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Il gesto era stato rapido e delicato allo stesso tempo e non aveva lasciato a Ragnhild neppure il tempo di meravigliarsi.
Lei e Aralk erano giunti al tempio di Sune per parlare con Sil-Oré e per continuare le indagini sulla morte della reverenda Assunia, alla cui tomba Ragnhild desiderava anche rendere omaggio. Desiderava onorare la memoria di quella saggia donna che l’aveva accolta, aiutata e consolata in un momento critico del suo rapporto sentimentale con Sil. A quel punto erano iniziate le solite presentazioni di rito con i rappresentanti di rilievo del tempio, Rinil le era stata presentata da Sil-Oré come colei che avrebbe dovuto prendere il posto di Assunia, nella guida del tempio. Dato che era una novizia era compito di Sil finire la sua istruzione nei precetti di Sune e quindi passare gran parte del tempo accanto a lui.
Ragnhild aveva cercato di mascherare dietro un sorriso di circostanza la leggera punta di gelosia che l’aveva assalita alla vista della splendida ragazza elfo. Il suo corpo minuto era splendidamente proporzionato e le sue delicate forme venivano messe in risalto dalla ricca tunica semitrasparente che indossava, i suoi magnifici capelli rossi e le sue iridi color della selva la facevano rassomigliare, in modo stupefacente, ad una versione elfica della dea Sune in persona.
— Che l’amore di Sune vi accompagni, sacerdotessa di Chauntea. Il nobile paladino mi ha parlato molto di voi ed ero impaziente di fare la vostra conoscenza.
— Che Chauntea benedica voi e il vostro tempio, mia Signora. Sono molto onorata di conoscervi e di essere ospite del vostro tempio. Desidero anche esternarvi le mie più sincere condoglianze per la morte della reverenda Assunia, di cui sentiremo tutti la mancanza.
— Vi ringrazio, mia cara, la morte della madre superiora ha lasciato un grande vuoto nel nostro ordine, ma la vita continua, nonostante tutto. Ora la mia modesta persona si avvia ad ereditare il posto e la responsabilità che la figura di Assunia rivestivano. Ad ogni modo, credo che, con l’aiuto e i preziosi insegnamenti del vostro compagno e con l’aiuto di Sune, il compito non sarà al di sopra delle mie possibilità — Rinil dicendo queste parole, sorrise e si rivolse a Sil-Oré, che ricambiò cortesemente lo sguardo. Poi rivolgendosi di nuovo a Ragnhild ed avvicinandosi un poco — Ora pensiamo a voi. Vi prego di considerare il tempio come una vostra seconda casa e non esitate a chiedere per qualsiasi esigenza.
Rinil sorrideva amorevolmente a Ragnhild mentre diceva queste ultime parole e alla fine le accarezzò fuggevolmente una guancia.
Ragnhild ripensava a quel gesto e a come lei si era sentita dopo. La prima sensazione fu di imbarazzo, misto a una sincera sorpresa. Non le era certo sfuggito lo sguardo dolcemente voluttuoso con cui Rinil l’aveva accolta e con cui si era poi accomiatata.
Ora, distesa nel letto della sua stanza, ripensava ad una scena simile vissuta al monastero dove si era addestrata.
Erano due sue sorelle di culto, compagne di apprendistato, con cui era abituata a condividere tutto. Un giorno le vide appartate, sembravano parlare innocentemente, ma qualcosa nei loro gesti, nel tono sommesso delle loro voci sembrava fuori luogo. Al tramonto le aveva riviste, di nuovo vicine, durante l’ora della preghiera di ringraziamento, poi tutte si erano ritirate nelle loro stanzette, per la notte.
Fu durante la notte che le sembrò di sentire qualcosa di strano nella stanza vicina, occupata da una delle due amiche. La porta si era aperta e poi richiusa, poi udì delle voci sommesse, c’erano due persone nell’altra stanza. Ragnhild non aveva resistito alla curiosità e, seduta sul suo piccolo letto, aveva cominciato ad origliare oltre il muro, per capire la ragione di quella strana riunione.
