L'arsura dell'estate aveva iniziato ad essere meno oppressiva da qualche giorno; Artagora aveva l'impressione di poter repspirare nel vento fresco, che la mattina presto spirava dai monti, l'odore di un autunno ormai prossimo.
Dalla finestra aperta dello studio amava guardare la città che si svegliava e si animava, lasciando che i pensieri lo trasportassero altrove.
Ma Ostelor continuava a richiamare la sua attenzione. Gli intrighi attorno alla famiglia Eshè e al suo oscuro passato, la guerra...Imrazor e Ar Veniè...
"Eccomi qui, L' Arconte di Athor..."pensò."..depositario del terribile segreto degli specchi ustori!".Scosse la testa con un sorriso ironico, poi si rabbuiò." che brutta creatura è la guerra..."
Cercando di occupare la sua mente con altri pensieri e gli venne in mente Imrazor.
"In mia assenza ve la affido, mastro Artagora"Gli aveva detto con la consueta, sincera solennità. E L'arconte di Athor, nonchè amico della famiglia Eshè, certo non aveva potuto sottrarsi al dovere morale di essere vicino ad Ar veniè.
" Artagora! ma chi vuoi prendere in giro..." si disse scuotendo la testa. "A te piace poterle essere vicino..."
Ma d'altra parte le cose erano andate come era giusto che andassero. Imrazor era stato coraggioso, aveva giocato le sue carte con ardore e aveva avuto ragione, "L'amore non è per titubanti e troppo pensierosi, non è per i filosofi".
Rispettava e stimava Imrazor per non essere più che rispettoro del loro sentimento, ma giorno dopo giorno si rendeva conto che anche questo era un motivo che lo spingeva ad andarsene... una volta finito di assolvere ai suoi compiti. Forse il titolo di Arconte gli avrebbe permesso di viaggiare per conto di Athor...
Il vento prese a soffiare un po' più forte, come a volerlo portar via.
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Ar-Venie, Malana Carashiri (Primo Consigliere) di Ostelor
Prendendo in considerazione altre qualità e secondo molti di questa regione di Arda, è meglio che chi tiene nelle sue mani il potere venga considerato clemente e non crudele: è necessario però che non usi male di tale virtù. Seregul, e persino Araphor, erano considerati crudeli; tuttavia la loro crudeltà permise di restaurare i Domini, di unirli, di pacificarli e di renderli fedeli al Concilio. Chi tiene il potere non deve curarsi della cattiva fama di essere crudele se ciò gli consente di mantenere uniti e fedeli i suoi sudditi: pochi esempi gli basteranno e sarà in fondo più clemente di quelli che, per troppa pietà, consentono il sorgere di disordini, dai quali nascono poi delitti, furti e mali che colpiscono la collettività, mentre le esecuzioni ordinate dal Primo Consigliere riguardano il singolo individuo. E per me è ora impossibile sfuggire alla fama di crudeltà perché questo nostro tempo di Ostelor presenta grandi pericoli.
D'altra parte chi governa deve essere prudente nel prendere decisioni e nell'applicarle, ma non deve avere timore e procedere con equilibrio, prudenza e umanità in modo che l'eccessiva fiducia non lo renda incauto e l'eccessiva diffidenza non lo renda insopportabile.
Nasce però un problema, e cioè se sia meglio essere amati che temuti o il contrario. Si può risolverlo affermando che sono valide entrambe le soluzioni, ma poiché è difficile mettere in pratica le due cose insieme, quando si è costretti a rinunciare ad una, è più sicuro essere temuti piuttosto che amati. Gli uomini, infatti, sono generalmente ingrati, volubili, bugiardi, vili, avidi e, se si decide di fare il loro interesse, e non si ha bisogno di loro, sono disposti a prometterti il loro sangue, i loro beni, la loro vita, i loro figli; se invece si ha bisogno di loro, si rivoltano contro.
Gli uomini sono deboli.
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