Adimu e Khalid rimasero a lungo immobili, stesi a terra; proni con la fronte sulla pietra e le braccia protese verso il sole che tramontava, fino a quando lo stesso non scomparve. Poi si alzarono in silenzio, lo salutarono con pochi, semplici gesti, e ripiegarono le loro piccole coperte, riponendole nelle sacche dei cavalli, pronte per la preghiera del mattino.
Sempre senza parlare, rientrarono all'accampamento degli Easterling e si sedettero sulle rocce, un pò distanti dagli altri, assieme a Xilon.
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Adimu
Adimu prese delle radici di cashdir da un sacchetto di cuoio, e ne porse una a Khalid. Era buio ormai, e di Adimu Khalid scorgeva quasi solo i gli occhi, bianchissimi sulla pelle nera.
“Perché hai aiutato Dalan, Khalid?” , chiese Adimu.
Khalid non rispose.
“Perché uccidere i soldati” , continuò lo sciamano, “E’ stata una cosa malvagia. Per prendere i loro soldi e i cavalli, non c’era bisogno di uccidere. Ma Dalan ha colpito per sete di sangue. Era folle, e le sue donne come lui” .
Xilon si strinse nel mantello; cominciava a far freddo. Non comprendeva la lingua di Khalid e Adimu, ma il suo sguardo era attento; aveva intuito, forse, quello di cui stavano parlando, e in ogni caso si sentiva nervoso, come sorvegliato da qualcuno che però rimaneva nascosto.
“Manderanno altri soldati a cercare quelli che non sono tornati. E quando arriveranno là dove li abbiamo nascosti, li troveranno; gli Easterling non conoscono il deserto, ma Akmal sa che gli avvoltoi sentiranno i corpi dei morti, e faranno da guida a chi li starà cercando. Non potremo più tornare su quella pista” , disse Adimu.
Khalid masticò per un pò la radice di cashdir, fino a quando il suo effetto iniziò a farsi sentire, rilassando le sue gambe e le braccia stanche, e cullando la sua mente. La voce di Adimu gli sembrava ora più distante, ma le sue parole forse più chiare.
“Ho già visto Dalan fare così; forse la donna Checheg mette la polvere di jutjuth nella sua acqua quando giacciono assieme, e forse la mette anche in quella degli altri. Per fare in modo che le loro menti non vedano chiaramente, che non capiscano bene quello che stanno facendo. Ma tu, Khalid, perché hai ucciso?”
Xilon li interruppe. Parlava piano, sussurrando, come aveva imparato a fare nelle lunghe notti al campo degli schiavi. “Smettete di parlare nella vostra lingua. Fra di noi dobbiamo fidarci. Con questa gente siamo in pericolo; da quando abbiamo passato la prima porta, ho capito dove siamo. Dobbiamo trovare un modo di scappare, di tornare verso Tartaust”.
Adimu parve irritato; fece un gesto brusco, e mormorò qualcosa che Khalid non comprese. Guardò Xilon.
“Non sono qui perché voglio un tesoro, schiavo bianco" , disse nella lingua comune. "Ma solo perché ho un debito con Akmal; e me ne andrò lontano, più lontano che posso, e tornerò dai miei figli oltre il deserto appena l’avrò ripagato. Tornare a Tartaust adesso non si può; ma forse potremo passare i Monti Gialli, e con l’oro che troveremo alle rovine pagare il viaggio su una carovana”.
“No, se continuiamo a stare qui non passeremo più i monti, negro, e non troveremo nessun oro. Diventeremo solo altre ossa, come quelle delle rovine lungo la strada", disse Xilon.
"Spiegati, Xilon" , disse Khalid; già dall'inizio della loro fuga aveva avuto il presentimento che il destino lo stesse guidando verso qualcosa di più importante delle monete d'oro e dei gioielli che Dalan, Minghan e gli Easterling sognavano, e più il tempo passava, più avvertiva questa sensazione rinforzarsi.