Il muro attutiva le voci e non permetteva di comprendere le parole, ma il tono era insolitamente dolce e suadente. Poi i suoni cambiarono e, invece di voci, cominciarono ad assomigliare a lamenti e ansiti. Quei suoni, però non comunicavano sofferenza ma una sensazione di piacere. Ragnhild aveva cominciato a realizzare che qualunque cosa stesse succedendo oltre la parete, aveva a che fare con il donarsi piacere reciproco. La cosa la colpì profondamente, si sentiva turbata e confusa, aveva già cominciato a comprendere l’amore attraverso gli occhi degli altri; sua sorella Ingrid le aveva confessato il suo amore per un ragazzo, dei baci e delle dolci e pudiche carezze che si erano scambiati, ma quello che succedeva oltre quel muro era qualcosa di simile e allo stesso tempo profondamente diverso.
Rimase ad ascoltare, vinta dalla curiosità e dalla concupiscenza, si sorprese a farsi delle fantasie mentre ascoltava, rapita, quella strana sinfonia al amor profano che si svolgeva a pochi metri da lei.
Il giorno dopo le aveva riviste, mano nella mano, le aveva osservate per molti giorni a seguire cercando di non farsi scoprire e alcune altre notti aveva ancora ascoltato oltre quel muro, ma senza avere il coraggio di fare domande.
Ora quelle domande dimenticate tornavano a farsi spazio nella sua mente, risvegliate da quel piccolo gesto apparentemente innocente. Poteva esistere un concetto di amore tra due persone dello stesso sesso? Poteva esistere qualcosa di simile a quello che lei provava per Sil anche fra due donne o fra due uomini?
Si ripromise di chiedere consiglio a Sil, forse lui aveva avuto modo di conoscere meglio la futura sacerdotessa guardiana del tempio di Sune.
Ottimo lavoro .... Rogarth,dissi incespicando su quel nome che sembrava
tanto un rutto.
Era bastato solo qualche giorno e il guerriero dragonide sapeva
distinguere la destra dalla sinistra senza bisogno di segnarle.
Mi aveva stupito che a un inetto del genere fosse affidata la sicurezza
dell'ambasciata del Tymanter,evidentemente la corruzione o i "favori"
circolavano anche tra i dragonidi,ma dovevo ammettere che aveva del
potenziale.
Una voce mi distolse dai miei pensieri:
-Ambasciatore,è giunto un messaggio per lei-disse il soldato
consegnandomelo.
Lo lessi velocemente mentre un sorriso mi si stampava sul volto:
-Portate qui il nostro "ospite",con la dovuta cautela sergente.-
Nel frattempo ordinai che mi si portasse una sedia e che venissero
prelevati dalle scuderie quattro cavalli e quattro pezzi di catena
da tre metri ciascuno.
Dopo un pò giunse "l'ospite".Tremava visibilmente,ma non capivo se per
paura oppure per rabbia.
-Sai perchè sei qui?-
L'ometto fece un cenno di diniego alzando la testa e sbiancò di colpo
vedendo i cavalli e i pezzi di catena che facevo dondolare nella mano.
-Legatelo-dissi consegnando le catene a un soldato.I cavalli erano
inquieti e scalpitavano,probabilmente sentivano che quello "cosa"
vicina a loro non era umana,ma i soldati riuscirono lo stesso nel loro
compito.
Il dragonide vedendo quella scena cerco spiegazioni in quanto anche lui
aveva avuto modo di conoscerlo,per tutta risposta gli allungai la
lettera inviatami poco prima,e dopo averla letta due volte incredulo
me la riconsegnò dicendo:
-Scusatemi mi ero dimenticato di essere in suolo straniero,
proseguite pure-.
