[SIZE=2]Dopo il rovesciamento degli equilibri nelle regioni occidentali del Grande Harad e gli sconvolgimenti portati dalla caduta di Mordor e dalla dissoluzione dell’esercito del Drago del Sud, nonché dalla scomparsa di tutti i centri di governo collegati all’influenza di Akhorahil o all’Alleanza dei Valdacli, il ‘Tarb’ (capo) che finalmente raggiunge il vertice del potere e riesce a unificare le genti del Sirayn e i ‘Maubezin’ (l’Assemblea di Tul Harar) è Zayed. [/SIZE]
[SIZE=2]Uomo di umili origini, ma di intelligenza e capacità militari molto superiori alla media, aiutato da eccellenti consiglieri nella prima parte della sua ascesa come ‘Balabett’ (governatore) egli si preoccupa soprattutto di rafforzare i confini settentrionali e orientali di Tul Harar attraverso una serie di alleanze e perciò, per lasciare questa parte della regione in mani fidate, nomina governatore della stessa il fratello Sayed, favorendo la pace con le tribù Easterling attraverso matrimoni e incrementando gli scambi di doni e il commercio con Morija - cosa nella quale riesce anche grazie al contributo delle potenti famiglie dei Valdacli di Arpel e Ostelor.[/SIZE]
[SIZE=2]Sayed muore nell’anno 73 della Quarta Era, e a lui succede il figlio sedicenne Shamat, troppo giovane e inesperto per reggere il territorio in vece dello zio; Shamat a questo punto non è l’uomo adatto a ricoprire la carica di ‘Balabett’ presso gli Easterling ma le notizie che continuano a giungere da est e da nord sono buone e Zayed, che ha iniziato egli stesso la sua ascesa molto giovane, non ha motivo di dubitare del nipote, che è peraltro apertamente appoggiato da Sarikhan, potente capo nomade, e dalla regina Naiman di Mo-Rhun, che governa la parte centrale del continente oltre i Grandi Deserti.[/SIZE]
[SIZE=2]Nell’anno 74, dopo la tragica morte dell’amico-avversario Yafai Mobarek, Zayed è sufficientemente potente e indipendente da riuscire a controllare i ‘Maubezin’, ed ordina di riarmare l’esercito. I territori occidentali del Chennacatt sono più turbolenti che mai, con le forze di Tul Harar che cercano di imporre la pace e le leggi della costa contro potentati locali dichiaratisi indipendenti e contro i governanti delle città di Tul Isra e di Tartaust; Zayed, uomo di legge e d'ordine, sogna di riunificare il Grande Harad sotto l’unica bandiera del ‘Mezin Tarb’. Inoltre, da ovest, attraverso messaggeri fidati, giungono notizie inquietanti, orribili eventi sono capitati persino all’interno delle mura di Tul Harar, e Zayed teme che forze oscure si stiano risvegliando in Ny Chennacatt e che armate d’Orchetti siano pronte a travolgere Tul Isra e l’intera regione dei Due Fiumi, per arrivare fino al Golfo di Ormal. Un’alleanza con Ostelor, con la ricca famiglia Eshe, gli viene proposta tramite i familiari di Mobarek, e Zayed accetta, ma Ostelor è una città ormai assediata dal nemico – la sua gloria, scomparsa; il suo esercito, distrutto – e poco egli spera di ottenere, se non un futuro beneficio economico.[/SIZE]
[SIZE=2]Nell’autunno del 75, però, poco dopo la partenza della sua amante Egaewe, una donna di origini Numénoreane, molto influente e sostenitrice della pace, contro il parere di alcuni dei suoi stessi consiglieri (che gli rammentano come Tul Harar sia sempre stata vittoriosa proprio perché nessun condottiero ha mai marciato fuori da essa), e poco dopo aver ricevuto la visita di un influente di Rò-Mollò, sentendosi più forte a seguito di nuova e più ampia alleanza con i Valdacli e della conferma del supporto della regina Naiman, nonché sdegnato per gli atti di violenza compiuti da alcuni notabili di Tul Isra contro i nomadi Amazigh e forse ulteriormente motivato da altre notizie riferitegli dai Valdacli e che riguardano Ny Chennacatt, Zayed decide di muovere con 40.000 fanti e 20.000 cavalieri contro Tul Isra stessa, e di dirigersi poi a Tartaust per imporre nuovamente la legge, grazie ad un forte contingente di imbarcazioni e marinai messo a sua disposizione da Arbanath, capitano Valdaclo. [/SIZE]
[SIZE=2]I cittadini, sempre coraggiosi quando sono lontani dal pericolo reale, dopo aver dichiarato fiduciosi che avrebbero provveduto da soli a difendere la loro terra dalle incursioni di un nemico presuntuoso e oltraggioso che vuole ridurli in schiavitù, si sciolgono alla vista dei Valdacli e la resistenza di Tul Isra nei territori dei Due Fiumi è inconcludente. Gli Amazigh danno man forte a Zayed bloccando le carovane e respingendo le avanguardie di Tartaust verso ovest, e tutto sembra volgere al meglio. La flottiglia di barche di Arbanath è al sicuro, bene attestata e molto avanti sul fiume Siresha.[/SIZE]
[SIZE=2]Ciò che Zayed non immagina è che suo nipote Shamat è stato assassinato e che la regina Naiman ha dato ordine di muovere guerra contro di lui, tradendo l’alleanza. 50.000 fanti e 50.000 cavalieri e carri Easterling di Mo-Rhun, dopo aver aggirato alcuni contingenti di esploratori inviati alla ricerca del cultista oscuro Zalarit, stanno arrivando da nord, diretti contro la cavalleria Sirayn e contro Tul Harar priva di difese.[/SIZE]
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[SIZE=2]Buon Minejad. [/SIZE]
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[SIZE=2]Che sia il fresco della sera a farvi fare ottimi affari.[/SIZE]
[SIZE=2]Il tempo della mia permanenza a Morija si allunga e si profilano nuovi affari e nuove rotte commerciali. Contattate la famiglia Mobarek ed intercedete tramite loro per la costruzione di nuove navi da guerra, più grandi, più veloci, più forti. Dei catamarani armati.[/SIZE]
[SIZE=2]Costruite una villa bellissima per la mia Niasi con una torre alta e robusta. Assumete uomini, carpentieri, fabbri, astronomi, falegnami, soldati, marinai, filosofi, cavalieri, strateghi, generali, matematici.[/SIZE]
[SIZE=2]Dobbiamo diventare forti ed avere gente fidata al nostro servizio. Non vogliamo nessuna guerra, perché la guerra porta il vuoto. Ma voglio che si sappia che saremo pronti per aiutare la città.[/SIZE]
[SIZE=2]Tul Harar è una città bellissima. Adoperatevi per mantenerla tale. Continuate con regolarità a fare commerci come vi è stato indicato e se migliorano incentivate i nostri uomini, con dei premi due volte all’anno.[/SIZE]
[SIZE=2]Quando la casa sarà pronta voglio che facciate una grande festa, la più grande mai vista, con inviti ufficiali per Zaid, i parlatori, nobili, mercanti, circensi.[/SIZE]
[SIZE=2]Continuate a riscuotere, non fate troppo credito, pagate regolarmente ogni mese i nostri debiti. Mandate una nave con cereali a Ostelor a Sha Bla amministratore della nobile famiglia Eshe.[/SIZE]
[SIZE=2]Arriveranno delle navi. Date un decimo del valore del carico a Zaid in maniera pubblica per la città di Tul Harar. Date un altro decimo alla famiglia di Mobarek. Continuate a pagare per le ricerche di Niasi.[/SIZE]
