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Gennaio 8, 2007 - 12:13 pm

Seb

Ci era riuscito, stava scaricando quei dati alla velocità massima consentita dalla linea. I guardiani erano stati elusi e lui ora stava immagazinando informazioni che sicuramente gli avrebbero fatto ragranellare un bel gruzzoletto.
I dati vecchi erano meno protetti di quelli recenti, ma le insidie erano comunque da non sottovalutare.
Dedicarsi a questo tipo di attività per Seb era un hobby notturno visto che di giorno doveva lavorare alla concessionaria Volk-yota come meccanico per mantenere il misero monolocale in cui viveva. Per arrontondare cercava il piacere nello sproteggere i siti vecchi di 20 o 30 anni dove c'erano le difese attuali, ma la legge non perseguiva in quanto dati non più sensisbili. Poteva rischiare una multa di poco maggiore al divieto di sosta, ma un poliziotto non avrebbe mai bussato alla sua porta con un ordine di arresto in mano.

2/3 del download e tutto procedeva a meraviglia, la connessione era buona non come all'inizio però. Un cane da guardia voltò il suo sguardo verso di lui, ma cambiò subito direzione: il mascheramento era ottimo mancavano 3 cicli ora. Sarà stato l'effetto delle droghe che usava quando accedeva in rete, ma un riflesso istintivo gli salvò la vita mentre un guardiano tentava di azzanargli la giugulare, ora i tre programmi di protezione erano sopra di lui. Sebastian capì subito che la nebbia gli si era rivoltata contro, non erano i cani era lui ad essere cieco ora. Si sconnesse in un battito di ciglia.
I neon si spensero all'istante e lui si ritrovò supino a boccheggiare sul pavimento di casa. Una disconessione rapida poteva essere letale, ma anche in questo caso c'è l'aveva fatta.
Dopo mezz'ora riprese il controllo degli arti e riuscì ad alzarsi in piedi. Era solo, il computer acceso che mostrava una schermata statica della sua casa dei sogni. Sembrava tutto a posto. Un'icona in basso lampeggiava, segno dell'arrivo di una nuova mail da leggere. Per oggi ne aveva avuto abbastanza, chiuse tutto prese una sint-birra dal frigo e andò a dormire.
Buio.

Il giorno dopo Seb si svegliò di soprassalto, aveva lasciato una traccia la sera prima, i cani sicuramente avevano il potere di controllare le connessioni avvenute e lui, nel marasma, non aveva mascherato i suoi ultimi movimenti.
Il PC acceso gli ricordava di leggere la posta, ma non l'aveva chiuso?
Col cuore in gola decise di aprire il messaggio, ormai l'avrebbero beccato comunque:

From Grenadian Bank to Mr. Sebastian Kane

Visti gli articoli 348, 5876 comma 2 e 8957 dello statuto bancario in vigore e avendo ritenuto il Sig. Kane, Sebastian Markus Lucas colpevole di appropriazione indebita di dati sensibili riguardanti la vita e gli spostamenti di membri del consiglio di questa banca

Comunica all'imputato che:

la sua condanna a morte verrà eseguita tra

...
00 Hr. 02 min. 34 sec.
00 Hr. 02 min. 33 sec.
00 Hr. 02 min. 32 sec.
...

Stava ancora tentando di capire il significato delle parole quando qualcuno bussò.

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2
Gennaio 10, 2007 - 12:21 am

Lyræ

Quasi non sentiva più il ritmico suono della voce che diceva: " respira ... espira ... respira ... espira ..." Cercava di seguirlo, ma il dolore la faceva distrarre, le sembrava tutto così strano. Doveva essere il compimento di quello che aveva sempre sognato, ma quanto male faceva. Sentì qualcuno dire che c'erano dei problemi e la voce calma che l'aveva tenuta cosciente si fermò.
Lyræ urlò alla ricerca di un calmare le fitte sempre più lancinanti. Un ago le venne infilato nel braccio, quasi non se ne accorse.
Cercò di stare sveglia per qualche secondo, ma il richiamo dell'oblio divenne così forte che smise di lottare.

La luce penetrò attraverso le sue palpebre, si sentiva molto leggera che quasi poteva volare, ma non ora, troppo presto, voleva rientrare nel SUO buio avvolgente, riposante, ammaliante.
Cercò di girarsi, ma aveva tutti gli arti che formicolavano, era un'impresa molto faticosa. Strinse il più possibile le palpebre, ma la luce continuava a filtrare, cercò di aprire la bocca per emettere un suono: "aiuto ..." lei stessa lo sentì lontano e soffocato. Ritentò con più convinzione e qualcuno parve udirla.
"Come sta?"
Lyræ cercò ancora di girarsi e questa volta ci riuscì.
"Si potrebbe spegnere la luce, mi da molto fastidio."
"Bene, gli effetti dell'anestesia stanno svanendo, sono il dottor Webster, Gregor Webster, ma può semplicemente chiamarmi Greg."
"Ora chiudo le tende."

Il dolore provocato dalla luce parve durare un'eternità alla ragazza, finchè una gradazione più tenue le fece passare tutto. Ora non si sentiva più indolenzita, riusciva a muovere piano tutte le estremità.
"Vedrà che tra poco riuscirà ad alzarsi"
"Lo spero proprio"
"Dov'è mio figlio?"
"Lei ha avuto una contrazione molto violenta quando stava uscendo."
"E questo che vuol dire?"
"Il bimbo non c'è l'ha fatta"
"Continuo a non capire ..."
"Signora Dellis, suo figlio è morto venendo alla luce."
Lyræ non capiva e non voleva capire ...
"Qui non eravamo attrezzati per emergenze di questo genere."
Colta da una rabbia accecante prese la prima cosa che trovò sul comodino a lato e lo scaraventò verso il viso dell'uomo, che lo riuscì a scartare grazie a un pronto riflesso.
La boccetta si schiantò contro il muro dall'altra parte andando in frantumi.
Il dottore si avvicinò e la tenne ferma al letto per le braccia, anche se una forza innaturale dovuta alla disperazione la pervadeva.
"Si calmi per favore, non mi costringa ad usare una camicia di forza."
Dopo un po' l'mpeto della donna perse vigore la disperazione e la stanchezza la pervasero di nuovo, si calmò e prese a singhiozzare.
Greg rimase li vicino a controllarla.
Piangendo chiese: "Mio marito, dov'è mio marito?"
"Abbiamo tentato di raggiungerlo, ma è stato impossibile, la sua radio sembra non rispondere."
David teneva sempre la radio accesa quando andava a pesca, lei lo aveva avvertito che doveva partorire, come mai non era ancora arrivato?
"Avete provato sui 251.5 MHz?"
"I nostri tecnici le hanno provate tutte, ma non siamo riusciti a rintracciarlo"
"Senta, lo so che la cosa è un po' prematura, ma ho qui le carte per l'esportazione degli organi, è una cosa urgente sarebbe disposta a firmarlo?"
"Vorrei vederlo prima"
"Appena avrà firmato il modulo la porterò dal bambino."
"Vorrei vederlo ora se non le dispiace"
"Signora Dellis, la rapidità è essenziale in questi frangenti, altrimenti gli organi potrebbero deteriorarsi, pensi suo figlio vivrà in almeno dieci persone diverse se lei firma il modulo."
"E va bene mi dia qua ..." disse con fare perentorio.
Il dottore tirò fuori un modulo su carta e glielo porse assieme a una penna. Lyræ non lesse ciò che c'era scritto. Firmò dove l'uomo le aveva indicato.
"Molto bene, mi sembra tutto a posto. Ora vado a chiamare l'inserviente che la porterà dal piccolo prima che iniziamo, arrivederci."
Uscì dalla stanza e chiuse la porta.
Passarono cinque minuti in cui pianse, ma nessuno arrivò.
Accortasi del tempo che trascorreva, Lyræ cercò di alzarsi ci riuscì dopo diversi tentativi, la testa le girava. Si aggrappò al letto e si diresse verso la porta. La aprì e vide un viavai di gente, un'infermiera si accorse di lei e andò ad aiutarla.
La riportò a letto contro la sua volontà.
"Dov'è mio figlio?"
"Signora Dellis, la prego si stenda."
"Dov'è il dottor Webster?"
"Quale dottor Webster, qui non c'è nessun dottore con quel nome."
"Ma che sta dicendo, gli ho appena firmato l'espianto degli organi di mio figlio."
"Quali organi, suo figlio sta bene e di la in corsia con gli altri."
"E cosa ho firmato allora?"
"Non lo so, ecco qui il foglio."
Lesse la copia rimasta accanto al letto, si mise a piangere.
Era il modulo per il non riconoscimento del figlio.