"Le lastre nere della strada, la desolazione di questi monti, i villaggi abbandonati... mi avevano già fatto pensare alle vecchie storie di queste terre, ma non ne ero sicuro" , continuò il giovane hathoriano. "In Hathor, a casa mia, studiamo la storia di tutti i popoli con i quali le nostre città hanno commerciato. I libri vengono ricopiati, e passano di famiglia in famiglia; tutti possono leggere, e avevo letto anche i racconti di Chennacat. Mi è ancora difficile credere che possa essere vero, ma stiamo vivendo dentro una leggenda. Questa, forse, è veramente la terra di Akhorahil”, disse.
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Akhorahil (disegno di ** you do not have permission to see this link ** , 1991)
"Raccontaci questa storia" , disse Adimu. Lo sciamano sembrava colpito dal nome pronunciato da Xilon; Khalid si rese conto che, anche se avrebbe dovuto esserlo tanto quanto lui, in realtà dentro di sé non lo era. Xilon si assicurò che gli Easterling fossero abbastanza distanti, e continuò.
“La storia del Ciryatandor, uno degli stati clienti di Numenor, racconta che Akhorahil salì al trono e sposò sua sorella dopo il suicidio del loro padre. Quindi per quanto colpevole di crudeltà e incestuoso, era il primo il re legittimo di queste terre. Si proclamò Re Tempesta".
Adimu rise sarcastico. "La vostra gente, bianco, fa sempre queste cose. Non capite la grandezza della vita; correte solo dietro alle donne, volete essere più forti degli altri, ma siete deboli e allora usate l'inganno".
"La leggenda" , proseguì ancora Xilon senza prestare orecchio ad Adimu, "Racconta che avesse venduto i suoi occhi ad uno sciamano dell’Harad e agli Dei del Male in cambio di una seconda vista che gli permetteva di scrutare attraverso gli altri e controllare le loro menti. Conquistò, con il terrore, tutte le terre del sud; dal Miredor alla baia di Usakan e al Chennacat, e costruì una terribile rocca sulle Montagne Gialle, circondata da un’enorme cittadella fortificata. L’Oscuro Sire stesso mosse contro di lui per fermarlo, e Akhorahil tradì lo stesso re di Numenor Tar-Ciryatan".
"Ancora tradimento" , disse Adimu. "Hai tradito anche tu qualcuno, schiavo bianco?" . Xilon fece una pausa per bere un sorso di vino, e proseguì ancora. "Akhorahil fu sconfitto da una grande alleanza, e scomparve a nord, ma la leggenda racconta che avesse trovato la strada dell’immortalità. Dicono che la sua ombra non se ne andò mai queste terre e che il suo spettro dimora ancora nella cittadella fra i monti. In Hathor, si racconta anche che fosse stato lui a muovere il terribile esercito del Drago del Sud, che attaccò Gondor, e che i suoi emissari abbiano provocato la caduta della corte Elfica della baia di Usakan e indotto i Valdacli a muovere contro le genti libere prima della grande guerra a nord" .
Khalid, ora, ricordava le lunghe serate dell'inverno a Same, passate con Mutamin, il legato Aldor e il suo scriba Intillamon a parlare dei libri oscuri temuti da Cledda e delle storie del Popolo Che Non Sognava. Aveva freddo.
"Nessuno sa perché i Valdacli non si unirono all’esercito del Drago, ma sappiamo che furono molto vicini a farlo. Tanti ringraziano la principessa guerriera Araphor, che dicono essere stata in grado di fermare la marcia dei Valdacli contro Gondor con le sue parole, e che morì assassinata poco prima della guerra, e portano alta la sua memoria. Ma Araphor e molti altri signori dei Valdacli e degli Elfi morirono alla fine della Terza Era quando Sauron si rivelò e attaccò le Genti Libere; non ci sono più. Se questa è veramente la casa di Akhorahil, dobbiamo andar via da qui”
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Xilon, lo schiavo venuto da Hathor
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Orchetti !
Khalid corse, corse e corse, con Saphira e Minghan subito dietro a lui; nella sua mente continuava a rivedere l’espressione stupita di Checheg che cadeva all’indietro, il sangue che zampillava dalla sua gola squarciata, e l’urlo di Akmal scaraventato dagli Orchetti oltre il bordo della strada, verso il precipizio più in basso.
