[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Elenya sedeva a prua della piccola nave, guardando il mare con la schiena appoggiata all’albero di bompresso: si era sistemata là per non intralciare le manovre dell’equipaggio, ma anche per tenersi il più lontano possibile dai loro insulti e dalle loro percosse, mentre ripensava alle cose accadute negli ultimi giorni…[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Qualcuno aveva tentato di far cadere su di lei la colpa per l’assassinio della principessa Erendis, ed era solo perché ci aveva messo molto tempo per liberarsi dalla sua prigionia che era parso chiaro che non poteva essere stata lei… Questo però non le aveva risparmiato le percosse delle guardie valdacle e del loro capitano e tutta una serie di tormenti inflittegli dagli stessi.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]L’elfa chinò il capo, lasciando che i suoi lunghi capelli le nascondessero il viso segnato dai lividi: mentre era prigioniera aveva temuto di non poter portare a termine l’incarico che la regina madre aveva assegnato a lei ed alla sua consorella Arbè, quest’ultima dispersa nel bosco assieme alla loro scorta, dopo il fallito assalto al gruppo del principe Arakon per liberare lei e le altre due consorelle prigioniere dei valdacli. Per tentare di conquistare la fiducia del principe, al quale aveva l’ordine di offrire i suoi servigi, aveva aiutato il cerusico Ardic a salvare la vita della principessa Erendis ed aveva rimosso la maledizione che metteva a rischio la vita di un altro nobile che li accompagnava… tutto inutile.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Certo, avrebbe dovuto prevedere che un odio razziale che durava da generazioni di uomini non sarebbe scomparso come neve al sole, ma si era illusa che l’autorità del principe, che si stava proponendo come re di tutti il valdacli, avesse permesso di accantonare quei sentimenti, per rivolgere l’attenzione di tutti verso un pericolo ben maggiore di quello rappresentato dallo sparuto numero di sopravvissuti della corte di Ardor… Un altro errore anche se, mentre aiutava il cerusico a sanare i feriti, egli le era stato riconoscente per l’aiuto ed aveva ascoltato le sue parole, promettendole di intercedere presso il principe.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Ma nemmeno Ardic, messo a mal partito da un leggero veleno e incastrato in una morsa di doveri e fedeltà inconciliabili tra loro, avrebbe potuto aiutarla la notte dell’assassinio, durante la quale, sola e spaventata, Elenya aveva tentato la fuga ma, a causa della grave ferita che aveva riportato qualche giorno prima, non ancora completamente sanata, era stata subito ripresa dalle guardie, che non erano state gentili con lei, nonostante l’ordine del principe Arakon di non farle del male, ordine che il principe suddetto s’era ben guardato dal far rispettare del tutto.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]A quel punto Elenya aveva temuto, per la sua stessa vita in quanto, anche se innocente, era convinta che nessun tribunale valdaclo l’avrebbe assolta: tutt’al più, anche se non l’avessero condannata a morte subito, l’avrebbero rinchiusa, come molti suoi simili, in qualche oscura prigione, finchè non si fosse lasciata morire o, peggio, fosse impazzita. [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]E come sempre aveva faceva, quando la disperazione si impadroniva di lei, l’elfa iniziò a pregare…[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Avvenne così che Targon, l’inviato di Gondor per contattare il principe Arakon e condurlo al cospetto di re Elessar, decise di interrogarla di persona, non fidandosi di quanto gli era stato riferito sul suo conto. Elenya, tra le lacrime, aveva risposto sinceramente a tutte le sue domande e alla fine, non avendo più nulla da perdere, osò chiedere la protezione sua e di Gondor a salvaguardia della sua persona. Carezzandole il volto segnato, Targon le promise il suo aiuto.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]E Targon mantenne la sua parola, arrivando al punto di sfidare apertamente la principessa Arcil di Nindamos la quale, messa sotto pressone, alla fine scrisse e firmò di suo pugno una lettera nella quale l’elfa di nome Elenya gli veniva ceduta come schava, sottraendola quindi al giudizio del tribunale. Per Targon questo stato di cose era comunque inaccettabile, e chiamò a sé Elenya, per porre immediatamente fine a quella situazione. Lei però lo convinse a mantenere in piedi la farsa, affermando che entrambi avrebbero corso meno rischi lasciando che gli altri credessero che lei gli apparteneva, almeno finchè si trovavano nei territori dei valdacli.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Gli spruzzi di un’onda più alta che si infranse sulla prua la riscossero dai suoi pensieri, e lo sguardo di Elenya cercò il suo salvatore, l’unico figlio di Numenòr che non aveva alzato la sua mano su di lei per colpirla, e lo vide solo, appoggiato alla murata della nave, con lo sguardo incupito che seguiva la linea della costa…[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Si alzò e, pur consapevole degli sguardi degli uomini della nave che la seguivano, si avvicinò lentamente a Targon e, giuntagli a fianco, gli sfiorò lievemente una mano con la sua… lui si riscosse dai suoi pensieri e la guardò, e lei, sorridendogli si rivolse a lui:[/SIZE][/FONT]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Parlate con me…”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] iniziò…[/FONT][/SIZE]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Elenya non aveva quasi creduto ai suoi occhi quando aveva rivisto la piccola Nin assieme al gruppo di Lord Arakhon. Nin, la figlia del capitano Hamac il guerriero che, molti anni prima, cavalcando sotto le insegne di lord Seregul, aveva guidato i suoi uomini contro gli elfi di Ardor nella grande battaglia che aveva visto prevalere i forti numenoreani del sud.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]La sacerdotessa ricordava come, durante la battaglia, lei ed alcuni suoi compagni, mentre erano intenti a soccorrere dei feriti, erano stati presi di mira dal capitano il quale, a cavallo del suo destriero, si era lanciato alla carica contro di loro. Ad Elenya tornò in mente il lancinante dolore che aveva provato nel momento in cui la spada del guerriero le aveva lacerato le carni e di come, sofferente ed impaurita, aveva sperato soltanto che il colpo di grazia arrivasse presto… ma il colpo non giunse mai. Hamac si avvicinò lentamente a lei ed alzò la sua spada, pronto a colpire ancora… Ma, nonostante lo sguardo annebbiato dalla sofferenza, Elenya colse un’improvvisa espressione di dolore e tristezza negli occhi dell’uomo, che abbassò lentamente la spada e fece voltare il cavallo, pronto ad allontanarsi, mormorando “Mi dispiace…”, parole sussurrate, che il fine udito di Elenya riuscì comunque a cogliere, prima che le stesse venissero troncate da un grugnito di dolore di Hamac, nel momento in cui una freccia gli si piantò in un ginocchio ed il suo cavallo, pure ferito, fuggì al galoppo, portandosi appresso il suo cavaliere…[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Passarono molti anni, secondo il calcolo degli uomini, e nel suo vagabondare nelle terre del sud Elenya si imbattè quasi per caso in una locanda posta a poche ore di cammino da un villaggio. Un uomo robusto, anche se azzoppato, stava spaccando legna nel cortile, mentre una voce di donna lo chiamava ogni tanto dall’interno. Elenya stava per avvicinarsi, ma in quel momento l’uomo si girò verso la casa e alla sacerdotessa il cuore quasi si fermò quando riconobbe in lui il capitano Hamac, l’uomo che l’aveva quasi uccisa, ma che le aveva anche risparmiato la vita.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]L’elfa rimase per giorni nella zona, con il cuore lacerato in due dal risentimento che provava nei confronti dei valdacli per lo sterminio del suo popolo e dalla riconoscenza nei confronti di Hamac, che le aveva fatto grazia della vita. Alla fine, una tormentata Elenya abbandonò quei luoghi.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Altri anni passarono, ed un freddo e ventoso giorno d’autunno la sacerdotessa si trovò a passare nuovamente vicino alla locanda, che in quel momento era stranamente deserta… il vagito di un neonato portato dal vento le giunse all’orecchio e lei si inoltrò nel bosco, seguendolo. Giunse così ad una piccola radura dove trovò Hamac in piedi davanti ad una sepoltura: stava piangendo sommessamente ed in braccio stringeva un fagottino piangente a sua volta… non era difficile immaginare di chi fosse il corpo sepolto dall’uomo.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Sentendola arrivare, Hamac si girò verso di lei, singhiozzando protese verso di lei il neonato dicendole: “Lei è Nin” e fissandola direttamente negli occhi… il dolore e la pena che Elenya vi vide riflessi fu tale da toccarle il cuore e a riempire di lacrime anche i suoi occhi. Fu allora che l’elfa riuscì ad ammettere con se stessa di aver perdonato quell’uomo. La sacerdotessa rivolse al guerriero un cenno di saluto e poi, silenziosamente com’era venuta, se ne andò.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Negli anni del suo esilio, quando si trovava a passare da quelle parti, Elenya non rinunciava a non dare un’occhiata discreta, senza farsi vedere, ad Hamac (il quale sembrava comunque accorgersi della sua presenza) ed alla figlia di lui, che cresceva e diventava sempre più grande e bella...[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Ed ora quella bambina si era quasi fatta donna, era stata adottata dal conte, o meglio, dal principe Ardic, dopo la morte di suo padre Hamac, e veniva istruita nientemeno che dalla principessa Arcil di Nindamos in persona, della quale era diventata la dama di compagnia…[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Un rumore improvviso fuori dalla porta del suo alloggio strappò Elenya dai suoi pensieri… Alla fine, erano venuti a prenderla.