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3
Gennaio 12, 2007 - 2:30 am

Greg

Le false generalità e i controlli pilotati a dovere avevano funzionato alla perfezione. Le bustarelle agli impiegati avevano fatto il resto. Stava uscendo col bambino dall'ospedale di Tarawa leta, una macchina lo attendeva all'uscita.
Entrò sul mezzo che partì subito.
Doveva riprendere un video del marmocchio prima di poter accedere alla rete. Il suo occhio lo fissò e cominciò la registrazione. Greg doveva avere una prova della sua esistenza e della buona salute prima di iniziare l'asta.
Chiese all'autista un aiuto sul nome da dare al piccolo.
"Non saprei quale, che ne dici di Edmund?"
"mmm nono non va bene, sembra un vecchio nome di qualche lord inglese."
Attivò il radiotrasmettitore: "Abbiamo il bambino saremo all'eliporto tra circa 7 minuti, l'asta dovrà partire esattamente tra 30 minuti, rilancio 5.000 minima offerta 40.000, durata 10 minuti, non voglio che quelli di Vienna ci rintraccino. Avvisate le compagnie interessate, passo e chiudo."
Una voce metallica rispose di aver ricevuto.
"Sticky premi l'acceleratore cristo, abbiamo poco tempo ormai ..."
"Ricevuto."

Il turbo elicottero aveva le pale che giravano al massimo dei giri quando l'auto si fermò nelle vicinanze. I due uomini scesero e si avviarono al nuovo mezzo.
"Forteee, qual'è la sua velocità di crociera?"
"Lo abbiamo portato alla velocità del suono pochi mesi fa, ma di solito stiamo sugli 800."
"Spero che mamma me ne compri uno ...hihihih"
"Su sali, prendi il piccolo"
"Sticky dobbiamo fare il download del video, sbrigati."
"Mamma siamo sul trasporto, prossima fermata la Thailandia eseguiremo le operazioni in volo, mi servono nome utente e password per accedere al negozio, passo ..."
"Qui Mamma, è quasi tutto pronto, ci mancano solo il video e il nome, passo ..."
Greg doveva pensare in fretta, il nome veniva sempre per ultimo nella sua lista di priorità, ebbe un lampo di genio, era pagato per quello ... il suo ultimo lavoro ...
"Mamma ... download completato il nome è ... Kane, Markus Kane."

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4
Gennaio 13, 2007 - 12:25 am

Nella rete

I neon si accesero, uno alla volta, indicandogli la via del corridoio buio che doveva attraversare.
Casa.
Il suo compito era quello di aprire la porta principale e stare attento ai rilanci. La moneta comune erano i TERABYTE che valevano quanto mille eurodollari, la quantità di informazioni passata indicava la spesa che ciascun acquirente intendeva offrire. Ogni rilancio finiva in celle di memoria poste in chissà quale parte del pianeta, dove venivano catalogate e archiviate a disposizione di ogni membro del covo-dati.
In rete il suo nome era "Glue" perchè molto spesso si difendeva fermando le minacce sul pavimento dove venivano individuate. Era un sottoprogramma di sua invenzione e per questo era stato reclutato dalla Grenada Bank quale hacker meritevole di far parte dell'elite.
Sticky aprì la porta ed entrò, una specie di tavolo in stile ottocentesco era posto al centro di una sala in cui vicino alle pareti erano state stipate in modo disordinato delle sedie di varie grandezze.
All'ora prefissata mancavano ormai pochi cicli, la porta si aprì ed entrarono ad uno ad uno gli interessati all'asta.
Gli alter ego digitali delle aziende coinvolte erano avevano le più disparate sembianze: un leone con tre code e sette gambe rappresentava la "Ri", una specie di lavatrice con quattro ruote indipendendenti rappresentava la "A", un minuscolo carro armatino con un telescopio da sottomarino rappresentava la "Ky", e così via.
Le forme digitalizzate presero posto ordinatamente sulle sedie preparate, appena l'ultimo scranno fu riempito Glue fece partire l'ologramma del video registrato da Greg.
Il tavolo di Glue aveva cinque bottoni di diverse colorazioni, ognuno con la sua funzione: il primo per indicare l'inizio asta; il secondo per l'accettazione di un'offerta; il terzo per la respinta di un'offerta; il quarto per la fine dell'asta; il quinto per la disconessione in caso di pericolo.
L'ultimo ciclo volgeva al termine, il sottoprogramma timer avvertì Glue di premere il primo bottone, mentre un altro timer partiva nei suoi schemi mentali.
Le offerte cominciarono a fioccare, mentre le memorie venivano riempite un programma esterno controllava l'unicità delle informazioni ricevute in tempo reale, che alla fine comunicava all'incaricato la bontà delle stesse e il benestare per premere il secondo bottone.
Il timer indicava 8.000 Giga-cicli al termine e le offerte persero lo slancio iniziale. L'ultimo prezzo utile era 480 TERABYTE.
7.500 Giga-cicli ora 490 TB.
6.000 Giga-cicli e 495 TB.
Ora bisognava aspettare il prezzo medio era raggiunto, gli squali sarebbero usciti negli ultimi 100 Giga-cicli.
2.000 Giga-cicli un'offerta dalla "SRC" di 505 TB, controllo, mentre il ringhio di un cane si faceva largo tra il vociare dei contendenti. Il panico si diffuse quando quattro mastini si materializzarono dal nulla dirigendosi verso Glue. Una voce interna gli disse: "dati ok", senza pensarci schiacciò il secondo pulsante, mentre le figure ai lati si smaterializzarono quasi istantaneamente
Il primo mastino balzò alla gola di Glue, ma il sottoprogramma colla entrò in azione prima che venisse toccato.
Un input esterno gli disse:"siamo stati scoperti, chiudi tutto e dileguati ... presto." Riuscì a premere il quarto bottone, colla sul secondo mastino, mentre il terzo gli piantava i denti sul cranio.
Nel giro di un ciclo tutte le sue memorie, programmi e sottoprogrammi svanirono. Glue era vuoto, era un disco non formattato, non vedeva nulla e se anche qualcosa poteva distinguere era senza senso. Di lui rimaneva solo una figura indefinibile e un nickname.

Sticky, svegliati, disconnettiti cazzo ..."
Il corpo esanime crollò sul pavimento del turbo eliccottero, il suo cervello era stato completamente svuotato.
"Lo abbiamo perso, rallenta ..."
La velocità scese a 50 Km, Greg aprì il portellone e gettò Sticky nell'oceano.
"Riposa in pace, Glue ..." diede due colpi sulla carcassa del mezzo e richiuse tutto dietro di se: "Vai ora, qui non abbiamo più nulla da fare." Si rimise a sedere, mentre una lacrima gli rigava la guancia.

"Glue" sottoprogramma da difesa scritto e assemblato da ... ?

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Gennaio 13, 2007 - 3:45 pm

"Accomodati pure" Disse Lucas facendo un cenno amichevole a Kenji.
Questi entrò, seguito da un'altra persona.
"Grazie Lucas; ti presento il dottor Frajklin."
L'uomo, magro e pallido, fece un breve cenno con il capo.
"Piacere di conoscerla." Disse chiudendo la porta. ,
Kenji gli mise una mano sulla spalla.
"Sei sicuro di quelloche fai?"
"Sicurissimo"rispose Lucas, che intanto seguiva i movimenti del dottore.
Questi aveva poggiato una aligetta sull'elegante tavolino in vero tek e la aveva aperta, traendone fuori una specie di pistola a pressione, collegata da un cavo alla valigetta stessa.
"Si segga, prego...e si rilassi." Disse con voce atona e impersonale.
Kenjii richiamò con uno scossone l'amico.
"Pensaci bene, sono gia soddifatti del tuo operato...non sei obbligato....questa è una di quelle scelte da cui non si torna indietro."
""Ti dirò, Kenji"
Disse Lucas slacciandosi la cravatta e allentando il colletto della elegante camicia."Anni fa ho gia intrapreso un sentiero da cui non c'era alcuna possibilità di ripensamento..."
Si sedette dando le spalle al dottore.
"Nella mia vita non cambierà poi tanto.... avanti proceda dottore."
"Bene, ora farò una tac per identificare l'aloggiamento migliore...poi rocederò con l'istallazione."
Lucas per un attimo sorrise.
"peccato, ora non potrò più vantarmi di esssere l'unico completamente naturale..." Pensò.

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Gennaio 14, 2007 - 4:10 pm

Greg

"Mamma ... un uomo in meno, passo ..."
"Farfalla 3, ricevuto, mi spiace ... vi mando il nuovo piano di volo, passo ..."
"Ricevuto ... Mamma, puoi scoprire cosa è successo? passo ..."
"Islamik bank, avete attraversato il loro spazio di controllo, passo ..."
Singapore, non ci voleva eppure Greg aveva calcolato al millimetro il tragitto del turbo elicottero ... non doveva succedere ... non doveva ...
"Mamma ... piano di volo ricevuto ci sentiamo appena atterreremo, preparate il volo per la destinazione finale non credo che l'imperatore del sol levante ci accoglierà a braccia aperte, passo e chiudo ..."
"Ricevuto ... Farfalla 3, chiudo"
L'atteraggio avvenne quattro ore dopo in una base giapponese dismessa risalente alla Seconda Guerra Mondiale. Una navetta li stava attendendo per il viaggio che li avrebbe portati in Spagna. Una balia si fece avanti per ricevere il bambino e prestargli le cure del caso: lo prese tra le braccia, mentre si avviava verso l'altro mezzo.
Greg fece segno al pilota che tutti erano scesi. Il turbo elicottero si alzò dal suolo e lasciò la base.
Avevano perso molto da questa transazione, ma l'offerta era stata accettata ed ora il piccolo doveva essere messo a disposizione dell'acquirente.
Mentre saliva sulla navetta Greg cominciò a chiedersi chi avrebbe sostituito Sticky e le prossime mosse nei confronti degli assalitori. La seconda risposta fu istantanea, ma per la prima rimaneva un grosso vuoto da colmare: chi avrebbe preso il posto dell'amico e nello stesso tempo agire indisturbato nella rete?
Allacciando la cintura si ripromise che avrebbe risolto un problema alla volta, uno alla volta, mentre il fascio di ioni che alimentava il mezzo faceva scivolare il trasporto attraverso il cielo limpido dell'Oceano Pacifico.

