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[COLOR=navy]Suri[/COLOR][/SIZE]
[SIZE=2]Lo stufato scuro e speziato con peperoni non era familiare ma neppure strano, e i piselli erano piselli ovunque. Lo stesso non poteva dirsi per il pane grezzo e friabile, o per i lunghi fagioli rosso brillante misti ai verdi, per il piatto di semi gialli e pezzi di una polpa rossa che Lim chiamava ‘zemai’ e ‘mat’, o il dolce frutto bulboso con una dura scorza verdognola che proveniva da certe piante spinose senza foglie. Tutto però aveva un buon sapore. [/SIZE]
[SIZE=2]Si sarebbe maggiormente goduto il pasto se Quingwen non gli avesse dato lezione su qualunque cosa. Forse lo reputava un idiota perché non sapeva delle sorelle mogli o delle Shenjin. Voltandosi sul fianco destro per guardarlo, sorrise quasi dolcemente quando gli disse che il cucchiaio poteva essere usato per mangiare lo stufato o gli ‘zemai’, ma il modo in cui gli occhi le brillavano suggeriva che solo la presenza di Rugia la tratteneva dal rovesciargli in testa una ciotola di qualcosa.[/SIZE]
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[COLOR=navy]Quingwen[/COLOR][/SIZE]
[SIZE=2]“Non so cosa ti ho fatto” le disse con calma. Era consapevole della presenza di Lim dall’altro lato, che sembrava presa dalla conversazione con Rengfen. Rugia interveniva di tanto in tanto ma credeva che stesse tendendo un orecchio dalla sua parte. “Ma se odi così tanto essere la mia insegnante, non devi farlo. Mi è solo venuto in mente. Sono certo che Rugia o i suoi ministri troveranno qualcun altro”. Lo avrebbero fatto certamente se si liberava di questa spia.[/SIZE]
[SIZE=2]“Non mi hai fatto nulla …” rispose digrignando i denti, se doveva essere un sorriso, non aveva avuto un gran successo. “… e mai mi farai qualcosa. Puoi sdraiarti nel modo che reputi più comodo per mangiare e parlare con gli altri. Tranne con chi deve dare lezione invece di condividere un pasto. E’ considerato educato parlare con le persone da entrambi i lati”. Alle spalle di Quingwen, Nibar guardò Suri roteando in alto gli occhi. “A meno che non sia costretto a guardare qualcuno in particolare, per insegnargli le cose, per esempio. Prendi il cibo con la mano destra – a meno che tu non debba appoggiarti su quel gomito – e …”[/SIZE]
[SIZE=2]Era una tortura, e Quingwen sembrava divertirsi. La gente, a Morija, sembrava dare molto significato ai regali. Forse se gliene faceva uno …[/SIZE]
[SIZE=2]“… Tutti parlano per un po’ a fine pasto, a meno che uno di noi debba insegnare e … “[/SIZE]
[SIZE=2]Un dono per corromperla. Non gli sembrava giusto dover corrompere qualcuno che lo stava spiando, ma se aveva intenzione di andare avanti comportandosi così, o perfino la metà di così, gli sarebbe valso un po’ di pace. [/SIZE]
[SIZE=2]E ancora non aveva avuto nessuna notizia, né gli era stato concesso di uscire dalla fortezza. La 'Daracil' era chiusa nel grande bacino. Per quanto grande e magnifica fosse quella residenza e per quanto fosse trattato, assieme ai suoi uomini, come un principe in visita, si sentiva prigioniero. [/SIZE]
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[SIZE=2]Lim[/SIZE]
[SIZE=2]Quando i servitori finirono di sparecchiare e vennero servite delle coppe d’argento di vino chiaro Lim fissò Quingwen con gli occhi torvi da sopra le mattonelle bianche e la ragazza cedette imbronciata. Rugia lo guardò tesa, o sapeva che cosa stava pensando o considerava l’umore di Quingwen una sua colpa.[/SIZE]
[SIZE=2]Rengfen estrasse la pipa dal cannello corto e il sacchetto del tabacco, caricò il fornello e quindi passò il sacchetto a Suri assieme a una pipa d’argento. Rugia rimaneva distante, lontana; una regina irraggiungibile. [/SIZE]
[SIZE=2]“Alcuni hanno preso a cuore la notizia della vostra venuta, Suri il Pescatore, e sembra sia accaduto velocemente. Naerus ha mandato a raccontare di voci su Iejasu, e su Dinh, due capi molto influenti. Molto influenti nei loro gruppi. Emissari di Iejasu stanno arrivando”. Rengfen permise a una giovane serva slanciata di accendergli la pipa con un rametto. Dal modo in cui si muoveva, con una grazia differente da quella degli altri uomini e donne vestiti di bianco, Suri sospettava che fino a non molti giorni prima fosse stata un’assassina. Si chiese quanto tempo avesse dovuto passare per imparare ad assumere un aspetto remissivo e umile. Le sorrise, quando si inchinò per accendergli la pipa; lo sguardo dagli occhi verdi che gli rivolse da sotto al cappuccio non fu affatto remissivo e gli rimosse il sorriso dal volto. [/SIZE]
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[COLOR=navy]Rengfen[/COLOR][/SIZE]
[SIZE=2]“A quale gruppo appartieni tu, Rengfen?” chiese Suri.[/SIZE]
[SIZE=2]“Io? Sono un semplice scrivano. Scrivo le storie”. L’uomo sollevò le mani sporche d’inchiostro come prova. “Non vorrei prendere il vostro posto per tutto l’oro del mondo, non con il destino che vi accompagna. Morte o follia, o entrambe. ‘Il suo sangue sulle rocce della Torre Eterna …’ Si tratta del ciclo Hjemur, le Profezie del Drago, giusto? Dover morire per salvare degli sciocchi che tireranno un sospiro di sollievo alla vostra morte. No, non lo accetterei per tutto il potere che vi verrà dato e per ben di più.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Rengfen”, disse Rugia dal suo mondo distante, avvolta nella veste chiara con il cappuccio sollevato. “In un altro momento”, disse. “Parleremo di questo in un altro momento.”[/SIZE]
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[COLOR=navy]Rugia[/COLOR][/SIZE]
[SIZE=2]Per un attimo a Suri sembrò di vederle una certa compassione in volto, ma se c’era stata, era svanita non appena si era accorta che la guardava. Immaginazione. Era stanco, e disorientato.[/SIZE]
[SIZE=2]Rivolgendole il più piccolo degli inchini, Rengfen si allontanò.[/SIZE]
[SIZE=2]“Il futuro ti spaventa, Suri?” chiese con calma Rugia quando il vecchio fu andato via. “Le profezie hanno un linguaggio fiorito e misterioso. Non significano sempre ciò che sembrano.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Il telaio tesse il Disegno come vuole” aggiunse Quingwen. “Farai quello che devi. Ricordatelo, Suri. Farete quello che dovete.”[/SIZE]
[SIZE=2]Centinaia di guerrieri camminavano per le strette strade del castello, ed erano sempre più numerosi, ogni giorno di più. A migliaia si erano accampati sulle montagne circostanti.[/SIZE]
[SIZE=2]Ovunque si recassero, portavano cambiamento e morte. Stavolta Ciryaher sperava contro ogni previsione che i cambiamenti fossero per il meglio. Forse poteva essere. Il ricordo della nebbia che li aveva accolti all’arrivo a Morija lo derise.[/SIZE]
[SIZE=2]Sospirando, seguì i servitori oltre la grande porta, fino alla stanza dove sarebbe stato ricevuto da Iejasu. Aveva preferito incontrarlo da solo. Le parole e le azioni di Ender sarebbero potute costare la testa a tutti loro, non era sicuro che Khalid avrebbe approvato ciò che voleva dire al signore, e Tuija … era una donna.[/SIZE]
[SIZE=2]Non era la stanza più grande del castello, ma aveva grandi finestre su tutti i lati, e il soffitto decorato con motivi fantastici di esseri alati, sia umani che animali. In fondo si trovava una sedia dallo schienale alto, solida e dorata sui bordi; di fronte c’era un basso ripiano con le zampe e gli angoli scolpiti a motivi floreali. Qualcuno aveva lucidato il legno con della cera d’api fino a farlo risplendere.[/SIZE]
[SIZE=2]Quello era tutto l’arredamento della stanza. Un elegante tappeto di seta blu e oro proveniente dall’Harad, un dono, o forse il bottino di qualche battaglia, occupava il centro del pavimento di legno rosso scuro. Qua e là erano sparsi dei cuscini di seta dai colori brillanti e ricamati a tasselli. Gli uomini di Morija li usavano al posto delle sedie, quando non si limitavano ad accovacciarsi sui talloni, posizione nella quale sembrava fossero comodi come in poltrona.[/SIZE]
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Iejasu
[SIZE=2]Iejasu stava in piedi accanto alla sedia. Sei uomini erano seduti sui cuscini adagiati sul tappeto. La sedia era riservata al signore, usata esclusivamente da lui e solo per tre ragioni: per essere eletto, per accettare con onore la resa di un nemico e per giudicare qualcuno. Scegliere la sedia in presenza di qualcuno che non fosse di quella cerchia sarebbe stato, per il signore, come dichiarare l’intenzione di fare una di quelle tre cose. [/SIZE]
[SIZE=2]Sei capi, in rappresentanza di altrettante famiglie che seguivano Iejasu. Ciryaher si sedette a gambe incrociate sul pavimento; nessuno di loro era suo amico, ma era loro dovere onorare l’ospite, quando il signore lo richiedeva. Non sempre con piacere. Il suono tranquillo dell’arpa era in netto contrasto con la rigidità con la quale quegli uomini evitavano di guardarsi. Sei paia di occhi, azzurri, verdi e grigi, su volti di alabastro: a confronto con gli uomini di Morija, persino i falchi sembravano mansueti.[/SIZE]
[SIZE=2]“Signore Ciryaher. Cosa devo fare perché i Miya siano con me?” chiese Iejasu. “Eri sicuro che sarebbero venuti, Jaichim.”[/SIZE]
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Ciryaher
[SIZE=2]La domanda colse Ciryaher di sorpresa. Iejasu parlava l’adunaico con un forte accento, ma in maniera sufficiente a farsi capire. Jaichim, l’uomo con i capelli neri seduto sul cuscino più vicino alla sedia, fece una smorfia come se stesse per sputare; Iejasu guardò Ciryaher con calma, il volto impassibile come pietra scolpita.[/SIZE]
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Jaichim
[SIZE=2]“Devi aspettare, mio signore. Solo questo. Arriveranno. Prima o poi”, rispose Ciryaher. Un modo di dire di Morija, una risposta che significava più o meno un gentile 'non lo so'. Una delle cose che aveva appreso dai rotoli.[/SIZE]
[SIZE=2]“Una buona risposta, signore Ciryaher. I Miya sono serpenti codardi. Vipere che strisciano spaventate dalla propria ombra. Incapaci di liberarsi dalla mano di Rugia, che le stringe alla gola”. [/SIZE]
[SIZE=2]Un guizzo dei suoi occhi scuri verso il lato opposto del tappeto chiarì a chi si riferiva; uno degli altri uomini, dopo un attimo, fece per alzarsi, il viso ancora più duro, se possibile, ma l’uomo al suo fianco gli appoggiò una mano sul braccio per calmarlo. Rejn, dei Berij, era grosso e forte come due fabbri, ma sembrava di natura mansueta. [/SIZE]
[SIZE=2]“Tutti abbiamo visto fuggire la nostra gente, Iejasu”. La voce sembrava quasi pigra, come anche l’espressione dagli occhi grigi, eppure Ciryaher avvertiva che l’uomo non lo era affatto. “Li hai visti anche tu. Sai quanto è stato difficile affrontare quello che loro hanno appena incontrato. Se non puoi chiamare codardo chi è morto perché non è riuscito a vincere le sue paure, puoi chiamare codardo chi fugge per lo stesso motivo?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Non avrebbero mai dovuto incontrarlo” mormorò Iejasu, stringendo il bracciolo della sedia come se fosse la gola di un nemico. “Era una conoscenza riservata a chi era nato come capo, a chi era in grado di confrontarsi con essa e sopravvivere. Rugia ci ha condannati”.[/SIZE]
[SIZE=2]Non si era rivolto a nessuno in particolare, ma quelle parole erano per le orecchie di Ciryaher. Aveva chiesto udienza a Iejasu per quel motivo.[/SIZE]
[SIZE=2]“C’è una speranza che Rugia voglia incontrarti, mio signore”, disse Ciryaher. [/SIZE]
[SIZE=2]Sapeva che non era così. Dai manoscritti e dai rotoli conservati nel castello aveva capito abbastanza. Ma ingannare Iejasu su quel punto era la loro unica possibilità.[/SIZE]
[SIZE=2]Iejasu sbuffò. “Ho smesso di mandare richieste per un incontro quando ho saputo che fa scuoiare vivi i miei messaggeri. La sola notizia che ho avuto da lei è che intende frustarmi la prossima volta che mi incontra. Credi significhi che mi voglia parlare? Che cosa ne sai, di Rugia e di Morija? Che cosa ne sai delle nostre faccende?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Una volta ho visto un uomo che pendeva da un precipizio” rispose Ciryaher. “Il bordo si stava sgretolando sotto le sue dita, e la sola cosa alla quale poteva aggrapparsi era un ciuffo d’erba, pochi fili con le radici forti quel tanto per rimanere attaccate alla roccia. Era la sola possibilità che quell’uomo aveva per arrampicarsi sul precipizio. E così l’afferrò”.[/SIZE]
[SIZE=2]Iejasu esitò, e lo guardò con la testa reclinata in quel suo modo particolare. “Hai trovato … qualcosa … nei rotoli che ti ho fatto leggere. Ho sbagliato a farteli leggere?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Se Rugia conoscesse la verità, signore Iejasu? Morija cadrà se al Principe che porta il Sangue sarà consentito toccare la Fonte; eppure dovrà farlo o morire, e se morirà ne verrà un altro. Non potrai fermarli tutti; forse, mio signore, un altro Principe verrà quando tu sarai già morto. Se ci fosse un modo per proteggersi dalla contaminazione?” chiese Ciryaher. “Se potesse essere rimossa? Ti opporresti comunque a Rugia, pensi che lei non vorrebbe incontrarti?”[/SIZE]
[SIZE=2]Nella risata improvvisa di Iejasu non c’era divertimento. “L’uomo sul precipizio. Doveva sapere che sarebbe caduto. Lo hai salvato?”[/SIZE]
[SIZE=2]Ciryaher non rispose. Il suono dell’arpa riprese alle sue spalle.[/SIZE]
[SIZE=2]“La profezia dice che ci spezzerete,” osservò Iejasu amareggiato, “e avete iniziato bene”. Ciryaher non poté fornire la risposta adeguata, risposta che non conosceva. “Ma non ci fermeremo. Fino a quando l’Ombra scomparirà”, recitò Iejasu, “fino a quando l’Acqua sarà scomparsa nell’Ombra, gridando il disprezzo fino all’ultimo respiro, durante l’Ultimo Giorno. Fino all’Ultimo Giorno.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Il signore dei Tre Castelli desidera vederci?”[/SIZE]
[SIZE=2]Era possibile che Ciryaher avesse concordato tutto con Rugia? Certo che no. Le donne non facevano certe cose. Doveva essere stata una coincidenza. Ciryaher aveva avvertito i suoi sentimenti, aveva capito che il suo pensiero vagava libero e contemplava anche quelle possibilità, e aveva deciso di parlargli. Di cercare di indurlo a muoversi. Questo era tutto.[/SIZE]
[SIZE=2]“Tasse” sbraitò. Gli inviati di Hjemur e di Chya non si mossero, ma diedero l’impressione di indietreggiare. Come odiava avere a che fare con questi uomini; voleva tornare a cacciare nei suoi boschi.[/SIZE]
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[SIZE=2]“E’ un brutto precedente, mio signore Iejasu, abbassare le tasse” spiegò uno scarno uomo dai capelli grigi con voce untuosa. Jomi era alto per essere un Chya, solo un palmo più basso di Iejasu, e duro come ogni difensore di Morija. Alla presenza di Iejasu si incurvava; gli occhi scuri mostravano che lo odiava. Ma aveva anche odiato il momento in cui Iejasu aveva detto loro di smetterla di strisciargli attorno. Nessuno si era raddrizzato, ma Jomi in particolar modo non aveva apprezzato che gli venisse ricordato cosa aveva fatto.[/SIZE]
[SIZE=2]“I bifolchi hanno sempre pagato facilmente, ma se riduciamo le tasse, quando verrà il giorno in cui le alzeremo di nuovo, gli sciocchi si lamenteranno amaramente, come se avessimo raddoppiato il tributo. Potrebbero anche esserci tumulti quel giorno, mio signore Iejasu”.[/SIZE]
[SIZE=2]Iejasu attraversò la stanza a grandi passi. “Avrete tumulti se costringerete altri uomini a lasciare le loro fattorie". Tre rotoli erano appoggiati accanto alla sedia, quasi vicino ai piedi di Jomi. ‘I tesori del Sole d’Oriente’, ‘Viaggi’, e ‘Trattare i territori del Grande Harad’. Le chiavi erano nascoste in quei testi, e nelle varie traduzioni del 'Ciclo del Drago', se solo fosse riuscito a trovarle. Riportò la mente ai dignitari. “Pensate che guarderanno le loro famiglie morire di fame senza fare nulla?”[/SIZE]
