“E così, signora" , disse Artagora, " Tenendo l’avversario valorosamente a distanza con la mia lancia, continuai a correre attorno all’albero. Certo, se l'uomo fosse stato più scaltro e se l'avesse afferrata invece di tentare di colpirmi, o se l'albero fosse stato meno grosso, non sarei qui a raccontarvelo, ma come vedete sono davanti a voi, e alzo questa coppa alla sua memoria. Alla memoria del gigante dalla testa vuota!”
“Alla memoria, e alla vostra salute!" , esclamò Ar-Venie ridendo. "Ah, Artagora, che cosa faremo senza di voi quando ritornerete nelle vostre terre. Ormai ci siamo talmente abituati alla vostra arguzia e al vostro spirito che vi consideriamo quasi parte della casa”
Arakhon, nel sentire le parole di Ar-Venie, sollevò la testa dal grande vassoio di porco arrostito con mele, patate e miele, e guardò Artagora in cagnesco, poi decise che in fondo l'ossuto filosofo non rappresentava un grande pericolo, e tornò a concentrarsi sull’arrosto e sul vino mentre Tara lo guardava con riprovazione. Ar-Venie, ostentando indifferenza nei confronti della scortesia del fratello, gli versò dell’altro vino e sollevò la sua coppa.
“All’arguzia di Artagora, allora, Arakahon. Ad Artagora, alle sue storie!”
"Viva" , disse Arakhon smortamente, con la bocca mezza piena, e tornò sull'arrosto.
Tutti brindarono. Ar-Venie, finito il vino, poggiò la coppa e si rivolse a Ciryaher. Il medico era stato molto loquace quella sera; aveva suonato, cantato e scherzato con tutti. Ad Artagora però non erano sfuggiti i cenni d'intesa fra Tara e Ar-Venie, e le parole scambiate sottovoce.
“La vostra, però, maestro Ciryaher, è una storia che non ho ancora sentito” , disse Ar-Venie.
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Ciryaher
“La mia? Ahm, eccellenza, vi assicuro che è tutt’altro che interessante. Non c’è nulla di particolare nelle vicende di uno studioso con poca fortuna...” , rispose Ciryaher sorridendo.
“Via, Ciryaher. Tornate dalle Colonie assieme a mio fratello e a un filosofo di Hathor. Mi si dice che là, nelle Colonie, siete vissuto ospite di Vaisala, che eravate medico del legato Aldor, che studiavate con il saggio Intillamon, e addirittura che avete viaggiato in quelle terre selvagge assieme a un elfo, fino a una mitica città nascosta nel ventre della terra". La voce di Ar-Venie si era fatta incalzante, il suo sguardo più deciso; l'interesse di Arakhon, che aveva evidentemente riconosciuto il cambiamento nella sorella, si era ridestato, e il contorno di patate era rimasto là a raffreddarsi.
"Fama immeritata, eccellenza" , abbozzò Ciryaher. "Sapete come vanno queste cose In realtà non ero il medico di Aldor, ma solo uno degli apprendisti; altri erano migliori di me ed avevano giustamente meritato di aver l'onore di servirlo..."
Ar-Venie lo interruppe; Tara, ora, era più vicina alla porta. "Mi hanno raccontato che in Azrubel e verso l’interno dei boschi di Vaisala siete stato accompagnato da una fanciulla dalla chioma corvina e dagli occhi di ghiaccio, di nome... di nome?”
“Anysa, eccellenza. Ma vi è un errore, non si trattava di una mia compagna di viaggio, ma della figlia di un caro amico. E tutto il resto non è stata che una continua e ricorrente combinazione, una combinazione”.
“Il titolo di eccellenza di certo non mi compete, mastro Ciryaher; signoria andrà bene per voi. Ma continuate, ve ne prego. Siamo certi che sulle combinazioni avete molta esperienza. Combinazioni e codici...”.
“Signoria graziosissima, come vi dicevo non c’è nulla di interessante nella mia storia. Codici, combinazioni, matematica, tutto ciò è molto lontano da me, più affine di certo alla filosofia del maestro Artagora. Sono invero molto contento di essere di nuovo a Ostelor...” .
“Mancavate da molto tempo, Ciryaher?”, chiese Tara.
“Diversi anni, si” . Ciryaher, ora, era evidentemente a disagio.
“Senza dubbio siete uno studioso, un naturalista, oltre che un’eccellente musicista" , disse la giovane. "Solo un naturalista, uno studioso che ama il mondo, poteva scegliere un luogo selvaggio come Vaisala per gli anni migliori della sua vita” , aggiunse Ar-Venie.
“Un’eccellente opportunità, signoria. Un’eccellente opportunità. Sono stato molto fortunato a poter cogliere l’opportunità di viaggiare con il sire Aldor fino a Vaisala e alla sua deliziosa baia. Vi dimorano creature stupende; le foche bianche, ad esempio. E molto spesso su quelle spiagge si trova l’ambra grigia...”
“Ma Ciryaher, vi confondete" , disse Ar-Venie. "Voi eravate nelle Colonie già prima dell’arrivo del legato Aldor. Forse già da prima degli anni brutali della teocrazia di Nam Gothmol? Da prima dell’anno Trentasei?”
