una flotta in grado di sostenere uno scontro in mare contro trenta e anche cinquanta razziatori Mumakani. Se è vero che è impegnato a est, piomberemo su di lui come falchi. E mandate subito i nostri perlustratori più veloci da Erendis, che venga subito a sud e stia in guardia contro questo nuovo nemico.”[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[SIZE=2]Barendar[/SIZE]

1236 Messaggi
(Offline)
13
Febbraio 7, 2009 - 6:56 pm

[SIZE=2]Orrostar, Colonie Orientali, nell'inverno dell'anno 76 della Quarta Era[/SIZE]

[SIZE=2]Ai Principi Signori dei Domini.[/SIZE]

[SIZE=2]Da Tul Harar alle Montagne Gialle non si fa altro che parlare dei Valdacli e dei loro Principi. [/SIZE]
[SIZE=2]In ogni paese o città tutti si chiedono il perché un capitano, principe del sud venga qui a cercare aiuto e non lo trovi nella sua terra e tra i suoi simili?[/SIZE]
[SIZE=2]Perché quest’uomo che combatte streghe e spettri e amici dell’Oscurità, non parla ai suoi pari?[/SIZE]
[SIZE=2]Egli è di parola, egli è pronto a tirare fuori la spada per i nuovi amici che qui ha trovato.[/SIZE]
[SIZE=2]In ogni modo, perché nelle sue terre tra i suoi simili nella razza, nella cultura, nel profilo, nella tradizione, egli non trova un fratello che gli stringa con forza il polso?[/SIZE]
[SIZE=2]Come mai qui parla di una guerra tra fratelli?[/SIZE]
[SIZE=2]Cosa racconta questo straniero?[/SIZE]
[SIZE=2]Perché i suoi fratelli litigano e si uccidono sul suolo del loro grande dominio?[/SIZE]
[SIZE=2]Non è vero che anche nelle famiglie più unite i figli crescendo fanno a botte tra loro per provare il loro valore e la loro ragione ed infine le famiglie diventano ancora più forti?[/SIZE]
[SIZE=2]Eccellente Principe,[/SIZE]
[SIZE=2]Lasciate che ora mi presenti con le dovute maniere.[/SIZE]

[SIZE=2]Io sono Arakhon Eshe, della Meravigliosa Ostelor,[/SIZE]
[SIZE=2]Capitano della Flotta, Capitano della Città,[/SIZE]
[SIZE=2]Principe del Drago[/SIZE]
[SIZE=2]Alleato di Morija[/SIZE]
[SIZE=2]Alleato di Tul Harar[/SIZE]

[SIZE=2]Io Arakhon della meravigliosa Ostelor,[/SIZE]
[SIZE=2]Vi chiedo [/SIZE][SIZE=2]A Voi Signori e Principi delle Terre dei Valdacli,[/SIZE]
[SIZE=2]Di unirvi, insieme a me, sotto un unico e grande vessillo, e di parlare come una famiglia di fratelli, di far sentire la vostra voce assieme alla mia contro il fastidio dei Mumakani, e contro le Forze del Regno dell’Alfiere dell’Oscurità,[/SIZE]
[SIZE=2]e contro i fratelli a Nord che non ci riconoscono più tanto i nostri cuori sono cambiati.[/SIZE]
[SIZE=2]Cambiati? [/SIZE][SIZE=2]Siamo cambiati?[/SIZE]
[SIZE=2]Forse è questo che dice la gente del deserto, forse sono cambiati. Non sono più quei Nùmenoreani che hanno combattuto contro la Torre Oscura della Demoniaca Regina?[/SIZE]
[SIZE=2]Non sono più quei fieri, senza paura della battaglia? Non sono più quei devoti alla famiglia?[/SIZE]
[SIZE=2]Il loro sangue è dunque come la sabbia del deserto oppure è di quell’acqua rara che tiene in vita tutto il nostro deserto? E’ dunque quel sangue nobile come l’oro della terra e forte come l’acciaio di una stirpe di valorosi? Oppure no?[/SIZE]
[SIZE=2]Diamo una risposta. Datemi una risposta.[/SIZE]