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[SIZE=2]Saprò ricompensarvi.[/SIZE]
Buon lavoro
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[SIZE=2]Arakhon Eshe[/SIZE]
[SIZE=2]La Prima Battaglia del Grande Harad[/SIZE]
[SIZE=2]All’inizio di novembre dell’anno 75, dopo alcuni scontri di poca importanza con popolazioni nomadi Easterling giunte da nord, Zayed è accampato con le sue truppe (principalmente fanteria e cavalleria leggera, e arcieri di Tul Harar) sulla riva orientale del fiume Maudar, in prossimità della confluenza con il Siresha, non lontano dalla cittadina di Rintark. [/SIZE][SIZE=2]L’intenzione di Zayed è quella di proseguire rapidamente verso occidente approfittando dei mesi invernali, che rendono più facile la navigazione; le imbarcazioni raccolte dal capitano mercenario Arbanath potrebbero consentire di raggiungere Tartaust in poche settimane e il ‘Tarb’ (capo) di Tul Harar non intende concedere ai suoi avversari altro tempo prezioso.[/SIZE]
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[COLOR=navy]Arbanath, capitano dei Valdacli[/SIZE][/COLOR]
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[SIZE=2]L’Assemblea di Rintark, però, temporeggia di fronte alle richieste di Zayed; concedere libero passaggio ai soldati di Tul Harar equivarrebbe, per i ricchi mercanti della Terra dei Due Fiumi, a un riconoscimento implicito dell’autorità del ‘Mezin Tarb’ (capo dei capi), e all’interruzione dei loro fiorenti commerci con il Chennacatt – mentre, per contro, poco o nessun vantaggio verrebbe da un’alleanza con l’est. I cittadini di Rintark, inoltre, non sono in buoni rapporti con gli Amazigh, gli ‘uomini liberi', nomadi del deserto schieratisi al fianco di Zayed.[/SIZE]
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[SIZE=2]Zenaran di Rò-Mollò[/SIZE]
[SIZE=2]Mentre l’esercito di Tul Harar si trova sul fiume Maudar, le vedette dei picchetti e gli esploratori che ritornano da est e da nord riferiscono a Zayed di un portento: grandi creature alate, simili ai draghi delle leggende del Re Tempesta e dell'esercito del Drago del Sud, sono state viste nei cieli, dirette verso l’antica fortezza del Nazgul. L’Ombra sta tornando: la popolazione dei villaggi, colta dal terrore, si è rifugiata nelle case, e molte carovane hanno fatto ritorno a est in fretta e furia abbandonando parte delle loro merci.[/SIZE]
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[COLOR=#000080]Thabaya di Zambra[/COLOR][/SIZE]
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[SIZE=2]Zayed è intimorito; Zenaran di Rò-Mollò, nobildonna dei Valdacli che ha assoldato i mercenari di Arbanath e spinto Zayed stesso a muoversi verso Tartaust e verso Kirmlesra anticipando di molto i tempi, è convinta che l’apparizione dei draghi sia un terribile presagio. Da sempre, nei millenni, Tul Harar ha conservato la sua indipendenza affidandosi alla forza delle sue mura; per la prima volta dopo secoli invece il ‘Tarb’ di Tul Harar ha portato il suo esercito a ovest, ma ora le sue convinzioni vacillano, tanto più che un messaggero porta a Zayed una lettera di Arakhon Eshe, ‘Re dei Valdacli’, nella quale lo si esorta a fermarsi e ad attendere. Zenaran e Thabaya, principe di Zambra, implorano il ‘Tarb’ di proseguire subito oltre il Maudar ignorando la lettera che definiscono un trucco del nemico; Zayed sembra cedere alle insistenze di Zenaran, ma mentre lei aggira la cittadina di Rintark da sud, ha un ripensamento, e ferma i suoi soldati appena oltre il fiume. [/SIZE]
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[SIZE=2]Joiya del Fuoco Segreto[/SIZE]
[SIZE=2]Mentre Zenaran, che è accompagnata da Shah Jawahir e Shah Qadir, maghi e sapienti di Tyarett e Tul Isra, sta scrivendo un messaggio con il quale chiede a Zayed di raggiungerla immediatamente, le urla della battaglia si levano dall’oasi di Qadiq, poco più a ovest, e dense nubi oscurano il cielo. Le avanguardie di Tul Harar sono entrate in contatto con un nemico che le ha travolte, sterminando gli Amazigh, che avanza velocissimo verso gli accampamenti di Zayed ‘portando con sé le schiere dei Morti e il sangue’, e che i pochi esploratori scampati, in preda al terrore, non riescono a descrivere in nessun modo preciso. [/SIZE]
[SIZE=2]Zenaran di Rò-Mollò sa che cosa sta per affrontare; eppure, affidando il suo cuore e la sua anima alla misericordia dei Valar e alla memoria di Nindamos, non esita un attimo.[/SIZE]
[SIZE=2]Anche questa Prima Battaglia del Grande Harad, come le altre che seguiranno, è uno scontro giocato con il regolamento di 'Warhammer Fantasy Battle'. [/SIZE]
[SIZE=2]Si affrontano due eserciti da 2250 punti: le forze dell'Oscuro (Re dei Sepolcri), generale delle quali sarà questa volta Sievel, e i mercenari di Zenaran (una maga molto potente) e Arbanath mercenario dei Valdacli, con generale Ovoloff, rappresentati da un roster dell'Impero nel quale abbiamo integrato due Lanciarazzi (essendo in contatto con l'Est, gli Haradani di Tul Harar, nella Quarta Era, hanno appreso ormai i principi della polvere da sparo per quanto le loro macchine da guerra siano ancora rudimentali). Arakhon e il drago Nailò, ancora impegnati a Ny Chennacatt, non giungeranno in tempo.[/SIZE]
[SIZE=2]Svolgendosi la battaglia nel deserto, gli elementi scenici saranno ridotti al minimo (due soli elementi).[/SIZE]
[SIZE=2]Il roster dei Valdacli:[/SIZE]
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[SIZE=2](il roster dell'Oscuro naturalmente rimarrà segreto fino all'ultimo momento ).[/SIZE]
[SIZE=2]Unica concessione all'ambientazione nella Terra di Mezzo: gli Ierofanti e i generali dei Sepolcri pur mantenendo tutte le loro caratteristiche andranno visti in realtà non come non-morti, ma come Servitori del Fuoco Segreto di Malkora (del culto al quale appartiene Ba Zalarit, quindi) - mentre i non-morti saranno veramente non-morti, principalmente Amazigh e soldati di Zayed uccisi dagli incantesimi dei Servi dell'Ombra. Mentre, dal lato dei soldati di Tul Harar, naturalmente i cavalieri non avranno le pistole a ripetizione e i fucili dell'Impero, ma corte lance da battaglia e balestre che ai fini del gioco avranno lo stesso effetto.[/SIZE]
[SIZE=2]Vincerà l'Ombra, o trionferà la Luce? La parola ai due generali e ai dadi ...[/SIZE]
"Elen sìla lùmenn' omentielvo" ...il tempo degli Elfi non è finito. Ai Porti Grigi c'è ancora una nave che attende e solo quando tutto sarà compiuto potrà lasciare queste sponde.....e condurci verso bianche spiagge. Esisteva un'alleanza tra Elfi ed Uomini...siamo qui per onorare questo patto!
Il mio perdono ai Valar è vicino, ora sarà Mia la scelta di lasciare il re di Ardor per unirmi alla volontà Umana della ricostruzione.... - ti cerco mio condottiero 'puro'... - Morgil nato 3078 anni orsono ed ancora non-morto sul continente della Terra di Mezzo, colui che fu "perdonato" dal Re dei Fuina.
