Interludio: il diario di Ciryaher (ago, ott 74 QE, Harad) | Terra Di Mezzo | Forum

Ambito del forum


Confronta



Opzioni del forum



Lunghezza min ricerca: 3 caratteri - Lunghezza max ricerca: 84 caratteri
Password persa?
sp_TopicIcon
Interludio: il diario di Ciryaher (ago, ott 74 QE, Harad)
RSS
1236 Messaggi
(Offline)
1
Novembre 1, 2006 - 5:46 pm

Anno Settantaquattresimo, Narbeleth

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Ciryaher

Siamo fermi qui a Rintark da otto giorni, e questa è la prima pagina del mio nuovo diario. L’ultimo l’ho sepolto a Vaisala, non avendo avuto il coraggio di bruciarlo; quelli prima chissà dove sono finiti. Le cose che scrivevo da ragazzino forse sono ancora a Ostelor, nella casa di Nelim. Non pensavo di ritrovare ancora la passione per la scrittura dopo tutto quello che ho passato, eppure eccola; forse è stato l’entusiasmo di Suri per le cronache del nostro viaggio, o forse è, più semplicemente, la paura del non lasciar nulla dopo di me, per chi verrà. Non ho figli, non credo che ne avrò visto che non ho donne, e il tempo passa.

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

Rintark è un insediamento abbastanza grande; l’unico che ho visto, fino ad ora, a non avere mura di difesa attorno. Molta gente, qui, vive su pontoni ancorati alle rive del Siresha; c’è molto traffico di mercanti, come dappertutto lungo il fiume. Pieno di schiavi, nessuno ha visto Khalid, ma è anche peggio delle volte precedenti perché qui non hanno visto neanche Tuija. Abbiamo trovato una locanda confortevole e discretamente pulita, governata da un certo Det, uno di pelle molto scura, che però è una persona decente. Fa sempre tanto caldo però forse il peggio è passato; qui c’è molta vegetazione, tante palme e piante che non ho mai visto.

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Arakhon [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Tarim [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Mutamin [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Tara

Arakhon è guarito subito, questo grazie all’esperienza che ho fatto a Same, e cammina bene. Anche Ponto si sente meglio. Sono contento. Arakhon ha detto, l’ultimo giorno che eravamo sulla barca, che sono cambiato dopo l’incontro con lo spirito del deserto, e credo che abbia ragione. Non mi sento più quello di prima, dopo il sogno. Sento dentro tanta rabbia per quello che hanno fatto ad Anysa; so che ci troverà, perché non riusciremo a nasconderci all’infinito. Ci penserò però solo in quel momento, adesso è inutile.

Questo diario lo scrivo con intenzioni più serie delle altre volte; vorrei scriverci delle cose che ho imparato sul corpo dell’uomo, sulle infermità, sulla guarigione ma, soprattutto, sulla morte e le sue cause. Ma non so se sarà solo questo, perché mentre scrivo mi sembra di vedere Intillamon e non posso fare a meno di pensare che l’ultima cosa che ci era rimasta di lui era proprio il diario. Intillamon per come lo conoscevo io era un brav’uomo, e quindi scrivo in adunaico ma con i segni presi dai suoi lavori, per conservare qualcosa delle sue idee; seguendo i suoi insegnamenti mi sto inventando quindi un nuovo codice, non così segreto come il suo ma abbastanza forte da tenere gli occhi degli altri lontani dalle mie cose. Khalid dovrebbe riuscire a leggerlo, e lo insegnerò anche a Farah; magari Khalid non lo troveremo mai, e se dovessi morire rimarrà in Farah almeno una traccia di me.

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Farah

1236 Messaggi
(Offline)
2
Novembre 1, 2006 - 5:53 pm

Anno Settantaquattresimo, Narbeleth

Capisco bene adesso quale grandissimo rischio io abbia corso a seguire Ender e Arakhon lasciando Mutamin e Tarim sulla barca. Fermarsi di notte e affrontare lo spirito solamente in tre, lasciando indietro i nostri migliori uomini d'arme, è stata una cosa da pazzi, il lancio di una moneta. Mi è anche venuto in mente che Badih, Uluk e Ghaouti avrebbero potuto pensare di abbandonarci a terra, e magari l’hanno pensato davvero.