Vidi nei suoi occhi la speranza cedere il posto alla disperazione,fu
allora che gli chiesi:
-Dove sta il cadavere dell'uomo del quale hai preso il posto?-
-Non ti preoccupare,tra un pò gli farai compagnia-mi rispose
sputandomi addosso.
Feci un cenno ai soldati di cominciare a tirare,e mentre il dolore si
faceva strada in lui gli chiesi di nuovo:
Kharim,dove sta il cadavere dell'uomo del quale hai preso il posto?
Cercò di dire qualcosa,ma il dolore era troppo e feci segno ai soldati
di fermarsi:
-E che cosa ci guadagno a dirtelo-chiese.
-Niente,morirai comunque ma sarà rapido e indolore-.
-Dentro un sacco al terzo attracco del molo est-rispose ansimando.
-Non ti senti meglio adesso che lo hai detto?-mentre facevo cenno ai
soldati di ricominciare a tirare.
-Avevi pro..-cominciò a dire mentre il dolore si faceva insopportabile
-Vero,ma tu non sei Kharim-gli risposi,incurante se mi sentisse o meno.
Dopo un pò le urla cessarono,mozzai la testa della "cosa" e la misi
dentro una cesta con in bocca la lettera giunta poco prima.
-Consegnatela all'eladrin-mentre ricominciavo ad'allenarmi.
Gli eventi che si erano succeduti da quando avevano fatto ritorno dalla Coltre Oscura erano stati un crescendo di sfortuna.
Infatti dopo la dipartita delle due sacerdotesse, c'era stato l'addio di Teris, l'affascinante genasi aveva deciso di lasciare il gruppo e la sua protezione per fare ritorno a casa propria. Il mago aveva provato a trattenerla ma la giovane era stata chiara, pur asserendo di non avere dubbi sulla loro capacità di proteggerla, la situazione diventava sempre più pericolosa e non voleva essere di peso al gruppo. Il mago aveva imparato a conoscere Teris, lei era rispecchiava in toto la sua natura di genasi (anima di vento), e come il vento non poteva essere né controllato né fermato; per cui seppur a malincuore aveva acconsentito alla richiesta di Teris ed aveva fatto in modo che alla scuola di magia aprissero un portale che la riportasse a casa.
E così dopo un addio particolarmente toccante, a cui aveva fatto seguito l’intervento inevitabile ma un po’ inopportuno di Raghnild che aveva chiesto spiegazioni a Draug su cosa provasse per Teris, perché non l’avesse fermato e poi aveva fatto le sue solite filippiche sull’amore. Draug in quell’occasione era riuscito a far buon viso a cattivo gioco anche se era stato tentato di rispondere in maniera forte a quella invasione da parte della sacerdotessa della sua sfera privata, che tanto gelosamente difendeva, ma aveva deciso di non farlo sia per il suo fratello che per il legame che si era instaurato con Rag ma anche e soprattutto perché sapeva benissimo che quella era l’indole della sacerdotessa e che lo faceva perché gli voleva bene ed era preoccupata per lui ed in quel modo voleva dimostrargli il suo affetto. Dolce ed invadente Raghnild, sospirò il mago.
Alla situazione di stress che già lo stava coinvolgendo si era aggiunta quella causata dall’incontro con il Gran Maestro della scuola di magia: si proprio il consigliere dell’imperatrice, l’aveva intercettato mentre camminava nei corridoi della scuola.
Il Gran Maestro aveva sottoposto a Draug un quesito molto particolare le conseguenze della risposta del quale erano di una portata devastante:
prolungare la vita dell’imperatrice compiendo un rituale che l’avrebbe trasformata in un non –morto; ciò voleva dire condannare di fatto i 3 consiglieri a dover tenere poi l’imperatrice sotto stretto controllo o meglio a controllarla, al fine di evitare che governasse il loro impero come avrebbe fatto un non-morto e quindi rischiando di trasformare l’Imascar in un regno molto simile al Thai.
o lasciare che la natura compisse il suo ciclo – non era più possibile prolungare la durata della vita senza trasformarla purtroppo – ma ciò avrebbe comportato il rischio del caos o peggio di una guerra civile se non fosse stato trovato al più presto un successore.
