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Interludio: la sera del ballo (mag 74 QE, Ostelor)
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Luglio 15, 2006 - 12:24 pm

“Imrazor ti sta aspettando, Venié” , annunciò Urrit. “Passeggia avanti e indietro e ha una giubba nuova verde bottiglia con il colletto nero. Immagino che sia per questo che è andato a Mollò. Hai fatto un’altra conquista, Venié: prima era orrendo e non si faceva mai la barba.”

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Urrit, figlia di Tara

“Smettila di spiare dietro la tenda come una serva, Uri. E passami la spazzola, per favore.”
“Ma è davvero uno splendore, adesso!”, continuò imperterrita Urrit, scostando la stoffa leggera. “Ha perfino degli stivali nuovi di vacchetta. Ti ricordi quando è venuto a cena scalzo? Sarebbe quasi bello se si tenesse sempre così.”
“Bello, è bello. Però è una bella conquista davvero”, intervenne Tara, mettendosi a spiare anche lei. “Un artigiano senza un soldo, figlio naturale di non si sa di chi e anche in aria di scandalo. Vergognati di dire certe cose, Urrit!”.

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Tara

“Buongiorno, Imrazor”, lo salutò Venié, scendendo piano i gradini della terrazza. “Spero di non avervi fatto aspettare”.
“Buongiorno, signora...”
“Sono in ritardo, lo so. E’ l’unico vantaggio di essere donna. Voi sapete che sono una donna, vero, Imrazor?”
“Sono costretto a pensarlo”, disse Imrazor porgendole il braccio. “Penso siate la ragazza donna più graziosa che io abbia mai visto. Vostro fratello è già andato, sarà già al tavolo da pranzo”.
“Anche voi siete una bella figura d’uomo, Imrazor, e sono contenta di andare al ballo sotto la vostra protezione. Non potrò ballare, ahimè, ma ci faremo compagnia."

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Ar-Venie Eshe [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Imrazor

Il morale di Imrazor raggiunse vette allarmanti mentre l'accompagnava: era cresciuto in una famiglia dove lo spirito d’iniziativa è tutto, e ben presto, mentre scendevano verso il palazzo del Consiglio, si accorse che lui e Ar-Venié stavano camminando molto vicini. Arrivarono al portone quasi abbracciati, sotto gli sguardi ammirati di due dozzine di valletti e servitori di palazzo, ed entrarono.

In Venié c’era qualcosa, una certa audacia e una franchezza maschile, che risultavano affascinanti per Imrazor; ma tutti erano attratti ugualmente dalla grazia di bambola di Paraphion Fuindil, che ballava con Arakhon tenendo la punta della lingua in fuori, impegnata a tenere la cadenza, mentre suo marito Andalonil discuteva d'affari vicino al palco; dalla bellezza fiorente anche se comune di Nizre, dal viso esotico di Eurayle in piedi in compagnia di Artagora e da tutte le altre grazie sfolgoranti sotto il bagliore delle candele nel lungo ed elegante salone.

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Paraphion Andalonil

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Nizre [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Eurayle [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Zenabeth

E il fascino di Endariel, mentre lei e il capitano Tanadas aprivano le danze, li ammutoliva. Endariel indossava un abito rosa con una fusciacca dorata, e Venié fece notare a Imrazor: “E’ bellissima. Nessuna qui le sta alla pari. Quello è il colore più pericoloso del mondo, ma con la sua carnagione è perfetto. Darei un occhio per avere una pelle come la sua.”

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Endariel Nindamos

“Vi dirò una cosa”, disse Imrazor mentre l'accompagnava verso le sedie ai lati della sala. “Anche il vostro è un vestito molto elegante: le donne lo ammirano, ho notato. L’ho capito non solo dagli sguardi, ma stando alle loro spalle e ascoltando ciò che dicevano. Perciò non vi sono dubbi in proposito.”

Era un bell’abito in una versione aerea, leggera del blu del mare, con motivi bianchi; ma dove il buon gusto, il personale e il portamento si equivalevano, la donna che poteva spendere più argento per un vestito faceva una figura migliore di quella che non ne aveva.
Un bello spettacolo; un brillare di cera d’api e di candele, affollamento lungo le pareti, ballerini disposti in fila al centro, abiti e giubbe eleganti, guanti, il tutto riflesso nelle vetrate e nel grande specchio. Era presente tutto il Consiglio.

