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Background: Consuelo Beguna Locatero
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Gennaio 23, 2007 - 10:57 am

Autunno 2062

Tutto ebbe inizio diciotto anni prima …
E’ notte, nelle vie del ghetto di San Francisco, luci in lontananza danzano sinuosamente, le strade sono deserte e la banda dei “Caballeros” si muove libera per le strade in groppa alle loro moto.
Il ghetto è il loro regno, la notte la loro amante, diciassette moto che si muovono all’unisono nelle tenebre quand’è che il capo-branco si piega e con un breve stridio blocca la sua moto in pochi metri, tutti reagiscono immediatamente e la galoppata dei centauri si ferma senza danni, poi tutti sbalorditi guardano l’ostacolo che Jasmine (ma da tutti chiamata solamente“Jade”) ha cosi stranamente evitato.
Una piccola bambina in piedi in mezzo alla strada con in mano un guinzaglio attaccato ad un collare tutto insanguinato, occhi sbarrati, le urla e la bisboccia dei centauri non la spaventava anzi sembrava proprio che non la sentisse nemmeno.
Jade scese dalla moto e si diresse verso quella bambina…si chino in avanti…
J:<>
Con un filo di voce la bambina rispose cortesemente
C:<>
J:<>
C:<>
Poi la bambina scosse la testa in cenno di negazione…
J:<>
La piccola fece spallucce alzando i palmi delle mani verso l’alto
J:<>
Consuelo si girò e indico qualcosa vicino ad un bidone in fiamme, che normalmente quelli del ghetto usavano per riscaldarsi in quelle fredde notti invernali.
Jade si recò verso il bidone e quando fu vicina guardo attentamente, la sua espressione non cambiò nonostante l’orrendo spettacolo che le si presentò davanti, un uomo giaceva a terra completamente squartato, di sicuro gli avevano rimosso il braccio destro ed estirpato dalla cassa toracica il cuore, il fegato e sicuramente altri organi, accanto a lui c’era il corpo di un cagnolino decapitato, strisce di sangue partivano dal corpo e i dirigevano verso un piccolo buco nel muro, lei si avvicino e lo analizzò, nemmeno il suo corpo cosi magro e agile sarebbe riuscito a passare per quel piccolo pertugio, ma forse una bambina si.
Si giro e ritorno dalla piccola e con un tono caldo ed affabile continuo...
J:<>
Consuelo annui.
Con la gentilezza di una madre prese Consuelo in braccio e con un po’ di fatica le fece mollare il guinzaglio che stringeva in mano. La mise seduta a cavalcioni davanti a se sulla sua moto, la raddrizzò e con un colpo secco la mise in moto, il rombo dei motori tornò a riempire il silenzio che si era create e come saette i “Caballeros” tornarono a ruggire per le strade del ghetto.
La loro corsa termino in una vecchia casa in periferia con un piccolo giardino recitato, i centauri lasciarono le loro moto sul terreno antistante la casa, l’aspetto era fatiscente alcune finestre rotte altre sostituite da assi di legno o cartoni.
Jade prese in braccio la bambina e si diresse verso la porta subito qualcuno dei bradi si prodigò ad aprirle la porta lei fu la prima ad entrare e dopo di lei con un rumoroso boato entrarono gli altri. Sali le scale che portavano al primo piano e aprì quella porta che sembrava il cancello tra l’inferno e il paradiso.
Tutta la casa sembrava un vero e proprio covo di banditi ma la sua stanza no, era pulita ed in ordine, c’era il letto fatto e non dei materassi buttati per terra, c’era una specchiera con delle boccette di profumo e non cocci di specchio appesi al muro con pugnali conficcati li vicino.
Fece accomodare Consuelo sul letto poi giratasi apri un piccolo frigo e ne estrasse qualcosa…
J:<>
Porgendole una piccola barretta…
La piccolina la prese e la divorò sembrava che non mangiasse da giorni, allora Jade recandosi verso la porta disse..
J:<>
Al suo rientro la piccolina era sdraiata sul suo letto e stringeva forte al petto il suo cuscino, Jade amorevolmente la coprì con le coperte, si spoglio e le si mise a dormire accanto scaldandola con il dolce tepore del suo corpo.

Jade si diede da fare per mesi a trovare notizie di qualche parente della bambina, ma senza risultato. Purtroppo lei non poteva avere figli e sinceramente non ne aveva mai voluti, lei era libera! Libera di fare ciò che vuole libera di amare chi vuole, non si era mai legata a nessuno, era una ragazza forte che tutti volevano vicino e nessuno osava contraddire nel branco, rispettata e temuta, un vero leader, una meta da raggiungere, l’arrivo di Consuelo non cambiò niente nella sua vita tranne per il fatto che potè assaporare cosa vuol dire essere madre. Ogni uomo che lei ebbe fu come uno zio per la bambina, ognuno di loro le insegno qualcosa, chi a guidare, chi a sparare, chi a scassinare, chi a riparare apparecchiature elettroniche, poi arrivò Madelene, lei non apparteneva ai “Caballeros” non parlava neanche come loro, arrivò nel gruppo quasi per caso, era forte e decisa come Jade, ma aveva qualcosa di diverso, sdegnava gli uomini come se fossero di una razza inferiore. Nessuno può dire cosa trovo Jade in lei, sta di fatto che la loro relazione dura ancora oggi.
Madelene si affezionò subito a Consuelo e le insegno principalmente due cose: come usare le armi segrete di una donna senza ferirsi e come sparire dalla circolazione senza lasciare traccia. Per Consuelo Madelene diventò come una zia, trascorrevano ore e ore insieme a parlare di tutto ciò che le passavano per la mente, dalla cyber-meccanica al misticismo, dagli uomini alle donne. Per Consuelo fu il miglior padre che potesse aver mai avuto.

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2
Gennaio 23, 2007 - 11:04 am

Estate 2075

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Il tempo passò e Consuelo crebbe tra l’amore di colei che l’aveva strappata alla strada e i lupi che la circondavano, in un armonia perfetta di conflitto ed amore. Esperienze di tutti i tipi le stava offrendo la vita, dalle più rudi alle più illegali come quella volta che a diciannove anni durante un raid ai magazzini Mikkos, perse il controllo della sua motocicletta e si schiantò contro la recinzione di un magazzino proprio fuori dal porto, mentre stava arrivando una delle volanti della polizia. Si fece solo tre giorni di cella grazie ad Jack Hammer, un poliziotto non più alle prime armi della centrale, che cedette alla supplica di quei occhi così dolci e la aiutò impedendo che prove a suo discapito venissero montate dai colleghi, in fin dei conti lei era ancora incensurata e niente la legava a quei teppisti che avevano saccheggiato i magazzini, anche sulla sua moto non fù trovata nessuna prova della sua complicità. Lei usò bene gli insegnamenti di Madelene, dovette comunque a malincuore pagare il prezzo di quell’aiuto, non si può certo dire che Jack era proprio un bell'uomo, anzi tutt'altro, ma ora era di nuovo libera e poteva contare su qualcuno, se ne avesse avuto bisogno nel futuro.
Le sue capacità di montare Ciber-tecnologia crebbe a tal punto che nel ghetto molti la conoscevano per quel ottimo tecnico che stava diventando.
La sua vita è sempre stata sul filo del rasoio, un passo falso e tutto poteva finire a rotoli, anche due anni fa Consuelo ha rischiato veramente grosso, ma qualche santo sicuramente veglia su di lei.
Era estate e uno strano tipo che si faceva chiamare Fixit le portò un dispositivo di sicurezza di quelli striscianti e le chiese se era in grado di trovare un rimedio per renderli inoffensivi, lei ci lavorò tre giorni e alla fine consegno a quel strano uomo un oscillatore ad onde quadre collegato ad un trasmettitore, aveva notato che quel specifico tipo di sorveglianti reagivano a quel segnale andando in loop e trasmettendo gli ultimi trenta secondi di immagini prima dell’attivazione del segnale stesso, diventando cosi inoffensivi. Peccato che si dimentico di avvisare quell’uomo che i materiali con cui aveva costruito quel ricevitore erano rintracciabili e pertanto di non lasciarlo in giro dopo averlo usato, cosa che ovviamente accadde. Il bersaglio degli uomini di Fixit era la dimora di uno dei progettisti della GlobalTech il quale aveva in casa un prototipo di un nuovo cane da prima linea. Il colpo ebbe successo ma alcuni uomini della GlobalTech bloccarono Consuelo e la portarono in un magazzino in periferia dove la interrogarono, da lei non seppero niente a parte il fatto che quel prototipo era una sua creazione ordinatale da una strana figura di qualche corporazione che la pago in contanti, non sapeva bene a cosa sarebbe servito, ma non credeva che qualcuno potesse usare dispositivi di sicurezza cosi inadeguati, senza protezioni senza schermature, infatti confesso che all’inizio credette che si potesse trattare di uno scherzo. L’interrogatorio durò 3 ore e lei canto, … canto tanto … spiego per filo e per segno cosa si sarebbe dovuto fare per migliorare quel dispositivo di sicurezza, dove i progettisti avevano sbagliato, le varie falle lasciate aperte per negligenza… Gli uomini non capirono se la ragazza era un genio, ingenua o veramente demente, però per loro quello che diceva era il vero, sembrava che raccontasse per filo e per segno ogni singolo momento da quando quel strano "Corporativo" le a commissionato il lavoro a quando lo ha consegnato, le sue descrizioni erano precise ed accurate, quant’è che ad un certo punto da una porta un uomo interruppe i tre energumeni che la stavano interrogando le fece liberare i polsi e si mise a discutere con lei tutte le varie modifiche che lei aveva elencato durante l’interrogatorio. A si dimenticavo Fixit non è di certo un Corporativo e non ne ha nemmeno lontanamente l'aspetto, ma se sei tanto preciso nei particolari e facile che se dici il vero anche una bugia possa essere vista come la verità, basta solo autoconvincersi che quello che dici è la verità e non commettere l'errore di metterti in autodiscussione. Oramai il suo interrogatorio era finito e iniziava in un certo senso il suo colloquio di lavoro, infatti non passarono due giorni che quei tre energumeni le se presentarono nel buco dove lei lavoricchiava la presero di peso. la portarono verso il centro, e la depositarono in mezzo ad una “hall” di un grande edificio mettendole una busta in mano, era il suo contratto di assunzione per la “GlobalTech”, una consociata della “EBM”. Fece la cosa sbagliata per la persona sbagliata nel momento sbagliato e questo la porto a tirarsi fuori dal fango.
Ora Consuelo, di giorno, lavora per la GlobalTech come disegnatrice e realizzatrice di prototipi per la sorveglianza elettronica, questa nuova posizione le ha permesso di migliorare il suo tenore di vita, ma il richiamo della strada e sempre molto forte in lei...