[/SIZE][/FONT]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Morwen…”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] la voce di Elenya era quasi un sussurro, mentre i suoi pugni erano talmente stretti da far sbiancare le nocche “… il mio nome sarà Morwen!” ripetè a voce più alta in modo che la principessa Arcil la udisse chiaramente.[/FONT][/SIZE]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Molto bene, Morwen di Nindamos…”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] replicò la principessa “Ricordati i termini dell’accordo! Sai quale sarà l’alternativa in caso di disobbedienza!” concluse freddamente la donna, alzandosi dal seggio. Morwen eseguì una riverenza, nei limiti concessegli dalle catene che ancora la trattenevano, mentre la principessa abbandonava la sala, lasciando l’elfa a riflettere su come mai non era stata messa al rogo come strega.[/FONT][/SIZE]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Forse, in fin dei conti, i principi Arakhon e Ardic non l’avevano abbandonata al suo destino ed avevano intercesso per lei. Comunque, per quanto i suoi sentimenti nei confronti di Lady Arcil non fossero propriamente amichevoli, non poteva non ammirare l’astuzia di quella donna. Era abile a tessere trame ed inganni quanto l’antica Ungoliant le sue ragnatele d’ombra… con un artifizio “burocratico” aveva fatto scomparire il suo nome, Elenya, da tutti gli annali ed i documenti dei valdacli, dopo che il processo farsa, che la vedeva unica imputata per la morte della principessa Erendis si era concluso con la sua condanna a morte. Di fatto, le era stata inflitta una sorta di “morte civile”, anche se non reale: l’oltraggio nei suoi confronti era palese, tutti coloro che erano con lei quel giorno sapevano che non poteva essere lei l’assassina, ma per lo meno era ancora viva, anche se vincolata in servitù a lady Arcil e, di conseguenza, al principe Arakhon, al servizio del quale era stata posta. Quest’atto però le permetteva di portare avanti il compito assegnatole dalla Regina Madre, pertanto decise di chinare il capo ed accettare le condizioni impostele dalla signora dell’ordine di Nindamos.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Tra tutte le clausole vessatorie di quell’accordo però, quella che la riempiva di rabbia era quella che le vietava di intraprendere qualsiasi atto a favore degli elfi suoi compatrioti… durante la sua prigionia, grazie al suo udito sensibile, le erano arrivate le urla ed i pianti dei suoi fratelli, torturati e violentati dagli inquisitori, fino a spezzarne lo spirito e renderli obbedienti come bestie ammaestrate, che venivano poi messi a morte, oppure ceduti ai nobili della corte: la schiavitù era proibita tra i valdacli, ma nei confronti degli elfi veniva fatta “un’eccezione”. Elenya, o meglio, Morwen era consapevole di essere impotente di fronte a tutto questo, ed era proprio quella consapevolezza a farla stare male: la sua gente soffriva e lei non era in grado di fare niente! Poteva solo sperare che il principe Arakhon mantenesse la sua parola riguardo l’abolizione di quelle pratiche barbare, ma ci sarebbe voluto molto, troppo tempo. Quanti, quanti fratelli avrebbero sofferto o sarebbero preriti nel frattempo? Lacrime di rabbia le solcarono il volto…[/SIZE][/FONT]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Tu, elfo, vieni qui!”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] La voce gracchiante del capo della servitù, nonché suo carceriere la fece trasalire.[/FONT][/SIZE]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]L’uomo aveva in mano un mazzo di chiavi, che usò per liberare Morwen dalle catene che la impastoiavano:[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]“Torna al tuo alloggio e datti una sistemata. Il tuo padrone ti vuole di sopra!”[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Morwen gli fece una riverenza e gli rivolse un sorriso beffardo: “Ai suoi comandi!” rispose.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Morwen stava salendo la scala che portava agli alloggi dei principi, per aiutare lord Arahkon a vestirsi per la cerimonia di fidanzamento con lady Arcil, quando il suo udito percepì alcune grida di panico provenienti dal cortile ed i suoi occhi intercettavano un movimento oltre la finestra alla sua destra… Il ruggito che seguì fu il rumore più spaventoso che l’elfa avesse mai udito in vita sua ma, nonostante tutto, riuscì a mantenere i nervi saldi, al contrario di altri due servitori che si accasciarono tremanti sulla scala. Morwen osò guardare fuori e, pur non avendone mai visto una creatura del genere, grazie ai suoi studi identificò immediatamente il pericolo: un drago! Un grande drago nero che stava puntando esattamente nella sua direzione e stava spalancando le fauci![/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Più che la ragione, fu l’istinto che la spinse a muoversi: “Fuggite!” gridò ai servi ancora terrorizzati, prima di precipitarsi giù dalle scale, cercando di mettere la maggior distanza possibile tra lei ed il soffio del mostro, che la raggiunse pochi istanti dopo, facendola rotolare giù dagli ultimi gradini ed ustionandole un braccio, mentre un freddo terribile la assaliva: il drago aveva il soffio gelido.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Morwen attese che il suo cuore smettesse di battere all’impazzata, per poi iniziare lentamente a risalire la scala, ricoperta dovunque da due dita di ghiaccio, per cercare di raggiungere sire Arakhon e vedere se aveva bisogno delle sue arti guaritrici… i due servi erano stati uccisi dal freddo là dove si trovavano e, mentre l’elfa li stava ancora osservando, Arakhon scese dalla scala, impugnando il suo grande arco: “Seguimi!” le ordinò seccamente, continuando a scendere senza rallentare il suo passo.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Raggiunsero la piazza d’armi dove il principe Ardic e un manipolo di guardie che avevano resistito al terrore che il drago ispirava tentavano di colpirlo con gli archi. Arakhon si unì a loro, ma i loro sforzi erano vani perché il mostro si teneva fuori portata, mentre compiva un largo giro e si preparava per il prossimo attacco. Inspiegabilmente, Arakhon prima e Ardic poi si distrassero per alcuni istanti dalla battaglia, assumendo un’espressione di intensa concentrazione, salvo poi riscuotersi ed incoccare altre frecce. Incurante dei dardi che gli piovevano addosso, il drago si gettò in picchiata verso il cortile: Morwen si ritirò all’interno e chiuse la porta alle sue spalle, mentre alcune delle guardie si davano alla fuga: i due principi rimasero ai loro posti… Il drago colpì concentrando il suo soffio, che però sfiorò appena Ardic, uccidendo due guardie e scavando una fossa ricoperta di ghiaccio a pochi passi da lui. Il drago risalì in cielo ma stavolta, anziché iniziare un nuovo giro, si aggrappò alla cima della torre dove si trovavano i quartieri dei principi, spalancando nuovamente le fauci.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Morwen, uscita nel cortile per sincerarsi della salute dei principi, vide il drago appollaiarsi lassù… La sua natura di guaritrice prese il sopravvento sulla sua razionalità e, temendo che le principesse, soprattutto Nìn, potessero venir seriamente ferite, l’elfa corse dentro ed iniziò a risalire la scala che portava in cima.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Il drago soffiò ancora, ma la potenza del suo soffio, anziché devastare i piani alti, si incanalò attraverso le scale… Morwen sentì una tremenda folata di un vento molto più gelido di quello che l’aveva colpita prima e vide dall’alto una nube bianchissima precipitare su di lei. L’elfa ebbe solo il tempo di pensare: “padre celeste aiutami!” prima che il soffio del drago la colpisse in pieno.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Un istante dopo Morwen ebbe la sensazione che centinaia di aghi le forassero gli occhi, mentre lo spostamento d’aria la fece rotolare dalle scale, spezzandole nuovamente il collo nello stesso punto dove era stata ferita gravemente da Arakhon… non vide e non sentì più nulla, tranne un terribile freddo. [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]… buio… dolore… e… caldo? [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Queste furono le prime sensazioni che Elenya pròvò quando riprese i sensi. Non poteva credere di essere ancora viva… Evidentemente il padre celeste aveva accolto la sua ultima, disperata supplica.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Una benda le copriva gli occhi ed una fasciatura rigida le bloccava il collo; era distesa su di un giaciglio ed una leggera coperta la ricopriva. Muovendosi lentamente, poiché gli scatti bruschi le procuravano una fitta di dolore dal collo alla nuca (di nuovo!), l’elfa fece scorrere le dita sulle ustioni da freddo che il soffio del drago le aveva causato: erano quasi completamente guarite.[/SIZE][/FONT]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Ardic…”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] pensò: soltanto il giovane principe guaritore poteva aver fatto tanto per sanare ancora una volta le sue gravi ferite in così poco… tempo? Da quanto era qui? Cos’era successo dopo la sua caduta? Come stavano i principi? Elenya respirò a fondo e si costrinse a calmarsi.