Siamo vivi grazie al pugnale di Ender, che ha potuto scacciare o forse uccidere lo spirito del deserto. E' un pugnale dell’Ovesturia, Ender ne è molto geloso e ho potuto impugnarlo solo per poco tempo, ma mi chiedo dove abbia trovato un’arma così preziosa.

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

Suri è di nuovo completamente con noi. E’ molto provato e debole, eppure mi ha colpito molto il fatto che rimpianga la sorte dello spirito, che lui ha chiamato “Shuzgam”; Farah ci ha detto che vuol dire “strega” nei loro dialetti. Abbiamo parlato anche di un tesoro, tutto quello che la strega avrebbe conservato delle cose dei suoi amanti dopo aver gettato i corpi nel pozzo delle anime o nel pozzo degli scorpioni, perché non ho ancora capito che differenza ci possa essere fra le due cose, se siano veramente due o una sola. Pozzo che comunque noi non abbiamo trovato, a meno che non si tratti del buco nel terreno nel quale Ender ha buttato lo straccetto incendiato.

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

Questo “tesoro” della strega incuriosisce tutti, ma Arakhon ha deciso di non tornare subito indietro e di segnare la posizione del pozzo sulla nostra mappa, per visitarlo quanto torneremo di nuovo verso Tul Harar; Arakhon sa navigare molto bene sul mare, e ha scritto tutto con grande precisione, non avremo difficoltà a ritrovarlo. Del bastone della strega, mutatosi in serpente, non è rimasta nessuna traccia; per adesso il solo effetto del veleno per Arakhon è stato un dolore al ventre durato tre giorni, però non si può dire ancora.

Ender si riprende bene e la frattura della spalla non mi preoccupa; temo però che la sua sordità sia veramente definitiva, in quanto in caso contrario avrebbe già dovuto cominciare a riprendersi. Non conosco l’orecchio ed è un organo delicato, perché gli umori dell’orecchio si riversano nell’anima stessa; non mi azzardo quindi a fare niente se non a sezionare le scimmie che ho comprato con la speranza di trovare una similitudine. Mutamin vuole insegnare a Ender a parlare a gesti, non è una cosa facile e sono molto più utili per lui le cure di Farah. E' una bambina d'oro, non mi sento bene nel considerare che è una schiava e proporrò a Ender di ridarle la libertà quando sarà un poco più grande. Sono anche in ansia per Tara; non ha riportato ferite gravi, ma il fulmine l’ha colpita e qualche volta, per un momento, perde la capacità di parlare e fissa me e i nostri compagni come se non sapesse riconoscerli. Le mie pozioni possono curare il corpo ma non l’anima e forse Tara è in pericolo.

Qui a Rintark preparerò delle lettere per Ar-Venie e le spedirò a Tul Harar. Non c'è più nessun altro modo sicuro di mandarle nostre notizie; spero che viaggino velocemente. Arakhon ha parlato troppo sulla barca e per un poco di tempo ho avuto paura dei marinai di Badith, questa volta però siamo stati fortunati e non è successo niente. Usare il potere della pietra è diventato troppo rischioso ora che mi hanno sentito.

Anche Tara è preoccupata. Credo che aspettasse dei messaggi, però non sono arrivati. Niente da Samaduin, niente da nessuno.

1236 Messaggi
(Offline)
3
Novembre 1, 2006 - 5:58 pm

Anno Settantaquattresimo, Narbeleth

Siamo sempre a Rintark e ci dovremo restare quasi di sicuro per tutto il resto del mese. Quelli rossi fra gli scorpioni che ho preso fra le pietre del deserto si chiamano "Juthjuth"; sono molto velenosi, molto conosciuti fra i viaggiatori, e molto temuti. Il loro morso non è sempre mortale, però è tremendamente doloroso e può causare la pazzia; è distillando il loro veleno che si prepara il "Juth", la pozione che causa il "ballo della morte".