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3
Gennaio 23, 2007 - 11:15 am

Primavera 2080

Era una serata uggiosa e Consuelo rincasò presto, era molto agitata e si muoveva nervosamente, continuando ad accarezzare l’armdeck celato sotto l’impermeabile.
Non controllò nemmeno la porta del suo appartamento, l’aprì e la richiuse dietro di sé senza nemmeno guardare se ci fosse qualcuno nel corridoio, si tolse l’impermeabile e lo lasciò cadere ai suoi piedi continuando a sfiorare la superficie del deck ora completamente visibile, lo guardava con … passione, come si potrebbe guardare un amante, ma era solo il suo solito deck, oramai l’aveva da un mese e mai l’aveva coccolato in quella maniera, andò nell’angolo cottura e mise su l’acqua per un tè, poi si diresse verso lo stereo e cominciò a spulciare freneticamente tutti i chip musicali che aveva, ne estrasse uno di un complesso di “liric-gotic punk metal”, lo mise su e mentre la prima canzone cominciava a riempire l’ambiente andò a vuotare l’acqua per il tè nel lavello: era molto agitata e nonostante volesse fare qualcosa per calmarsi voleva assaporare quell’eccitazione il più allungo possibile.
Si recò alla finestra e chiuse le tende, poi sbirciò fuori, quasi a voler controllare che nessuno la stesse guardando; al decimo piano di una palazzina governativa era quasi impossibile, ma la sua eccitazione non la faceva pensare lucidamente.
Andò davanti al computer e si sedette, si guardò in giro e si rialzò, fece un giro attorno al tavolo guardandosi intorno, poi si diresse verso la porta d’ingresso, calpestando il proprio impermeabile, e la bloccò. Normalmente era la prima cosa che faceva rientrando a casa.
Aprì la porta della camera da letto, accese la luce, guardò dentro, aprì l’armadio, guardò sotto il letto, si girò e fece lo stesso nel bagno, prima di andarsi a sedere di nuovo davanti al computer.
Si rialzò e si sedette dal suo computer per altre tre volte prima di decidersi ad accenderlo, attivò tutti i programmi di diagnostica prima di prendere un cavo d’interfaccia e di collegarlo al deck, cosa che non faceva mai dato che il suo computer fisso era isolato dalla rete, per ovvi motivi di sicurezza: alcuni dischi al momento non collegati al computer contenevano copie di progetti ancora allo stato sperimentale ed un intrusione nella sua macchina avrebbe significato spionaggio industriale, con le possibili conseguenze nei suoi confronti per negligenza.
Non sicura della sicurezza, attivò un disturbatore di onde radio, poi finalmente attivò il trasferimento del file sulla macchina fissa. A trasferimento completato, scollegò prima il deck dal computer poi se stessa dal deck per rimuoverlo dal suo braccio sinistro ed appoggiarlo sul tavolo alla sua destra.
Gli occhi le brillavano e davanti a sé cominciarono a sfogliarsi pagine e pagine di quel progetto su cui aveva lavorato per più di un mese sacrificando intere notti di riposo. Era orgogliosa di se stessa: finalmente era finito. Doveva solo decidere quando, come e dove cominciare a costruirlo. Lo continuò ad ammirare per più di un ora, poi guardando l’orologio si accorse che il tempo a lei rimasto era oramai poco: presto tutti gli uffici avrebbero chiuso, cosi si decise ed alzo il telefono.

C.: “Buonasera, parlo con la Raven Microcybernetics di San Francisco?”
...
C.: “Potrei parlare con un vostro commerciale della sezione “full conversion”?
Nell’attendere che le passassero un altro operatore Consuelo cominciò a battere nervosamente le unghie sul tavolo.
C.: “Buonasera”
...
C.: “Mi chiamo Consuelo Locatero e sono interessata ad un vostro prodotto”
C.: “Il top di gamma”
C.: “Sì, esatto, quello”
C.: “Sì, certamente, lo so”
C.: “Però avrei una richiesta da farle…
C.: “… avrei bisogno del modello senza il servizio di installazione, come dire... in scatola di montaggio”
C.: “Certamente, lo so che non è una prassi standard…”
C.: “ …ma spero che mi comprenderà se le dico che non posso spiegarle il perché di tale richiesta... sa, motivi di privacy della mia … hem … cliente”
C.: “Sì, lo so che voi dovete abbinarlo ad un nominativo e vi assicuro che io sarò il vostro referente per quel modello”
C.: “Si certo!”
C.: “Naturalmente”
C.: “Che colore? … E possibile averlo nudo?”
C.: “Ma certamente che lo so, è che la mia cliente aveva altre intenzioni per quanto riguardava il colore dello châssis”
C.: “Non lo dica a me”
C.: “No, non è una diva degli holomovies, ma diciamo che è altrettanto eccentrica”
C.: “Oh, sì certo. Esatto, stavo per dimenticarmi di dirglielo”
C.: “E... mi dica, quanto è il costo del modello senza installazione?”
C.: “Presumo un anticipo a conferma d’ordine ed il saldo alla consegna”
C.: “Ovviamente. Immaginavo. Ok, lo ordino immediatamente, tempi di consegna?
C.: “ Ah sì, certo, i miei estremi … Consuelo Beguna Locatero …
C.: “ La ringrazio e attendo vostra chiamata per l’accettazione dell’ordine”
C.: “ Grazie ancora e arrivederci”

Chiudendo la comunicazione Consuelo si lasciò finalmente andare e riprese a respirare regolarmente.