[/FONT][/SIZE]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Lentamente si mise a sedere sul letto ed iniziò a togliersi le bende che le coprivano gli occhi… dopo alcuni istanti emise un sospiro di sollievo: ci vedeva! La luce, sia pur soffusa che filtrava dalle finestre della casa della guarigione le dava fastidio, però ci vedeva. Aveva sete, ma vicino al suo giaciglio vide una caraffa con dell’acqua e un bicchiere e ne approfittò. Socchiudendo gli occhi per proteggerli dalla luce si guardò attorno: vicino al giaciglio qualcuno aveva ammonticchiato le sue poche cose; indossava una corta, leggera tunica di lino bianca: probabilmente il suo bell’abito con i simboli di Nindamos era stato polverizzato dal soffio del drago: “meglio così” pensò.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Mentre rovistava nel suo piccolo zaino, ritrovò la sua stola rossa, simbolo della sua scuola all’interno dell’ordine di Darin Tesarath, ricordò la gioia che aveva provato quando, mesi prima, la reverenda Arbè l’aveva ritrovata e ricondotta assieme a lei dalle altre sorelle, prima del massacro al monastero, prima che il maestro… “Sorelle… quanto mi mancate, mi sento così sola…” Un gemito la riscosse dai suoi pensieri.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Afferrò il suo bastone per sostenersi e, lentamente, scostò la tenda che separava il suo giaciglio da uno posto a fianco: la persona che giaceva là distesa era lord Barendar. Badando a non toccarlo, Elenya lo esaminò da vicino: il suo colorito era molto migliorato ed il respiro sembrava regolare… forse, finalmente, cominciava a reagire alle cure. Un sorriso amaro increspò le labbra dell’elfa: “E tu, lord Barendar… “ disse fra sè e sè “… mi sarai grato per la tua vita o mi bastonerai per aver osato toccarti?” Con la rabbia che nuovamente cresceva in lei, Elenya si ritrasse, lasciando cadere la tenda che separava i due giacigli.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Lentamente, la sacerdotessa si diresse ad una finestra e guardò fuori, schermando i suoi occhi con una mano: per quel che poteva vedere la cittadella era ancora in piedi, anche se c’era molto movimento nelle strade… La porta della stanza si aprì e richiuse e dei passi si avvicinarono: “Non dovresti ancora alzarti, Morwen. Non sei ancora guarita del tutto…” La voce del principe Ardic era gentile come sempre anche se non mascherava la sua disapprovazione per il fatto che lei fosse in piedi.[/SIZE][/FONT]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Lo so, principe, ma non riesco a stare ferma un istante di più…”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] rispose Elenya, calandosi nuovamente nei panni di Morwen di Nindamos “… ma ora ditemi cos’è accaduto mentre stavo male: che ne è stato del drago? E da quanto è partito il principe Arakhon per incontrarsi con re Elessar?”[/FONT][/SIZE]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]La sensazione travolse Elenya come una grande, improvvisa onda: potere! Lo stesso potere che anche lei condivideva con le altre sorelle, ma ad un livello tale che mai aveva avvertito in vita sua! La sorpresa fu tale che l’elfa si raddrizzò di scatto sul suo giaciglio, salvo poi accasciarsi di nuovo, stordita dall’intenso dolore che, partendo dalle sue vertebre martoriate, si era istantaneamente diffuso in tutto il corpo. Elenya impiegò alcuni minuti per ritornare lucida:[/SIZE][/FONT]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Ardic! Devo parlare col principe Ardic! E’importante! Vi prego, chiamatelo!”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] gridò con tutto il fiato che riuscì a raccogliere, ma era oramai allo stremo delle forze quando qualcuno si degnò di risponderle, assicurandole che avrebbero chiamato il principe e consigliandole, con la gentilezza tipica dei valdacli quando trattavano con gli elfi, di calmarsi. Non c’era modo di sapere se avessero accolto la sua supplica, quindi la sacerdotessa si concentrò sul tentativo di far riprendere la sensibilità alle sue mani. Alla fine, il principe Ardic venne da lei.[/FONT][/SIZE]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]L’elfa lo mise sull’avviso riguardo a quanto aveva avvertito e concluse:[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]“Non ho mai percepito una manifestazione così… forte! Ne ritengo capaci soltanto le sorelle più anziane o… peggio! La avverto ancora, qualunque cosa sia, sta succedendo qui ed ora! Non riesco a definire la natura della manifestazione, ma penso sia meglio per voi se radunate le persone che vi sono care ed abbandonate in fretta questo luogo!”[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Il principe la ringraziò per l’informazione e poi abbandonò rapidamente la stanza. Mentre gli parlava, Elenya aveva visto nei suoi occhi una forte preoccupazione e la sua figura, di solito eretta come un fuso, era incurvata come se un grosso peso gli gravasse sulle spalle: cosa stava succedendo?[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]L’elfa si cocentrò sui suoi sensi: la fiammata di potere si era notevolmente ridotta, ma era ancora presente, mentre un bagliore rossastro guizzante, come quello di un grosso incendio, illuminava le finestre della sua stanza.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Lo sforzo fatto le era costato più di quanto pensasse: era ancora molto debole quando l’ambasciatore di Tul Harar, Muhad un uomo che, fino a quel momento, aveva avuto per lei solo parole sprezzanti ed offensive, entrò nella sua stanza e, ostentando un atteggiamento molto più affabile, le fece molte domande sulle sue motivazioni e sulle sue ragioni. Per la terza volta Elenya ripetè la sua storia, così come l’aveva raccontata prima ad Ardic e poi ad Arakhon… Muhad si congedò da lei gettando la maschera gentile che aveva sfoggiato e riprendendo l’atteggiamento arrogante che sempre aveva tenuto con lei.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]L’elfa si stava stancando di quella sciarada: rimasta da sola, al cospetto dell’uomo che era venuta a cercare ed ai suoi compagni, aveva preferito essere onesta con loro, piuttosto che cercare di adottare un atteggiamento subdolo il quale, allora ne era convinta, le avrebbe creato problemi se e quando le sue menzogne fossero venute alla luce: del resto, non era mai stata brava a mentire.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Ora non era più convinta che quell’atteggiamento fosse stato quello giusto da adottare, ma oramai era tardi. Inoltre non poteva sapere come sarebbero andate le cose se non avesse subito due gravi ferite nell’arco di pochi giorni, il che le aveva tolto le scarse possibilità che aveva di poter guidare il suo fato, rimanendo in balìa dei capricci e degli umori di principi e dame e… ambasciatori. Come fare ora per riprendere in mano le redini del suo destino?[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Nonostante ora lo sentisse molto più debole, istintivamente, Elenya si concentrò sul potere che aveva percepito, un potere così affine al suo, così… familiare.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Monastero di Tharin, primavera dell’anno 2980 della Terza Era…[/SIZE][/FONT]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Elenya… Elenya…”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] La voce sommessa di Finduilas, accompagnata da un leggero ma insistente bussare alla porta del suo alloggio, aveva finito per interrompere la sua concentrazione; sospirando, Elenya si alzò dal tavolo dove stava studiando, inarcò la schiena al contrario per muovere i muscoli contratti, quindi si diresse verso la porta e l’aprì: le sue amiche Finduilas e Luinìl la aspettavano fuori; le fece entrare e chiuse la porta, prima che qualche altra allieva protestasse per il baccano poi, con le mani sui fianchi e tentando di assumere un’espressione severa, le rimproverò:[/FONT][/SIZE]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]“Fra pochi giorni dovrò sostenere una prova importante. Come pensate che riesca a passarla se non mi lasciate studiare?”[/SIZE][/FONT]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“E dai Elenya!”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] Finduilas le impedì di continuare “Sono giorni che fai l’eremita! Se non ti fermi un momento ti farai scoppiare la testa!”[/FONT][/SIZE]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Ma…”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] tentò di protestare Elenya “Ascolta…” proseguì l’amica, senza darle respiro “Luinìl ha appena finito di comporre una sua canzone e sai che non avrà pace finchè non ce l’avrà fatta sentire… Ahi!”[/FONT][/SIZE]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]La sua tirata venne interrotta da una gomitata nelle costole da parte di Luinìl, che la guardò tentando, senza peraltro riuscirci, di assumere un’espressione imbronciata; poi si rivolse all’amica: “E’ vero Elenya che ho appena finito di scriverla, ma il vero motivo è che vogliamo che tu alzi la testa da quei libri! Quando sei in difficoltà tendi ad esagerare, davvero non vuoi fermari un attimo? Non credo che ti farà male tirare un po’ il fiato.” Concluse, mentre Finduilas annuiva a sua volta.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Elenya riflettè per qualche istante poi si arrese: “Oh, va bene! Ma troviamo un posto tranquillo, non vorrei che ci punissero per aver disturbato qualcuno!”[/SIZE][/FONT]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Benissimo!”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] riprese Finduilas “Conosco un posto che fa al caso nostro!”[/FONT][/SIZE]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]--------------------[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Si erano sedute sulla riva di una piccola cala poco fuori dal monastero. Il rumore della risacca si fondeva alla perfezione con le note del liuto e della voce di Luinìl, creando un’armonia unica. L’amica stava veramente affinando, grazie agli studi, la sua arte: Elenya ne era sicura, e quella canzone ne era la prova.