Draug non aveva esitato, la sua mente razionale non aveva avuto dubbi, non bisognava trasformare l’imperatrice, farlo significava farla morire comunque e per di più significava snaturare la sua essenza, corrompere il suo “io” e questa cosa non era giusta e avrebbe avuto conseguenze devastanti per l’impero, per l’imperatrice e per tutti coloro che avrebbero partecipato a siffatto rituale. Il Gran Maestro aveva concordato.
Draug aveva proposto come alternativa che i consiglieri costituissero un triumvirato ma la sua proposta era stata rigettata così come quella di trovare qualcuno che impersonasse l’imperatrice fintantoché non fosse stato trovato un successore.
Un’altra sorpresa attendeva Draug al suo ritorno a casa per la verità due la prima dolce – Teris gli aveva lasciato il suo simbolo di Sune – l’altra pericolosa.
Il mago triste per l’addio a Teris ed attratto dalla mano di cristallo della giovane maga, aveva invitato quest’ultima a cena per cui aveva fatto ritorno ai suoi alloggi per prepararsi; aveva appena finito di vestirsi quando aveva sentito una voce spettrale che chiedeva il suo aiuto, il mago aveva subito capito di correre un pericolo mortale per cui senza indugiare aveva preso tutte le sue cose ed era schizzato via come una saetta, premurandosi di diventare anche invisibile, e così era riuscito a sfuggire ad uno spettro che cui sembianze erano quelle di Nefer. Una volta essersi sincerato che nessuno lo seguisse era tornato visibile e si era diretto al tempio di Sune per avvisare il fratello e gli altri, ma non era stato necessario raggiungerlo, infatti si era quasi scontrato con Sil, Rag e Aralk che correvano verso di lui, il fratello aveva sentito che lui era in pericolo di vita e si era precipitato in suo soccorso, salvo poi chiedere al mago per quale motivo non avesse provato a parlare con lo spettro – certe volte Sil aveva delle uscite che avrebbero merito un paio di pugni in testa ma come sei certo che sono in pericolo di vita e poi mi dici perché non mi metto a chiacchierare amabilmente con la creatura che vuole la mia pelle 😯 :banned:
Una volta aver aggiornato i suoi compagni in merito all’accaduto si era congedato senza fornire spiegazioni su dove sarebbe andato e aveva dato loro appuntamento più tardi al tempio di Sune dove avrebbero pernottato stante l’attuale inagibilità della loro abitazione.
Il mago accomiatatosi dai suoi compagni, con non poca difficoltà era riuscito ad eludere la raffica di domande di suo fratello e di Rag e si era diretto alla scuola di magia per andare apprendere la giovane maga, totalmente ignaro della sorpresa che lo aspettava: la giovane aveva dismesso le vesti scure con cui fino ad allora si era presentata a lui per indossare una veste candida, molto simile a quella indossata dai due gemelli amministratori della scuola, che tra l’altro sbirciavano dalle finestre osservando il suo incontro con la ragazza.
La nuova veste rendeva la ragazza molto più affascinante rivelando dettagli del viso che fino ad allora erano rimasti celati.
Dopo i convenevoli di rito i due si diressero verso la locanda che Draug aveva prenotato per la cena.
Non avevano fatto molta strada quando la ragazza chiese come mai il mago avesse un’aria così provata. Il mago le raccontò dell’incontro con lo spettro al termine del quale la ragazza si offrì di cercare un aiuto alla scuola per liberare gli alloggi del gruppo dalla sinistra presenza.
Draug ringraziò ma rinviò il discorso al mattino successivo ed entrambi concordarono sull’opportunità di godersi la serata. I due passarono una bella serata ed anche i timori di Draug di trovare Sil e gentile signora alla locanda non si materializzarono (per fortuna dei due, il mago aveva già predisposto una calda accoglienza se si fossero fatti vedere) .
