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Interludio: il racconto di Tuija (nov 74 QE, Grande Harad)
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Novembre 25, 2006 - 12:49 pm

“Salsiccia!” gridò Tuija al locandiere. “Salsiccia bollente, croccante, e funghi del fiume. E birra! Oh, Khalid, che bello poter stare tutti insieme di nuovo. Eldoth, c’è la salsiccia!”
“Molto bene”, disse Eldoth a bassa voce. La testa gli doleva come se si dovesse spaccare da un momento all’altro, e si sentiva di umor nero, come sempre gli accadeva dopo una sbornia. Naji, da parte sua, aveva già addentato salsiccia e pane intinto nel sugo con un sorriso ancor più grande di quello di Tuija.

Khalid non aveva detto ancora niente, gustava la zuppa in silenzio. Calda e di gusto forte, che delizia sentirla scendere nello stomaco, e il pane era così morbido. Nella sua mente, prima un pò intorpidita dalla fatica della giornata e dalle chiacchiere dei due ubriachi, cominciò una certa piacevole attività. Eldoth era un maledetto burberaccio, per niente simpatico, e di certo beveva troppo, ma era riuscito a procurare, forse rubandole da qualche parte, quella bevanda scura così saporita, il pane morbido e la salsiccia che il locandiere aveva cucinato per loro. C'erano troppe cose però che da troppi giorni voleva sapere, e non riuscì a trattenersi oltre.

La ragazza che aveva conosciuto a Vaisala si era fatta donna; ed era una donna dall'espressione forte, una donna che, in quel tempo trascorso, doveva aver vissuto e sofferto.

“Per tutto il viaggio non mi hai raccontato quasi niente, Tuija, dei mesi che sono passati e di quello che hai fatto; adesso che siamo tutti insieme come hai detto, forse è ora.”

Tuija rimase con il coltello in mano e con la salsiccia a mezz’aria, a bocca aperta, per un lunghissimo attimo. “Devo mangiare”, disse rivolta a se stessa; ma improvvisamente aveva lo stomaco serrato, e la felicità del momento era scomparsa. Non le era mai successo prima, mai, da quando aveva incontrato gli stranieri dunedani delle navi, a Vaisala, e tutto era cominciato. “Non ha importanza”, disse appoggiando salsiccia e coltello e spingendo via la ciotola. Si lasciò andare sulla sedia, appena percettibilmente, come se lottasse per non far trasparire il dolore che il raccontare le costava; ma quando rispose a Khalid, lo fece col suo solito sorriso.

“Sono stata al castello di Rauma, all’inizio. Nella prima battaglia Tadoor ha vinto. Tadoor aveva tanti soldati e li aveva armati e schierati come i Re dell'Ovest; Timo li comandava bene, e stavano vincendo. Tarn, suo fratello, quello che aveva chiesto aiuto a Ostelor, aveva convinto molti dei capi delle famiglie dell'interno a non combattere dalla parte di Nurmi, 'se non volete aiutarci, almeno state nelle vostre case', aveva detto, e tanti avevano risposto che andava bene. Alla fortezza c’erano i marinai valdacli, e altri mercenari che Tadoor aveva fatto venire da Ulvila e dalle colonie settentrionali oltre il mare. Pensavamo veramente di vincere.

Poi tutto è andato male. Il freddo è arrivato molto prima del tempo. I valdacli non avevano più un capo; ascoltavano quella donna, Parafion, lei non era cattiva ma non era un capo. Dopo che avevano perso le tracce della nave che ti aveva portato via si erano scoraggiati. Ogni giorno che passava era peggio. Nessuno ha voluto aiutarmi a cercare Anysa. Sono rimasti là, ad Azrubel, tutto l’inverno, senza fare niente; poi, quando è stato possibile navigare di nuovo, se ne sono andati e hanno lasciato da sola la nostra gente.

Al castello è scoppiata una malattia; i soldati non riuscivano a dormire, si sentivano male, molti gridavano nel buio e raccontavano di sogni terribili, poi impazzivano e si buttavano dal muro. Le notti erano sempre più lunghe e il freddo bruciava la pelle. Tanto freddo, ancora di più di quell'anno quando è morto il mio uomo e quando è morto Valadil. Anche Tadoor non si faceva più vedere, se ne stava sempre chiuso nelle sue camere. Tanti che stavano con lui si sono spaventati proprio durante l’inverno e sono fuggiti uno, due alla volta; al castello erano sempre di meno.