[SIZE=2]Più di quattromila uomini lasciarono gli accampamenti del Maudar, pronti alla battaglia sotto il vessillo di Zayed e Zenaran. Ben duemila erano arcieri e balestrieri, che in gran parte indossavano la livrea verde e nera dei Valdacli di Arbanath e portavano sul braccio destro lo stemma di Hyarrostar. Erano mercenari, ingaggiati nelle Colonie Orientali per la loro abilità, e molto stimati. Assieme a loro marciava un migliaio di fanti, ai quali si aggiungeva un altro migliaio di cavalieri guidati da Thabaya di Zambra.[/SIZE]
[SIZE=2]Un piccolo convoglio di pesanti carri aveva trasportato le macchine da guerra, che avevano bisogno delle attenzioni di oltre un centinaio di genieri di Tul Harar, gli unici che sapessero come montare e mettere in funzione quei giganteschi apparecchi in grado di lanciare canne cave ricavate dall’anima più compatta dei fusti di tasso, che avevano rigide penne di cuoio inserite in tagli praticati nel legno nel senso della lunghezza e tenute ferme da refe e colla, ed erano piene di una polvere dal forte odore di zolfo. Una volta accesi si alzavano con un grande fischio e portavano contro il nemico, a una distanza superiore alla gittata di un arco, un contenitore simile a un piccolo barile di birra, e là scoppiavano. Zayed ne aveva acquistate sei, da un fabbricante orientale; erano rare, costose e, a giudizio di Arbanath, poco affidabili mentre i vecchi apparati meccanici funzionavano abbastanza bene, ma Zenaran ne era rimasta affascinata ed aveva riportato a Zayed una voce secondo la quale macchine simili, chiamate ‘cannoni’, erano state portate a sud dalle navi di Gondor, ed erano state usate contro i Valdacli.[/SIZE]
[SIZE=2]~[/SIZE]
[SIZE=2]Si lasciò andare riverso sul morbido tappeto, mentre lei continuava a baciarlo e ad accarezzarlo con una devozione appassionata, dimentica di tutto. Zayed rispose ai suoi baci e poi, con un’ultima carezza, si separò da lei e si alzò. [/SIZE]
[SIZE=2]“Dormi con me, ti prego”, gli disse Zenaran.[/SIZE]
[SIZE=2]“Non posso. I miei uomini devono trovarmi domani nella solitudine che precede la battaglia. Le sentinelle che lasceranno l’ultimo turno di guardia dovranno sapere che hanno vegliato nella notte la solitudine del loro capo. Ci rivedremo preso, porterò i guerrieri a ovest come mi hai chiesto. Addio per ora, Zenaran. Se dovessi morire sul campo di battaglia, non compiangermi.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Mio re, è un privilegio cadere sul campo, evitare la lunga vecchiaia e la decadenza della mente e del corpo, lo spegnersi lento e inesorabile dello sguardo.”[/SIZE]
[SIZE=2]“Ricongiungiti alla tua gente, e guida i mercenari contro l’orrore che avevi predetto. Ti raggiungerò con il grosso delle forze. Se non dovessimo più rivederci, ricongiungiti alla tua gente e ai tuoi figli e vivi serenamente la tua vita, pensando che sei stata amata come nessun altra donna al mondo”.[/SIZE]
[SIZE=2]Zayed sparì oltre la soglia. Il dubbio gli mordeva il cuore. Zenaran pensò ancora una volta al domani, all’Ombra che avrebbe affrontato e spazzato via. Poi pregò i Valar, e si addormentò.[/SIZE]
[SIZE=2]~[/SIZE]
[SIZE=2]Shah Jawahir, il sapiente di Tyarett, scorse con lo sguardo l’immenso schieramento contro il quale gli Amazigh stavano lottando, vicino all’oasi di Qadiq; al centro di quello schieramento, un gigante che pareva fatto d’ossa, circondato da una nuvola di sabbia e sangue, mulinava due grandi spade che uccidevano e straziavano senza speranza. E un’orda di morti viventi sembrava avanzare al suo fianco. Mormorò fra i denti: “Gran dio”, e si ritrasse sul fianco, vicino alle macchine da guerra, inviando allo stesso tempo una staffetta a Zenaran.[/SIZE]
[SIZE=2]Fu Arbanath a svegliarla entrando personalmente nella sua tenda. [/SIZE]
[SIZE=2]“Zenaran, è l’ora”. [/SIZE]
[SIZE=2]Era coperto dall’armatura da combattimento e Zenaran lo guardò con immutata ammirazione: nonostante fosse un mercenario, conservava la sua dignità di Valdaclo, ed era curato e dritto e saldo come una quercia. Zenaran si alzò e trangugiò, nuda com’era, il boccale di vino fruttato che Lida, la serva, le aveva già preparato. Mentre altre due donne la vestivano e le mettevano l’armatura, Arbanath le parlò.[/SIZE]
[SIZE=2]“Zenaran, questa giornata sarà dominata dall’incertezza, soprattutto per quanto riguarda la forza e il morale dei soldati. La fortuna e il tuo oroscopo hanno evitato che fossimo colti alla sprovvista al sorgere del sole, ma il nemico non ci manda contro guerrieri a cavallo armati di lancia, bensì terribili creature fatte d’ossa, stregonerie e cadaveri che camminano. Creature che uccidono con spade crudeli e con lo sguardo. Gli Uomini del Deserto se li sono trovati di fronte prima di noi, e ne sono stati massacrati. Senza il grosso dell’esercito di Zayed, potremmo fare la stessa fine”.[/SIZE]
[SIZE=2]“Ciò che scrissero di lui è dunque vero. Non mi aspettavo avversari diversi, Alatar, il Tenebroso, ci manda contro le sue creature. Procederemo con le ali spiegate, Arbanath. Protetti dal fuoco delle macchine da guerra, dalla mia magia e dagli incantesimi di Jawahir e Qadir. Lentamente, come un falco che si libra prima di gettarsi sulla preda. Procederemo finché loro non si decideranno a fermarci e lanceranno in avanti il loro centro. Allora tu guiderai la carica e spezzerai in due il loro fronte d’attacco, tenendoli impegnati sino a quando Zayed non verrà a soccorrerci. So che resisterai, so che non cederai per nessun motivo.”[/SIZE]
[SIZE=2]Arbanath scosse il capo. “Non cederò, Zenaran. Sei sempre così formale. Eppure sulla mia nave ti ho tenuta sulle ginocchia.”[/SIZE]
[SIZE=2]Zenaran annuì. “Non cederai, Arbanath. Non cederemo, fin che avremo respiro. Sarà la giornata più dura della nostra vita, ma vinceremo. Che i Valar ci assistano.”[/SIZE]
~
[SIZE=2]Dietro Thabaya, l’esercito iniziava a distendersi, squadrone dopo squadrone, al suono ritmato dei tamburi, nel fragore del passo cadenzato dei guerrieri, del trepestio concitato dei cavalli. Si apriva sulla sua destra il vasto spazio spianato che li separava dal fronte dell’Ombra, che marciava avanti inesorabile, e Thabaya cominciò a piegare in quella direzione per raggiungere le rovine di alcune costruzioni che delimitavano i margini dell’oasi. [/SIZE]
[SIZE=2]Ma subito i nemici, che dietro a quelle rovine stavano al riparo, se ne accorsero. Si udì ancora, cupo e prolungato, un suono di trombe e uno stormo di creature alate dell’incubo volò come il lampo contro ai mercenari di Arbanath, mentre scheletrici arcieri corsero verso sud, scagliando fitti sciami di frecce. Thabaya vide Arbanath e Zenaran lanciarsi con il loro squadrone a frenare l’impatto nemico, mentre lui, alla testa dei suoi cavalieri, continuava a procedere al passo, incredibilmente calmo. Solo chi gli era vicino poteva percepire a tratti lo scorrere del suo sudore lungo le tempie. [/SIZE]
[SIZE=2]A quel punto, dalla terra sotto a loro sorsero enormi scorpioni; il suo squadrone divenne un unico groviglio di fanti e di cavalli impegnati in una lotta spaventosa e crudele, dove i suoi uomini morivano abbattuti da ferite devastanti e quelle creature strappavano loro ogni spanna di terreno con selvaggio furore. Thabaya cedette; udì il suono disperato delle trombe, ma non si voltò indietro. Fuggì a est, oltre il Maudar, diretto a Tul Harar.[/SIZE]
[SIZE=2]Shah Qadir, mentre guardava il tiro preciso delle macchine di Zayed colpire e distruggere il gigante d’ossa avvolgendolo in un mare di fiamme e fumo, vide i Cavalieri Azzurri di Thabaya in rotta, e d’improvviso il terreno si aprì anche poco più in là, davanti agli arcieri di Arbanath. Guardò l’alfiere e gli fece cenno di alzare lo stendardo perché tutti lo vedessero. Lanciò quindi il grido di guerra di Isra, così potente e acuto da sovrastare il fragore del combattimento che infuriava intorno a lui da ogni parte. [/SIZE]
[SIZE=2]Il suo cavallo scalpitò, nitrì e, spinto dalle urla sempre più forti di Qadir, si lanciò in una carica furibonda martellando la terra con gli zoccoli di bronzo, incontro agli scorpioni, incontro alla morte.[/SIZE]
[SIZE=2]~[/SIZE]
[SIZE=2]Zenaran urlò ad Arbanath: “Fermali! Lancia i cavalieri!”, e Arbanath obbedì. E i guerrieri della Punta, i più coraggiosi e forti fra i mercenari di Arbanath, seguirono il loro capitano e la maga, volando loro dietro in un galoppo travolgente e aprendosi a cuneo dietro Arbanath divorando la piana verso il punto in cui il centro dell’orda dell’Ombra era rimasto staccato dalla propria ala sinistra, impegnata contro Thabaya. [/SIZE]
[SIZE=2]“Avanti!”, gridò Arbanath. “Avanti!”. [/SIZE]
[SIZE=2]E sguainata la spada, si gettò contro i negromanti di Alatar. [/SIZE][SIZE=2]L’intera cavalleria gli tenne dietro travolgendo chiunque tentasse di frapporsi; Zenaran scagliò fulmini dalle mani, incenerendo i corpi degli avversari e liberando le loro anime dal giogo che le aveva rese schiave. Tale era la velocità del cavallo di Arbanath e tale la sua massa che chiunque lo toccasse anche solo lateralmente era scagliato a terra dall’urto e dal peso del gigantesco stallone coperto di cuoio e di bronzo. [/SIZE]
[SIZE=2]L’impatto con l’Orda fu spaventoso: decine di cavalli rotolarono al suolo, centinaia di cavalieri stramazzarono nello scontro tremendo e subito, benché feriti o contusi, si avvinghiarono ai mostri in duelli mortali fra le zampe degli altri destrieri, nell’inferno di polvere, di nitriti e di urla che li circondava da ogni parte. La polvere coprì quasi completamente il campo, e non fu più possibile distinguere che cosa stesse accadendo e quali fossero le sorti di quel combattimento. Parte dei balestrieri, intanto, esauriti i dardi, avevano messo mano ai coltellacci e si erano gettati nella mischia trascinati dal furore e incitati da Zenaran, ingaggiando selvaggi corpo a corpo con i cavalieri nemici che passavano come spettri nella densa foschia.[/SIZE]
