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Background Carlos
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(Offline)
1
Maggio 2, 2007 - 7:49 pm

La fame, la miseria, una famiglia sulle spalle.
Chi mai avrebbe pensato che in questi anni di innovazione tecnologica, di sviluppo economico e sociale, di ricerca e progresso potrebbe ancora esistere la MISERIA?
Eppure era così, in quell'angolo di mondo il progresso ci aveva girato le spalle con profondo gesto di scherno.
Il potere sempre più pressante in mano alle corporazioni ci uccideva, è come mettere un arma atomica nelle mani di un bambino.
Ah, se solo sapessi come stanno i miei genitori; se solo avessi loro notizie.....
L'unico mio contatto era mi sorella, si quella ragazza che tanto amo e che tanto mi odia e mi disprezza.
Come si può odiare a tal punto un fratello, eppure non posso darle torto, o forse si......
Certo è che si era cacciata in una gran brutta situazione........Ma la colpa non era sua, io dovevo badare a lei.
Fin da quando eravamo piccoli io e Carmen avevamo sempre cercato di aiutare la nostra famiglia, perchè per noi Nomadi nulla è più importante della famiglia.
Tutti e due però avevamo intrapreso una via difficile, insidiosa e piena di dubbi, incertezze e bivi insidiosi.
All'età di 16 anni Carmen si rese conto che gli uomini non la guardavano più con gli occhi di chi guarda una bambina giocare in strada, ma con gli occhi di chi vuole qualcosa da te; chi ti osserva per troppo tempo e con troppa avidità vuole sicuramente qualcosa da te.
Io o per fortuna o per disgrazia l'avevo capito prima di lei, ma non volevo spaventarla così tacqui e feci il primo degli innumerevoli e grandi sbagli che di li a poco avrebbero disintegrato il rapporto che avevo con lei.
Non sarebbe mai tornata la bambina che conoscevo un tempo e che giocava innocentemente con me sui lunghi e polverosi viali di Rio.
Ah Rio, se potessi tornare scatenerei una guerra civile in quell'infame città,ma questa è un'altra storia.
Comunque, Carmen iniziò a non rientrare più la notte e vederla diventava sempre più difficile, stava diventando come un fantasma, DESAPARESIDOS la chiamavano in tanti.
Io non sapevo dove lei andasse in quei lunghi periodi di tempo in cui non faceva ritorno a casa, o meglio lo sapevo ma mi convincevo del contrario.
Intanto l'odio che lei provava per me cresceva e cresceva sempre di più, finchè un giorno non accadde l'inevitabile; in uno dei rari momenti in cui appariva a casa mi sentì parlare con nostro cugino Pedro Ramirez, gli stavo raccontando le mie preoccupazioni su di lei. Ovviamente capendo che io sapevo e che non avevo fatto niente per aiutarla le fece male, e questo male incrementò il suo odio nei miei confronti.
Quest' odio era come un cancro che cresceva dentro di lei e si alimentava con i miei silenzi, il mio apparente disinteressamento, non ebbi mai il coraggio di parlare con lei di questo, di ammettere che lei, la mia piccolina, fosse una prostituta.
Il pensiero mi corrodeva fino nelle viscere, ma ormai lei l'avevo persa per sempre; dopo aver udito quella discussione scappò in lacrime sbattendo la porta, ma erano lacrime rosse, lacrime di rabbia, sangue le usciva dagli occhi tanto forte era il suo dolore, e più non fece ritorno.
Di li a poco iniziò la seconda serie di madornali errori che feci nella mia vita, le cui conseguenze ancora oggi mi perseguitano e non mi danno pace e in qualche modo mi ricordano e mi fanno ripensare al mio grande fallimento con Carmen.
L'avevo lasciata sola, non poteva contare sui nostri genitori, troppo vecchi e pieni di preoccupazioni; lei aveva solo me ed io l'avevo abbandonata.
Troverò mai pace? Potrà mai perdonarmi e tornare ad essere la mia piccolina? Solo il tempo mi potrà dare una risposta e le mie azioni saranno la mia redenzione.
13 Maggio 2063, l'inizio del viaggio che mi porterà in giro per tutto il Sud America.
Carmen ormai era in fuga da tutto e da tutti, non sapendo più a chi rivolgersi, non sapendo più di chi fidarsi potè fare affidamento solamente su se stessa; iniziò così la sua fuga.
Non voleva più rimanere li in quella casa, attorniata da persone che non la capivano e che non la volevano, odiata da molti, ricercata da altri e dimenticata dall'unico punto fermo nella sua vita fino a quel momento.
La mattina del 13 mi preparai, avevo già perso troppo tempo e lei aveva già molte ore di vantaggio.
Per molte cose era debole ma quando si trattava di andare in moto pochi riuscivano ad eguagliarla, daltronde tutto ciò che sapeva l'aveva appreso dal migliore............
Raccattai alla rinfusa poche cose convinto che la mia ricerca si sarebbe risolta in poco tempo, ma pagai anche questo.
La moto era pronta, io, non lo so; l'unica cosa che sapevo è che dovevo riavere la mia piccolina, altrimenti la mia vita non avrebbe avuto più un senso.
Partii alle prime luci dell'alba, accompagnato da un insolito sole spento, come se stesse li per gettare un ulteriore ombra sulla mia anima già martoriata dai sensi di colpa.