Una macchina li attendeva all'arrivo. Erano presenti un paio di guardie del corpo, con evidenti segni di abuso di ogni genere di droga per rendere i loro riflessi immediati, e un autista, l'unica persona che conoscesse la destinazione finale.
Questo tipo di operazioni erano tutte uguali, la merce doveva essere consegnata ad un orfanotrofio indicato dal compratore stesso appena l'importo veniva interamente versato.
"Voi potete andarvene, il bambino non ha bisogno della vostra supervisione, me ne occupererò io, personalmente ..."
"Ma Greg, potrebbe essere pericoloso, avrai bisogno di noi ..." disse in tono lamentoso uno dei due gorilla.
"Per fare due chilometri in una macchina corazzata ...?"
L'espressione del secondo energumeno si fece assorta: "... Ma se tu te ne vai, noi come torniamo alla base ...?"
"Semplice in taxi! ... partiamo"

La macchina si fermò davanti ad un cancello, Greg scese dall'auto, prese il bambino dalle braccia della balia e lo appoggiò delicatamente in una culla avvolgendolo nelle coperte; si rivolse al piccolo, mentre questi si girava per trovare una posizione più comoda: "... E tu vedi di fare il bravo, altrimenti verrò a cercarti. Non ammalarti di qualche sindrome genetica, il prezzo della tua vendita non ci permetterebbe di curarti adeguatamente."
Suonò il campanello e si spostò dalla linea di visuale della telecamera.
La voce metallica esordì: "Chi è?"
"Pizze a domicilio Grenada ..."

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7
Febbraio 2, 2007 - 6:39 pm

Limbo

Grigio
Concentrati
Cammina
C'è il buio la in fondo
Raggiungilo
No
Sto bene qua
Mi giro
Non lo voglio vedere
Voglio rimanere qua
No
Non lo so
Non è nulla
Questo è il nulla
No
Si
Quello è un cambiamento
Non è sempre male cambiare
Io non voglio cambiare, sto bene qua
No
Si
Dai raggiungiamolo
No
Andiamogli vicino almeno
Va bene, non troppo però
Avvicinati ancora voglio vedere meglio
Ho paura
Lasciami guardare ti prego
No
Si dai
No No e No
Solo vedere, c'era qualcosa
Non c'è niente solo altro grigio, mi stai imbrogliando
Ti giuro che c'era
Non mentirmi
Non posso
Perchè
Perchè io sono in te, sono te ...
Come fai a saperlo?
Istinto
Non può essere
Certo
E so per certo che mi manca qualcosa
Cosa?
Te
Io?
Si tu
Uniamoci e andiamo verso il buio in due c'è la faremo
Va bene
Mi presento io sono Ragione
...
Tu chi sei?
Attento siamo in due
Non lo so non lo ricordo
C'è una luce gialla li in fondo la vedete?
Stiamo attenti
Uniamoci in tre abbiamo più possibilità
Ok ragione
Va bene ... io sono i Ricordi
Noi siamo Istinto, Ragione e Ricordi tu chi sei?
Sensazioni, credo di avere bisogno di voi
Uniamoci allora
Ok
Cos'è quella luce rossa pulsante?
Non lo so, avviciniamoci
Ciao chi sei?
Perchè hai detto ciao?
Ricordi
Io sono Sentimenti ho bisogno di qualcosa ...
Hai bisogno di noi.
Uniamoci.
Ok.
Ehi ci manca ancora qualcosa ...
Ci sono molte luci ora
Ci manca l'essenza
Sarà una di quelle.
Si ma quale?
Svelti, seguitemi è quella ...
Come fai a saperlo?
Istinto!

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Febbraio 4, 2007 - 5:29 pm

Seb

La luce accecante gli faceva male, cercava di tenere gli occhi chiusi, ma quella trovava la strada inesorabilmente anche attraverso le palpebre chiuse.
"Deve riprendersi, è stato ibernato per mesi"
"Quanto gli ci vorrà?"
"Datemi un paio d'ore e sarà in grado di capire almeno quello che gli state dicendo."
"Due ore allora, quando sarà pronto lo porti direttamente alla sala del consiglio."

Un'inserviente gli appoggiò del cibo sul comò accanto al letto.
Era scoop proteina monocellulare, il cibo dei poveri, Seb guardò la donna andarsene e prese il piatto: mangiò tutto, aveva fame.
Un uomo vestito con un camice bianco entrò poco dopo che ebbe finito: "Come si sente?"
"A parte la gran fame direi bene per uno che è stato ammazzato."
"Dove siamo, mi pare strano come ospedale?"
"Siamo sull'isola di Grenada e lei è un ospite della Andrea Doria"
"Andrea Doria?"
"Si una nave, affondata più di un secolo fa."
"Sono finito nell'inferno degli affogati per caso?"
"Ottimo direi, ha già ripreso il senso dell'humor, diciamo che è pronto, si vesta che c'è qualcuno che deve parlare con lei"
"Aspetti io non mi muovo, prima mi dovete delle spiegazioni ..."
"Si calmi, io non le devo niente, se vuole le spiegazioni si vesta e mi segua."
"E se io non la seguo?"
"Morirà."
"Abbastanza convincente, può girarsi dall'altra parte?"
"Come vuole."
Seb si alzò a sedere e mise un piede sul pavimento freddo. Quando fu in piedi un giramento di testa lo fece quasi cadere, tentò di avvicinarsi al medico per sferrargli un colpo sulla schiena, ma l'uomo si mosse di un passo in avanti e Seb, perdendo l'equilibrio, cadde a terra.
"Stia attento potrebbe prendere qualche malattia se si graffia."
"Mi dica è sempre così gentile con i pazienti lei?"
"Di solito sono peggio, lei mi sta simpatico eheheheh"
"Sono pronto, possiamo andare."
"Mi segua e non si impressioni, questa è una città galleggiante quindi troverà diversa gente più o meno bella da vedere."
"Immagino che ci farò il callo nei prossimi giorni, quindi tanto vale cominciare subito."
"Molto perspicace ... di qua ..."
Il percorso che il dottore fece fare all'uomo risultò tutt'altro che semplice: salivano di un ponte, scendevano di due, risalivano di quattro e ne riscendevano altri due. Le scene che si paravano di fronte a Sebastian erano sempre le stesse: uomini e donne lerci e puzzolenti che si premevano ai lati dei corridoi quando li vedevano arrivare, quindi riprendevano il loro tragitto per terminare i loro compiti. Non si vedevano ne bambini, ne vecchi solo persone in età adulta.
Alla fine giunsero a destinazione, il dottore bussò a una porta più grande delle altre, attese la risposta e fece segno all'ospite di entrare.
"Lei non entra?"
"Ho altri compiti da svolgere, non curo solo lei qua."
"E se avessi un malore proprio mentre mi stanno interrogando?"
"Vedrà si sentirà a casa ..." rispose l'uomo mentre spingeva Seb all'interno.
La sala era buia, una sedia di metallo con una lampadina che produceva poca luce la indicava chiaramente, si sentì il click di una chiave mentre lo spaesato Seb girava alla ricerca di qualcos'altro.
"Si metta comodo, prego"
"Non do ascolto alle voci che sento al buio, potrebbe essere una malattia mentale"
"Spiritoso ... si segga per favore, starà meglio"
"E se non lo faccio ...?"
"Può stare in piedi, ma a quel punto, io come suo ospite potrei infastidirmi della scortesia e farla tornare a riva ... a nuoto"
"Non sia mai, io sono cortese e accetto la sua ospitalità ..."
Appena si sedette le luci della stanza si accesero illuminando quello che prima era nascosto: le pareti erano tinte di bianco, si sentiva ancora l'odore della vernice fresca, davanti a lui c'era una scrivania lunga in cui siedevano 4 figure di mezza età, ognuna con un monitor davanti che controllavano periodicamente.
"Allora lei è il signor Kane Sebastian Markus Lucas, vero?" cominciò a gracchiare l'uomo più a sinistra.
"E se le dicessi di no? Potrei essere un'altra persona, magari uno che condivideva l'appartamento con costui"
L'uomo che aveva parlato cercò tra un mucchio di scartoffie e tirò fuori una foto in cui c'era la foto della carta d'identità di Seb.
"E allora quest'uomo lo riconosce?"
"Assomiglia a me, certo, ma è sicuro che non sia un fotomontaggio?"
"Ok, basta con i convenevoli ..." intervenne l'uomo vicino a quello che aveva mostrato la foto: "Direi che possiamo iniziare ..."
"Ben detto"
"Come ospiti siamo stati ... ehm ... non propriamente riguardosi dell'onore che ci reca con la sua visita, vero Seb ...?" lasciò che la domanda retorica alleggiasse per un po' di tempo nell'aria e, non ricevendo risposta continuò: "Lei si chiederà perchè e qui ...?"
"Diciamo che ci stavo pensando ... si ..."
"Lei ha più volte violato le nostre banche dati per non si sa quale scopo e, questo, ha attirato la nostra attenzione diciamo ..."
"Non sapevo fosse illegale, i dati non più sensibili non sono perseguibili penalmente ..."
"Questo è un altro discorso; il consiglio qui presente, avendo avuto le prove della sua colpevolezza, ha convenuto che queste azioni dovevano avere la giusta punizione e, quindi, ha decretato la sua condanna a morte che ora andremo ad eseguire, secondo anziano proceda ..."
"Ehi! Io non sono passibile di condanne, la legge americana non punisce questi reati ... mi sono informato ..."
"Qui non siamo in America, qui siamo sull'isola di Grenada e i reati qua sono diversi, con pene naturalmente diverse"
Seb preoccupato si alzò dalla sedia e si avviò verso la porta, mentre l'uomo a destra della scrivania si era alzato e stava recitando una specie di formula che invocava leggi e leggine a suffragio della condanna.
" ... dichiara l'imputato Kane, Sebastian Markus Lucas colpevole dei reati ascrittogli e condanna lo stesso alla pena di morte mediante cancellazione totale dei suoi dati presenti in tutti i database del pianeta Terra e colonie su altri pianeti in cui siano presenti tali database, l'imputato vuole dichiarare qualcosa?"
"Siete dei gran figli di putt..."
"Proceda terzo anziano ..."
L'uomo a più a sinistra estrasse un jack dal computer che aveva di fronte e lo infilò in un'apertura a lato della sua testa. I suoi occhi ruotarono, rimase fermo per pochi secondi e poi ritornò in se estraendosi l'oggetto che aveva utilizzato.
"Condanna eseguita."
"Bene Seb, ora lei non esiste più, lei non è mai nato, lei non è mai morto, lei non ha mai pagato un centesimo di tasse, lei non ha mai fatto analisi mediche, ora possiamo parlare di affari, se lei desidera naturalmente."
"Che altra scelta ho?"
"Andarsene via, noi non la fermeremo ..."
"Davvero?"
"Certo lei è libero."
"Allora me ne vado, potete aprire la porta?"
Il secondo uomo seduto fece un cenno di assenso e si udì un click proveniente dall'uscio. Seb si avviò contento verso la porta, la aprì e l'anziano a sinistra intervenne prima che uscisse: "Lei non esiste più, sta sull'isola di Grenada, una repubblica che non ha aderito alla convenzione di Vienna sull'abolizione dei cosidetti hacker, per uscire da qua e andare in qualsiasi parte del mondo lei dovrebbe esibire documenti o dare almeno una dimostrazione che è lei, cosa che in questo momento non può fare più, alla prima dogana la fermeranno e la arresteranno. Vuole davvero finire in prigione per il resto della sua vita?"
Seb si fermò, una domanda gli sorse spontanea: "Ma chi siete voi per avere tutti questi diritti sull'esistenza di una persona ...?"
"Si metta comodo, la spiegazione è più lunga di quanto immagina."
"Si metta comodo, la spiegazione è molto semplice."
L'uomo tornò a sedersi e cominciò ad ascoltare.
“Ha mai smontato un giocattolo da piccolo per vedere cosa c'era dentro e come faceva a funzionare?”
“Beh, si, ma credo lo facciano tutti ...”
“Non si deve sentire in colpa, è normale, è curiosità, è la voglia di imparare, è la natura dell'uomo ...”
“Imparare, ricostruire, rimodellare il giocattolo in modo che funzioni secondo le nostre esigenze, meglio o peggio non importa l'importante è che ci sia utile.”
“Quello che facciamo noi è lo stesso: smontiamo, ricostruiamo e rimodelliamo la rete in modo che funzioni secondo le nostre esigenze, in fondo non è poi molto diversa da un giocattolo per neonati.”
“Quando tutto questo è compiuto essa raggiunge la sua perfezione perchè si adatta al nostro modo di vivere e, quindi per noi non ha più segreti, è la creazione perfetta che nemmeno un dio può fornire a noi semplici mortali.”

