Artagora, grazie alla sua dialettica e alla capacità di persuasione, nel corso della prime settimane di sua permanenza presso la famiglia Eshe riesce a farsi accogliere molto bene dalla comunità di filosofi e storici di Ostelor, e ad avere accesso agli archivi e alle biblioteche della città-stato.
In particolare, incontra Allurac, uno dei letterati più anziani; Allurac, un vecchio naturalista, è molto incuriosito da quanto Artagora gli riferisce sulla flora e sulla fauna di Hathor e della baia di Usakan, e i due diventano amici. Attraverso Allurac, e anche con l'aiuto di Paraphion con la quale è rimasto in buoni rapporti, Artagora accede anche alle cronache più recenti di Ostelor; si concentra su Ahnta Faris e sulle famiglie Eshe e Faris stesse, e scopre molto.

A suo modo attraente, dalla pelle scura, gli occhi neri e il corpo snello, muscoloso e ben formato, al momento della sua morte ad Ooni Ahnta aveva da poco passato i quarant’anni. A dispetto del nome di origine Haradan, Ahnta era quasi di lignaggio Numenoreano puro, essendo stata la sua nascita l’unica deviazione della famiglia Eshe dalla linea dei matrimoni fra discendenti di sangue puro.

Ahnta era nata dalla relazione fra Eshe Far, la madre di Arakhon e Ar-Venie, e uno schiavo Haradan dal nome ignoto. Eshe Far di Ostelor era una donna molto potente, con un seggio nel Consiglio, ora passato ad Ar-Venie; la sua influenza e indipendenza aveva permesso ad Ahnta di vivere (una figlia palesemente illegittima, in un altra famiglia delle terre dei Valdacli, non sarebbe mai venuta alla luce), ma Eshe Far era stata costretta ad affidarla ad altri per permetterle di crescere, ed era stata scelta la famiglia dei mercanti mezzosangue Faris, con la quale ora Ar-Venie ha rinsaldato l'alleanza. Ufficialmente, quindi, Ahnta era figlia di Simbu ed Epef Faris, ormai morti, ma lei stessa e tutti, compreso il Consiglio, erano a conoscenza del suo reale lignaggio.

Ahnta aveva scelto presto di mettere la sua forza di carattere e il denaro e l’influenza che le provenivano dalla madre a disposizione del miglior offerente; coinvolta nel contrabbando di spezie e droghe dal Grande Harad e dal lontano oriente, dopo aver ucciso crudelmente un mendicante che a suo giudizio l’importunava ed aver sfidato le guardie che volevano arrestarla, era stata processata e giudicata colpevole, ed aveva subito quale condanna l’amputazione di tre dita della mano destra. Da quel giorno aveva lasciato Ostelor su tre triremi da guerra appartenenti alla flotta di Eshe Far stessa, al comando del capitano Intizor, e non era più tornata.

Attraverso gli archivi e con l'aiuto di Allurac, molto curioso anche riguardo ai motivi che spingono l' Hathoriano a indagare su Eshe Far e sulla sua famiglia, Artagora riesce ad arrivare a Pathan, una vecchia che aveva servito la famiglia di Ahnta quando lei era ancora prima ragazzina, poi turbolenta adolescente e donna.

Stando ai racconti di Pathan, Ahnta aveva iniziato presto a combattere per Eshe Far, sulle sue navi. Era una guerriera mortale e un bravo marinaio. La sua figura elegante poteva sembrare più adatta alle sete fini e agli ornamenti delicati indossati ai balli dalle compagne degli oligarchi di Ostelor piuttosto che alla corazza che portava, ma in quella figura era chiuso un cuore di fuoco. Anche nella guerra, Ahnta prediligeva l’eleganza; Pathan ricorda che la sua corazza nera era finemente lavorata e adornata di fili d’oro e d’argento che formavano, sul lato sinistro, un disegno floreale.
Ma Ahnta Faris era crudele e sanguinaria; provava piacere nell’imporre il dolore fisico, era maestra di raffinate e lunghe torture; i suoi nemici in battaglia trovavano raramente una morte rapida, più spesso venivano imprigionati, portati nelle segrete del porto di Ostelor o nelle basi lungo la costa, e torturati fino allo stremo delle forze.

Stando a quanto gli hanno raccontato Arakhon e Ciryaher, Artagora sa che dopo aver lasciato Ostelor Ahnta ha raggiunto Same quasi cinque anni prima degli avvenimenti recenti, per accettare un bando d’ingaggio del reggente Nurmi Nihti, diffuso dal suo ministro Cledda Elidda. Il reggente pagava molto bene; tremila monete d’oro di conio equivalente a quello di Gondor per ogni anno di servizio. Con questo denaro Ahnta pagava il suo equipaggio, composto principalmente da mercenari Haradrim e Drel e da ufficiali di Ostelor, e manteneva una sua piccola corte in una fortezza in rovina, Azrubel sull’isola di Korva, posta all’imboccatura della baia di Rauma, con un porticciolo nascosto in grado di ospitare le galee e il faro di segnalazione. Il capitano di Azrubel era Pesthan.

Ciryaher ha raccontato ad Artagora che Intillamon, il vecchio archivista dell'ambasciatore valdaclo a Same, conosceva bene Eshe Far essendo lui stesso di Ostelor. La ricordava avanti negli anni ma ancora molto bella, ne parlava con affetto. Ostelor d’altra parte non si era mai sottomessa a Valandor Hamina, l’uomo messo da Gondor a capo di quelle terre meridionali, e rimaneva una città fiera e indipendente che sfidava con la potenza delle sue mura e delle sue navi i Dunedain venuti dal nord... e forse, per Intillamon, Ahnta, in particolare se ancora in contatto con Eshe Far, avrebbe potuto essere un’alleata.

Ma le cose erano andate diversamente. Intillamon era stato assassinato dagli Aamukuu, e anche l'ambasciatore Aldor era morto. E dopo aver lasciato il castello di Nurmi assieme ad un uomo venuto da Gondor, Ahnta non era più tornata, Ciryaher l'aveva rivista solo molti mesi dopo. Artagora ha scoperto che Ahnta aveva sempre provato attrazione per le leggende dell’Ainulindale e per le intepretazioni che alla stessa gli uomini delle terre dei Valdacli avevano sempre dato; forse si era avvicinata ad antichi culti già in Ostelor ...