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4
Marzo 19, 2007 - 8:04 pm

Estate 2070

Era una estate molto torrida, e tutti i ragazzini del quartiere si stavano rinfrescando sotto gli spruzzi d’acqua di un idrante manomesso. Anche la giovane Consuelo con la scusa di vegliare su di loro ne approfittava per procurarsi un po’ di refrigerio, non aveva più l’età per giocare con l’acqua, ma l’accudire delle giovani pesti le permetteva di restare sotto gli spruzzi dell’idrante.
Tutto sembrava tranquillo, i bambini giocavano a schizzarsi tra loro e le vie erano deserte. Da sempre quel quartiere era il loro territorio, o almeno quello di Jade e dei Caballeros e nessuno fino a quel giorno aveva mai osato disturbarli, né le gang di adulti né le bande giovanili.
Tuttavia la tranquillità di quella torrida giornata fu interrotta da un rombo di motore: una jeep, che aveva appena girato l’angolo e si dirigeva verso di loro, con a bordo due ragazzi a torso nudo con in mano delle birre. Il mezzo si fermò in mezzo alla strada, proprio di fronte all’idrante, e i due scesero, si portarono fino alla fonte del getto e si bagnarono i capelli. Erano, di carnagione bianca e capigliature bionde; fin lì niente di male, ma ad un certo punto mentre uno dei due era risalito in macchina, l’altro si era diretto verso Veronica, una bambina di 8 anni e presala per la camicetta l’aveva sollevata di peso.
Non importava ciò che voleva fare, Consuelo reagì istintivamente e incominciò a correre verso l’estraneo. Anche gli altri bambini si misero a picchiare le gambe del ragazzo perché mollasse la presa, ma questo reagì allontanandoli con due calci ben piazzati.
Le frasi che disse mentre Consuelo lo caricava non furono né amichevoli né prive di volgarità, e questo fece crescere la rabbia alla giovane vigilante, che caricò a resta bassa infilando una testata nel ventre dell’aggressore, il quale, accusato il colpo, lasciò cadere Veronica.
Mentre quello alla guida della jeep si rovesciava dalle risate, l’altro si raddrizzava, pronto a dare una lezione a quella giovane così sfrontata che aveva avuto il coraggio di colpirlo.
Consuelo fece due passi indietro e gli si parò davanti. Tra, i due ci fu una breve scazzottata, ma l’alcohol nelle vene del ragazzo gli fece aver la peggio, allora afferrò un bambino con una mano frapponendolo tra sé e Consuelo come scudo mentre usava l’altra mano per tirare dei diritti.
Le azioni si susseguirono rapidamente, anche se ora la ragazza evitava di aggredire l’assalitore per paura di colpire il bambino, finché riuscì a portare a segno un colpo alla scapola del braccio che stringeva il bambino permettendogli di scappare e raggiungere gli altri che nel frattempo si erano radunati nell’ angolo di un vicolo.
Il teppista gli corse dietro, ma Consuelo, forte degli insegnamenti di Sang-woo Jang, si frappose tra lui e i bambini, preparandosi ad afferrare l’avversario e mandarlo verso dei sacchi delle immondizie, ma le cose non andarono come la ragazza si aspettava, il ragazzo si mosse più rapidamente di lei e nel tentativo di afferrarlo ugualmente scivolò sull’asfalto inondato dall’acqua dell’idrante e finì con il sedere per terra. Per paura di ricevere un anfibio in faccia si coprì il volto incrociando le braccia. I secondi passarono mentre Consuelo aspettava la reazione dell’altro, ma non successe nulla: anche i rumori della rissa le sembravano ovattati. Titubante, la ragazza abbassò le braccia, sbirciando oltre man mano che le si liberava la visuale. Aveva il sole in faccia, e davanti a lei c’era una figura in piedi, leggermente ricurva su se stessa, col respiro affannato che le dava le spalle. Fece per slanciarsi contro di lui ma scivolò di nuovo nella pozzanghera. La figura si girò e lei fece molta fatica a metterla a fuoco. Quando ci riuscì le, stava porgendo la mano aperta. Una volta che i suoi occhi si abituarono alla fastidiosa luce, distinse più chiaramente quella figura: aveva già visto quel volto, era il viso di quel ragazzo che abitava nel vicolo alle sue spalle, al primo piano, ma non l’aveva mai visto per la strada, se ne stava sempre seduto sul terrazzino della scala antincendio a leggere delle riviste.
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Un aiuto da uno che non era nemmeno della sua banda? Giammai!
Consuelo rifiutò sdegnosamente la mano del ragazzo e si puntò con le braccia per rialzarsi. Quel giorno le andava decisamente tutto storto: lo slancio eccessivo e il terreno scivoloso le fecero fare la terza figuraccia della giornata, facendola finire con la faccia nella pozzanghera. Sbuffando, si mise a quattro zampe. Alzò la testa nel tentativo di capire se il ragazzo aveva visto quella rovinosa caduta, ma con sua grande sorpresa lo vide dirigersi verso le scale antincendio che portavano al suo terrazzino e tirare una corda. Un asciugamano, in bilico su di essa, cadde e lui lo prese al volo prima che toccasse terra. Poi si girò e si diresse di nuovo verso Consuelo, che nel frattempo era finalmente riuscita a rizzarsi in piedi e con le mani cercava di togliersi inutilmente l’eccesso d’acqua dai vestiti.
Le porse l’asciugamano. Era già la terza gentilezza che le faceva, dato che molto probabilmente era stato il suo intervento a mettere in fuga gli aggressori, e a quel punto Consuelo lo fissò. Il suo sguardo cadde sull’avambraccio sinistro del giovane, dove del sangue fuoriusciva da una ferita da taglio. Il ragazzo seguì il suo sguardo e girando il braccio osservò la ferita che si era procurata. Poi, facendo spallucce, fece un passo avanti e, senza proferir parola, protese l’asciugamano.
Consuelo questa volta accettò il gesto del ragazzo e prese l'asciugamano, si asciugò il volto e i capelli, ma appena la sua visuale fu di nuovo libera non vide più colui che le era corso in aiuto, e cercandolo in giro lo rivide di nuovo seduto sulla sua terrazzetta a leggersi le sue riviste. Un asciugamano, ecco quel che le era rimasto di quella giornata.

Nel mese seguente lo tenne sotto controllo, pronta a trovare il momento giusto per sdebitarsi: odiava essere in debito con qualcuno. Non, ne ebbe mai l’occasione, però: nonostante non facesse parte di nessuna banda nessuno gli rompeva le scatole, e non si metteva mai nei guai; ogni giorno lo vedeva andare a fare la spesa nel negozio dall’altra parte della strada e ne usciva con poca roba appena sufficiente per una persona.
Vestiva sempre con un paio di jeans e t-shirt, preferibilmente quelle con stampe di simboli militari dei vari corpi europei: francesi, italiani, inglesi e tedeschi. Era solitario e taciturno. Anche quelle volte che lo spiò dentro il negozio non lo sentì rivolgere la parola nemmeno al commesso.
Doveva essere anche lui un ispanico: la sua carnagione era poco più chiara di quella di Consuelo, e i suoi tratti erano molto dolci, ma di lui non sapeva nulla, nemmeno il cognome, tanto vane erano state le sue ricerche. Dopo un mese di appostamenti e pedinamenti, la prima informazione che ottenne su di lui sembrò giungere per caso: una donna, dalla strada aveva urlato “Miguel!” e subito il giovane scese dalle scale antincendio, scivolando a cavalcioni sul passamani. Finalmente sapeva il suo nome!
Ma non aveva l’aria di essere un bel giorno per lui: la donna gli disse qualcosa e il suo sguardo si rattristì notevolmente. Oramai Consuelo aveva memorizzato ogni suo lineamento, seguito ogni suo gesto: avrebbe potuto riconoscerlo ovunque.
Non si era accorta che la sua morbosità nel volersi sdebitare l’aveva portata a conoscere così bene quel ragazzo da non riuscire a restare un giorno senza osservarlo.

Finalmente l’occasione tanto attesa si presentò, ma non andò a finire come avrebbe sperato la ragazza, anzi...

Una sera, mentre Consuelo era appostata nel vicolo per spiarlo, lo vide scendere le scale antincendio scivolandoci sopra come al suo solito e infilatosi un giubbottino di pelle nera, incamminarsi lungo la strada principale. Camminò a lungo, raggiunse il Golden Gate lo attraversò e si diresse verso il centro. Entrò in un locale e parlò con delle persone in maniera molto animata, quando ne uscì nei suoi occhi si poteva leggere la rabbia. Riprese la strada del ritorno, ma arrivato al ponte fu raggiunto da un Van da cui scesero cinque persone che, dopo averlo pestato e legato, gli misero una fune al collo attaccata ad una pietra che fu lasciata cadere oltre il ponte. I cinque rimasero lì ad osservare per quanto tempo sarebbe resistito in piedi con quel peso che lo trascinava verso il parapetto del ponte ma poi una sirena li fece scappare.
Consuelo, che era rimasta ad osservare tutta la scena, alla loro partenza si gettò a soccorrere Miguel, che nel frattempo, ad insaputa di tutti, era riuscito a liberarsi le mani. Corse al massimo delle sue forze per arrivare lì il prima possibile e, quando vide che il ragazzo si girò e sobbalzò verso il parapetto, si preoccupò solo di arrivare in tempo. Abbassò la testa e diede tutta se stessa, ma, come capita quando si corre senza guardare avanti, inciampò su un gradino a pochi metri da lui e la sua corsa continuò per inerzia.
Una volta che fu sicuro che i suoi esecutori si erano allontanati, Miguel si girò per permettergli di sfilarsi la corda dal collo e lasciarla cadere giù dal ponte. Poi, raddrizzandosi e inspirando a pieni polmoni una volta rimosso il cappio, si trovò sulla traiettoria di carica di quella strana ragazza, che da quasi due mesi lo stava osservando. Era molto carina, anche quando voleva fare l’indipendente, e più di una volta lo aveva seguito… ma che ci vuoi fare, a volte le donne sono pazze e ora eccola che se non faceva attenzione rischiava di volare anche lei giù dal parapetto insieme al macigno che aveva appena lasciato andare. Sorridendo, protese le braccia in avanti, pronto ad afferrarla.