“Ma la rete non è perfetta!”
“Per lei no, perchè non ci vive, ma per noi è il nostro mondo in cui possiamo esaudire qualsiasi nostro desiderio.”
“Ora ritornando alla sua domanda su che diritti abbiamo su una persona, beh! nessuno a meno che questo non interferisca nei nostri progetti. Lei è entrato in contatto con dei nostri collaboratori ed è riuscito ad eluderli, quindi qualche cosa è andato storto e lei è venuto a conoscenza di dati dei quali doveva rimanere all'oscuro. Arrivati a questo punto ci sono due possibilità per mantenere il segreto ...”

“... l'eliminazione o l'integrazione e mi sembra che voi abbiate optato per la seconda ...”
Le parole rimasero nell'aria per qualche secondo prima che Sebastian riprendesse: “E se fossi una spia?”
“Di quale nazione, di quale associazione, di quale multinazionale?”
“Lei ora sarà solamente un nick: 5h4d0wm00n. Spero le piaccia perchè vivrà e si nutrirà digitalmente, le escursioni nel mondo reale saranno poche e sempre più rare quando scoprirà quanti e quali segreti la rete è in grado di svelare.”
“Questa sarà una prigione ...”
“Io lo chiamo divertimento, e c'è ne sarà da divertirsi ...” il secondo anziano azionò un pulsante del suo quadro strumenti e disse: “Fatelo entrare!”
La porta si aprì e Gregor Webster fece il suo ingresso, appena Sebastian lo vide quasi cadde dalla sedia.
“Non si preoccupi, Greg è l'addetto alle nostre missioni sul campo, per i prossimi sei mesi sarà lui ad addestrarla, a seguirla e ad esortarla a dare di più.”
L'”assassino” accennò un sorriso, prese una sigaretta dal pacchetto che aveva in mano, battè il filtro un paio di volte sull'orologio, la accese tenendo gli occhi fissi sul nuovo arrivato: “Se mi vuole seguire, il dottore la sta aspettando per l'installazione dei nuovi impianti e, quando i suoi segreti saranno al sicuro, la porterò a fare il giro turistico, mi segua.”
“E se volessi venir eliminato?”
“Glielo leggo negli occhi, non vuole morire ora.”
Meccanicamente 5h4d0wm00n si alzò e seguì l'uomo, mentre i quattro anziani scomparivano sotto il pavimento dicendo: “A presto Seb e ricordati di ricordare.”

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Settembre 28, 2007 - 3:57 pm

La stanza dei segreti

L'ambulatorio medico si trovava due porte più avanti. La stanza era un magazzino pieno di apparati cibernetici ordinati alla rinfusa su delle vetrine dalle quali si intravedevano delle boccette di diverso colore.
Al centro c'era un sedile con attaccata un'apparecchiatura che assomigliava molto ai trapani dei dentisti.
“Mi dovete curare una carie?”
“Estrazione, 5h4d0wm00n” rispose Greg.
“Ma io non ho mal di denti ...”
“Siediti che ora arriva il dottore”
“Non vedo infermiere, non mi faccio estrarre un dente senza la calda accoglienza di un'infermiera che mi invita gentilmente a sedermi e mi prepara il bicchierino d'acqua.”
“Ahahahahah, come non ti piaccio? Non sono abbastanza calda?”
“Devo obbligarti o lo fai spontaneamente?”
“Direi che sei molto calda e gentile anche.” Il novo hacker si avviò verso il sedile e si mise comodo. Fatto ciò delle ganasce gli bloccarono il collo, le mani e i piedi.
“Niente bicchiere d'acqua immagino.”
“Non hai paura?”
“Perchè dovrei, se mi avreste voluto morto perchè avreste messo in atto questa messa in scena?”
“Arguto.”
“Ti presento 7h3 D0ct0r, il nostro medico di famiglia, se hai qualche problema genetico ti prego di dirglelo prima che cominci a trapanare.”
“Salve 5h4d0w, non devi aver paura non sentirai altro che qualche fastidio dove andrò a interagire. Ti prometto che, finito con te, mi prenderò cura anche dell'infermierina e tu potrai assistermi.”
“Farà il mio stesso trattamento anche a lei?”
“Peggio, molto peggio.”
“Prima di iniziare mi potete togliere una curiosità? Perchè ci chiamiamo tutti con i numeri?”
“Ahahahahah”
“Ho capito sono i miei nuovi numeri di telefono.”
L'ago gli si insinuò alla base nel retro del collo, Seb sentì un pizzicore nel punto in cui era penetrato, poi la stanza cominciò a vorticare.
Il malore durò non più di qualche secondo, la vista ritornò ad essere limpida, mentre il dottore cominciava a sistemargli dei sensori sulla testa.
“Questo è un test innocuo, serve a capire la quantità di operazioni che potrà eseguire contemporaneamente quando sarà collegato.”
“Il massimo è nove, tante quanti sono gli elettrodi, ma le persone in grado di eseguirle è stimato attorno allo 0,0000000001 in base ai test effettuati.”
Webster finì la frase: “quello che vuol dire D0ct0r è che ne abbiamo trovato solo uno fino ad ora.”
Delle macchine cominciarono a ronzare trasmettendo a video una serie di immagini colorate senza contorno, pian piano i colori si unirono formando un cerchio con altri cerchi più piccoli all'interno. Quando il disegno fu completo un quadrato apparve all'esterno muovendosi verso il centro. Si bloccò quando arrivò in prossimità del cerchio centrale. A quel punto il rumore smise e le macchine si fermarono.
“Otto, hai totalizzato 8 punti, non male per un cacciatore di vecchi tesori.”
“Che vuol dire?”
“Otto operazioni contemporaneamente, sei un campione del multitasking, vali ogni soldo che ho speso per l'hotel a 5 stelle in cui risiedevo mentre aspettavo per venirti ad uccidere.”
“Scusate se interrompo le vostre digressioni, ma non ha centrato l'otto in pieno, vede qua il quadrato tocca per due pixel anche il nove. Non mi è mai capitata una cosa del genere.”
“Vuoi dire che non sarà in grado di farle?”
“Le otto si, forse anche la nona, ma non ne sono sicuro. Greg se sbaglio posso fottergli il cervello.”
“Se ne metti otto e lui può farne nove?”
“Non si corre nessun rischio.”
“Vada per otto allora.”
“OK!”