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Ascoltando ad occhi chiusi, trasportata dalla melodia, pensò alle sue amiche e a quanto fossero unite, molto più che con tutte le altre iniziate: forse perché appartenevano tutte e tre alla stirpe degli Elfi Fuinar, o forse perché erano tutte di origini umili come lei, che era figlia di un pescatore e di una contadina, ed avevano tutte lavorato duramente, quando avevano sentito la chiamata, per guadagnarsi il diritto di accedere al monastero di Tharin, il primo passo per diventare, anche loro, Sorelle della Mente, Darin Tesarath.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Si erano conosciute per caso durante le prove di ammissione, ma fu la derisione da parte di altre iniziate, di stirpe più nobile, che le spinse a far fronte comune agli scherni e a porre le basi della loro amicizia, che crebbe sempre più negli anni dell’addestramento.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Le ultime note della canzone si spensero ed Elenya e Finduilas applaudirono all’amica, la quale concluse l’esibizione con un inchino e poi, raddizzandosi, chiese con una nota di ansia nella voce, che non sfuggì alle amiche: “Davvero vi è piaciuta? Non mi state prendendo in giro, vero?”[/SIZE][/FONT]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Ma stai scherzando? E’una bellissima canzone!”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] ribattè Finduilas; Elenya annuì: “Davvero Luinìl, è stupenda…” disse a sua volta “… ma dimmi una cosa, hai unito alla melodia un po’ della tua arte, non è vero?” le chiese sorridendo.[/FONT][/SIZE]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Beh… sì, un po’…”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] disse Luinìl, con espressione colpevole “… ecco, l’avevo composta per la prossima prova che dovrò sostenere e… mi pareva ben riuscita, ma non ne ero sicura… così…”[/FONT][/SIZE]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Così hai pensato di farla sentire a noi!”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] la interruppe Finduilas, fingendosi arrabbiata “Adesso capisco perché, mentre suonavi, non riuscivo a pensare ad altro!” rincarò la dose, squadrandola dall’alto in basso, mentre Elenya ridacchiava alla loro spalle…[/FONT][/SIZE]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]La campana che segnalava la ripresa delle lezioni interruppe la commedia di Finduilas e tutte e tre corsero ridendo verso il monastero, prima che la madre Eledwen, la loro insegnante, le sorprendesse fuori dalle mura senza permesso.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]--------------------[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Quella sera si ritrovarono nell’alloggio di Elenya, che era il più vicino alla sala comune: erano riuscite a rientrare appena in tempo… anche se temevano che la madre Eledwen avesse intuito qualcosa, dal momento che le aveva fulminate tutte e tre col suo sguardo severo, ma non c’erano stati né rimproveri né punizioni da parte sua, anche se Elenya temeva di sapere il perché:[/SIZE][/FONT]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Amiche mie, temo che per qualche tempo le nostre prove verranno giudicate con estrema severità da parte delle insegnanti!”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] confessò.[/FONT][/SIZE]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Temo che tu abbia ragione…”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] le fece eco Luinìl, mentre Finduilas, stranamente, taceva.[/FONT][/SIZE]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“E…”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] riprese Elenya “… visto che sarò la prima tra noi che sosterrà una prova, e dato che ho perso tempo oggi per causa vostra…” si interruppe per afferrare due libri dal suo tavolo, lanciandoli in direzione delle sue amiche le quali, anche se colte di sorpresa, li afferrarono al volo “… voi mi aiuterete a recuperare!” concluse, sorridendo.[/FONT][/SIZE]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Luinìl e Finduilas si guardarono negli occhi con espressione sconfortata, sospirando: conoscevano la testardaggine di Elenya, sarebbe stata una lunga notte...[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]“… Io posso resistere alle torture… tu no. La morte sarebbe un’alternativa…”[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Seaine lasciò la frase in sospeso, per darle il tempo di ponderarne il significato. Non c’era più speranza oramai. Aveva osato sperare che, ora che Arakhon stava finalmente per incontrare re Elessar, di potersi liberare del giogo che lady Arcil le aveva imposto. Ma ora quella speranza le era scivolata tra le dita come se fosse sabbia… In assenza dei legittimi signori, il Maestro aveva fatto la sua mossa: aveva preso il controllo della mente della principessa Nìn, ne era sicura, lo aveva avvertito quando aveva vanamente tentato di strapparla al suo controllo, e tramite la giovane, grazie al potere che Arcil le aveva concesso, aveva messo in piedi una cospirazione che gli aveva permesso di prendere il controllo della capitale e a mettere nuovamente ai ferri lei e Seaine. Elenya sapeva cosa sarebbe seguito, lo aveva visto con i suoi occhi quando era stato fatto ad altri come lei: la tortura, il dolore, che le sarebbero stati inflitti finchè non l’avessero spezzata, finchè non avesse implorato e spergiurato qualsiasi cosa, pur di farli smettere, oppure finchè non fosse sopraggiunto un collasso che avrebbe messo fine in modo traumatico alla sua vita. Oppure l’avrebbero messa direttamente al rogo come strega?[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]L’alternativa era abbracciare volontariamente l’oblio… scivolare lentamente in un buio senza sogni, senza ritorno… Aveva spesso pensato alla morte, in quelle ultime settimane, ma era sempre accaduto qualcosa che le aveva ridato speranza e la forza per andare avanti ma ora… I ricordi di Elenya tornarono a più di ottanta anni prima, alla battaglia che aveva segnato la definitiva sconfiitta di Ardor contro i Valdacli… quando aveva quasi per caso ritrovato le sue amiche di gioventù, Finduilas e Luinìl, nel caos della battaglia: ricordò quando caddero, mortalmente ferite, accanto a lei, la sua disperazione per non aver avuto il potere di salvarle e le loro ultime parole: “Vivi, Elenya! Vivi anche per noi!” Si vergognava delle lacrime che le rigavano il volto e le asciugò con un brusco gesto della mano poi, con voce tremante, richiamò l’attenzione di Seaine che si voltò verso di lei, gli occhi attenti e vigili su di un volto che somigliava a quello di una bambina, e le disse:[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]“Sorella Seaine, vi prego di ascoltare quelle che probabilmente saranno le ultime parole che pronuncerò senza avere la mente sconvolta dal dolore…Perdonatemi se potete, ma io non ce la faccio a rinunciare alla vita… forse fra poche ore mi pentirò di non averlo fatto e bramerò la morte ma ora… Sono sempre stata fedele all’ordine, non ho mai rinnegato il padre celeste, anche se questo ha significato rischiare la mia vita più di una volta e, anche se sotto tortura mi costringeranno a rinnegare tutto e tutti, la mia bocca non esprimerà quello che sente il mio cuore… - Un giuramento strappato con violenza o coercizione non ha nessun valore - queste parole mi sono state rivolte dal principe Arakhon, quando lady Arcil mi ha costretta a diventare Morwen di Nindamos, e in queste parole io trovo conforto. Non ho nulla da rivelare ai nostri nemici che già non sappiano, qualunque cosa mi costringeranno a dire sarà dunque una menzogna, ma ricordate questo: se per grazia del padre doveste riuscire a fuggire, vi prego di raggiungere Arakhon e di rivelargli che il maestro controlla la mente della principessa Nìn io… Oh, padre celeste, io non sono stata abbastanza forte da strapparla al suo controllo… Vi prego ancora di una cosa, se potete: salvate le nostre sorelle dal maestro e perdonatemi se, a vostro giudizio, la mia condotta non è stata esemplare”[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Dopodichè Elenya tacque, attendendo che il suo destino si compisse.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Elenya non avrebbe mai immaginato che si potesse soffrire così tanto… aveva pianto fino a rimanere senza lacrime, aveva urlato fino a rimanere senza voce, aveva implorato pietà ai suoi carcerieri… non era servito a nulla. Gli uomini di Nindamos non le avevano chiesto nulla, non avevano voluto, almeno finora, farle abiurare il suo dio: si erano limitati a ridere di lei e delle sue suppliche, aumentando l’intensità dei tormenti che erano terminati, alla fine del primo giorno, quando Elenya aveva perso i sensi dopo che gli aguzzini le avevano spezzato entrambe le gambe.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Destata dal dolore che, partendo dalle gambe, le invadeva tutto il corpo, istintivamente l’elfa cercò con lo sguardo la sorella Seaine, la quale giaceva incatenata in un angolo della cella, solo per constatare che anche lei aveva subito un trattamento terribile. Non poteva fare nulla per lei, lo sapeva, perciò Elenya cercò, muovendosi a stento in un mare di sofferenza, di utilizzare quel che rimaneva delle sue arti per contenere i danni alle gambe, ben sapendo che se i carcerieri avessero continuato a torturarla con la stessa intensità, ora che l’avevano privata del suo bastone, del focus delle sue capacità, non avrebbe potuto risanare se stessa quel che bastava per sopravvivere ancora un giorno.