[SIZE=2]Principi Guerrieri, serrate il rango.[/SIZE]
[SIZE=2]Issate le bandiere sulle torri, uscite dal palazzo dove languite oziosi.[/SIZE]
[SIZE=2]E’ giunto il tempo, il tempo di incontrarci ancora, e di costruire insieme.[/SIZE]
[SIZE=2]O amaramente perire, ma forti, nello spirito e nell’animo[/SIZE]
[SIZE=2]Insieme. Ancora insieme![/SIZE]

[SIZE=2]Arakhon Eshe di Ostelor[/SIZE]

[SIZE=2]Ellorien tenne la coppa sulle ginocchia e da quel momento in poi ascoltò. Da vicino, Mirael riusciva a vedere delle tracce di grigio fra i capelli di Erendis; era ancora graziosa. Era la seconda candidata per il trono, dopo Valandor, una cugina stretta. [/SIZE][SIZE=2]Dopo averla osservata per un istante parve sul punto di scuotere il capo, invece disse: “Abbiamo letto tutti, Erendis. Siamo preoccupati dai problemi che affliggono il mondo, ma soprattutto da quelli che affliggono i Valdacli. Ci hai fatti venire qui per trovare una cura?”[/SIZE]

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[SIZE=2]Erendis[/SIZE]

[SIZE=2]“Se ne conoscete una” rispose semplicemente Erendis. “In caso contrario, devo cercare altrove. Molti pensano di avere la risposta giusta. Se non posso trovare quella che voglio, però, dovrò accettare la migliore che si presenterà.” L’ultima frase creò tensione tra i presenti. Mentre li portava al cospetto di Erendis, Murazor li aveva fatti passare per un cortile dove molti soldati erano stati lasciati ad addestrarsi. A quanto pareva, i nobili convenuti presso la principessa, alla loro vista, erano rimasti … impressionati.[/SIZE]
[SIZE=2]“Suppongo che vogliate aiutarmi a rimettere insieme i Domini. Avete sentito il mio bando?” Non doveva specificare quale; nel contesto del suo discorso poteva essere solo uno.[/SIZE]
[SIZE=2]“Una ricompensa offerta per ogni notizia su maghi, artigiani del fuoco, giocolieri e alchimisti” rispose atona Ellorien, con il volto ancor più marmoreo. “Perché chiunque possa sapere di magia dev’essere condotto da Sadnaril Erendis.”[/SIZE]
[SIZE=2]Mirael annuì. “Mi sembra ben fatto.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Non a me!” scattò Ellorien. “La magia è stata sradicata dalle terre dei Valdacli, assieme agli Elfi. Voglio vedere la fine di tutti i supposti maghi, di tutti gli Elfi che ancora sopravvivono, di tutti loro!”[/SIZE]

[SIZE=2]“Erendis” disse Lir risoluto. Erendis scosse il capo come se avesse già sentito tutto già altre volte. “E’ lei la migliore pretendente al trono. Io sono a favore di Erendis.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Valandor è il reggente designato” rispose Ellorien. “Io sono a favore di Valandor.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Cosa importa chi sosteniamo?” chiese Mirael. “Gondor ha dichiarato guerra ed ha alzato le armi contro Ostelor. Se Elessar sta per arrivare con la sua flotta, lui …” Mirael si interruppe di colpo facendo una smorfia, quindi guardò Erendis, non proprio con aria di sfida, ma incitandola a prendere la parola. Aspettandosi che lo facesse.[/SIZE]

[SIZE=2]“Lo credete veramente?” Erendis guardò con tristezza lo stemma dell’Albero Bianco. “Perché, per la Luce, Gondor avrebbe dovuto iniziare? Perché Elessar dovrebbe mandare la sua flotta contro di noi?”[/SIZE]

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[SIZE=2]Ellorien[/SIZE]

[SIZE=2]“Pochi sanno cosa credere” rispose rigida Ellorien. Aveva ancora le guance arrossate. “La gente dice molte cose, per la maggior parte sciocchezze.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Per esempio?” chiese Mirael. La domanda era rivolta a Ellorien, ma fu Erendis a rispondere, guardandolo dritto negli occhi.[/SIZE]