Il dottore andò verso una delle vetrine, controllò i vari kit e ne prese uno. Si avvicinò al sedile e premette un paio di pulsanti. Questo si alzò e girò in modo che l'uomo potesse lavorare sul retro del cervello di 5h4d0w.
“Quello che ti installeremo è un jack per la comunicazione seriale a otto bit.”
“Seriale ad otto bit?”
“Si, tu potrai trasmettere i tuoi impulsi cerebrali nella rete da otto posizioni diverse ed ottenere quindi otto azioni contemporaneamente.”
“Non credo di essere in grado ...”
“Si che lo sei, l'abbiamo testato, anche se in modo superficiale.”
“Ma come potrò farlo?”
“Allenamento e poi pratica, come tutto.”
“Ma come funzionerà?”
“L'esempio più calzante nella vita reale può essere la figura del batterista, compie 4 azioni diverse utilizzando gli arti e il più delle volte canta.”
Riprese Greg: “Anche se quelle sono stimoli quasi tutti incondizionati a causa dell'allenamento. Spero comunque che tu abbia capito il senso.”
“Ecco ho quasi finito, poi dovremo installargli i programmi di routine.”
“Bene lei è fantastico dottore non ho sentito nulla, in cosa consisterà il mio allenamento?”
Greg prese un'altra cicca, fece il solito gesto scaramantico, l'accese e rise: “Ahahahahah! Non ti divertirai con wordpad o paint ma con lunghe e interminabili sessioni di gioco multiutente. Naturalmente tutti i partecipanti saranno gestiti da te. Ti aggrada?”
7h3 D0ct0r si intromise nel loro discorso: “Dopo le routine dovremo clonare una parte del suo cervello, e posizionare la stanza dei segreti. Hai qualche preferenza sulla parte da eliminare?”
“Cervello??? Clonare??? Che razza di ...”
Webster aspirò per lungo tempo la sigaretta, soffiò fuori il fumo e disse: “Sicurezza, è un metodo che abbiamo trovato per fare in modo che tutti i dati da noi conosciuti non cadano in mani estranee.”
“E che c'entra il mio cervello?”
“Una parte verrà destinata alla tua sola conoscenza, privata che potrai rendere pubblica solo a qualcuno di cui ti fidi.”
“E come funzionerà?”
“Qualsiasi stimolo, esterno o interno che tenterà di accedervi bloccherà quella parte di memoria, rendendoti ignaro di quello che ci avrai immagazzinato.”
“Non potrai accedervi, ma non lo potrà fare nemmeno il ladro.”
“E come funziona?”
“Non sono in grado di spiegarti i meccanismi biologici che rendono possibile questo, ma, in sostanza, il neurone collegato con il resto muore, rendendo irraggiungibile quella porzione di memoria.”
“Ma per ripristinarlo? I neuroni mi pare siano cellule che non si riproducono ...”
“Abbiamo studiato il modo per ricostruirlo, quando il tuo metabolismo ritorna alla normalità, una cellula staminale, dai tuoi testicoli, parte per congiungere la parte staccata. E' una staminale, quindi può prendere la forma più utile. I dati genetici sono immagazzinati nella parte del cervello clonata.”
“Quando sei “connesso” un neurone è pronto a rimpiazzare quello che morirà. E così avanti.”
“Naturalmente quando dormi la porzione si stacca, ma non ne sentirai la mancanza, i sogni sono impulsi random.”
“Per spostare quello che ti è più caro nella “stanza dei segreti” devi solamente pensare a quello che hai fatto, visto o sentito. A questo punto il contenuto verrà trasferito dalla memoria a breve termine nella porzione di cervello sicura. Automaticamente.”
“Prenderà il posto della memoria a lungo termine, solo che non ci sarà la perdita di dati con l'avanzamento dell'età.”
“E al suo riempimento?”
“Non ne consumeresti nemmeno un decimo se vivessi trecento anni, di questo puoi esserne certo.”
“Ma il neurone di ricambio, potrebbe essere scoperto ...”
“Se uno vuole il tuo cervello, non va a cercare nei coglioni.”
“Ad un'analisi potrebbe essere scoperta la stanza?”
“Mi pare vengano cambiate solo un paio di sequenze genetiche di quelle cellule, quindi, ad uno scanning del DNA, risulterebbe che quella parte è più o meno ricettiva, ma che non presenta nulla di anormale rispetto al resto.”
“Una protezione davvero notevole.”
Grenada è uno stato libero e sovrano, quindi possiamo fare quello che vogliamo, nel rispetto delle leggi locali si intende.”
“A tanto è arrivata la genetica ... sono colpito.”
“Se si possono installare organi metallici in un corpo senza rischio di rigetto, perchè non farlo anche per la materia di cui siamo composti?”
Il silenzio avvolse la stanza, mentre si udiva l'ultimo macchinario spegnersi.
“Finito, ora vada distendersi un po', Greg l'accompagnerà al suo alloggio. Per le visite mediche mi trova in ambulatorio tutti i giorni dalle 10.00 alle 13.00, per le visite a domicilio deve contattare il suo referente di zona alla terminazione del suo ponte. Non curo il mal di mare.”
Webster aiutò Seb ad alzarsi: “ Avrai qualche giramento di testa e nausea ora, ma passerà dopo una dormita.”
“Mi raccogli se cado?”
“Non cadrai vedrai, non cadrai ...”

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Ottobre 2, 2007 - 9:44 am

Lyræ

La città non era grande, però era ricca e fornita. Nella sua casa non aveva accesso alla rete, usava solo la radio per tenersi in contatto con parenti ed amici. Gli inPoint non erano molto frequenti nemmeno in città, ma ne avrebbe sicuramente trovati diversi. Lyræ aveva segnato la sua mappa di Tarawa con delle crocette che indicavano la posizione di tutti gli accessi gratuiti, l'aspettarsi degli aiuti da parte della polizia locale era una speranza che l'aveva abbandonata qualche giorno dopo il rapimento.
Con la scusa di andare a farsi bella aveva lasciato Dave, suo marito, al negozio di ricambi.
Mentre camminava, annotava mentalmente i negozi in cui sarebbe dovuta andare per fare acquisti dopo la ricerca del rapitore di suo figlio.
Makin era il nome che avevano scelto lei e Dave, ma chissà ora dove si trovava. Doveva scoprirlo.
L'insegna illuminata indicava che era arrivata a destinazione, aspettò che si liberasse un posto e si sedette.
“Gregor Webster” fu la prima ricerca che fece. Nulla o meglio troppo, un serie interminabile di pagine che riconducevano ai più disparati Webster.
“Rapimenti bambini” fu un'altra frase immessa nel motore di ricerca. Nulla, avrebbe perso diverso tempo a casa a cercare tra quelle semplici indicazioni.
“Lyræ bambino”, niente.
“Tarawa Leta rapimenti” fiasco.
Decise comunque di salvare i risultati di tutte le ricerche su memoria portatile. Avrebbe controllato a casa, mentre il marito sarebbe andato a pesca.
Si alzò, lasciò la mancia all'incaricato che controllava l'ingresso e si avviò a fare compere.
La città offriva, per lei, uno spettacolo mozzafiato; grattacieli che si stagliavano nel cielo quasi a toccarlo, il trambusto provocato dai mezzi stradali era musica alle sue orecchie abituate ai lunghi silenzi della scogliera su cui viveva, la gente così diversa che si amalgamava sui marciapiedi formando due onde che si scontravano, ma che continuavano a proseguire inesorabili verso la loro destinazione.
Si fermò dalla parrucchiera, giusto il tempo per tagliare, tingere e pettinare i capelli. Andò ai grandi magazzini a comperare un paio di vestiti e degli utensili per casa. Finchè la radio non vibrò, era Dave: “ Ho finito, devo venire a prenderti?”
“Sto arrivando, aspettami alla barca.”
“Fa presto, ti amo.”
“Anch'io, chiudo!”
Il porto distava cinque minuti, ma forse meno se avrebbe accelerato il passo, si sentiva eccitata al solo pensare che, molto probabilmente tra quello che aveva salvato, ci fosse la risposta ai suoi quesiti: “Ti troverò Makin, giuro che gliela farò pagare a quel dottore, tesoro.”
Il porto era in vista, controllò di non aver perso nulla ed alzò lo sguardo.
Due uomini con camicette hawaiiane le si pararono davanti:“Signora Dellis, fare ricerche così pericolose, può portare ad incontri spiacevoli ...”
Lyræ abbassò lo sguardo, uno dei due la prese per la spalla sinistra, mentre una padella colpiva il volto del secondo uomo che si accasciò sputando diversi denti. Il gesto fulmineo della donna spaventò quell'altro che si scansò e si mise in posizione di guardia: “A noi due puttanella ...”
La donna diede un'occhiata rapida al tizio a terra e si apprestò a colpire quello che aveva davanti, si studiarono per qualche secondo e poi l'uomo partì con un jab verso il viso dell'avversaria. La padella fermò il colpo, si sentì un rumore di ossa spezzate e l'assalitore fece un passo indietro massaggiandosi la mano.
Lyræ a quel punto cercò di gridare: “Aiu... “ Le parole però non le uscirono, stava cadendo lo sapeva, ma non poteva farci niente, tentò di mettere una mano davanti per attenuare la caduta l'arto però non rispose ai suoi comandi. Il suolo si fece vicino, sempre più vicino ...

