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Interludio: banda di fratelli (mar 74 QE, Ostelor)
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Maggio 21, 2006 - 11:31 pm

Verso la fine della cena, quasi tutti gli ospiti, uomini e personaggi importanti di Ostelor, cittadini o membri delle corporazioni o ancora soldati al loro servizio, si spostarono nella sala da gioco e là Mutamin li raggiunse dopo aver accompagnato alla veranda il servitore degli Eshe, che lo aveva condotto fin là, ed averlo ringraziato con una buona mancia. Sulla veranda aveva scorto Peshtan.

Parecchi gentiluomini in abiti dai colori sgargianti e collari inamidati erano già immersi nelle partite a carte, ma la maggior parte si era riunita intorno al tavolo del gioco d'azzardo, dove giocava Arakhon e dove lo stesso sire Elessar Andalonil teneva il banco. Mutamin rimase a guardare per un pò e, sebbene avesse sentito parlare delle somme elevate che quella gente rischiava, fu sorpreso di vedere quale quantità d'oro passasse da una mano all'altra.

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Arakhon Eshe [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Muzabar

"Non fate una puntata?" , domandò Andalonil ad Arakhon.
"No" , rispose il valdaclo. "Ho promesso a mia sorella di non toccare mai più i dadi, dopo che mi ha salvato da una brutta situazione in gioventù, e così ora devo limitarmi alle carte" .
"Che ne dite di una mano di picchetto?"
"Ma con grande piacere".

Arakhon, quando giocava a carte, non era il più amabile dei mortali: giocava sul serio, giocava per vincere, come se stesse conducendo una campagna contro il nemico.
Mutamin non fu sorpreso di constatare che Andalonil era indubbiamente un accanito giocatore; il mazzo sembrava scorrere fluido dalle sue mani. Ma nonostante tutta la sua pratica, Andalonil non si era reso conto dello svantaggio della sua posizione, perché in effetti pochi, perfino tra i giocatori di professione, ne erano consapevoli.
Sebbene Mutamin fosse un uomo appassionato alla medicina, con un vivo interesse per la fisiologia, lo aveva capito solo nel carcere, due anni prima, quando il suo compagno di cella, un erudito sciamano di Bozisha-Dar, gli aveva mostrato gli effetti dell'emozione sulla pupilla. "E' utile quanto avere uno specchio alle spalle dell'avversario", gli aveva detto, e gli aveva spiegato che la pupilla si contraeva e si distendeva del tutto involontariamente, in modo incontrollabile, a seconda della percezione del valore delle carte che la persona aveva in mano. Più emotivo il giocatore e più alte le puntate, maggiore l'effetto. Il solo guaio era che occorrevano occhi molto buoni per distinguere il cambiamento e molta pratica per interpretarlo; e l'avversario doveva essere in piena luce.

La vista di Arakhon era eccellente e di pratica ne aveva fatta molta; e Andalonil sedeva con una bella luce da nord sulla faccia. Inoltre, egli era una persona emotiva, e più del solito quel giorno, pensò Arakhon; e le puntate erano alte. Visto poi che tutto in quel gioco dipendeva da ciò che si scartava e che si prendeva, i mutamenti della sua fortuna apparivano nelle sue pupille in rapida sequenza. Ma Arakhon avrebbe vinto comunque, perché la fortuna fu con lui dalla prima mano all'ultima. Infine, avendo l'avversario calcolato male l'ultima carta, Arakhon prese tutto e vinse la partita.

Calò il silenzio. "Non c'è soddisfazione a vincere con una fortuna così sfacciata" , commentò Arakhon.

Impercettibilmente, Indur e gli amici di Arakhon gli si avvicinarono, mentre il capitano Ender le guardie di Andalonil si alzavano piano dalle sedie e Peshtan entrava dalla porta che dava sulla veranda. Andalonil, livido e con i pugni serrati, fissò a lungo Arakhon.

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Andalonil [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Peshtan

"Credo che riuscirei a sopportarlo" , ribatté poi Andalonil con una buona imitazione di allegra risata, tirando fuori la borsa. "Forse vorrete darmi la rivincita, a vostro comodo" , disse.

"Ne sarei felice" , rispose Arakhon. "Magari a casa vostra; so che vostra moglie Paraphion prepara dei pasticcini deliziosi, e che nessuna delle dame di Ostelor sa servire il té in modo migliore" .

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Paraphion Andalonil

[size=2]Adattamento di un dialogo tratto da "Il Porto del Tradimento", di Patrick O'Brian: ** you do not have permission to see this link **[/size]

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