Nel corso della cena la curiosità di Draug ebbe il sopravvento e con modi il più possibili gentili chiese l’origine ed i poteri della mano di cristallo.
Il mago che pensava ad una storia ricca di mistero e di magia rimase colpito da una storia triste e ricca di sofferenza e un po’ si pentì di aver affrontato l’argomento con lei.
Infatti la giovane raccontò che il suo popolo aveva scoperto quasi per caso dei giacimenti di quegli strani cristalli e in seguito ad alcuni esperimenti sugli stessi avevano appreso che in qualche modo erano dotati di una sorta di “intelligenza propria” e che se impiantati nel corpo creavano un legame indissolubile. Inoltre in alcune particolari circostanza emettevano dei suoni armonici – per questo motivo i portatori di quei cristalli venivano anche detti “risonanti” – ed avevano il potere di annullare in certe condizioni, non ancora chiarite, alcuni effetti magici – ecco perché la ragazza prendeva sempre gli oggetti magici pericolosi con la mano di cristallo. Ben presto era diventata una moda farsi impiantare quei cristalli e visto il costo divennero prima uno status simbol ma dopo una connotazione delle classi superiori; ciò comportò che solo chi li avesse posseduti avrebbe potuto aspirare alla promozione sociale ed ecco perché le classi meno abbienti facevano di tutto – arrivando anche a rovinarsi – per fare in modo che almeno i loro figli potessero farsi impiantare quei cristalli. Quest’ultima cosa era proprio quello che era successo alla ragazza, un regalo dei suoi genitori per far sì che lei potesse avere un futuro migliore, ma per lei quell’impianto era stato una maledizione, sentiva quel cristallo come un corpo estraneo all’interno del suo ed avrebbe fatto qualunque cosa per tornare indietro o per poterlo rimuovere; e questo era uno dei motivi per cui era venuta a studiare alla scuola di magia.
Dopo questo piccolo intermezzo che aveva reso la cena un po’ più triste tutto era proseguito nel migliore dei modi ed alla fine il mago aveva riaccompagnato la ragazza alla scuola e, sempre spiato dai due amministratori, l’aveva salutata amichevolmente e si era diretto verso il tempio di Sune, guardandosi però le spalle temendo un ennesimo attacco da parte dei loro avversari.
Una volta arrivato al tempio di Sune, il mago scoprì con sorpresa che l’ingresso era presidiato e che nonostante fosse persona nota dovette attendere che una delle guardie entrasse nel tempio a chiedere l’autorizzazione a farlo entrare, la morte di Assunia aveva sconvolto tutti e del resto gli episodi che si stavano succedendo non erano certamente rassicuranti. A ciò si era aggiunto l’episodio della mattina quando avevano provato ad evocare lo spirito di Assunia con un rituale celebrato dai due gemelli, che era quasi costato la vita a questi ultimi, visto che il Pellegrino aveva soggiogato lo spirito della povera sacerdotessa ed era intervenuto per riprendersela proprio mentre veniva interrogata da Sil e Rag. In compenso avevano scoperto che c’era un modo per liberarla trovare il suo simbolo sacro – Sil era schizzato via come una scheggia per andare a cercarlo al tempio, prima che qualche emissario del Pellegrino potesse impossessarsene – ma le brutte notizie non erano finite: bisogna distruggerlo. Sil a quella duplice ferale notizia era diventato un misto di agitazione e disperazione, combattuto tra la consapevolezza di dover necessariamente liberare Assunia ed il non voler profanare una reliquia tanto bella di Sune. Il mago aveva proposto di spostare il potere contenuto in un altro simbolo e distruggere o disincantare l’uno o l’altro a secondo di quale dei due avrebbe trattenuto il potere corrotto.
Ma la soluzione immaginata dal mago ben presto veniva sconfessata da nientemeno che Sune in persona la quale con un sogno inviato a Sil faceva capire che ripudiava quel simbolo sacro corrotto e che pertanto andava distrutto totalmente.
