La morte di Vector Man - Cap 3 L'angelo e il demone | La Taverna | Forum

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La morte di Vector Man - Cap 3 L'angelo e il demone
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Febbraio 10, 2009 - 12:44 pm

Capitolo III
L'angelo e il demone
New York, 29 marzo 2006, ore 7:22 pm

L'uomo sdraiato sul lettino apri' gli occhi.
La sua vista era offuscata. Dapprima vide tutto nero, poi pian piano una luce si dilago' ovunque dando forma al nero che aveva davanti. Assunse la forma di un uomo che sembrava seduto sul lettino accanto a lui. Alle sue spalle noto' che c'era un' altra figura. Questa al contrario era in piedi e vestita di bianco. Penso' che doveva essere morto e che un angelo e un diavolo stavano contendendosi la sua anima. Poi un brusio nelle sue orecchie che diventarono parole. "... In effetti no. Oh! Ecco, si sta svegliando!" disse l'uomo nero.
"Non gli metta fretta. Non siamo ancora sicuri di come sia andato l'esperimento" rispose l'uomo bianco che sembrava armeggiare con qualcosa.
La sua vista si stabilizzo' e finalmente vide meglio i due uomini. Uno era vestito con un completo nero, con dei guanti neri che tenevano in mano un cappello nero. Anche i suoi baffi erano neri. Era calvo, ma l'uomo sdraiato penso' che un tempo i suoi capelli dovevano essere stati neri. L'altro aveva un camice bianco dal quale si intravedeva una camicia a scacchi. Si stava togliendo dei guanti in lattice sporchi di sangue. Dove sono? tento' di dire, ma gli uscirono solo le vocali. L'uomo con il camice bianco gli fece cenno con la mano di rimanere sdraiato. "Non affaticarti. Hai appena subito un intervento. Per questo ti senti stordito. Probabilmente fai difficolta' a ricordare chi sei o cosa ci fai qui, ma e' un effetto collaterale dell'intervento". "Ora ti spiegheremo noi. Don Micola..." concluse rivolto all'uomo nero.
Questo inizio' sorridendo "Il tuo nome e' Pantera. In realta' non e' il tuo vero nome, ma questo e' il nome che ci hai dato per rimanere nell'anonimato. E nella nostra professione e' giusto che sia cosi', no?" e rise. Continuo' "Mi sono presentato a te due giorni fa, ma visto l'effetto descritto dal dottor Crieg, mi ripresento: Sono Donato Micola, ma puoi chiamarmi Don. Ti ho contattato per fare un lavoretto per me: ti ho assoldato per liberarti di Maximum".
L'uomo sul lettino, nell'udire quel nome senti' dei ricordi riaffiorargli. Quel nome gli fece venire in mente un uomo grosso e muscoloso vestito con un mantello blu che vola nel cielo. Forse l'ha anche affrontato qualche volta... O forse e' il ricordo di qualcuno che gli ha chiesto di affrontarlo?
Don Micola notando lo sguardo assente di Pantera disse "Forse ti sta tornando la memoria?".
"Si'..." rispose Pantera, dando l'impressione di aver riacquistato le sue facolta' vocali.
"Allora lascia che continui a darti altre informazioni cosi' ricorderai. Maximum e' uno dei piu' forti supereroi di New York, e probabilmente di tutto il pianeta. Io sono uno che tratta in un certo... "ambiente". Ho degli affari e tu capisci che questo Maximum con il suo fottuto senso di giustizia sta intralciando me e i miei collaboratori. Ora ci siamo stufati e abbiamo deciso di sbarazzarcene una volta per tutte. Tu lo farai per noi."
"Ti abbiamo appena operato, Pantera" s'intromise il dottor Crieg "Abbiamo sviluppato le tue capacita' mediante operazioni chirurgiche, inserendo parti meccaniche nel tuo corpo. Ora hai una forza e una resistenza pari a quelle di Maximum."
Piu' Pantera sentiva la parola "Maximum" e piu' l'odio cresceva dentro di lui. Si ricordava di averlo affrontato ma di essere stato umiliato nel tentativo. Aveva giurato che se ne sarebbe vendicato.
Con sguardo sicuro si alzo' dal lettino. "Aspetta, dobbiamo fare delle analisi per...". Pantera fisso il dottor Crieg e disse "Ditemi solo dov'e'." Il dottore tento' di parlare, ma Micola disse "Lasciamolo andare, dottore. Prima esegue il suo lavoro, meglio e'.".
Pantera inspirava ed espirava profondamente come se fosse stato il suo primo respiro.
Il dottore allora disse "Va bene, ma noi ti controlleremo a distanza per precauzione e in ogni caso voglio fare un controllo sul tuo stato appena hai finito con lui".
"Al Trocadero!" urlo' Don Micola. "La tua moto e' fuori che ti aspetta!". La mia Harley penso' Pantera'.
Comincio' a camminare verso quella che doveva essere l'uscita, quando passando vicino ad una teca vide il suo riflesso. Si fermo' e noto di essere nudo. Era alto piu' di due metri. La sua pelle era insolitamente nera come la notte e i suoi lunghi capelli erano legati con treccine. "I miei vestiti?" chiese. Il dottore quasi impaurito indico' una sedia vicino al lettino. Giacca e pantaloni di pelle erano appogiati sopra, mentre un paio di stivali stavano sotto la sedia. Pantera si vesti' sotto gli sguardi un po' sorpresi e un po' compiaciuti dei due. Finita la vestizione, si diresse verso l'uscita. Don Micola gli consegno' un foglietto con un indirizzo sopra. Chiusa la porta, i due si guardarono e si scambiarono un sorriso.
All'esterno del palazzo Pantera trovo' la sua moto. Ci monto' sopra e l'accese. Guardo' il foglietto con l'indirizzo e dopo averlo memorizzato lo butto' via.
Giro' l'acceleratore al massimo e si mise sulla strada. Mentalmente intanto ripeteva l'indirizzo.
Ristorante "Trocadero", 18 Regent Street.

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