… alla fine si ritrovò sbilanciata in avanti, con Miguel che la sorreggeva tenendola sotto le braccia. In preda a forti emozioni contrastanti, tra la delusione e la rabbia per non essere riuscita a sdebitarsi e la vicinanza di quel volto che così a lungo aveva osservato, Consuelo si sporse in punta dei piedi e lo baciò sulle labbra, senza pensarci. Poi, ritrovato l’equilibrio e realizzato quel che aveva appena fatto, si girò di spalle e si coprì il volto con le mani. Sentì qualcosa poggiarlesi sulle spalle: era la giacca in pelle che il ragazzo le stava offrendo come copertura. Consuelo si girò di scatto, con la voglia di scagliarla via ma le sue mani invece non eseguirono i suoi ordini, si incrociarono sul davanti e afferrarono la giacca per i lembi superiori stringendosela intorno al collo e chiudendolaa sul davanti. Fu, allora che senti la voce più dolce e soave del mondo chiederle “Tutto bene?”.
Un nodo le strinse la gola e le impedì di rispondere. Riuscì solo ad annuire. Stava , tremando, ma non per il freddo. Lui le mise il suo braccio attorno al collo e apoggiandolo sulla spalla aggiunse: “Su, forza, torniamo a casa”.
Quella vicinanza, quella gentilezza le stavano scuotendo il cuore e non riusciva più a pensare. Apoggiò la testa sulla spalla di Miguel e lentamente si incamminarono verso il loro quartiere.

Il tempo passò e tra i due nacque quello che un’ amicizia non può dare, ma nessuno dei due intraprese mai quel discorso, tranne quel brutto giorno in cui lui, per la prima volta con le lacrime agli occhi, disse: “Purtroppo tra una settimana devo partire. Se fossi rimasto qua ti avrei gia da tempo rivelato ciò che provo per te, ma sapendo che questo viaggio era imminente ed inevitabile non ho voluto illuderti che avremmo potuto stare insieme...”.
Consuelo non ascoltò nemmeno il resto della frase, il suo cuore le si struggeva a tal punto che non riusciva nemmeno a piangere, si era innamorata di lui perché voleva sdebitarsi e non gliel’aveva mai detto e ora si dovevano separare senza potergli stare veramente vicino? Non riusciva a crederci.
L’ultima settimana passò come se quella orrenda verità non fosse mai stata detta, fra i due non accadde nulla di compromettente, ma il periodo che passarono insieme fu tra i più bello della loro adolescenza che li segnò per sempre.

Ora?
Nonostante tutto il tempo trascorso si tengono in contatto e ogni settimana si spediscono un e-mail per tenersi aggiornati su ciò che fanno.

Sentimentalmente?
Entrambi hanno avuto delle storie quasi simultaneamente con altre persone, ma tutte finite chi in una maniera o nell’altra.

Quell’asciugamano?
Se vi capitasse di vedere Consuelo dormire stringendosi al petto un asciugamano non fatevi domande e lasciatela sognare il mondo dei giusti.

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Chi ha mai detto che nei backgrounds non si lacino dei fumble?

154 Messaggi
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5
Marzo 22, 2007 - 10:17 am

Lasciate che ve li presenti!

[size=6]"Los Caballeros"[/size]

Volete conoscere delle persone veramente particolari?
Si? Allora lasciate che ve li presenti, sono i "Los Caballeros" un gruppo strampalato che parla meglio lo spagnolo che l'americano.
Cosa li tiene insieme? Il loro amore per la moto, la birra e la confusione, se ci si diverte va sempre bene.
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Cominciamo per ordine, "The Leader of the Pack" sopra a tutti con il suo poderoso ululato possiamo veder emergere "Jade", donna di carattere e ferocia, quando e in sella alla sua moto fa paura persino ai membri del branco, ma se la conosceste in veste privata vi assicuro che è la donna più dolce ed amorevole di questo mondo. Grezza e rude fuori ma linda e gentile dentro, adora il cioccolato di puro cacao quello nero e amaro, sempre intenta a smontare e rimontare la sua moto per farle dare il meglio, ma anche pronta a correre in soccorso di qualunque lupacchiotto del branco in difficoltà. Attenti pero a non chiamarla con nessun altro nome o appellativo potreste venir sbranati all'istante.
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La segue a ruota Madelene con il suo sorriso smagliante pronta ad avere una parola di conforto, ma non fatevi scappare una parola sui suoi gusti sessuali o siete morti, la rossa ha degli artigli nascosti che mai avreste pensato che possedesse. Da quando è arrivata nel gruppo ha fatto tutta la gavetta e ha scalato la crina del potere senza favoritismi ora e la donna del capo, ma sa difendersi da sola non vi preoccupate un così bel viso nasconde armi letali. Le piacciono i bei vestiti e le belle donne. Di norma molto calma e razionale, riesce perfino a calmare i più psicotici ma sotto sotto e una pantera dormiente.
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Un elemento di spicco è l'indiano "Kawango", in realtà il suo nome è Pedro Adelante e d’indiano non ha niente a parte i tatuaggi sul suo corpo, da molto oramai si è autoproclamato mia guardia del corpo e ogni volta che ritorno nel branco mi segue come un’ombra senza farsi vedere ma lasciandomi un senso di sicurezza. E quello che percepisce il pericolo prima degli altri, nel branco si afferma che veramente possa parlare con gli spiriti, ma non dateci troppo spago o altrimenti vi racconterà la storia della sua tribù.
Cosa? Ci sta provando con me? Ma cosa dite potrebbe essere anche mio padre e poi ha gia la sua compagna da lungo tempo oramai.
Gli piacciono i tatuaggi e le risse, più di una volta a cercato di farmene fare uno ma il massimo che gli ho concesso e un tribale fatto con il trucco.

E che ne dire di Moralez il belloccio bel gruppo sempre circondato di graziose figliole, d’origine benestante ha cercato da prima di comprare il branco, ma poi accortosi che non erano i soldi ciò che faceva girare il tutto si è adeguato. Lo si nota subito perché la sua moto è la più costosa e ricca di cose inutili. Ha rifiutato le sue origini e ora vive anche lui la giornata, sempre pronto a provarci con le belle figliole. Se volete aver una relazione con lui sappiate da subito che per prima cosa dovrete essere belle e per seconda che non durerà allungo.

Se volete un altro piccolo tocco di colore c'è l' "Hombreblanco" come lo chiamano tutti, in realtà il suo nome è Sang-woo Jang. Cosa? Non è un ispanico? E certo che non lo è, lui è d’origine coreana, e chi ha mai detto che bisogna essere ispanici per essere uno dei "Los Caballeros"? Basta solo parlare spagnolo e divertirsi alla grande. Esperto in arti marziali, ovviamente come ogni bravo orientale, cerca sempre di istruire gli altri all'autodifesa ma inutilmente, ci ha provato anche con me quand'ero piccola, ma aime non sono portata per certe cose. Per il branco darebbe la sua vita, perché non e riuscito a darla prima. Cos' intendo? La sua storia è molto triste e non mi dilungherò ora.

Personaggio molto importante all'interno del gruppo e Mathias non per ciò che sa fare ma per ciò che sa portare. Unico membro del gruppo ad essere autorizzato a muoversi con un trike, come mai? Ma e semplice lui porta il frigo con le birre altrimenti come si potrebbe festeggiare senza di lui? Se Mathias non c'e di sicuro non c'e divertimento e quindi non vale la pena andarci, giusto? Eletto a mascot da diversi anni oramai ha l'onore di muoversi in terza fila subito dietro al gruppo comando, da lui partono i rifornimenti al volo per le gole arse di tutto il branco. E una persona alla mano a cui piace scherzare nonostante il suo incarico molto importante è l'unico astemio del gruppo, forse per questo che ha lui questo gravoso incarico.