[SIZE=2]Urla insistenti si levarono in quel momento a sinistra e Zenaran toccò Arbanath sulla spalla. [/SIZE]
[SIZE=2]“Dei del cielo, guarda! I carri, i carri falcati!”. Ma Arbanath non rispose nemmeno. Dal fianco dello schieramento avversario quelle macchine spaventose si muovevano lanciandosi verso il fianco dei guerrieri di Arbanath. Shah Jawahir, che li aveva notati immediatamente, cominciò a gridare: “Attenti uomini, attenti! Tenetevi pronti!”[/SIZE]
[SIZE=2]Ma proprio in quell'attimo un gruppo di cavalieri nemici si lanciò di traverso a folle andatura, trascinandosi dietro delle fascine che alzarono, a poca distanza dal fianco dei Valdacli, una cortina impenetrabile di polvere che nascose alla vista i carri. Solo a tratti il sole riusciva a far luccicare con bagliori sinistri le falci che ruotavano vorticosamente sui mozzi delle ruote o fendevano l’aria protese di lato dai cassoni e dalle estremità dei gioghi delle quadrighe. In alcuni punti lo schieramento si aprì e i carri passarono senza danno, ma non tutti riuscirono a reagire e le falci piombarono in piena corsa in mezzo ai ranghi in marcia mietendo gli uomini come spighe. La testa di Jawahir rotolò al suolo, spiccata di netto, con gli occhi ancora spalancati e stupefatti. [/SIZE]
[SIZE=2]I balestrieri Valdacli fuggirono; molti dei soldati di Zayed, che combattevano accanto a loro, furono presi alle gambe dalle falci rotanti che sporgevano dai mozzi e orrendamente mutilati, altri travolti in pieno dai cavalli in corsa sfrenata, maciullati sotto gli zoccoli e fatti a pezzi dalle punte ferrate sotto i cassoni. Urtata in pieno da dietro e sul fianco, la guardia di Arbanath, sostenuta dagli Haradani che erano rimasti, reagì con valore, ma fu presto sconvolta dall’attacco travolgente di una torma di morti viventi che roteavano pesanti mannaie grondanti di sangue. [/SIZE]
[SIZE=2]Il combattimento continuava accanito, perché nessuno dei Valdacli voleva cedere, pensando che quella fosse l’ultima occasione per respingere il nemico e salvare la vita. Arbanath, nella calca, raggiunse Zenaran e si piegò verso di lei per parlarle, ansimante: “Grande Madre dell’Ovest!”, gridò, “Tutto è perduto, Zenaran. Thabaya è fuggito, e gli altri condottieri sono caduti. Zayed ci ha abbandonati, egli non verrà, sta trattenendo l’esercito oltre il fiume. Presto, scappa! Ora o mai più!”[/SIZE]
[SIZE=2]Ma la maga non si mosse. Rimase ritta sul suo cavallo, immobile, mentre l’orda dell’Ombra continuava a lanciare assalti su assalti, a ondate, come marosi che frangevano contro le ultime difese dei Valdacli. [/SIZE]
[SIZE=2]“Non posso fuggire, Arbanath. Ho giurato di non piegarmi mai di fronte all’Oscuro, e di sputare nei suoi occhi quando mi prenderà. Lasciami qui ad attendere l’esito di questa giornata, secondo il volere di Iluvatar. Va’, non perdere altro tempo! Avvisa Zayed del pericolo che sta arrivando sul suo fianco, se riesci.”[/SIZE]
[SIZE=2]Arbanath la supplicò ancora. “Ti scongiuro, Zenaran, ti scongiuro!”. Ma fu inutile. Lei non si mosse. Da poco distante, giovani guerrieri dal volto velato di blu irruppero d’improvviso fra le fila dei Valdacli e si precipitarono contro di loro, gridando e separandoli; Zenaran fu sbalzata da cavallo, e cadde. “Zenaran!” gridò Arbanath, smontando e correndo verso di lei, ma in quello stesso attimo due di quei guerrieri blu giunsero di corsa impugnando dei lunghi coltelli, mentre altri circondavano Zenaran minacciandola con le loro lance. [/SIZE]
[SIZE=2]Arbanath capì; la battaglia, per Alatar, era vinta. L'Ombra aveva trionfato; Rintark, e le terre fra i Due Fiumi, erano alla sua mercé.[/SIZE]
[SIZE=2]La Seconda Battaglia del Grande Harad[/SIZE]
[SIZE=2]Dicembre dell'anno 76 della Quarta Era, Isra; dopo la battaglia dell'Oasi[/SIZE]
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[SIZE=2]Alall[/SIZE]
[SIZE=2]L’armatura era di cuoio spesso, decorata con piume rosse, dipinta e dorata, e sul petto era inciso a fuoco un disegno simile alla testa di un orribile insetto. Placche sovrapposte rosse e nere, bordate d’oro, coprivano le spalle, la parte esterna delle braccia e quella anteriore delle cosce. Anche i dorsi d’acciaio dei guanti erano di color rosso e oro. Dove non c’era cuoio, indossava una veste scura. Lo spadone a due mani dalla lama ricurva appeso alla sua schiena aveva fodero ed elsa ricoperti di pelle nera e rossa.[/SIZE]
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[SIZE=2]Joiya[/SIZE]
[SIZE=2]Alall fece camminare i nuovi schiavi lungo la colonna di Iniziati, molti dei quali già a cavallo fra i carri, gli Asha’man e i Pastori a piedi nonostante il fango. Il sole calava in un cielo quasi sgombro di pioggia, ma dalle narici del suo cavallo salivano comunque sbuffi di vapore. Hemre e Joiya cavalcavano dietro di lei, discutendo a bassa voce sulle informazioni apprese dagli Occhi e le Orecchie del Maestro. Con il passare dei giorni, e più sentitamente da quando era tornata dalla casa del Maestro, Joiya era diventata ancor più assidua nello svolgimento dei suoi doveri. Cavalcavano lentamente, ed Alall faceva molta attenzione a non guardare verso la colonna. La battaglia dell’oasi aveva portato un sorprendente risultato: per qualche motivo, Arakhon … Tar-Envyniatar , Principe del Drago e Re dei Valdacli, aveva ritardato l’attacco del ‘Mezin Tarb’ Zayed, e quest’ultimo, pur nel dubbio e contro il parere del negro Khalid, aveva iniziato a far ritornare l’esercito verso Tul Harar, incontro al grosso dei soldati della regina Naiman. Zayed avrebbe combattuto su due fronti, ora.[/SIZE]
[SIZE=2]Gaghâsh aveva schierato il loro … esercito in un’ampia falce, fanti e cavalleria che sparivano tra le rocce nascosti dagli incantesimi di Joiya e di Sharin, e carri falcati. Il pallido sole si rifletteva su elmi, pettorali e punte di picca. I cavalli stavano innaturalmente immobili, come sprofondati nel fango. L’attacco era un azzardo; dopo la vittoria all’oasi, però, le fila dei Pastori di Gaghâsh si erano rimpolpate. Alcuni degli schiavi, come Arbanath, erano molto forti. [/SIZE]
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[SIZE=2]Non c’era certezza di sconfiggere Zayed a Isra, ma considerato che gli Shah Jawahir e Qadir suoi Sapienti erano morti nell’oasi e che Zenaran aveva concluso la sua esistenza nelle mani di Margolian, il ‘Mezin Tarb’ non aveva maghi con sé, ed avrebbe potuto contare solo sul Principe del Drago. Una vittoria di Alall e degli Asha’man a Isra sarebbe stata la fine di Zayed; privo dell’appoggio delle città dei Due Fiumi, il suo prestigio cancellato dall’onta di due sconfitte, non avrebbe potuto far altro che precipitarsi verso Tul Harar con un esercito indebolito e demoralizzato, e a quel punto gli uomini di Mo-Rhûn l’avrebbero schiacciato. Tul Harar poteva resistere per anni a un assedio; ma non a un assedio degli Asha’man e dei Pastori. [/SIZE]
[SIZE=2]Una vittoria di Alall a Isra sarebbe stata una vittoria su Zalarit; il Maestro l’avrebbe ricompensata, sarebbe stata finalmente lei la prima e più potente fra i Prescelti.[/SIZE]
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[SIZE=2]Gaghâsh[/SIZE]
[SIZE=2]Gaghâsh andò incontro ad Alall prima che le raggiungesse le prime fila dei Pastori. Digrignò i denti in una smorfia orribile tra le sbarre della visiera. ‘Un sorriso di buon auspicio’, pensò lei. “Un buon momento per farlo, Alall” disse. “Qui.”[/SIZE]
[SIZE=2]Alall si limitò ad annuire e il Negromante si accodò, accanto a Joiya. Alall non sapeva quale accordo Joiya avesse raggiunto con Gaghâsh, ma ormai parlava raramente con lo stregone se lei era a portata d’orecchio, e mai in sua presenza. Alall avrebbe preferito non dover contare su di loro in quel momento, ma era così. Hemre e Sharin si fermarono davanti ad Alall, ma lei parlò prima che potessero aprir bocca. “E’ il momento di andare avanti, Figli, e non c’è tempo da sprecare con chiacchiere inutili. Attaccate.”[/SIZE]
[SIZE=2]Sharin ed Hemre girarono i cavalli all’unisono, poi si guardarono per un istante. Gli eventi degli ultimi mesi avevano solo acuito il loro reciproco disprezzo. Sharin piegò rabbiosamente il capo concedendo la precedenza, e Joiya sorrise, un lieve curvarsi delle labbra. [/SIZE]
[SIZE=2]“Il Maestro vi ordina di vincere” annunciò Gaghâsh, levando la mano in un gesto solenne.[/SIZE]
[SIZE=2]I Riflessi di Fiamma si accesero intorno ai nove Asha’man, avvolgendoli tutti insieme, e un fulmine argenteo squarciò il cielo e colpì in mezzo al campo di Zayed. [/SIZE]
[SIZE=2]Gli ordini si levarono tra i soldati, e la cavalleria fu la prima a lanciarsi in avanti, mentre in distanza le nere ali del drago Nailó si spiegavano e la sua forma si precipitava minacciosa verso di loro. La pioggia che vorticava di fronte a loro era troppo fitta per poter vedere esattamente che cosa c’era oltre, eppure ad Alall parve di poter distinguere la corona lucente di Arakhon.[/SIZE]
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[SIZE=2]Hemre[/SIZE]
[SIZE=2]“E’ cominciata” le disse Hemre, e sembrò quasi sorpreso.[/SIZE]
[SIZE=2]“E’ cominciata” concordò lei. E presto tutto sarebbe cambiato. Alall avrebbe dovuto aspettare che Hemre le dicesse che i carri erano già lanciati verso Zayed, ma non riuscì a trattenersi. Affondò i talloni nei fianchi della sua bestia e cavalcò verso la pioggia che cadeva, su quella pianura dove il drago saliva nero e fumante verso un cielo bianco. [/SIZE]
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[SIZE=1]Da "Il Sentiero dei Pugnali", di Robert Jordan[/SIZE]
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Artagora non era preparato. D'altronde chi lo sarebbe a cavalcare un drago?