[SIZE=2]“Che Arakhon combatterà la Giusta Battaglia e ucciderà gli Alfieri dell’Ombra. Che è il Principe del Drago, che è sotto di lui che saremo di nuovo grandi e uniti o che re Elessar Telcontar l’abbraccerà come un fratello o forse entrambe le cose. Che Arakhon è il figlio illegittimo di un re venuto dall’est, o che sarà padre del Re dell’Est, o forse che è un Elfo.” Erendis aggrottò di nuovo le sopracciglia, ma non si fermò. “Che ci salverà dall’Ombra scacciandola per sempre dalle nostre terre. Che assieme ai suoi compagni, distruggerà il mondo, lo salverà e lo soggiogherà, portando una nuova epoca. Che è l’Ombra egli stesso. Tanti racconti quante sono le bocche. La maggior parte sostiene che l’Ombra sia Alatar, che Arakhon lo stia combattendo, e che Ar-Venie di Ostelor si sia sacrificata per lui.”[/SIZE]

[SIZE=2]Erendis sospirò. Qualcuna di quelle dicerie era peggiore di quante ne avesse sentite fino ad allora, e di quelle che aveva fatto mettere in giro lei stessa. [/SIZE]
[SIZE=2]“Non vi chiederò a quali credete.” Perché la guardavano in quel modo? “Invece vi chiedo se mi aiuterete a rinsaldare Orrostar. Non voglio che diventi un nuovo Miredor o, peggio, un altro Tanturak o l’Andustar.”[/SIZE]
[SIZE=2]“So qualcosa di quelle profezie” disse Ellorien. “Credo che Arakhon possa essere il Drago, ma nulla parla di te che governi Orrostar e le Colonie, solo della battaglia contro l’Ombra.”[/SIZE]
[SIZE=2]Erendis strinse la coppa con tale forza che la superficie scura del vino tremò. [/SIZE]
[SIZE=2]“Quante volte devo dire che non voglio governare i Valdacli? Lascerò il mio posto quando Arakhon sarà sul trono. Per non tornare mai più, se riesco ad avere pace.”[/SIZE]

[SIZE=2]“Se il trono dopo tutti questi secoli deve appartenere a qualcuno,” intervenne teso Mirael “questa sei tu. Se è vero ciò che dici, fatti incoronare e vai via. Allora i Valdacli saranno uniti e non dubito che seguiranno la loro regina nella battaglia contro l’Ombra, se dovesse servire.”[/SIZE]

[SIZE=2]“Mi rifiuto” rispose Erendis con voce forte, rivolgendosi poi a tutti. “Ho scritto una lettera ad Arakhon; desidero incontrarlo. Aspetterò quest’incontro e rifletterò. Una volta che l’avrò incontrato, se riconoscerò in lui il valore che dimostra con i suoi atti e nei suoi scritti, invierò i miei soldati ad aiutarlo anche se nessun altro lo farà, e sarò fra i suoi vassalli. Ma se dovesse passare il tempo e lui non dovesse mostrare questo coraggio, o se i suoi selvaggi alleati dovessero fare veramente le cose che ho sentito dire hanno fatto nell’Harad e sulle coste …” lanciò un’occhiata torva ai soldati dagli scudi rossi, come se li avesse visti saccheggiare e incendiare “… o se non sarà capace di sfidare l’Ombra, allora mi rivolterò contro di lui, che gli altri lo facciano o meno.”[/SIZE]
[SIZE=2]“E io cavalcherò al tuo fianco” aggiunse Mirael con fermezza.[/SIZE]
[SIZE=2]“E io” aggiunse Ellorien, seguita da Lir.[/SIZE]

[SIZE=1]Da "Il Signore del Caos" di Robert Jordan[/SIZE]

1236 Messaggi
(Offline)
14
Febbraio 8, 2009 - 12:36 pm

[SIZE=2]Eregost, nelle Colonie dell'Andustar. Inverno dell'anno 76 della Quarta Era[/SIZE]

[SIZE=2]Si ergerà una voce a far tacere i litigi tra i fratelli del Sud e del Nord. Si leverà un alito di fuoco dalla mia gola e parlerò a nome di ogni uomo libero della mia terra; e giungerà il suono del mio passo nella mia terra come il fragore del tuono nella tempesta. [/SIZE]

