Julian Parker | Cyberpunk | Forum

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Julian Parker
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1
Dicembre 30, 2007 - 12:51 pm

-Senti Jul, prendi queste e posale laggiù arrivo tra un attimo con gli attrezzi!-
Jul prese la cassetta con la dozzina di piantine fiorite e si diresse verso l'aiuola. Il nero, Rico, lo raggiunse!
-Senti Jul ora ti mostro come si fa, non è difficile!-
Rico praticò una piccola buca nell'aiola, prese una piantina e ve la posso dentro.
-Hai capito Jul?-
-Mi chiamo Julian! Julian è un bel nome!-
-Anche io ho un bel nome: mi chiamo Ricardo, ma ciò non toglie che tutti mi chiamano Rico!-
-Io ti chiamerò Ricardo!-
-No! va bene Rico.-
-D’accordo.. Rico.-
-Bene Jul..ian… prova tu adesso!-
Il ragazzo era nuovo; era scappato dalla terra pareva. Proprio prima della guerra e quelli della polizia spazioportuale lo avevano sottoposto a qualche interrogatorio. Era molto probabile. In quel momento era là, accucciato davanti a Ricardo. Erano tutti e due accovacciati con una petunia nel mezzo. Il ragazzo prese la zappetta e la rigirò nelle mani, poi iniziò a fare un buco dove Rico gli aveva indicato accanto alla precedente da lui appena posizionata.
-Cosa facevi sulla terra Jul...ian, di cosa ti occupavi?- gli chiese Ricardo mentre lo osservava poco convinto del nuovo arrivo..
-Rimozioni!-
Rico non capì.
-Cioè?-
-Mettevo le ganasce alle automobili, in divieto di sosta, e poi le portavo via.-
-Diavolo!- fece Rico nella sua espressione più amata.
-Eri proprio uno di quelli? un lavoro veramente terribile!-
-Non giudichiamo noi singoli cosa è giusto o sbagliato, ma la comunità!-
-Mmm... non mi parlare dei capoccioni. Fanno solo i propri interessi e non pensano alla cosiddetta comunità.- disse seccato Rico.
-Ma la comunità è necessaria.- disse Julian afferrando la petunia.
-No Jul..ian la comunità esiste nel suo senso di fatto, ma per molti non ha importanza perché si sente un singolo. Un individuo.-
Julian posò le radici nella piccola buca, prese un po' di terra e la raccolse nel foro.
-Noi siamo individui.- disse Julian.
Ricardo continuò per lui:- e come individui ci interessa solo una cosa!-
Julian premette la terra umida sulle radici della piantina floreale.
-E lo sai qual è questa cosa?- volle sapere Ricardo da Julian guardandolo negli occhi. Dovevano essere sintetici pensò Ricardo, troppo belli per essere veri. Troppo.
Fu allora che anche Julian lo fissò e domandò:
-Cos’è questa cosa?-
-La propria ragazza! Amico!- rispose Ricardo allargando la bocca in un sorriso.
Anche Julian gli sorrise!
-Dai amico muoviamoci a finire ed andiamo a casa.-
A Julian parve che Ricardo era un gran esperto di quel lavoro, ma dopo una ventina di piante nel terreno gli parve che non ci voleva poi molto a fare una piccola fossa per metterci dentro un fiore.
Quando finirono Ricardo diede un’occhiata al lavoro di Julian.
-Cos’hai un problema con l’alcool?- Gli domandò.
-Sei andato un po’ ondeggiante!- ed indicò la fila di fiori viola che Julian aveva piantato nel terreno.
-No! Nessun problema.- ed osservò che effettivamente la fila di piantine da lui impiantate non era dritta nemmeno per due di fila, mentre quelle di Rico erano perfettamente allineate.
-Mi dispiace!- disse Julian.
-Non importa! Senti domani è il compleanno di mia figlia Lucy e diamo una festa. Io e la mia ragazza, mia moglie, diamo un barbecue. Puoi venire! Se ti va?-
Ricardo lo vide esitare.
-Per la miseria Julian, non sarà affatto una festa per bambini, sei nuovo della stazione e sarai il benvenuto, e…- Ricardo gli passò un braccio attorno al collo.-…e ci saranno anche le amiche di mia moglie, ed anche le mie ex amiche!-
Rise scrollando il neo venuto.
Julian gli sorrise.
-D’accordo verrò!-
Lo aveva convinto.
-Allora porta solo un po’ di birra, e tutto andrà bene! Ti divertirai. Dai sali.-
Salirono nel furgoncino gravitico.
-E non dimenticarti di prendere un regalo per mia figlia Lucy eh! Non puoi venire alla festa senza un regalo.-
-M’hai fregato!- disse allegro Julian.
-Gia!.- e Ricardo se la rise.
-Vedi di metterti la cravatta, perché se no mia moglie s’arrabbia e farai sicuramente colpo, qui va di moda.- e Ricardo già si pregustò l’arrivo di Jul alla festa con una cravatta al collo talmente ridicola per via della quale l’avrebbe sfottuto davanti a tutti gli amici alla festa. E continuò a ridere senza rilevare il suo piccolo segreto.
-Vedrai che pupe, la mia è la più bella! Per cui se vedi una strafiga sappi, che quella è la mia ragazza, mia moglie chiaro? E che se non hai la cravatta ti sbatte fuori!- e se la rise ancora di più.
Anche Julian rise.
Risero assieme.