“Venite, sedetevi”, disse Imrazor, “siete pallida”.
“Davvero? Ho un aspetto orribile?”
“No, ma non dovete stancarvi troppo. Venite a sedervi dove si respira aria più fresca. Andiamo nella limonaia”
“Ho promesso di parlare con Arakhon della spedizione a Tul Isra. Verrò dopo cena, aspettatemi là”.

[size=2]Adattamento di un dialogo tratto da "Costa Sottovento", di Patrick O'Brian: ** you do not have permission to see this link **[/size]

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2
Luglio 15, 2006 - 12:37 pm

Disertando la tavola da pranzo, tre ufficiali, compreso il capitano Tanadas, la seguirono fino alla limonaia, ritirandosi però quando videro che Imrazor la stava aspettando con il suo scialle in mano.
"Non credevo che Imrazor fosse intraprendente", osservò Yasini. "Lo consideravo una specie di bamboccio."
“Accidenti a lui”, imprecò Tanadas, “sono sicuro che stavo facendo dei progressi!”

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Il capitano Tanadas [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Yasini Faris

“Avete freddo?”, si informò Imrazor, mettendo con premura lo scialle intorno alle spalle di Venié; e come se il tocco della sua mano sulla pelle nuda di lei avesse stabilito un contatto, egli avvertì il cambiamento di corrente, il messaggio che non aveva bisogno di parole. Tuttavia parlò: “Venié...”

“Ditemi”, lo interruppe lei con voce dura, “Voi siete stato sposato?”
“No.”
“Lo sapevo. Riesco a fiutare il nemico a grande distanza”
“Nemico?”

“Naturalmente. Non siate sciocco, Imrazor. Dovete sapere che il matrimonio è il peggior nemico delle donne. Volete portarmi un pò d’acqua? Per poco non svenivo per la mancanza d’aria”.
“Ecco...”

“Grazie. Vi offrono ciò che definiscono amicizia o simili, non importa come la chiamano, e in cambio non vi chiedono altro che il cuore, la vita, il futuro, la... non voglio essere volgare ma voi sapete bene ciò che intendo. Negli uomini non esiste l’amicizia: so quello che dico, potete credermi. Non ce n’è uno qui a Ostelor, dal vecchio Tamagran a quel giovane cucciolo del curatore dell’archivio, che non ci abbia provato. Per non parlare delle Colonie. Per chi mi prendono?” esclamò, tamburellando con le dita sul braccio della poltrona.

“L’unico onesto è stato Sadaqat, il mercante di Morija, che mi ha mandato una donna di Ra-Morij per farmi sapere che sarebbe stato felice di avermi come mantenuta. E, sul mio onore, se avessi saputo quale sarebbe stata la mia vita nei Domini, in questo buco abitato solo da ladroni, sarei stata tentata di accettare. Come credete che io abbia vissuto qui, sempre in mezzo a villani pieni di vino che mi mettevano le mani addosso, sotto le grinfie di una donna volgare, presuntuosa e ignorante che mi detestava perché ero venuta prima di mio fratello? In che modo, secondo voi, posso vedere il mio futuro, quando non avrò più attrattive fisiche e quel pò di appoggio e di oro che abbiamo se ne sarà andato?
Sentite, Imrazor, io parlo apertamente con voi perché mi piacete; mi piacete molto e credo che siate buono con me... Fra gli uomini che ho conosciuto siete forse il solo che possa trattare da amico... di cui fidarmi come di un amico”.

“Avete certamente la mia amicizia”, disse Imrazor con un certo sforzo. Dopo una lunga pausa, soggiunse, fingendo un tono più leggero: “Non siete giusta, però. Avete un aspetto desiderabile quanto mai.”

"State dicendo che sono provocante?", esclamò Venié.
"Lo dico. Ma suppongo che non ve ne rendiate conto."
"In ogni caso, vi sbagliate. Siete un sentimentale. Tuttavia andreste bene... posso dirvi qualcosa che vi deluderà davvero? Sono stata con molti uomini, sapete, non sono una verginella, e le tresche erano comuni nelle Colonie quanto a Ostelor. E talvolta sono tentata di fare la stupida, davvero tentata. E oso dire che con voi lo farei."

Ar-Venie si alzò in piedi, dritta come un fuso.

"Dobbiamo rientrare. Il prossimo ballo lo devo fare con il capitano Tanadas; ballerò poco, tranquillizzatevi. Mi dispiace veramente se vi ho ferito, Imrazor" , disse baciandolo.

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