[SIZE=2]Come il ritorno di una leggenda incederò con il peso sulla fronte nel nome del mio legittimo posto tra i miei fratelli.[/SIZE]

[SIZE=2]Io sono Ar-Arakhon dei Domini Valdacli.[/SIZE]

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[SIZE=2]Arcil Nindamos[/SIZE]

[SIZE=2]“Molti di voi si sono preoccupati in queste ultime settimane, ma non era necessario. Se queste lettere non fossero arrivate, dopo le notizie giunte dall'est avrei inviato io stessa un messaggio a Idrial e ad Elorion. Dopotutto ormai non possiamo più dire che gli Elfi si stiano nascondendo.”[/SIZE]

[SIZE=2]Arcil fece una pausa per dare tempo all’udienza di ridere, poi si aggiustò il mantello. “Il nostro proposito in questo luogo non è cambiato, dai tempi di mio padre Borondir. Siamo alla ricerca della verità, della Luce, siamo qui per cercare di fare ciò che è giusto.”[/SIZE]

[SIZE=2]“Giusto per chi?” mormorò Minohtar.[/SIZE]

[SIZE=2]“E non possiamo vacillare o fallire. Suonate i vostri corni, spiegate le vostre bandiere. Continuate a svolgere i vostri compiti, certi di essere al sicuro sotto la mia protezione, adesso e dopo il nostro ritorno al posto che ci compete nell’Alleanza. Che la Luce risplenda su tutti voi. Che la Luce risplenda su tutti noi.”[/SIZE]

1236 Messaggi
(Offline)
15
Febbraio 12, 2009 - 10:16 pm

[SIZE=2]Arpel, nelle Colonie Meridionali. Inverno dell'anno 76 della Quarta Era[/SIZE]

[SIZE=2]“Va tutto bene ad Arpel e nel Mei, mio signore Elorion?” chiese.[/SIZE]

[SIZE=2]“Si, ad Arpel e nel Mei si” rispose cupamente Elorion. “Sei vivo e in buona salute. Ho stentato a crederlo, quando mi è arrivata la tua lettera. Cos’hai per me, Yamo? Siediti, amico. Siediti.” [/SIZE]
[SIZE=2]Indicò la fila di poltrone, e ne prese una per sé.[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[SIZE=2]Elorion[/SIZE]

[SIZE=2]“Ho viaggiato a lungo,” rispose Yamo, sedendosi di fronte a Elorion “e la sostanza la conosci [/SIZE][SIZE=2]già, ma oltre a chiederti che cosa intendi rispondere ho qualcosa di buono da riferirti, credo.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Prendi qualcosa da bere.” A un cenno di Yamo, Elorion versò del vino alle spezie. “A quanto pare Arakhon Eshe, che credo tu conosca, si sta dando un gran daffare nell’Harad, e manda lettere a tutti i Valdacli chiedendo sostegno e rispetto; ti farò leggere la missiva che mi è arrivata. E così ne abbiamo un altro, che crede di cambiare il mondo.”[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2][Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[COLOR=navy]Yamo Nindamos
[/SIZE][/COLOR]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2]“E meglio di come lo sto facendo io, si direbbe” rispose Yamo con un sorriso amaro. “Non pensavo che la loro famiglia fosse capace di cose come quelle che mi hanno riferito. La morte di Endariel mi ha lasciato … vuoto. Ar-Venie Eshe è stata uccisa accanto a lei. Così tanto coraggio; valore e amore per Ostelor e per i Valdacli, e proprio da chi ci era nemico, mentre altri hanno fallito. Mentre io ho fallito. Ho un debito d’onore con Arakhon Eshe.”[/SIZE]
[SIZE=2]“In giro si dice che stia raccogliendo molti alleati. Che sia stato nominato principe di Morija dalla regina di quelle terre, e che l’Assemblea di Tul Harar gli stia concedendo fiducia e sostegno. Persino qualcuno di noi sta discutendo dell’opportunità di incontrarlo; alcuni servitori fidati mi hanno detto di Erendis, di Arcil. Di Barendar, forse.” A giudicare dal tono, era chiaro che erano fidati per lui. Quei Valdacli non avrebbero potuto nemmeno cambiarsi d’abito senza che Elorion lo venisse a sapere.[/SIZE]
[SIZE=2]“Arcil” disse Yamo, facendo un gesto come per mettere da parte quel nome. “Come fai a sapere quando una donna come quella ti vuole uccidere?” rifletté.[/SIZE]
[SIZE=2]“Quando sa il tuo nome?” Non sembrava che Elorion l’avesse intesa come una battuta. Yamo piegò di lato la testa, pensoso, poi annuì.[/SIZE]