Oltretutto, se mai aveva immaginato di volare in uno dei suoi sogni infantili, era stato in giorni di sole, in mezzo a poche, bianche e soffici nuvole sparse a punteggiare un cielo scintillante.
Ma la realtà arrivò in una notte talmente buia e opprimente da sembrare un sudario.
Pioveva come solo in quelle zone del sud può piovere d’inverno, e le necessità di segretezza imponevano a lui ed ai suoi compagni di viaggiare di notte.
E il drago era una presenza per nulla rassicurante, incarnazione di un potere antico e remoto controllato a stento.
Durante le soste a terra Artagora lo aveva guardato negli occhi,
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" /> e aveva avuto davvero l’impressione di osservare un tempo lontanissimo, un tempo in cui il mondo non era degli uomini…Un tempo in cui degli uomini non si sentiva la necessità.
L’imbracatura con cui lui e Khalid si assicurarono al dorso del drago era quasi imbarazzante , e per tutto il tempo si sentì assolutamente alla mercè degli eventi. Se fossero caduti, o andati a sbattere contro il fianco di una montagna Artagora avrebbe avuto tutto il tempo di godersi quell’evento senza poter far nulla per porre un freno al destino che gli correva incontro in forma di rocce aguzze.
E poi anche gli imprevisti….
L’attacco agli Esterling che assediavano i cavalieri dell’Harad, e la forza del fuoco e dei fulmini che i tre maghi avevano scagliato su di loro.
E l’urlo di battaglia del drago….un ruggito assordante che sembrava andare a scuotere all’interno della memoria tutti gli incubi ancestrali peggiori che un essere umano potesse portarsi dietro.
Un’esperienza orribile?
Fradicio e puzzolente, lo stomaco martoriato dai conati di vomito, l’urlo del drago che ancora risuonava nella sua testa, la sensazione appena poggiati i piedi al suolo di non saper più camminare….tutto sembrava dirgli di si.
Eppure….
Quando durante il combattimento con gli stregoni Arakhon aveva condotto il drago ad una virata stretta e veloce Artagora aveva percepito una sensazione di velocità e potenza, e il vento in faccia e le gocce d’acqua che gli frustavano il viso gli avevano tolto il fiato.
Ed era stato esaltante.
Il suo cuore aveva iniziato a pompare il sangue come non mai, le tempie pulsavano e i muscoli si erano tesi dolorosamente.
E in quella notte buia, fradicio di pioggia e anche se provato dal peso di tutto un anno vissuto sul filo del rasoio, si era sentito leggero.
Tutto era incatenato al suolo dalla gravità, ma lui era lassù.
Per qualche indimenticabile momento.
Libero.
[SIZE=2]Sempre 'Warhammer Fantasy Battle', per la seconda battaglia dell'Harad, con una variante: il roster del 're dei Valdacli Arakhon', e di Zayed di Tul Harar, è stato creato assemblando unità di diversi eserciti (Caos solo per il drago Nailò, Elfi dei Boschi a rappresentare i cavalieri e la fanteria del Grande Harad, Impero per le macchine da guerra). [/SIZE]
[SIZE=2]L'esercito di Zayed, colto di sorpresa dall'attacco di Alall e Gagash assieme ai quali combattono numerosi Asha’man, è superiore numericamente: il roster è di circa 2400 punti. Purtroppo, dopo la sconfitta all'Oasi, è drammaticamente inferiore in magia e l'unica speranza di difesa contro gli incantesimi del Male sono la sapienza di Artagora (rappresentata da due Dispel Scrolls) e del mago Sudhir di Tul Harar, l'ultimo ancora vivo. Zayed chiede inoltre ad Artagora di unirsi ai genieri che sovrintendono al tiro dei razzi.[/SIZE]
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(il roster di Arakhon e Zayed)
[SIZE=2]Alall Cocla grazie alle sue spie ne conosce molto bene la composizione, il terreno è favorevole ai Non-Morti che schierano per ultimi e iniziano per primi. Arakhon e Zayed, invece, non conoscono la forza e la composizione dell'esercito nemico (quindi il roster di Sievel rimane segreto). Tutto l'esercito di Zayed viene schierato per primo sul tavolo (a eccezione degli eroi e delle loro unità: Arakhon sul drago, Artagora con le macchine da Guerra, Khalid con i guerrieri a lui affidati).[/SIZE]
[SIZE=2]Zayed e Arakhon hanno un solo obiettivo: vincere, dimostrando così la forza della Luce e di Tul Harar. [/SIZE]
[SIZE=2]Gli obiettivi dell'esercito dell'Ombra sono segreti, anche se Arakhon sa bene che non può essere stata che la sua presenza sul campo assieme a Khalid a motivare l'attacco di Alall. Questa volta, l'Ombra vuole lui.[/SIZE]
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Zayed[/SIZE]
[SIZE=2]Il sole era quasi al tramonto quando il Mezin Tarb Zayed e i suoi alleati marciarono verso il centro della pianura assumendo la formazione da battaglia e sfidando i Servi dell’Ombra.[/SIZE]
[SIZE=2]Guardandosi attorno, Zayed osservò il suo esercito che si preparava a marciare: all’estrema destra c’era la cavalleria di Tul Harar agli ordini di Hasam, una linea di cinquecento cavalieri; al centro, assieme a lui e a Sudhir, erano schierate le due formazioni della Guardia Eterna, ciascuna forte di duemila uomini armati di lancia e con corazza e scudo, con gli arcieri su tutti e due i fianchi, mentre Khalid si trovava assieme agli arcieri stessi. A sinistra, i cavalieri di Isra, mille uomini a cavallo armati di arco, gonnellino di cuoio bordato in metallo, lance e corte spade. Artagora aveva piazzato le macchine da guerra ai due lati di una collina che dominava il campo di battaglia, dalla quale avrebbe diretto il tiro; Arakhon, con il possente drago Nailó, rimaneva riparato, protetto dalle formazioni di arcieri. [/SIZE]
[SIZE=2]“Avanti! Per Tul Harar e per la gloria!”[/SIZE]
[SIZE=2]L’esercito cominciò a muoversi. Zayed cercò di deglutire ma aveva la bocca arida e sentiva il cuore che batteva in maniera irregolare, mentre la tensione era tale che le gambe gli tremavano. Da quel momento non c’era più possibilità di tornare indietro.[/SIZE]
[SIZE=2]Le discussioni erano durate fino a tarda notte, aveva deciso di ascoltare Arakhon e di tornare a ovest anziché dare battaglia in Isra; ma era rimasto preda del dubbio, e non era stato certo confortato da uno strano incidente. Quando Zayed aveva fatto per sedersi nella tenda e rivolgersi agli altri suo comandanti, la sedia si era rotta sotto di lui, facendolo cadere a terra. All’inizio la cosa era stata accolta soltanto con qualche risata nervosa, ma poi Sudhir aveva detto ciò che anche gli altri pensavano.[/SIZE]
[SIZE=2]“E’ un brutto presagio. Molto brutto” aveva affermato, e gli altri avevano assunto un’espressione nervosa. “Si, è un presagio” aveva ribattuto Zayed, rialzandosi. “Ci viene ordinato di non sedere in ozio ma di combattere da uomini.” Poi aveva esposto il piano di battaglia: colpire direttamente la testa del serpente.[/SIZE]
[SIZE=2]Adesso, mentre marciava giù per il lungo pendio alla volta della pianura, non poteva fare a meno di preoccuparsi del fatto che Arakhon avesse deciso di rimanere indietro con il drago. Il Re dei Valdacli aveva paura. Lo sentiva. [/SIZE]
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[COLOR=navy]Arakhon[/COLOR][/SIZE]
[SIZE=2]Per molti anni, Zayed aveva lavorato e programmato, rischiando la propria vita per la gloria e la potenza della sua famiglia e di Tul Harar, la città che amava, ma se si stava sbagliando adesso la sua città sarebbe stata distrutta. Le statue infrante, le case rase al suolo. E la polvere della storia avrebbe ricoperto piazze deserte. [/SIZE][SIZE=2]Arakhon non voleva rischiare la sua vita. Sentì la mano madida di sudore quando accentuò la stretta intorno alla spada, e poté avvertire rivoli gelidi che gli scorrevano lungo la schiena.[/SIZE]