[SIZE=2]“I difensori dei Tre Castelli hanno sedato altri tumulti prima d’ora, mio signore Iejasu” rispose Su Men con l’intento di calmarlo. “Le nostre guardie personali possono mantenere la pace nelle campagne. I contadini non disturberanno la tua conquista di Ra-Morij, te lo assicuro”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Offritevi di comprare il grano di Korish” rispose Iejasu. “Con il vostro denaro, denaro preso dalle vostre casse, non dai contadini. E distribuitelo nelle campagne”. Che cosa si aspettava Rugia? “E nelle terre attorno ai castelli, naturalmente”. Lei gli piaceva, ma la sua Shenjin gli piaceva altrettanto. Almeno credeva. Era impossibile chiarirsi i sentimenti che provava per le due donne. “Avete vascelli marini, fluviali e chiatte e se non ne avete abbastanza, affittatele a Tul Harar”. Gli piacevano entrambe le donne, ma oltre a quello … [/SIZE]
[SIZE=2]“Commerciamo poco con Tul Harar, mio signore Iejasu. Sono degli avvoltoi, dei rifiuti”. Tedoijan sembrò scandalizzato, come anche Jomi, quando aggiunse: “Abbiamo sempre trattato con la forza con le loro provincie e con le carovane, mio signore Iejasu. Non ci siamo mai piegati”.[/SIZE]
[SIZE=2]Iejasu fece un respiro profondo. I dignitari si tesero. Giungevano sempre a questo punto, ormai. Cercava di ragionare con loro e falliva ogni volta. Rugia aveva detto una volta che i capi dei Tre Regni avevano le teste dure come la pietra e aveva ragione. Cosa provo per lei? La sogno. Certamente è graziosa, pensava Iejasu. Non era certo di riferirsi alla Shenjin, o a Rugia. Smettila! Eliminando con fermezza le donne dai suoi pensieri, si dispose a dire a quegli imbecilli che cosa avrebbero dovuto fare. “Per prima cosa, abbasserete le tasse per i contadini di tre quarti …”[/SIZE]
[SIZE=2]Il silenzio della sala fu spazzato via dal boato della battaglia: grida, suoni di corno, il clangore dell’acciaio. I difensori stavano combattendo per la difesa del castello fra le lampade dorate, nei giardini. I dignitari scattarono in piedi, le spade sguainate, pronti a morire per il loro signore. Forse. Da qualche parte risuonò un gong d’allarme, quindi s’interruppe; un altro iniziò seguito da un terzo, una serie di rintocchi metallici. [/SIZE]
[SIZE=2]Iejasu corse verso l’esterno, verso la torre di pietra, attorniato da un nugolo di guardie. Di colpo qualcosa attirò la sua attenzione, in basso fra i rami dei ciliegi. Una sagoma che penzolava lentamente. Un uomo impiccato a un palo incastrato fra due rami, con una corda attorno al collo; attorno a lui, i soldati del castello e Jaichim, silenzioso, immobile.[/SIZE]
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[SIZE=2]Con un ruggito, Iejasu corse verso l’albero, e la spada gli apparve nelle mani mentre balzava, tagliando la fune. L’uomo appeso colpì la pavimentazione di pietra bianca polverosa con un tonfo. Il palo si liberò e cadde a terra al suo fianco.[/SIZE]
[SIZE=2]“Pazzi. Che cosa avete fatto? Toglietegli quella corda dal collo, e chiamate subito una Nijen. Chi è stato? Chi di voi? Ascoltategli il cuore!”[/SIZE]
[SIZE=2]Uno dei soldati s’inginocchiò, tolse la corda dal collo dell'uomo e pressò un orecchio sul suo petto. Nulla. Il soldato si sollevò rapido, scuotendo la testa e inchinandosi di fronte al suo signore Iejasu. Il signore dei Tre Castelli si piegò, strappando la camicia e la giubba del menestrello, spezzando il laccio di cuoio attorno al collo al quale era appeso un rubino dalla strana foggia. Lanciò l’oggetto di lato ascoltando di nuovo. Nulla. Nessun battito. Morto.[/SIZE]
[SIZE=2]Con la massima forza Iejasu colpì Ciryaher sul petto a pugni chiusi, ascoltando. Nulla. Colpì nuovamente, ascoltò. Si. C’era. Un battito debole. Così debole, così lento. [/SIZE]
[SIZE=2]E stava rallentando.[/SIZE]
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[SIZE=2]La stanza delle udienze private di Rugia si trovava a uno dei primi piani del castello ma ne era il cuore, come il castello stesso, con il suo colore d’avorio antico, era il cuore della grande città-isola di Ra-Morij, cullata dalle acque dell’oceano. E Ra-Morij era, o doveva essere, il cuore del mondo. [/SIZE]
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[SIZE=2]La stanza rifletteva il potere gestito dalle tante donne che l’avevano occupata. Il pavimento era di legno rosso proveniente dalle lontanissime Montagne della Nebbia, l’alto camino, raro nelle abitazioni dei Morij, era di marmo dorato del Chenna, e i pannelli di legno chiaro dalle strane venature con meravigliosi intarsi di uccelli e animali che rivestivano le pareti risalivano a più di mille anni prima. Una pietra che sembrava madreperla luminosa incorniciava le alte finestre quadrate di un balcone che dominava il giardino privato della regina di Morija; al mondo non ne esisteva più di quel materiale, quelli erano gli ultimi resti, salvati da una città per lei anonima ingoiata dal mare, là, a occidente, durante una delle catastrofi di Eä. La stanza era un luogo di potere, il riflesso delle regine che avevano fatto danzare i troni a loro piacimento per almeno tremila anni. Eppure, quegli uomini là presenti non avevano nemmeno chiesto il suo parere prima di parlare.[/SIZE]
[SIZE=2]Questa indifferenza era sempre più frequente. Peggio ancora, e forse era questo che la amareggiava di più, usurpavano la sua autorità senza nemmeno pensarci. Sapevano come aveva ottenuto il trono, sapevano quanto facile sarebbe stato portarglielo via. E anche lei ne era fin troppo consapevole. Doveva far presto. Ma non era ancora il momento.[/SIZE]
[SIZE=2]Si appoggiò allo scrittoio intagliato a motivi di tripli anelli che simboleggiavano i Tre Castelli. Tre scatole di legno laccato dell’Altara erano disposte sul ripiano più alto, equidistanti tra di loro. In una erano conservati gli esemplari più preziosi della sua collezione di giade. Un vaso bianco su un semplice piedistallo poggiato vicino a una parete era colmo di fiori rossi che riempivano la stanza di una fragranza dolce. Da quando era stata eletta non aveva avuto nemmeno un giorno da dedicare al giardino, ma con il potere era possibile ottenere dei bei fiori, e a lei erano sempre piaciuti. Potevano essere sfrondati con facilità e addestrati per produrre bellezza.[/SIZE]
[SIZE=2]Due disegni erano appesi in modo che lei potesse vederli semplicemente alzando il capo. Gli altri evitavano di guardarli; fra tutti i nobili entrati nella sua stanza, solo Rengfen li aveva degnati di uno sguardo.[/SIZE]
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Andaija
[SIZE=2]“Ci sono notizie?” chiese Andaija con diffidenza. Piccolo e simile a un uccellino, palesemente timido malgrado i lineamenti da condottiero, il vecchio ministro dalla barbetta a punta sembrava improbabile come mediatore, eppure era il migliore. La sua voce conservava ancora deboli tracce di accento montanaro. “Almeno qualcuna? Se la corte scoprisse che siamo persi, potremmo perdere la presa, non credete? E se scopre che abbiamo perso anche …”[/SIZE]
[SIZE=2]Rugia scosse il capo, interrompendolo con un gesto. Non c’era nessuna novità. E Lim disse: “La situazione nelle province di montagna è confusa; Iejasu sta ammassando un grande esercito, ma non c’è unità fra i capitani”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Almeno abbiamo ancora il Principe del Drago”. Julim sorrise.[/SIZE]
[SIZE=2]“Ma noi non esercitiamo quasi alcun controllo su Arakhon” ribatté secca Lim. “Quell’uomo agisce per conto suo quanto per volontà del Disegno, è come un lupo infuriato e suoi cuccioli si scatenano in tutte le direzioni non appena ne hanno la facoltà. Nuth non è con loro. Uno di quella strana compagnia sa camminare nei Sogni, ma Nuth mi ha riferito di averlo perso ormai da molti giorni e di non saperne più nulla”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Lo condurremo da noi” rispose Rugia. Cominciava a trovare davvero odiosa la perenne, fredda compostezza della Shenjin. [/SIZE]
[SIZE=2]Alzò lo sguardo sui disegni. Uno raccontava la storia di Anaija, l’unica regina di Morija ad aver lasciato le sue terre, due Ere addietro, e il motivo per cui nessuno aveva più pronunciato il suo nome al di fuori delle mura del castello. Anaija, alta e orgogliosa, che guidava i Morij nel loro tentativo di sconfiggere i marinai dell’Ovesturia; Anaija, che lanciava la sua sfida dalle bianche mura di cinta di Ra-Morij; e Anaija, umilmente in ginocchio di fronte al Re di Numénor, che la privava della corona e dello scettro come punizione.[/SIZE]
[SIZE=2]Molti si chiedevano perché Rugia avesse preso quei rotoli dallo scrigno nel quale giacevano coperti di polvere. Anche se nessuno ne parlava apertamente, lei aveva comunque sentito i loro sussurri. Non capivano quanto potesse essere necessario avere un continuo promemoria del prezzo del fallimento.[/SIZE]
[SIZE=2]Il secondo disegno era recente, una copia del disegno di un artista di strada. Questo metteva più a disagio del primo i nobili Morij che lo guardavano. Raffigurava due uomini che combattevano tra le nuvole, ciascuno a cavallo di un drago, impugnando fulmini come armi. Uno, avvolto da un mantello blu, aveva il volto di fiamme e fuoco. L’altro era giovane e alto, un Numénorean con i capelli scuri, vestito di bianco e ammantato dello stesso colore. Ed era proprio il giovane che incuteva timore, che faceva serrare i denti a Rugia. Non era certa se fosse per il disprezzo o per evitare che battessero. [/SIZE]
[SIZE=2]La paura poteva e doveva essere controllata. [/SIZE]
[SIZE=2]Il controllo era tutto. [/SIZE]
[SIZE=2]Sarebbe stato ciò che doveva essere.[/SIZE]
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[SIZE=2]Tuija stava accucciata vicino alle radici del grosso albero. Nel cielo, un tramonto splendente; fra il verde, una fresca penombra, e la quiete del corso d’acqua. Il bosco finiva poco più avanti; guardando verso valle vide una sola fattoria a sud e delle vacche che brucavano l’erba, circondate da un rozzo steccato di legno. Non provava nessuna sensazione di pericolo ed era convinta che nessuno l’avesse inseguita fin là, ma gli arcieri potevano essere benissimo da qualche parte. [/SIZE]
[SIZE=2]Nulla si muoveva tranne le vacche. Sentì il peso dei muscoli stanchi, e il sangue incrostato fra le dita: si disse che nel fianco non aveva alcuna freccia e nemmeno dolore. “Peste e miseria”, mormorò rauca. Sembrava quasi la voce di qualcuno che fosse alla fine. No, era alla fine. Se avesse avuto ancora un briciolo di forza, si sarebbe trascinata fino alla fattoria, non era certa che morire così sarebbe stato peggio dell’affrontare i guerrieri del castello. Deglutì, sputando saliva dal sapore amaro. Aveva la gola secca.[/SIZE]
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[SIZE=2]Il suo del corno eruppe alle sue spalle, e una folata improvvisa le portò alle narici l’odore delle lampade a olio. Così vicini. Li aveva seguiti, sperando che la portassero da Arakhon, e invece erano dietro di lei. Voltandosi di scatto, imprecò. "Li ho alle spalle". Alle spalle. Com’era possibile? "Bastardo, testa di bue. Gliel’avevo detto. Tutti e due. Ci ha ammazzati tutti e due". Ender era certamente morto, ormai, e la stessa sorte sarebbe toccata a lei. Affrontare i soldati di Iejasu era stata una pazzia; maledisse se stessa e tutti gli dei che conosceva per aver ceduto alle parole di Ender, per aver consentito ad accompagnarlo in quel tentativo. Due contro cento. Come poteva aver potuto pensare di riuscirci, penetrare in un castello guardato da un intero esercito. [/SIZE]
[SIZE=2]L’aveva fatto per Ciryaher; per Ciryaher, solo per lui. [/SIZE][SIZE=2]Ender morto, Arakhon lontano e solo in mezzo a una regione selvaggia popolata solo da nemici, e Ciryaher forse …[/SIZE]
[SIZE=2]Ansimando per la violenta emozione si piegò in avanti, stringendo il moncone di freccia che le spuntava dal fianco. Aveva le dimensioni di una piccola lancia, e il dolore si espandeva a ondate da essa. Quella strana armatura in cuoio e piastre presa al castello di Iejasu l'aveva salvata, ma Tuija tremava quando respirava e ogni fremito propagava una nuova fitta di dolore. Aveva poco tempo, presto l’avrebbero vista e raggiunta. Ululò costringendosi ad alzarsi, serrò i denti e corse in avanti, verso le case. [/SIZE]
[FONT=Calibri][SIZE=3][FONT=Verdana][SIZE=2]Inconsapevole di aver coperto la distanza, si ritrovò dritta dentro una baracca di legno, oltre la porta di quella che doveva essere la stalla. Non c’era luce lì dentro, si sentì disorientata. La sensazione di essere guardata fu tutto l’avviso che ricevette: con la coda dell’occhio vide un movimento e d'istinto roteò la spada per proteggersi e balzò all’indietro, cadendo in un pozzo o in qualcosa che si era aperto sotto ai suoi piedi. Mentre precipitava sbattendo contro tutto ciò che poteva esserci di solido, il risvolto di uno dei suoi stivali s'impigliò su un forcone facendola avvitare su se stessa: sentì un rumore tremendo di legno o di ossa che si spezzavano, e la sua stessa voce che gridava per il dolore e la paura. ‘Non credo che mi sveglierò presto’, si disse, poi sbatté la schiena in maniera così violenta da strapparle tutto il fiato che le era rimasto e piombò in un mondo buio.[/SIZE][/FONT] [/SIZE][/FONT]
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[SIZE=2]“E’ quello il tipo di donna che ti piace?” chiese Quingwen, piena di curiosità.[/SIZE]
[SIZE=2]Suri la guardò mentre cavalcava accanto a lui con la gonna ingombrante e lo scialle avvolto due volte attorno alle spalle. I grandi occhi neri dardeggiarono verso di lui; a volte lo metteva a disagio. [/SIZE]
[SIZE=2]“E’ tenera, Suri Servo di Arakhon, debole”. [/SIZE]
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[SIZE=2]Si voltò indietro verso il centro della colonna, dove Egaewe e Muhad procedevano scortati dai Guerrieri del Drago. Suri non era abbastanza vicino da esserne sicuro, ma pensava che gli occhi di Egaewe fossero puntati su di lui. Forse quella donna lo odiava; non gli sembrava che gliene importasse.[/SIZE]
[SIZE=2]“Non credo che Egaewe sia tenera” rispose tranquillo Suri sistemandosi il cappello conico attorno al capo, che effettivamente lo proteggeva dal sole, cocente in alcuni momenti della giornata. “No, non direi”.[/SIZE]
[SIZE=2]Sul cavallo in testa c’era Hao, vicino a lui Nuth, e discutevano nuovamente.[/SIZE]
[SIZE=2]“Tenera” ripetè Quingwen. “Non è la donna per te. Non dovresti fare gli occhi dolci a quella donna dai fianchi da cavallo”. Quingwen scosse fieramente il capo borbottando fra sé. “I nostri modi l’hanno offesa!”[/SIZE]
[SIZE=2]“Perché Egaewe dovrebbe accettare i modi di Morija?”[/SIZE]
[SIZE=2]Lo sguardo a occhi sgranati che Quingwen gli rivolse era così stupito che Suri si mise quasi a ridere. La donna divenne immediatamente cupa come se lui avesse fatto qualcosa per farla infuriare. Capire le donne di Morija non era certo più facile rispetto alle altre.[/SIZE]
[SIZE=2]“Tu certamente non sei tenera, Quingwen”. Avrebbe dovuto prenderlo come un complimento, la donna a volte era ruvida come una pietra per affilare. “Spiegami ancora questa cosa della padrona di casa. Se Naerus è il re e capo della fortezza di Ra-Morij, come mai la fortezza appartiene a Rugia e non a lui?”[/SIZE]
[SIZE=2]Quingwen lo guardò furiosa per un altro momento, muovendo le labbra prima di rispondere. “Perché lei è la padrona di casa, testa dura di un abitante delle terre selvagge. Un uomo non può possedere un’abitazione, nella regione di Ra-Morij, non più di quanto può possedere le sue terre! E’ questa la differenza con i Tre Regni. A volte voi abitanti delle terre oltre il deserto parlate come dei selvaggi”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Ma se Rugia è la padrona di casa perché è la moglie di Naerus …”[/SIZE]
[SIZE=2]“Questo è diverso! Vuoi capirlo si o no? Lo capisce anche un bambino!” [/SIZE]
[SIZE=2]Respirando profondamente Quingwen si sistemò lo scialle attorno al viso. Sarebbe stata una donna graziosa, se non lo avesse guardato per metà del tempo quasi avesse commesso qualche crimine contro di lei. Quale potesse essere, non ne aveva idea. Nuth, il viso gelido e più riluttante che mai a parlare con i suoi compagni di viaggio, alla fine, visto che egli portava l’autorità della regina, gli aveva detto controvoglia che Quingwen non era stata ammessa alla Fonte, e non lo sarebbe mai stata in quanto straniera. Allora perché si trovava alla corte di Rugia, trattata come un ospite di riguardo? Era uno dei misteri per i quali avrebbe gradito una risposta.[/SIZE]