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

Ho finito di pulire e consolidare il cranio che pensiamo essere di Shuzgam, della strega del deserto. E’ conservato molto bene, di certo è molto vecchio, e appartiene a una donna che non aveva fattezze dell’Harad ma dell’Occidente. Mancano la mandibola e diversi denti; per la mandibola non posso fare niente senza trovare un cranio uguale ma i denti dell’arcata di sopra li ricostruirò con dell’avorio, così come ho fatto per il foro sulla tempia. Le orbite sono larghe, forse Shugzam aveva occhi grandi e belli così come ricorda Suri dal suo sogno.

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

Suri è rimasto veramente molto colpito dalla sua avventura, e anch’io; devo essere onesto con me stesso e non mi nascondo che quel cranio, fin da quando Ender l’ha trovato, mi ha attratto in maniera strana. C’è un potere in esso. Mutamin vorrebbe distruggerlo, e in un primo momento istintivamente ho provato il suo stesso sentimento, ma le parole che ha detto Suri quando Mutamin l'ha proposto mi hanno fatto pensare e cambiare idea. Voglio conservarlo; abbiamo bisogno di essere aiutati, perché incontreremo cose contro le quali le armi dei coraggiosi non possono niente, e se c’è veramente uno spirito non del tutto malvagio in quest’osso, spero di potergli parlare in sogno. Per ora comunque non farò niente. I marinai di Badih hanno paura del cranio della strega, ma ne’ loro ne’ Farah provano più terrore da quando siamo tornati con Suri; ai loro occhi adesso siamo potenti sciamani, forti quanto basta per sconfiggere gli spiriti del deserto. Farah l’ha preso addirittura in mano.

1236 Messaggi
(Offline)
4
Novembre 1, 2006 - 6:05 pm

Anno Settantaquattresimo, Narbeleth

Suri è stupito dal dipinto che ho fatto. In realtà ne sono stato turbato più di lui; ci sono tanti modi di disegnare e dipingere, e delle arti del disegno e della musica ne ho provate tante. Però questo dipinto mi è venuto con l’acquarello e con una tecnica che so esistere a settentrione ma che non avevo sperimentato prima. Ho messo il cranio davanti a me, prima ho disegnato un viso e poi, ascoltando il racconto di Suri, nei giorni e nel tempo in cui Ender, Tara e gli altri erano a terra ho cominciato a rifinirlo e a colorarlo. Adesso quello che vedo mi spaventa: è come se fosse davanti a noi. La Shuzgam di Suri era degna della scelta di un uomo di abbandonarsi a lei. Nella sua vita, forse fu una principessa, o una musa di fronte alla quale inchinarsi, in ammirazione della sua bellezza.

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

Per tentare qualsiasi cosa, anche il semplice vederla in sogno così come ho potuto fare con Suri, oltre alle parole delle carte di Imrazor dovrei avere qualcosa di suo, qualcosa che abbia condiviso il suo esistere per un certo tempo. Un tempo abbastanza lungo. Ma non abbiamo trovato niente oltre al cranio, e quindi più che guardare il dipinto non posso fare. Lo terrò arrotolato, proprio assieme alle pergamene. In certi momenti, mi dimentico che non sono uno stregone, ma semplicemente un matto che scopiazza simboli e rune, e che non sa neanche la centesima parte di quello che occorrerebbe solo per iniziare.

Molto presto partiremo, la barca è stata caricata di tutto. Badih e Ghaouti hanno cambiato l'albero abbattuto dal fulmine. Arakhon avrebbe voluto stare fermo due sole settimane, però è passato un mese intero e saremo presto in Hithui. Non so ancora se saliremo prima il Maudar verso Tul Isra, o il Siresha verso Baud Selen e poi Tartaust. Arakhon deciderà domani.

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

Forse andremo a Tul Isra, perché Tara ci ha detto che dopo Tul Harar è il mercato di schiavi più grande. Non mi dispiacerà andare a Tul Isra, è verso i monti e farà più fresco. Stasera suonerò un poco.

