Interludio: Imrazor e Artagora (mag 74 QE, Ostelor) | Terra Di Mezzo | Forum

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Interludio: Imrazor e Artagora (mag 74 QE, Ostelor)
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1
Luglio 24, 2006 - 10:30 am

Normalmente Artagora preferiva fare delle passeggiate, al porto o in città, per dialogare di filosofia e diplomazia con l’interlocutore di turno,ma questa volta era diverso. Altre volte si era recato con Imrazor al mercato per delle commissioni ed era stata una esperienza rivelatoria della personalità del giovane.
Non si rendeva minimamente conto della quantità di sguardi che suscitava la sua bellezza: le adolescenti al suo passaggio ammutolivano e diventavano rosse come il fuoco poi, appena fuori dalla portata suo sguardo , ridacchiavano imbarazzate; le ragazze in età da marito lo fissavano ammiccanti, perfino le anziane lo guardavano sorridendo e si scambiavano battute fra loro.
Una volta una giovane venditrice di frutta gli aveva offerto una pesca mentre lui guardava distrattamente la cuoca di casa che sceglieva le verdure; la giovane lo aveva guardato con un sorriso inequivocabile e gli aveva detto mentre lui prendeva il frutto ringraziando:
-È succosa e pronta a saziarti … solo da me troverai frutta così!
Lui, mordendo il frutto aveva detto con un sorriso assolutamente cordiale:
-E’ davvero buona, consiglierò alla cuoca di venire più spesso qui per la frutta!
E questo era uno solo di tanti episodi; Imrazor non si rendeva minimamente conto della sua bellezza. Ad Athor scultori e pittori avrebbero fatto pugni pur di averlo come modello per le loro creazioni. Artagora aveva viaggiato parecchio ma non aveva mai incontrato un uomo di una simile bellezza, e altrettanto inconsapevole.
Gli sguardi delle donne ( e di alcuni uomini) gli scivolavano addosso senza che lui se ne accorgesse, non che fosse uno stupido anzi, era solo che non se ne accorgeva.
Per questo Artagora aveva deciso di rispondere alle sue domande nella quiete di casa Eshe: non si poteva camminare e parlare di cose importanti con gli sguardi di tutte le donne di Ostelor addosso.
Dopo almeno un’ora Artagora si abbandonò sulla sedia di vimini del giardino:
E’ inutile; pensò. Questo giovane è sorretto da un idealismo incrollabile; non osso cercare di trasmettergli fredde lezioni di diplomazia, posso solo dargli consigli per tutelarsi in questo percorso …
La voce i Imrazor lo richiamò all’esterno dei suoi percorsi:
-Mastro Artagora, mi sentite? Mastro Artagora, state bene?
Il barbuto athoriano si scosse.
-Puoi iniziare a darmi del tu, in fin dei conti siamo stati in galera insieme.
-Ma voi siete un sapiente!
-Tu sei troppo buono, la realtà e con tutta la mia scienza sono impotente di fronte agli eventi. Tu invece hai una fede tale nei tuoi ideali che hai molto potere nei confronti del destino
Imrazor si irrigidì a questa inaspettata considerazione.
Artagora continuò:
-Conserva lo spirito delle tue idee, esso è puro e lo condivido, anzi, lo ammiro! Io sono un uomo che non ama la visibilità, per cui è raro che mi esponga con idee radicali, m tu sei ricco di intraprendenza, e questo ti porterà inevitabilmente ad essere molto riconoscibile;il primo consiglio che ti do è di essere pridente…le idee rivoluzionarie sono deboli pianticele quando sbocciano, e hanno bisogno di cure e riparo per diventare abbastanza salde da reggere il vento delle avversità.
Il giovane chinò il capo di lato con aria incuriosita mentre il filosofo continuava.
-E poi ricordati che Ar Veniè è di Ostelor!
-E questo cosa centra!?Replicò Imrazor un po’ stizzito.
-centra parecchio, poichè una volta che ti accompagni a lei le nessuno farà distinzione tra le tue e le sue idee, per gli altri saranno le vostre idee!
Artagora gli poggiò la sua mano sulla spalla.
-ti stimo e ti ritengo un amico; tutto quel che ti posso dire è di essere prudente!
Imrazor fece un sorriso e guardò oltre la spalla di Artagora, da dove si intravedevano le stanze di Ar Veniè.[/img]

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2
Luglio 26, 2006 - 11:27 pm

"La sua immagine è incanto dei miei giorni,
e ancora il sogno mio sarà ..."

Sogno: quello era il punto.

Perché quei versi di Ciryaher continuavano a suonargli nelle orecchie, non gli davano pace. Scarso contatto con la realtà, forse... un prodotto della speranza... una potenzialità. Imrazor amava appassionatamente Ar-Venie e provava un profondo affetto per lei, quale può esserci fra due persone in un certo modo attratte l’una dall’altra; fortemente attratte. Affetto che, almeno così credeva, lei aveva fino a un certo punto ricambiato, per quanto le era possibile.

Fino a che punto?

Lo aveva trattato molto male sia come amico che come amante quella sera... da quella sera. E lui dopo il dolore fortissimo e lo sconforto del primo momento aveva accolto inizialmente con piacere quella che aveva chiamato dentro di sé una liberazione; liberazione che non era durata, tuttavia.

Pochi giorni, e di nuovo l’angoscia aveva iniziato a tormentarlo.