[SIZE=2]“La affronterò diversamente” tuonò Quingwen rivolgendosi a Suri. “Quando una donna di Morija sta per sposarsi, se non possiede un’abitazione la sua famiglia gliene costruisce una. Il giorno delle nozze il marito la porta via sulle spalle dalla sua famiglia, con i fratelli che trattengono le sorelle, ma poi la depone davanti alla porta e le chiede il permesso di entrare. Naturalmente quando una regina si sposa è tutto molto più bello ma la tradizione rimane. L’abitazione è sua. Lei può …”[/SIZE]
[SIZE=2]Queste lezioni erano state la cosa più piacevole di quei cinque giorni dopo la partenza dal villaggio. Non che Quingwen inizialmente avesse voglia di parlare, a parte un’ulteriore tirata sul suo presunto cattivo trattamento riservato ad Egaewe, a suo parere motivato da un qualche attrazione che doveva provare per lei, e più tardi un’altra imbarazzante lezione per convincerlo che una donna di Morija sarebbe stata perfetta per lui, nel corso della quale si era spogliata. Non prima che Suri avesse detto a Quingwen che poteva tornare a casa e che da quel momento si sarebbe rivolto a Nuth; entro un’ora era ritornata fremente per chiedere – chiedere! – di potergli insegnare le usanze e i costumi di Morija. Senza dubbio perché temeva le reazioni di Rugia, e nella speranza che rivelasse qualcosa dei piani di Arakhon in base alle domande che poneva. Dopo le sottigliezze da serpente della gente di Tul Harar, la chiara intenzione di Quingwen di spiarlo era confortante. [/SIZE]
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[SIZE=2]In ogni caso era saggio che imparasse tutto il possibile su Morija e parlare con Quingwen poteva in realtà essere piacevole, specialmente quando lei sembrava dimenticare che fosse uno straniero, qualsiasi fosse il motivo. Naturalmente quando si accorgeva che avevano iniziato a parlare come due amici invece che come 'Servo di Arakhon' e 'Serva di Rugia', aveva la tendenza a esplodere come se lui l’avesse attirata in qualche trappola. Eppure anche a quel modo le loro conversazioni erano piacevoli, in confronto al resto del viaggio e del silenzio di pietra di Hao e degli altri soldati della scorta.[/SIZE]
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[COLOR=navy]Hao[/COLOR][/SIZE]
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[SIZE=2]Si accorse che stava di nuovo guardando Egaewe. La donna gli fece un cenno da dietro la testa di Muhad. Quella notte avrebbe sognato. Oh, sì. Una donna pericolosa. ‘Devo essere freddo e duro come l’acciaio’. Affilato come l’acciaio, si disse.[/SIZE]
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[SIZE=2]Il sassolino che aveva in bocca ormai non l’aiutava più a ingannare lo stomaco. La fame la divorava. Sputandolo, Tara si appoggiò sul muro accanto ad Ardic e fissò il muro grigio ondeggiante a forse trenta passi di fronte a loro. Nebbia. Faceva caldo, in quei corridoi, e aveva le labbra screpolate, però la nebbia dava una sinistra sensazione di fresco. Si tolse il fazzoletto dal capo e si asciugò il viso. La nebbia si estendeva a destra e a sinistra e aumentava di volume sopra alle loro teste come un dirupo torreggiante. Come avevano fatto a prendere quel corridoio? Cercavano funghi, qualcosa da mangiare. Dove avevano sbagliato, a quale svolta?[/SIZE]
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[SIZE=2]“Perché non evapora, con questo caldo?” chiese Ardic, rivolto a sé stesso. Non gli piaceva quel luogo. Scherzare con i potenti lo aveva trascinato in quel posto e adesso sembrava che dovesse giocarci nuovamente.[/SIZE]
[SIZE=2]“Dobbiamo tornare fino in cima al pozzo”, disse Tara. Ardic annuì; qualsiasi cosa andava bene pur di non entrare in quella nebbia.[/SIZE]
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[SIZE=2]Rugia si immerse dritta nel denso grigio, come faceva sempre, ma Lim esitò un momento prima di seguirla, questa volta. Era il Potere a mantenere la nebbia, con quel bordo che ribolliva ma non avanzava o arretrava di un dito. La nebbia che celava la Fonte; il maledetto Potere e nessuna maledetta scelta. Quel primo passo fu un benedetto sollievo, fresco e umido; aprì la bocca per lasciare che l’umidità le impregnasse la lingua. Altri tre passi, e lo avvertì dentro di sé, come il vento di una notte d’autunno, forte, piacevole fino quasi a farla impazzire. Come ogni volta. [/SIZE]
[SIZE=2]Non riusciva a distinguere nemmeno un’ombra. “Rugia?” Il suono poteva benissimo non essere provenuto dalla sua bocca; la luce sembrava ingoiarlo prima che raggiungesse le orecchie. Non era nemmeno più tanto sicura della direzione che seguiva e se la ricordava sempre. Di fronte a lei poteva esserci qualsiasi cosa. O sotto ai piedi. Non riusciva a vederli; la nebbia l’avvolgeva completamente fino alla vita. Come ogni volta. [/SIZE]
[SIZE=2]Riprese a camminare incurante; di colpo si ritrovò accanto Rugia, in una particolare luce priva di ombre.[/SIZE]
[SIZE=2]~[/SIZE]
[SIZE=2]La nebbia creava una cupola di vuoto che nascondeva la volta dell’enorme sala, con la superficie interna che ribolliva e splendeva di un pallido colore blu. Grandi colonne fiancheggiavano le vie laterali dai fianchi decorati con marmo, cristallo e vetro, che risalivano per centinaia di passi fino a scalinate o mura a filo. Non era visibile niente che fosse piccolo, nulla. Solo costruzioni immense, le colonne spesse quindici braccia che riflettevano la fioca luce delle loro torce e svettavano per almeno cento, rosse, nere o blu e grandi torri, scanalate o a spirali, alcune che perforavano la nebbia. In mezzo, nove fontane.[/SIZE]
[SIZE=2]Per quanto fosse grandiosa, quella sala non era mai stata finita. Tutto era rimasto abbandonato. Il vetro colorato creava immagini in alcune immense lastre, uomini maestosi e terribili, alti venti piedi e più, oceani, tempeste e cieli stellati; altre lastre erano spezzate o ridotte a vuote cornici, oppure incomplete. Il silenzio copriva completamente la sala come la cupola di nebbia. L’aria era più fresca che nei corridoi più alti, ma altrettanto arida. La polvere raschiava fra i loro stivali e la pavimentazione di pietra scura. [/SIZE]
[SIZE=2]Tara si mosse comunque verso la fontana più vicina, e si affacciò dal bordo alto che le arrivava alla vita. Tre donne svestite, alte il doppio di lei che sostenevano un pesce curioso sulle teste scrutavano in un ampio bacino polveroso non più asciutto della sua bocca.[/SIZE]
[SIZE=2]~[/SIZE]
[SIZE=2]Un sentiero delineato da gemme proveniva da ogni corridoio che Lim poteva vedere, dritto verso l’anello di colonne di vetro, ma negli spazi che le intervallavano, erano piazzate casualmente alcune statue, grandi come un uomo o più piccole, fino alla metà, di pietra, cristallo o metallo. Rugia fece una pausa davanti a due figurine che meritavano appena un posto fra le altre. Due statuette alte forse come un braccio, un uomo e una donna, ognuna con una sfera di cristallo sul palmo della mano. Si inchinò parzialmente per toccarle, ma si raddrizzò così velocemente che Lim pensò quasi di esserselo immaginata.[/SIZE]
[SIZE=2]Dopo un minuto Lim la seguì correndo per raggiungerla. Più si avvicinavano allo scintillante cerchio di colonne, più diventava tesa. Quelle colonne erano piene di Potere. Lo sapeva. Quelle impossibili aste alte e lucenti risplendevano di una luce bluastra, abbagliando gli occhi. Rugia si fermò così di colpo che Lim l’oltrepassò di tre passi prima di accorgersene, poi vide che stava fissando l’albero. [/SIZE]
[SIZE=2]L’albero. [/SIZE]
[SIZE=2]Anche Lim si mosse verso di esso come se ne fosse attratta. Nessun albero aveva quelle foglie a tre punte. Solamente uno; un albero leggendario.[/SIZE]
[SIZE=2]“Ancora vivo”, mormorò Rugia. “Ancora per poco”. Sotto i rami distesi, Rugia si sporse per toccarlo, per prendere una di quelle ultime foglie; le dita allungate arrivarono appena a tre passi di distanza dal punto più vicino. Si accontentò di camminare e appoggiarsi contro il tronco. Dopo un momento scivolò per sedersi. Le vecchie storie erano vere. Si sentiva … appagata. In pace. Bene. Lim si sedette vicino a lei a gambe incrociate. “Ora posso credere alle storie. Juilin, seduto sotto l’Albero accanto alla Fonte, per quarant’anni, allo scopo di ottenere la saggezza. Adesso ci credo”.[/SIZE]
[SIZE=2]Rugia reclinò la testa contro il tronco. [/SIZE]
[SIZE=2]“Forse la Fonte non è stata sempre così, Lim. Forse … non lo so. Forse allora l’Albero era altrove”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Altrove” ripeté Lim. “Non mi dispiacerebbe trovarmi altrove. Ma dove, Rugia?”[/SIZE]
[SIZE=2]Rugia si voltò per guardare le alte colonne sottili che rilucevano così vicine. “Il dovere è più pesante di una montagna”, sospirò.[/SIZE]
[SIZE=2]Era parte di un proverbio che aveva imparato nelle provincie di confine. [/SIZE]
[SIZE=2]“La morte è più leggera di una piuma, il dovere è più pesante di una montagna”. [/SIZE]
[SIZE=2]A Lim la voce della regina non era sembrata normale, ma Rugia si stava alzando. Lim l’imitò con riluttanza. “Quando il Principe del Drago sarà qui, Rugia, potremo aprire la Soglia. Come ci apparirà, come vedremo la Fonte? Cosa credi che troveremo?”[/SIZE]
[SIZE=2]~[/SIZE]
[SIZE=2]Il modo in cui quelle colonne coglievano la luce giallastra della torcia, rifrangendola e riflettendola, lo faceva sentire strano. Si voltò altrove, ritornando indietro da dove era venuto, verso il corridoio lungo il quale si erano incamminati Tara e Ardic. Scrutò a disagio il buio. Cosa ci stava facendo lui in quel posto? E perché?[/SIZE]
[SIZE=2]Si trovava al centro di una enorme camera che sembrava essere a forma di stella, per quanto riusciva a vederla. Di colpo si immobilizzò, fissando qualcosa di insolito. Una larga soglia di granito rosso, ritorta in uno strano modo che non riusciva a cogliere bene, perché l’occhio sembrava scivolare nel tentativo di seguirne il bordo. Lentamente si avvicinò, fra colonne a spirale brillanti e sfaccettate alte come lui e bassi mucchi di monete che sembravano d’oro e d’argento. [/SIZE]
[SIZE=2]Era uguale a qualcosa che aveva già visto. La stessa pietra lucida, la stessa dimensione, gli stessi angoli che si distorcevano alla vista. Forse ..?[/SIZE]
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[COLOR=navy]Lal, figlia di Mutamin[/COLOR][/SIZE]
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[SIZE=2]“Dov’è Nuth? Avrebbe dovuto essere qui. Se è davvero in grado di guarire, avrebbe dovuto restare con noi. Dov’è?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Verrà”. Arakhon non alzò lo sguardo. Era immerso nei suoi pensieri, con lo sguardo concentrato e cupo e la spada appoggiata di lato.[/SIZE]
[SIZE=2]“Non doveva andar via!”[/SIZE]
[SIZE=2]“Avremo tempo per parlare quando tornerà” rispose Arakhon fermamente. Lal sobbalzò al tono della sua voce; Arakhon le sorrise per addolcire la durezza della risposta, ma tutto quello che ottenne fu di farle assumere un’espressione preoccupata e mormorare: “Perché?”[/SIZE]
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[SIZE=2]Non poteva dire di più davanti a Tuija, o parlare più forte; ma Arakhon aveva qualcos’altro almeno della stessa importanza nella sua testa. Ciryaher sventolato praticamente sotto il loro naso come prigioniero, senza nessun altro dei guerrieri di Iejasu in vista. Come poteva essere?[/SIZE]
[SIZE=2]Guardò Tuija, distesa sul pagliericcio improvvisato, bianca come lo straccio che Lal le aveva messo sotto la testa per farla appoggiare su qualcosa di morbido. Abbandonata al torpore del dolore che le devastava il fianco. Dall’esterno filtrava la luce dei fuochi da campo. [/SIZE]
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[SIZE=2]La ragazza aprì gli occhi, cercò di sedersi e ricadde all’indietro con un gemito. [/SIZE][SIZE=2]Lal balzò dallo sgabello, gli occhi scuri di chi non aveva dormito. “Stai ferma”, l’apostrofò. “Ti sei agitata abbastanza nel sonno. Non ti ho tenuta ferma per impedirti di farti ancora più male solo per vederlo succedere adesso che sei sveglia”. Egaewe era appoggiata al bastone che reggeva la tenda.[/SIZE]
[SIZE=2]“Aiutatemi a tirarmi su” disse Tuija. Parlare le faceva male, ma anche respirare, e doveva parlare. “Non guardatemi così, mi sono fatta più male cadendo dal letto. Devo andare sulle montagne. Verso la Soglia”.[/SIZE]
[SIZE=2]Egaewe si avvicinò, incuriosita. Lal le appoggiò una mano sulla fronte. “Scotta! Arakhon, non possiamo attendere Nuth. Khalid, devi … !”[/SIZE]
[SIZE=2]“I draghi, Lal!”, gridò Tuija. “Ba verrà attraverso la Soglia e diventerà il loro signore! Devo fermarli!” Il moncone della freccia sembrava pulsare, ma non le faceva più tanto male. Stava parlando troppo, aveva la gola secca. “Ci sono i Troll lassù, Arakhon. Possono infilarti in una pentola”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Tuija …” disse Arakhon. Non sapeva che cosa fare.[/SIZE]
[SIZE=2]“Ciryaher! Non sapevo che fossi qui. Sono così contenta! Come farai a scrivere il tuo libro se vai lassù a farti ammazzare?”. Tuija tremò; adesso aveva freddo. Ma Ciryaher era tornato per lei.[/SIZE]
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[SIZE=2]Khalid si riscosse dalla sua immobilità. “Portatela sul tavolo, nell’altra tenda. E’ abbastanza grande per lei. Velocemente, non c’è molto tempo”. [/SIZE]
[SIZE=2]Non l’aveva mai fatto. Aveva visto molti feriti, era stato con loro … era stato con Adimu, nel deserto. Inginocchiato accanto a lui, fino a quando lo sciamano non gli aveva detto di andar via. Era stato con Mutamin. ‘Mai più ‘, si disse. ‘Non così. Non anche lei. Una mia responsabilità’.[/SIZE]
[SIZE=2]Tuija girò la testa e si accorse di colpo che Arakhon ed Egaewe la stavano sollevando, portandola in braccio. “La Soglia sarà mia, Arakhon”. ‘dio, ho sete’, pensò. Davvero non sembrava che la freccia facesse male come prima, ma sentiva dolore in tutto il corpo. Arakhon la stava trasportando da qualche parte, chinandosi per passare sotto le tende. C’era Lal che si mordeva il labbro, gli occhi stretti come se stesse per piangere. Si chiedeva perché. Lal non piangeva mai. Anche Muhad sembrava preoccupato.[/SIZE]
[SIZE=2]“Arakhon” mormorò. “Mamma Enna ha detto che posso venire a fare l’apprendista alla locanda”. No. Questo era accaduto molto tempo fa. Era … cos’era? Non riusciva a ricordare.[/SIZE]
[SIZE=2]Era sdraiata su qualcosa di duro, senza camicia. ‘Non mi va di stare spogliata davanti ad Arakhon’. Però le veniva da ridere. Sentiva Khalid che parlava. “… è incastrata nell’osso oltre che nella carne, la punta si è storta. Devo allinearla con la ferita ed estrarla. Se il colpo non la uccide, dopo possiamo sperare che resista fino al ritorno di Nuth. Non c’è altro modo. Ormai è al limite …” . Nulla che avesse a che fare con lei.[/SIZE]
[SIZE=2]Sentiva un formicolio. Egaewe la teneva per le spalle e le sorrideva e lei la vedeva capovolta e avvolta da una luce azzurra. Dietro di lei c’era Ciryaher. Aveva davvero pensato una volta che aveva il naso troppo grande? Era perfetto. Voleva toccargli la guancia, ma Lal e uno dei guerrieri le tenevano fermi i polsi per non si sa bene quale motivo. Qualcuno era anche appoggiato sulle sue gambe, no, era Arakhon, le sue grosse mani le tenevano ferme le ginocchia, schiacciandola contro il tavolo. Tavolo. Sì, il tavolaccio della tenda di Hao.[/SIZE]
[SIZE=2]“Mordi, Tuija” disse Egaewe in lontananza. “Farà male”.[/SIZE]
[SIZE=2]Voleva chiedere cosa avrebbe fatto male, ma la donna le stava premendo in bocca un bastone ricoperto di cuoio. Tuija sentiva l’odore di pelle e di legno, e la musica di Ciryaher. [/SIZE]
[SIZE=2]La mia casa mi aspetta, e la ragazza che vi ho lasciato.[/SIZE]
[SIZE=2]Di tutti i tesori che mi aspettano, è quello che voglio trovare.[/SIZE]
[SIZE=2]I suoi occhi sono così allegri e il sorriso così dolce,[/SIZE]
[SIZE=2]I suoi baci sono caldi, adesso è una gioia[/SIZE]
[SIZE=2]Si sarebbe sposata con lui. Era scossa da brividi gelidi e riconobbe vagamente la sensazione del potere di un mago. Quindi giunse il dolore, e le sembrò di sentire il bastone spezzarsi fra i denti prima che tutto fosse sommerso dal rosso e dal nero.[/SIZE]
[SIZE=1]Adattamento di un brano da “L’ascesa dell’Ombra”, di Robert Jordan[/SIZE]