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Badih [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Uluk [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Ghaouti

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

1236 Messaggi
(Offline)
5
Novembre 6, 2006 - 10:45 pm

Anno Settantaquattresimo, Narbeleth

Il sogno è una seconda vita. Ecco ciò che intendeva Intillamon, quando parlava della grande civiltà perduta. Non senza un fremito ho potuto penetrare di nuovo attraverso quelle porte d'avorio o di corno che ci separano dal mondo invisibile. Sono stato attratto, tentato, e non ho avuto la forza.

I primi momenti del sonno che ci porta alla sua conoscenza sono l'immagine della morte; un vaporoso languore pervade il nostro pensiero, e non riusciamo a precisare l'istante in cui il nostro spirito, sotto altra forma, prosegue l'attività dell'esistenza. Il mondo al di là mi appare ogni volta come un sotterraneo indefinito che si rischiara a poco a poco, e dove si staccano dall'ombra e dalla tenebra le pallide figure gravemente immobili che abitano la dimora del limbo. Poi la scena si determina, una luce nuova illumina e mette in movimento quelle apparizioni: il loro mondo si rivela ai nostri sensi.

Mi proverò d'ora in avanti a trascrivere le impressioni che questa malattia suscita in me; e non so perché mi servo di questa parola, malattia, dato che mai, per quanto mi riguarda, io mi sono sentito meglio in salute e così forte nella volontà. A volte credo raddoppiate la mia forza e la mia capacità d'agire; mi par di saper tutto, di comprendere tutto. L'immaginazione mi gratifica di delizie infinite. Questa è la prima fase; non avevo più amato per lungo tempo, credevo di averne perduto la capacità, e d'improvviso mi sento invece di nuovo vivo. Ma non perderò la ragione, perché so molto bene le motivazioni di questo mio cambiamento, che non è del tutto inatteso. Nel ricuperare quel che gli uomini chiamano ragione, bisognerebbe però rimpiangere di averle perdute, quelle delizie.

1236 Messaggi
(Offline)
6
Novembre 12, 2006 - 6:08 pm

Anno Settantaquattresimo, Hithui

La città di Tul Isra è veramente la più grande che ho visto nella mia vita, un crogiolo di razze e culture. E' la capitale del Sirayn, e secondo Tara, che vi ha vissuto per qualche settimana nel corso del suo primo viaggio nell'Harad, vi risiedono, fra dentro e fuori le mura, forse ventimila anime. Risalire il fiume nel tratto fra la biforcazione prima di Rintark e Tul Isra non è stato facile, e Badih ci ha detto che siamo stati molto fortunati a trovare tanta acqua, perché negli altri anni non è sempre così; se questa fortuna dovesse finire, saremo costretti a ricorrere alle carovaniere.

Le giornate di Tul Isra spero di dimenticarle molto presto. Il porticciolo sul fiume era una fogna, e c'erano talmente tante barche da poter camminare sull'acqua senza bagnarsi i piedi, posto che uno dei figuri che dormivano o vivevano su quelle barche non avesse deciso di saltarti alla gola e di derubarti di tutto. Badih, Ghaouti e Uluk sono rimasti sul nostro legno, assieme a Tarim che ha controllato loro e le nostre cose durante le giornate di sosta; noi abbiamo trascorso diversi giorni ospiti di una famiglia decente che Tara conosceva, sul cerchio esterno delle mura del quartiere commerciale. Ender e Arakhon si sono fatti derubare molto rapidamente dei loro averi nel corso del primo di questi diversi giorni, e abbiamo rischiato la morte o forse peggio quando un manipolo di schiavisti si è invaghito di Tara e di Suri e ha cercato di catturarli per venderli in chissà quale mercato. Suri è stato abbattuto a colpi di sacchetti di sabbia, ma si è ripreso presto, e comunque prima di cadere ha abbattuto uno degli schiavisti con un pugno tale da ucciderlo; Tara si è difesa come una furia con un lungo stiletto, ho avuto così la prova definitiva che la nostra compagna dallo sguardo da bambina può essere fonte di molte sorprese e nasconde il suo passato.

