Repost dal sito di "Esaedro": Anysa parla ad Athair, suo padre, del passato che egli non ricorda. Dicembre 2003

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"Io ero ancora piccola, ma non tanto da non poter pensare per noi due – quando è morta mamma l’ho poi fatto, ho pensato a te e a me fino all’arrivo di Dorgur. Non credo, non ho mai creduto che sia colpa tua di quello che le è successo o delle cose di adesso. Ma sono sicura che in passato tu hai fatto qualcosa che ti ha lasciato questa maledizione. Quello che tocchi, padre... sembra destinato alla rovina. Le persone che tu incontri, le prende la morte.

"Ma se il tuo passato, e la tua magia, le cose che sei in grado di fare, che non sono naturali, restano fuori dalla porta, non vengono ricordate, allora la maledizione rimane fuori dalla porta assieme ai ricordi. Dopo che è morta mamma ho imparato che dimentichi le cose tanto più rapidamente quanto più cerchi di arrivare indietro con i ricordi; diventi tanto più incapace di pensare per te quanto più grandi sono i prodigi che tenti di fare. Chi ti ha dato questa capacità di dimenticare, ti ha fatto un grande regalo; e io ti prego di ringraziarlo prendendolo. Quando ti ho detto che la mamma è lontana da qui, non ti ho detto bugie. Dopo quello che era successo con la sua famiglia, non siamo venuti subito nella terra sul mare vicino a Rauma. Per un pò, siamo stati oltre Ulvila. Quella è una terra con molti laghi; ti piaceva camminare sulle loro rive e anche nuotare per vedere gli isolotti al loro interno. Camminavi anche d’inverno, quando l’acqua ghiacciava, e qualche volta mi portavi con te. C’è un lago che si chiama “lago splendente”. Sulla riva di quel lago, tu hai scoperto una costruzione, una casa simile a quella di Nurmi. E’ abbandonato, in rovina, ma credo che al suo interno tu abbia trovato quella volta qualche cosa. Era primavera: eri stato via per diversi giorni, e quando sei tornato avevi negli occhi una luce diversa e non pensavi né per me né per la mamma, scrivevi e disegnavi, avevi ripreso le tue cose e le guardavi, e anche il tuo modo di parlare non era il solito. Come sta succedendo adesso. Mamma era nervosa, aveva paura; ricordo che avevate parlato molte volte e che ti eri arrabbiato. Avevi continuato a visitare quel posto, e più giorni passavano, eri sempre più diverso. La sera, all’aperto, ti sedevi vicino al fuoco e disegnavi per terra delle figure. Di notte, ricordo che io e la mamma non dormivamo bene; le notti erano diventate troppo silenziose, il bosco più scuro. Non ci camminavo più perché mi sembrava che qualcuno mi stesse guardando. Successe tutto in una notte buia; la mamma, però, aveva sentito qualcosa già prima, aveva paura. C’era bufera, pioveva, e io e la mamma ci eravamo rifugiate nella capanna; tu eri via. C’erano lampi e tuoni tutt’attorno, e le onde sul lago erano molto alte. Il vento diventò tanto forte che la capanna cominciò a cadere a pezzi. Non sapevamo che cosa fare, e i pezzi di legno volavano dappertutto mentre il vento urlava e mi finivano negli occhi. Cercavamo di raccogliere le nostre cose, mi ricordo che non piangevo. Il vento cessò di colpo e le nuvole sul lago si spostarono, giravano attorno, ma in mezzo c’era una strana calma, c’era silenzio. La luce era verde e gialla come quella di oggi, ma più brutta, metteva molta più paura. Gli spiriti uscirono dalla terra. Mi guardarono con i loro occhi vuoti e mi toccarono; ricordo molto freddo, niente altro".