[SIZE=2]La notte era scesa già da qualche vigilia. I guerrieri, muovendosi a passi felpati, avevano portato delle lampade, e si erano allontanati di molto, fino agli alberi, così com’era stato loro ordinato. Il chiarore dorato illuminava l’argine. Nel suo intimo, Hao sperava proprio che nessuno li disturbasse, perché non si riteneva pronto ad affrontare i prodigi della Shenjin. Purché Nuth avesse ragione e l’assassino fosse davvero intento ad attraversare il fiume, quella sera![/SIZE]
[SIZE=2]Hao guardò la schiena piccola e lontana di Nuth, che si era fermata vicino all’acqua. Il suo volto impassibile non aveva rivelato alcuna emozione, né per quella veglia né per l’indomani. Provava, nel suo intimo, una qualunque paura che non osava esprimere? [/SIZE]
[SIZE=2]Hao l’aveva osservata più volte, senza mai riuscire a leggere nel suo volto ermetico. A cosa pensava, dovendo fare da esca nell’ultima scena di un dramma la cui sola azione era l’uccidere? [/SIZE]
[SIZE=2]Compiangeva la Shenjin Nuth, ora con le spalle al muro per risolvere la serie di misfatti di cui lei sarebbe dovuta essere l’ultima vittima; una vittima, però, che aveva sventato in tempo le mira del suo carnefice. Quale fortuna![/SIZE]
[SIZE=2]Mentre passava la quarta vigilia, Hao sentì un rumore. In seguito, quando avesse ripensato a quel momento, si sarebbe detto che la notte, in effetti, aveva il sapore di un frutto agrodolce.[/SIZE]
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[SIZE=2]Assolutamente immobile sull’alto della diga, quasi sospesa sull’acqua, la Shenjin Nuth pensava a tutto ciò che era successo e a tutto ciò che stava per succedere. Il Disegno e lei avevano appena spinto il comandante Hao a prendere quella decisione e a mandare il messaggero a Ra-Morij. Lo aveva fatto, Nuth, in piena consapevolezza, ed era come se avesse firmato un patto con il destino. A partire da quel momento, restava ben poco da dire. E aveva percepito dentro di sé una tristezza senza fondo, che aveva respinto con tutte le forze. Nuth chiuse gli occhi, invocando la quiete. Ciò che aveva deciso era per il bene di tutti, ne era convinta. Qualunque cosa fosse successa, lei non avrebbe mai avuto rimpianti e, questo, la sua amica Lim doveva saperlo.[/SIZE]
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[SIZE=2]“Zu!” esclamò Hao, balzando fuori dal nascondiglio. “Cosa fate qui?”[/SIZE]
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[SIZE=2]L’uomo spostò un ciuffo che gli nascondeva un occhio. Sotto la cappa fatta di foglie, sembrava un piccolo contadino.[/SIZE]
[SIZE=2]“Avete dimenticato che sono fedele a Rugia? Credo anzi di essere l’ultima sua possibilità di sopravvivenza. Senza il mio intervento, si troverà separata dalla sua vita prima di tre giorni”.[/SIZE]
[SIZE=2]Hao si riscosse. “Affatto, generale Zu! Suppongo che siate voi il disumano assassino delle Shenjin. Dopo tutti questi anni, vi rivelate ... E come avrebbe potuto essere altrimenti!” [/SIZE]
[SIZE=2]Beffardo sotto le sopracciglia, Hao dette un colpetto al fodero della sua spada, estraendola con l’altra mano in un unico movimento. “Ma non siete inatteso. Siete caduto nella trappola della vostra stessa vittima. Ho qui tutto ciò che serve per far cambiare parere al grande ‘Volpe di Seta’!”[/SIZE]
[SIZE=2]Stringendosi la tunica che sbatteva al vento, Zu guardò il volto del suo avversario; Hao, la miglior lama di Morija. Anche in quel momento, non perse la calma. [/SIZE]
[SIZE=2]Nell’oscurità, un gallo cantò; Zu colse un movimento alla sua sinistra con la coda dell’occhio, e si voltò prima di pensare, sollevando la spada nella figura de ‘il ventaglio dispiegato contro le pietre che rotolano dalla montagna’. La lama squarciò la sagoma – un fascio d'erba – che usciva dal buio di fronte a lui; dopo aver distratto il nemico Hao portò il suo attacco, ‘la luna che sorge sulle acque’, e ‘Volpe di Seta’ balzò all’indietro appena in tempo, con l’ ‘airone al guado fra i giunchi’, usando tutto ciò che del Drago, alla scuola di spada di Ra-Morij, gli era stato insegnato. [/SIZE]
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[SIZE=2]Poi Zu si rese improvvisamente conto che Hao non era solo. Adesso stavano in piedi davanti a lui tre copie di sé stesso, tutte che lo fissavano, con i volti deformati dall’odio e dal disprezzo, con un’insolita brama. Solo gli occhi delle sagome sembravano vuoti, privi di vita. Prima che potesse respirare, gli corsero incontro, mentre Hao, spaventato da quella magia, esitava. ‘Volpe di Seta’ doveva combattere contro tre entità contemporaneamente; se si fossero sostenute a vicenda, sarebbe morto in un istante.[/SIZE]
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[SIZE=2]Al centro della diga, sospesi tra acqua e cielo. Per un tempo che parve loro infinito, si limitarono a guardarsi; l’uno lacerato da emozioni contrastanti, l’altra con le mascelle contratte, impavida ma livida. La pioggia cadeva a falde sottili attorno a loro, e il vento li avvolgeva nei suoi turbini, isolandoli dal resto del mondo. Sentivano, cosi’ staccati da tutto, gli assalti del fiume e il ruggito del vento?[/SIZE]
[SIZE=2]Alla fine, Nuth parlo’.[/SIZE]
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[SIZE=2]“Dopo tutti questi anni, sei tornato proprio adesso”.[/SIZE]
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[SIZE=2]L’altro alzo’ le sopracciglia, con aria distaccata. “Perché le hai uccise?”, rispose.[/SIZE]
[SIZE=2]Gli occhi di Nuth si accesero d’improvviso.[/SIZE]
[SIZE=2]“Guarda cos’hai attorno, Zu, e chiediti perché ho dovuto ucciderle come le ho uccise. E perché ho lavorato per tutto questo tempo. Gli elementi sono scatenati e la fine di tutto è imminente. L’universo è infuriato, e c’è soltanto un modo per ristabilire l’armonia cosmica tra la Natura e l’Uomo”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Non è possibile che tu creda che delle uccisioni rituali, ricalcate sulla tua concezione del Disegno, riporteranno la pace e la Luce!” esclamò Zu, inorridito.[/SIZE]
[SIZE=2]“Non soltanto lo credo, ma ritengo che sia necessario! Cosa fanno i religiosi quando chiedono l’aiuto degli dei? Compiono sacrifici… di animali o di uomini, secondo le loro credenze. Io non ho fatto né piu’ né meno che dei sacrifici, se ci pensi bene”.[/SIZE]
[SIZE=2]Il generale Zu scosse la testa.[/SIZE]
[SIZE=2]“E’ troppo comodo invocare il sacrificio. Tu hai ucciso uomini e donne …”[/SIZE]
[SIZE=2]“Che erano rifiuti di questo mondo: un contadino ribelle, un assassino, due adultere. Sarebbero comunque stati puniti dalla legge e dunque è stato meglio che servissero un fine piu’ grande, morendo!”[/SIZE]
[SIZE=2]“E cosi’ ti sei assunta il ruolo di grande maestra dell’ordine universale, facendo scorrere il sangue entro i dettami della tua classificazione. E’ questa la tua idea di potere?”[/SIZE]
[SIZE=2]Nuth rise senza gioia, e si drizzò sulla schiena, davanti al generale.[/SIZE]
[SIZE=2]“Ecco la parola che governa tutta la nostra storia: Potere. Sai, Zu, quant’è umiliante provenire dal fango, come me? Le difficoltà per elevarsi nella società, le conosci quanto me. In fin dei conti, veniamo dallo stesso mondo … quello che non è destinato a regnare”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Non sono d’accordo! Abbiamo affrontato questo argomento piu’ volte quando vivevamo assieme, e io continuo a sostenere che chi è meritevole puo’ accedere a posti importanti accanto alla regina. Hai dimenticato chi eravamo?”[/SIZE]
[SIZE=2]“E tu hai dimenticato chi siamo adesso?” replicò Nuth.[/SIZE]
[SIZE=2]Segui’ un silenzio, gelido e pieno di cose non dette.[/SIZE]
[SIZE=2]“Ho capito che, anche dopo il successo nelle prove, sarei giunta all’apice della scala sociale soltanto diventando confidente o concubina di un principe influente. Ma la mia situazione non mi permetteva di ambire a posti importanti. Cosi’, sono diventata maestra dell’Arte Malefica per poter affascinare Rugia, che aveva appena perso un figlio e cercava una concubina che potesse farle da Seconda. Nessuno aveva osato tanto; Rugia mi rispettava da quando eravamo state studentesse assieme e fu cosi’ colpita dal mio coraggio e da ciò che avevo imparato da accogliermi. Chissà? Avrei potuto sostituire suo figlio nel suo cuore. L’immaginavo forte e retta cosi’ come l’avevo conosciuta alla nostra scuola; era un modello, per me. Quando sono diventata la sua Seconda, avrei voluto ispirarmi a lei per fare giustizia, scegliere il giusto castigo per ogni misfatto”.[/SIZE]
[SIZE=2]Nuth si fermò, gli occhi ancora persi nei ricordi. [/SIZE]
[SIZE=2]“Ma” riprese “ignoravo che la morte del figlio e tutti gli altri eventi di quegli anni avrebbero distrutto la vita di sua madre, che è diventata una donna acida e capricciosa, che distribuisce pene come l’ultimo degli idioti e vuole trascinare la sua terra nella distruzione. Riesci a immaginare quanto sia stato degradante partecipare a questa mascherata di giustizia e fedeltà, finora? Quando devi applicare delle decisioni senza fondamento che servono solo a soddisfare il monarca e a farlo divertire? Non avevo sacrificato tutta me stessa per cadere tanto in basso!”[/SIZE]
[SIZE=2]“Sei caduta ancora piu’ in basso trasformandoti in assassina” ribatté il generale Zu, inflessibile.[/SIZE]
[SIZE=2]“Non capirai mai, Zu? Generali o sapienti o no, noi saremo sempre alla mercé di un aristocratico nato con il potere nelle vene!”[/SIZE]
[SIZE=2]“I principi devono obbedire alla regina che è la Figlia del Cielo", disse Zu.[/SIZE]
[SIZE=2]Nuth scoppiò in un riso gelido.[/SIZE]
[SIZE=2]“E, nei fatti, credi che i monarchi facciano sempre il bene, loro che devono guidare il popolo?”[/SIZE]
[SIZE=2]Poiché l’amico non parlava, Nuth continuò:[/SIZE]
[SIZE=2]“Non soltanto si rivelano incapaci, ma ci schiacciano con la loro arroganza. Sopporteresti di degradarti servendo la loro causa? Io ho deciso di no! E molti con me. Il Disegno ce lo insegna: l’armonia ci sarà soltanto quando l’Uomo sarà in accordo con l’Universo. Ora, il rappresentante dell’Uomo è la Regina: a lei spetta servire da esempio. Se commette eccessi e bistratta il suo popolo, l’equilibrio è compromesso e gli elementi si scatenano. Non è quello cui stiamo assistendo?”[/SIZE]
[SIZE=2]Indicò con un ampio gesto il fiume furioso che si lanciava all’assalto delle vecchie pietre, e la pioggia che batteva sui loro visi con mille gocce fredde come aghi.[/SIZE]
[SIZE=2]“Ho ucciso per chiudere il cerchio. Io sarò colei che riporterà la pace e, checché tu ne possa pensare dei miei atti, sappi che dal male nascerà il bene”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Perché hai preparato le vittime sacrificali e portato qui da lontano il sacerdote che ne caverà il sangue? Non è una fine senza scappatoie, non è la stessa cosa che vuol fare Rugia?”[/SIZE]
[SIZE=2]“E’ l’unica fine possibile, amico mio, ma non sarà come ha previsto Rugia. Ormai tutto è in movimento. Mi assumo le colpe commesse togliendo la vita ai miei simili, ma è grazie a questo mio contributo che l’armonia universale sarà restaurata. Lo zotico del principio sarà il maestro della fine: non è una caustica ironia?”[/SIZE]
[SIZE=2]Zu scuoteva la testa, incredulo.[/SIZE]
[SIZE=2]“Tu sei come me, Nuth, una povera figlia del popolo dotata di un po’ di assennatezza. Un tempo, ti ho voluto bene. Solo, io ho fiducia nella salvezza e nella regina, mentre tu ormai aspiri unicamente al potere puro e semplice …”[/SIZE]
[SIZE=2]“Disilluditi, Zu! Io voglio salvare il nostro popolo … credi che la Profezia, la venuta del Principe del Drago sia uno specchietto per le allodole? E’ tutto vero. Morija finirà … Ma, per poter realizzare dei progetti, occorre che la nostra terra sia finalmente libera dal Potere, dalla corruzione che esso porta. E dalle Shenjin, ciascuna in lotta per i suoi piccoli privilegi. Cosa vuoi che importi loro del popolo?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Ed è per questo che hai manipolato Rugia, vero? Perché ti lasciasse libera di portare a buon fine i tuoi progetti”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Quante volte ho dovuto cedere un dito per guadagnare un braccio? Lasciandole l’illusione di comandare, dimenticava di sorvegliarmi. Il potere passa per l’arte della finta e della trasformazione, è tempo che tu lo impari”.[/SIZE]
[SIZE=2]Le braccia incrociate, ‘Volpe di Seta’ affrontò lo sguardo della Shenjin. “E, tanti anni fa, hai voluto usare il generale Zu, vero? Cos’è successo durante quella festa? Per lungo tempo, ho pensato ch’io fossi ubriaco oltre ogni limite, allora, avendo bevuto smodatamente per festeggiare la mia promozione. Ma, più ci pensavo, più mi dicevo che qualcuno doveva aver messo una droga nel mio bicchiere”.[/SIZE]
[SIZE=2]“A quale scopo?” domandò la Shenjin, fingendosi sorpresa.[/SIZE]
[SIZE=2]“Perché fossi testimone, senza esserlo davvero, di una scena che superava la mia immaginazione, e di cui io mi sarei ricordato come di un incubo. Per lasciare nella mia mente annebbiata l’impronta fantomatica dei tuoi atti”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Credevo che tu avessi davvero dimenticato quella notte. E’ quanto mi avevi assicurato”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Non sei la sola a saper mentire” ribatté il generale Zu. “Sono riuscito, poco a poco, a far riemergere i miei ricordi, e ho visto i volti insanguinati, lividi contro un muro chiazzato di sangue. Ho rammentato le urla di dolore che echeggiavano in quella stanza stretta, senza che io riuscissi a capire da dove provenivano. Ti ho visto, un rivolo rosso che ti scorreva sul collo”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Non c’è qualche altro particolare?” sussurrò la Shenjin. “Eri soltanto un ragazzo ingenuo” mormorò. “Avrei potuto insegnarti molte cose”.[/SIZE]
[SIZE=2]Gli occhi pieni di collera, il generale Zu la squadrò.[/SIZE]
[SIZE=2]“Si, un piccolo particolare. Una donna in ginocchio, dai muscoli così ben delineati, così delicatamente rilevati da farmi pensare che avesse la pelle traslucida”.[/SIZE]
[SIZE=2]“La tua memoria non ti ha tradito. Ma sai, almeno, chi era quella donna?”[/SIZE]
[SIZE=2]“La Shenjin Naori, custode degli annali”.[/SIZE]
[SIZE=2]Nuth inspirò l’aria carica di umidità. Il vento si faceva sempre più violento e coricava le erbe della strada. Dopo una pausa, riprese la parola.[/SIZE]
[SIZE=2]“Hai doni di narratore, generale Zu. Continua il tuo racconto, ti prego”.[/SIZE]
[SIZE=2]“La Shenjin Naori, il cui cadavere fu esaminato dalla Shenjin Lim, aveva un disegno favoloso che pareva animarsi sulla sua schiena, un tatuaggio magico che affascinava Rugia. Ma non era la sola a essere dotata di quel tatuaggio: era l’appannaggio del suo popolo. Di conseguenza, avresti dovuto cercare gli altri”.[/SIZE]
[SIZE=2]Nuth piantò gli occhi beffardi nelle pupille ardenti di Zu. “Hai capito perfettamente gli imperativi che mi spingevano ad agire. Sapevo che eri in gamba, ma ignoravo fino a che punto! Tutto ciò che dici è vero, ma come lo colleghi a ciò che sta accadendo ora?”[/SIZE]
[SIZE=2]Non un’ombra di pentimento sul suo volto, pensò ‘Volpe di Seta’. Non si aspettava di scorgerne, ma quella insensibilità lo raggelò fino al midollo.[/SIZE]
[SIZE=2]“I delitti che hai commesso in nome di una pretesa armonia del mondo, Nuth, possono interpretarsi in modo diverso alla luce dei tuoi atti innominabili. Se è vero che puoi invocare l’ideale dell’accordo tra Universo e Uomo, e la mancanza di un ruolo esemplare di Rugia in questo delicato equilibrio per giustificare i tuo delitti – tutto in nome del futuro di Morija – ciò non toglie che si possa trovare un movente molto più prosaico”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Ovvero?” domandò la Shenjin Nuth.[/SIZE]
[SIZE=2]“Vendetta. Chi, tra tutte, ti aveva rubato l’amore del principe Hung? La giovane Shenjin Rugia, ovviamente! Perché è entrata nella tua terribile lista? Perché è lei il bersaglio principale! Non appena avrà parlato con Arakhon, Rugia ti punirà, Nuth; pensavi di farlo morire durante il viaggio, ma non hai potuto … e poi il Disegno ha voluto che Iejasu lo portasse al suo castello, e che incontrasse me, mentre tu eri lontana da lui. Contrariamente a ciò che ti aspettavi Iejasu non ha giustiziato Arakhon; Guardie del Drago servono al castello, e ciò non può che significare che qualcun altro del Sangue è giunto. Questa notte era l’ultima che ti rimaneva; presto lo straniero sarebbe giunto a Ra-Morij”.[/SIZE]