Draug iniziava ad essere seriamente preoccupato per la salute mentale del fratello, Sil era un passionale che amava l’azione più che la riflessione ed i nuovi compiti di addestrare Rinil come nuova sacerdotessa del tempio di Sune e tutte queste brutte notizie che lo costringevano a prendere decisioni che in ogni caso stridevano fortemente con il suo “io” e con tutte le sue convinzioni; ciò rischiava di spaccarlo dentro profondamente anzi lo stva già facendo, in alcuni momenti sembrava quasi che non fosse più il Sil che conosceva, il desiderio di vendetta lo stava cambiando, lentamente ma inesorabilmente e lo stava avvicinando all’oscurità. Che Sune possa aver pietà di noi se mio fratello dovesse diventare malvagio, pensò il mago, la sua forza e la sua determinazione al servizio del male avrebbe potuto produrre danni inimmaginabili.
Il mago iniziava a mostrare poteri di preveggenza inaspettati infatti sia le preoccupazioni sul fratello che sui possibili rischi legati a prolungare la vita dell’Imperatrice quel giorno ebbero conferma.
La sveglia al tempio di Sune arrivò per tutti troppo presto, non fosse altro che gli eventi che li stavano coinvolgendo erano pesanti per tutti.
Era il giorno fissato per liberare Assunia dal giogo del Pellegrino e per interrogare lo spirito di Ra-male.
Arrivati alla scuola di magia furono condotti nella profondità della stessa, in una stanza speciale che avrebbe dovuto in qualche modo proteggere i due gemelli maghi che avrebbero celebrato il rituale di evocazione.
L’evocazione riuscì perfettamente ed il gruppo apprese molte cose importanti, tra cui l’identità assunta dal mutaforma: Karim – a sentire quel nome quasi nessuno si meravigliò più di tanto, sia Sil che Rag avevano già manifestato al mago i loro dubbi sul loro servitore ma Draug assunse un’aria di vittoria e soddisfazione che non risultò chiara agli altri finché non ebbe spiegato loro quello che aveva fatto: il mago aveva mandato Karim da Graf con la scusa di dover consegnare alcuni oggetti incantati ma Draug aveva concordato con l’ambasciatore che non appena si fosse presentato Karim, questi doveva essere imprigionato e guardato a vista da diverse guardie finché non gli avesse fatto recapitare un nuovo messaggio in quanto si sospettava che potesse essere il mutaforma, e così erano andate le cose.
Il mago spera di riuscire a procurarsi un qualche oggetto che gli permettesse di verificare la vera identità dei soggetti che aveva di fronte in modo da verificare se Karim era o meno il mutaforma.
Ma il problema si era risolto da solo, così non appena terminata l’invocazione inviò a Graf un messaggio tramite un messo della scuola esortandolo a non indugiare e correre all’ambasciata del Chessenta perché il messaggio da recapitare era questione di vita o di morte – per la spia avrebbe scoperto dopo Draug, del resto Graf non era uno che andava per il sottile e lo avrebbe dimostrato facendo recapitare in risposta al messaggio la testa del mutaforma in una cappelliera – il messaggio era sintetico ma non dava adito a dubbi: “Karim è il mutaforma”.
Un’altra informazione che appresero dall’evocazione fu che il Pellegrino sperava che l’imperatrice venisse trasformata in un non-morto (per questo scoraggiava o uccideva tutti i possibili pretendenti al trono) così da poterla controllare a proprio piacimento.