[SIZE=2]Mille passi più avanti i Servi dell’Ombra attendevano in silenzio, con le loro forze strette in una mezzaluna arretrata; sulla sinistra era possibile vedere con chiarezza il loro generale guerriero, che spiccava con la sua corazza rossa e nera in mezzo alla sua guardia del corpo.[/SIZE]
[SIZE=2]Lentamente la distanza fra i due eserciti si ridusse, e prima che l’esercito dell’Ombra iniziasse a muoversi Artagora scelse il proprio bersaglio e accese le polveri dei razzi. Essi lasciarono terra con grande fragore, illuminando il cielo a festa, poi scesero a spirale ed esplosero diritti sul nemico, trascinando Hemre, luogotenente di Alall, nella rovina, nel fuoco e nella morte. [/SIZE]
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[SIZE=2]Hemre[/SIZE]
[SIZE=2]Adesso tutt’intorno al generale dell’Ombra regnava il caos, e le loro armate sembravano già sbandarsi e cedere. L’Ombra i suoi poteri negromantici, Sudhir e Artagora li controbattevano con la sapienza e con la magia dell’Harad; la negromanzia del Nemico s’infrangeva contro la conoscenza e le arti di Tul Harar, e mentre gli scorpioni evocati dal generale dell’Ombra venivano calpestati e distrutti dalla cavalleria di Isra assieme alle orribili creature volanti fatte d’ossa, Khalid sollevò l’arco e scelse il proprio bersaglio, una donna con un manto verde che sapeva appartenere al Fuoco Segreto. Gli inumani arcieri dell’Ombra scagliarono le loro frecce, molte rimbalzarono contro gli scudi e le corazze degli uomini di Zayed; quella di Khalid si piantò nel petto di Joiya per poi fuoriuscire dalla sua schiena, e così lei morì, cadendo con gli occhi sbarrati, in un attimo. [/SIZE]
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[SIZE=2]Joiya[/SIZE]
[SIZE=2]Arakhon non avanzava ancora. Il drago rimaneva fermo, sempre protetto dagli arcieri, mentre la cavalleria caricava. I guerrieri del Grande Harad erano riusciti ad arrestare la carica dei carri falcati del Nemico; privato di due dei suoi comandanti, il centro dello schieramento dell'Ombra, sotto il tiro di Artagora, sembrò piombare nella confusione totale: ora un’enorme nuvola di polvere avvolgeva la collina dove i tiri di Artagora avevano colpito, e l’aria si era fatta densa e soffocante. [/SIZE]
[SIZE=2]Mentre stava nella prima fila della Guardia Eterna, accanto allo stendardo di Tul Harar, Zayed vide il generale avversario deviare per attaccare il suo fianco sinistro, e uno dei suoi comandanti correre verso l’Eroe Khalid con solo pochi guerrieri di scorta. In un primo momento non se ne preoccupò troppo, perché Arakhon si era finalmente levato in volo per difenderlo, e gli arcieri e i lanciatori di giavellotto ai quali si era unito Khalid non avevano molta importanza; come sempre la battaglia sarebbe stata vinta dalla sua Guardia. Ma poi, quando il drago si fu posato, pronto a sputare la sua collera sul nero comandante, Zayed vide il colore del terreno accanto ad Arakhon cambiare. Qualcosa si agitò nella sua memoria, un gelido pensiero sussurrante che non gli riusciva di afferrare del tutto. Stranamente, gli parve di aver già combattuto quella battaglia, con i carri nemici che attaccavano al centro. Spostò lo sguardo verso il drago, facendo muovere la Guardia con lui e fissando una vorticante nube di polvere. E ricordò.[/SIZE]
[SIZE=2]In quello stesso attimo, Arakhon fu avvolto da quella polvere. Il respiro gli mancò; l’incantamento di Alall appesantì per un breve momento le ali di Nailó, impedendogli di volare. Una miriade di scorpioni uscì da terra, arrampicandosi sulle zampe e sul muso della bestia. Colpirono il drago con il loro pungiglione, ma i pungiglioni nulla poterono contro le scaglie del drago; colpirono le gambe e le braccia di Arakhon, e il Re dei Valdacli cadde.[/SIZE]
[SIZE=2][Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[COLOR=navy]Artagora[/COLOR][/SIZE]
[SIZE=2]In un momento di gelido terrore, Artagora vide ciò che era accaduto. “No, Arakhon!” urlò, ma la sua voce si perse nella confusione quando il grido di guerra di Gagâsh del Fuoco Segreto si levò come un rombo di tuono. “Morte! Morte! Morte!” ruggì Gagâsh attaccando Khalid e ferendolo; Artagora abbandonò le macchine e si precipitò in avanti. Non vedeva più Arakhon; sapeva che il drago avrebbe potuto ribellarsi al controllo del suo signore, ora, e fuggire verso est oppure rivoltarsi contro di loro. Ma prima di scendere in battaglia Arakhon gli aveva dato uno degli anelli, ed ora Artagora poteva tentare di controllare Nailó e farlo combattere ancora. Non ebbe un istante di esitazione; montò in groppa al drago, distrusse gli scorpioni rimasti e tornò in volo con Nailó verso la collina. In quel momento, la macchina che aveva diretto fino a poco prima esplose, uccidendo gli uomini attorno a essa; ancora una volta, così come in Ny Chennacatt, Artagora ringraziò la buona sorte e il dio che lo aveva protetto.[/SIZE]
[SIZE=2]Alla testa degli arcieri, Khalid si scontrò ancora con Gagâsh. Una spada scattò verso la testa di Khalid, ma egli la bloccò con lo scudo e piantò la propria lama in profondità nell’inguine dell’avversario; Gagâsh crollò pesantemente, e i suoi guerrieri lo abbandonarono fuggendo. Poi gli arcieri di Khalid ripresero la loro avanzata, sia pure più lentamente. Senza badare alle sue ferite, Khalid continuò a colpire e a uccidere con frenesia crescente. Alle sue spalle, Zayed avanzava in suo soccorso.[/SIZE]
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[COLOR=navy]Gagâsh [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[/COLOR]Khalid[/SIZE]
[SIZE=2]Intanto la cavalleria e il fianco destro degli arcieri di Tul Harad erano avanzati, ma il generale nemico cambiò la sua tattica ed attaccò con decisione. I Morti Viventi si scagliarono contro gli arcieri, penetrando in profondità e mettendo in fuga quegli uomini che non avevano armatura. Solo sulla destra la cavalleria continuò a caricare; Artagora, dal drago, cercò di aiutarli dirigendo il fuoco delle macchine rimaste contro la collina ancora in mano al nemico; non era facile data la distanza, ma la cosa peggiore fu che nella confusione sbagliò i suoi calcoli, colpendo e decimando i cavalieri di Zayed, che avanzavano ancora. [/SIZE]
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[SIZE=2]Alall Cocla[/SIZE]
[SIZE=2]Sul fronte dell’Ombra, Alall imprecò, sollevando la visiera dell’elmo; sotto l’impeto del tiro degli arcieri avversari era caduta in ginocchio. Oltre metà del suo esercito era distrutto; privato di Hemre, di Joiya e di Gagâsh, non era ormai altro che una moltitudine di figure che si muovevano in maniera disordinata. Oltre cinquemila dei suoi guerrieri erano caduti sul campo o erano stati distrutti contro un numero di perdite Haradane che ammontava forse ad appena mille uomini. Ma per il momento quelle cifre non significavano nulla per lei, si sentiva stordita e priva di emozioni. Aveva osservato da lontano Joiya cadere trafitta da una freccia, ma la cosa peggiore era stata vedere Khalid uccidere Gagâsh qualche istante prima. Le tornò in mente l’ammonimento del Maestro. Chiuse gli occhi, abbassò la visiera e si levò diritta in piedi. [/SIZE]
[SIZE=2]“Asha’man, a me!” gridò quindi.[/SIZE]
[SIZE=2]A portata d’udito c’erano soltanto cinquanta guerrieri, ma essi accorsero subito. [/SIZE]
[SIZE=2]“Seguitemi!” ordinò Alall, puntando la spada verso Khalid e caricando la linea degli arcieri. [/SIZE]
