“E queste cosa sono, Elaias? Rune di potere?” Chiese il nano Thorbak…
“No” Rispose il mago “Sono dei semplici segni senza potere. Disegni, se vogliamo dire così”
“Devono appartenere alla tradizione dei barbari di Wotangar” Interloquì Lester “Ho visto alcuni di questi simboli incisi sui loro rozzi scudi”
“E guardate che strana formazione rocciosa, sembrerebbe… quasi… una freccia!” Disse il nano indicando ai compagni un’anomala gibbosità sulla parete rocciosa.
“Seguiamola…” propose Lester “… Vediamo dove ci porta.”
Dopo alcune ore, i tre compagni erano sicuri di aver esplorato tutta la caverna ed avevano trovato gli stessi simboli disseminati in vari punti della stessa. Si sedettero per riposare qualche minuto.
“Rinuncio a capirci qualcosa” si arrese Lester. “C’è qualcosa di familiare in quei segni, ma non riesco a venirne fuori!” riprese Elaias “Forse, se avessi con mei i miei vecchi appunti, ma li ho lasciati al villaggio!”
Thorbak invece stava meditando poi, con un’intuizione improvvisa richiamò l’attenzione dei suoi compagni: “Vedete…” disse tracciando nell’argilla del fondo una mappa aprossimativa della caverna “… Questi sono i punti dove sono incisi i simboli: se li uniamo, otteniamo la forma di un occhio, e la freccia lo divide a metà, come se fosse una pupilla felina!”
“Benissimo…” approvò Elaias “… E cosa significa?”
“Ahem!” tossì il nano grattandosi la barba “Questo… devo ancora capirlo”
Un’esplosione di risate fece voltare i due compagni verso Lester che si stava sbellicando non tanto per la goffa ammissione del nano, quanto per la faccia che aveva fatto. Una volta calmatosi propose ai due compagni: “Guardiamo un po’ meglio il tratto di caverna indicato dalla freccia, può darsi che ci sia sfuggito qualcosa.”
Infatti trovarono tre anfratti seminascosti da un crollo che conducevano ciascuno ad una piccola cavernetta con al centro un sarcofago di pietra ciascuno. Dopo alcuni istanti il mago sentenziò: “Dentro un sarcofago avverto una presenza ostile, in un altro c’è qualcosa ma non dovrebbe rappresentare un problema, nel terzo non avverto nulla!”
Scoperchiando il sarcofago innocuo, trovarono una lunga scala che conduceva verso il basso e verso l’oscurità. Il nano stava quasi per scendere, ma Lester lo fermò: “Aspetta…” gli disse “…Prima d’andar oltre vorrei il vostro giudizio su una mia piccola idea per rendere più divertente il trovare questo passaggio!”
“Sei sicuro di sapere quel che fai Thorbak?” chiese Elaias “Non riesco a capire come dovrebbe funzionare questo trabocchetto…”
Gongolando il nano rispose, mentre finiva di spargere una sottile polverina bianca sui primi gradini della scalinata che portava verso il basso “In realtà è semplicissimo: qui sotto c’è, diciamo, più aria che fuori quindi, quando qualcuno aprirà il coperchio del sarcofago, si genererà una lieve raffica di vento che soffierà questa leggera povere che ho sparso in prossimità dell’imboccatura direttamente sulla faccia di chiunque si troverà sul bordo o nelle immediate vicinanze e anzi, se passerà molto tempo da quando chiudermo il sarcofago, si potrebbe addirittura saturare la stanza là sopra!”
“Geniale!” ribattè Lester “Ben difficilmente anche un ladro o un tombarolo esperti potrebbero trovare questa trappola perché… non c’è nessuna trappola! Non vi sono meccanismi, rune o altro che possano far sospettare la sua presenza.”
“Sei sicuro di non volerla rendere letale?” gli chiese il nano con un’espressione più seria sul volto “Lo sai, chiunque respiri questa polvere si farà un profondo sonnellino per alcune ore, ma nulla di più…”
“No, va bene così" rispose Lester "lo scopo di questo tranello è quello di spaventare, non di uccidere. Come avvertimento sarà più che sufficiente!"
“E… e… e…”
Lester e Thorbak si girarono e scoprirono con sgomento che il mago Elaias stava caricando uno starnuto pericolosamente vicino ai gradini cosparsi dalla polvere…
“No… no… no…” iniziò a balbettare il nano lanciandosi verso il mago, mentre Lester prudentemente arretrava “Fermo! Fer…” il nano aveva quasi raggiunto il mago, ma questi starnutì violentemente, smuovendo la polvere fine come farina, che avvolse il nano in una nuvoletta biancastra.
“… mo…” riuscì a terminare il nano, rimanendo immobile con le braccia protese in avanti per un attimo prima di crollare a terra con un fragore metallico dovuto alla sua cotta di maglia. Dopo alcuni istanti iniziò a russare come una segheria, mentre Elaias, dati due colpi di tosse, si chinò su di lui sincerandosi delle condizioni dell’amico, mormorando con tono colpevole “Scusami”
Per l’ennesima volta, Lester esplose in una risata incontrollabile…
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