36 Messaggi
(Offline)
2
Maggio 3, 2007 - 1:08 am

Via a tutto gas, la polvere che si alza, il rombo della moto mi accompagna attraverso il lungo viale davanti casa.
Una sola cosa mi lascio alle spalle, i miei genitori, quel padre e quella madre che tanto amo e che tanto ora vorrei rivedere.
A loro ho lasciato solamente una lettera, nella quale cerco di colmare il loro dolore per la mia dipartita con una semplice spiegazione; DEVO SALVARE CARMEN.
Tutto il resto della mia vita non aveva senso prima, figuriamoci adesso in una situazione del genere.
In cuor mio sapevo che mai avrei fatto ritorno a Rio; Rio Rio, maledetta Rio.
Destinazione Paraiba, non so perchè ma il cuore mi diceva che lei stava andando proprio li.
A ridosso della periferia c'era uno dei nostri posti segreti, solamente noi lo conoscevamo e anche in passato lei vi trovò rifugio, ma fortunatamente non stava scappando da me........quella volta.
Lungo il mio viaggio pensavo e ripensavo a lei, che se mai le fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato.
Mi fermai in un area di servizio semi deserta, la mia Harley aveva sete e caldo, molto caldo, nemmeno io ero messo nelle migliori condizioni per proseguire il viaggio.
Decisi di fermarmi per la notte, più avanti sulla strada, mentre calava la notte trovai una sottospecie di motel, sporco e ripugnante, ma dovevo trovare altro per sconvolgermi, la mia motivazione era troppo forte e la mia meta troppo fissa nella mia mente per pensare a banalità del genere.
Presi una camera, legai la moto ad un palo e andai a mangiare.
Saranno state le nove e mezza di sera quando sentì due uomini che, seduti nel tavolo vicino al mio, stavano parlando di una giovane motociclista che in tarda mattinata era giunta li; era affamata ma senza soldi.
I due uomini, in cambio di un pasto caldo, abusarono di lei per due ore.
Sentendo quelle parole, la mia mano stava lentamente scivolando nella giacca di pelle.
La mia 9mm non stava gradendo il racconto, voleva dire anche lei la sua, intromettersi nel discorso.
Mi alzai in piedi e mi diressi verso di loro.
Mi immobilizzai davanti al tavolo e li stetti fino a quando uno dei due mi fece:" Che cazzo hai da guardare moccioso, sparisci prima che ti faccia pentire di essere nato".
La mia risposta fu immediata ma pacata, quasi un brivido caldo, bollente come il fuoco mi attraversò la spina dorsale, ma feci uscire il fiato con tranquillità, con una freddezza che non pensavo di possedere:" Chi era questa ragazza, aveva un nome? Descrivimela".
Seccato l'uomo con la bandana fece:" Ragazzino che ne vuoi sapere di queste cose, hai ancora la bocca sporca di latte, come quella prostituta, le ho perfino coperto quel tatuaggio a forma d' aquila che aveva sul collo, ha ha BLAAM, BLAAM.........................
Silenzio, l'unica cosa che si sentiva ora, era il silenzio; nessuno mai avrebbe più parlato così della mia piccolina; era lei, solo lei aveva tatuata un'aquila sul collo, a parte me.
Era il nostro simbolo, la libertà ci univa, l'aquila aveva sempre viaggiato con noi e ci aveva protetti; era il nostro marchio.
La 9mm aveva emesso il suo verdetto, la sua sentenza; MORTE, a chiunque avesse parlato così di lei, a chiunque l'avesse sfiorata, anche solo con il pensiero.
Ero diventato un assassino, un killer, ma non mi toccava, perchè avevo altri pensieri per la testa molto più importanti; quest'esperienza però mi servì, dovetti uccidere molti uomini che si misero di li in avanti tra me e Carmen, quella era la mia via.
Appresi così un mestiere, l'arte di uccidere; posso dire che questa è una delle pochissime cose da salvare in tutto questo viaggio.
Ora sapevo fare qualcosa e lo sapevo fare piuttosto bene.

154 Messaggi
(Offline)
3
Maggio 27, 2007 - 2:42 pm

** you do not have permission to see this link **
Versiamo una lacrima per il nostro amico caduto, la sua morte sarà presto vendicata e il suo ricordo vivra per sempre in noi!
Di lui poco sapevamo, era nuovo tra noi, ma era riuscito a guadagnarsi la nostra fiducia da subito ed una cosa e certa, su di lui ci si poteva veramente contare.

Riposa in pace Carlos e veglia su coloro che non hanno ancora lasciato questo mondo, in modo che possano compiere giustizia in tuo nome.

Consuelo

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