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]La dolorosa conferma delle sue paure giunse il giorno dopo, quando l’avevano stesa per prima sul tavolo dei boia, mentre Seaine era costretta a guardare e ad ascoltare gli aguzzini che le promettevano che presto sarebbe stato il suo turno. Le ossa appena ricomposte delle gambe dell’elfa cedettero subito, seguite poco tempo dopo da quelle delle braccia. A quel punto Elenya perse coscienza di sé stessa: con la bava alla bocca gridò frasi senza senso nella sua lingua natìa, dibattendosi nel vano tentativo di liberarsi e, così facendo, infliggendosi da sola ulteriore dolore. I due carcerieri osservarono quella reazione ed esitarono per un istante… E fu allora che Seaine agì.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Il potere evocato dalla tesarath verde fu talmente potente da strappare Elenya, che poteva percepirlo, dal suo delirio, restituendole un barlume di lucidità: fu così che vide uno dei carcerieri dirigersi lentamente dalla sorella, mentre l’altro rimaneva immobile accanto a lei. L’uomo sollevò di peso Seaine e la baciò: un’istante dopo l’uomo urlò e cadde al suolo, con gli occhi sbarrati e un rivolo di sangue che gli usciva dalla bocca; Seaine si alzò in piedi e le catene che la legavano le scivolarono via di dosso… la guerriera si avvicinò rapidamente alla seconda guardia, cosa che non avrebbe dovuto poter fare, e con una mano l’afferrò per il collo, spezzandoglielo prima che l’uomo potesse reagire o gridare… nonostante il dolore, un sorriso di gioia comparve sulle labbra tumefatte di Elenya. Rapidamente Seaine spezzò i legami che bloccavano la sorella, sollevandola con la stessa facilità con la quale una bambina alzerebbe una bambola di pezza: “Vieni sorella, andiamo via!” le disse semplicemente, mentre Elenya avvertiva il potere attorno a loro crescere nuovamente… Fu allora che vide, per la prima volta, dei strani segni tracciati o tatuati sul corpo di Seaine, ma in quel momento, sopraffatta dal dolore, non riusciva a pensare coerentemente: “Sono... con voi… madre…” riuscì a dire alla Custode dell’Ordine, prima che la luce le avvolgesse entrambe e l’incantesimo di Seaine le portasse altrove…[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Quando la vista tornò normale, Elenya si trovò distesa sull’erba, non lontano da Seaine, priva di sensi, a poca distanza da una imponente struttura, oramai in rovina ma, nonostante questo, come ogni tesarath non poteva non riconoscere il luogo dove si trovava: “Shaan-Ta-Rhun…” disse tra sé, mentre una sensazione di gioia attenuava per alcuni istanti il dolore che la pervadeva: “… Sono…a casa…” concluse. A quel punto, la forza che aveva trovato in sé in quegli ultimi momenti si esaurì e, sopraffatta dal dolore e completamente esausta, anche Elenya perse i sensi.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Monastero di Tharin, inverno dell’anno 2985 della Terza Era…[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Le stelle brillavano come minuscoli diamanti perfettamente intagliati, in quella fredda notte di novilunio. Elenya, terminato di studiare, si stava rilassando osservandole dalla finestra della sua celletta: “Meravigliose” pensò, ammirando quello spettacolo e immaginando che, forse, anche la regina quella notte le stava ammirando. Udì bussare alla porta… e immaginò che fosse Finduilas, anche se, ultimamente, l’amica si era fatta meno assillante, meno espansiva nei suoi comportamenti, più… distante, forse a causa del duro addestramento cui era sottoposta. Ultimamente avevano parlato poco, così decise di farla entrare, anche se aveva interrotto quel momento di pace che aveva tutto per sé.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Quando aprì, stava per rivolgere un saluto beffardo all’amica, quando si accorse che colei che le stava davanti non era Finduilas, bensì la madre Eledwen! Mordendosi la lingua, le rivolse una riverenza e attese… “Iniziata Elenya, vieni con me!” le disse semplicemente e s’incamminò lungo il corridoio senza attendere. Elenya chiuse la porta e la seguì, mentre pensava, preoccupata: “Cosa mai avrò sbagliato stavolta?”[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Le due arrivarono davanti alla porta della classe nella quale Elenya studiava: senza attendere, Edelwen aprì la porta ed entrò, seguita da Elenya che richiuse la porta alle loro spalle. Nella stanza qualcuno li attendeva: era indubbiamente una sorella d’alto rango, avvolta in una stola rosso fiamma: dava loro le spalle. Edelwen si rivolse a lei: “Theles Annael! Ho portato al vostro cospetto l’Iniziata Elenya!” disse Edelwen in tono rispettoso.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]La nuova arrivata si girò verso di loro: era indubbiamente una delle più belle donne Noldor che Elenya avesse mai visto: i lunghi capelli neri incorniciavano un volto dall’incarnato molto chiaro, nel quale brillavano due occhi grigio azzurri che splendevano come acquemarine. Elenya s’inginocchiò davanti a lei, chinando la testa.[/SIZE][/FONT]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Iniziata!”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] iniziò Annael con voce limpida “Il Collegio del Tempio mi ha ordinato di scegliere, tra le allieve più giovani otto di voi per apprendere i rituali del nostro ordine e diventare quindi, un giorno, le celebranti delle nostre funzioni religiose. Sei state scelta, oltre che per i tuoi risultati, per l’impegno e la caparbietà che hai sempre dimostrato, da quando sei stata accolta al tempio!“ Elenya era travolta dall’emozione… Stava succedendo davvero? Proprio a lei? Annael proseguì “Io sarò tua insegnante. Da te mi aspetto che mantenga il tuo impegno e la serietà che hai dimostrato finora e che, quindi, tu onori la fiducia che l’Ordine ti ha concesso!”[/FONT][/SIZE]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Obbediente e umile, chiedo solo di accettare la volontà dell’Ordine e del Collegio!”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] Rispose Elenya senza alzare la testa. Annael annuì e le concesse il permesso di alzarsi. Per alcuni interminabili momenti fissò la giovane iniziata, la quale non osava alzare lo sguardo, poi, con voce più dolce, quasi come fosse una madre che si rivolgeva a una figlia, riprese: “So che il tuo desiderio era di ottenere la stola grigia, ma così non sarà: se arriverai alla fine, come mia allieva ti sarà assegnata la stola rossa. Ma questo non significa che tu non possa più aspirare a quello per cui hai tanto lavorato. Da sempre, le celebranti sono un’eccezione all’interno degli ordini, anzi si potrebbe quasi dire che costituiscano un ordine a sé, anche se non riconosciuto dal Collegio. Hai capito?”[/FONT][/SIZE]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Ho capito, madre Annael”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] rispose Elenya, sempre in atteggiamento obbediente.[/FONT][/SIZE]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Molto bene!”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] finì la madre: “Per ora non ti è concesso parlare di questo con nessuno, neanche con le tue due amiche! Continua con i tuoi studi come se questa discussione non fosse mai avvenuta: quando sarà il momento, sarò io a convocarti! Ora puoi andare!”[/FONT][/SIZE]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Elenya si ritirò nella sua stanza, e ricominciò a guardare le stelle, combattuta tra il dispiacere per il suo sogno infranto, il dubbio se fosse veramente così e la gioia per l’onore che le era stato concesso. Osservando il firmamento, pregò di essere degna della fiducia che l’Ordine aveva avuto in lei.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Nella classe, Eledwen disse: “Theles Annael, veramente pensate che lei possa…” l’altra la interruppe “O lei o una delle altre, non è importante, e il futuro non è chiaro…” s’interruppe a quel punto, come se temesse di dire troppo.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Mi piace spettinata camminare, il capo sulle spalle come un lume [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]e mi diverto così a rischiarare il vostro autunno senza piume. [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Mi piace che mi grandini sul viso la fitta sassaiola dell'ingiuria, [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]mi agguanto solo per sentirmi viva al guscio della mia capigliatura. [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Ed in mente mi torna quello stagno che le canne e il muschio hanno sommerso [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]ed i miei che non sanno di avere una figlia oramai sacedotessa; [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]ma mi vogliono bene come ai campi, alla pelle ed alla pioggia di stagione, [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]raro sarà che chi mi offende scampi alle punte del forcone. [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Poveri genitori contadini, certo il tempo è passato e ancor temete [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]il padre celeste e gli acquitrini, genitori che mai non capirete [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]che oggi la vostro figliola è diventata una tra le serve del paese [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]e ora in vesti raffinate e con la stola rossa ella cammina. [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Ma sopravvive in lei la frenesia di una monella di campagna [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]e ad ogni insegna che trova sulla la via una lacrima triste l’accompagna.