Materialità nel gioco di ruolo e alienazione | In generale sul Gioco di Ruolo | Forum

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Materialità nel gioco di ruolo e alienazione
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1
Luglio 18, 2006 - 7:41 pm

Vorrei spingervi a riflettere su queste considerazioni di Rodolfo Verginella (autore dei passaggi sotto riportati), in particolare sull'ultima parte, e a dire la vostra:

Nella misura in cui ci è possibile assumere il ruolo degli altri, siamo in grado, per così dire, di guardarci (di risponderci) -...- e di diventare perciò oggetto di noi stessi.

L’assunzione del ruolo dell’altro diventa, quindi, il centro dello sviluppo sociale. Il bambino passa attraverso due fasi del suo sviluppo; la fase del gioco libero, play, e la fase del gioco organizzato, game. In quest’ultima fase, per adempiere al compito di assunzione del proprio ruolo, deve “diventare” e assumere il ruolo tutti gli altri partecipanti al gioco. Egli generalizza l’assunzione del ruolo altrui, producendo il suo Me.

-...- è l’organizzazione che regola la risposta dell’individuo e che gli da una “consistenza” del Sé. L’uomo infatti si cala nell’atteggiamento “dell’altro”, che è “generalizzato” perché colto da un qualsiasi elemento della comunità stessa.

Ma se ci si limitasse semplicemente a trasportare gli atteggiamenti degli altri e questi rappresentassero tutto il proprio Sé, il soggetto sarebbe definito solo come riflessione della struttura sociale; non gli sarebbe, infatti, sufficiente assumere gli atteggiamenti degli altri esseri umani per sviluppare il proprio Sé in maniera completa.

Mead -...- sottolinea come l’uomo non sia un semplice “schiavo” della comunità: egli dispone, infatti, anche di un Io: una forza attiva che interviene, modificando in qualche tratto la struttura sociale stessa; l’Io dunque, interviene reagendo nei confronti del Me.

L’ Io è l’azione che si contrappone alla situazione sociale, è la risposta a tale situazione. La sua caratteristica è l’incertezza. Infatti, mentre il Me, essendo costituito dagli atteggiamenti degli altri, è un gruppo organizzato di risposte, quindi esiste già, l’ Io è una risposta che deve essere ancora data, e diventerà esperienziale per la condotta solo dopo che sia data.

Ora è la presenza di questi gruppi organizzati di modi di agire che costituisce il suo Me al quale egli, in quanto Io dà una risposta. Ma quale risposta non lo sa lui né nessun altro. Forse farà un’azione brillante o un errore. La risposta a quella situazione come si presenta nella sua esperienza immediata è incerta, ed è da ciò che si costituisce l’ Io . A questo punto il Sé è completo, costituito dai due elementi qui sopra indicati, Me ed Io.

-...- l’uomo nella sua piena consapevolezza, può, attraverso il gioco di ruolo, creare una realtà alternativa; infatti, se la società nasce dalla reciprocità di risposte comuni, l’essere umano è in grado di creare un mondo “costrutto” di comportamenti prevedibili e condivisi. Si tratta di una realtà immaginifica, ma assolutamente reale perché residuata nella sua mente, a cui egli accede ogni volta che desidera attraverso la “figurazione”, ovvero la visualizzazione di ciò che è verbale.

-...-

Certo una delle argomentazioni che spesso viene affrontata dagli addetti o meno del settore, riguarda il problema dello scadere da parte di alcuni giocatori ad un gioco di ruolo, nel sogno ad occhi aperti. Una sorta di alienazione della realtà, un tentativo di compensare un atteggiamento di ignavia nei confronti della vita con la creazione di alter-ego nel nostro protetto mondo secondario.

E' una delle argomentazioni più importanti, toccata in ogni incontro avente come tema il nostro modello di gioco di ruolo: esiste o meno il rischio che lo stesso diventi alienazione dalla realtà?

Se esiste, quanto forte è?

Non vi anticipo naturalmente né le mie opinioni né quelle di Rodolfo, per darvi modo, se lo vorrete, di ragionare indipendentemente, senza nessuna influenza

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2
Luglio 19, 2006 - 12:51 pm

Ho avuto la fortuna di sperimentare personalmente, e anche di avere la capacità di poter analizzare oggettivamente gli altri giocatori, sia in fase adolescenziale che in fase matura. Tengo a separare le due cose prevalentemente perchè credo sia abbastanza importante capire che la mente ha meno forza e resistenza di discernere, ovviamente, quando si è più giovani.
La consapevolezza di cosa sia realtà e cosa finzione e la capacità di gestirle in maniera separata, incrociata o univoca è anche il frutto della capacità di controllare i propri istinti, i propri desideri, i propri pensieri razionali e le proprie necessità emotive. Una mente "sana", che definirò semplicemente prendendo come criterio la normalità comportamentale di un soggetto maturo senza pendenze penali o morali gravi, inserito in una società in tempo di pace, dovrebbe poter essere in grado di gestire le due componenti (reale e immaginifico, necessari e naturali nell'apprendimento fisico, comportamentale, sociale e emotivo propri dell'Homo, come giustamente definito da Morfingol nelle citazioni di Tiercullus) nei tre modi sopra indicati.
Per l'appunto la consapelovezza di ciò che sia uno e di ciò che sia l'altro permette la manipolazione (che in relazione a questo discorso si potrebbe trattare di game ubiquamente di Se e Io) dei generi.
Per rendere il discorso più semplice è facile immaginare quanto la mente di una persona giovane, adolescente o infante, sia più fervida, quindi anche meno "controllata"; di sicuro la possibiltà di cadere in devianze senza ritorno è il frutto di problemi psicosociali e/o attitudinali che vanno aldilà della "normailità" enunciata sopra, tipiche soprattutto delle età più acerbe.

452 Messaggi
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3
Luglio 22, 2006 - 12:01 pm

inanziuto comlimenti a aRodolfo.. :clap:
il gdr rapresena un rischio di alienazione dalla reatà, certo, ma ricordiamoci che molto si parla anche di realtà alienante. E poi alla parola "alienazione" si dà autmaticamente una connotazione negativa..oltretutto poi forse il mondo che esploriamo coi nostri avatar cartacei ha una maggiore corrispondenza con la nostra etica e la notra morale di quanto ne abbia la vita di ogni giorno. L a vita vera però c'è, e ogni mattina la affrontiamo come fosse un drago.
ce ne sono poi di cose da dire, il simbolismo, le proiezioni del player e quelle del master, le interazioni e le grrchie interne....è un calderone bello grosso 😀

570 Messaggi
(Offline)
4
Luglio 22, 2006 - 12:15 pm

Rispondo velocemente solo per tener viva la giusta osservazione di Winny. Diamo per scontato che per creare un punto critico discutibile dobbiamo dar per forza un'accezione negativa alla devianza dell'alienazione.
Anche perchè, per l'appunto, può essere d'aiuto una via di fuga dalla realtà, ma soprattutto in età adulta dobbiamo tener conto purtroppo, e sottolineo purtroppo, del vincolo che ci impone la società in cui viviamo. Sia esso sociale, morale o legislativo, dobbiamo confrontarci con parametri che vanno rispettati e un'alienazione totale, seppur possibile ma legata al vingolo dell'emigrazione verse altre realtà sociali (come la cime di una montagna del Nepal Wink ), non può essere che distruttiva. Frutto di una cattiva gestione o incapacità a questa, della propria personalità e capacità intellettiva.

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