[SIZE=2]Il vento soffiava ora a raffiche. Sull’acqua diventata torbida, i tronchi sradicati trasportavano altri detriti che andavano a cozzare contro la diga. Zuppi fino all’osso, i due nobili si tenevano testa, l’uno sollecitando prove che l’altro gli buttava in faccia. Nuth esibiva un volto raggiante. Una maestra di scuola davanti al suo miglior allievo non avrebbe avuto una faccia altrettanto soddisfatta.[/SIZE]
[SIZE=2]“Parola mia, Zu, stai superando te stesso! ‘Volpe di seta’… mai soprannome fu più meritato. Dopo la tua bella dimostrazione, Zu, qual è la tua conclusione?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Non ho altro da dire”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Hai capito tutto, amico mio, ma non vuoi vederne le implicazioni! Io ho sfruttato in effetti te e gli altri per nascondere il delitto che più mi stava a cuore, ma qual è il risultato, Zu? Rifletti!”[/SIZE]
[SIZE=2]“Mi hai manipolato così come hai manipolato tutti. Facendo finta di niente, rimanendo silenziosa, seguivi le mosse di chi ti stava attorno per piegarle alla tua volontà”.[/SIZE]
[SIZE=2]“E devo dire che tutti si sono comportati in modo onorevole. Mi domandavo a che punto saremmo arrivati … a che punto saremmo, oggi, se non l’avessi fatto?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Non su questa diga, in ogni caso! Ora, avendo io ricuperato la memoria, essendo stato catturato dal Disegno, eccoci su quest’ultimo bastione contro le acque, e l’ultimo omicidio deve compiersi …”[/SIZE]
[SIZE=2]“E ciò significa che il ciclo da me concepito, legato al Potere, legato a Tenebra, ma scintilla che incendierà la nostra terra e la libererà da lui per sempre, è finalmente chiuso. L’armonia ci salverà tutti!”[/SIZE]
[SIZE=2]Nuth rise sonoramente.[/SIZE]
[SIZE=2]“Non vedi la bellezza della cosa, Zu? Quale che sia la fine di questa storia, non potevo perdere!”[/SIZE]
[SIZE=2]Una raffica le alzò i capelli e glieli incollò sul viso.[/SIZE]
[SIZE=2]“Avrei potuto fermarti prima, smascherandoti … avevo già in mano tutti gli elementi” replicò Zu.[/SIZE]
[SIZE=2]Nuth si protese in avanti, così vicino che quasi lo toccava.[/SIZE]
[SIZE=2]“Il fatto è che hai comunque optato per salvare Chinua, l’altra ‘Volpe di Seta’. Non lo volevi come vittima, per la semplice ragione che questa è la tua idea di giustizia. Non è vero, Zu? Il tuo obiettivo è costringermi a darmi la morte, consentendomi di chiudere questo ciclo cosmico prima che essa tocchi Rugia. Gli altri che ho toccato devono essere perdonati, dimenticati. Ho torto?”[/SIZE]
[SIZE=2]Il generale Zu si morse le labbra. La Shenjin era riuscita a leggere nei suoi pensieri sino alla fine. Come stupirsi che un essere simile fosse un maestro della manipolazione? Poiché non rispondeva, la Shenjin continuò.[/SIZE]
[SIZE=2]“Vedi, Zu, tu hai una mentalità diversa da quella del magistrato comune e, nel tuo modo di applicare la legge, c’è una parte di umanità che forse, un giorno, ti nuocerà”.[/SIZE]
[SIZE=2]Un’onda andò a frangersi ai loro piedi: l’acqua era salita ancora mentre parlavano. Dovevano alzare la voce, adesso, per sentirsi. Un turbine d’acqua strappato alla superficie li avvolse come un velo.[/SIZE]
[SIZE=2]La Shenjin Nuth fece un passo indietro e trasse dalla tunica un coltello da caccia.[/SIZE]
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[SIZE=1]Da "L'Ombra del Principe" di Kim e Tranh-Van Tran-Nhut[/SIZE]
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[SIZE=2]Naerus. Gli aveva ordinato di attendere al tempio, sul fiume; non lo sapeva ancora, ma non avrebbe più visto la sua regina. Rugia si costrinse a non pensare a lui. Avevano condiviso così tante cose che per diritto la vita che aveva ormai poteva considerarsi sua, ma Rugia aveva fatto da molto tempo quanto poteva per essere sicura che sopravvivesse alla sua guerra solitaria contro l’Ombra. Adesso Naerus avrebbe dovuto vivere o morire senza di lei.[/SIZE]
[SIZE=2]Passi leggeri, di più uomini, risuonarono nel corridoio. Rugia fu scossa da un brivido. Ormai cambiare il corso degli eventi era al di là della sua portata. Lei poteva fare solo quello che poteva. Quello che doveva. [/SIZE]
[SIZE=2]Per un momento prese in considerazione l’idea di fuggire; per salvarsi, per poter vivere ancora. Aveva così tante cose da fare. Poteva fermare il Male che premeva alle frontiere. Poteva convincere Iejasu a fermare la guerra. Poteva dare a tutta la gente di Chya da mangiare, poi volgere a est, andare nelle terre di Quingwen e guarire il suo popolo, togliere per sempre dalle loro menti gli spettri della paura, della morte. [/SIZE]
[SIZE=2]Poteva … certo. Ma poteva fidarsi di sé stessa? Così tanto potere. Così tanto, nella Fonte. Oh, lo avrebbe usato a fin di bene, come aveva sempre fatto, come avevano sempre fatto gli altri re e regine discesi dai Kinn-Lai. [/SIZE]
[SIZE=2]La differenza era che lei sapeva. Lei aveva capito – no, non era vero - lei aveva voluto vedere. Lei aveva ascoltato Liara, non l’aveva creduta pazza; in segreto l’aveva cercata, nel suo esilio, e aveva voluto vedere. Ciò che la Fonte dava, la Fonte prendeva; una guarigione richiedeva una nuova malattia. L’abbondanza voleva la carestia. Il bello era il riflesso dell’orrido. La vita esigeva la morte. [/SIZE]
[SIZE=2]L’Equilibrio. [/SIZE]
[SIZE=2]Solo le Shenjin potevano attingere alla Fonte; le Nijen l’alimentavano. Dipendevano le une dalle altre. [/SIZE][SIZE=2]E la Contaminazione era parte di quello stesso potere. L’avvertiva persino ora. La Contaminazione era parte di lei. La Contaminazione era in ogni pietra di Ra-Morij, la Contaminazione aveva corrotto tutto … persino Alatar, l’Uomo Saggio divenuto Tenebra, che ora stendeva le sue mani minacciose sulle regioni del Sud. La rabbia trapelava proprio sotto la superficie, contro Iejasu, contro Alatar, contro tutto, contro sé stessa. Se ne perdeva il controllo mentre se ne stava separando … poteva distruggere tutta Morija e il mondo, e non solo Ra-Morij, se avesse ceduto adesso. Cosa avrebbe fatto? Sarebbe stata invincibile. Con i draghi sarebbe volata a sud e a ovest, per porre fine a tutto, in un modo o nell’altro. In un modo o nell’altro. No. Non era da sola in tutto questo. Contro quella rabbia, contro le sue paure, non poteva permettersi altro che una vittoria; non poteva cedere. [/SIZE]
[SIZE=2]“Ho il mondo sulle spalle”, mormorò; “non posso più reggerlo”.[/SIZE]
[SIZE=2]La vista di Arakhon la colpì come una bastonata. Non la sorpresa, ma l’emozione di vedere la scena che aveva sognato così spesso dopo l’arrivo di Suri. [/SIZE]
[SIZE=2]Lei in piedi davanti a quegli stranieri, che risplendeva lucente come il sole, colma di tutto il Potere che poteva trattenere; Chinua fermo alle sue spalle, lo sguardo fisso su di lei, con un sorriso spietato sulle labbra. Chinua, di nascosto, rigirava le dita sul manico del coltello. [/SIZE]
[SIZE=2]Quindi sarebbe stato lui; nel sogno, qualche volta, aveva visto Lim al suo posto, o Jaichim, o la donna straniera dai capelli biondi. Nuth aveva giocato con lei; forse aveva sedotto Chinua. Non importava. [/SIZE]
[SIZE=2]A Rugia non piaceva quel principe straniero. A prima vista sembrava brutto, arrogante, e poco intelligente; un’anima trascinata dagli eventi. Solo guardandolo attentamente era possibile scorgere la forza del suo animo. Non le piaceva, ma lo aveva portato qui, perché tutto avesse fine. Non la fine di tutto, ma una fine.[/SIZE]
[SIZE=2]Chinua era leggero, un uomo minuto. Il suo peso non scosse il pavimento di legno quando si avvicinò. Rugia fece una smorfia quanto sentì il suo vestito strapparsi e la lama del coltello morderle la carne, ma non si voltò. La donna si era occupata di tutto, di ogni cosa, tranne di Arakhon - lui era il solo spicchio di quel mondo che ancora dipendeva da lei, in quel momento. Reprimendo una vaga speranza di salvezza – non poteva permettersi un tale lusso – Rugia s’inginocchiò sotto i colpi dei suoi assassini, avvertendo un movimento. Ebbe il tempo di vedere Lim accanto a lei: alla fine aveva scelto. Lim non le aveva chiesto come sarebbe stato il futuro. Un'altra Shenjin. Due insieme per distorcere le possibilità, forse. Non c’era stato modo di capire quale delle molte strade Lim avrebbe seguito. Ma, alla fine, era rimasta con lei. Fedele com’era sempre stata.[/SIZE]
[SIZE=2]Rugia, Lim, Nuth; le ultime tre donne di Morija ad aver compreso il segreto della Fonte e ad aver intessuto parti del Disegno attingendo ad essa. Le ultime Shenjin capaci di insegnare. Rugia e Lim. Faccia a faccia, caddero a terra. La luce bianca, nei loro occhi, ingoiò tutto.[/SIZE]
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[SIZE=2]Fermo tra i pochi alberi sulla cima della collina, Zu teneva il muso del cavallo sotto un braccio per evitare che il castrone nitrisse mentre osservava migliaia di guerrieri che correvano nella direzione di Ra-Morij da nord. Il sole stava sorgendo all’orizzonte, proiettando lunghe ombre tremolanti accanto a quella moltitudine in corsa. Il tepore della notte stava già cominciando a fare spazio al caldo del giorno.[/SIZE]
[SIZE=2]I guerrieri Chya non lo avevano ancora visto, ma l’avrebbero senza dubbio fatto se lui si fosse trattenuto lì troppo a lungo. Importava davvero poco che con ogni probabilità quelli fossero uomini accorsi a difendere la regina – se Yasemi aveva degli altri uomini a sud, la situazione sarebbe diventata molto rischiosa per chi era abbastanza stupido da farsi cogliere nel mezzo della battaglia – importava poco perché lui non avrebbe corso il rischio di lasciare che lo scoprissero. Si era già trovato fin troppo vicino alla morte per aver commesso un’imprudenza. Con fare distratto, sfiorò il taglio netto sulla sua guancia. Un buon tiro.[/SIZE]
[SIZE=2]Senza distogliere gli occhi dagli uomini che si avvicinavano, fece arretrare con cura il suo cavallo nel profondo del rado boschetto: voleva potersi accorgere dell’esser stato visto. Si diceva che i guerrieri Chya potessero correre più velocemente di un uomo a cavallo, e lui intendeva avere un buon vantaggio se ci avessero provato.[/SIZE]
[SIZE=2]~[/SIZE]
[SIZE=2]Quando Nuth estrasse il coltello, Zu sussultò. Non se l’aspettava. Ma la Shenjin non avanzava. Stringendo il coltello, rigirandolo nella mano, pareva che si divertisse.[/SIZE]
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[SIZE=2]“Non mi domandi se rimpiango qualcosa, Zu.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Il tuo volto altero mi dice quanto basta. Non c’è tristezza nel tuo cuore.”[/SIZE]
[SIZE=2]“In effetti, hai ragione. Ciò che mi rattrista è il tuo modo di fare timorato, rispettoso di qualcosa che ormai è morto.”[/SIZE]
[SIZE=2]“C’è una ragione per l’onore. C’è una giustizia.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Come vuoi. Vivi con questa idea e, fra trent’anni, pensa a me, quando i tuoi figli e i tuoi nipoti saranno fatti a pezzi dai servi dell’Ombra! Io non sarò al tuo fianco, quando scoprirai le turpitudini della Corruzione, né potrò consolarti dell’arroganza dei principi! Siamo uguali, tu e io: mai regneremo, e mai tollereremo l’ingiustizia!”[/SIZE]
[SIZE=2]“Io non sono come te!” esclamò il generale Zu.[/SIZE]
[SIZE=2]“Non oggi. Forse nemmeno domani. Ma un giorno il tuo braccio tremerà, perché ti chiederai se stai facendo la cosa giusta, se stai punendo il vero colpevole. E se il colpevole fosse una regina, come fare per applicare la giustizia?”[/SIZE]
[SIZE=2]D’un tratto, la Shenjin lanciò il coltello. Sorpreso, Zu arretrò, le mani in posizione difensiva. La lama gli tracciò una curva scarlatta sul viso e s’involò, descrivendo una traiettoria leggiadra, come un uccello metallico dalle ali insanguinate.[/SIZE]
[SIZE=2]“Non scordare, Zu” urlava la Shenjin Nuth, nel turbinio degli elementi “quella cicatrice a forma di arco! Che ti rammenti, ogni volta che alzerai la mano, che la giustizia non è nei libri e negli editti. Non è nelle parole dei re. E’ nel tuo cuore!”[/SIZE]
[SIZE=2]Le ultime parole, lanciate sulla schiena del vento, fuggirono verso le nuvole. Il fiume rombò, un blocco di pietra si staccò all’improvviso, e la terra tremò sotto i loro piedi.[/SIZE]
[SIZE=2]“Rammenta!” urlò la Shenjin Nuth.[/SIZE]
[SIZE=2]E cadde.[/SIZE]
[SIZE=2]Il generale Zu seguì quella caduta come se durasse un tempo infinito, lenta e precisa; vide la sua amica sprofondare nelle onde, il sorriso sulle labbra e gli occhi pieni d’ombra.[/SIZE]
[SIZE=2]La breccia si stava allargando, lasciando passare acqua a cascate. Il fiume, scatenato, strappava blocchi a centinaia. Poi la diga cedette con un ruggito terribile. Il generale Zu girò su se stesso e spinse il corpo in avanti; con la coda dell’occhio, vedeva le masse d’acqua irrompere, fangose e possenti, e le sue orecchie erano piene dell’urlo di mille onde che polverizzavano le pietre. Via via che l’acqua prendeva velocità, la strada si sgretolava sotto i suoi piedi, ed egli ebbe la sensazione di correre sull’acqua. D’un tratto, sentì il vuoto sotto di sé. [/SIZE]
[SIZE=2]Lanciandosi come un sasso scagliato da una fionda, saltò. Con tutte le sue forze si buttò sull’argine dove, con mani sanguinanti non meno del cuore, si aggrappò ai giunchi come se fossero le sue ultime illusioni.[/SIZE]
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[SIZE=2]Zu fece svoltare con cautela il cavallo su per un pendio, fermandosi a lungo fra gli alberi radi in cima. La collina era più alta di tante altre e gli permetteva una buona visuale sulla città. Stavolta non c’erano Chya in vista, ma la colonna che si snodava a fondo valle era un problema quasi altrettanto grande. Dei capitani del Drago guidavano la fila, seguiti da un gruppo di colorate bandiere del nord, uno spazio vuoto, e poi un irto serpente di picchieri che avanzava nella polvere dei Draghi, un altro spazio e poi dei cavalieri delle terre orientali, con la loro moltitudine di insegne e vessilli. Gli orientali erano disordinati, e si agitavano, ma almeno avevano delle truppe su ogni fianco. In tutti i modi, non appena lo oltrepassarono, Zu ebbe via libera verso est. ‘E non mi fermerò fino a quando non sarò a metà strada dal mio villaggio!’ , si disse.[/SIZE]
[SIZE=2]Un movimento richiamò la sua attenzione, ben oltre la colonna sottostante. Non lo avrebbe visto se non fosse stato così in alto. Di sicuro nessuno dei guerrieri di Rugia lo aveva notato. Altri Chya. Almeno quanti ce n’erano nella valle, e se non erano uomini di Yasemi, allora volevano organizzare una festa per Rugia, perché si nascondevano fra cespugli e foglie verdi.[/SIZE]
[SIZE=2]Per un po’, Zu tamburellò con le dita su una coscia. Presto vi sarebbero stati dei morti, laggiù. E non molti di questi sarebbero stati Chya. ‘Non sono affari miei’, si disse. ‘Sono fuori da tutto ciò e me ne sto andando a casa’. Avrebbe atteso un po’ , per poi andarsene quando tutti sarebbero stati troppo indaffarati per notarlo.[/SIZE]
[SIZE=2]Quel capitano, Lau – si ricordava di lui – era proprio un idiota. Nessuna avanguardia, nessun esploratore, altrimenti avrebbe saputo cosa lo aspettava. A tal proposito, da come erano disposte le colline, da come si snodava la vallata di Ra-Morij, nemmeno i Chya riuscivano a vedere la colonna. Ma loro avevano di sicuro mandato degli esploratori prima di appostarsi: non era possibile che fossero lì per caso. In visita d’omaggio alla regina.[/SIZE]
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[SIZE=2]Fischiettando sommessamente, Zu scrutò le cime delle colline. Sì. Il capo dei Chya aveva lasciato alcuni uomini in punti da dove potevano segnalare e dare l’allarme appena prima che la colonna fosse entrata nel territorio del massacro. Ma nemmeno quelle vedette per il momento potevano vedere alcunché. Fra poco i primi dei guerrieri di Rugia sarebbero usciti allo scoperto, ma fino ad allora …[/SIZE]