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Ottobre 13, 2007 - 9:10 pm

Lucas Kane

Era seduto sul letto a petto nudo, dopo una giornata massacrante in ufficio. Alcune delle sue informazioni erano risultate false e aveva perso un discreto gruzzoletto. Non erano soldi suoi comunque, però l'indomani avrebbe dovuto risponderne al suo cliente. Fissava il monitor del PC, lasciato acceso, accanto al letto rapito dal lento scorrere di dati che lo riempivano. La sua mente vuota non pensava a nulla, lo sguardo era catturato da luci di diversi colori che non tentava di decifrare.
Si distese e tentò di prender sonno, ma uno strano suono sempre più chiaro lo riportò alla realtà.
L'icona di una nuova mail lampeggiava sullo schermo, non credeva fosse qualcosa di importante, perciò tentò di ritornare in trance. Non ci riusciva, era troppo fastidioso.
Si alzò e andò a controllare. Il mittente non era tra i suoi soliti contatti, forse spam ...
Lucas era già pronto a cestinarla quando intravide la scritta: “tuoi ... genitori ...”, fissò lo sguardo con più attenzione e lesse:

From: 5h4d0wm00n to Lucas Kane

Subject: Grenada bank, utenti ed iscritti.

Quanto è stato difficile rintracciarla signor Kane, anche per uno esperto come me.
So chi sono i tuoi veri genitori, se ti interessa scoprirlo vieni a Central Park domani notte e chiedi di Seb a chi trovi in zona.

I miei rispetti per quello che sei riuscito a diventare.

A presto
5h4d0wm00n

Grenada Bank, era una vecchia società di hackers distrutta nel 2055, l'anno della nascita di Kane, da altri hackers concorrenti. In realtà la distruzione aveva colpito tutte le loro isole felici, lasciando quella gente senza un punto di riferimento. Si diceva che pochi ne erano usciti vivi e ancora meno dovevano essere in libertà.
A scuola quel tipo di periodo era trattato con disprezzo, perchè gli hackers avevano avuto il controllo di tutte le informazioni che passavano per la rete; vale a dire che era come stare nel medioevo.
I dati più importanti venivano venduti alle multinazionali interessate dietro congrui compensi e, naturalmente, rese private o soggette a copyright. Ciò voleva dire che il mondo era ignaro dell'esistenza di esse e certe scoperte sarebbero rimaste nascoste fino a quando qualcuno non le avrebbe commercializzate o rese pubbliche perchè inutili ai suoi scopi.
Di Grenada rimaneva solo l'isola con qualche pescatore e la nave “Andrea Doria” semiaffondata nel porto.
Dal momento della distruzione delle organizzazioni hacker, il congresso di Vienna aveva smesso di esistere decretando però un'ultima legge in cui si vietava la nascita di stati liberi senza il consenso di tutte le nazioni mondiali.
Oramai il 90% dei paesi è sotto l'influenza delle multinazionali, quindi il pericolo, che una nuova banda di terroristi informatici si formi, è davvero remoto.
Naturalmente la storia peccava di qualche omissione, ma nel contesto era abbastanza veritiera. Si sapeva che dovevano esserci stati degli scambi non propriamente legali tra i pirati e le aziende, però non era mai stato scoperto un granchè.
Ora gruppi di hacker si formano dal nulla, ma vengono lasciati in pace finchè non calpestano i grossi interessi; a quel punto intervengono i servizi segreti e le polizie mondiali per eliminarli.
Se l'autore della mail è veramente un sopravvissuto dovrebbe avere attorno ai cinquanta anni se non ancora più vecchio. Kane si annotò mentalmente queste informazioni, cancellò la mail e tentò di prender sonno.

Era tornato ad essere bambino, stava costruendo la sua capanna su un albero nel giardino della sua enorme casa che condivideva con un'altra decina di ragazzi come lui: senza genitori. Una grossa società si era presa il compito di istruirlo ed educarlo a diventare un grosso manager del futuro. Gli insegnamenti spaziavano dalla matematica alla psicologia per rendere il suo ingresso nell'elite il più facile possibile. Apprendeva le lezioni molto facilmente e, quando veniva interrogato, ricordava tutto senza bisogno di ripassare. Gli insegnanti dicevano che era un dono e che sarebbe sicuramente diventato un ottimo elemento, forse addirittura destinato alla presidenza.
Il giardino era vasto, si estendeva per qualche migliaio di metri quadrati, in Africa gli spazi erano molto ampi, non come in Europa o Asia dove ognuno aveva pochissimo terreno in cui vivere.
Kane aveva trovato un posto lontano dal passaggio degli uomini col fucile che controllavano gli accessi al campo e li aveva deciso di costruire il suo rifugio. Si era fornito, rubando di notte gli attrezzi, di una scatola piena di chiodi, martelli e tutto ciò che gli fosse servito per rendere la capanna inespugnabile. Il legno non era un problema, il bosco forniva rami spezzati in quantità, mentre le assi le prendeva dagli scarti della segheria che i lavoratori lasciavano in un contenitore alla fine della giornata. Quando aveva bisogno di qualcosa, faceva in modo di non addormentarsi e, durante la notte, scivolava fuori dalla finestra per portare quello che gli serviva sull'albero. Il montaggio l'avrebbe fatto l'indomani.
In una di queste scappatelle incontrò l'amico, un uomo di quarant'anni forse, che si mise ad aiutarlo e a spiegargli il motivo della sua memoria fotografica. La prima volta che lo vide ebbe paura perchè intravedeva nel buio solo un'ombra che mostrava la faccia quando aspirava dalla sigaretta perennemente sulle sue labbra. Disse di chiamarsi “Makin” e che non faceva parte degli uomini col fucile, ma che era li per controllare il suo lavoro e di come stesse crescendo.
Makin, incredibilmente, si faceva vivo solo quando Lucas aveva bisogno di qualche elemento in più per la sua capanna e discutevano per qualche ora su come far funzionare per il meglio la sua piccola mente.
La freddezza diceva era l'elemento principale, senza quella il bambino sarebbe stato alla mercè di tutti. E con piccoli giochetti riusciva ad instillare, nel giovane, insegnamenti che gli sarebbero serviti per tutta la vita.
La volta in cui Lucas crebbe veramente fu quando l'amico, aspettandolo vicino alla “fortezza”, gli fece vedere un agnello morto con tutte le viscere sparse per le varie stanze della capanna. Il gioco consisteva nel raccoglierle tutte con le mani e tentare di rimetterle dentro l'animale. Lucas si mise a piangere dopo un po', allora l'uomo gli chiese: “Perchè piangi?”
Il bambino rispose: “Perchè mi son sporcato tutte le mani e i vestiti, ora come faccio a rientrare in casa senza che nessuno mi scopra?”
Makin sorrise: “Bene sei cresciuto, d'ora in poi non mi vedrai più e, se ci incontreremo di nuovo, vorrà dire che ci siamo messi nei guai.”, “Guarda la, puoi lavarti nel laghetto e i vestiti puoi sotterrarli. Nessuno si accorgerà se rientrerai nudo, stanno dormendo tutti.”
“Non andartene ...”
Ma le sue parole incontrarono solamente l'aria, l'amico era già lontano quando, spegnendo la sigaretta per terra, si girò e disse: “A presto giovane Lucas, a presto ...” poi le ombre lo inghiottirono.

Perchè gli era tornata in mente quella scena?
In che modo la mail poteva essere collegata a quel particolare periodo?
Risposte che avrebbe trovato l'indomani.
Controllò che la sveglia fosse attivata, sistemò il cuscino e chiuse gli occhi.

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Ottobre 21, 2007 - 12:58 pm

Lyræ

Era distesa, era legata, non poteva muovere ne le braccia ne le gambe. La testa le stava scoppiando. Sentiva caldo in tutto il corpo. Cercò di alzare il capo, ma anche quello era legato. Gridò, ma era senza voce.
La stanza completamente bianca le acutiva il dolore, chiuse gli occhi. Dormì.

Si risvegliò e l'incubo era ancora li. Bianco, caldo, dolore.

Aprì gli occhi, questa volta c'era qualcosa di diverso. Una flebo vicino al suo letto, ma nessun altro cambiamento.