“Ecco, non ricordo bene in questo momento. E’ come... ho un pò di confusione in testa, confusione nella mia memoria. Purtroppo mi capita da quando, sulla nave, ho battuto la testa. Si, si, avete ragione, in realtà ero nelle Colonie già prima dell’arrivo di Aldor. Ma non così tanto tempo, no...”
“Sono stati veramente anni molto duri per Ostelor, maestro Ciryaher" , disse Tara. "Io ero una ragazzina allora ma i vecchi lo raccontano spesso. Spettacoli perversi, tortura in pubblico, esecuzioni, roghi. Tutto in nome della vittoria finale, della vittoria giusta".
"Eravamo diventati insensibili alle grida delle vittime, al sangue sui ceppi e all'odore dei fuochi" , disse Ar-Venie. "Voi dovreste avere la mia età. Ricordate, Ciryaher?"
"Ma, signoria, capisco bene. Ma, purtroppo, signoria, io non sono..."
"Io ricordo" , continuò Ar-Venie. "La morsa del culto Namatiano sulle nostre terre era così forte che Ostelor fu l’unica a resistere fino alla fine, l’unica a reagire alle rivolte che nelle altre città del Dominio avevano fatto crollare la Teocrazia. La chiesa a Ostelor resistette fino al Cinquantotto, l’anno in cui i sacerdoti furono bruciati sulla rocca”.
"Sacerdoti, Cinquantotto. Credo di aver sentito parlare di questo. Certo alcuni di loro avevano malizia... si, malizia. Non tutti però, penso, come in tutte le comunità di questo nostro mondo..."
“C’erano alcuni preti dissidenti all’interno della chiesa, si" , disse Ar-Venie. "Non meno colpevoli, indubbiamente, ma più illuminati. Queste voci dissidenti nel Cinquantacinque inviarono una petizione formale al re di Gondor per chiedere la rimozione di Unath Edril, il capo dell'ordine. Molti dei dissidenti poi scomparvero. Uno forse raggiunse Vaisala”.
Arakhon ora sedeva stupito e attento, i gomiti appoggiati sul tavolo. Artagora era in un angolo, senza parole; Ar-Venie in piedi accanto al fuoco.
Ciryaher prese una coppa; sorseggiò un pò del buon vino rosso della casata, e poi parlò.
“Non c’è molto che io debba aggiungere, signoria. Le vostre spie vi hanno detto già quasi tutto. Siete molto bene informata”.
“Perché nascondete il vostro passato, Ciryaher?" , disse Ar-Venie. "In fondo eravate forse dalla parte giusta”.
“No, signoria. Mi attribuite un coraggio e un’intraprendenza che non ho. Che non ho mai avuto. Che non credo avrò mai" , disse lui. Si sedette, e distolse lo sguardo. "Sapevo che i dissidenti sarebbero stati perseguitati, e che Unath Edril li avrebbe stanati uno per uno; sapevo anche, però, che la petizione avrebbe raggiunto Gondor e che tutto sarebbe finito nel sangue. La teocrazia a Ostelor sarebbe caduta così come stava succedendo dappertutto, dopo la guerra a nord. Non c'erano altre cose, solo questo sarebbe potuto succedere" .
"E cosa accadde, Ciryaher?", chiese Ar-Venie.
"Non riuscivo a decidermi. Allora ero un sacerdote giovane; la mia musica piaceva a Edril e alla sua famiglia, ero abbastanza spesso a casa loro. Vedete, Unath Edril aveva un padre... senza dubbio avrete conosciuto molti altri con questo problema" . Il tentativo di battuta di Ciryaher cadde nel vuoto; solo Arakhon ebbe un cenno di risata, subito soppresso. Ciryaher continuò.
"Quello di Edril però era un problema più grande; era suo padre, Ahad, che ispirava i suoi atti. Era un uomo crudele, vizioso. Mi convinsi di dover fare qualcosa.
Una sera preparai del vino speziato. Dopo aver suonato per loro il liuto, restai vicino al grande tavolo, e scambiai la coppa di Ahad con la mia.
Unath Edril però, oltre che un padre, aveva anche una moglie e una bambina, Zinath. Mai avrei potuto pensare che Ahad avrebbe offerto vino della sua coppa alla bambina" .
Ciryaher bevve ancora un sorso. "Rimasi là a guardarla mentre lo beveva, così come faccio io oggi. Ero terrorizzato; non riuscivo a fare niente. Sapevo che la spezia ci avrebbe messo un pò; sapevo anche come vincerla, avevo le mie polveri. Sono bravo con le spezie e le pozioni. Potevo fare qualcosa. Non feci proprio neanche un gesto.
Non ebbi il coraggio. Me ne andai via con una scusa prima che succedesse. Il giorno dopo capii che era accaduto qualcosa di tremendo, perché Unath Edril fece cose terribili, fece bruciare vivi molti dei suoi stessi servi. Mi rasai i capelli e mi vestii da popolano, e scappai al porto. Spesi una parte dell’oro che avevo per lasciare Ostelor.
Mi portarono nelle Colonie; con il resto dell’oro, mi feci passare per un medico e un naturalista come avete detto voi, e provai a ricominciare. Non avrei mai immaginato che a Vaisala succedessero le cose che sono successe. E non avrei mai pensato di tornare a casa. Non così”.
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