Tara e Arakhon hanno ricevuto delle lettere da Tul Harar; esiste in queste contrade una specie di corporazione di messaggeri che porta rapidamente i dispacci a destinazione, portandone più di uno e lasciandoli nelle stazioni di posta lungo le strade che i viaggiatori più probabilmente percorreranno. E' un sistema ingegnoso. Se le notizie ricevute da Arakhon sono state generiche, purtroppo crediamo tutti che non sia stato così per Tara; non si è confidata neppure con Arakhon, però è stata colpita profondamente da quanto ha letto. La sua figura minuta, avvolta negli abiti dell'Harad che ha comprato il primo giorno, è ora, con il volto velato dalla tristezza, più bella. Certo non è un pensiero gentile e non è questo un sentimento che possa rincuorarla o qualcosa che vorrei esprimerle, eppure è così. Noi tutti temiamo che, assieme alle notizie sulla guerra ormai inevitabile, sia giunto anche qualcosa di terribile, che riguarda il suo compagno o la sua famiglia, o entrambe le cose.

Arakhon è stato astuto questa volta, e grazie a dei banditori abbiamo trovato notizie precise, se non di Khalid, perlomeno del secondo gruppo che stiamo cercando; un barcaiolo di nome Yusuf ricorda molto bene di aver condotto Tuija, Eldoth e Naji assieme a otto altri avventurieri fino a un punto sul fiume nel quale si radunano le carovane. Andremo là. Il rischio è che nella ricerca Arakhon ci abbia resi troppo evidenti; ma credo che abbia ragione, dobbiamo rischiare, altrimenti il tempo lavorerà contro di noi e non troveremo Khalid e Dorgur mai più.

1236 Messaggi
(Offline)
7
Novembre 12, 2006 - 6:27 pm

Anno Settantaquattresimo, Hithui

Al punto delle carovane, ancora nulla di Dorgur e Khalid. Le strade che val la pena di prendere portano nella regione di Erim Poa e nei deserti, verso Tul Poac e poi le terre dei Sudroni e degli Easterling. Potremmo anche unirci a una carovana, ma così facendo perderemmo dei mesi. Arakhon ha quindi deciso di proseguire verso Baud Selen e Tartaust. Siamo di nuovo riusciti a superare i punti più difficili del fiume con la Baghlah, che pure è una barca molto grande; Badih però è sicuro che l'anno prossimo non sarà così, quindi per tornare ci metteremo molto più tempo e la carovana sarà la sola scelta. Presto Ender dovrà decidere se proseguire con noi o meno; aveva detto di voler ritornare a Ostelor entro l'anno, e questo tempo sta per finire.

Farah parla già l'adunaico in modo tale da farsi capire per le cose più semplici e qualcosa di più, e lavora molto oltre che a essere piacevole nella compagnia e molto preziosa per Ender che non riesce ancora a sentire, anche se comincia a capire la maggior parte dei nostri gesti e non ha difficoltà a stare con noi. Credo che Farah sia destinata a diventare una bellissima donna.

La sera scorsa Tara mi ha stupito chiedendomi di parlare della filosofia e di che cosa c'è dopo la morte. La sua mente è acuta e mi sono presto trovato con poche cose da dirle, se non di avere fede in Eru, perché egli non ci abbandonerà.

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Daywa (Tara a Tul Isra)

Ma gli argomenti di Tara sono acuti e taglienti, e ha scritto queste parole, mettendole nella rima Hathoriana che certo ha appreso da Artagora:

Mi hai detto che ero stata salvata, ma non mi hai detto da che cosa
Che cosa farò, quando guarderò a est e a ovest
Senza trovare nessuna risposta
Che cosa farò, quando non troverò nessuna risposta
Alle domande che mi faccio ogni notte
Chi verrà a salvarmi?
Chiamerò il nostro dio, pregherò e griderò il suo nome
Che cosa sarà di me, quando non ci sarai più?
Che cosa sarà di me, quando non ci sarò più?
Che cosa sarà di me, se tutti si sono sbagliati?