[SIZE=2]Si stupì lui per primo quando spronò il cavallo al galoppo. ‘Cosa sto facendo?’, si chiese. Non era più la sua vita. Ma non poteva restarsene lì e lasciare andare tutti incontro alla morte come agnelli al macello. Li avrebbe avvisati. Ecco tutto. Gli avrebbe detto cosa li aspettava e poi se ne sarebbe andato. [/SIZE]
[SIZE=2]Le truppe sui fianchi lo videro arrivare prima che raggiungesse il fondo della collina: ovviamente avevano sentito il galoppo sfrenato. Due o tre abbassarono le lance. A Zu non piacque vedersi puntare addosso una punta d’acciaio lunga quasi mezzo metro, e ancora meno tre punte, ma ovviamente un uomo da solo non poteva essere una minaccia, anche se sembrava un tagliagole e cavalcava come un pazzo. Lo lasciarono passare, e lui si avvicinò al capitano Lau abbastanza da poter gridare: “Fermatevi! Per ordine del Principe del Drago! Altrimenti scatenerà su di voi le Fiamme del Cielo!”[/SIZE]
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[SIZE=2]Hao sospirò, la benda sulla testa lo irritava. Le Nijen, quelle che non erano contro di lui ed erano rimaste, quelle che non si erano uccise o che non erano impazzite quando avevano avvertito la morte di Rugia, guarivano solamente le ferite più serie; se un uomo poteva farcela senza, lo lasciavano stare. Non che ci fossero molti feriti gravi, ma come aveva sarcasticamente osservato Bai, anche una Nijen aveva un limite alla propria forza, ora più che mai. La guarigione le stancava; sentivano il potere della Fonte esaurirsi. Per una volta Hao non voleva che gli venissero rammentati i limiti delle loro forze. Ancora non c’erano feriti gravi.[/SIZE]
[SIZE=2]“Come se la cavano le frecce?” chiese freddamente.[/SIZE]
[SIZE=2]“Abbastanza bene”, rispose Rhulan. “Ne abbiamo raccolte molte”.[/SIZE]
[SIZE=2]“E Zu?” Hao desiderò non aver digrignato i denti nel pronunciare quel nome; tutti lo guardarono. Forse fino ad ora non si erano nemmeno ricordati che fosse con loro. Eppure li aveva salvati. “So che non vi piace. Non avrei lasciato entrare Zu in Ra-Morij nemmeno se fosse arrivato l’Araldo dell’Ombra in persona, in una situazione diversa. Ma ho un debito di sangue con lui, adesso, e se credete che ci sia davvero la possibilità di un attacco più consistente, è meglio averlo dalla nostra parte piuttosto che contro”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Farà la guardia meglio di chiunque altro,” spiegò Ji, “si è offerto volontario. Comunque non intendo lasciare che sia solamente lui. Metterò tutti i miei in guardia. Credo che la prossima volta ad attaccarci saranno i Senzanima, ma non significa che non potrebbe essere qualcos’altro. Diecimila dei Chya invece che poche centinaia”.[/SIZE]
[SIZE=2]Dopo un momento, Rhulan rispose: “Forse avete ragione. Il principe Arakhon ha portato … dei cambiamenti. All’alba, allora. Sceglierò dieci Fasce Rosse per il mio onore, e i Draghi penseranno al tuo, Hao. Zu penserà per sé stesso.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Voglio entrare nella Cittadella alle prime luci, Rhulan”. Con la voce di Hao sarebbe stato possibile spaccare le rocce, o freddare il vino. “Con ogni mano che può impugnare una lancia o tirare con un arco. Prima che i Chya trasformino Ra-Morij in un rogo”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Le usanze …”[/SIZE]
[SIZE=2]“Non ci sono più usanze, Rhulan”. Hao rise duramente. Rhulan sembrava pieno d’orrore, e anche Ji batté le palpebre. Solo Bai non era colpita, gli occhi che lo soppesavano.[/SIZE]
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Nijen Bai
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[SIZE=2]Guardò il proprio abito, lana bianca ricamata di perle, tutto impolverato e stracciato. Alzò la testa, e si accorse delle rovine intorno a sé. Il palazzo reale. Questo lo ricordava, e le venne da gridare.[/SIZE]
[SIZE=2]La via della salvezza si presenterà una sola volta. Sii risoluta.[/SIZE]
[SIZE=2]Non era stato come lei avrebbe voluto, non poteva pensarci senza avere voglia di piangere, ma aveva già versato tutte le sue lacrime, e il mondo, adesso, era quello che era. A Ra-Morij non ci sarebbe stato altro che rovina.[/SIZE]
[SIZE=2]E accadrà che quanto gli Uomini hanno costruito sarà distrutto.[/SIZE]
[SIZE=2]Le donne piangeranno e gli uomini si perderanno d’animo, mentre le terre del Marinaio saranno ridotte a brandelli come stracci consunti. A Oriente non resterà più nulla.[/SIZE]
[SIZE=2]Gli Eroi vestiranno le genti di ceneri e stracci, e con la loro venuta spezzeranno di nuovo il Mondo.[/SIZE]
[SIZE=2]Senza badare se l’abito si strappava ancor più, ma facendo estrema attenzione a essere silenziosa, si arrampicò su una stretta scala, fino a una feritoia, e osservò le strade della città interna. Per quanto poteva vedere, in ogni direzione c’erano incendi e desolazione, edifici che sembravano abbattuti da una folla impazzita, spessi pennacchi di fumo che salivano dai fuochi ancora ardenti. C’era gente per le strade, bande di uomini armati che si aggiravano furtivi in cerca di prede. E c’erano loro. I Senzanima. La Protezione non c’era più. Uno camminava a grandi passi lungo la strada, il mantello nero ondeggiava gentilmente secondo la sua andatura, anche quando le folate di vento sollevavano polvere e sporcizia.[/SIZE]
[SIZE=2]Ma senza i nostri signori, chi siamo noi? Alla fine, che cosa siamo, se non un ombra dell’ombra. L’eco di ciò che fu.[/SIZE]
[SIZE=2]Scese dalla scala il più silenziosamente possibile.[/SIZE]
[SIZE=2]La via della salvezza si presenterà una sola volta. Sii risoluta.[/SIZE]
[SIZE=2]Corse avanti e si nascose all’inteno del palazzo, arrampicandosi su travi cadute, schiacciandosi per passare fra i bei pannelli stracciati e i vasi rotti. Non poteva fare nulla per i morti.[/SIZE]
[SIZE=2]Passando a forza in uno stretto varco dove era crollata parte del soffitto, si ritrovò in una stanza sepolta dai resti di ciò che un tempo vi stava sopra.[/SIZE]
[SIZE=2]Era inchiodato a terra da una grossa trave che gli era caduta di traverso sulla vita, e aveva le gambe nascoste dalle decorazioni cadute e dagli arazzi strappati che riempivano metà della stanza. Polvere e sudore gli ricoprivano il viso. Aprì gli occhi quando si avvicinò.[/SIZE]
[SIZE=2]“Sei viva.”[/SIZE]
[SIZE=2]Come un’alba liberata dalle catene accecheranno e bruceranno, ma si confronteranno con l’Ombra e il loro sangue ci darà luce.[/SIZE]
[SIZE=2]Pronunciò le parole imperiosamente, deciso. “Credevo … non importa. Devi aiutarmi.”[/SIZE]
[SIZE=2]La sua voce tagliente le fece formicolare la pelle. Quingwen si accasciò stanca sul pavimento. “Non capisci”, disse lentamente. “Io … io non posso. Non posso, non posso!"[/SIZE]
[SIZE=2]Eppure una Compagnia di Eroi si formerà per affrontare l’Ombra. Si formerà ancora come in passato, e rinascerà di nuovo, e ancora, per sempre. I Draghi si sveglieranno e ci saranno gemiti e lacrime al loro avvento.[/SIZE]
[SIZE=2]La via della salvezza si presenterà una sola volta. Sii risoluta.[/SIZE]
[SIZE=2]Quingwen si guardò alle spalle, e sentì dei movimenti. Gli assassini di Jaichim cercavano i superstiti. Ancora un momento e …[/SIZE]
[SIZE=2]“Quingwen, aiutami. Dobbiamo uscire, riunire i capifamiglia. Jaichim mi ha tradito, mi ha lasciato qui. Non intende sostenermi. Segue ciò che gli dice quel Ciryaher, adesso. Addosserà la colpa a Iejasu e agli stranieri, e si proclamerà Difensore di Ra-Morij. Non farà nulla di tutto ciò che avevamo deciso.”[/SIZE]
[SIZE=2]Sii risoluta.[/SIZE]
[SIZE=2]“Ti prego, Quingwen. Aiutami. So cosa stai pensando, ma non puoi combattere Jaichim, non puoi combattere il Signore dell’Ombra. Ti prego, Quingwen. Per amor del cielo, Quingwen, aiutami!”[/SIZE]
[SIZE=2]Lasciate scorrere le lacrime, o popoli del Mondo. Piangete per la vostra salvezza.[/SIZE]
[SIZE=2]“Non posso” sussurrò lei. “Non posso. Perdonami.”[/SIZE]
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[SIZE=2]Fece un passo avanti.[/SIZE]
[SIZE=2]“AIUTAMI, QUINGWEN!”[/SIZE]
[SIZE=2]Due occhi neri guardarono Chinua, gonfi e pieni di lacrime, su un viso pallido e scarno. Tremando per controllare il Potere, per mantenere i flussi intessuti ora che nessuna Shenjin poteva aiutarla, Quingwen protese le mani verso di lui. La luce lo ridusse in cenere.[/SIZE]
[SIZE=2]~[/SIZE]
[SIZE=2]Da quanto tempo? Da quanto tempo si era svegliata? Da quanto tempo erano andati tutti via? ‘Un bel po’ , si disse. ‘Tanto’. C’era una sensazione nell’aria di qualcosa di sbagliato. Di malvagio. Poteva essere un’immaginazione residua dei suoi sogni. Poteva essere.[/SIZE]
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[SIZE=2]Era appena consapevole di aver snudato il pugnale mentre si muoveva per la stanza a piedi nudi, senza fare rumore. Stranamente non faceva più freddo; la fasciatura era stretta, le prendeva la vita e il seno, e doveva muoversi con molta attenzione per non ricevere altre coltellate come quella che l’aveva piegata in due poco prima. La sensazione era ancora vaga, ma non voleva sparire. Male. Non sapeva nemmeno dove fosse. Ma sapeva che doveva andar via.[/SIZE]
[SIZE=2]Tuija si fermò di colpo sotto un arco che introduceva in una stanza con pannelli marroni, dove due lampade d’argento emettevano una luce debole. Al centro del pavimento c’era un uomo alto, con la testa china sulla donna che teneva tra le braccia ammantate di nero. La testa di lei era reclinata e il cappuccio le cascava dietro, mentre l’uomo le strofinava il muso contro il collo. Gli occhi della giovane erano quasi chiusi e aveva un sorriso estatico, provò un vago imbarazzo. [/SIZE]
[SIZE=2]A quel punto l’uomo sollevò la testa.[/SIZE]
[SIZE=2]Due occhi rossi guardarono Tuija, una bocca raggrinzita si dischiuse nella parodia di un sorriso, mostrando dei denti affilati. La giovane si accasciò al suolo mentre il mantello dell’uomo si aprì in ampie ali simili a quelle di un pipistrello. Il mostro la scavalcò, mani bianchissime che si protendevano verso Tuija, le lunghe dita affusolate culminavano con degli artigli. Artigli e denti non erano il pericolo, però. Tuija lo capiva.[/SIZE]
[SIZE=2]Il canto sommesso e ipnotico della creatura si appese al vuoto. Quelle scure ali di pelle si mossero per avvolgerla mentre avanzava. Un momento di stupore balenò nei grandi occhi rossi prima che una spada fendesse il cranio di quel mostro all’altezza del naso.[/SIZE]
[SIZE=2]Una lama d’acciaio sarebbe rimasta incastrata, e forse non avrebbe potuto ucciderlo; ma quella di Rengfen avvampò di fuoco blu mentre la creatura cadeva. Per un momento, come se stesse osservando un paesaggio, Tuija esaminò l’essere ai suoi piedi. Quel canto. Quel canto le aveva catturato la mente.[/SIZE]
[SIZE=2]Barak la superò di corsa per andarsi a chinare vicino alla donna e toccarle la gola.[/SIZE]
[SIZE=2]“Morta” disse, chiudendole gli occhi. “Forse è meglio. Loro mangiano l’anima prima di aver consumato la vita. Un Golcan del deserto! Qui!”[/SIZE]
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[SIZE=2]Rengfen li guardò furioso. “Traditori all’interno del castello di Rugia, la regina morta, e adesso un Vampiro dell’Ombra qui. Voi siete portatori di tempi cattivi per le terre d'Oriente. Dove sono i tuoi compagni, ragazza?”[/SIZE]
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[SIZE=2]Il Principe del Drago. Il Fratricida. L’Assassino di Genti. [/SIZE]
[SIZE=2]Quello che Arakhon intendeva usare per salvare i loro compagni era qualcosa di malefico. Ne poteva percepire il residuo. Anche Egaewe lo sentiva, come un debole profumo pungente rimasto nell’aria dopo che un fiore dall’odore troppo forte fosse stato portato via da una stanza, o il ricordo di qualcosa che scompare. [/SIZE]
[SIZE=2]Egaewe aveva letto il Ciclo del Drago. Le Profezie. La Fonte. L’Albero. Era tutto vero. Diverso da com’era scritto e da ciò che aveva visto in molti dei suoi sogni eppure davanti ai loro occhi. Il Potere. L’uso di quel Potere era proibito sin da prima della Prima Età del Mondo. I Valar, all’Ovest, avevano impedito anche solo di imparare a crearlo. I Primogeniti non concepivano la sua esistenza. Durante la Guerra d’Ira, persino i Servi dell’Ombra l’avevano impiegato con riluttanza.[/SIZE]
[SIZE=2]In certe occasioni era necessario fare qualcosa anche se proibito. Se era agitata, non se ne rendeva conto. [/SIZE]
[SIZE=2]Egaewe. Sadnaril. Qualsiasi cosa distrutta dal Potere avrebbe cessato di esistere a partire dal momento della distruzione, come un filo che brucia una volta toccato dalla fiamma. Più grande fosse stata la forza di quel fuoco, più indietro nel tempo avrebbe cessato di esistere la vittima. Arakhon al massimo avrebbe potuto cancellare alcuni attimi di esistenza dal Disegno, e forse si sarebbe ucciso facendolo, o sarebbe impazzito; lei era molto più forte di lui, in quel luogo. Molto.[/SIZE]
[SIZE=2]‘Ma se non esiste prima che tu lo distrugga …’. Arakhon era confuso. Incominciava a vedere i problemi, i pericoli, ma non riusciva a comprenderli pienamente. Sadnaril sentiva i suoi pensieri nella Fonte, avvertiva le sue sensazioni. Che cosa avrebbe fatto, Arakhon? Avrebbe distrutto la Fonte, e assieme ad essa le speranze di un intero popolo? [/SIZE]
[SIZE=2]Khalid. Suri. Lal. Erano morti. Il Nemico li aveva raggiunti, li aveva uccisi. Tutti. Ma per qualche motivo, forse per trarli in inganno, per farli cadere in un agguato, non si era ancora nutrito delle loro anime, e qualsiasi cosa la creatura di Morgoth mandata contro di loro avesse fatto nell’arco temporale cancellato non sarebbe esistita più. Sarebbero rimasti i ricordi di quelli che avevano visto o sperimentato ciò che era accaduto, ma sarebbero stati confusi, imprecisi – poco a poco, sarebbero svaniti anch’essi. Solo le cose fatte prima del periodo eliminato sarebbero state ancora vere.[/SIZE]
[SIZE=2]Era terribile. [/SIZE]
[SIZE=2]Dunque almeno una parte di ciò che Nuth le aveva detto era pur vero. La Musica non era che una delle vie verso la grandezza di Eru; il fatto che non fosse l’Unica Via professata da Edril rendeva adesso, nell’anima di Sadnaril, l’amore per la perfezione dell’Opera del Creatore ancora più grande. L’idea che fosse tutto predestinato e immutabile, stabilito per sempre dall'attimo della creazione del mondo, aveva pesato sul suo cuore fin dal momento in cui da bambina era diventata donna, e l’aveva spinta a cercare, a rifiutare ciò che le era stato insegnato, ad aggredire gli altri e il mondo stesso con la volontà di cambiarlo. La paura dell’immutabilità del suo destino l’aveva spinta a fare ciò che aveva fatto. L’aveva spinta a molti errori.[/SIZE]
[SIZE=2]Era terribile. Non era il posto di Arakhon; egli era valoroso, aveva coraggio, ma non era in grado. L’uomo, nella sua ignoranza, nella sua debolezza, sbagliando, avrebbe potuto annientare intere esistenze, sconvolgendo il Disegno per anni. E chi avrebbe potuto dire se l’ordito sarebbe rimasto concentrato sui suoi compagni, sulla ‘Compagnia della Luna’, nonostante la loro forza di Eroi, trascinati dal Disegno ma capaci di piegarlo attorno a loro? Sadnaril pensò agli effetti sul Disegno se un singolo filo, le ore o i giorni della vita di un uomo, fossero stati rimossi da ciò che era stato già tessuto, come un filo tolto parzialmente da un pezzo di stoffa. Frammenti di manoscritti Morijani giunti a Tul Harar dai tempi delle Guerre dei Mablad narravano di intere città distrutte prima che le Shenjin si rendessero conto del pericolo. Centinaia di migliaia di fili rimossi dal Disegno, cancellati anche nel passato: le conseguenze erano state incalcolabili. Il Disegno stesso quasi disfatto, rischiando la distruzione di tutto. Del mondo, del tempo, della Creazione stessa. Qualsiasi cosa quelle persone avevano fatto era stata cancellata e riscritta, e anche tutto quello che gli altri avevano fatto in conseguenza di quelle azioni. Morire combattendo per ciò in cui si credeva era una decisione come un’altra; questo era di più, era cessare di esistere. [/SIZE]
[SIZE=2]Le conseguenze delle loro azioni. Le loro conseguenze sugli altri fili. E poi? Cosa c’era, oltre? Non aveva importanza. Le conseguenze sugli altri. Sarebbero state diverse, riscritte, nuove.[/SIZE]
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[SIZE=2]Sadnaril capì. [/SIZE]