Dopo aver terminato di interrogare lo spirito di Ra-male furono fatti accomodare fuori dalla stanza – per motivi di sicurezza – i maghi gemelli dovevano procedere con la distruzione del simbolo sacro di Assunia. Non appena usciti Draug invitò i suoi compagni ad allontanarsi velocemente e mettersi al riparo molto velocemente – un'altra premonizione – e infatti pochi istanti dopo che il gruppo si era riparato dietro un angolo ci fu un’esplosione gigantesca e del fumo fuoriuscì dalla stanza che il avevano appena lasciato. Dopo pochi istanti uscirono i due gemelli mezzi bruciacchiati e storditi invitando i nostri eroi a rientrare: al posto dell’amuleto restava un mucchio di polvere di cui circa un terzo nero come la notte ed i restanti due terzi di colore argenteo (residuum), una quantità notevole il che dimostrava la incomparabile potenza del simbolo distrutto così come la sua intima corruzione. Il mago si precipitò subito a dividere con molta cura e cautela le due polveri che poi ripose in due separati sacchetti. Draug era al settimo cielo già immaginava quali strabilianti oggetti avrebbe potuto creare per i suoi compagni.
Ma quella giornata dove ancora riservare al mago sorprese e conferme dei propri timori ben più sconcertanti e preoccupanti.
Il gruppo volle incontrare il Gran Maestro della scuola per relazionarlo su quanto appreso dallo spirito di Ra-male e questo incontro dette avvio alla tragedia:
Sil, con ogni probabilità ancora sconvolto per la distruzione del simbolo di Assunia, assunse da subito un atteggiamento arrogante ed irriguardoso nei confronti del Gran Maestro, costringendo più volte Draug ad intervenire, per qualche ragione Sil riteneva che il Grande mago non facesse abbastanza che non si impegnasse per difendere il regno (magari andando ad attaccare il Pellegrino nel suo rifugio prima che ritornasse nel pieno possesso dei suoi poteri) e per trovare un successore e non faceva nessun tentativo per dissimulare questo suo pensiero anzi non perdeva occasione per sbattere questa sua convinzione in faccia al Gran Maestro. Draug era allibito, ma il peggio doveva ancora avvenire, infatti verso la fine della discussione Sil con fare arrogante chiese al Gran Maestro che gli procurasse un anello che gli permettesse di sentire i sentimenti di Raghnild nonché di teletrasportarsi dovunque ella fosse. Sia Draug che Raghnild cercarono di dissuadere Sil dall’ottenere un simile oggetto, in più Sil era disposto ad utilizzare buona parte delle ricchezze accumulate dal gruppo (anche quelle degli altri) per compiacere questo suo desiderio; comportamento stranissimo, non era da Sil agire in modo così egoistico e prevaricante nei confronti dei suoi compagni, lui era sempre stato il più altruista aveva rinunciato anche a suoi beni personali per loro ed all’improvviso questo comportamento.
Draug e Rag stavano cercando di farlo ragionare, spiegandogli che utilizzare un simile oggetto avrebbe prodotto come unico risultato quello di dare la possibilità ai loro nemici di catturare anche lui una volta catturata Rag, lui per quanto forte non era in grado di affrontare da solo il loro avversario ed ecco che la follia si accese negli occhi di Sil: si voltò verso il fratello con piglio minaccioso ed iniziò a farfugliare delle frasi prive di senso il cui unico significato era “Draug ti uccido e poi prendo l’anello”; una tale bramosia sconvolse Draug che non sapeva cosa dire o casa fare se non chiedere al fratello se non fosse impazzito. Ripeteva quelle frasi sconnesse in continuazione senza che nessuno riuscisse a calmarlo né il Gran Maestro con la sua autorità né Raghnild con il suo amore. Poi ad un tratto cessò ma nessuno ne capì il motivo.
Il mago rimase sconvolto non riusciva a capire più suo fratello il desiderio di vendetta e assistere alla morte di Assunia ed alla distruzione del suo simbolo lo avevano quantomeno sconvolto e anche un po’ cambiato.
Infatti quando tornò la calma e Draug parlò al Gran Maestro della vicenda del mutaforma e mostrò la testa di quest’ultimo, Sil chiese al Gran Maestro se era possibile farla recapitare al castello delle rose (il luogo ove era attualmente rifugiato il Pellegrino).
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