Tara mi ha rivelato un suo presentimento, crede che questo sia il suo ultimo viaggio, che non ritornerà più a casa. Non ho la fede di Mutamin e Khalid, né in Eru né nella bontà degli uomini, e sono rimasto in silenzio. Nello scriver questo mi rendo conto che, da un uomo che ormai tutti sanno esser stato della Teocrazia, Tara si aspettava forse di più.

1236 Messaggi
(Offline)
8
Novembre 12, 2006 - 6:35 pm

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

I sali essenziali de' gli Uomini possono essere
in tal guisa preparati e conservati, che un
Uomo d'ingegno custodisca nel suo Studio
un'intera stirpe, una discendenza, e a suo piacimento
possa resuscitare la Forma a lui perfetta d'un Uomo
dalle relative Ceneri. In virtù dell'Istesso
procedimento un filosofo può, senza macchiarsi di
criminale negromanzia, richiamare alla vita
uno qualunque dei suoi predecessori, facendolo sorgere
da' sali essenziali e dalla polvere in cui il corpo fu
a suo tempo consumato

Mi sembra adesso quasi impossibile che non fossi riuscito a capire le implicazioni di questo passaggio di Unnath Edril quando l’avevamo ritrovato a Ostelor, nella scatola di legno di Imrazor. La soluzione mi è venuta in mente in un momento, da sola, due notti fa.

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Farah

Tale coincidenza è più facile a essere intuita che enunciata chiaramente. Comunque sia, credo che l’immaginazione umana non ha inventato nulla che non sia vero in questo o in un altro mondo, e non posso dubitare di ciò che ho visto distintamente. La bambina è ingenua, la sua anima non è ancora macchiata dalle disillusioni e dalla miseria degli uomini e delle donne che essi incontrano una volta cresciuti; non ha avuto alcun timore, mi ha aiutato senza capire e senza chiedersi perché, e il suo gesto è stato spontaneo e sincero, cosa che dà ancora maggior valore all’insieme e rende la formula di Unnath ancora più potente in queste circostanze.

Sono parte di un disegno, un disegno di un dio. Non è possibile che sia diversamente; prima gli eventi di Vaisala e la scoperta della Grande Razza, poi l’incontro con Ar Venie, adesso questo viaggio assurdo, le cose stesse capitate a Khalid sono assurde. Impossibili. Talmente assurde e impossibili, però, che mi ritrovo qui, in mezzo a una terra lontana e straniera della quale non so niente, una terra che mi avvolge con i suoi misteri e mi spaventa. E in questa terra pure trovo tutti gli elementi menzionati da Unnath: questi elementi vengono a me senza che io li cerchi.

Possiedo adesso tutto quello che occorre, il rito è semplice nella sua filosofia e, come dice il testo, non è corrotto. Non sarà necessario ricorrere alla negromanzia, della quale peraltro nulla comprendo o conosco. Posso farlo in qualsiasi momento, con la coppa che ho trovato a Tul Isra, ma dovrà essere lontano dal sole, il sole la brucerebbe; in pochi attimi, lei sorgerà dalla sua polvere.

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Shuzgam, la strega

Quello che accadrà dopo averla richiamata in vita, se decideremo di farlo, è un totale mistero. Lo spirito di Shuzgam potrebbe prendere qualsiasi forma, non necessariamente quella di un nuovo corpo tale e quale il suo originario, perché sono convinto che Shuzgam non sia stata che l’ospite di un’essenza più antica. Quindi potremmo anche trovarci di fronte a un mostro assetato del nostro sangue e delle nostre anime; Ender e Mutamin inorridiscono all’idea stessa che Shuzgam viaggi con noi, si coprono le orecchie quando parlo, e vorrebbero distruggere tutto. Non so perché, ma sono sicuro che, se dovessimo alla fine usare la formula di Edril, sarebbe un bene; cerchiamo Khalid, però Khalid si trova per sua e nostra sfortuna in terre dove sono cose molto pericolose, e se non le incontreremo all’andata, saranno sulla nostra strada al ritorno, perché Anysa ci troverà. Fosse anche solo per il nostro odore, lei ci troverà, e, non per colpa sua, ci ucciderà. Sono altrettanto sicuro del fatto che pagheremmo cara questa decisione, con molto dolore e acuta sofferenza, perché Shuzgam non è il male ma, in sé stessa, non è affatto il bene.