Il più brutto di tutti chi è? Ma certamente "El Guercio". Il suo vero nome on lo sa nessuno. La sua posizione nel branco e la retrovia, lui chiude la carovana, grosso come un armadio a tre ante è quello che ha piu innesti cyber di tutti, no non gli manca un occhio almeno li ha tutti e due ma sono cyber entrambi, con lui in fondo si e sicuri che nessuno mai potra coglierti alle spalle. Le cose che gli piacciono sono fare a botte, fare a pugni, sparare e lanciar granate. Una persona tranquilla quindi da non doversene preoccupare.

Ultima che vi descrivero, non per inportanza, ma solo perché tra le più giovani del branco, è la mia sorellina Isabel Alvarez. No è ovvio non e la mia vera sorellina, ma siamo cresciute pressoche insieme, ha due anni meno di me, ma ne abbiamo passate tante che oramai siamo amiche per la pelle: considerate che ci siamo passate di tutto dai vestiti ai ragazzi. Lei è una ragazza molto carina con una personalità molto aperta, le piacciono i bei vestiti le canzoni d'amore e gli olomovie romantici, ha persino il mio stesso modello di moto una "Shiva" solo che la mia e Verde metallizzato e la sua rosso metallizzato. Un angelo di ragazza, quindi state attenti perché se qualcuno osasse torcerle un capello dovra poi vedersela con me. Dato il suo "carisma" ha contatti ovunque e se ti serve una mitragliatricie o un altro gadget speciale da applicare alla tua moto stai sicuro che lei te lo riesce a trovare.
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E gli altri dite?
Hei non vorrete che ve le li descriva tutti, se li volete veramente conoscere attraversate il Golden Gate e recatevi a Sausalito, li potrete trovare sul il lungomare, sicuramente intenti a bersi una birra ghiacciata o a tenere i motori belli caldi.
Ma meglio per voi che non diate fastidio, anche se sono distesi sulle loro moto a prendere il sole, possono essere comunque molto cattivi.

Perché vi ho parlato di loro?
Ma e semplice perché sono la mia famiglia, la mia casa, anche se ora non vivo piu sulle strade so sempre che comunque vada a finire ho qualcuno che e pronto ad aiutarmi ed a volermi bene.

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Aprile 11, 2007 - 10:53 am

Inverno 2080

Il sole si è appena destato, facendo capolino alla finestra del soggiorno dell'appartamento di Consuelo, ma lei é già in piedi, pronta, con i suoi vecchi jeans e la giacca di pelle della banda.
Nessun preparativo, nessun pensiero… è il primo giorno da anni che desidera passare come ai bei vecchi tempi.
Un rapido controllo per vedere se ha tutto e se entra ancora in quei vestiti, un’ultima occhiata alla serratura prima di imbucare l'ascensore e poi giù in garage. Lì la attende la sua vecchia amica coperta da un telone grigio, la sua Shiva verde, perfettamente mantenuta e coccolata in questi ultimi due anni.
Tutto pronto per partire, solo un piccolo salto al centro commerciale per prendere qualche presente per i vecchi amici e via di nuovo sulle strade a cavalcioni del suo fulmine verde. La strada non è lunga ma è bene prendere qualche piccola deviazione per evitare strade troppo trafficate e controllare, casomai i problemi volessero seguirla anche quel giorno.
Sausalito, un posto semi abbandonato ma non fatiscente, ottimo per passare le prime giornate primaverili… Eccoli lì, raggruppati sul lungomare: un branco di centauri tutti intenti a rubare al sole quei suoi deboli raggi e a sorseggiare delle birre ghiacciate.
Bisogna destare quei lupacchiotti assopiti al sole… due belle accelerate per riempire l’aria con fragorosi boati e fare la propria apparizione più platealmente possibile e poi una stridente sterzata per imboccare lo spiazzo dove si sono raccolti e dirigersi verso il capobranco.
Giusto il tempo di accostare la moto al muretto e tirare giù il cavalletto, che Consuelo, sprizzando gioia da tutti i pori e con un sorriso smagliante sul volto, urla: ”Ciao mamy!”
La donna alza lo sguardo verso il cielo e cerca qualcosa nelle poche nuvole soprastanti: “Sento un fastidioso ronzio, Mad…”
La donna che le stava accanto, Madeleine, sorride senza distogliere il viso dal sole, Jade si alza e girandosi sorridente verso Consuelo esclama: “Guarda chi si vede…!”
Consuelo china un po’ la testa in atto di penitenza e abbassa un po’ il tono di voce: “Ciao ma…, ok, Jade, come va?” poi si protrae per darle un bacio sulla guancia.
Jade abbracciandola energicamente riprende: "Sempre in sella... sempre in giro!...e tu? Nel bel mondo oltre il Golden Gate?
"Si vivacchia… si fanno dei lavoretti, ci si rompe un po’le ossa, ma del resto abbastanza bene."
Dicendo ciò, fa scivolare fuori dalla bisaccia una stecca di fondente e come a nasconderlo da eventuali occhi indiscreti glielo passa in mano, la donna sorridendo lo prende e facendo finta di niente lo mette nella sacca laterale della moto.
Poi Consuelo si gira verso Madeleine: “Ciao mamy!...” ma prima che l'altra donna possa ribadire si corregge: “... Ok, ok, ciao Madeleine”
Madeleine le carezza la guancia sussurrandole: “Sei un fiore!”
Consuelo le bacia la guancia e con lo stesso tono dolce risponde: “Grazie. Anche tu sei meravigliosa.”
La mano di Consuelo entra di nuovo di soppiatto nella bisaccia e rovista alla ricerca di qualcosa salvo poi uscirne subito dopo e, con gesto innocente, far scivolare il contenuto nella mano di Madeleine, la quale, riconoscendo al tatto il regalo della giovane, lo solleva al viso, ne svita il tappo e ne assapora la fragranza rimanendo estasiata: "Profumo! …Chanel!" Poi guardando la boccetta per confermare la sua deduzione aggiunge "...ma ti e costato un occhio della testa! Non dovevi farlo, sei fuori di testa."
"Ne sarà valsa la pena sentirlo sulla tua pelle."
Le due si scambiano un sorriso di compiacimento, poi Jade interrompe lo scambio di sguardi riprendendo il discorso: “Lavoretti...? Ho sentito un paio di voci interessanti.”
Consuelo si gira di scatto e la guarda col timore negli occhi: “Voci? Quali voci?”
Temendo che i problemi l'avessero anticipata invece che seguita: “Dimmi mam... Jade, che voci si sentono su di me da queste parti?”
Jade con espressione calma e rilassata prosegue: “…che ti dai da fare con dei nuovi amici!”
Nascondendo un sospiro di sollievo e rincuorandosi della poco allarmante notizia, Consuelo riprende: “Beh, cerco di arrotondare un po’ e poi sai che non riesco a stare con le mani in mano, m..” a stento riuscì a non pronunciare quella parola cui cosi tanto agognava per chiamare quella donna, ma che non era consona al di questa nel branco..” Poi, guardandosi in torno, aggiunge: “Qui? tutto tranquillo?”
Jade risponde sorridendo: “Solite facce, solita vita”
“A volte la rimpiango, questa vita… sembrava tagliata su misura per me.”
“Adesso va bene....ma non è sempre così, lo sai! Comunque se vuoi un posto qui c'è sempre.” e le allunga una birra gelata
“Grazie!” Consuelo prende la birra, la apre e scolandosi un lungo sorso prosegue: “Lo so ma è questo il divertente, non sai mai che ti aspetta domani… giusto?” Poi riprendendo il fiato..."Siete ancora alla vecchia villa?”
“Sempre!”
Nel frattempo gli altri membri del gruppo si sono avvicinati per dare un cortese benvenuto alla pecorella smarrita, ognuno a modo suo: chi con una pacca sulla spalla, chi con una semplice stretta di mano, chi invece porgendo la guancia per ricevere un sicuro bacio. Ad ognuno Consuelo fa scivolare in mano un presente, con l’attenzione di non mostrare di cosa si tratta. A qualcuno arriva un portachiavi in argento, a qualcuno un coltello nuovo col manico di legno… tutti ricevono un ricordino personale.
Il discorso tra le due procede a singhiozzo, interrotto dall’andirivieni dei vari centauri.
Cons: “Mi sa che finché non crolla di suo, non lo lascerete mai quel covo.”
Jade: “Casa vecchia, solida…stile new england.”
Sorridendo Consuelo corregge: “Più che altro stile vittoriano, direi…”
Madeleine girandosi di nuovo verso le due e alzando un sopracciglio interrogativo le interrompe: “Tra le voci circola anche quella che forse ti sei sistemata”
“Sistemata? ... che intendi? Un lavoro? …Sì, quello ce l'ho. Un appartamento? Pure.”
“Non fare la furbetta con me, si vocifera di un bel dottore...”
“Acc... che voci veloci ... sì in effetti un dottore c'e, ma per ora niente di deciso, anzi a dire il vero niente di fatto.”
“Che tipo è? Raccontami qualcosa su di lui… sai che ci tengo a queste cose.”
“Beh, è un ragazzo carino, ma un po’ ingenuotto… molto ossessionato dal lavoro… avrebbe bisogno di qualche spillone nel sedere a volte, mentre alte sarebbe meglio che contasse le moto prima di parlare… Ci sarebbe da accudirlo e svezzarlo un po’, ma chissà mai…”
“Dottore... carino... insomma, quel che si dice un buon partito.”
“Per essere un buon partito, anche sì, se fossi una ragazza per bene… ma per me? Non so, ti dico: voglio conoscerlo meglio prima di dare un giudizio.”
“Brava... mai affrettarsi, prenditi sempre il tempo che serve.”
“Mi hai insegnato tu che prima di gettarsi sulla preda, bisogna studiarsela bene, giusto?” conclude Consuelo, appoggiando il capo sul petto di Madeleine e sfoggiando un radioso sorriso.
“Brava bambina.”
“Grazie mamy... ehm… Madeleine.” L’istinto è troppo forte, non può resistere a chiamarle così.
Madeleine in cambio sorride regalando un'altra carezza alla giovane.
Consuelo intanto torna a rivolgersi all’altra donna “Ma... Jade… come sta Isabel? Tutto bene con lei? Si e messa nei guai per caso?”
“No...solite cose. Non paga mai un conto alla cantina...”
“Meno male, se no mi avrebbe costretto a sculacciarla.”
“…c'è sempre qualcuno che paga per lei, non la sfiora con un dito ed è contento.”
“E chi sarebbe il matacchione?”
“Uno diverso per sera”
“Vedo che anche a lei le gira bene, quindi. Magari stasera passo un salto a trovarla. Se la disturbo tanto meglio!” Una piccola risatina maligna accompagna le sue parole.
Poi la giovane si allontana dalle due donne e si fa un giretto nel gruppo scambiando due chiacchiere un po’ con tutti, soffermandosi più a lungo con qualche pessimo elemento, per fare due risate o dargli qualche regalino extra.
Ci sono un paio di membri del gruppo cui Consuelo tiene particolarmente, come ad esempio quell’"indiano spacciato" di Kawango… come non avere un occhio di riguardo per lui? E’ un amico, una bodyguard… al centro commerciale aveva impiegato molto tempo per cercare un regalo apposta per lui e ora finalmente estrae dalla sua bisaccia una riproduzione in argento di un acchiappasogni… ma questa volta non lo fa scivolare di nascosto nella mano dell’uomo, ma lo applica direttamente al sedile della moto ed una volta finito gli si avvicina e gli stampa un bacio sulla fronte. Per ringraziarla, l’energumeno risponde: "Augh!".
Moralez, poi… di lui si deve vendicare per le “umiliazioni” ricevute… un portachiavi in argento di una donnina nuda non sarebbe abbastanza, anche se può essere un inizio… così, mentre lui si sporge per ricevere un bacio sulla guancia, lei gli concede solo due pacche sulla spalla e un bugno sul bicipite.
“El guercio”… consegnare una bandoliera di pugnali da lancio con manico in legno era facile, ma evitare le sue pacche era impossibile! Consuelo gà si sentiva le braccia doloranti per i prossimi quattro giorni, ma pazienta… non le sarebbe capitato molto presto di poter tornare da loro.
Eccolo infine “el Hombre blanco”, un po’ isolato dagli altri, ma per scelta… Non c'era niente di più difficile che scambiare due parole con lui. Come dimostrare il proprio affetto anche a lui? Una finta, una presa, esibire due delle vecchie mosse che le ha insegnato un tempo e che ovviamente vanno a catafascio tanto per dimostrargli che non ha imparato niente di nuovo in tutto questo tempo e che una ripassata le servirebbe non poco…
Per ultimo Consuelo si tiene la persona che più di tutti adora stuzzicare: Mathias. Era troppo divertente come storceva il naso quando gli si offriva una lattina di birra, e quindi perché mai rompere una tradizione? Strusciandosi un pochino su di lui Consuelo cerca di fargli bere la sua birra, con inevitabile risultato.
Ecco cosa le serve per rilassarsi e non pensare più ai problemi cittadini: una giornata che non ha nulla di speciale, ma solo la tranquillità di stare insieme ai vecchi amici ridere, bere, chiacchierare e scherzare.