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]E quando incontra un vetturino, le torna in mente il suo viaggio fatale[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]e vorrebbe la coda del ronzino regger come strascico nuziale. [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Voglio bene alla patria benchè afflitta da tronchi rugginosi [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]m'è caro il grugno sporco dei maiali e i rospi all'ombra sospirosi. [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Son malata di infanzia e di ricordi e di freschi crepuscoli d'aprile, [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]sembra quasi che l'acero si curvi per riscaldarsi un poco e poi dormire. [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Dal nido di quell'albero le uova, per rubare salivo fino in cima [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]ma sarà la sua chioma sempre nuova e dura la sua scorza come prima; [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]e tu mio caro amico vecchio cane, fioco e cieco ti ha reso la vecchiaia [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]e giri a coda bassa nel cortile ignaro delle porte dei granai. [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Mi sono cari i miei furti di monella quando rubavo in casa un po' di pane [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]e si mangiava come due fratelli una briciola a me ed una il cane. [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Io non sono cambiata, il cuore ed i pensieri son gli stessi, [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]sul tappeto magnifico dei versi voglio dirvi qualcosa che vi tocchi. [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Buona notte alla falce della luna sì cheta mentre l'aria si fa bruna, [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]dalla finestra mia voglio gridare a coloro che vanno oltre il mare. [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]La notte e`così tersa, qui forse anche morire non fa male, [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]che importa se il mio spirito è perverso e di Eressea non vedrò mai il fanale. [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]O Menelmacar decrepito e bonario, la tuo caccia è ora senza scopo, [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]giunsi come una maestra solitaria e non canto e celebro che i miti. [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Dalla mia testa come uva matura gocciola il folle vino delle chiome, [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]voglio essere una grigia velatura gonfia verso un paese senza nome.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=1](Ispirata a "Confessioni di un Malandrino" di Angelo Branduardi[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Accadeva ogni volta… ogni volta che si lasciava andare alla meditazione… quando si riprendeva, si ritrovava con gli occhi umidi di pianto ed il cuore pesante: i ricordi. I ricordi che evocava in quei momenti, partivano dalla sua infanzia felice di una ragazza popolana la quale, raggiunta la maggiore età, decise di entrare nella prestigiosa scuola delle sacerdotesse di Ardor… gli anni al monastero, la profonda amicizia con Finduilas e Luinìl, il giorno del giuramento di fronte alla regina Ardana, i suoi viaggi nelle terre del sud, i gesti di gratitudine delle persone che aveva sanato grazie alle sue arti, poi…[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]La guerra con i valdacli, la fuga sulla nave volante, il dolore e la paura quando, ferita, la lasciarono indietro… la lunga strada verso casa, la morte sul campo di battaglia di Finduilas e Luinìl, l’atroce fine dei suoi genitori, arsi vivi dai valdacli assieme alla loro casa.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]I decenni trascorsi in esilio quasi solitario, tentando disperatamente di ritrovare almeno una sorella, per aiutarsi assieme a sopravvivere, per sentirsi meno… sola; la sua gioia quando la reverenda Arbè venne a lei e la chiamò al suo fianco, solo per perderla nuovamente quando il principe valdaclo Arakhon, dopo aver accolto la loro offerta, le si era rivoltato contro, ferendola gravemente e scacciando Arbè e le sue guardie. Le parole di scherno rivoltele dalle anziane Maitè ed Alviarè, prima che esse stesse fossero tradite da colui che, inizialmente, aveva loro offerto protezione: “Perché?” urlò l’anima di Elenya. Persino il principe Ardic, l’unico valdaclo col quale pensava di essere riuscita a stabilire un dialogo, alla resa dei conti, non aveva avuto fiducia in lei.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Le umiliazioni, le sofferenze patite per mano di Lady Arcil di Nindamos, culminate con la tortura fine a sé stessa che era stata inferta a lei e alla reverenda Seaine, la quale avrebbe potuto scappare per conto suo, invece aveva rischiato il tutto per tutto per salvarla e portarla via con sé.[/SIZE][/FONT]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Maledetto il mio cuore debole!”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] esclamò a voce alta, imprecando contro quello che, finora, era stato la sua vera debolezza: farsi condizionare dai sentimenti: sentimenti che l’avevano portata ad implorare l’aiuto del principe Arakhon per liberare la Regina Madre dall’influenza del Maestro; sentimenti che le avevano fatto trattenere la potenza dell’incantesimo scagliato contro la regina orientale, ferendola soltanto anziché farla a pezzi; sentimenti che l’avevano portata a cercare di liberare la piccola Nìn dalla sua possessione, anziché colpirla con tutto quello che aveva, combattendo per la sua vita; sentimenti che le avevano fatto sperare che l’intercessione di Arakhon potesse cambiare il malvagio cuore della principessa Arcil, mentre era palese che quella donna riusciva a pilotare le sue decisioni, se non i suoi sentimenti…[/FONT][/SIZE]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Basta! Basta! Basta!”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] Il grido di Elenya ruppe il silenzio della stanza, mentre qualcosa nella sua anima si spezzava. Ora, nel suo cuore stanco e amareggiato una impotente rabbia stava prendendo il sopravvento: rabbia rivolta soprattutto contro se stessa, per essere stata tanto debole ed insicura da aver permesso ai suoi nemici di usarla come una pedina nei loro giochi, abbandonandola poi al suo destino, nelle mani degli inquisitori. Istintivamente, come oramai faceva da molti anni nei momenti di crisi, si aggrappò all’unica certezza della sua vita: la fede.[/FONT][/SIZE]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Dopo un po’ di tempo, la rabbia cedette il posto all’odio: puro odio contro i valdacli, i loro principi, i loro intrighi e le loro menzogne e falsità. Non avrebbe più avuto fiducia in loro. Decise quindi di appoggiare incondizionatamente la regina madre, anche se questo avrebbe significato appoggiare il Maestro: non le piaceva l’idea di sostenere quello che, per lei, era un usurpatore, ma forse lui era veramente l’unica speranza per la salvezza del loro mondo, dal momento che dubitava oramai che il fredifrago principe Arakhon venisse veramente a trarre in salvo la regina e, di conseguenza, anche le sacerdotesse a lei fedeli.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Elenya si sentì in parte sollevata: aveva preso la sua decisione, la stessa decisione della maggior parte delle sue sorelle, compresa quella alla quale doveva la vita, la reverenda Seaine, nondimeno era triste per le sorelle ancora prigioniere e quelle che, come aveva fatto lei, nutrivano ancora speranza nei maledetti valdacli, e che erano in difficoltà come Maitè ed Alviarè: sospirò, non poteva fare nulla per loro, avrebbero dovuto cavarsela da sole ma lei, adesso, non era più sola. Realizzò in quel momento quanta sofferenza le causava farsi coinvolgere troppo dalle vicende che si intrecciavano attorno a lei, e cominciò a pensare che forse era questo il motivo per il quale la reverenda Arbè non parlasse mai e meno che meno manifestasse apertamente i suoi sentimenti… non voleva soffrire.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]“Reverenda Arbè…” mormorò Elenya, come se la sorella oramai scomparsa potesse sentirla “… Da ora, i vostri silenzi saranno anche i miei…” concluse.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Elenya non avrebbe saputo dire da quanto tempo era arrivata sull’isola: provò a muoversi ma le fitte di dolore che provò le fecero ricordare che le ossa delle sue braccia, delle sue gambe e, sicuramente, anche qualche costola erano state spezzate. Udì alcuni gemiti e si accorse che, tutt’attorno a lei, c’erano altri elfi, all’apparenza sofferenti, che erano distesi su quelli che sembravano essere degli altari di pietra, più che dei giacigli: un brivido le corse lungo la schiena quando si accorse che anche lei era stesa su uno di quegli altari. Una figura si chinò su di lei: Seaine. La sorella le prese il viso tra le mani e la guardò negli occhi, senza mostrare la minima emozione, poi la lasciò e battè le mani un paio di volte.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Una strana musica iniziò a diffondersi nell’aria, mentre tre donne incapucciate entrarono nel salone e si avvicinarono a lei: una portava una grande coppa nera e oro, lungo il bordo della quale erano incisi gli stessi simboli che Elenya aveva visto sul corpo di Seaine: Elenya cercò di decifrarli ma era troppo agitata, dolorante e provata per riuscirci. La coppa conteneva uno strano liquido scuro e oleoso, anche se l’odore era accattivante. La donna con la coppa si avvicinò a lei, mentre le altre due la sollevarono leggermente e le aprirono la bocca, in modo tale da costringerla, nonostante istintivamente lei cercasse di ritrarsi, a bere lo strano liquido, che si era rivelato molto dolce. A poco a poco il dolore si attenuò, mentre Elenya, lentamente, scivolava nell’oblio…[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Il periodo che trascorse dopo… non avrebbe saputo calcolarlo! Ricordava solo un perverso caleidoscopio di suoni, odori, sapori, sensazioni, stimolazioni, piaceri carnali, in un innarrestabile crescendo che, a poco a poco, finì col sovraccaricare i suoi sensi, al punto da farle implorare pietà, ma che continuò ancora, e ancora, e ancora e ancora…[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Quando riprese conoscenza, nonostante si sentisse stordita e confusa, notò quasi subito che i simboli impressi sul corpo di Seaine ora erano tatuati anche sul suo… una parte di lei, nel profondo della sua anima, si spaventò, ma la sua parte cosciente ignorò quella sensazione, notando invece con soddisfazione che le sue ossa e le altre ferite infertele dagli inquisitori erano guarite quasi completamente. Era sempre distesa su quello strano altare, ma gli altri elfi non c’erano più.