Sento in me due uomini, e credo ormai che sia per via del rubino. Quando viaggio sulla barca la dualità è ancora più forte, e di questo, fuor di ogni dubbio, ciò che resta del potere di Shuzgam è responsabile, perché è dalla notte del sogno, cioè dalla prima volta in cui ci siamo toccati, che sono così. Il rubino ci ha permesso di essere una cosa sola per un certo tempo e il concorso di tre anime, delle quali una così antica e superiore, ha posato un germe misto in due corpi mortali che pure loro presentano alla vista e nel sentimento delle similarità. Sono alcune volte spettatore e alcune volte attore, chi parla e chi risponde. Sono l’uomo, mi dico, o la donna? In ogni caso, l’altra metà di me non mi è ostile, posso anzi fidarmi ciecamente di lei ed è la sua forza a rendermi più forte; vorrei solo poter essere sicuro che, mentre la sua forza fluisce in me, non si riversino in lei le mie debolezze.

Ma ormai è tardi per piangere su ciò che è accaduto e se non avessi fatto così Suri sarebbe ormai perso nell’oblio e nelle braccia di Shuzgam. Lottiamo contro lo spirito fatale, lottiamo contro dio in persona con le armi della tradizione e della scienza. Comunque i nostri nemici agiscano nell’ombra e nella notte, io esisto, noi esistiamo, e per vincerlo abbiamo tutto il tempo che ancora ci è concesso di vivere sulla terra.

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

Questa sera sognerò. Sognerò di lei, della mia bianca regina, e mi perderò di nuovo fra le sue braccia.

1236 Messaggi
(Offline)
9
Novembre 19, 2006 - 7:18 pm

Anno Settantaquattresimo, Hithui

Siamo andati ancora verso ovest per diverse leghe, ma siamo anche tornati indietro. Con questo tipo di barca, comunque, abbiamo già visto che non si può navigare oltre la metà della distanza fra Rintark e Baud Selen, a meno di non attendere, di giorno in giorno, che il livello dell'acqua cresca, e comunque ci sarebbero dei punti pericolosi. Ender ha proposto di trasportarla, e nel suo non dice una cosa sbagliata, ma la Baghlah è troppo grande e troppo pesante e non sarebbe possibile, servirebbero quindici uomini. Con altre barche, più snelle e piatte sul fondo, si può andare avanti, ma non con la nostra.

Gli uomini scuri di pelle che avevano cercato di prenderci a Tul Isra sono tornati, e in forze; due notti fa ci hanno attaccati nella locanda di Nabi. Li abbiamo sconfitti rapidamente, non riesco ancora a farmi ragione del fatto che non ho avuto paura di loro e di come ci sia stato possibile domarli così presto. Solo tre di loro, il loro capo e altri due, sono scappati. Questo capo, Kabeer, potrebbe tornare a cercarci, ma non penso che lo farà; non ha più nessuno, è rimasto quasi da solo e avrà altro a cui pensare. Vecchie vendette e conti da regolare non mancheranno in queste terre così come non mancano in Ostelor.

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Kabeer, il capo dei predoni

Arakhon ha venduto quelli rimasti vivi come schiavi, e Massoud ha organizzato un grande banchetto e una festa in nostro onore, con danze e musiche. Adesso, quando ritorneremo verso est, sul corso del Siresha, o passeremo in punti nei quali ci siamo già fermati, la nostra fama ci precederà di certo. Ci chiamano tutti per nome qui a Rintark, ci riconoscono; siamo quelli che hanno ucciso la strega del deserto e sconfitto Kabeer e i suoi venti predoni, e ogni giorno che passa diventano dieci di più. Siamo quelli che hanno salvato Helal, la figlia di Nabi, e che hanno onorato le nozze di Massoud con la presenza di un principe dell'Harad, della sua moglie dalla pelle di luna e di un grande condottiero Valdaclo. Non è una cosa buona.

