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Memorie dai ghiacci
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1
Dicembre 13, 2009 - 10:37 am

20 anni prima
Esa

Il mare prende e il mare dà. La sua gente lo sapeva bene. Lo avevano imparato a proprie spese. A dire il vero le volte in cui il mare prendeva erano molto più numerose e il controvalore di quello che restituiva di gran lunga minore. Spontaneamente, si intende. Il resto te lo potevi sempre andare a prendere. Con fatica e mille difficoltà. Ma era la vita e a lui non era mai passato per la testa che potesse essere diverso. Erano le regole e le regole andavano rispettate.
Gli piaceva molto il mare. Anche quando non dovevano uscire per andare a pesca o per cercare di contattare i pochi villaggi vicino per qualche scambio commerciale, era sempre possibile trovarlo sulla costa.

C’era stata una tempesta particolarmente burrascosa quell’estate. Era stato un caso che non fosse uscito anche lui per mare assieme ad altri. I tentativi di soccorso erano stati particolarmente lunghi e penosi. Pochi ce l’avevano fatta. E il danno per il villaggio era stato enorme. In termini sia economici che di vite umane.
Esa stava nuovamente battendo la costa alle primissime luci del mattino, nella vana speranza che il mare ora calmo decidesse di restituire parte di quanto aveva tolto. Qualche tavola di legno. Qualche altro rimasuglio inutilizzabile. Niente.
A un tratto gli era sembrato di vedere una sagoma più voluminosa. Era accorso nella speranza di trovare qualche sopravvissuto, anche se ormai le speranze erano molto scarse. Con qualche difficoltà riuscì a recuperare la sagoma dalla tavola di legno che miracolosamente l’aveva sostenuta. L’aveva un po’ sollevata e un po’ trascinata fin sulla terra ferma. Non c’era tempo per cercare aiuto.
Dentro uno spesso strato di pelli scuoiate e accuratamente ingrassate c’era un corpo. Ma non era un uomo del villaggio. Anzi non era neanche un uomo. Nonostante le escoriazioni e il violento trattamento della tempesta rimase senza fiato. Chiaramente non era una del posto. In villaggi isolati come quelli i volti si assomigliavano un po’ tutti. Ma un viso così non l’aveva mai visto. Probabilmente non l’aveva mai visto nessuno.
Inizialmente gli era sembrata morta, ma aveva verificato lo stesso, un po’ per scrupolo, un po’ per una segreta speranza. Ognuno ha il diritto di reclamare per sé ciò che il mare liberamente dà. Era la legge.
E quella volta a Esa diede più di quanto avrebbe mai osato sperare.

106 Messaggi
(Offline)
2
Dicembre 13, 2009 - 11:37 am

15 anni prima
Kyllikki

L’orizzonte era ancora calmo, ma il vento non sarebbe tardato ad arrivare. Scrutò ancora una volta l’orizzonte, ma non trovò nessuna traccia di ciò che cercava. Erano in ritardo, pensò, con la bella fronte corrugata mentre si accarezzava il ventre rigonfio.

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

Cercò di tranquillizzarsi, aggrappandosi all’assoluta fiducia che aveva nelle capacità marinaresche del marito. Conosceva il mare come nessun altro. Sarebbe tornato. Ancora una volta.
I bambini si rincorrevano lungo la spiaggia, spensierati come si poteva a essere solo a quell’età. Li richiamò, per evitare che si allontanassero troppo. I due ovali perfetti si voltarono all’unisono. Come sempre. Sorrise. Tra la sua gente non sarebbero mai riusciti ad arrivare a quell’età. Non insieme. La nascita di gemelli era considerata di malaugurio e i neonati venivano esposti prima che la madre potesse abbracciarli.
Ma era una vita fa. Un nome fa. Una lingua fa. E quando riuscì finalmente a ricordare tutto, era tardi per tornare indietro. E comunque non avrebbe mai potuto farlo. Non a un simile prezzo.

Qualcuno avrebbe potuto pensare che la ragione fossero i suoi figli e indubbiamente le due teste bionde che correvano sulla battigia costituivano per lei un legame inscindibile con questa terra e questa gente. Ma non era la sola ragione.
Inizialmente si era aggrappata a quell’uomo solido come la roccia per sfuggire alle incalzanti ondate di panico che cercavano di ghermirla e trascinarla nell’oscuro e freddo vuoto che era la sua memoria. Donna senza passato né diritto alcuno su quelle coste gelide e inospitali, era stata trovata da un uomo del villaggio ed accolta silenziosamente nella sua casa. L’aveva curata e nutrita. Riscaldata ed accudita. E non aveva chiesto nulla.
Non era stato difficile, nondimeno, leggergli in faccia il desiderio. Una fiamma costantemente accesa in fondo agli occhi gentili. Bramava e non osava prendere. Chiedere avrebbe richiesto una reciproca comprensione linguistica che avrebbe tardato ancora molto a venire.
La prima volta che lo accolse era una fredda sera d’autunno. Era rientrato in casa dopo una dura ed estenuante battuta di pesca. Era rientrato tremante ed aveva iniziato a stendere attorno al fuoco stivali e pellicce, mentre la pelle bianca gli si arrossava per l’improvviso sbalzo di temperatura.
Era teso in volto e più silenzioso del solito. Non l’aveva quasi guardata mentre lei gli si avvicinava per portargli un tozzo di pane e una ciotola fumante di denso brodo di pesce. Tremava come una foglia mentre ingoiava il pane grondante di grasso e carne. Tremava ancora, pochi minuti dopo, quando si era infilato sotto le spesse pelli di foca e le aveva dato le spalle.
Ancora adesso non sapeva spiegarsi esattamente quale impulso l’avesse spinta a farlo. Gratitudine e desiderio di ripagarlo nell’unico modo che poteva, probabilmente.
Si era svestita in silenzio e gli si era avvicinata piano da sotto le pelli. Si era stretta contro il corpo ancora freddo e tremante di Esa, che nel sentirla si era irrigidito di colpo. Si era girato piano, gli occhi spalancati e confusi in preda a un miscuglio di desiderio e timore. Gli aveva sfiorato piano la spalla e preso la mano per portarsela al petto, cercando di trattenere i brividi al contatto delle dita gelate.
La voglia di lui aveva arso ogni traccia di ritrosia e le sue labbra si erano fatte avide sulla pelle. Kyllikki aveva chiuso gli occhi e allontanato la mente, pronta ad accogliere l’assalto del desiderio a lungo represso. Glielo doveva, in fondo.
Non ci fu nessun assalto. Socchiuse lentamente gli occhi e rimase stupita da quello che vide in quelli di lui. La baciò. Piano. Probabilmente fu in quel momento, mentre quel corpo ribollente di passioni contrastanti con movimenti controllati scivolava lentamente dentro al suo che iniziò, lentamente, il processo che, negli anni, l’avrebbe portata ad amarlo.

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