[SIZE=2]“Arakhon è un idiota che fa troppi errori” spiegò Elorion a Yamo, che fece un gesto compassato. “Potremmo commettere un grosso sbaglio pensando di poterlo usare. Spero che Erendis se ne renda conto. In ogni caso, sembra abbastanza contenta di giocherellare con la sua scuola di magia. Che altro potrei dire?” Elorion gli passò il calice, e Yamo sorrise.[/SIZE]
[SIZE=2]“Poco altro e troppo altro” disse Yamo. “Temo però che dovremo tornare sul motivo della mia visita. Valandor Hamina chiede un incontro del Concilio dell’Alleanza, e chiede anche che io abbia da voi il permesso per recarmi a Sorul.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Il Concilio” mormorò Elorion. Non pareva spaventato, non esattamente, ma di sicuro più che a disagio. “L’ultima volta fu prima della vittoria di Elessar, Yamo. Prima della vittoria su Ardor. L’ultima volta fu quella in cui la guerra stessa venne decisa. Yamo, che cosa credi che dovremmo fare con Valandor? So che tu sei libero sulla parola d’onore, e che non lo tradirai, ma che cosa dovremmo fare?”[/SIZE]

[SIZE=2]Elorion vide la tensione negli occhi di Yamo. Si era aspettato quella domanda.[/SIZE]

[SIZE=2]“Non rispetto Valandor. Non riconosco a Elessar di Gondor il diritto di attribuirgli la reggenza, e lo disprezzo. E disprezzo allo stesso modo Eäromä. Riprenderei a combattere contro di loro oggi stesso, se lo potessi. Ma, come dici, sono libero sull’onore e manterrò la parola data. E gli credo. Credo a ciò che Daeron gli ha detto. L’Ombra è tornata, e Nindamos difenderà l’Alleanza e i popoli liberi. Questo vale più di qualunque altra cosa.”[/SIZE]

[SIZE=2]“Manderò la mia risposta a Valandor, e sarà quella che si aspetta. Oric viaggerà con te verso Sorul; Hamac è già con lui. Aginor verrà da Parga per incontrarvi. Arcil vi raggiungerà senza dubbio non appena conclusa questa faccenda del Concilio, ha già scritto di aver chiamato a sé Minohtar e di aver avvisato Idrial. Gli alfieri di Seregul si riuniscono” disse Elorion, chinando per un attimo il capo.[/SIZE]
[SIZE=2]Yamo si limitò ad annuire, scrutando nel proprio calice. “Questa nuova Corte di Ardor non vivrà abbastanza per poter instillare di nuovo paura e odio nelle nostre terre” mormorò. Un suono molto soffice per parole di pietra.[/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
[SIZE=1]Da "Il Sentiero dei Pugnali", di Robert Jordan[/SIZE]

1236 Messaggi
(Offline)
16
Marzo 21, 2009 - 2:28 pm

[SIZE=2]Paraphion si guardò attorno fiera, guardò la Grande Sala del Consiglio, le dame, i nobili, come se potessero farsi avanti a difenderla. Sembrava che avessero tutti i piedi immersi nel fango. Un mare di volti inespressivi che la guardavano, evitando i suoi occhi. Alcuni scrutavano i soldati di Valandor, ma non apertamente. Lo spazio già considerevole fra i nobili e gli uomini con le giubbe nere e l’Albero Bianco aumentò ancora di più.[/SIZE]

[SIZE=2][Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[/SIZE]