Arakhon ha deciso di lasciare qui la Baghlah con Ghaouti, Badih e Uluk. Massoud e Nabi sorveglieranno loro e le nostre proprietà, anche se, con quello che Arakhon ha dato a Badih, non credo proprio che i nostri servitori cercherebbero un altro padrone. Continuiamo la marcia con questi cammelli che abbiamo comprato e pagati cari, lungo la strada che segue il Siresha e che porta verso Tartaust. Ciascuno di questi cammelli, qui, vale quanto una bella schiava di pelle bianca e forse di più. Le schiave, nelle ultime notti le ho desiderate, perché non ho mai pensato che fosse prudente seguire Arakhon nei bordelli e non ho una donna da tantissimo tempo. Ho avuto persino dei pensieri, e tanti, su Tara che pur minuta e quasi priva di forme in questo deserto diventa bella e morbida come la regina dei miei sogni.

Abbiamo accantonato l'idea che Khalid prima, e Tuija che lo segue poi, possano essere andati verso nord, attraversando i deserti di Erim Poa e verso Evepoa o Tul Poac. Non c'è ragione che possa averlo portato in quelle lande, e se dovesse scappare non correrebbe un rischio così grande. Rimane quindi Tartaust, e ogni giorno di marcia verso Tartaust ci avvicina a quello che era stato il regno di Akhorahil. Tartaust è a pochi giorni da Ny Chennacat, o meglio da quello che resta di quell'immensa fortezza.

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

Nelle cronache di Phorakhon sta scritto, con riferimento alla lotta del condottiero Gilniraman contro il potente Re Tempesta, nella Seconda Era:

In un batter di ciglio i Signori del Drago e i generali del Tenebroso avvolsero l'esercito di Gilniraman come fiamme d'un fuoco inarrestabile, un fuoco che consumò i corpi dei capitani venuti dall'Ovest così come il terrore consumò l'esercito che fino ad allora era stato vittorioso. Tutti fuggirono come animali davanti alle orde del Re Tempesta, senz'altro pensiero che la salvezza. Fuggirono verso nord e verso est. A migliaia morirono di sete nel tentativo di attraversare i deserti senza l'aiuto delle guide. Per disperazione, dove trovarono gente, uccisero e incendiarono, ma pensarono soprattutto alla fuga. Finché, alla fine, nessuno di loro rimase sulle terre del Chennacat. Furono dispersi come polvere davanti ai turbini del vento.

Certo le genti del Chennacat hanno motivi per temere non solo le leggende del Re Tempesta ma anche i Numenoreani, i Valdacli e i loro discendenti, o almeno dopo tanti secoli perlomeno di fuggirli. Se Arvenie ha mandato Tara qui nel Chennacat assieme a suo fratello per scoprire se veramente i servi di Akhorahil si sono risvegliati, allora lei insisterà per muoversi oltre Tartaust, fra le montagne.

[size=2](disegno di Elizabeth Danforth)[/size]

Timezone del forum:Europe/Rome
Tutti i Feed RSS Visualizza Statistiche
Moderatori:
Tuija
Top Poster:
Buzz: 289
Rinil: 63
Reds74: 38
corian: 34
Nuovi Iscritti:
Statistiche Forum:
Gruppi:9
Forum:49
Discussioni:1138
Messaggi:5709

 

Statistiche utente:
Ospiti: 1
Utenti: 128
Moderatori: 1
Amministratori: 5
Numero più alto di Utenti Collegati: 292
Attualmente Online:
Ospite(i) 22
Attualmente su questa Pagina:
1 Ospite(i)
TRIESTE.news @ direttore responsabile e giornalista
Vai alla barra degli strumenti