Il furgoncino filò per un chilometro fino ad un'altra aiuola.
[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Ricardo "Rico" Tubbs e Julian "Jul" Parker a New Tokio, due settimane prima della richiesta di Tubbs per entrare nella polizia!

153 Messaggi
(Offline)
2
Febbraio 27, 2008 - 10:02 pm

Julian guardò la foto.
[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

C'era Rico nella foto.
Rico in quel momento era tutti.
Tutti quelli che aveva conosciuto.
Gli parve che vicino a Rico e Julian (Julian era Lui stesso) ci fossero tanti altri che ogni volta aveva evitato, gli venne in mente Virgil, poi Ratzwerger, il piccolo Prabu con l'aquilone, Pappa-Jag, la vera Crudelia, Ann B. Richards, l'analista, Betty "Macho", Great Fixit e tanti altri disseminati sulla terra.
Ora l'ultimo era Rico.
L'ultimo a cui aveva raccontato le falsità del caso. L'ultimo dei quali lo aveva trattato come un nuovo amico.
Rico adesso voleva entrare nella polizia e ciò poteva diventare pericoloso.
Gli aveva chiesto se voleva fare domanda con lui, ma Julian lo aveva guardato e aveva detto che non si vedeva a fare il poliziotto.
Rico era partito in una serie di premesse sulla fine della guerra e sulla necessità di preservare questa bella isola nello spazio. Era suo dovere, lo sentiva dentro e poi guardò sua figlia e la moglie.
Julian disse allora che ci avrebbe pensato, ma non prometteva niente.
per Rico quello probabilmente era già un sì!
Non lo sarebbe stato.

Per spiegare la sua assenza nei prossimi giorni la scusa era che sarebbe andato sulla terra. Non poteva dire altro. Che era malato? Impossibile Rico e sua moglie gli sarebbero capitati a casa e non lo avrebbero trovato. Si sarebbero dapprima preoccupati e poi chissà che domande si sarebbero fatti.
Una vacanza? e dove sulla stazione orbitale? Ridicolo.

Divagò con il pensiero a quelli che forse erano come lui e, con ogni probabilità, non c'era nessun forse.
Era stato un mese senza di loro ed era stato bene. Nessuna nostalgia, si era dedicato alla nuova vita fittizzia di giardiniere ed aveva conosciuto Rico, sua moglie, i suoi amici, ma ora gli spettri si erano rifatti vivi. C'era un lavoro da fare sulla terra. Non poteva dire no. Nessuno spettro può dire di no. Nessuno del gruppo poteva.
Non gli mancava il profumo di Greta, la parlata ispanica di Cons, l'assilante Jason e gli occhi a mandorla di Li-Ann.
Gruppo... il cosidetto "gruppo" e tantomeno sentiva la mancanza dell'olio delle armi, della cordite dei proiettili, del sangue, dell'adrenalina.
La croce nel suo occhio cibernetica era rimasta verde per poco più di un mese. Un mese senza un'arma.
Forse Rico aveva ragione.

Julian chiuse la porta.

Infine s'augurò che Rico fosse l'ultimo che avesse conosciuto.
Mentre prese il treno, sentì il cuore accelerare i battiti; s'accorse di voltarsi per vedere se era pedinato; alla fermata in cui scese individuò delle telecamere e le evitò; girò alla larga, senza fretta alcuna, da due uomini della pols.
Stava tornando. L'adrenalina.
Presto sarebbe stato ad essere ciò che era.
Ciò che voleva essere.

Un soldato di fortuna.[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Nome: Edgar Ramirez, quello dell'operazione in sud america fuoco amico, Blue Fire.

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