Alla sera, quando levano l'accampamento Consuelo si rivolge a Jade: "Posso passare la notte con voi? Mi farebbe molto piacere passare un paio di giorni come hai vecchi tempi."
"Non devi neanche chiederlo" risponde la donna afferrando quella quasi figlia un po’ cresciuta per le braccia e dandole un grosso bacio.
"Non ti dispiace se prima passo da Isa a vedere come sta?"
"No, anzi! Sarà contenta di vederti"
Consuelo poi raggiunge Kawango e, sospettando che possa riprendere le vecchie abitudini, gli chiede: "Pedro ... ops! Scusa… Kawango, mi faresti una piccola cortesia?"
"Dimmi pure, piccola lupacchiotta."
"Mi dai una mano a consegnare una cosa ad Isa?"
"Ma certo, gli spiriti ti avevano già risposto."
"Allora andiamo, voglio proprio farle uno scherzetto!"
"Avanti, fammi strada. Vediamo come te la cavi in sella al tuo purosangue"
Dopo aver percorso la strada di rientro con tutto il branco, i due proseguono per un paio di isolati in solitario e si fermano di fronte ad una casa non molto alta con una porta che dà su un seminterrato. Dopo aver controllato che le luci all'interno siano accese, Consuelo posiziona l'ispanico all'inizio delle scale, mettendogli in mano un pacco, poi suona il campanello e cerca un nascondiglio nell'ombra al lato dell'ingresso.
Sull'uscio appare una giovane ragazza molto attraente, che riconoscendo il goffo individuo in cima alle scale si reca da lui senza prestare attenzione a ciò che le sta in torno. Allora Consuelo esce silenziosamente dall'ombra e segue la ragazza, poi, quando questa si ferma davanti al falso indiano per chiedergli una spiegazione, la avvinghiare alle spalle. Con un braccio Consuelo avvolge la vita stretta della ragazza e con l'altro le passava in mezzo ai seni e la pone la mano aperta sul petto, spingendola indietro per darle un bacio sul collo. La giovane ispanica non si scompone.
Cons: "Ciao sorellina come stai?"
"Ciao Consuelo. Bene, ora che so che sei viva e vegeta."
"Perché? Ne dubitavi?” le risponde Consuelo. Poi, sporgendo oltre a Isabel si rivolge a Kawango: "Ora puoi darglielo"
Kawango fa un passo avanti e consegna a Isabel il pacchetto che gli è stato affidato poco prima.
Tornando a guardare Isa Consuelo continua "Scusami se non mi sono fatta viva prima, ma avevo qualcosina da fare"
"Ho saputo...ho saputo..." risponde l’altra con aria di chi la sa lunga.
"Anche tu? E che cos'è che avresti saputo? ...Qua pare che tutti sappiano tutto, tranne la sottoscritta"
"E’ il mio mestiere, ricordi?"
Consuelo le da un bacio sulla guancia, poi si gira in direzione di Kaw, il quale le chiede “Tutto a posto?"
"Sì, grazie per l'aiuto Kaw, puoi andare"
"Ok ciao..."
Una volta partito l’ispanico, Consuelo guarda Isabel come a chiederle se ha intenzione di restare sull'uscio a parlare tutta la notte. Le due di guardano intorno e considerando l’incresciosa condizione si accomodano all'interno e chiudono la porta.
"mettiti comoda" dice Isabel, indicando il divano "cosa ti offro?"
Consuelo si adagia sul divano stravaccandosi un po’e dicendo: "quello che vuoi… fai tu" poi sbattendo la mano sul divano la invita a farle compagnia
Isa stappa due cervezas e si siede
Cons: “dato che di me sai già tutto, parlami un po’ di te, dai… hai qualche nuovo ometto per le mani?”
“Mah…solite cose... qui le informazioni che raccolgo e vendo sono roba da Sausalito. Faccio da schermo ai Caballeros: se mi domandano qualcosa su di loro, li depisto”
“E brava la mia sorellina! Si sono per caso messi nei guai?”
“Niente di fuori dell'ordinario. Mi sembri tesa... problemi?”
“Sai che se posso vi aiuto molto volentieri, anzi, mi offenderei se non mi chiedeste aiuto" chiarisce subito Consuelo, poi prosegue "Anche con me, solita amministrazione: persone che ti cercano e ti vogliono fare fuori… teste che ti esplodono a un metro di distanza..." lo dice sorridendo, come se raccontasse una barzelletta.
“Normale tram tram, quindi. Ho sentito che giri con persone in gamba”
“Sì, abbastanza. Un po’ fuori di testa, ma il loro lo sanno fare. Ho anche due progettini per la testa che forse mi porteranno a rientrare in zona tra un anno o due…”
Isabel a un tratto rompe il filo ed esclama “Sai che mi hanno chiesto di te?”
“No! Chi? Cosa ti hanno chiesto?”
“Gente che puzzava di corp… io non ho detto niente che non sapessero”
“Mmmh… Arasaka? Ebm? O qualche corp sudamericana?”
“Naturalmente non ti ho collegata ai Caballeros… altro non saprei...”
“Sei un angelo” dice Consuelo schioccandole un bacio sulla guancia.
Isabel esegue una descrizione molto accurata della persona in questione, come se stesse descrivendo qualcuno di fronte a lei
“Ma dai...” conclude Consuelo, riconoscendo l’uomo in questione “Lui? che strano! E quanto tempo fa è successo?”
“Poco... circa una settimana fa”.
“Tra tutte le persone che potevano indagare su di me, lui non me lo sarei mai immaginata… E cosa voleva sapere sul mio conto?”
“Se era vero che eri di queste parti... cosa facevi... cosa fai ora... cose così. Perché?”
Con un sorriso smagliante Consuelo continua: “Perché di norma ti preoccupi di chi ti dà la caccia, non di quelli cui stai dando caccia tu!”
“Capisco... Stai attenta, mi sembrava un tipo molto scaltro”
“E’ per questo che lo tengo d’occhio, ma pensavo di essere stata più discreta… Mi sa che l'ho sottovalutato un pochino” poi, cambiando argomento “Come? Non hai ancora aperto il pacchetto?" chiede guardando la borsa sul tavolo
Isabel prende il pacco e si mette a scartarlo, tutta felice... "Ma è bellissimo!" esclama
“Su, dai, provatelo. Se nell'ultimo periodo non sei ingrassata dovresti avere ancora la mia taglia.” Commenta Consuelo ridacchiando per l’insinuazione appena lanciata.
L’altra ragazza lo prova... le sta alla perfezione.
“Spero che ti piaccia, non sei facile da accontentare i tuoi gusti cosi particolari.”
"Grazie....è stupendo!”
Per non rovinare il vestito la ragazza se lo toglie subito, rimanendo in biancheria intima, poi ripiegandolo lo ripone nella scatola. Appena accenna a riprendersi i vecchi vestiti, Consuelo la attacca brandendo un cuscino posto sul divano e la colpisce al fianco. Tra le due parte una battaglia a cuscinate che vede alternativamente vincitrice prima l'una poi l'altra… come due sorelle che scherzano e ridono, pronte a fare stupidaggini a iosa pur di star insieme e divertirsi.
La serata passa e le due scherzano ridono e parlano di uomini, poi, quando la stanchezza comincia ad avere la meglio, Consuelo si congeda: "Ora vado… che fai domani? Io sono ancora nei paraggi."
“Sono libera...”
“Ottimo! Facciamo un po’ di fracasso?”
“Fatta!”
“Ok ti passo a prendere appena ti svegli… al massimo ti sveglio io”
“Benissimo, sarò pronta”
Le due si scambiano un saluto baciandosi reciprocamente sulle guance, poi Consuelo esce e ritorna alla sua moto. Salita a cavalcioni la avvia e si dirige verso la villa dove la attende ancora qualche pacca sulla schiena da parte di quelli che erano rimasti a controllare il forte e la sua vecchia branda che la cullerà fino al sorgere del sole il giorno dopo.
La giornata seguente passa all’insegna della libertà e della spensieratezza con corse in moto, giochi, scherzi, risate ed altro senza pensare al lavoro o ai problemi. Solo un rapido pensiero al corporativo le passa per la testa, ma si tratta di un problema che affronterà non appena tornata in centro. Poi, alla sera del terzo giorno, un abbraccio e un saluto a tutti e mentre il sole cala all'orizzonte Consuelo si allontana dal branco a cavallo del suo destriero metallizato!