[SIZE=2]Il tremito nel suo corpo scomparve. I suoi occhi brillavano di paura e, per la prima volta dopo tanto tempo, di speranza. Abbracciò il Potere al massimo delle sue possibilità, tutto quello che Arakhon, grazie al dono di Rugia, riusciva ad assorbire ed era incapace di controllare. Si stupì nel ritrovarsi a pensare che non era giusto, che gli uomini avevano i muscoli ed erano più forti, mentre lei poteva arrivare a malapena alla metà di ciò che Arakhon sarebbe stato in grado di fare - se avesse saputo come fare. Abbracciò il Potere, tutto quello che riusciva ad immaginare, al punto che la dolcezza della Fonte si fece quasi dolorosa. Quello era l’avviso. Sarebbe stato sufficiente?[/SIZE]
[SIZE=2]Arakhon recise il filo. Il mostruoso avversario, l’inviato delle Tenebre, tremolò e scomparve dalla loro storia; Khalid e Suri erano seduti accanto alla fontana, l’uno accanto all’altro, preoccupati perché Arakhon tardava. Il Disegno si richiuse cercando di mantenere sé stesso, contenendo anche loro, contenendo Arakhon.[/SIZE]
[SIZE=2]Sadnaril - Egaewe - invece semplicemente … cessò di esistere.[/SIZE]
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[SIZE=2]L’uomo che avanzava lungo il corridoio di legno rosso e bruno di certo non era Morijano, con la corta giubba grigia e i pantaloni a sbuffo infilati negli stivali di pelle con il risvolto alti fino alle ginocchia. Snello e poco più alto di Quingwen, la pelle molto abbronzata, aveva il naso adunco e scuri occhi infossati. Fra i capelli neri spuntavano delle ciocche grigie e folti baffi scendevano come corni ricurvi attorno alla grande bocca. Si fermò un attimo per un piccolo inchino, spostando con grazia la spada ricurva che portava in vita malgrado avesse in una mano un calice d’argento e una brocca di coccio nell’altra.[/SIZE]
[SIZE=2]“Perdona l’intrusione”, disse nella lingua dell’Est, “ma non c’era nessuno che potesse annunciarmi”. Gli abiti forse erano di foggia semplice e anche consumati dal viaggio, ma il cinturone era prezioso e chiuso da quella che sembrava una fibbia d’oro a forma di testa di leone.[/SIZE]
[SIZE=2]“Sono Umar Dawlat, e vengo da molto lontano. Sono qui per parlare con il Principe del Drago, le voci in città dicono che si trova a palazzo. Immagino che mi stia rivolgendo a una delle sue donne, giusto?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Io sono Shenjin Quingwen, signore Dawlat. Non sono la donna di nessuno. Il Principe del Drago è nelle sue stanze”. [/SIZE]
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Shenjin Quingwen
[SIZE=2]Hao e Tzu si erano sistemati fra Quingwen e l’uomo, entrambi con la mano poggiata sull’impugnatura dei loro lunghi pugnali, pronti a ucciderlo; Lal lo osservava con curiosità. [/SIZE]
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[COLOR=darkslateblue]Lal[/COLOR][/SIZE]
[SIZE=2]“Sono sorpresa di vedere un uomo del Mumakan a Morija, e ancor di più in questo palazzo e in questo momento, e che voglia parlare con il Principe”, disse Quingwen.[/SIZE]
[SIZE=2]“Per la verità ero giunto nelle vostre terre per parlare con Rugia, ma sono stato bloccato dai leccapiedi del giovane Chinua – o dovrei dire principe Chinua? E’ ancora vivo?”[/SIZE]
[SIZE=2]Il tono di Dawlat lasciava intendere che ne dubitava, e che comunque non gli importava. Non abbastanza per non continuare il suo discorso. “Molti in città dicono che anche Rugia sia morta”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Sono morti entrambi” rispose tetra Quingwen. Si sedette accanto al trono con il capo appoggiato sulle mani. Si sentiva sporca. “Rugia è stata uccisa”.[/SIZE]
[SIZE=2]Dawlat sollevò un sopracciglio. “Dovrò quindi salutare re Arakhon di Morija?”[/SIZE]
[SIZE=2]Quingwen si chinò in avanti infuriata. “Morija ha sempre avuto una regina negli ultimi mille anni, e sempre l’avrà. Ci sarà un’erede al trono. Visto che Rugia non ha avuto figlie, forse prima dovrà essere trovata e incoronata, non conosco la legge, ma per quanto mi riguarda ci sarà una nuova regina. Questo è tutto quello che vogliamo, e forse anche di più. Che cosa cerchi da noi, signore Dawlat?”[/SIZE]
[SIZE=2]Se la rabbia di Quingwen l’aveva turbato, l’uomo non lo diede a vedere. Quegli occhi profondi guardavano attentamente Quingwen e i suoi generali, ma non era a disagio. [/SIZE]
[SIZE=2]“Jaichim assedia questa vostra città. Il 'protettore di Ra-Morij', così si è proclamato, vuole liberarla dal male portato dagli stranieri. Dal falso Principe del Drago”. Fece una pausa, quindi proseguì quando Quingwen non disse nulla.[/SIZE]
[SIZE=2]“Jaichim vi riserverà la peggiore delle morti. Nel Mumakan, abbiamo letto il Ciclo del Drago, le Profezie, come molti altri. Cosa più importante, anche il Maestro ha letto le Profezie. Non posso parlare per Mo-Rhun, o il Chennacatt, o le tribù Easterling più lontane. Credo che vi aiuteranno e si schiereranno dalla vostra parte, se abbandonerete Arakhon al suo destino, anche i bambini nelle vostre terre di confine sanno che il Drago scatenerà i venti della morte eterna contro di loro. Ma non posso parlare per loro”.[/SIZE]
[SIZE=2]Quingwen guardò sospettosa l’uomo. Infilandosi il calice sotto il braccio per un momento, Dawlat ruppe il sigillo di cera sulla brocca e lo riempì di vino.[/SIZE]
[SIZE=2]“In verità,” continuò Umar Dawlat “non posso parlare nemmeno per il Mumakan. A regnare sono i Sacerdoti, e il Maestro, io sono solo un loro generale. Ma penso che, non appena invierò a ovest un rapido messaggero, la risposta sarà che il Mumakan è alleato della regina di Morija. Nel frattempo ti offro, regina Quingwen, i miei servigi e quelli di novemila marinai delle mie navi. Se rimani con Arakhon, invece, brucerò questo palazzo”.[/SIZE]
[SIZE=2]Lal impallidì, portandosi una mano alla bocca. Quingwen fissò il trono, e poi il vino rosso scuro. “La pace non c’è più” sussurrò. “La Fonte non c’è più. Per molto tempo tutto sarà sangue e morte”.[/SIZE]
[SIZE=2]“E’ sempre così, nel tempo del Cambiamento” rispose sereno Dawlat.[/SIZE]
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[COLOR=darkslateblue]Umar Dwalat[/COLOR][/SIZE]
[SIZE=2][/SIZE]
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[SIZE=2]Jaichim scosse il capo in modo poco gentile. “Un bravo cane non fa domande al padrone. Io lancio il bastone, tu lo prendi. Io dico uccidi, tu esegui. Intesi? Intesi”. [/SIZE][SIZE=2]Il sorriso dell’uomo fu solamente un lampo di denti. “Dimmi delle tue visioni, musico da due soldi. Ci saranno problemi a prendere la città? Sta resistendo troppo. Ci sono i Draghi di Hao, mille uomini, molti dormono nei corridoi del palazzo, nella sala dei ricevimenti e nei cortili. Non ho così tanti assassini”.[/SIZE]
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[SIZE=2]“Loro …” Dovette fermarsi per deglutire. “Non creeranno problemi. Credono tutti che Quingwen sia stata scelta dall’Adunanza dei ministri di Rugia. E’ questa che …”[/SIZE]
[SIZE=2]“Non annoiarmi, Ciryaher. Non mi importa di Quingwen, spiala di notte e toccala quanto vuoi se ti piace, ma a me non interessa. Se dovrò uccidere tutta l’Adunanza per controllare il palazzo della regina, lo farò. Quando ci muoveremo? Dove sono Arakhon e gli altri, adesso? Forse ho commesso un errore a darti retta. Per colpa tua mi sono sfuggiti”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Ho provato a cercarli” balbettò. Aveva pensato che Jachim fosse stato distratto dal contrattacco di Rengfen. Credeva di avere altro tempo. Più tempo. Non ancora. “Ho provato. Non ci riesco! Quingwen è una grande maga”.[/SIZE]
[SIZE=2]Jaichim rimase là in piedi. Huang strinse Ciryaher con il suo potere guardandolo con quegli acuti occhi marroni, sorridendo con quella bocca rigogliosa – per quale motivo aveva ancora contatto con il Potere? Ma certo, la Contaminazione, Huang si era arresa a essa molto tempo prima della disruzione della Fonte – e gli mancò l’aria. Forse poteva ucciderla con il pugnale, ma Jaichim sarebbe certamente intervenuto, sarebbe stato morto prima di aver fatto mezzo movimento. Dilatando le narici, inspirò angosciato. Poteva ancora respirare, ma non poteva parlare. Tutto quello che riusciva a produrre erano dei mugolii soffocati, come una donna che gemeva da dietro a un muro. Meglio lasciarle credere che fosse così. Voleva urlare.[/SIZE]
[SIZE=2][Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[COLOR=darkslateblue]Huang[/COLOR][/SIZE]
[SIZE=2]“Sei molto divertente” disse alla fine la donna con i capelli corvini. “Cir … Haher? Un nome strano. Se fai il bravo un giorno potresti vedere il Maestro. Dopo che avrai visto morire i tuoi amici. Dopo che avrai tagliato le loro gole tu stesso. Così pagherete per quello che mi avete fatto”.[/SIZE]
[SIZE=2]La morsa di Huang svanì di colpo, e Ciryaher cadde carponi, quasi piangendo. Non riusciva a dominare la sua paura. Jaichim si inginocchiò accanto a lui e gli passò una mano fra i capelli, tirandogli su la testa.[/SIZE]
[SIZE=2]“Adesso penseremo a cose più vicine, però. Quanto tempo ancora prima che tu possa usare la tua magia, musico?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Ci vorranno ancora tre o quattro giorni prima che il mio incantesimo sia pronto. Se agissimo prima del suo momento di efficacia non avremmo garanzie. Non c’è più nessuna Shenjin nel palazzo, nessuno potrà fermare Huang. Valeva la pena di rischiare, Jaichim, anche di perdere Arakhon. Per lui, avrai tempo dopo”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Tre o quattro giorni” ripeté Jaichim. “Ne abbiamo già persi molti … molto bene. Un piccolo ulteriore ritardo non mi creerà grandi problemi. Iejasu è giunto alle dighe e sta spiegando il suo esercito”. Ciryaher sentì il poco terreno che gli era rimasto sotto i piedi svanire. “Manterrai il controllo del palazzo dopo che avremo ammazzato Naerus, musico, e ucciderai con la tua magia tutti i soldati di Hao e i bastardi che si sono schierati con lui”.[/SIZE]
[SIZE=2]“E’ impossibile” esclamò, e Jaichim gli tirò la testa indietro così forte che non sapeva se gli avrebbe spezzato il collo o se gli si sarebbero prima staccati i capelli. Non osò resistere. [/SIZE]
[SIZE=2]La Nijen lo guardò; la paura prese la forma di migliaia di aghi invisibili che lo pungevano sul viso, sul petto, sulla schiena, ovunque. Invisibili ma, ne era certo, altrettanto dolorosi di aghi reali.[/SIZE]
[SIZE=2]“Impossibile, Ciryaher?” lo apostrofò Jaichim. [/SIZE][SIZE=2]“Impossibile è una parola che non mi piace sentire".[/SIZE]
[SIZE=2]Gli aghi affondarono. Ciryaher gemette, ma doveva spiegargli. Ciò che volevano era impossibile. Ansimava per la fretta. “Ora che Quingwen è stata investita della carica di regina, Hao controlla gli armati del palazzo e di tutta la cittadella. Se provo a mantenere il controllo del palazzo dopo la sortita, scopriranno dove siamo, ce li scateneranno contro e Dwalat di sicuro non interverrà in nostra difesa. Non se saremo in una posizione di debolezza rispetto a loro. Non c’è modo che io riesca a farti resistere a lungo contro le Guardie del Drago dopo che avrò usato la mia magia per Huang, e qualsiasi aiuto Hao riesca a ricevere dalla città o dal fiume sarà determinante, verremo sconfitti. Devi aspettare che Yasemi riesca ad entrare con i suoi Chya e che Iejasu sia fuori dalle mura prima di vendicarti ”.[/SIZE]
[SIZE=2]La donna lo studiò così a lungo che incominciò a sudare. Non osava battere ciglio, quelle migliaia di piccoli coltelli non lo permettevano.[/SIZE]
[SIZE=2]“Dice la verità” disse Huang, alla fine.[/SIZE]
[SIZE=2]“Ci occuperemo di Hao dopo, allora” rispose Jaichim. Gli aghi svanirono e la donna si alzò.[/SIZE]
[SIZE=2]Anche Ciryaher si alzò, cercando di recuperare l’equilibrio. Forse poteva far leva su qualcosa, adesso. Le gambe di Ciryaher tremavano per lo spavento, ma rese la voce il più ferma e orgogliosa possibile. “Anche se puoi uccidere Naerus …”[/SIZE]
[SIZE=2]Jaichim lo interruppe. “Ti ho consentito forse di fare domande, musico? Ci hai dato Rugia, e per questo ti siamo grati, il Maestro ti ricompenserà. Quando tutta Morija sarà stata piegata, lo incontrerai. Ma ricordati che sei solo uno dei suoi cani. Un bravo cane obbedisce al padrone, vero? Ti garantisco che se non lo farai mi pregherai di andare a cercare un Senzanima che giochi con te. Mi hai capito?”[/SIZE]
[SIZE=2]“Ho capito” rispose angosciato. “Farò come dici … padrone”. Huang riprese a fissarlo, e Il fugace sorriso di approvazione di lei lo fece arrossire. Jaichim si mosse verso la porta, voltandogli le spalle come se fosse veramente un cane, e senza denti.[/SIZE]
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[SIZE=2]Non c’era nulla nella piccola casa di legno e giunchi, tranne gli attrezzi da lavoro, alcuni vasi e le pelli per dormire e ripararsi dal freddo. Lal si avviò verso la stuoia di bambù, sollevando la gonna e inginocchiandosi mormorò parole di preghiera alla Luna. Sistemò le sue cose con estrema precisione attorno allo scritto che Tzu, rompendo il sigillo, aveva aperto. Ricordando il tipo di trappole che potevano essere lasciate su lettere come quelle per assicurarsi la segretezza, Lal creò con dei fili d’erba più secca un lungo bastoncino per toccare la carta. [/SIZE]
[SIZE=2]Era una carta preziosa, decorata con degli aironi al guado dipinti in rosso e oro; carta di Ra-Morij. Aprì la sua scatola verde, ornata di rose; conteneva il necessario per scrivere, con penne, inchiostro e sabbia, e venti e forse più miniature di avorio e turchese, raffiguranti animali e persone e disposte su un panno di velluto grigio chiaro.[/SIZE]
[SIZE=2]Non riusciva a immaginare Ciryaher come un traditore. Aveva spesso odiato l’uomo, in alcune occasioni l’aveva anche temuto, per quanto le fosse difficile ammetterlo a sé stessa, ma l’aveva anche rispettato. Quando si concentrò sulle parole e sull’uomo che le aveva scritte, sentì il potere fluire in lei, forte e delicato allo stesso tempo, si trovò improvvisamente di fronte Ciryaher, il viso imperlato di sudore, vestito di un abito rosso sangue, qualcosa di vago e sfuocato tra le mani. La lettera era appoggiata sullo scrittoio di fronte a lui, firmata di suo pugno. Ciryaher scomparve, la lettera rimase, perfettamente leggibile, ma solo per un istante, poi divenne di nuovo uno scarabocchio e poi un foglio bianco.[/SIZE]
[SIZE=2]Cose simili accadevano quando usava il potere della Musica: era come se rivedesse il momento in cui era stata scritta, come se tutto fosse stato di nuovo come allora. Ma bastava distogliere lo sguardo per un attimo, e i dettagli potevano essere differenti quando ti voltavi di nuovo, oppure tutto completamente cambiato.[/SIZE]
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[SIZE=2]Sospirando, Lal si rilassò, poi si concentrò di nuovo. Le parole sulla lettera sembravano diverse, svanivano mentre le stava guardando, a volte quando era a metà di una parola. Le toccò una ad una con il bastoncino e le lesse velocemente. Almeno ci provò. [/SIZE]