Di nuovo, ma dove si trovava?

Puzza, buio, diversità. Il letto era più duro, il cuscino era fatto da una coperta piegata, si muoveva però, era libera, non aveva più i lacci alle estremità. Cercò di alzarsi, ancora dolore, ma meno intenso, decise di riposarsi.
Erano passate due ore forse, non aveva la cognizione del tempo, un rumore la fece trasalire. Qualcuno aveva appoggiato qualcosa per terra. Alzò il capo, con il buio però non vedeva quasi nulla, sentiva degli spifferi in testa, tastò dove un tempo crescevano fluenti i suoi capelli scuri, non ne era rimasto più un granchè, solo delle piccole punte che le facevano tremare le mani appena le passava sopra.
Pianse.
Al posto dei vestiti, un camice da ospedale la ricopriva, pianse di nuovo.
Fame.
Provò ad alzarsi, un senso di nausea la pervase, continuò, doveva nutrirsi, trovò a tentoni il piatto, non vedeva ciò che c'era, ma lo ingurgitò.
Tornò sulla branda, si distese, dormì.
Qualcuno bussò, parlava in qualche lingua asiatica: “Non capisco” rispose lei.
“Tu, donna, passa piatto io ti do altro mangia.”
“Dove sono?”
“Tu passa piatto, no domande.”
Si avvicinò allo spioncino e passò il piatto all'uomo dall'apertura in basso della porta.
Il carceriere, glielo riempì di qualcosa di bianco e glielo ritornò.
“Ho sete, acqua ...”
“Acqua no ora, poi.”
“Che cos'è questa roba?”
“Tu mangia e tu cresce, e anche insetti dentro cella.”
“Voglio uscire chi siete ...”
...
Dopo qualche tempo lo spioncino si aprì di nuovo e una mano infilò dentro una ciotola con dell'acqua.
Bevve.
Divenne un'ossessione, ogni quattro o cinque ore passava “mangia”, “bevi” lo seguiva dopo mezz'ora.
Aveva chiesto alle guardie dove poteva espletare le sue funzioni: “Devi trovare buco per terra.”
Lo aveva trovato cercandolo a carponi, quando aveva qualche stimolo si avvicinava al foro e, alla fine, ricopriva tutto con la coperta che aveva usato come cuscino.
La cella non era fredda, ma era umida. L'umidità la faceva sudare anche se non si muoveva e l'acqua era il momento che attendeva di più.
La donna rimaneva distesa per la maggior parte del tempo, cercando di pensare a suo marito, la sua casa, sua madre, suo padre i suoi amici per fare in modo che non impazzisse. Piangeva ogni tanto, ma nessuno le dava bada, nemmeno i tizi che le portavano la sbobba.
Era scoop se ne era resa conto già da un pezzo, ed intanto il tempo passava, passava ...
Un giorno, mentre dormiva, si ritrovò bloccata da tre guardie che la trascinarono in una specie di doccia, dove la tenerono ferma contro la parete con un getto ad alta pressione della manichetta dell'antincendio. Facevano commenti sarcastici su di lei, ne era sicura perchè riusciva a sentirli ridere, ma non capiva le loro parole.
Finita la pulizia la riportarono in cella sbattendola per terra richiudendo la porta mentre lei tentava di alzarsi. Le avevano cambiato coperte e non si sentiva più l'odore nauseabondo dei suoi escrementi.
Ricominciò la solita vita: mangiare, bere e dormire ...
Dopo qualche tempo la riportarono alla doccia e, alla fine, di nuovo in cella, ma questa volta c'era qualcosa in più, qualcosa di estraneo, c'era un uomo.
“Dave?” esclamò la ragazza, “ ... No mi dispiace ...” riuscì a sussurrare lui, poi ritornò a dormire.
Si ricordò di come l'avevano trattata all'inizio e pensò che avessero fatto lo stesso con lui, quindi lo lasciò in pace aspettando pazientemente il suo risveglio.

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Ottobre 28, 2007 - 11:28 am

5h4d0wm00n

Il primo compito fu quello di scrivere in sincronia un paio di documenti. Seb era collegato in contemporanea a due computer. Nulla di difficile, tranne che utilizzava sempre un paio di cicli in più per terminare uno dei due. Non stava utilizzando appieno le sue facoltà, ma non dipendeva da lui era una questione di capire il cambiamento ed utilizzarlo nel migliore dei modi. Non gli erano chiari alcuni concetti e lui continuava a ragionare nella solita vecchia maniera.
Greg controllava i risultati e lo faceva ricominciare, era instancabile anche se erano già passate diverse ore da quando avevano iniziato.
“Forse, se mi riposo un po' ...”
“Forse ... ma non ora.”
Il tono imperativo dell'insegnante lasciava poco spazio alle interpretazioni, ricominciò.
Ogni volta un testo nuovo, ogni volta il ritardo nell'esecuzione.
5h4d0wm00n era stanco, mantenere la concentrazione dentro e fuori dallo schermo gli portava via delle energie che, sapeva, erano sul punto di finire. Non poteva guardare l'orologio, la sua vista era concentrata sul testo, allora, quasi inconsciamente, cercò in quello del sistema operativo, mentre continuava a scrivere. Non convinto cercò conferma anche nell'altro. Erano passate le 4 del mattino.
Terminò i documenti in contemporanea.
“Cosa hai fatto?”
Credendo di essere stato scoperto nell'aver sbirciato l'ora Seb ammise di averlo fatto.
“Ci sei riuscito finalmente ... l'ora è nascosta dovevi aprire diverse finestre prima di trovarla.”
“Riprova!”
“Ma sono passate le 4 ...”
“Riprova!”
Un altro testo finito, di nuovo contemporaneamente. Bastava sdoppiarsi, non andare veloci, non serviva. Sentire i bits, interpretarli e cambiarli.
“Bene per oggi abbiamo finito, ti offro la cena a base di proteina monocellulare, conosco un posto qui vicino che la cuoce in mille modi differenti.”
“Perchè si cuoce?”
“No, cambiano solo le guarnizioni nel piatto, però il cuoco è un vero artista.”
“Potrebbe fare un libro, già l'immagino il titolo: Mille modi per presentare lo scoop. Avrebbe un successo mondiale.”
“Non fare troppo lo spiritoso con me, quel libro c'è già, basta cercarlo.”
Seb staccò i suoi fili di collegamento, si alzò e seguì Greg verso il “succulento” pasto che lo aspettava.

Le lezioni spaziavano dagli scontri a fuoco alla storia della cultura hacker, dall'intrusione in banche dati governative alla guida dei più disparati mezzi di trasporto. I mesi intensi di lezioni avevano trasformato il peso in eccesso di 5h4d0w in muscoli scattanti. La porzione di cervello clonata sembrava essersi inserita alla perfezione nei suoi processi cognitivi.
Una volta Seb aveva provato ad ubriacarsi con risultati devastanti. Si ritrovò su un letto il giorno dopo, vestito di stracci bagnati, senza ricordarsi minimamente di ciò che era successo.
“Questo è quello che succede quando ti stacchi ... Stai attento potresti dimenticarti di respirare un giorno ... ” lo aveva avvertito Greg. Da quel giorno smise con le droghe e l'alcool.
I mesi di addestramento passarono velocemente, quindi arrivò il momento per entrare in azione.
5h4d0wm00n si svegliò nel bel mezzo della notte, mentre il suo interfono squillava. Era Greg che lo chiamava nella sala operazioni. Trovò dei vestiti piegati in maniera perfetta vicino al letto, decise di indossarli.
Quando fu pronto si presentò nella sala dove un paio di uomini dal volto coperto e Greg lo stavano aspettando.
Uno dei due uomini iniziò: “Un nostro anziano è stato ucciso in un lodge della Rizoma, era li per concludere dei contratti che avrebbero portato all'unione della nostra società a quella dell'Islamik Bank ...”
Il secondo continuò: “Le indagini fatte sul luogo indicano che sono stati proprio quelli di Singapore ad ordire l'assassinio.”
“Come mai ... se dovevamo entrare in accordi ...” Greg non finì la domanda che uno dei due continuò: “I nostri uomini sul posto hanno intercettato diverse comunicazioni tra i dirigenti di Singapore e i loro rappresentanti alla riunione.”
“Non amichevoli nei nostri confronti immagino ...”
“Esattamente Greg ...” ora era la figura a destra che parlava: “Tu è il tuo nuovo socio dovrete intrufolarvi nel database della banca in questione, distruggere più dati possibili in modo da creare scompiglio nelle armate di Singapore e preparare, dall'interno, una controffensiva nel caso in cui venissimo attaccati.”
“Ma è impossibile penetrare le loro banche dati da qua ...”
“Infatti, per questo andrete direttamente sul posto ...”
“Cosa?!” esclamò Greg quasi gridando: “E' un suicidio questo ...”
“Sei il nostro migliore agente, se questa guerra dovesse iniziare voglio che sia tu a guidarci al cuore dei nostri nemici.”
“Ma 5h4d0w non è ancora pronto, deve finire l'addestramento ...”
“E' ora che metta in pratica i tuoi insegnamenti, l'unico aiuto che possiamo fornirvi sono gli infiltrati, qui avremo bisogno di tutte le forze per far fronte alla minaccia che, di certo, non si farà attendere ... abbiamo un mese per organizzarci, forse meno.”
“Non dovrebbe essere un problema eliminare i dati ...” intervenne Seb che fino a quel momento era stato in silenzio: “... l'ho fatto parecchie volte ...”
“Qui non si tratta di gente che non gliene frega nulla delle informazioni e che interagisce noiosamente dal suo terminale d'ufficio ... qui si tratta di hackers come noi, uomini pronti a tutto solo per conservare un bit di conoscenza ...”
“Di un po' 5h4d0wm00n il tuo programma di mascheramento funziona ancora?” intervenne un anziano.
“Si ed è stato anche migliorato dopo l'incontro avuto con i vostri mastini ...”
“Siete la squadra perfetta, questo è quanto ... troverete l'equipaggiamento ad attendervi al porto, riponiamo in voi le nostre speranze.”
I due anziani non aspettarono il saluto dei loro interlocutori e scomparirono sotto il pavimento.
Gli agenti, rimasti soli, si guardarono negli occhi, spaventati degli eventi che si sarebbero susseguiti finchè Seb spezzò il silenzio: “Ma cosa è successo?”
“La pace era in vendita, ma nessuno l'ha voluta comprare.”