[SIZE=2]“Menzogne!” sibilò Paraphion, con le mani strette sulla gonna. “Sono tutte menzogne! Tu, serpe, traditore della tua città …” Fece un passo verso Arminidun. Balkazir distese un braccio fra loro.[/SIZE]
[SIZE=2]“Arminidun non mente!” gridò qualcuno tra i nobili.[/SIZE]

[SIZE=2][Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[COLOR=navy]Arminidun
[/COLOR][/SIZE]

[SIZE=2]Paraphion recuperò ancora una volta il controllo. Cercò di ergersi in tutta la sua altezza. Balkazir si sorprese a pensare che avrebbe quasi potuto ammirarla. Se non fosse stato per il suo essere fedele a Ostelor, ad Ar-Venie e a tutti quanti gli altri che avevano scelto di non sottomettersi a Gondor. “Chiedo che venga fatta giustizia, mio signore Balkazir. Mio giudice Balkazir.” La voce di Paraphion era calma, maestosa. Regale. “Non vi è prova alcuna di questa … immondizia. Non puoi affidarti alle dichiarazioni di chi già prima della guerra aveva tradito Ostelor, un uomo che mi ha accusato di aver detto parole che non sono mai uscite dalla mia bocca. Chiedo giustizia ai Valdacli. Secondo le nostre leggi, devono esserci le prove.”[/SIZE]

[SIZE=2]“Tradimento e assassinio” Arminidun sembrava soddisfatto. Le parole di Paraphion non avevano alcun effetto su di lui. “La punizione è la stessa, mio signore Balkazir. Morte. La sola differenza è che secondo la legge dei Valdacli adesso l’assassinio è punito con l’impiccagione.”[/SIZE]

[SIZE=2]Per motivi ignoti, Sha Bla guardò Paraphion. La donna ricambiò lo sguardo con profonda tristezza. Non per lei. Per suo figlio. “Io chiedo di … essere decapitata”, disse Paraphion. Era avvizzita in viso. Era invecchiata di colpo, e gli occhi riflettevano solo amarezza. Anche se non le era rimasto più nulla, combatteva con le unghie per i rimasugli. “E’ … un mio diritto. Non sarò impiccata come un ladro di strada.”[/SIZE]

[SIZE=2][Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[COLOR=navy]Balkazir
[/COLOR][/SIZE]

[SIZE=2]Balkazir sembrava in lotta con sé stesso, scuoteva il capo lentamente. Quando alla fine parlò, le sue parole furono fredde come l’inverno e dure come il ferro di un’incudine. “Paraphion Andalonil, ti spoglio di tutti i tuoi titoli.” Le parole erano come pietre su una tomba. “Sarai di nuovo Paraphion Fuindil. Ti deprivo delle tue terre, di possedimenti e beni, di tutto tranne il vestito che indossi. Hai una … avevi una casa? E una piccola fattoria?”[/SIZE]
[SIZE=2]Ognuna di quelle frasi per la donna era stata una pugnalata. Barcollò, formulando con la bocca la parola ‘casa’ come se non l’avesse mai sentita prima. Se prima la Grande Sala era stata immersa nel silenzio, adesso sembrava che tutti avessero anche smesso di respirare.[/SIZE]
[SIZE=2]“Dobrain, questa donna possedeva una casa?”[/SIZE]

[SIZE=2]“Lei possiede … possedeva molte case, giudice Balkazir.” rispose lentamente il capitano.[/SIZE]

[SIZE=2]Balkazir annuì. “E’ giunto il momento di cambiare questa situazione. Troppa vergogna è caduta sulla tua famiglia e su quella del tuo signore a causa tua. Paraphion, in nome di Re Elessar di Gondor ti condanno all’esilio, te ne andrai con le sole cose che porti in questo momento. Dobrain, fa in modo che sia mandata via da Ostelor. Naturalmente ci saranno soldati per accertarsi che tu non ti spinga mai a meno di un giorno di cammino da essa, per tutta la vita. Occupatene tu, Dobrain. La voglio via da qui entro questa notte.”[/SIZE]

[SIZE=1]Da "La Corona di Spade", di Robert Jordan[/SIZE]