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Luglio 12, 2007 - 3:05 pm

Inverno 2080
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Saluta gli amici all’aeroporto, è dura per Consuelo, sorride come sempre, è tutto a posto.
La sua moto è là, dove l’aveva lasciata, la paranoia l’assale come sempre e sorridendo a se stessa dedica diversi minuti a controllare che non ci siano dei bipper sulla “Shiva”. Ora ne è certa, è tutto a posto.
Si mette il liso giubottino dei “Los Caballeros”. Sale in groppa al suo destriero, e corre verso la periferia di San Francisco.
La moto dà, la moto và, non la tradisce, ma la vista le si offusca e calde lacrime le solcano il viso; un irrefrenabile singulto l’assale, poi altri regolari si susseguono spasmodici, tant'è che in curva capitombola.
Una serata buia, una serata deserta, nessuno che passa in quel quartiere abbandonato, nessuno che la può vedere in quel momento di sconforto.
Stesa, niente di rotto, solo qualche graffio in più su quello stupendo giubbotto.
Si rialza; a testa china raggiunge la moto scivolata al ciglio della strada. Si siede accanto continuando a singhiozzare. Le mani sul casco. Ferma, seduta sul marciapiede, a piangere.
Coraggio, è l’unica cosa che le serve, coraggio è l’unica cosa che le manca ora.
Passa il tempo.
Finalmente la giovane ragazza si alza e rimonta in sella, si fa coraggio, mancano oramai pochi isolati alla meta. Scorrono altre lacrime in quei ultimi metri.
Eccolo là. Quel cancello in ferro battuto, vecchio almeno di mezzo secolo, mezzo divelto, arrugginito, dietro di esso una piccola stradina lastricata mezza invasa dall’erba e tutte quelle moto parcheggiate, quasi ordinatamente, nel piazzale antistante la fatiscente villa dov’era cresciuta.
Apre, cercando di fare il meno rumore possibile, quell’immenso portone, sperando di passare inosservata pure lì, ma purtroppo qualcuno della banda soffre d’insonnia ed è costretta a dare e subire qualche pacca di benvenuto sulla spalla, fortunatamente nessuno le può vedere il volto, coperto dalla visiera fumé del suo casco.
Passi lenti ed incerti la portano in cima alle scale del primo piano, dove finalmente rivela il suo viso, ma li nessuno la può osservare e preso in mano il casco oramai zuppo di lacrime a capo chino apre la porta della stanza proibita, dove riposa il capobranco con la sua donna.
Entra, appoggia delicatamente il casco sulla sedia e dopo essersi tolta il giubbotto s’avvicina al giaciglio a lato della stanza.
La sua entrata non è passata inosservata; le due donne che li giacciono, erano ancore sveglie e seguivano tutti i movimenti di Consuelo come a carpirne il senso, ma fu tutto chiaro quando la videro salire sul letto dal fondo e a carponi risalirlo per adagiarsi tra loro.
Erano più di dieci anni che non lo faceva, Jade le si stringe contro abbracciandola e lasciando che il volto le si posi sul suo seno mentre Madelene, dopo averla ricoperta con le lenzuola, incomincia ad accarezzarle i capelli.
Il posto più sicuro del mondo era quello. Nessuno la poteva toccare lì, la sicurezza di casa, il calore di chi l’amava, le permise di assopirsi quasi immediatamente, lasciando le sue ansie fuori dal regno di Morfeo.

** you do not have permission to see this link ** Madelene

Anche se rimaste poche ore, la notte passa tranquilla.
Appena sveglia la prima cosa che vede sono le due donne, sedute sul divanetto sotto la finestra, che la guardano come a voler cogliere il motivo della sua angoscia.
Il volto della giovane è un mascherone di trucco nero e bianco, colato per il pianto, ma la gioia di essere a casa le procrastina i brutti ricordi e con un piccolo salto assale le due donne ricoprendole di baci.