Senza di voi ho avuto paura e non sono stata con i soldati a combattere, quando il castello è stato assaltato, ma so che cosa è successo. Mi sono nascosta nelle stalle e ho visto tutto. Tadoor è stato avvelenato; la sua donna è morta con lui. Nurmi quasi non ha combattuto; la gente del castello non dormiva da settimane, si sono difesi in pochi e hanno lasciato le armi. E la porta è stata sradicata, portata via come da una forza. Una forza che li buttava giù. Come se gli spiriti combattessero con Nurmi. E’ stato un massacro. Io mi sono nascosta nella locanda Kukkakyla, che era stata casa mia, dove sono nata. Ho portato con me Lariesse e ho chiesto alle ragazze di nasconderci; i soldati di Nurmi l’avevano colpita diverse volte, non sapevo quanto sarebbe rimasta viva. Ma è forte, non è morta.

Una notte, nella locanda è entrata Zana. Non ci credevo, quando l’ho vista; ma era lei, proprio lei. Era cambiata. Mi ha guardata, e ho capito che dovevo andare via subito; l’ho sentito dentro, nella pancia. Zana mi vuole bene, quella notte però mi avrebbe ammazzata se non fossi scappata, me lo ha fatto sentire con gli occhi. Ma non potevo portare Lariesse con me, Zana non mi avrebbe lasciato farlo e in due con Lariesse ferita ci avrebbero prese subito; così le ho detto che anche se non stava quasi in piedi sarebbe dovuta scappare da sola sulla neve e che ci incontravamo a Vaisala. Zana non ci ha fermate, sono sicura che ci ha lasciate andare via perché ha voluto così.

Sono scappata via dalla città e i primi giorni mi sono nascosta nel bosco. Sono tornata alla casa di Anysa, oltre Vaisala, conoscevo bene il sentiero. Sapevo che c’era tutto, che potevo stare là anche d’inverno e a Vaisala avrei trovato ancora qualcosa per il fuoco e per coprirmi. Nessuno mi ha seguita. Penso che Zana abbia detto alla gente che sta con lei che non dovevano seguirmi.

Ogni giorno andavo a Vaisala, anche quando era tutto gelato e i lupi avevano fame. Ma Lariesse non c’era mai. Un giorno però ho visto Eldoth; era scappato anche lui, con una barca anche se il mare era quasi tutto gelato ormai, e cercava da mangiare, ma a Vaisala non c’era più niente. L’ho portato con me nella casa di Anysa. Abbiamo passato l’inverno assieme, è stato con me, dormivamo insieme e sono diventata la sua donna. Lariesse è arrivata proprio quando faceva più freddo. Non so come abbia fatto, ma ci ha trovati. Era come un morto; magra, pallida, non stava in piedi. Era senza mangiare da chissà quanto tempo. L’abbiamo tenuta al caldo e nelle coperte per molti giorni; Eldoth andava a pescare, io a caccia.

Lariesse ci ha raccontato che era tornata prima al castello e poi alla casa di Tadoor. Tadoor e Alalethien erano veramente morti, come avevamo sentito; Lariesse non era sicura che fossero morti avvelenati, forse erano stati i sogni terribili a ucciderli, ma erano morti. Nurmi aveva preso prigioniero Elendil, l’elfo che era venuto con le navi, gli altri non c’erano più. Lariesse sperava che fossero scappati, ma non lo sapeva. Tutta la città era piena di gente di Nurmi, e c’era di nuovo Ba alla locanda. Penso che Zana non abbia detto niente a Ba di noi, perché se no Ba sarebbe venuto con i guerrieri. Siamo stati nascosti assieme, noi tre, tutto l’inverno e la primavera, e dormivamo insieme. Piano piano, Lariesse è stata bene di nuovo. Non è mai venuto nessuno, ma non ho potuto cercare Anysa.

Dopo quando sono venute le belle giornate abbiamo capito che dovevamo andare via. Ormai i soldati erano sempre più vicini. Potevamo continuare a restare nascosti, ma era inutile; Lariesse voleva che andassimo a nord. Io ho parlato con Eldoth; lui voleva restare a Same, ma restare non serviva a niente, la guerra era era perduta e anche Anysa ma andando via avremmo almeno potuto cercare Ciryaher, te e gli altri. Eldoth aveva una barca piccola, era rischioso traversare il mare così; abbiamo aspettato più che abbiamo potuto, poi a metà della primavera la gente di Nurmi ha ripreso a cercare nei boschi e siamo venuti via.