1236 Messaggi
(Offline)
17
Aprile 10, 2009 - 7:20 pm

[SIZE=2]Urland, nelle Colonie Settentrionali. Inverno dell'anno 76 della Quarta Era[/SIZE]

[SIZE=2]All’inizio pensò che i deboli rumori alle sue spalle fossero l’eco dei suoi stessi stivali sui ciottoli. Poi si rese conto che qualcuno la stava seguendo. In modo furtivo.[/SIZE]

[SIZE=2]Sollevò il bastone e per un momento prese in considerazione l’idea di girarsi e affrontarli. Ma era buio, l’equilibrio sui ciottoli era instabile e lei non sapeva con sicurezza quanti fossero. ‘Te la sarai anche cavata contro più di un soldato ubriaco’, si disse, ‘ma non sei l’eroe di una storia’.[/SIZE]

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

[SIZE=2]Si infilò in una strada laterale, più stretta e tortuosa, cercando di procedere in punta di piedi e, allo stesso tempo, di essere veloce. A Urland a quell’ora le finestre erano tutte buie, la maggior parte con le imposte chiuse. Era quasi giunta alla fine della viuzza, quando colse un movimento davanti a sé, due uomini che scrutavano nella stradina, appostati nel punto in cui questa sfociava in un’altra; sentì anche un lento rumore di passi alle sue spalle, lo sfregare di soffici stivali di cuoio sulla pietra.[/SIZE]
[SIZE=2]In un istante si tuffò nell’angolo scuro formato da uno degli edifici che sporgeva più di quello successivo. Era il meglio che potesse fare, per il momento. Attese, mantenendo nervosamente la presa sul bastone.[/SIZE]
[SIZE=2]Dalla direzione da cui era venuta lei, apparve un uomo, acquattato, che procedeva lento, un passo alla volta; poi ne giunse un secondo. Entrambi impugnavano coltelli e avanzavano sinistramente.[/SIZE]
[SIZE=2]Era tesa. Se si fossero avvicinati un altro po’ prima di accorgersi che si era nascosta lì nell’ombra, avrebbe potuto coglierli di sorpresa. [/SIZE]
[SIZE=2]Uno degli uomini guardò verso la fine della stradina, e all’improvviso si raddrizzò gridando, “Allora, non è venuta dalla tua parte?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Non ho visto altro che ombre” rispose una voce con uno strano accento. “Vorrei tirarmi fuori da questa storia. Ci sono in movimento strane cose.”[/SIZE]
[SIZE=2]A nemmeno quattro passi di distanza da Tara, i due uomini si scambiarono un’occhiata, riposero i coltelli nei foderi, e tornarono indietro.[/SIZE]
[SIZE=2]Lei esalò un lungo sospiro. ‘La fortuna’, pensò. ‘Che io sia folgorata se non è utile per cose importanti.”[/SIZE]

[SIZE=2]Non riusciva più a vedere gli uomini all’uscita della via, ma sapeva che dovevano essere ancora nell’altra stradina, da qualche parte. E ne aveva altri due alle spalle, nella direzione opposta.[/SIZE]
[SIZE=2]Una delle case dietro alle quali si era nascosta era di un solo piano, e il tetto le sembrava abbastanza piatto. E lungo il punto di unione dei due edifici c’era un fregio scolpito nella pietra bianca, raffigurante grosse foglie di vite.[/SIZE]
[SIZE=2]Tara sollevò il bastone fino a quando un’estremità non raggiunse il bordo del tetto, poi lo spinse forte e quello atterrò producendo un rumore di acciottolio sulle tegole. Senza controllare se qualcuno lo avesse sentito, Tara si arrampicò sul fregio; le grosse foglie erano un facile sostegno per lei, anche se indossava gli stivali. In pochi momenti aveva recuperato il bastone e stava correndo sul tetto, affidandosi alla fortuna per mantenere l’equilibrio.[/SIZE]
[SIZE=2]Si arrampicò altre tre volte, ogni volta salendo di un piano. A quell’altezza, i tetti coperti di tegole e leggermente inclinati si estendevano per una certa distanza, e c’era anche una discreta brezza che le scompigliava i corti capelli e le dava quasi la sensazione di essere seguita. ‘Smettila, stupida!’ si disse. ‘Ormai sono a tre strade da qui, a caccia di qualcun altro con la borsa piena, che siano sfortunati!’[/SIZE]
[SIZE=2]Gli stivali scivolavano sulle tegole, e Tara decise che era una buona idea cominciare a pensare di tornare sulla strada. Con cautela, si portò verso il bordo del tetto e guardò di sotto. Almeno quindici braccia più in basso, c’era una via vuota, con tre taverne e una locanda che riversavano musica e luce sui ciottoli del selciato. Alla sua destra, però, Tara vide un ponte di pietra, che andava dall’ultimo piano dell’edificio su cui si trovava a un caseggiato dal lato opposto.[/SIZE]