Non molto tempo dopo averla vista “prostituirsi” nel primo ricevimento a Inziladun dopo gli avvenimenti di marzo e il ballo, un’espressione forte con la quale intendeva dire che aveva usato del suo fascino per compiacere altri uomini, la parte irrazionale del suo animo evocava immagini vivissime di quello stesso fascino, dell’incredibile grazia dei suoi movimenti quando era stata realmente spontanea; e ben presto la sua ragione aveva cominciato ad argomentare che anche quella colpa faceva parte di lei. L’accettava; la sentiva controbilanciata, se non superata, dalle sue qualità di spirito e coraggio: non era mai meschina, mai codarda.

Ma le considerazioni di carattere morale erano irrilevanti per lui adesso. In lei la grazia fisica e il temperamento prendevano il posto della virtù. L’intero contesto era a tal punto originale che la mancanza di castità che ella gli aveva rivelato, per lui cosa detestabile in un’altra donna, diventava in lei ciò che avrebbe potuto definirsi purezza; una purezza di specie diversa, naturalmente. Una purezza secondo un codice del tutto diverso. Quella grazia era stata in certo modo appannata, sicuramente, adesso, ma ne rimaneva a sufficienza, e anche di più; lei ne aveva distrutto solo la periferia, ma non era in suo potere giungere fino all’essenza, e quell’essenza la metteva in una categoria a parte rispetto a qualsiasi altra donna, a qualsiasi altra persona che Imrazor avesse mai conosciuto.

Era questa, perlomeno, la conclusione approssimativa alla quale era giunto dopo aver parlato con Artagora. E mentre gli parlava il desiderio di rivederla subito era andato sempre aumentando, unito a una crescente paura di quell’evento: il desiderio superiore alla paura, naturalmente.

Ma, o Dei, le infinite possibilità di ingannare se stessi, le difficoltà di distinguere gli innumerevoli fili intrecciati delle emozioni, dando a ciascuno il suo nome, di separare l’amore dal piacere... talvolta, qualunque cosa lui dicesse, era perso in una nube d’incertezza; ma perlomeno era una nube serena in quel momento, e veleggiare così su quel mare luminescente verso un’estasi possibile anche se improbabile che lo aspettava rappresentava, se non la pienezza della vita, almeno un suo riflesso.

[size=2]Adattamento di un dialogo tratto da "Costa Sottovento", di Patrick O'Brian: ** you do not have permission to see this link **[/size]

452 Messaggi
(Offline)
3
Luglio 31, 2006 - 9:57 am

Artagora sospirò pesantemente e guardò Imrazor con una espressione stanca.
Avevano appena finito di prlare del corteggiamento e della seduzione e Artagora aveva constatato, dopo una lunga discussione sulla realizzabilità dei sentimenti, che oltre ad essere un profondo idealista mosso da un etusiasmo a tratti esagerato e pericoloso, Imrazor era anche un inguaribile romantico. Qualsiasi dissertazione era inutile, poteva solo dargli consigli per non uscire con le ossa rotte da quella complicata relazione.
Bevve u sorso di vino dopo aver riempito la coppa di Imrazor e la sua.
All'improvviso il giovane parlò.
Artagora, posso farti una domanda?"
"certamente
"
"Artagora, da che ti conosco non ti ho mai visto accompagnarti ad una donna, eppure sei un uomo di un certo fascino, e con la tua parlantina non ti deve essere difficile trovare compagnia..."
"...e..?"
"... e.... circolano certe....certe voci sugli Athoriani..."

Artagora scoppiò a ridere fragorosamente, come non faceva da n bel po'.
"E quindi inizi ad aver paura per la tua virtù ad acompagnarti con me!!"
"Io non intendevo..."
Disse Imrazor con aia un po' offesa.
Artagora smise di ridere e sorridendo gli mise una mano su di una spalla sporgenosi verso l'altro lato dell tavolo da osteria.
"non ti preoccupare e scusami, ora ti dirò degli athoriani"
Riempì di nuovo i bicchieri e proseguì-
Come popolo noi Athoriani amiamo l'arte in tutte le sue forme e quindi appreziamo la bellezza. Quando ci troviamo di fronte ad essa non ci nascondiamo dietro ad un dito, la riconosciamo e la elogiamo, senza pudori. Credo che questo sia alla base di certe dicerie. Per quel che mi riguarda posso dire senza timore che sei un giovane bellissimo e ti dirò che al mercato non solo donne ho visto girare la testa per guardarti.
Per quel che riguarda me la realtà è che non cerco avventure, ma non sono insensibile al fascino di una donna; ho un'età che mi porta ad essere più riflessivo nelle relazioni, ma sono anche spaventato;"
Imrazor sobbalzò a queste ultime parole, non aveva mai sentito Artagora dire cose così personali. Prestò molta attenzione alle parole che seguirono.
"manco da casa da parecchio tempo ormai e la mia vita fin qui è stata movimenta e avveturosa; spesso mi lamento ma in realtà questa vita mi piace. Però non è vita che si accorda al mettere su famiglia, e bado a malapena a me stesso in mezzo a questi eventi senza dover pensare ad una moglie...e i tempi che vedo sono grigi per le famiglie. E poi non sono uno che si espone, e tu lo sai che in amore bisogna aver coragio...forse è solo questo, mi manca il coraggio...di espormi."
"Artagora"
disse Imrazor con voce ferma e amichevole"no credo che tu sia un vigliacco penso solo che ti ci voglia l'opportunità giusta per esprimerti; per me è stato così."
Artagora sorrise mestamente.
"Si è fatto tardi e credo di aver bevuto un po' troppo..."

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