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14
Febbraio 1, 2008 - 7:23 pm

Prigionia

Rannicchiata vicino alla figura umana che divideva la cella con lei aspettava paziente l'arrivo di “mangia”. Aveva conservato qualche porzione dei pasti precedenti su un telo in modo che lo straniero, appena si fosse svegliato, avrebbe potuto inghiottire qualcosa per riprendersi dalle numerose ferite che aveva su tutto il corpo.
Lyræ l'aveva svestito e controllato con le dita che non ci fossero ferite profonde, alla fine lo aveva coperto in modo che non avesse freddo. Il respiro dell'ospite era regolare, non dava comunque segno di volersi svegliare. Molto probabilmente era stato drogato come avevano fatto con lei tempo prima.
Con le mani attorno alle ginocchia, seduta per terra la donna continuava a pensare, alla vita che aveva perduto. I nomi, i posti, le date, gli insegnamenti scolastici, qualsiasi cosa le passasse per la mente lei la ripeteva a voce sussurrante tentando di far passare il tempo aspettando l'ora in cui le sarebbe tornato il sonno.
“Chi è la?” rantolò l'uomo dal suo giaciglio. Dapprima, presa dai suoi pensieri, Lyræ non diede bada alla voce poi, alla seconda richiesta si scosse dal suo mondo e si avvicinò al letto.
“Sono Lyræ Dellis, tua amica di cella ...”
“Amica? Non credo di essere in grado di soddisfare le tue voglie ...”
“Voglie? Quali voglie?”
“Non mettono amici nelle stesse celle, quindi tu dovresti essere qui per soddisfare le mie esigenze sessuali.”
La donna non capì il senso di quella frase, secondo lei l'uomo stava delirando; decise alla fine di tornare sulla sua cuccetta e stendersi.
Non ricevendo risposta il prigioniero provò a girarsi verso il punto in cui aveva sentito la donna parlare. Il suo corpo intorpidito rispose a malapena agli impulsi ricevuti vendicandosi spedendo una serie di fitte di dolore al suo cervello: “Dov'è la tua casa?” chiese reprimendo con un sospiro il dolore lancinante proveniente da tutti i suoi muscoli.
“L'isola di Canton è la mia casa, ci vivo con mio marito e tu?”
“Canton non ricordo di aver mai sentito parlare di quest'isola, dove si trova?”
“Vicino a Tarawa.”
“Tarawa ... Tarawa ... Tarawa la capitale del Kiribati, Canton è un'isola delle Fenici ...”
“Si in Polinesia, come fai a conescerla?”
“Ero forte in geografia da piccolo, eheheh”
“E tu di dove sei?”
“Provengo dall'America, ero in vacanza ...”
“Anche tu cercavi notizie sul dottor Gregor Webster?”
Silenzio. Poi un sospiro.
La luce era troppo fioca, Lyræ non riusciva a distinguere i contorni dell'uomo da quella posizione, credeva che gli si fosse riaperta qualche ferita.
“No, volevo solo visitare questa grande città.”
“Ma Tarawa non è grandissima ...”
“Ragazza, forse tu non lo sai, ma siamo a Singapore non in Polinesia.”
“Ma, ma ...” i singhiozzi le soffocarono le parole che stava per dire.
Pianse, per mezz'ora fu l'unico rumore che l'uomo sentì in quella desolazione buia. Si impose di restare freddo nei suoi confronti e si mise a cercare nell'incoscio tutto quello che sapeva degli abitanti di quelle isole.
Naturalmente l'inglese delle isole si diversificava da quello mondiale. Pur essendo simile, alcuni termini cambiavano impostazione oppure la parola era completamente diversa.
Dalle parole scambiate con la donna riuscì a decifrare che amica significava compagna e che lei era sicuramente una prigioniera e non un'infiltrata per carpirgli i segreti che teneva al sicuro.
Le telecamere erano invisibili, ma erano li assieme ai microfoni che registravano instancabili le loro conversazioni. Avrebbe dovuto fare attenzione a ciò che avrebbe detto, molta attenzione.
Hai qualcosa da mangiare, Lyræ?”
“Si ho conservato un po' di questa roba che mi danno per quando ti saresti svegliato.” rispose lei ancora singhiozzante.

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15
Aprile 6, 2008 - 7:10 pm
[FONT=Times New Roman][SIZE=4]Londra[/SIZE][/FONT]

Il pubblico era in delirio, l'aver baciato nel mezzo del concerto una ragazza in prima fila aveva scatenato il putiferio. Gli stewards addetti alla sicurezza avevano dovuto faticare non molto per sedare gli animi riscaldati dei ragazzi presenti, ma anche quello delle ragazze.
Midori aveva temuto, in più di un frangente, che il concerto sarebbe stato interrotto. I suoi compagni dal canto loro avevano fatto di tutto per riscaldare ulteriormente gli animi. Se la folla avesse distrutto il teatro comunque sarebbe stata una bella punizione per il titolare visto che li aveva ingaggiati per la metà di quello che normalmente ottenevano dalle loro esibizioni. Purtroppo Irina, la cantante, era scesa a compromessi non propriamente leciti col finanziatore e, quindi, avevano dovuto accontentarsi.
Comunque tutto era andato alla perfezione, avevano ottenuto un successo clamoroso, il rock è sempre devastante e quella era stata la conferma alla regola.
Il ritorno al camerino la fece sorridere, pensando a una notte di follie; magari in qualche altro locale avrebbe trovato un'altra band da ascoltare e sfogarsi senza aver il pensiero di ricordarsi la prossima nota da suonare.
Entrò e accese la luce, mentre il cuore le balzava in gola per lo spavento, un paio di gambe facevano capolino dietro un enorme mazzo di rose fucsia.
Spero di non averti spaventata ...”
Ritornata in se dopo l'iniziale timore Midori rispose: “Di solito i fiori me li lasciano fuori dalla porta, con un bigliettino”, “e tu mi sembri troppo grande per essere un bigliettino ...”
Dovevo assolutamente conoscere la star del concerto ...”
“La trovi due stanze prima della mia.”
Secondo me la star sei tu ...”, “Comunque, queste sono per te ...” disse l'uomo porgendole i fiori.
“Dovrei ringraziarti con un bacio ora?”
Non vorrei scatenare le ire di qualche tuo spasimante, no sono qui per affari ...”
“Le nostre esibizioni costano 10.000 eurodollari, comunque dovresti parlare con il nostro agente per le date ...”
L'uomo incurante delle parole della chitarrista cercò un posto dove sistemare i fiori, quindi si girò verso di lei: “So benissimo cosa devo fare per avere i vostri servizi, ma non sono interessato a quelli ...”
“Bene, ti ripeto che ti puoi rivolgere due porte prima, se non ti interessano i nostri servizi puoi consolarti con i servizietti di Irina ...”
Permetti che mi presenti, mi chiamo Kane, Lucas Kane.”
“Bene signor Kane, il mio nome è Lou, Midori Lou in cosa posso esserle utile?”
Conosco un ristorante cinese ...”
Kane nemmeno si accorse del diretto che gli arrivò in piena faccia stendendolo ancora prima di capire cosa era successo. La donna riprese a parlare: “Spiacente ...” disse senza scomporsi: “Sarei già impegnata, il mio gatto aspetta la cena.”
Volevo dire giapponese, mi scuso per il mio riprovevole lapsus ...”
“Ok, il tempo di farmi bella e sono da lei.”
E il gatto?”
“Mangerà un'altra volta, è un sint-gatto.”
Bene, c'è una limousine presa a noleggio con tanto di autista in livrea posteggiata nel retro, l'aspetto fuori.” disse l'uomo mentre, rialzandosi, si massaggiava il mento. “Complimenti per il destro ...”
“Lo alleno ogni sera dopo un concerto, i miei fans mi adorano per quello, gli piace essere stesi con me sopra ...”
Una cruda realtà, chissà forse anche a te piacerebbe essere stesa da un vero uomo ...”
“Si ma quello non ...” ma ormai Kane era già uscito chiudendo la porta dietro di se, ma Midori terminò lo stesso la frase: “ ... sei sicuramente tu!” senza che nessuno l'ascoltasse.

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