J: Allora piccola peste, mi spieghi in che pasticcio ti sei cacciata questa volta? – Con tono quasi di rimprovero.
M: Su dai lasciala stare, la vediamo cosi poco ultimamente.
J: Poco? Ma se era qui l’altro mese, altro che poco. Se non facciamo attenzione questa qui non ce la togliamo dalle scatole.
Poi con una dolcezza completamente in contrasto con il tono di voce, contraccambia l’abbraccio e i baci ricevuti.
C: Io… Io… Io…
Le parole non le escono dalla gola, purtroppo la felicità di stare a casa veniva a poco a poco offuscata dal riaffiorare del ricordo di ciò che era accaduto in Europa.
M: Shhh tranquilla piccolina..
Un sorriso confortante, irradia il candido volto della francese Madelene, la quale dolcemente ricomincia ad accarezzarle i capelli.
C: … ho ucciso … ho ucciso una donna.
Dicendolo Consuelo torna a piangere.
Nel sentire quelle parole e capendo il trauma che avevano subito la giovane ispanica, Madelene le porta il capo al petto stringendola quasi a cullarla.
Jade alzatasi, riempie il catino d’acqua.
J: Su dai togliamo quel pasticcio che hai in volto.
Ed inumidito un asciugamano, comincia a rimuovere quello che rimaneva del trucco.
La giovane si lascia fare tutto, inerme tra le mani di chi non le avrebbe mai fatto del male.
M: Eccola là, ora riesco a rivedere la mia bambina, ma lo sai che stai benissimo, non so perché ti ostini sempre a truccarti cosi pesantemente, con un visino cosi dolce.
C:…
J: So io che ti serve ora…
Un sorriso quasi diabolico deturpa il volto del capobranco.
C: No, il solletico no…

Pian piano, le due donne le riportano il sorriso sulle labbra pulite, con piccole battutine e scherzi riescono a sdrammatizzare i torvi pensieri che tormentavano la mente della giovane donna.

M: Su dai che oggi ci divertiamo.
J: Dove vuoi andare di bello?
Consuelo aggrotta la fronte, pensando cosa potrebbero fare durante la giornata e subito salta in piedi urlando.
C: Ohh no! Oggi e l’ultimo lunedì del mese, devo correre in ufficio! Che ore sono? Devo sbrigarmi o farò tardi. Ciao mamy, ciao mamy.
E baciate le due donne affettuosamente, prende la sua giacca, il casco e schizza di corsa fuori dalla casa, per fiondarsi in sella alla sua moto, verso la città, lasciando attonite le due madri che con tanto amore si erano preoccupate di tirare su il morale alla loro bambina.

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Novembre 12, 2007 - 4:18 pm

Primavera 2076

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Un anno è passato.
Un anno da quando io e la mia sorellina Isa ci siamo staccate dal grembo materno.
Un anno da quando abbiamo preso questo piccolo appartamento.

Tutti i componenti dei Caballeros avevano manifestato i loro dubbi sul fatto che lo volessimo comprare, ognuno a modo proprio: chi scrollando le spalle, chi esplicitamente, chi solamente evitando di guardarci negli occhi per non scoraggiarci. In una comunità numerosa come la nostra, ognuno esprime le proprie idee in maniera diversa.
Di norma, come in ogni gang che si rispetti, da una radio ad una moto o una pistola mitragliatrice, usiamo le cose senza chiedere il permesso, le lasciamo dove capita e lì rimangono, indifferentemente dalle loro condizioni. Per una volta, però, volevamo fare le cose in regola: avevamo comprato quell’appartamento con i frutti dei nostri saccheggi… anni di risparmi buttati in una proprietà.
Tutti erano dubbiosi sul fatto che volessimo stare al di fuori del covo. Troppo pericoloso per due ragazze sole, dicevano. Tuttavia si prodigarono tutti sin dal primo giorno, chi per aiutarci nel sistemare quel piccolissimo locale, chi per il trasloco, chi per la ... sicurezza.
Tutti furono amorevolmente gentili nel rendere il distacco meno doloroso.
Un distacco non molto facile, anche se l'appartamento non dista più di due isolati dal covo…
Un seminterrato con due stanze, vano cucina e bagno, niente di eclatante, ma qualcosa che potevamo dire nostro.
Molto privato, anche troppo, per due ragazze abituate a vivere in una comune dove uomini e donne giacevano assieme e l'unica cosa che divideva la privacy di uno da quella di un altro era una specie di separé poco più alto della vita composto da sacche, borsoni, stereo, televisori, cerchi in lega, armi o qualsiasi altro oggetto rubato.
L'ingresso dà su una specie di soggiorno con due porte ed un arco oltre il quale si apre il vano cucina. Dalla porta di destra si accede ad un piccolo bagno, l'essenziale per mantenere un po’ d'igiene, mentre dalla porta di fronte si entra nell'unica camera: una stanza grande quanto il soggiorno, con al centro il nostro letto.
Un letto, finalmente! Dopo aver dormito per anni su materassi buttati per terra, abbiamo finalmente il nostro lettone.
Due piccole finestre con inferriate ad altezza della strada permettono appena ai raggi solari di entrare nelle due stanze, ma non è un problema: di giorno siamo sempre fuori quindi il sole ce lo godiamo a cavallo delle nostre moto.
In una sola settimana, con l'aiuto di tutti, l'abbiamo sistemato e reso accogliente. Isa da subito si è dimostrata una cuoca talmente abile che, nonostante non abbondi mai con il piccante, a cena c'è sempre qualcuno della gang.
Per il soggiorno, le mamy ci hanno dato un vecchio divano comodissimo, che non manchiamo di usare quando l’altra vuole dedicarsi ai suoi rapporti interpersonali nella camera da letto.
Sono poche le volte che restiamo veramente sole in casa alla sera, ma quando succede ci sfoghiamo ritornando un po’ bambine, buttandoci in un’agguerrita lotta a cuscinate, finendo sempre esauste sul letto a guardare il soffitto e a farci delle grosse risate. Ovviamente, poi, chi deve pulire sono io, perché lei cucina.
In un anno abbiamo completamente ristrutturato l’appartamento: ricoperto i muri in sintlegno per rendere più caldo l'ambiente, comprato mobili nuovi, attrezzato la cucina con elettrodomestici ed installato sistemi d’antifurto e sorveglianza.
Anche le mamy ci fanno visita molto spesso e dopo cena ci accovacciamo su una montagna di cuscini a parlare di avvenimenti buffi e di qualsiasi altra cosa ci salti per la mente. E’ stata durante una di queste sedute che per la prima volta ho sentito la storia della vita di Madelene e mi ha colpito che, durante il racconto, il suo volto sia rimasto sempre raggiante nonostante la tristezza delle sue parole.
Kawango è riuscito a trovare, nell'edificio di fronte, un garage dove posso lavorare con tutti i miei macchinari.
In questo periodo Isa ha cominciato a prendere contatti anche con altre gang e si sta facendo amici in ogni dove. Ammetto che molti di loro non sono affidabili, ma so che lei è in gamba e non si farà mai mettere i piedi in testa da nessuno.
Non so come, ma Isa riesce sempre a portare a casa molti più soldi di me… nonostante ciò che venda siano solo parole.
Ogni tanto mi manda qualcuno dei suoi amici in officina per controllare qualche cyberarto, cyber deck, per creargli qualche strano dispositivo oppure solamente per incrementare le mie relazioni interpersonali, anche se in realtà me le incasina solamente.
Durante questo periodo di convivenza con Isabel Alvarez ho scoperto moltissime cose della mia sorellina che non avrei mai immaginato, compreso il fatto che ancora prima della dipartita dei suoi genitori mi aveva preso come esempio, come "la sua sorella maggiore"… non tanto per la necessità di un’amica, ma perché si sentiva esattamente come me: nonostante facessi parte dei Caballeros e volessi bene a ciascun membro della gang non riuscivo a sentirmi libera quanto loro.
Moralez ha definito il nostro piccolo appartamento il miglior porto in cui un pellegrino possa approdare, dove trovare due bellissime gemme che lo accolgano. Quel complimento ci ha toccate profondamente, nonostante fossimo abituate alle sue continue smancerie; in quell’occasione gli abbiamo concesso pure un bacio sulla guancia, ma subito dopo gli abbiamo piazzato nel fianco un pugno ciascuna, dato che se n'era approfittato per allungare le mani.
Tutti ci hanno aiutato, tutti ci fanno visita spesso.

Un anno è passato.
Un anno che volevamo stare sole lontano dalla famiglia.
Un anno che la famiglia viene ogni giorno qui da noi.

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