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Così come all’inizio, Seaine era là. Senza parlare, le porse un’anonima veste grigia, che Elenya indossò il più rapidamente possibie, dopodichè seguì la sorella più anziana fuori dalla stanza, lungo i tortuosi corridoi di Shaan-Ta-Rhun: sapeva o almeno credeva di sapere dove la reverenda sorella la stava portando. Un verso disumano, simile ad un ruggito la fece esitare per un momento, per la sorpresa, più che per paura: Seaine sembrava non pensarla così vista l’occhiata di rimprovero che le rivolse. Elenya respirò a fondo e proseguì il cammino.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Alla fine, le due si arrestarono davanti ad una massiccia porta, dalla quale il ruggito sembrava provenire: Seaine aprì il battente: un gruppetto di persone aspettavano all’interno…[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Era tempo per Elenya di incontrare il Maestro ed i suoi alleati.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Monastero di Tharin, primavera dell’anno 2986 della Terza Era…[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]La glaive di Finduilas, fendeva l’aria emettendo un sibilo acuto, rasando e tranciando tutto quello che veniva toccato dalle sue lame e che fosse più sottile di un braccio. Finduilas aveva voluto impressionare le amiche eseguendo un vero e proprio lancio ad effetto, che aveva eseguito in maniera perfetta, ora aspettava con gli occhi chiusi e le braccia conserte che l’arma ritornasse da lei, concentrata ad ascoltarne il fischio per calcolare il momento giusto per riprenderla, mentre Elenya e Luinìl, conoscendo la pericolosità di quell’arma, erano in apprensione per l’atteggiamento, in apparenza noncurante dell’amica… All’ultimo secondo Finduilas aprì gli occhi e, con un movimento fluido eseguì una giravolta su se stessa, spostandosi quel tanto che bastava per schivare l’arma ed acchiapparla al volo con un unico fluido movimento. Le grida di incitamento e gli applausi delle amiche giunsero alle sue orecchie qualche istante più tardi, mentre lei faceva scattare il meccanismo che ritraeva le lame nel corpo dell’arma; poi, con un sorriso soddisfatto sul volto, andò loro incontro.[/SIZE][/FONT]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Volete provare?”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] disse loro, porgendo la glaive con le lame ancora ritirate[/FONT][/SIZE]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“No! Grazie!”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] disse Luinìl, nascondendo le mani dietro la schiena, quasi ad allontanare qualsiasi tentazione “Le dita mi servono per suonare! Non vorrei che Elenya me le dovesse riattaccare una ad una!” Le tre amiche esplosero in una risata alla battuta dell’artista, che dissipò la tensione che, negli ultimi mesi, si era venuta a creare tra di loro, innescata inizialmente dall’obbligo di riservatezza che era stata imposto ad Elenya, riguardo i suoi studi da celebrante, obbligo che la ragazza rispettava ferreamente, mentre le amiche comprendevano che la guaritrice nascondeva loro qualcosa, quando si erano promesse all’inizio di tutto che non ci sarebbero stati segreti tra loro, e per questo se ne erano risentite. Il tutto veniva esaltato in negativo dal progressivo incupimento del carattere di Finduilas, alla quale la disciplina tipica dell’addestramento delle verdi aveva finito per togliere quella scintilla di allegria e spontaneità che tante volte aveva mantenuto alto il morale delle tre, nei periodi più difficili del loro apprendistato. La loro amicizia sarebbe finita in pezzi, non fosse stato per Luinìl, che aveva intuito la situazione difficile nella quale Elenya si trovava, avendola vista più di una volta con un’insegnante che non era la sua, e che sembrava essere una madre di stirpe Noldorin, impegnata ad impartire una sorta di addestramento speciale ad un numero selezionato di iniziate: otto in tutto. Di questo ne parlò a Finduilas, insistendo e blandendola, finchè riuscì a convincerla ad aver pazienza ed attendere il momento nel quale Elenya avrebbe potuto raccontare loro quanto stava accadendo.[/FONT][/SIZE]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Quel giorno si erano riunite per fare pace tra loro: il giorno della loro consacrazione, seppur ancora molto lontano in termini umani, era sempre più vicino. Ribadirono la promessa reciproca che si erano fatte il giorno in cui erano entrate nel monastero: “Insieme iniziamo! Insieme finiremo!” anche se, negli ultimi anni, i rispettivi tirocini lasciavano loro poco tempo da trascorrere insieme e godere della reciproca compagnia, fosse anche solo per studiare, vista la differenza delle arti che stavano apprendendo. Da tempo avevano iniziato a pensare a quando avessero prestato giuramento ed avessero ricevuto le loro stole.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Dopo, tutto sarebbe stato diverso.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Una pacca sulla spalla riportò Elenya alla realtà e si accorse che Finduilas le stava chiedendo qualcosa: “E allora Elenya, puoi dirci cosa stai combinando?” Luinìl dovette resistere all’impulso di schiaffeggiare l’amica, ma Elenya, sorridendo alle due, replicò:[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]“Ho dovuto iniziare un cammino diverso all’interno dell’ordine, Finduilas, un cammino che mi porterà ad una destinazione diversa da quella che volevo trovare. Sono stata scelta tra tante, non potevo rifiutare l’onore che le madri mi hanno concesso. Mi dispiace di non averne parlato con voi e mi dolgo di non potervi dire di più, ma questo è quanto mi è concesso di dire, il resto dovrà attendere il giorno del giuramento…Perdonatemi, vi prego…”[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Finduilas, tornando ad essere per alcuni istanti quella di un tempo, d’impulso abbracciò l’amica: ”No! Sono io a doverti chiedere perdono, Elenya! Sono stata egoista a pensare che tu e Luinìl doveste essere sempre presenti quando cercavo la vostra compagnia alla fine delle mie lezioni, senza pensare che anche voi avevate i vostri impegni e i vostri problemi!” Luinìl tirò un sospiro di sollievo, lieta della piega positiva che gli eventi avevano preso.[/SIZE][/FONT]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Bene allora!”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] riprese Elenya con una nota di allegria nella voce “Abbiamo ancora mezza giornata tutta per noi, cosa vogliamo fare?” chiese alle due amich[/FONT][/SIZE][SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]e.[/FONT][/SIZE]
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Elenya [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Finduilas [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Luinìl
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Elenya raggiunse l’alloggio che le era stato assegnato: l’incontro col Maestro si era rivelato meno terribile di quello che pensava, anzi, lo stregone sembrava una persona saggia, che mascherava con umiltà il suo indubbiamente grande potere, per prendersi cura di tutte loro, chiedendo addirittura ad una persona semplice come lei: “Cosa puoi insegnarmi?” Lo sfogo della tensione repressa le faceva tremare le mani ed ebbe qualche difficoltà ad inserire la chiave nella toppa, ma alla fine ci riuscì ed entrò.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]La stanza le appariva molto più grande della sua celletta al monastero: era arredata in maniera elegante ma sobria.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Sul giaciglio era stesa una lunga veste; per una persona semplice come Elenya era bellissima: assomigliava all’abito talare che le Tesarath portavano prima della riforma dell’ordine voluta da Fuinur ma, anziché essere nera, era di un colore azzurro intenso e, in alcuni punti, la trama del tessuto era impreziosita da fili d’argento e d’oro. Elenya si tolse la semplice veste grigia che indossava e si infilò la nuova: sembrava fatta su misura per lei. Con un pizzico di civetteria si guardò nello specchio della stanza ma, guardando quell’immagine, una amara constatazione le salì alla labbra: “Più che una Sorella della Mente, sono una serva di Alatar!” mormorò fra se e se.[/SIZE][/FONT]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“No! Io non sono così! Io non sono questa!”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] Il pensiero affiorò improvviso da quell’angolo della sua mente che Elenya si sforzava di dominare: ebbe per alcuni istanti l’impressione che l’immagine di se stessa nello specchio indossasse il suo vecchio vestito nero e la sua stola rossa: le sembrò che il riflesso la fissasse con occhi tristi, ma che contenevano un’esplicita accusa: “Stai rinnegando te stessa, Elenya! Stai rinnegando te stessa!”[/FONT][/SIZE]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Forse sarà vero!”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] ribattè con rabbia Elenya, appoggiando le mani sullo specchio e fissando negli occhi l’immagine “Ma è l’unico modo! L’unico modo per sopravvivere! Cosa ho ottenuto quando ho provato ad opporre le mie arti al potere del Maestro? Nulla! Cosa otterrei ad oppormi ancora, ammesso di poterlo fare? Ancora nulla, se non la morte! E io voglio vivere! Voglio vivere!”