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Stephen Evans Rogers
Reborn!
He is back! He is back!Hello!!!!!!!!!!!
Mi fa molto piacere essere uscito finalmente dal limbo stellare dell'iperspazio ed ancor di più mi fa piiacere che ci sia stata subito una forte zampata di BlasterAlex!!!!!!!!!Cattivissimo come sempre e pronto a fregarti!
Poi sono molto felice di aver visto un Buck Rogers che non vedevo da mo'. Quando ci siamo messi a parlare la vedevo dura, ma lui s'è alzato ha zittito Mordecai e Marchise, messo al suo posto Waldheim ed Allein. Io ho guardato la Orion-marmalade e mi sono stretto nelle spalle. Ora ero più tranquillo.
Qui è il vostro Richie Bristol in diretta dal futuro "Non aspettatevi la pietà"!
See you spacer..
Richie, ho anch'io qualcosa da dire, questa volta. Di solito non parlo mai; non perché sia uno di poche parole, intendo dire: con gli amici e quando sento di dover dire la mia parlo anche troppo. Qualche volta dico cose intelligenti, qualche volta no, di solito penso di dire cose sensate. Adesso sono con gli amici, e quindi ho voglia di parlare.
Ho quarantacinque anni e sono quarantacinque di spazio. Ci sono nato, nello spazio, anche se non ricordo su che nave, è scritto nei documenti. Ci stavo bene, nello spazio, Richie. Avevo la mia vita, era una vita per niente troppo dura, non troppo disonesta e per niente solitaria; vedevo e invitavo gente, mi spostavo, andavo in posti nuovi. Andava bene. C'era Alexandra con me, l' AI della nave e mi faceva compagnia quanto bastava, era intelligente e spiritosa quando serviva. Dopo, quando ho avuto soldi, ho preso Cassandra, un protocollare da compagnia, al posto di quei bidoni di droidi che avevo prima, e anche lei andava bene così com'era, mi voleva bene. Erano belle, sia Cassandra che Alexandra, belle in tutto, molto meglio di tanti uomini, di tante donne. Capiscimi, non odio per niente le donne, assolutamente; ma non ci sta bene, una donna nello spazio, non è bello crescere in una scatola come sono cresciuto io. Era una bella nave, Alexandra, la migliore del settore, di quella classe. Poi è andato di colpo tutto a rotoli, si è sfasciato tutto in una sera, e non ho ancora capito perché; ancora adesso sono convinto che sia stato un gioco del destino, uno scherzo del Maestro dell'Universo, un tiro di dadi sbagliato. Ci ha messo del suo anche Nava, anzi ci ha messo tanto del suo, ma non mi sento di darle tutta la responsabilità. E' stato l'universo a farle fare tutti gli errori possibili, e con Nava si sa come va a finire, sbaglia facilmente se l'universo ci mette lo zampino.
Insomma ho perso tutto e non ho avuto neanche il tempo di rendermene conto. Non si perdono le cose così, Richie, per un tiro di dadi; è sbagliato. Quando hai perso tutto, quando non hai più niente da perdere diventi freddo e molto pericoloso.
Però io l'ho capito, e quindi mi salvo almeno un minimo, spero. Mi sono messo addosso questa divisa un poco perché ci credevo, un poco perché qualcuno doveva farlo. La prima volta era una cosa; la seconda, con questa storia delle "Teste Morte", una cosa diversa, e penso proprio che mi abbiano fregato. Da quando ho fatto questa scelta, Richie, mi sono sentito dare dell'incompetente, del bugiardo, dell'assassino, dell'uomo con manie di grandezza. Mi manca ancora il pervertito come titolo onorifico, e poi avrò tutte le decorazioni necessarie per la foto della pensione.
E sono anche abbastanza convinto che ci vorrà un bel po' prima che me la lascino togliere, la divisa; tutti promettono, tutti garantiscono, in questo universo incomprensibile, e alla fine tutti si rimangiano la parola. Mi avevano promesso i soldi per comprare una nuova Alexandra - e chi li ha visti mai, i soldi. La loro parola non vale niente, è scritta sull'acqua. Ma ti dico una cosa: la mia parola, invece, non è scritta nell'acqua. Non smetto per un attimo di pensare ad Alexandra; è tutto qui dentro, nella mia testa. Teopolis mi capisce. Ci lavoro sempre, tutti i giorni, in ogni momento libero; questo universo mi ha tolto tutto ingiustamente, e me lo ridarà, perché me lo deve. E sulla nuova Alexandra ce ne andremo dove vorremo, e vi vorrò tutti con me, perché siete i miei amici.
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Ego di Nova che brilla fugace nel cuore di Orione...ma oramai tutti lo chiamavano Ego, e ancor più spesso Teo.... Comprensibile, peraltro. La traduzione in linguaggio corrente fonetico era riduttiva dell'immagine che un altro Aoemarano avrebbe ricevuto come presentazione, in termini umani suonava addirittura ridicola.
E poi era l'espressione di un legame affettivo, il senso di familiarità che dava un nomignolo, quello che veniva definita affettuosa presa in giro.
Aveva pur provato a studiare le rappresentazioni video bidimensionali di storie a carattere ricreativo che Rogers chiamava "telefilms di fantascienza del XX secolo terrestre", non comprendendone l'aspetto ludico, ma cogliendo la rassomiglianza tra il personaggio chiamato dottor Teopolis e la sua collocazione all'interno di un contenitore dotato di sintetizzatore vocale.
Teopolis...Teo.
Si, era una cosa piacevole essere oggetto di una manifestazione di amicizia.
Per quanto a volte l'essere Aoemarano producesse dei comportamenti e delle azioni assolutamente incomprensibili per la struttura comportamentale umana, era stato oggetto di fiducia e amicizia, addirittura Rogers gli aveva affidato la custodia delle sue memorie, un gesto che Ego ( Teo?) aveva molto apprezzato. Pochi come lui comprendevano il valore della memoria, poiché per lui la memoria e la propria storia erano la linea di separazione tra un'esistenza e l'altra.
E ancora una volta la struttura quantistica degli eventi, che gli umani chiamavano destino, aveva portato tutti quanti a confrontarsi con qualcosa di gigantesco rispetto alle proprie possibilità...e tutti avevano, come di cosueto dimostrato grande coraggio e notevole senso morale, pur in un frangente in cui le possibilità di secegliere se partecipare o meno ad un simile scenario erano state , eufemisticamente, minime.
Erano esseri di una ammirevole.....umanità. E d'altra parte Teo ( Ego?) aveva sempre maggiori perplessità sul fatto che lo status quo dell'attuale assetto della galassia fosse il migliore possibile.
E la nuova Alexandra di cui tanto Rogers parlava con speranza e decisione era una affasciannte prospettiva.
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