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Akmal e Checheg: non torneranno più indietro
Avevano abbandonato il giovane Khan, ferito, forse morente; Minghan e Saphira avevano preferito portare i sacchi con l’oro piuttosto del ragazzo, e Khalid si vergognava di sé stesso, e continuava a domandarsi chi o che cosa l’avesse spinto ad accettare l’offerta degli Easterling e ad avventurarsi in quella trappola.
Ma la sua corsa folle non durò a lungo. Presto la gamba, offesa nella caduta alla torre di Azrubel, gli cedette, e dovette fermarsi. I due Easterling gli furono subito accanto; posarono i sacchi, e si gettarono a terra sfiniti. Attorno c’era oscurità, e l’ombra delle rocce permetteva loro di tenersi nascosti, ma la luna era alta nel cielo e in alcuni punti era quasi come muoversi di giorno.
“Non possiamo continuare così di corsa” , disse Minghan, “Moriremo come i cavalli che scappano dal fuoco” .
“Moriremo anche se ci fermiamo” , rispose Khalid. “Arriveranno gli Orchetti. Gettate i sacchi e correte da Dalan, cercate aiuto” , disse. “Se non portiamo presto Adimu da lui, Khan morirà” .
“Gettare i sacchi? Hah!” , sghignazzò Minghan. “Meglio morire. Sai quanto oro c’è qui dentro, negro? Tanto da comprare un castello. E quattro mogli, e stivali con le fibbie d’argento. No, meglio l’oro, del ragazzo” , disse. “Mi dispiace per lui. Non gli voglio male. E’ stato sfortunato, e basta” .
“Dai, andiamo. Alzatevi, non manca tanto all'alba. Corriamo” , disse Saphirael.
“Non posso correre” , disse Khalid. “Una vecchia ferita. Andate avanti; mi nasconderò e vi aspetterò, questo è un buon posto” .
“No, no, no!” , disse Minghan. “Se gli Orchetti tornano, abbiamo bisogno di te; sei un grande guerriero” .
"No, piccolo uomo. Non sono un grande guerriero" , rispose Khalid. "I grandi guerrieri non lasciano indietro i compagni. Non siamo grandi guerrieri" .
Minghan ammutolì, colpito da quelle parole. Rimase pensieroso per un attimo, poi guardò Saphira e disse: “Lasciamo metà dell’oro, aiutiamo Khalid” .
“Se hai appena detto di non lasciare i soldi!” , gridò Saphira.
“Agli Orchetti non interessa l’oro” , disse Minghan. “Se ne stavano là in mezzo all’oro e non l’avevano preso. Lo troveremo ancora qui quando torneremo” .
“Pensi anche di tornare? Allora devono averti colpito in testa, prima, perché non riesci più a pensare bene” , disse la ragazza.
“Ascolta, donna” , disse Minghan con decisione, “Aiuteremo Khalid. A me non interessano niente i discorsi di Khan sui fratelli e quelle altre stupidaggini che il ragazzo ha detto, ma non possiamo lasciare qui il negro. E’ venuto con noi e ci ha aiutati, e non lo lascio qui da solo" , disse. "E poi è diventato amico dello sciamano, e chi ci dice che quell’altro negro non si rifiuti di venire con noi adesso che Akmal è morto, se non c’è più Khalid. Portiamo metà dei soldi con noi, il resto lo prenderemo dopo. In quanto a tornare indietro per prendere Khan, vedremo. Lo deciderà il vecchio. Forse lo dovremo fare per forza; non abbiamo preso le mappe, e se non c’è il ragazzo nessuno di noi senza Checheg o Akmal sa come uscire da questa valle” .
Lasciarono una certa parte delle grosse monete d’oro prese all’interno della città di pietra in un sacco nascosto fra le rocce. Erano bravi a nascondere le cose, gli Easterling; Khalid si sorprese della loro rapidità e dei loro movimenti leggeri e veloci. Poi lo aiutarono ad alzarsi e a camminare; non potevano correre, ma Minghan e la ragazza erano molto agili e riuscivano a muoversi lo stesso e a portarlo abbastanza velocemente nei tratti più scoperti. Là, dove c’era ombra, si fermavano un attimo per riposare e per scrutare verso le rocce circostanti. Erano tutt'altro che cattivi guerrieri; con l'esperienza, Khalid sapeva che sarebbero diventati temibili avversari per tutti i loro nemici.
