Il cane aveva abbaiato tutta la notte, ma niente si era visto fino a quel momento.
Col forcone in mano e una torcia nell'altra Jed aveva controllato più volte se ci fosse stato qualche intruso nella fattoria, ma non aveva trovato nulla.
Mik abbaiava verso un punto imprecisato del campo appena fuori della recinzione della costruzione, ma appena lo liberava e lo seguiva, lo stesso si fermava dopo pochi metri tornando indietro alla sua cuccia.
L'uomo decise allora di sedersi su una sedia, appena fuori dalla porta di casa, con tutte le armi a disposizione per controllare che nessuno si facesse vivo, finchè il sonno non ebbe il sopravvento ...
L'indomani Mik lo svegliò saltandogli sulle gambe e leccandogli la faccia. Nulla sembrava cambiato, i soliti rumori della mattina: la leggera brezza sul viso, il canto degli uccelli, il gracchiare di un corvo.
Corvi? Si alzò di scatto e seguì il rumore che lo diresse alle stalle. Tutti gli animali erano stati ammazzati e a molti mancavano diverse parti del corpo.
I corvi erano una decina, non avevano potuto fare da soli tutto quel lavoro.
Sua moglie si affacciò alla porta gridando che la colazione era pronta, ma quando si accorse di quello che era successo esclamò: “Per tutti gli dei ... come faremo ora?”
Soffocando un singhiozzo Jed rispose: "Non lo so, Tanny, non lo so ..."
Il sole brillava alto sopra la pira che Jed e Tansy avevano preparato.
L'accensione del fuoco fu un altro gesto che l'uomo fece con movimenti automatici. Tutta la loro vita sarebbe bruciata nel giro di un'ora.
La fiamma, dapprima timidamente poi sempre con maggior vigore, si fece strada tra le fascine poste per alimentare il suo viaggio verso le carni martoriate del bestiame. Mik, dal basso, guardava lo strano disegno che il fumo disegnava con la coda tra le gambe, finchè decise di tornare alla sua cuccia.
Tansy piangeva sommessamente, mentre il marito gettava altre carcasse sul fuoco.
Asciugandosi la fronte, distolse lo sguardo per rivolgersi verso sud dove un altro filo di fumo si intravedeva all'orrizonte. Dopodichè si girò di nuovo e ne intravide diversi altri.
Con voce calma disse: "Tansy dobbiamo andare a Floran". La donna ancora scioccata rispose: "E il raccolto, chi se ne occuperà?"
"Guarda in giro, tutti qui intorno hanno avuto le nostre stesse visite, questo significa che presto o tardi avremo una battaglia qui, e io ti voglio al sicuro dietro una fortificazione."
"E tu che farai?"
"Quello che sono sempre stato ... il soldato ..."
Nonostante degli intrusi fossero entrati Gomor continuava a mangiare la sua carne cruda, con la bava che gli scendeva fino all'orlo del mento. Tutti i suoi compagni facevano lo stesso, tranne l'estraneo.
L'estraneo non faceva parte del suo gruppo, era li solo per dare gli ordini.
Nessuno avrebbe potuto dare ordini a Gomor, eccetto l'estraneo. Gomor comandava quel gruppo di creature fameliche, si era conquistato il potere grazie all'uccisione del precedente capotribù. Un'azione meschina: avevano trovato una grossa quantità di bevande alcoliche in una loro scorribanda e Gomor aveva fatto in modo che Melzaf bevesse fino allo stordimento. La lotta che ne seguì durò pochissimo, lo spadone di Gomor, in un paio di stoccate, si fece largo tra le difese dell'ubriaco. Il suo capo giaceva ancora in un bagno di sangue formato dal liquido che gli usciva dal ventre, quando gli altri cominciarono a gridare all'unisono il nome del nuovo leader: “Gomor, Gomor, Gomor, ...”.
Ora era al tavolo che guardava quattro esponenti, delle razze più odiate di sempre, entrare nel suo nascondiglio.
Una creatura delle quattro, mentre stava caricando gli insulsi goblin, si fermò e sembrò fissarlo. Si decise a prendere un coltello e fece il gesto di alzarsi per andare ad insegnare che nessuno poteva fissare Gomor senza inchinarsi alla sua potenza, ma quell'azione fu fermata da un gesto dell'estraneo che gli mise la mano sulla spalla facendogli il cenno di rimanere seduto e continuare a mangiare. Solo allora Gomor l'orco si calmò e tornò ad azzannare la sua coscia cruda godendosi lo spettacolo offerto dagli ospiti che seminavano morte tra gli sgraditi piccoli compagni del rifugio.
