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La Città Benedetta
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279 Messaggi
(Offline)
1
Dicembre 4, 2009 - 10:49 am

Sotto di lui si stendeva, immobile nella calma del deserto al tramonto, la Città Benedetta.

Vedeva alte guglie innalzarsi nel cielo, gli edifici a volte alti e slanciati e a volte bassi e tozzi. I più antichi, e maestosi, erano costruiti in pietra nera, proveniente da un luogo del quale i più ignoravano l'esistenza. I più recenti, piccoli e modesti, erano costruiti con il materiale faticosamente portato dal Grande Rift, a prezzo di enormi fatiche dai nomadi del deserto.
Su tutti gli edifici spiccavano le mura di cinta della Prima Città, alte, altissime, mastodontiche, nere, memorie di un tempo in cui i nemici della città Benedetta erano più orrendi e spaventosi di chiunque solcasse le piste del deserto oggi.

Ricordava di aver assalito una carovana di portatori di pietre del Grande Rift...mai bottino fu più misero. Uno dei tanti ricordi della sua vita da nomade. Ora stava ritornando alla sua vita precedente, quando, nella Terza Città, aveva appreso l'arte della Diplomazia e l'arte della Persuasione, aveva imparato parole dolci come il miele e taglienti come lame, capaci di persuadere il più potente fra i ricchi e di intimidire il più spavaldo fra i forti.

Ora, dopo anni di vita nel deserto, ritornava alla Città Benedetta. Ritornava fra i suoi simili.

Guest
2
Dicembre 4, 2009 - 1:56 pm

Il sole non era ancora sorto sull'orizzonte di dune bianche che fondeva il mare
di sabbia con un cielo limpidissimo.
Nel silenzio immobile, una volpe terminava la magra notte di caccia diretta alla
sua tana, uno dei rari gruppi di rocce che offrivano riparo alla fauna del
deserto. Il passo svelto e l'andatura dinoccolata non le impedivano di rimanere
costantemente all'erta in quell'ambiente duro, inospitale e spietato.
Uno sbuffo di sabbia sibilante e una sagoma pelosa che scartava di lato, fu
tutto ciò che si potee distinguere nella frazione di secondo in cui il Cobra era
scattato verso il muso della Volpe che con un prodigioso istintivo balzo aveva
mandato a vuoto l'avversario atavico.
I due animali, sfumato il vantaggio della sorpresa, ora si fronteggiavano in
un'inevitabile danza di morte.
Se uno dei due si fosse voltato per fuggire, l'altro l'avrebbe sopraffatto.
Il ticchettio del sonaglio rompeva la quiete del duello che aveva come unici
spettatori i protagonisti stessi di quella sfida che si era ripetuta
innumerevoli volte per innumerevoli generazioni ed aveva avuto sempre lo stesso
epilogo.
Un predatore era diventato preda, l'altro era sopravvissuto.

Uno squarcio obliquo dai margini frastagliati eruppe dal blu del cielo con un
boato assordante. Vomitando lampi di energia e una fitta nebbia scura, quella
che aveva la sinistra parvenza di una bocca andava allargandosi oscurando il
paesaggio a perdita d'occhio.
Nel centro di quel grottesco orifizio il buio più profondo, non l'assenza di
luce, l'agghiacciante vuoto senza confini.
Un minuscolo punto marrone prendeva forma avanzando lentamente dal vuoto in
direzione del Varco fino a diventare una sorta di atollo fluttuante a forma di
fungo.
La convessa crosta superiore coperta da terra riarsa e radi fili d'erba, e il
rastremato cono inferiore di pietra scura, nel complesso davano l'impressione di
essere una zolla staccatasi da un mondo alieno.
Accoccolata sull'atollo una figura albina e immobile osservava con un ginocchio
a terra il panorama desertico che gli si parava di fronte.
L'umanoide era completamente nudo, magro, la pella bianchissima, i lunghi
capelli neri dai riflessi quasi blu elettrico nascondevano parzialmente le
protuberanza cornee che gli spiccavano da sopra la fronte.
Gli espressivi occhi grigi bordati di fiamma, le nere sopracciglie corrucciate
trasmettevano determinazione e rabbia.
Il lungo bastone appoggiato alla spalla doveva essere alto almeno una volta a
mezza il proprietario, culminava con una doppia lama simile ad un apriscatole,
non sembravano esserci linee di interruzione tra il manico e la lama, come se
fosse tutto stato forgiato assieme con un unica sostanza nera.
L'individuo sospirò rialzandosi, gettando un sguardo incerto all'arma che
brandiva.
Aveva dovuto scegliere: morire o fuggire.
E per poter fuggire aveva rubato l'unico oggetto che l'avrebbe condannato a
dover fuggire per sempre.
Sperava almeno avere la possibilità di imparare dominarne il potere per... gli
inquietanti occhi fiammeggianti dell'umanoide saettarono verso i due animali
raggelati dall'apparizione.
Lo sguardo si contrasse, la presa sull'arma si fece più salda.
Entrambi gli animali distogliendo lo sguardo si diedero rapidamente alla fuga.

L'infinito duello per una volta aveva avuto un'eccezione e si era interrotto.
L'istinto aveva riconosciuto in quella situazione due prede ed un solo
pericolosissimo predatore.
E questo predatore sembrava aver tutte le intenzioni di sopravvivere...

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