[SIZE=2]Spinti dalla forza della loro magia nera, che ormai Artagora e Sudhir, stanchi, non potevano più controbattere, gli Asha’man sorpresero gli uomini di Khalid, che cercarono di girarsi per difendersi, con il solo risultato di indebolire il loro fronte. Khalid imprecò; Alall gli corse incontro, poi calò con violenza la sua spada, piantandola prima nella bocca di un arciere e poi fendendo lo scudo e il fianco di Khalid, che cadde. Un altro arciere di Tul Harar, e poi un altro ancora, caddero sotto i colpi della sacerdotessa guerriera; poi un urlo si levò accanto a lei e Alall si voltò di scatto, appena in tempo per vedere il suo campione degli Asha’man cadere al suolo con la gola squarciata. Un guerriero Haradano dalla barba scura con un letale sogghigno dipinto sul volto balzò verso di lei, che parò un primo affondo e poi un secondo, sbattendo poi lo scudo contro quello dell’avversario, costringendolo con il Potere a indietreggiare e frantumandogli la mascella con la spada.[/SIZE]
[SIZE=2]La furia della battaglia cominciava ad affievolirsi. Gruppi isolati venivano circondati e distrutti. Alall vide la cavalleria di Zayed prendere il controllo della collina dov’era caduta Joiya, e capì che non avrebbe potuto vincere. Ciò che aveva ottenuto però era per lei già più di una vittoria; solo la Guardia di Zayed rimaneva intatta, troppo lontana per intervenire, Arakhon era caduto, e Khalid giaceva a terra ferito mentre il sangue e la vita lo abbandonavano. [/SIZE]
[SIZE=2]Si guardò intorno, mentre conduceva i superstiti del suo esercito verso la salvezza. Sulla collina di fronte a lei stava Artagora, ancora in groppa al drago. Abbassò gli occhi sulle proprie mani, coperte di sangue che cominciava a seccarsi e ad assumere una tinta marrone scuro. E i corvi stavano già girando in cerchio sulla pianura.[/SIZE]
[SIZE=2]Arakhon era finito, forse morto, la sua aura d’invincibilità era svanita. Adesso le città dei Due Fiumi sarebbero insorte e la potenza di Tul Harar sarebbe svanita fino a diventare un ricordo. Non sarebbe stata una cosa immediata, lo sapeva, Zayed era ancora vivo, e ci sarebbero state altre battaglie. Ma alla fine il Maestro avrebbe dominato. [/SIZE]
[SIZE=2]E lei, ora, era la Prima dopo il Maestro.[/SIZE]
[SIZE=1]Da "Parmenion", di David Gemmel[/SIZE]
Artagora sorrise osservando la spianata che era stata teatro di quella violentissima battaglia.
Era abbastanza distante da tutti per gettare la maschera.
Aveva raccolto abbastanza informazioni su Tul Harar per garantire che il suo assedio fosse breve ed efficace. E la battaglia appena combattuta era stata pilotata in modo astuto e silenzioso verso uno scopo ben preciso.
Mancava solo un dettaglio e poi tutto si sarebbe compiuto.
La ricerca fu breve, presto trovò ciò che cercava.
Il corpo di Arakhon giaceva martoriato, ma vivo, in mezzo ai cadaveri in una parte seminascosta della radura.
Artagora scese dalla groppa del drago e gli si avvicinò. Ne spogliò il corpo dell'anello che permetteva ad Arakhon di controllare il drago, della corona e della spada. Quest'ultima, ben consapevole della difficoltà che rappresentava il maneggiarla, la prese aiutandosi con pezzo di vessillo strappato.
"I simboli del potere del re dei Valdacli..." Pensò fra sè e sè.
"Ora liberiamoci per sempre del re...E poi andremo dal Maestro, la mia ricompensa mi aspetta."
Guardò il drago e gli fece un cenno con un mezzo sorriso.
"Pasciti pure delle sue carni."Gli disse con un sorriso crudele.
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[SIZE=2]La Terza Battaglia del Grande Harad[/SIZE]
[SIZE=2]Durante l’inverno fra l’anno 75 e l’anno 76, dopo aver respinto l’armata di Alatar, comandata da Alall Cocla, con il sacrificio delle città di Rintark e Tul Isra e la perdita degli eroi Khalid e Arakhon, Zayed su suggerimento dell’arconte Artagora (il diplomatico Hathoriano al seguito di Arakhon, unico scampato della Compagnia della Luna alle battaglie precedenti) riporta le sue truppe a est, verso Tul Harar, al fine di potersi riorganizzare e di difendere la capitale, che Artagora sa essere minacciata da nord dopo la rottura dell’alleanza fra il Grande Harad e la regina Naiman di Mo-Rhûn. Artagora stesso si reca, con il drago Nailò, a Tul Harar per portare notizie di Zayed all’Assemblea dei Parlatori.[/SIZE]
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[SIZE=2]Zayed[/SIZE]
[SIZE=2]Zayed, privo del supporto di Artagora e degli eroi, non sottovaluta il pericolo rappresentato dagli Easterling e dai servitori dell’Oscuro. Ancora incredulo per l’accaduto e per il tradimento di Naiman, non mette comunque in dubbio le notizie che gli sono giunte, e sottrae il suo esercito, inferiore in numero a quello Easterling, a un confronto diretto con i cavalieri Rhûani, accettando solo piccoli scontri e applicando una tattica di guerriglia.[/SIZE]
[SIZE=2]Per tre mesi Zayed riesce a continuare il suo avvicinamento verso Tul Harar, che dista circa quattrocento miglia dalle sue posizioni di partenza vicino Rintark e il Maudar. Il nemico, sorprendentemente, non lo insegue con decisione né si dimostra aggressivo. L’inverno, però, è particolarmente duro, e miete molte vittime fra i suoi uomini; le vie commerciali, con l’eccezione dei fiumi (sui quali però gli Easterling hanno posto dei loro scorridori – che gli Amazigh cercano di contrastare), sono chiuse. Una sola città, Rask, è aperta ai soldati di Tul Harar (le altre, dopo la sorte della popolazione di Rintark, sono impaurite e negano a Zayed il loro appoggio), le riserve della sua armata si assottigliano. Dai messaggeri che affrontando grandi pericoli vanno e vengono da Tul Harar, Zayed apprende dell’assedio; sa che la città può resistere per anni grazie al porto, ma ciò che non può farlo sono il suo prestigio politico e l’autorità della sua famiglia sull’Assemblea dei Parlatori. [/SIZE]
[SIZE=2][Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Artagora[/SIZE]
[SIZE=2]I Parlatori si aspettano che gli Eshe mandino rinforzi Valdacli da Ostelor e dalle Colonie, e che altri ne arrivino da Morija; ma Arakhon è scomparso, e così la regina Wei. I pochi rinforzi giunti assieme al capitano Suri e al principe Daoud sono poca cosa paragonati al bisogno, e l’ambasciatore Muhad, incaricato di mantenere i contatti fra i Valdacli, Morija e Tul Harar, non sa più che cosa riferire. L’Assemblea sta gradualmente perdendo la fiducia in Zayed, che ha contravvenuto ai consigli di non muovere l’esercito verso ovest ed ha subito delle sconfitte; molti, a Tul Harar, sono riluttanti a perdere un anno intero, almeno, di commercio in cambio di un’alleanza con i Valdacli che non sembra portare frutto. Sono inoltre giunte più lettere da Arakhon stesso, che hanno un contenuto contrastante e che fanno sospettare che alcune di esse siano false o non siano state scritte dal Valdaclo di suo pugno.[/SIZE]
[SIZE=2]Nel marzo del 76, Zayed, ormai quasi senza vettovaglie, decide di attaccare l’esercito Rhûano per spezzare l’accerchiamento di Tul Harar e per salvare il suo prestigio come ‘capo dei capi’. Zayed ha identificato un punto sulla riva meridionale del fiume Siresha nel quale gli Easterling non hanno posto picchetti e dove gli esploratori Rhûani sono pochi: un movimento rapido della cavalleria ha buone probabilità di coglierli di sorpresa e di permettergli di sfondare l’accerchiamento nel quale sta venendo stretto, consentendogli così una lunga ma gloriosa cavalcata fino a Tul Harar.[/SIZE]
[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
[SIZE=2]Jahar Guruth[/SIZE]
