Interludio: Crocevia (autunno dell'anno 75QE, Grande Harad) | Terra Di Mezzo | Forum

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Interludio: Crocevia (autunno dell'anno 75QE, Grande Harad)
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Agosto 17, 2008 - 3:33 pm

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Zayed di Tul Harar[/SIZE]

[SIZE=2]Con una mano appoggiata sulla sella e l’altra che teneva la lancia verde e bianca, l’emblema di Tul Harar, Zayed ignorò gli altri sulla collina, concentrandosi a osservare i tre accampamenti sparsi sotto di lui nel sole di metà mattinata. Quattro campi distinti, quello era l’ostacolo. Aveva sperato di riunire gli onori del Grande Harad sotto una sola bandiera.[/SIZE]
[SIZE=2]Erano tutte le forze che aveva a disposizione. Ogni altro uomo libero che potesse usare una lancia era stato mandato a nord, alla ricerca di Zalarit, che era ormai oltre i deserti, o chissà dove.[/SIZE]
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[SIZE=2]Taklit degli Ayten[/SIZE]

[SIZE=2]Gli Ayten Amazigh avevano radunato altri combattenti nel viaggio dalle loro terre a lì. Un numero discreto, tutto sommato, ma si trattava per lo più di nomadi, artigiani e mercanti. Alcuni di loro sapevano usare un arco o una fionda per cacciare la poca selvaggina, ma non c’era un solo guerriero né il tempo per addestrarli. Troppi credevano che unendosi a Zayed sarebbero morti con onore durante l’Ultima Battaglia, che ritenevano sarebbe scoppiata da un momento all’altro. Credenze di un popolo difficile da comprendere.[/SIZE]

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[SIZE=2]Zenaran di Rò-Mollò[/SIZE]

[SIZE=2]In uno dei disordinati ammassi di tende e fuochi da campo nella lunga valle poco profonda ai piedi di Zayed c’erano circa ottocento Valdacli. Circa la metà erano difensori venuti dalle colonie sulle isole, scacciati dai Mumakani, con i pettorali di acciaio bianco e gli elmi bordati, le maniche a sbuffo striate di nero e oro. Il resto erano reclute di una manciata di signorotti locali spaventati dalla guerra e dalle armate di Gondor, che avevano sentito dell’alleanza fra Tul Harar e Ostelor, le cui bandiere e i vessilli creavano un circolo al centro del campo, intorno alla tenda di Zenaran con il drago degli Eshe, e alla mezza luna d’argento e le stelle della famiglia di Mobarek. Le guardie erano ammassate lungo le linee di picchetto come se si aspettassero un’incursione contro i cavalli da un momento all’altro.[/SIZE]

[SIZE=2]A trecento passi di distanza, nel terzo campo la guardia ai cavalli era altrettanto serrata. Gli animali erano di diverse razze, e in pochi si accostavano alla grazia delle bestie del Grande Harad; se Zayed aveva visto giusto, alcuni erano animali da tiro e da soma prestati alle attività di guerra. I combattenti delle città della costa, uniti ai mercenari al soldo dei mercanti, erano forse un centinaio più dei Valdacli, ma le loro tende erano di meno e spesso rattoppate, le bandiere e le insegne rappresentavano circa settanta casate guidate da Thabaya. Erano pochi i mercanti ai quali fossero rimasti numerosi seguaci, e i loro eserciti si erano dissolti durante gli anni degli attacchi contro le carovane. Nonché nelle faide fra famiglie.[/SIZE]

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[SIZE=2]Thabaya di Zambra[/SIZE]

[SIZE=2]L’ultimo gruppo si trovava a circa cinquecento passi di distanza, formato per lo più dai guerrieri Harar della Città Alta, ma divisi dagli altri e non solo dalla distanza fisica. Più grande degli altri tre messi insieme, questo accampamento contava meno cavalli e meno tende. Non c’erano bandiere e solo gli ufficiali avevano insegne, e i piccoli vessilli servivano più a renderli individuabili per i loro uomini che a indicarne la casata. La fanteria sarebbe stata la sua arma più forte, ma erano pochi i signori dell’Harad che lo avrebbero ammesso. Di sicuro nessuno avrebbe accettato di guidarla. Tuttavia, quello era il campo più ordinato, con i fuochi da cucina in file precise, i picchetti ben sistemati in luoghi dove potevano essere subito impiegati, e gruppi di arcieri lungo il perimetro. La disciplina teneva vivi gli uomini in battaglia, e la fanteria di Tul Harar lo sapeva meglio della cavalleria.[/SIZE]

[SIZE=2]I quattro gruppi in teoria erano uniti, sotto lo stesso comandante: Zayed di Tul Harar. Ma gli schieramenti si guardavano quasi con lo stesso sospetto riservato ai viaggiatori Easterling che avevano incontrato lungo la carovaniera, sulle colline circostanti. I Valdacli con una dose di disprezzo che gli Amazigh imitavano ignorando gli altri campi, che a loro volta guardavano gli altri due con insofferenza. Gli uomini di Zayed, i suoi alleati, erano pronti a combattersi a vicenda.[/SIZE]

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[COLOR=navy]Arbanath, capitano Valdaclo
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[SIZE=2]Dall’emblema dell’alto comandante Arbanath mancavano solo un po’ di stelle perché fosse una replica di quello di Gondor. Quell’uomo sembrava più un corsaro che un Valdaclo; era in viaggio verso ovest con dei rinforzi per Alsarias quando aveva sentito che Cirmoth aveva attaccato la città. Invece di proseguire o rimanere immobile, si era imbarcato di corsa temendo la caduta dei passi ed era tornato indietro forzando al massimo le sue navi, e perdendo metà delle sue forze lungo il cammino. [/SIZE]
[SIZE=2]E questa era la nota negativa su Arbanath. Quella positiva era che aveva sbaragliato un forte raggruppamento di Mumakani a capo Toman solo con gli uomini che aveva con sé, e, giunto a Tul Harar, si era messo al servizio di Zenaran, accettando di buon grado di combattere per Zayed. Per Arbanath, i ‘negri’ erano tutti uguali, ma non avrebbe messo in dubbio l’autorità e la parola di una nobildonna dell’Alleanza, di una rappresentante il Consiglio di Ostelor. In realtà, anche gli altri suoi uomini la pensavano così. Uno dei giovani Valdacli, Ordeith, che si era portato dietro una fanciulla della sua gente trovata in una taverna, annusava ostentatamente un fazzoletto di seta profumato ogni volta che guardava un Amazigh. Zayed si chiese quanto a lungo sarebbe vissuto. E che cosa avrebbe dovuto fare lui quando sarebbe morto. [/SIZE]

[SIZE=2]La strada per il Chennacatt, la marcia verso la vittoria, sarebbe stata lunga.[/SIZE]

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