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Recensione: Elizabeth - The Golden Age
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Ottobre 26, 2007 - 2:56 pm

tratto da Tgmonline.it

Regia: Shekhar Kapur
Cast: Cate Blanchett, Clive Owen, Geoffrey Rush, Abbie Cornish
Distribuzione: UIP
Voto: 7,5

Con una forte retorica spettacolare ed un certo gusto agiografico, il regista indiano Shekhar Kapur passa ad illustrarci la seconda tranche della vita della Regina Elisabetta di Inghilterra (1533/1603), quella della maturità, intorno all’anno 1585.
Dopo aver raccontato il periodo della sua giovinezza nel precedente film, Elizabeth, del 1998, Kapur riprende in mano il progetto di narrare la vita e le gesta di un personaggio storico di forte impatto, quella Elisabetta I d’Inghilterra, presente in numerosissimi altri film nell’arco del secolo scorso, fra i quali ricordiamo Lo sparviero dei mari, Anna dei mille giorni, Orlando ed anche Shakespeare in love (dove era interpretata da Judi Dench).
Siamo nel 1585, Filippo di Spagna, cattolico, ha in odio Elisabetta, regina protestante (i conflitti religiosi andavo di moda anche allora e costituivano un ottimo pretesto per dichiarare guerre). Mary Stuart, sua cugina, cattolica e gradita agli spagnoli, è tenuta prigioniera e trama per far cadere quella che considera un’usurpatrice. Dopo un fallito attentato nei confronti di Elisabetta e la conseguente decapitazione di Maria Stuart come complice, la Spagna dichiara guerra e manda la sua flotta, l’invincibile Armata, che subirà però una catastrofica sconfitta.

Molto curato l’aspetto storico, come d’uso nelle produzioni inglesi, che fanno dei loro prodotti degli ideali integratori per gli studenti. Più discutibile come sempre nelle biografie romanzate la raffigurazione del versante privato, che qui costituisce il fulcro della storia, nel tentativo di umanizzare un personaggio notoriamente durissimo. Mai sapremo infatti se davvero Elizabeth, una donna che aveva fatto della sua intangibilità la sua forza, si invaghì e soffrì per l’affascinante pirata Walter Raleigh, che si presentò a corte esibendo le sue esplorazioni e le sue colonizzazioni oltreoceano, dopo aver battezzato un lembo di terra americano Virginia in onore della sua Regina notoriamente intatta. Figura degna di un film dedicato a lui solo, avventuriero, navigatore, esploratore, pirata, favorito della regina, finito decapitato nel 1618 da re Giacomo, Raleigh era certo un personaggio affascinante, uno dei corsari che, insieme a William Drake, saccheggiava le navi spagnole, riportando in patria buona parte del bottino a rimpinguare le casse reali, cosa gradita alla Regina, molto meno al governo spagnolo.

Insieme a Drake fu anche responsabile della sconfitta navale spagnola. Né sapremo quanto veramente alla regina mancassero un marito ed un figlio, quanto fosse stanca del potere e della solitudine che ne conseguiva.Era una donna che quel potere lo voleva fortemente, lo amava, lo usava e ne abusava, con la prepotenza e l’arroganza di chi nella vita non ha fatto altro. E infatti ha regnato con determinazione maschile, forse talvolta scossa da qualche momento di crisi (il film ne adombra uno in occasione della decapitazione di Maria Stuart), sempre sorretta dagli spregiudicati consigli del fido Sir Francis Walsingham, capo della polizia segreta che doveva difenderla dai numerosi complotti. Nel finale la vedremo spronare le truppe nello storico “discorso a Tylbury” in un epico look da Signore degli anelli, armatura lucente, cavallo bianco con gualdrappa dorata e lunghi capelli rossi al vento (una parrucca come tutte quelle che indossava sempre). Per concludere, la sentiremo pronunciare queste significative parole: “Mi chiamano la Regina Vergine. Nubile, non ho Padrone. Senza figli, sono Madre del mio popolo. Che Dio mi dia la forza di sopportare questo pesante fardello”, a sposare la tesi che nel suo cuore anche con qualche tentennamento ci fosse posto solo per la nazione.

Degli spagnoli, Filippo II in testa, viene fatta una raffigurazione da veri “cattivi”, tutti cupi e luttuosi in una corte lugubre, Filippo sempre con occhiaie, sudaticcio e stralunato dalle sue stesse trame. La corte di Elizabeth, dove comunque non avevano la mano leggera coi nemici, in confronto è luminosa e piena di vita, come trascinata suo malgrado nel conflitto. In effetti il suo regno fu abbastanza illuminato, caratterizzato dall’inizio dell’impero coloniale e da una straordinaria vitalità culturale, con letterati come Shakespeare, Bacone, Marlowe, Spenser. Ma erano in ogni modo tempi duri….
Visivamente la trascrizione è sontuosa, con costumi di rara magnificenza e accuratezza, opera di Alexandra Byrne, esaltati dalla fotografia di Remi Adefarasin (Il paziente inglese, About A Boy, Match Point e la bella serie tv Band Of Brothers). Bei temi musicali di Craig Armstrong e Ar Rahman. Splendida Cate Blanchett, attorniata da un buon cast, composto dal fascinoso Clive Owen, dal potente poliziotto di corte Goeffrey Rush, dalla bella dama di compagnia Abbie Cornish (che le porterà via il cuore del bel pirata). Samantha Morton interpreta l’infida Maria Stuarda e Filippo è lo spagnolo Jordi Mollà, coadiuvato da Rhys Ifans, un bieco gesuita complottista.
Prima di morire, la Regina designò come successore al trono il figlio di Maria Stuart, Giacomo Stuart, che diventerà Giacomo VI di Scozia. Ma questa è un’altra storia e un altro film… .

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