[SIZE=2]Ciò che Zayed non sa è che Jahar Guruth, l’Asha’man che in assenza di Alall Cocla guida ora in un certo senso i soldati di Mo-Rhûn (anche se formalmente il loro comandante è Oyugun), ha ottenuto informazioni molto precise da spie in Tul Harar stessa e in Rask; nonostante questo il movimento di Zayed, generale abilissimo, è perfettamente coordinato, e Gurth non riesce a radunare in tempo le soverchianti forze Easterling e Rhûane in modo da combinarle in battaglia. Zayed sfugge a una prima trappola; nondimeno, anziché un nemico impreparato, si trova di fronte il contingente di Oyugun stesso: truppe magnificamente addestrate e pronte, rinforzate da carri da guerra, da cavalleria d’elite e dagli Asha’man, gli Stregoni dell’Ombra. [/SIZE]
[SIZE=2][Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Oyugun[/SIZE]
[SIZE=2]Zayed non ha altra scelta che accettare battaglia sulla riva del fiume; nel frattempo, mentre Muhad con l’approvazione dell’Assemblea di Tul Harar da’ ordine agli uomini degli Eshe di rimanere in città e di difendere la casa della famiglia e la città stessa, Artagora, dopo esser sfuggito a un attentato alla sua vita, si unisce alla battaglia sul fiume con il drago Nailó, per tentare di volgerne la sorte a favore di Zayed.[/SIZE]
[SIZE=2]La Terza Battaglia del Grande Harad, o Battaglia per Tul Harar, mentre a un tempo distrae gli occhi di Alatar dalle regioni settentrionali e quindi dai coraggiosi che alla guida di Suri stanno cercando di salvare Arakhon, decide il destino della regione: Zayed sa che una terza sconfitta sancirebbero la sua caduta in disgrazia e il suo esilio, nonché la graduale resa politica della città di Tul Harar ai condottieri Easterling. [/SIZE]
[SIZE=2]"Warhammer Fantasy Battle" anche per la terza, ed ultima, battaglia del Grande Harad.[/SIZE]
[SIZE=2]Sono contrapposti due armate da 2250 punti. Il roster del Mezin Tarb Zayed, rinforzato dalla presenza del drago Nailò e del coraggioso arconte Artagora, è stato realizzato a partire da un esercito di Elfi dei Boschi:[/SIZE]
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[SIZE=2]mentre quello degli Easterlings, resi ancor più temibili dagli Asha'man, è un roster di Alti Elfi modificato che ha i carri da guerra Rhuani (e la magia, naturalmente) come principale arma offensiva. Pubblicheremo il roster di Oyugun solo all'ultimo momento, come di consueto; i generali della Luce sono Winny e Ovoloff, mentre dall'altra parte avremo ... [EDIT] Terry, ed a questo punto anche l'armata nemica può essere rivelata.[/SIZE]
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[SIZE=2]Il tavolo da gioco non avrà elementi scenici particolari (colline, un acquitrino e un piccolo bosco); uno dei lati corti rappresenterà però il fiume, e da quel lato non sarà possibile uscire pena la distruzione dell'unità.[/SIZE]
[SIZE=2]Il generale della Luce è Zayed; in caso di sua morte, dopo tiro di leadership 9+ dell'esercito (resa in caso di fallimento) Artagora potrà prendere il suo posto alla guida dell'armata. Il generale dell'Ombra è Oyugun, e per quanto questi sia in realtà fortemente influenzato dagli Asha'man, se egli dovesse cadere i soldati di Mo-Rhun non combatterebbero sotto un'altra guida ma sarebbero costretti ad un tiro di leadership 7+ (con ritirata in caso di fallimento).[/SIZE]
[SIZE=2]Si vince ai punti (non contano i quadranti del tavolo occupati): una vittoria di Zayed vedrà l'esercito del Grande Harad arrivare vittorioso a Tul Harar e rompere l'assedio, una vittoria di Oyugun rappresenterà la fine dell'influenza di Zayed sull'assemblea e l'alleanza di Tul Harar con l'Ombra. Un risultato di parità costringerà Zayed a ritirarsi dentro la cittadina di Rask e terrà ancora in sospeso le sorti della regione fino almeno all'inverno dell'anno 77.[/SIZE]
[SIZE=2]E il risultato della Terza Battaglia del Grande Harad, un risultato di parità in termini di punteggio, realizzato dai due eserciti nel corso di uno scontro molto manovrato e non particolarmente cruento, favorisce l’armata del Grande Harad Orientale. [/SIZE]
[SIZE=2]Dopo la carica dei Carrieri degli Easterling e il loro sfondamento sulla fanteria, che priva Zayed delle sue macchine da guerra e sembra far presagire una vittoria facile per Oyugun, la buona sorte abbandona l’Asha’man Jahar Guruth proprio nel momento cruciale della battaglia: la magia oscura del Maestro fallisce e Guruth non riesce a fermare il drago Nailò. Anche Zayed contrattacca, ma viene mandato in rotta assieme alla sua unità più prestigiosa dal tiro degli arcieri Rhûani quando è a un passo dalla vittoria, e si rifugia a Rask dopo aver riorganizzato le sue truppe. La gran parte di esse è sopravvissuta alla battaglia, e Zayed e Sudhir ritrovano presto la coesione necessaria per ripiegare sulla cittadina e trasformarla in una fortezza imprendibile, che i carri da guerra Easterling non possono minacciare. [/SIZE]
[SIZE=2]L’avanguardia di Mo-Rhûn si sbanda e si ritira a nord, permettendo così a Zayed di istituire lungo il fiume delle linee di comunicazione con la capitale. Tul Harar è ancora stretta dall'assedio, e lo rimarrà per l’intero anno 76, ma ora il Mezin Tarb può raggiungere l’Assemblea con le sue lettere, e con l'aiuto di Mohfa Mobarek e degli Eshe di Ostelor lotta per conservare la sua influenza.[/SIZE]
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[SIZE=2]L’arconte Hathoriano Artagora, fedele alla famiglia Eshe, con la sua coraggiosa, quasi disperata carica in sella al drago Nailò, assieme a Taklit ‘La più Bella fra le Belle’ (che con i suoi Amazigh e la magia di Ladnoca gli protegge il fianco), contribuisce decisamente all’attacco di Zayed. Artagora colpisce duramente il morale dell’esercito Easterling e uccide il loro comandante, Oyugun, e molti degli Asha’man. Durante la carica del drago viene però ferito, e cade; Jahar Guruth, capo degli Asha’man, fugge verso il deserto inseguito da Nailò, ora libero. Guruth è solo e stanco, e non può fermare il drago, che va verso ovest devastando lo schieramento degli Easterling e abbandona la regione. [/SIZE]
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[SIZE=2]Taklit e gli Amazigh, dopo che i cavalieri di Mo-Rhûn sbandano, si sottraggono al combattimento e si disperdono rapidamente fra le colline e i boschi attorno a Rask; iniziano una guerra contro gli Easterling fatta di agguati e imboscate, rendendo così il corso del fiume estremamente pericoloso per i nemici dell’Harad. Zayed, che li ha sempre disprezzati, sa di dover loro la vita e la salvezza di Tul Harar: accoglie Barsoum l’ ‘Uomo Libero’ fra i suoi generali, e Dorgur come sua staffetta; una nuova alleanza viene forgiata. Zayed chiederà in sposa Taklit.[/SIZE]
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[SIZE=2]Senza più il consiglio di Oyugun, che recentemente era divenuto un capo molto influente, la regina Naiman sembra esitare; la spinta dei Rhûani da nord verso sud rallenta. L’unico pericolo per Zayed, durante l’estate del 76, è quindi rappresentato dalle forze oscure schierate attorno a Rintark, e il ‘Mezin Tarb’ teme moltissimo il loro attacco. Eppure, esso non si verifica: forse perché rese più deboli dalla perdita di molti capi Asha’man, forse perché distratte da altri eventi, le armate di Alatar non si muovono. [/SIZE]
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[SIZE=2]Di Artagora, per molte settimane dopo la battaglia, non si conosce la sorte.[/SIZE]
[SIZE=2]Per lui, però, un bonus di 1500 Experience Points; 700 anche per Arakhon (per quanto ancora in prigionia). Un premio ai generali, anche se un po’ ridotto in entità a seguito dei molti suggerimenti dati dal Narratore nel corso della battaglia - necessari però, di fronte a un generale avversario temibile come Caradryan.[/SIZE]
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