[/FONT][/SIZE]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Il riflesso di Elenya indossava nuovamente la veste azzurra, nel mentre la sua anima rinchiudeva nuovamente il suo cuore in un ideale scrigno di ferro, dove lo custodiva gelosamente, come fosse il suo tesoro più prezioso.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Sul tavolo della stanza erano appoggiati una brocca piena d’acqua ed un bicchiere: Elenya bevve un lungo sorso e respirò profondamente, cercando di calmarsi. Nel piccolo armadio della stanza trovò alcuni vestiti di ricambio (non ne aveva mai avuti così tanti in vita sua), ed un paio di leggeri stivaletti scuri in morbida pelle, anche questi di ottima fattura, che indossò subito.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Con una spazzola ed un piccolo pettine rinvenuti in un mobile vicino al giaciglio riuscì a dare un aspetto meno selvaggio alla sua capigliatura, dopodichè si guardò nuovamente allo specchio: mancava qualcosa, ma cosa? Istintivamente portò una mano al collo e capì: “Mamma…” mormorò, mentre cercava vanamente il medaglione che sua madre le aveva donato il giorno in cui era partita per recarsi a studiare al monastero di Tharin; l’unico ricordo tangibile che aveva di lei e di suo padre, che le era stato sottratto nella città di Arcil, assieme al suo bastone e a tutte le sue poche cose, quando “qualcuno” aveva deciso di torturarla a morte: “E’dunque destino che io debba perdere tutto ciò che mi è caro? Che tutto ciò che ero venga soffiato via come cenere dal vento?” Non c’era risposta a quella domanda.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Elenya si costrinse a distogliere il pensiero, concentrandosi su un problema più immediato: come mai, da quando era stata ferita gravemente dal soffio del drago, riusciva a percepire i flussi del potere che condivideva con le sorelle, lei che non era stata istruita nelle vie delle camminatrici dei sogni? E perché quel potere, ad ogni manifestazione, si incanalava in parte attraverso di lei, con effetti imprevedibili, come la prima volta, quando l’impulso fu tale da risvegliarla dal coma nel quale era caduta? O la seconda, quando ne fu quasi uccisa?[/SIZE][/FONT]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Forse, se mi lasceranno consultare la biblioteca, troverò le risposte che cerco”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] concluse, uscendo dalla stanza.[/FONT][/SIZE]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2][/SIZE][/FONT]
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[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Non riesco a più a trovare pace[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Ti desidero [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Portami via[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Sono tua[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Mia è la colpa! [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Io voglio andare [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]alla fine delle mie fantasie [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]So che è vietato [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Io sono pazza? [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Mi sto lasciando andare [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Mia è la colpa![/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Io sono qui e altrove [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Non ho più niente [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Sto diventando pazza? [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Mi sto lasciando andare [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Mia è la colpa![/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Non riesco più a trovare pace [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Ti desidero[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Portami via[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Sono tua[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Io sono qui e altrove [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Quando si desidera [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Come tu vuoi [/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Mia è la colpa![/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=1](ispirata alla canzone "Mea Culpa" degli Enigma)[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Monastero di Tharin, inverno dell’anno 2986 della Terza Era…[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Elenya aveva appena terminato la lezione e stava per uscire in giardino per prendere un po’ d’aria, quando vide Finduilas che camminava evidentemente zoppicando ed appoggiandosi di quando in quando con il braccio sinistro sulla parete del corridoio, quasi per evitare di cadere: preoccupata, le corse incontro, sostenendola proprio nel momento in cui l’amica perdeva l’equilibrio: senza il suo aiuto, sarebbe sicuramente finita a terra. Finduilas sussultò quando, per sostenerla meglio, Elenya la cinse con un braccio dietro la schiena: stringendo i denti riuscì a trascinare l’amica semisvenuta fino all’alloggio di quest’ultima, che era più vicino, aiutandola poi a stendersi sul giaciglio. Elenya notò immediatamente che la scura veste dell’amica, sulla schiena ed in altri punti era macchiata da una sostanza della quale conosceva bene l’odore: era sangue![/SIZE][/FONT]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Togliti quella veste e fammi dare un’occhiata!”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] disse la guaritrice con un tono che non ammetteva repliche, rimboccandosi le lunge maniche, per non essere impedita nei movimenti. Finduilas obbedì senza proferire parola: “Strano” pensò Elenya, che ebbe un sussulto quando capì perché la sua amica sanguinava: su tutto il suo corpo c’erano ferite, abrasioni e lividi che facevano capire che Finduilas era stata frustata duramente; non aveva mai visto punire un’iniziata in maniera tanto severa[/FONT][/SIZE]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Ma… Finduilas… cosa…”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] balbettò, non sapendo cosa dire.[/FONT][/SIZE]
[SIZE=2][FONT=Comic Sans MS]“Ho… ho commesso un grave errore in addestramento…”[/FONT][FONT=Comic Sans MS] le rispose l’amica, con una nota di pianto nella voce “… ho sbagliato la presa sulla mia glaive. Mi sarei uccisa da sola, se la madre Arrel non avesse intuito il mio errore e mi avesse spinto via dalla traiettoria dell’arma, ma poi…“ Elenya vide che l’amica stringeva i denti per non lamentarsi: “… poi mi ha punito davanti a tutte, per dare l’esempio, perché ha detto che una come me… non può… commettere un errore simile… non posso biasimarla… ha ragione… le glaive sono… molto pericolose. Ho cercato di essere forte, di non gridare, ma non finiva mai… però ho tenuto duro sai? Oh! Che male…“[/FONT][/SIZE]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]La resistenza di Finduilas cedette di schianto e la giovane guerriera pianse a causa del dolore per alcuni minuti. Elenya la lasciò sfogare, confortandola, finchè l’amica recuperò a poco a poco il controllo di sé stessa. A quel punto esaminò con più attenzione le ferite, badando che non ci fossero fratture o altri danni più gravi: non trovò nulla di tutto questo quindi, cercando di ostentare una gaiezza che, in realtà, non provava, disse a Finduilas: “Ora rilassati e lasciami fare il mio mestiere!”[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Concentrandosi, iniziò a far scorrere lentamente le dita su ogni singola piaga, sanandole, richiudendole una ad una, finchè sul corpo dell’amica non rimasero che dei segni simili a cicatrici, che col tempo sarebbero scomparsi.[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Alla fine entrambe le elfe, stremate l’una dal dolore e l’altra dallo sforzo per aver mantenuto a lungo l’incantesimo di cura, si accasciarono sul giaciglio. Ripreso fiato, Finduilas disse: “Oh, Elenya! Sto meglio! Le ferite si sono chiuse e… il dorore… non lo sento quasi più! Come posso ringraziarti?”[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Messasi lentamente a sedere, Elenya rivolse all’amica uno sguardo carico di rimprovero: “Finduilas…” le disse con voce ferma, ma senza gridare “… quando ti ho visto barcollare mi sono sentita male anch’io. La madre Arrel è severa, lo sappiamo, ma non è da te commettere un simile errore, soprattutto con un’arma della quale oramai hai una padronanza assoluta!” Fiduilas abbassò gli occhi, arrossendo leggermente per la vergogna. Elenya le prese le mani e, addolcendo la voce, continuò: “Cosa c’è che non va, Finduilas, dimmelo! Siamo amiche, se tu stai male, sto male anch’io lo capisci? Sono settimane che sei diventata silenziosa e distratta, pensi che io e Luinìl non ce ne siamo accorte?”[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Vedendo che l’amica era ancora riluttante ad aprir bocca, Elenya proseguì: “Ascolta Finduilas, siamo amiche e non mi devi nulla per quanto ho fatto oggi, ma se proprio ti senti in debito con me, allora ti chiedo di spiegarmi cosa c’è che ti turba. Bada, non è un obbligo! Io ti sono debitrice a mia volta per non aver voluto insistere sulla faccenda dei miei studi recenti, ma se tu volessi confidarti… chissà, forse dopo ti sentirai meglio.”[/SIZE][/FONT]
[FONT=Comic Sans MS][SIZE=2]Finduilas sospirò, si alzò e, mentre preparava una bacinella d’acqua per ripulirsi, con un filo di voce rispose all’amica: “D’accordo Elenya, ti dirò tutto…”[/SIZE][/FONT]
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Elenya [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Finduilas
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