Abbiamo trovato una nave valdacla di mercanti che ci ha raccolti, altrimenti non ce l’avremmo fatta, perché la barca non teneva le onde del mare largo e avevamo perso quasi tutta l’acqua da bere per non affondare; Eldoth ha detto al capitano Phazar che eravamo naufraghi di un’altra nave, e che Lariesse era una delle figlie di un certo signore di Ostelor e che eravamo scappati perché i mercenari di Nurmi volevano ucciderci. Phazar ci ha creduto e ci hanno portato fino ad Arpel. Abbiamo pagato tutto con le pietre che aveva Lariesse e con l’argento che Eldoth aveva portato via da Rauma, e dopo tutti questi mesi ci era avanzato ancora qualcosa, ma poco. Lariesse è voluta partire da sola per la terra di Usakan. Ha detto che doveva cercare la sua gente, che era molto importante. Lariesse è andata via in inverno. Io ho convinto Eldoth a stare con me e portarmi ai mercati degli schiavi per cercare te, ma non avevamo più soldi per riscattarvi, anche se vi avessimo trovati. Dopo, abbiamo incontrato Mutamin; ci ha dato altri soldi e ci ha detto di andare a Tul Harar, ci ha detto che a Tul Harar aveva avuto notizie di Naji e che lui stava andando a ovest per parlare con la gente che era tornata da Ostelor.

E’ stata tutta una fortuna da quella volta avanti. Con i soldi di Mutamin ci siamo pagati un passaggio su una nave di mercanti neri, all’inizio della primavera. Ormai io e Eldoth stavamo assieme e nessuno ci ha mai chiesto niente. A Tul Harar abbiamo incontrato Naji quasi subito; lui mi ha riconosciuta per via dei capelli. Non sapevamo però dove cercarti. Naji conosce molti mercanti di schiavi ma non aveva mai fatto veri affari con loro, e quindi non poteva aiutarci. Abbiamo perso diversi giorni senza trovare tracce. Naji ha fatto un disegno di te, e con Eldoth abbiamo fatto il giro di tutti i mercati e di tutte le taverne di Tul Harar fino a quando non abbiamo incontrato un mercante di nome Masud, uno nero con la faccia un poco tonda, un bell’uomo. Questo Masud si ricordava di te e di Dorgur; ricordava che eravate stati sbarcati da una nave mumacana, comandata da un uomo che Masud ha chiamato... Naji, come l’aveva chiamato?”

“Umar Khenifra.”

“Questo Umar Khenifra aveva rifiutato diverse volte di vendervi alla gente di Tul Harar, e molti che volevano comprarvi per tenervi là si erano stupiti perché Khenifra insisteva per volervi dare a qualcuno a cui servissero schiavi per le cave di pietra, lontano dal mare. Io ho pensato che può essere stata Ahnta a ordinare così, perché non potevate scappare e tornare a Same. Masud non sapeva niente degli altri ma abbiamo pensato che forse vi avevano divisi e abbiamo scelto di cercare te perché sapevamo di più. Alla fine, vi aveva venduti per poco denaro a un ricco uomo di Tartaust, Hassounah, che stava per partire. Poi Masud voleva comprarmi in cambio di certi cavalli, all’inizio Eldoth gli ha fatto credere che avrebbe accettato per farlo parlare più volentieri poi ha detto che aveva cambiato idea perché offriva troppo poco, e allora Masud si è arrabbiato e ci ha cacciati via.

Siamo arrivati qui a Tartaust viaggiando con la carovana, abbiamo fatto in barca solo un pezzo. Ci siamo fermati il meno possibile, ma ci abbiamo messo comunque tanto, perché abbiamo dovuto prendere le guide, la gente e la roba per viaggiare, e prima io e dopo Eldoth ci siamo ammalati. Per questo Eldoth è rimasto indietro; lo abbiamo lasciato assieme a Nabele, una delle guide, e sono andati a Tul Isra, noi invece siamo venuti per la grande pista con Guelmin.

Khalid, adesso dobbiamo tornare indietro. A casa non possiamo andare perché c’è Nurmi, ma bisogna fare presto e tornare almeno fino Arpel. Mutamin ci ha raccontato che è stato molto lontano, nell’est. Le cose non vanno bene in nessuna contrada e dicono che dei signori malvagi stanno preparando di nuovo degli eserciti e che ci sarà guerra, e tanti morti. Dobbiamo trovare Anysa e suo padre. Lariesse sa che siamo stati ad Arpel e ci cercherà là, e voglio cercare anche Ciryaher perché voglio che mi spieghi tante cose, Khalid.

Tutte le cose che ho sentito e ho visto della gente che moriva per via dei sogni, glielo devo dire, a Ciryaher, perché lui lo può capire. E Mutamin ti sta cercando anche lui, e verrà qui di sicuro. Partiamo con la carovana che ha trovato Radfeq, Khalid, prima che il caldo ci fermi di nuovo. Partiamo subito.”

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