“Non si vedono” , disse Saphirael a una delle soste. “Abbiamo fortuna” .
“Erano in pochi” , disse Minghan. “Gli Orchetti non si muovono mai in gruppi così poco numerosi. Forse era una pattuglia... il grosso, di sicuro, è nella città di pietra, là dove ci sono i fuochi dei campi. Ma adesso quelli che abbiamo ammazzato non torneranno indietro, e gli altri ci verranno a cercare. La prossima notte forse ne verranno cento e anche più” .
Khalid viaggiava ormai con loro da diversi giorni, e sapeva che Minghan tendeva sempre a esagerare; anche se non fossero stati cento però, ma solo venti, per loro il pericolo sarebbe stato lo stesso molto grande. Dovevano andar via, prendere i cavalli e spingerli ventre a terra, più veloci possibile; ma andar via così avrebbe significato abbandonare Khan.
Arrivarono alla galleria nella roccia poco dopo l’alba; nessun altro Orchetto li aveva seguiti. Ora però il sole si sarebbe levato, e sarebbe accaduto quello che aveva detto Minghan; il giorno precedente avevano visto gli avvoltoi del deserto volare sopra la città di pietra, e ora avrebbero sentito il sangue e segnalato il luogo del combattimento. Anche senza gli Orchetti, Khan, immobile a causa delle ferite, non avrebbe potuto difendersi dagli attacchi dei divoratori di carogne.
“Sube! Quacha! Aiuto!” , gridò Minghan verso la galleria. Subito le due donne uscirono, seguite di corsa da Dalan e Xilon, e poco dopo da Adimu. Le due Easterling mpugnavano le loro lance, e Khalid capì che erano nervose, e che avevano dormito poco.
“Che cosa è successo?” , chiese Quacha, spaventata.
“Orchetti” , rispose Minghan; lui e Saphirael passarono il peso di Khalid a Xilon e Adimu, e si sedettero. Erano stremati ormai, e non sarebbero stati in grado di muoversi velocemente per molte ore e tantomeno di combattere.
“Orchetti! Raccontami, Minghan!” , disse Dalan. “Raccontaci tutto. Dove sono gli altri?” , chiese.
“Morti” , disse Saphirael.
“Morti!” , gridò Sube. “Checheg, Akmal?” , gridò ancora.
“Tutti e due morti” , disse Minghan. “Gli Orchetti hanno tagliato loro la gola e li hanno buttati giù dal sentiero” .
“E cosa portate nei sacchi!” , disse Quacha. “Oro... tantissimo” , rispose Minghan. “Ne abbiamo lasciato altrettanto a metà strada” , disse Saphira.
“E perché!” , chiese ancora Quacha.
Khalid, sorretto da Xilon e da Adimu, si fece avanti.
“Perché dobbiamo tornare indietro, donna” , disse deciso. “Dobbiamo salvare Khan” .
Lo sguardo fiero fisso negli occhi della donna. Il fuoco che gli divampava nel cuore, mai come prima d'ora, per un istante placò ogni sensazione fisica, di dolore e di stanchezza.
"Dobbiamo tornare indietro a salvare Khan." La donna non riuscì a sostenere gli occhi del guerriero.
"O lo farò da solo".
Saphira, osservò con ammirazione lo sguardo di Kalid. E in quegli occhi riuscì a trovare il coraggio per parlare apertamente a tutti.
"Khalid ha ragione... dobbiamo ritornare sui nostri passi e recuperare ciò che abbiamo lasciato di più caro... Khalid si occuperà di Khan mentre noi prenderemo l'oro 😈 che ci appartiene. I nostri compagni hanno dato la vita per quell'oro. Non è giusto che il loro sacrificio sia stato vano. Chi di noi sopravviverà, dovrà onorare i compagni caduti. Prendiamo i cavalli e ritorniamo alle prime luci dell'alba, a recuperare ciò che è nostro. Vendetta per Checheg, Akmal, e spero di no, anche per Khan, oggi è un buon giorno per morire ma facciamo che molti di quegli esseri ci precedano nel cammino nell'aldilà :twisted:... Morte agli Orchi! "
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