“Tranquillo non ci vedono e non ci sentono, lasciamoli fare. Quando li assalteremo veramente avrai moltissime orecchie da aggiungere alla tua collana di trofei.”
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[SIZE=1] “[/SIZE][/SIZE][SIZE=1]Ah ah ah ah! Eccoli ora mi divertirò ...”
[/SIZE] [SIZE=1]Quattro persone si fermarono vicino alla tubatura che necessitava di riparazioni. “Cino quanto ti ci vorrà per rimettere tutto a posto” chiese la donna con la voce velata da un certo timore.
[/SIZE] [SIZE=1]“[/SIZE][SIZE=1]Dipende dal calore che riusciremo a far sprigionare dal fuoco, comunque il lavoro non dovrebbe durare più di due ore ...” rispose il nano.
[/SIZE] [SIZE=1]“[/SIZE][SIZE=1]Anysa, calmati non è il caso di allarmarsi, non credo ci siano altri nemici nelle vicinanze.” Varlak tentò di rasserenare la sorella con la sua voce calma.
[/SIZE] [SIZE=1]“[/SIZE][SIZE=1]Si scusami, ma non mi sento a mio agio qui sotto e, dopo tutto quello che abbiamo passato, mi sembra tutto talmente semplice ...” non finì la frase, quando una piccola nebbiolina cominciò ad uscire dall'apertura sul tubo.
[/SIZE] [SIZE=1]“[/SIZE][SIZE=1]Siete giunti finalmente ...”
[/SIZE] [SIZE=1]Ora una figura umana, formata solamente da vapore, era in piedi davanti ai quattro, sembrava ridere di fronte al terrore che trasudava dai loro sguardi. Il più basso dei quattro cadde a terra, mentre l'umano si guardava attorno cercando qualche remota via di fuga. Gli altri due rimasero impietriti.
[/SIZE] [SIZE=1]“Chi sei?”[/SIZE][SIZE=1] chiese, con voce perentoria, il nano a terra.
[/SIZE] [SIZE=1]“[/SIZE][SIZE=1]Lo scoprirai ...” in una frazione di secondo la nebbia si dissolse lasciando nell'aria dei miasmi che travolsero i quattro individui. Solo Cino, per prontezza di riflessi, riuscì ad evitare di essere sopraffatto dalla letale sostanza, ma cadde ugualmente nelle tenebre che sembravano aver già inghiottito i suoi compagni a terra.
[/SIZE] [SIZE=1]“Sveglia, su ...” [/SIZE][SIZE=1]gli schiaffi avevano sortito l'effetto di risvegliarlo dal torpore. Un uomo dai capelli bianchi e un'enorme cicatrice che tagliava in due il suo occhio sinistro era inginocchiato davanti al suo corpo. Jon aprì gli occhi, deglutendo a fatica, nel vedere l'imponenza del suo salvatore. “Cos'è successo?”[/SIZE][SIZE=1] chiese con voce flebile.
[/SIZE] [SIZE=1]“Nulla di irreparabile, ma stai attento alle amicizie, potresti avere brutte sorprese.” [/SIZE][SIZE=1]rispose l'uomo.
[/SIZE] [SIZE=1]Cino, che aveva riacquistato i sensi da più tempo, chiese: “Chi sei?”
[/SIZE] [SIZE=1]“Il mio nome è Geralt, Geralt di Trivia piccolo uomo.”
[/SIZE] [SIZE=1]“Perchè sei qui?” [/SIZE][SIZE=1]La domanda venne spontanea al guerriero.
[/SIZE] [SIZE=1]“Il destino guida i miei passi e la mia strada passava di qua.”, “Ora che siete coscienti il mio compito è finito.” [/SIZE][SIZE=1]spiccò un balzo attraverso l'apertura nel condotto e si ritrovò all'aria aperta.
[/SIZE] [SIZE=1]Dal tunnel provenne l'ultima domanda: “Ci rivedremo ancora?”
[/SIZE] [SIZE=1]Con la mano protesa in un gesto di saluto Geralt rispose “Se tutto andrà male, si” [/SIZE][SIZE=1]e si allontanò.
[/SIZE] [SIZE=1][SIZE=1]Nel buio, rischiarato dalla luce proveniente dall'apertura, Jon trovò un pezzo di pergamena sgualcita nella quale un messaggio era scritto in diversi alfabeti. La sua decifratura avrebbe richiesto tempo, ma la ricerca era appena agli inizi.[/SIZE]
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