[FONT=Garamond][SIZE=4]una difesa fatta apposta per te[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]sapevo che un giorno a Tul Harar ti sarebbero giunte delle notizie su Ar-Venie[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]necessario andare più in là[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]io sono morto[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]gli altri due percorsi[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]Rugia non riusciva[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]e quando ti avremmo rivisto, ti saresti presentato come Ar-Arakhon[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]Khalid e Suri siano sopravvissuti incolumi[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]che io sia stato un uomo speciale[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]ho cominciato a credere[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]morto Shakor qualcuno doveva riempire quel vuoto[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]giocare tutte le sue carte[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]la ruota gira[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]traditi. Non potevo[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]se aveste potuto scegliere, non ero sicuro[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]sangue di Numénor[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]fatto del male a un amico[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]uno scambio equo[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]anteporre la mia vita alla vostra[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]sfuggire al fato [/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]ti prego di consegnare la seconda lettera al re di Gondor[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]ridare a Ostelor e a tutto il Sud la pace[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]se avessi avuto più coraggio[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]se Tuija è già andata via, dille che ciò che le ho fatto è per il suo bene[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]vuoi ancora essere mio amico, occupati di lei[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]libera[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]ti rimane solo l’ultima battaglia da combattere[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]non fidarti completamente[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]mago o incantatore[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]malvagi come Ba[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]sospetta degli Elfi come degli stregoni[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]Ostelor[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]abbiamo fatto danzare il mondo alla nostra musica per tre Ere[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]voi dovete essere liberi[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]guidare i vostri passi come ho fatto io[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]che Iluvatar ti illumini e ti protegga. Te la caverai bene[/SIZE][/FONT]
[FONT=Garamond][SIZE=4]Ciryaher[/SIZE][/FONT]
[SIZE=2]Aveva appena finito di leggere l’ultima parte della lettera quando dalla stalla di fronte a lei venne un grido. “Oh, Luce, no!”. [/SIZE]
[SIZE=2]Precipitandosi verso la porta, Lal prese il pugnale. Ma quando varcò la soglia aspettandosi di trovare il villaggio sotto attacco, vide Ciryaher, seduto nelle camera sotterranea della Fonte. L’uomo aveva un’espressione terrorizzata, ma non era ferito né minacciato da qualcosa che Lal potesse vedere; lentamente, stava scomparendo nel nulla.[/SIZE]
[SIZE=2][Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
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[SIZE=1]Adattamento di un brano da "L'Ascesa dell'Ombra", di Robert Jordan[/SIZE]
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[SIZE=2]Ciryaher non riusciva più a vedere bene le cose che lo circondavano. Ghaouti aveva abbassato il coltello, con gli occhi larghi pieni di timore, ma le grida di Huang e delle Nijen che gli spiriti di Zanaenia e di Shuzgam avevano divorato prima di uccidersi a vicenda e disperdersi risuonavano ancora nelle sue orecchie. Il fumo nascondeva ogni cosa in onde vorticanti, bianche come la lana più raffinata, eppure Ciryaher poteva ancora respirare. [/SIZE]
[SIZE=2]“Questo è fatto, Ghaouti” disse rapido. “I soldati di Hao stanno impegnando i Chya di Jaichim, pochi sfuggiranno. Sembra che si stiano riunendo laggiù, guarda”.[/SIZE]
[SIZE=2]Barak lo guardò imbambolato. “Padron Ciryaher, io …”[/SIZE]
[SIZE=2]“Lo so, Ghaouti”. Ciryaher fece un respiro profondo. “C’è sempre un prezzo da pagare. Forse io lo posso pagare qui. Vai, Ghaouti. Trova Muhad e digli di non esitare, digli di portar fuori le navi e di guidare la ‘Daracil’ contro i legni dell’Harad. Vincerà. Quando incontrerai Arakhon, digli che ho sempre e solo voluto aiutarli, ho sempre e solo voluto il bene di Ostelor ed evitare che venissimo spazzati via e dimenticati. Ho sempre saputo che il destino avrebbe dovuto affidare a un altro questo compito, ma è andata così”.[/SIZE]
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[SIZE=2]Ghaouti fece un respiro profondo. “La luce della Luna risplenda su di te, padron Ciryaher, e che tu possa trovare riparo nel palmo della mano della terra”. Toccò la spalla del Valdaclo. “Che l’ultimo abbraccio della madre ti dia il benvenuto a casa”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Grazie” rispose Ciryaher piano. La tensione parve abbandonarlo. Dopo tanto tempo si sentiva sicuro e rilassato. Era soddisfatto.[/SIZE]
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[SIZE=2]“Così era tutto falso”. La voce di Jaichim era profonda e suggestiva, una voce abituata a impartire ordini. “Ci vuole coraggio per tradire il Maestro”.[/SIZE]
[SIZE=2]Ciryaher scosse il capo, ma non avrebbe sprecato tempo negando.[/SIZE]
[SIZE=2]“Sai come direbbe Nuth adesso, Jaichim? Siamo intessuti per i propositi del Disegno, non per i nostri. E dalle mie parti si direbbe invece che facciamo ciò che facciamo per servire Iluvatar. Io ti conosco, ormai, anche se tu non conosci te stesso. Questa è la fine della nostra strada, non posso lasciarti andar via. Il Disegno si intesse attorno ai nostri colli come un capestro, Jaichim: questo è il capestro per te. Tu sei qui, io sono qui. L’ordito di questo momento è deciso. Siamo venuti al richiamo del destino”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Che tu sia dannato” disse Jaichim. “Non capisco una parola di quello che stai dicendo, ma ti ammazzerò con le mie mani”. [/SIZE]
[SIZE=2]Esitò solo un istante, prima di correre verso Ciryaher nel fumo. Si sentì un rumore secco e, quando Jaichim gli fu addosso, Ciryaher stringeva ancora nel pugno i frammenti di una fiala di vetro. Il primo colpo, Ciryaher lo parò con il frangi lama che aveva preso a uno dei Chya morti, spezzando la spada di Jaichim; il contraccolpo gli intorpidì il polso. [/SIZE]
[SIZE=2]“Resterai qui”, disse a Jaichim. “Qui finisce la nostra storia”. [/SIZE]
[SIZE=2]Jaichim estrasse il suo lungo pugnale, impugnandolo alla maniera orientale, gridando e attaccandolo all’impazzata; Ciryaher si difese in modo disperato, arretrando, mentre Jaichim lo feriva alle braccia facendolo cadere. Ciryaher sapeva che Jaichim l’avrebbe sopraffatto; riluttante, evocò il vuoto, si protese verso il Potere e ne fu colmato. Non c’era altro modo. Se mai avesse avuto una possibilità contro Jaichim, per sconfiggere lui e tutti i suoi servi, sarebbe stato usando il Potere. E il veleno. Gli si riversò nelle membra, parve inondare tutto il suo essere, i vestiti, la stanza. Si sentiva come se fosse lucente quanto il sole. [/SIZE]
[SIZE=2]“Idiota!” urlò Jaichim. “Gli altri idioti che hai salvato con le tue menzogne sono come te? Misero disgraziato. Li ritroverò presto. Tutte le terre di Morija saranno mie, e non potranno nascondersi. Pensi che lascerò andare quei vermi? Li troverò!”[/SIZE]
[SIZE=2]La sorpresa di Ciryaher fu tale che la sentì anche nel vuoto dentro al quale aveva forzato la sua mente. ‘Non sa dove sono’, si rese conto. ‘Sono salvi. Non sa!’ [/SIZE]
[SIZE=2]Era sicuro che quella comprensione fosse evidente sul suo viso. Per coprirla, attaccò Jaichim con il Potere. Una pioggia di scintille lucenti inondò il fumo e l’orientale arretrò, con gli occhi che avvampavano di collera come fornaci furiose.[/SIZE]
[SIZE=2]“Ti difenderai con i tuoi ignobili trucchi? Resterai una lumaca nascosta sotto una roccia per tutta la vita?” ringhiò Jaichim. Il fumo attorno a loro ribolliva e si agitava. “Solo il Maestro, in tutto il mondo, può darti la gloria. Servilo, e vivrai. Servilo, o morirai!”[/SIZE]
[SIZE=2]“Mai!”. [/SIZE][SIZE=2]‘Devo trattenerlo abbastanza a lungo’, si disse Ciryaher. ‘Sbrigati, dov'è la stupida polvere... sbrigati!’. Si lanciò di nuovo contro Jaichim, ma stavolta fu lui a dover arretrare, ferito al volto. Le sostanze contenute nel fumo agivano contro Jaichim, ma egli era forte. Lo stava sconfiggendo; lo stava uccidendo. [/SIZE]
[SIZE=2]Tutto così come aveva visto nel sogno; compresa la via d’uscita, i suoi amici che erano lontani, in salvo, e l’immagine di lui che li raggiungeva. Gli mancò di nuovo il coraggio – sarebbe stato così facile, la via d’uscita a portata di mano! [/SIZE]
[SIZE=2]Sentì la voce di Shakor. ‘E’ diritto di ogni uomo scegliere quando arrendersi’. Poi la voce di Alatar. ‘Io sono la tua sola possibilità di salvezza. Servimi, e ti darò il mondo. Prova a resistermi, e ti distruggerò’. A quel punto Ciryaher sentì un’altra voce. La voce di Ar Venie. ‘Arriverà il momento in cui dovremo raggiungere un risultato a tutti i costi’. Nella sua testa si formò l’immagine di Tuija con un collare, costretta a vivere il resto della sua vita come una serva. ‘Fili nella mia vita che sono in pericolo’, pensò. Tuija. ‘Se Jaichim muore, la posso salvare’. Prima di rendersene conto, aveva spezzato la seconda fiala. ‘La morte è più leggera di una piuma’. [/SIZE]
[SIZE=2]Jaichim lo fissava. “Perché sorridi come un’idiota? Posso ucciderti!”[/SIZE]
[SIZE=2]Ciryaher percepì una calma che andava oltre quella del vuoto. “Io non ti servirò mai, Nemico del Mondo. Non l’ho fatto mai. Ora lo so. Ne sono sicuro. Vieni. E’ giunto il momento di morire”.[/SIZE]
[SIZE=2]Jaichim sgranò gli occhi sentendo l’odore del veleno nell’aria; per un istante furono ancora fornaci. “Verme! Muori con me!” [/SIZE]
[SIZE=2]Affondò il pugnale, come se fosse una lancia. Ciryaher gridò, il vuoto tremò, ma lui oppose resistenza con tutte le forze che gli erano rimaste. E Jaichim gridò, e l’oscurità attorno a loro gridò, e il loro mondo esplose nel fuoco.[/SIZE]
[SIZE=2]Da lungo tempo il terrore dei Morti sovrastava quel luogo ed i boschi vuoti intorno ad esso. In mezzo si ergeva una torre scura e cilindrica; al suo ingresso, prima delle scale, due figure di pietra, un maschio e una femmina dell’altezza di un uomo, sostenevano un cerchio d’argento a guisa di sole. Parevano extraterreni, come venuti dal cielo, e molti ne erano convinti; ma coloro che rammentavano ancora le saghe dell’Ovesturia narravano che essi provenivano dalle rovine di Nùmenor ed erano stati posti in quel luogo da Ar-Zimrathon alla sua partenza. Nessun abitante di quelle terre osava avvicinarsi né dimorare in prossimità della torre, perché dicevano che era un luogo di convegno degli Uomini-Ombra, i quali si radunavano lì nei momenti di paura, affollandosi attorno a essa e sussurrando.[/SIZE]
[SIZE=2]Proprio a quella torre giunse la compagnia nel mezzo della notte, e si arrestò. Allora Atanamir diede a suo padre il corno ed egli lo suonò; a coloro che si trovavano nelle vicinanze parve di udire il suono di altri corni rispondere, come un’eco in profonde e lontane caverne. Non udirono però altri rumori, pur essendo consci della presenza di un grande popolo radunato tutto intorno. Un vento gelido come il respiro di fantasmi veniva dalle montagne. Il re dei Valdacli smontò e in piedi, accanto alle scale, gridò con voce possente:[/SIZE]
[SIZE=2]“Sono tornato!”[/SIZE]
[SIZE=2]Si udì una voce rispondergli nella notte come da molto lontano:[/SIZE]
[SIZE=2]“Hai mantenuto il giuramento e ci hai portato la pace”.[/SIZE]
[SIZE=2]Allora il re disse: “E’ giunta infine l’ora. Io vado in un luogo ove nessuno mi potrà seguire, e voi sarete liberi. E quando da questa terra saranno stati spazzati via tutti i servitori dell’Ombra, nell’Ultimo Giorno, avrò anch’io pace e riposo eterno. Perché io sono l’erede di Ancalimon”.[/SIZE]
[SIZE=2]Detto ciò, regnò il silenzio, e non si udì né un sussurro né un respiro. Il re disse addio al figlio, e s’incamminò; e i Morti lo attendevano.[/SIZE]
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[SIZE=2]"Guardavo con stupore quanto in quelle terre lontanissime i Draghi fossero la forma più alta di onore e rispetto. [/SIZE]
[SIZE=2]I due corpi arrivarono a palazzo all'imbrunire, quando le fiaccole mosse dal vento erano già state accese da un pezzo per illuminare la via. Si mosse qualcosa dentro di me, come non succedeva da mesi. [/SIZE]
[SIZE=2]La voce si era sparsa rapidamente dopo la grande vittoria. Tutti gli episodi che volavano di bocca in bocca sembravano scendere di importanza, man mano che l'impresa di quell'unico manipolo si diffondeva nei cuori e nelle menti della gente, accorsa per acclamare di persona i loro eroi.[/SIZE]
[SIZE=2]Ciò che mi fece trasalire fu lo sguardo semplice, eppure profondo, negli occhi di quei cavalieri. Con i volti giovani, quasi di ragazzi imberbi. Avranno avuto circa cinque o sei anni meno di me. E le loro armature non erano le più complesse dell'ordine dei Draghi, ma piuttosto semplici, volte a semplificarne il movimento o a darne una qualifica di minor importanza. Dietro il corteo che trasportava due dei loro fratelli caduti in battaglia, gli altri tre a capo chino (ma il mento alto!) conducevano i loro bellissimi cavalli, mentre sussurravano loro dolci parole per quietarli. Ogni cavaliere sembrava tenere per mano il proprio animale come un fratello, in un inarrivabile e incomprensibile (per me) rapporto uomo cavalcatura. Ebbi quasi l'impressione che gli stessi cavalli piangessero per i loro simili periti nella lotta.[/SIZE]
[SIZE=2]Certo, così a caldo, non credetti che tutte le voci si fondassero su verità. Piuttosto sull'elegìa dovuta, nel momento di una battaglia appena vinta. [/SIZE]
[SIZE=2]E una donna cantava di come fossero loro stessi draghi personificati, mentre le loro frecce infuocate e luminescenti venivano scoccate dai loro stessi occhi. E che l'ombra stessa provò a incrociare il loro sguardo e ne rimase di cenere. E alcuni uomini dotati di pergamena vergavano di inchiostro e di sangue i loro scritti, infiorettando di come i Valorosi, Gli Illuminati, I Figli dei Draghi volassero sui loro cavalli dorati mentre armati soltanto delle loro mani strangolassero i pipistrelli alati di Morgoth (e che Iluvatàr mi perdoni per pronunciare l'Oscuro con tanta leggerezza e mio padre mi perdoni - e so che lo farà - per chiedere perdono a Eru Stessa). E che mille mastini infernali, venuti dalle mani dell'Ombra, furono usati come mantelli dai leggiadri cavalieri. E il ventre sventrato di quelle bavose bestie fu il budello per il loro arco fatato. E che il "Saggio Arabesco posseduto dal Dìmhonio" - suonava così la strana lingua comune di una vecchia donna che urlava le gesta - fu salvato dagli Tzen-Tze, i Cavalieri Dorati. E mille volte più numerose dei Cinque, le Orde del Caos furono ricacciate nell'oblio da un'unica Santa Parola. O che Morgoth stesso scese disperato sul campo di battaglia piangendo sangue e icòre e nulla poté, mentre accerchiato in un turbine di fuoco blu periva sotto gli zoccoli dei Cinque del Drago. [/SIZE]
[SIZE=2]Già. I Cinque del Drago. Essi furono, fino d'allora, portati a compimento nelle leggende che si sarebbero raccontate nella Nuova Nùmenor per i secoli a venire. E un bambino sporco e sudicio, nel fango e nel sangue, giocava con due sassi fingendo che il Campione dei Cavalieri dei Cinque uccidesse il Kathmukìl (come è dato chiamare l'Uomo Nero dalle mie dimenticate parti).[/SIZE]
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[SIZE=2]Suonavano già le cetre e le arpe. E le trombe e i corni. Io non potei che concentrarmi sull'odore dello zolfo, stantìo, che raggiungeva gli spalti. Fissavo il Principe Arakhon intento a depositare la Corona di Nùmenor sulla testa della nuova Regina. Una guardia reale giaceva esattamente sotto di me, trafitta per salvare il suo Re da un colpo mortale.[/SIZE]
[SIZE=2]Certo, niente sapeva più sorprendermi come quelle voci profuse nell'aria dal vento. E pensai che quei cinque giovani cavalieri fecero semplicemente il loro dovere in battaglia. Che i tre rimasti, con fermezza, portarono a compimento la loro missione. [/SIZE]
[SIZE=2]Prima di scendere per salutare i miei compagni, mi capitò per un istante, di vedere il viso di uno di essi alzarsi verso di me. Ed egli mi guardò con lo stesso sguardo che tenne di fronte al Vampiro. In quel momento ebbi l'impressione di vedere il fuoco dei Draghi nei suoi occhi e mi si gelò il sangue. Ed egli camminava sospeso ed i suoi capelli furono d'oro".[/SIZE]
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