[SIZE=2]Il ponte sembrava terribilmente stretto, sospeso nell’oscurità non raggiunta dalle luci della taverna, una lunga caduta da lì fino ai ciottoli, ma Tara buttò giù il bastone e lo seguì, prima di avere il tempo di pensarci troppo. Pensava ad Artagora in quei momenti, e quando ci pensava sentiva di dover scacciare il suo viso dalla mente, altrimenti avrebbe sbagliato qualcosa. Gli stivali fecero un rumore sordo contro il ponte, e lei si lasciò cadere e rotolò, come faceva da bambina quando cadeva da un albero. Si fermò contro il parapetto, non tanto alto, ma lei era piccola e le arrivava alla vita.[/SIZE]
[SIZE=2]'Prima o poi le cattive abitudini pagano' si disse mentre si alzava e raccoglieva il bastone; controllò che la lettera per re Elessar di Gondor fosse al suo posto, e si rassicurò nel sentirla premere contro il suo petto.[/SIZE]
[SIZE=2]La finestra dall’altro lato del ponte era serrata e buia. Non pensava che a chiunque vivesse lì avrebbe fatto piacere la comparsa di uno straniero nel pieno della notte. Vide molte decorazioni in pietra, ma se a portata di mano c’era un qualsiasi tipo di appiglio, il buio lo nascondeva. ‘Straniero o no, io devo entrare’, pensò Tara.[/SIZE]

[SIZE=2]Si scostò dal parapetto e subito si accorse che sul ponte c’era un altro uomo. Un uomo con un pugnale in mano.[/SIZE]
[SIZE=2]Tara lo bloccò quando vide il pugnale sfrecciare verso la sua gola. Riuscì a malapena a stringere il polso dell’assalitore tra le dita, poi il bastone le si incastrò fra le gambe, facendola cadere contro il parapetto e quasi oltre, tirandosi addosso l’uomo. In equilibrio sulla schiena, oscillando e con i denti snudati dell’assalitore in piena faccia, era consapevole della caduta che l’aspettava e anche della lama che coglieva la debole luce lunare mentre avanzava verso la sua gola. Le dita con le quali stringeva il polso dell’uomo cominciavano a scivolare, e l’altra mano era incastrata fra i loro corpi assieme al bastone. Erano passati solo alcuni momenti da quando aveva visto l’uomo, e tra pochi altri momenti sarebbe morta sgozzata.[/SIZE]

[SIZE=2]“È il momento di tirare i dadi” disse. L’altro le parve confuso per un attimo, ma un attimo era tutto quello che le serviva. Tara sollevò le gambe e lanciò entrambi nel vuoto.[/SIZE]

[SIZE=1]Da "Il Drago Rinato", di Robert Jordan[/SIZE]

Timezone del forum:Europe/Rome
Tutti i Feed RSS Visualizza Statistiche
Moderatori:
Tuija
Top Poster:
Buzz: 289
Rinil: 63
Reds74: 38
corian: 34
Nuovi Iscritti:
Statistiche Forum:
Gruppi:9
Forum:49
Discussioni:1138
Messaggi:5709

 

Statistiche utente:
Ospiti: 1
Utenti: 128
Moderatori: 1
Amministratori: 5
Numero più alto di Utenti Collegati: 81
Attualmente Online:
Ospite(i) 7
Attualmente su questa Pagina:
1 Ospite(i)
TRIESTE.news @ direttore responsabile e giornalista
Vai alla barra degli strumenti